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lunedì 26 marzo 2012

Le nozze


Il giorno delle nozze di mia figlia Alessandra (Sandra), la maggiore, fu un evento straordinario ed indimenticabile, voi pensereste che fosse del tutto naturale per un padre.
Leggendo la storia che sto per raccontare, scoprirete che la straordinarietà di tele evento, supera l’immaginazione.
Una serie di coincidenze lo hanno caratterizzato in modo imprevedibile, facendo emergere un aspetto trasgressivo della nostra personalità, rimosso dalla coscienza e imprigionata con solide catene morali nei recessi del subconscio.
Vi chiedere cosa? Riguarda il fascino peccaminoso del desiderio incestuoso. Buona lettura.

Gli invitati erano già tutti arrivati, vestiti in modo elegante, a bordo di auto adornate con fiocchi e e ghirlande.
La gioia e l’euforia soffiavano nell’aria, sembrava quasi di toccarli. Amici e parenti si prodigavano in complimenti e manate sulla schiena.
Dopotutto era anche la mia festa, come papà della sposa s’intende, perché stavo per completare il dovere di un padre.
L’avevo accudita per venticinque anni e quel giorno il mio cucciolo stava per spiccare il volo dal nido.
Sapevo già che, nel momento in cui l’avrei affidata ad Alberto, sarei stato preda di un’intensa commozione.
Sono un uomo sensibile e dalle lacrime facili.
Non m’importava del giudizio degli altri, quello che contava era la felicità di Sandra, perché era il giorno del suo matrimonio e l’inizio per lei di una nuova vita.
I preparativi per la celebrazione delle nozze, già in atto da alcuni mesi, avevano rivoluzionato la vita familiare.
Le fasi della cerimonia, il ricevimento al ristorante, gli inviti e gli addobbi della chiesa, furono disposti con una scrupolosità quasi maniacale.
Ho avuto anche la fortuna di assistere alla scelta dell’abito da sposa.
Era classico in bianco, formato da un corpino rigido in pizzo, ricamato a mano, gonna a tulipano con numerose balze sovrapposte.
Quando vidi Sandra uscire dal camerino con il vestito indossato, gli occhi si bagnarono dalla felicità.
Lei restò a fissarmi intensamente, cercando di capire se il vestito fosse di mio gradimento. Nel momento in cui intravide l’emozione trapelare dagli occhi bagnati capì che quel vestito era perfetto per lei.

Il giorno delle nozze il clima sembrava magico e si percepiva nell’euforia generale dei presenti, nelle risate dei bambini in festa, che giocavano in giardino, mentre si rincorrevano allegramente.

Mia moglie Carla e Sonia, la figlia più piccola, insieme Sandra e altre amiche, si erano chiuse nella stanza delle ragazze con la parrucchiera, a rifarsi l’acconciatura dei capelli. Ormai erano molte ore che le sentivo chiacchierare e ridere.
L’attesa era snervante e mi faceva riflettere su mille cose, ogni tanto andavo in bagno per dare un’occhiata alla cravatta, a forma di farfalla, stirando con le mani il vestito,  tutto mi sembrava in ordine.
L’auto d’epoca, noleggiata presso un’agenzia specializzata, di colore bianco, con le cromature dorate e brillanti dei cerchi, delle maniglie e dei paraurti, attendeva la sposa davanti all’ingresso. Molti invitati, e vicini di casa curiosi, si erano posti nelle vicinanze ad aspettare l’uscita di Sandra.
Per scaricare quei momenti di tensione uscivo spesso in giardino a godermi il tepore dei raggi di sole, per fortuna era una bellissima giornata di maggio, quasi estiva.
Tutto era splendido, la luce del giorno che illuminava magnificamente la siepe di rose e l’albero di ciliegie, che si innalzava possente in mezzo al giardino. Alcuni ragazzini si erano allungati verso i rami più bassi per cercare di cogliere i frutti già maturi.
La vita ferveva attorno a quello evento gioioso, da cui sarebbe nata una famiglia.
Già pensavo alla mia bambina che da quel giorno in poi avrebbe affrontato la vita senza la sua famiglia, con tutte le incognite ed i problemi che spesso affliggevano le giovani coppie. Mi auguravo con tutto il cuore che la fortuna la potesse assistere.

Solo un pazzo avrebbe potuto pensare che all’orizzonte si stava avvicinando un temporale, che avrebbero funestato quel clima idilliaco.
Se qualcuno avesse solo previsto la bufera che si stava abbattendo lo avrei senza altro rinchiuso in un manicomio.
Eppure stava per scatenarsi l’inferno.

A occhi chiusi, mentre il sole mi accarezzava il volto, stavo con la mente ripercorrendo tutte le tappe più importanti che avevano caratterizzato la vita di Sandra, dalla nascita, alla scuola, al lavoro ed ora quel lieto evento. Quando:

“Giorgio!

La voce sconvolta di mia moglie e la sua mano, che strattonava la spalla, mi destarono da quell’attimo di tranquillità.

“Si!
“Abbiamo un grosso problema!

Era molto scossa. Sembrava che gli fosse caduto il mondo addosso. La fissai con perplessità, cosa poteva mia essere successo per farla disperare in quel modo?

“Che tragedia! Sandra! È impazzita! Non vuole più sposarsi!
“Che cosa stai dicendo? È uno scherzo?
“Non sto scherzando! Ci ha buttati fuori dalla stanza! Sembrava una furia! Gridava di andare tutti al diavolo!
“Ma che cosa è successo?
“Non lo so!
“Ma cazzo eri li! Una non impazzisce all’improvviso! Deve essere successo qualcosa!
“So solo che il suo cellulare poco prima ha suonato! Sai quelle suonerie strampalate! Disse che aveva ricevuto un mms!
“E poi?
“E’ andata in bagno! Quando è tornata era stravolta dalla rabbia! Ci ha cacciato fuori della stanza e si è chiusa dentro! Adesso non vuole più uscire!
“Ma porco diavolo!

La notizia mi bloccò il respiro, dovevo calmarmi e far mente locale, senza farmi prendere dal panico, perché le conseguenze di quel gesto sarebbero state molto gravi.
Eppure stentavo a credere a quello che era successo. Dovevo fare qualcosa per aggiustare la situazione. Ma cosa? Tuttavia mi sforzai di mantenere un contegno apparentemente tranquillo, per rassicurare mia moglie e gli invitati già allarmati, quindi decisi di affrontare il leone.

“Mi fate una cortesia?
“Si!
“Tenetevi lontano il più possibile! Io vado di sopra a cercare di capire che cosa è successo, e magari tentare di aggiustare le cose!
“Va bene Giorgio! Ti prego….
“Non ti preoccupare! Vedrai che tutto si aggiusterà… spero….

Raggiunsi la porta della camera da letto della ragazze. Sonia era ancora lì che cercava di convincere la sorella ad uscire e di finirla con quella pagliacciata. La voce di Sandra usciva ovattata e sconvolta dal pianto.

“Stronza! Proprio tu parli che sei la causa di tutto!

Sonia appena mi scorse fissò i miei occhi con imbarazzo, poi mi fece una smorfia, come dire che non sapeva di cosa stesse parlando.

“Senti ora vai giù!
“Ok papà!

“Tesoro! Sono papà! Ti prego aprì la porta!
“Noooooo ho detto che non voglio piùùù sposarmiiiiiiiii!
“Ma diavolo maledetto si può conoscere almeno il motivo! Porco Cane! Non si può mandare allo catafascio un matrimonio, per giunta proprio alla vigilia! Fammi capire che cazzo è successo!
“Chiedilo a quella puttana di Sonia!

Era la seconda volta che accusava la sorella di essere la responsabile di quella situazione.

“Tesoro! Ti prego! Se devo mandare al diavolo il tuo matrimonio, almeno fammi capire il motivo!
“Vogliooooooo restare da solaaaaaaaaa cazzo! Come debbo dirvelo!

La voce era spezzata dal pianto. Dal tono si capiva che si stava dannando l’anima. Il motivo di quella tragedia doveva essere seria e, da quello che avevo sentito, Sonia ne era la causa.

“Tesoro facciamo così!  tu mi apri, poi mi racconti quello che è successo! Se Sonia ha fatto una cazzata ne dovrà pagare le conseguenze! Te lo prometto! Ti voglio aiutare! Fammi entrare!

Dopo alcuni secondo si avvertirono due scatti secchi, era l’apertura della serratura. Prima che richiudesse la porta entrai velocemente dentro la stanza:

“Chiudi subito quella porta! Non voglio nessun altro qui dentro!
“Va bene! Farò come vuoi tu tesoro!

Trovai Sandra allungata sul letto. Si era tolto il vestito da sposa. Appena la scorsi mi venne un colpo. Nonostante la gravità della situazione non potei fare a meno di osservare affascinato la scena che si stava presentando sotto i miei occhi.

Lei era adagiata su un fianco, con la faccia ficcata nel cuscino. Il corpo era nella tipica posizione fetale, ma la cosa sconvolgente era che in quel momento indossava calze bianche, di nailon, e reggicalze bianche con merletto. Le mutandine erano ridotta ad un succinto tanga bianco che si perdevano tra le natiche rotonde e ben tornite. Il busto era coperto da un corpetto di rigido a cui erano attaccate le reggicalze. Le tette erano completamente esposte e sostenute dal corpetto.

Sandra in quelle condizioni appariva in tutta la sua giovane e conturbante bellezza, una bomba sexy che mi suscitò un attacco di libidine mirabolante. Per fortuna che era girata di spalle altrimenti, avrebbe notato l’espressione allupata dei miei occhi, mentre la stavano letteralmente mangiando con lo sguardo, centimetro per centimetro.

IL cazzo somatizzò immediatamente quel senso di eccitazione, ingrossandosi nei pantaloni in un modo osceno, senza alcun rispetto per l’oggetto del desiderio.

Non riuscivo a dire un sola frase. Ero completamente incantato ad ammirare il suo magnifico corpo, esibito in una posizione erotica incredibile. I cardiopatici sarebbero morti d’infarto.

Ad un certo punto mi accorsi che nelle mani stringeva il suo ipod.

“Sandra.. allora? Mi dici che cosa è successo!
“To! guarda con i tuoi occhi!

Dopo aver pigiato un tasto mi porse il cellulare. Sullo schermo comparve la classica clessidra, che voleva significare che stava caricando un filmato.

Dopo un po apparve una persona. Era Alberto.
Voce maschile:
“””Cazzo! Chiudi sto cellulare! Lo sai che non mi piace essere ripreso!

Quella frase venne seguita da una risata di donna.

“Brutto porco lo so che ti piace riprendere!
“Ok! Troietta! Dammi qui che ti registro, mentre mi fai un pompino!

Il cellulare passò di mano e dopo un po inquadrò il volto della ragazza. Appena lo vidi mi venne un colpo. Non c’era alcun dubbio. Era quello di Sonia, che rideva follemente, mentre apriva la patta dei pantaloni. Dopo aver armeggiato sulla cerniere lampo abbassò la zip e dopo un istante tirò fuori il cazzo duro di Alberto.
Si lecco le labbra, mentre osservava l’obiettivo del cellulare, sorrise e con entrambe le mani iniziò a stimolarlo, facendo scivolare la pelle tesa sulla massa dura. Il movimento era lento ma costante.

““Dai brutta troia! Succhialo!””

Sonia non se lo fece ripetere di nuovo, aprì la bocca ed inghiottì l’intero cazzo di Alberto.

Vedere Sonia impegnata a succhiare il cazzo di Alberto mi dette una sensazione di libidine che mi fece esplodere il cazzo nelle mutande. Mi ero maledettamente eccitato da quelle scene sconvolgenti.
Per me era troppo, la mente sembrava che si stesse sciogliendo come il burro, sentivo le vene del cazzo che pulsavano al ritmo impazzito del cuore. Chiusi il cellulare e lo buttai sul letto.

“Hai visto!
“Si!
“Chi avrebbe immaginato una cosa del genere! Cazzo mia sorella! Ti rendi conto!
“Già! Chi ti ha mandato quel video!
“Il numero è sconosciuto! Ma credo che lei mi conoscesse bene!

Faceva un caldo infernale. Forse no, ma la sensazione di caldo mi stringeva il collo della camicia. Per alleviare quella sensazione afosa, mi tolsi la giacca e sciolsi in nodo della cravatta. Intanto non riuscivo a togliere lo sguardo dal culo di Sandra.
Se ne stava ferma, distesa su un fianco, con le natiche in bella vista e le mutandine che si perdevano nello scoscio, da cui si intravedeva la protuberanza della figa.
L’eccitazione suscitata dal filmato si andò a sommare a quella che sprigionava lei adagiata sul materasso, in quella posizione molto eccitante.

Mi sedetti sul bordo del letto. Sandra non si era mossa, e se ne stava ferma, con il suo borioso culo a pochi centimetri dal mio cazzo.
Allungai un braccio e lo posai su un fianco, la mano sfiorò la pelle nuda, liscia come il velluto. Appena la toccai sentì una scarica d’adrenalina che mi percosse tutta la schiena.

“Sandra! Non so cosa dire! Quel video ha sconvolto anche me!
“Ed io dovrei sposare quello stronzo? Ti rendi conto che si scopa mia sorella!
“Nella vita succedono tante cose! A volte terribili! Ma poi bisogna affrontarle e superarle!
“E cosa dovrei fare secondo te? Far finta che non sia successo nulla?
“Non dico questo! Un matrimonio è una cosa seria! Magari col tempo certe cose si aggiustano!
“Stai scherzando? Mi stai dicendo di accettare il tradimento di Sonia ed Alberto!

Ero maledettamente eccitato e non riuscivo più a ragionare. In quel momento avrei voluta saltarle addosso e succhiarle le tette.

La mano intanto si muoveva sulla pelle morbida dei glutei, lei, distratta dalla rabbia, non aveva colto le intenzioni lascive che si celavano dietro quel gesto.

Il corpo fremeva dall’eccitazione, dovevo fare qualcosa altrimenti sarei impazzito. Così, seguendo il solo istinto animale, mi aprì la cerniera lampo e dopo aver armeggiato dentro mi tirai fuori il cazzo. Lei non poteva vederlo, perché mi girava la schiena, mentre lo menavo freneticamente, con la cappella a pochi centimetri dal suo scoscio, facevo scivolare la pelle lungo l’asta dura e palpitante.

Era difficile restare inerti di fronte a tante grazia. Il cervello era andato completamente in tilt.
Mentre mi masturbavo, seguendo un istinto cieco insopprimibile, allungai la mano e le afferrai un seno. Appena lo ebbi nella mano cominciai ad impastarlo come se fosse plastilina.

“Ma che cazzo stai facendo papà!
“Dio quanto sei bona!

Nello stesso istante si girò mettendosi supina sul letto.
Quando vide il cazzo duro e palpitante che serravo nella mano, lancio un urlo.

“Diooooooo papàààà ma che cazzo stai facendo! Ti stai sparando una sega?
“Siiiiiiii non c’è la faccio piùù ti desideroo

Ormai ero completamente partito di testa. In preda alla bramosia più estrema e schiavo della più bassa depravazione sessuale, non riuscivo più a controllare la situazione, così mi allungai sopra di lei e le afferrai le tette con entrambe le mani, poi mi incollai con la bocca sulle mammelle ed iniziai succhiare quei meravigliosi capezzoli scuri!

“Papà! Sei impazzitoooooo papààà sono tua figliaaaaaaaaa!
“Lo so! Ma sei anche un gran pezzo di figa! Dio non ce la faccio a resistere!
“Ma papà fermatiiii!
“Che cosa ci perdi! Dai lasciami fare! Mmm belleeeeeeeee !
“Noooo! Papà ti pregooo!

Era completamente sconvolta da quella situazione assurda. La sua voce era totalmente stravolta, quasi implorante di fronte a quell’imprevista aggressione.

Tuttavia, la sua reazione mi era del tutto indifferente, quindi, insensibile alle suppliche, proseguii nel mio scopo, senza alcuna remora morale, pensando a soddisfare esclusivamente l’intento libidinoso che aveva invaso ogni singola cellula del cervello.

Con forza le spalancai le gambe ponendomi in mezzo, poi, preso dalla follia del desiderio sessuale, come un cane rabbioso, le spostai il tanga di lato esponendo una figa imberbe, completamente rasata.
Era bellissima, le labbra esterne erano scure e grosse, divise sublimemente da quelle interne nere e frastagliate, il tutto sormontato da un clitoride rosa ed invitante.
Le spinsi le gambe verso il materasso per avere una visuale completa dello scoscio. Sandra sembrava una bambola di pezza.
La potevo manovrare come meglio volevo. Era completamente soggiogata dal mio impeto bestiale. In quella posizione iniziai a sollecitare le fenditure della figa ficcando alcune dita nella carne viva.

“papààà è sbagliatooooo nonnnn mmmmm

Nonostante fosse in preda alla disperazione a causa di quella aggressione inaudita, il tono della voce tradiva una velata eccitazione.

“Dai lasciami fare…. È quello che si merita quello stronzo di Alberto…! Occhio per occhio!

Dopo aver incalzato il clitoride e le pieghe della figa, allargai le piccole labbra e come un disperato in preda alla fame mi tuffai con la bocca in quella fonte di piacere.

“hooooooooo papàààààà che stai fecendoooooo! Nooooooooooo!

Sandra, alla fine sfinita, smise di opporre resistenza attiva, restandosene ferma con le gambe completamente flesse verso il materasso, lasciava che le stimolassi la figa in ogni dove.
Tuttavia, si mostrava ancora indomita, continuando ad inveire con frasi senza senso.
Indifferente alla sue suppliche continuavo a tenerla con le cosce completamene spalancate, per avere maggiore possibilità di penetrare più a fondo con la lingua..

“Oddioooo papàààà sto godendooooooo mmmmm
“Lo sapevoooo, che in fondo era quello che vi voleva,  vieni ora voglio provare la tua bocca

Mi alzai sulle ginocchia, dopo avermi sbottonato i pantaloni, le misi davanti agli occhi un cazzone duro, che palpitava come un cavallo imbizzarrito.
Sandra si mise a pecorina sul letto con il volto verso il mio cazzo, con una mano mi afferrò il pistone, menandolo delicatamente, poi proseguendo, cominciò a leccarlo, infine a succhiarlo.

Finalmente, Sandra, alla fine, si era lasciata domare da quella passione incestuosa, non opponeva più alcuna resistenza, la follia dei sensi si era accesa anche lei.
La sua bocca stava ingoiando il cazzo paterno fino in fondo alla gola. Era un piacere vedere le labbra che scivolavano veloci lungo l’asta. Ogni tanto la lingua seguiva i contorni del glande, levigando la pelle fino ai coglioni.

Ad un tratto la fermai. Lei capì le mie intenzioni: Avevo voglia di scoparla.

“Voglio scoparti!
“Si! lo voglio anche io!

Si adagiò con la schiena sul letto e spalancò oscenamente le gambe. Mi sembrava di sognare. In quella posizione superba era meravigliosa. Le tette spuntavano dal corpetto, dritte come la punta di due pere, e la figa, bella e bagnata aspettava trepidante di essere penetrata. Il tanga era ancora spostato di lato.
Mi piegai sopra di lei, tenendo il cazzo puntato contro la vulva vaginale, quindi iniziai a spingere il cazzo tra le labbra, fino a, quando scomparve dalla vista, completamente dentro quella fucina incandescente.

“Hoooooooo papàààààààà siiiiiiiiiiii scopami, fottami…. Ti pregoooo siiiiiiii occhio per occhiooooooooooooo mmmmm
“Sei bellissimaaaaaaaa cazzoooo! sei strettissimaa!
“hooooooo papààààààà lo sentono mmm è bellissimo mmmmm


Avrei voluto che qualcuno mi avesse data un calcio nei coglioni. Eppure non stavo sognando, mia figlia Sandra era sotto di me, che fremeva dal godimento provocato dal mio cazzo, mentre scompariva velocemente dentro la sua calda ed accogliente figa.
Ogni affondo era come una sinfonia.
Poi il lamento si trasformò in un canto cacofonico costante, una nenia che usciva dalla sua bocca ed accompagnava come le urla dei tifosi gli affondi del cazzo dentro di lei.

Hooooooo mmmmm graooooooo hoooooooo

I suoi singulti erano frenetici. Più spingevo dentro di lei e più lei ansimava e si dimenava come se fosse in preda ad un demonio.
Dopo alcuni minuti la girai a pecorina, e qui mi fermo perché non ho parole per descrivere il culo di Sandra. Il panorama era da infarto. Pensate ad immaginare una stupenda puledra vestita con le calze bianche, interrotte a metà coscia, il corpetto da cui pendevano le reggicalze, il tanga spostato di lato, uno spettacolo che era possibile vedere solo in certi film hard, incantevole ed irresistibile.

Il tempo incalzava, dovevo arrivare subito al dunque.
Ormai ero certo di aver risolto positivamente la situazione.
Il metodo non è stato certamente paterno, dopotutto c’è stato un grande scrittore che ha giustificato qualsiasi mezzo per arrivare allo scopo, anche quello più meschino.

Quel gesto scellerato non mi appariva più tale perché fu condiviso dalla volontà da mia figlia, quindi lo considerai come un gesto benevolo. Consapevole di ciò, continuai a ficcare con gusto, ed afferrandola dai i fianchi continuai  a martellare la sua figa, con foga, fino quando non senti i primi stimoli inguinali, che preannunciavano una impellente sborrata.
Non le chiesi il permesso di lasciarlo dentro, perché eravamo in piena estasi, quindi tirarlo fuori in quel momento di intenso godimento sarebbe stato un vero delitto,
Stimolato dalla voglia di venire, gli affondi divennero intensi e penetranti, tali che le pareti della sua figa presero a contorcersi dall’orgasmo; era la follia dei sensi, esaltata dagli acuti di Sandra.
Urla di piacere, che accompagnarono una poderosa sborrata dentro il suo caldissimo utero.

“Toooooooooooo diavolo di una figliaaaaaaaaaaaa mmmmm
“Siiiiiiiiiiiiii mmmmmmmmm godoooooooooo mmmm

In quei frangenti frenetici lei si era distesa sul letto, con il ventre in giù, ed io, disteso su di lei, da dietro continuavo a muovermi dentro la sua bollente figa, fino a quando i moti cominciarono a diventare sempre più lenti. Alla fine ci fermammo completamente esausti, mentre il cazzo si afflosciava soddisfatto dentro di lei.

“Ho papà! Sei stato magnificooooooo!
“Piccola, ora faccio venire la mamma e Sonia, così tu ti rivesti e poi ti sposi!
“Ma!
“Nessun ma! Come dicevano gli antichi, occhio per occhio…vendetta è fatta! Credo che tu gli abbia reso pan per focaccia! Ahahah
“ahahahh hai ragione papà! E con Sonia come la mettiamo?
“A quella ci penso io! Dopo quello che ho visto penso che le farò un discorsetto!
“Papà! Quel tono di voce mmmm, per caso ti sei fatto qualche pensierino con lei?
“Sai! Ritrovarsi una figlia troia, dopotutto ha suoi vantaggi no?
“ahahahah! Quasi quasi la invidio!
“Ei tesoro! Guarda che noi due siamo solo all’inizio! Ahahahah
“hahahah…. Guarda che ci tengo!

Sandra si lasciò vestire dalla madre e da sua sorella, verso cui aveva seppellito l’ascia di guerra. Scese le scale con un sorriso smagliante. Mia moglie, sussurrando in un orecchio, mi chiese che cosa avessi fatto per convincerla. Gli dissi una cazzata qualunque.

Mentre osservavo Sandra scendere le scale spostai lo sguardo su Sonia, che in quel momento la seguiva insieme alle altre damigelle.
Mi soffermai ad ammirare il vestitino nero, completamente scoperto con una vistosa scollatura e corto abbastanza da lasciare intravede le gambe belle, sode e dritte.
Non c’era dubbio, era appena uscita dall’adolescenza, ma manteneva un corpo asciutto e ben forgiato dalla natura.
Del resto per un uomo della mia età sarebbe stato in ogni caso un dono divino aver la possibilità di poter mettere le mani su prede così giovani. Le ragazzine sono tutte bella e sensuale e Sonia aveva le stesse caratteristiche delle sue coetanee, quelle che vedi girare per le strade e ti lasciano l’amaro in bocca, perché hanno la cosiddetta bellezza dell’asino, che non necessita di alcun ritocco artificiale per essere tale.
In quei momenti di riflessione non potei impedire alla mia mente di provare un’attrazione sessuale per Lei.
Con Sandra avevo scoperto una strada, una via che non compariva sulle mappe della morale comune, ma che esiste nascosta tra le fronde della perversione umana. Ed io l’avevo scoperta. Era asfalta dal fuoco dell’inferno, ma era piacevole e soffice come moquette. L’avevo sperimentata sulla mia pelle, mi era piaciuta, come un drogato non riuscivo a pensare ad altro. Sonia in quel momento mi appariva come un'altra occasione d’oro.

Durante tutta la cerimonia non ebbi occhi che per Sonia. Intanto stavo riflettendo su come avrei potuto sfruttare quell’occasione.
Alla fine decisi di affrontarla direttamente, come avevo fatto con sua sorella.

La festa è stata bellissima. Tutti gli inviati si sono divertiti. Il pranzo, i balli, le risate, gli scherzi, si sono succeduti in una magnifica atmosfera gioiosa.

Nel corso del ricevimento, mentre tutti erano intenti a ballare, ho afferrato la mano di Sandra e lo trascinata ai piani superiore dell’albergo. Ci siamo infilati nella prima camera aperta. Ero troppo eccitato dai pensieri che avevo avuto su Sonia ed il cazzo non mi dava un attimo di tregua.
Dovevo soddisfarmi in fretta e con l’unica persona che in quel momento era disponibile.
Appena entrammo nella camera da letto le feci assumere la posizione della pecorina e le sollevai l’abito da sposa.
Cristo che spettacolo. Il colore della pelle abbronzata era messo in rilievo dal bianco della vestito e dalle calze e reggicalze. Era di una sensualità sconvolgente e tale da fare venire i brividi alla pelle.
Appena le infilai il cazzo nella figa lanciò un urlo forte. Per evitare che quelli di sotto ci sentissero scopare, la invitai a ficcare la faccia nel cuscino e di cercare di sopprimere la voglio di gridare.
Ero troppo eccitato per i preliminari. Così avevo optato per una piacevole sveltina.
La scopata durò un quarto d’ora circa, ma fu intensa.
Quando raggiungemmo la sale, gli invitati ci accolsero con un applauso. Ci stavano aspettando. Mio fratello mi disse che mi avevano visto fuggire con la sposa.
La cosa comunque non aveva insospettito nessuno perché tutti avevano pensato che fosse naturale per un padre ritagliarsi un attimo di intimità con la propria figlia, perché poi l’avrebbe persa per sempre.

Alla fine di quella giornata memorabile, ci trovammo tutti raccolti nel cortile dell’albergo-ristorante a dare il saluto agli sposi che, a bordo dell’auto addobbata per la circostanza con le classiche scritte e con il codazzo delle lattine, fuggivano via, per intraprendere il viaggio di nozze da favola.
Quando la macchina scomparve all’orizzonte, la gente iniziò a salutare.
Dopo i ringraziamenti di commiato verso tutti gli ospiti ed i parenti, stanchi, ma felici, rientrammo a casa.

Quando il basculante del garage si schiuse alla nostre spalle, mia moglie scese dall’auto.

“Sonia, rimani li, io e te dobbiamo fare una chiacchierata!

Mia moglie aveva intuito che la crisi isterica di Sandra era stata causata in qualche modo da Sonia, per questo mi disse:

“Giorgio, ti prego non essere troppo severo, in fin dei conti è andato tutto bene!
“Non ti preoccupare! Ti raggiungiamo tra poco!

Mia moglie prima di lasciare il garage, rivolgendosi a Sonia:
“Non so che cosa tu abbia fatto a tua sorella! Qualunque cosa fosse, comunque, sappi che poteva causare una tragedia,! Per fortuna tuo padre ha evitato il peggio! Io non voglio sapere di cosa si sia trattato, chiarisciti con tuo padre e mi auguro che finisca qui, in questo garage!

Sonia non aveva la forza di parlare. La vedevo abbattuta e costernata, con le spalle reclinate e le mani incrociate e posate sul grembo.

Appena sentì la porta interna del garage che sbatteva mi volsi verso Sonia.

“Non hai niente da dirmi in proposito?
“Papà! Ti giuro che non so che cosa le sia preso a Sandra!
“Cazzo che faccia tosta! Sei una bugiarda e lo sai?

Il tono forte della voce la fece sussultare. Le sue mani si muovevano nervose.

“Papà! Se mi devi fare la solita ramanzina! Sbrigati! Perché sono stanca e ho una gran voglia di andarmene in camera!

Mentre ero girato a guardarla, le osservavo le gambe, il busto, il seno semi scoperto. Decisamente era un gran pezzo di figa.
Quel giorno avevo i sensi totalmente scombussolato dagli eventi straordinari di cui ero stato protagonista.
In quel momento, i pensieri libidinosi riaffiorarono immediatamente alla coscienza. Il mio corpo iniziò nuovamente a fremere come un fuscello, ero eccitato ed il cazzo si era ingrossato, iniziando a palpitare allo stesso ritmo dei battiti cardiaci. Avevo una gran voglia di scopare quella stronzetta.

Tirai fuori dalla tasca l’ipod di Sandra e lo mostrai a Sonia.

“Lo riconosci questo!
“E’ l’ipod di Sandra! E allora?

Pigiai il tasto menu, e dopo aver individuato il file mpg lo selezionai. Appena la clessidra ebbe finito di carica il filmato.

“To! Guarda che performance! Un’ottima prestazione non c’è che dire!

Sonia guardò le scene che si susseguivano sul piccolo schermo. Un silenzio tombale calò nell’auto. Il suo respiro divenne subito affannoso. Ad un tratto spense l’ipod e lo gettò sul sedile al suo fianco.
Mise una mano sulla maniglia.

“Questa è una vigliaccata!

Velocemente andai fuori dall’auto, bloccandola nel momenti in cui stava per uscire.

“Dove credi di andare? Io e te non abbiamo ancora finito!

Io ero in piedi di fronte alla portiera posteriore aperta. Le avevo precluso ogni possibilità di fuga. Sembrava una tigre in gabbia.

“Mi dici che cazzo vuoi da me! Ora sai tutto! E allora?
“Allora! Ho deciso che meriti una punizione! Non puoi farla franca dopo quello che hai combinato!
“Cosa devo aspettarmi? Dieci frustate? Digiuno per una settimana? Mi sospendi la paghetta? Papà sei ridicolo!

Il desiderio sessuale che provavo per lei, in quel momento, era di inaudita potenza e stava diventando incontrollabile. Avrei voluto saltargli addosso buttarla sul sedile e scoparla violentemente.

“Nulla di tutto questo!

Lei mi fissò perplessa, con un atteggiamento di sfida, sembrava che stesse attendendo di vedere le conseguenze delle mie parole.
Il suo atteggiamento spregiudicato mi infondeva un desiderio inaudito.
Bella e disinibita, un’alchimia sempre apprezzata dall’uomo
“”Bene – pensai -- mi sfidi? Ora vedrai!””
La fissai intensamente negli occhi, improvvisamente mi sbottonai i pantaloni, e dopo avere aperta la zip, mi tirai fuori il cazzo duro come una pietra.

Appena lei lo vide gli occhi stralunarono, quasi a voler uscire dalle orbite. Assunse un’espressione sconcertata. Non si aspettava quell’azione inaudita.

“Visto che ti piace succhiare il cazzo! E lo fai molto bene! Ora, se permetti vorrei sperimentare di persona le tue grandiose capacità! succhia!

Alle parole feci seguire l’azione, puntai la cappella, dura e rotonda come una biglia da bigliardo, contro le sue labbra. Spinsi e la cappella impattò contro la sua bacca chiusa, impregnandola di liquido seminale segreto dall’eccitazione.

“apri sta cazzo di bocca e ciuccaaaaaaaaaaaaa!

Ero eccitato, e non riuscivo a più controllarmi. Desideravo che lei lo prendesse in bocca ed iniziasse a succhiarlo.

Dopo un momento di tensione, finalmente qualcosa si mosse. Infatti, le labbra si aprirono permettendo alla cappella di entrare in bocca.

Appena dentro, con entrambi le mani la tenni ferma dalla testa ed iniziai a chiavarla freneticamente in bocca. Ogni tanto mi fermavo per permetterle di sputare i conati di vomito e saliva.

Nonostante fossi io a muovermi dentro la sua bocca, percepivo comunque una parziale partecipazione al pompino.

“Senti! Mi piacerebbe se continuassi da sola!

Non esprimeva alcuna reazione mentre il cazzo bagnato, coperto completamene dalla sua saliva, era a pochi centimetri dal suo naso.
Lei si limitò a fissarlo, poi sospirando con affanno, finalmente si lascio domare da quelle situazione e lo afferrò con entrambe le mani, quindi incominciò a far scivolare lievemente la pelle tesa sull’asta.

Sospirai dal sollievo perché con quel gesto capivo che ci stava.

Il tocco delle mani era delicato. Dopo alcuni colpi di sega, si fermò e riprese a succhiare il cazzo.
La sensazione di caldo della bocca mi fece venire la pelle d’oca, perché avvolgeva totalmente il nerbo e si muoveva lentamente, senza interrompersi, su tutta la lunghezza dell’asta.

“Ohhh cazzo! Sei bravissima!

Stimolato da quel piacevole pompino, iniziai ad accarezzarle le spalle, la schiena, poi afferrai la cima del vestito e lo spinsi giù fino al costato, esponendo le sue meravigliose tette.

“Dai fammi una sega con le tette!

Sembrava un automa telecomandato. Non riuscivo ancora a capire se fosse coinvolta o no. Però i suoi movimenti erano eloquenti, quelli di una che si ci stava, non c’era dubbio.

Afferrò il cazzo e lo ficcò in mezzo alle mammelle, poi lo serrò dentro facendo scivolare i meloni lungo l’asta. Sentire il colore delle sue tette attorno al cazzo era una sensazione straordinaria che mi infondeva una libidine estrema.

In quella situazione, man mano che muoveva le tette, il glande spuntava da sopra e lei lo aspettava con la bocca aperta, per accoglierlo tra le sue labbra.

“Stenditi sul sedile, ho voglio di leccarti la figa!

Eseguì l’ordine come un perfetto soldatino. Infatti si distese su un fianco alzando una gamba in aria, scoprendo lo scoscio, con le mutandine nere che si perdevano tra i glutei, in quel momento mi apparve come un miraggio.
Quella posizione era di una sensualità da fare venire i brividi alla schiena. Dio, quanto era bella. Stentavo a credere che quel giovane bocconcino fosse disponibile ad immolarsi sulla tavola dei miei più perversi sentimenti.

Attratto da quello scenario divino, entrai subito nell’abitacolo, inginocchiandomi tra le sue meravigliose cosce spalancate. Poi le spostai di lato le mutandine esponendo una figa pelosa.
Il folto pelo nero le copriva il monte di venere e parte delle labbra grosse.
Le piccole labbra spuntava appena. La cosa che più mi colpì fu il grosso buco che s’intravedeva in mezzo. Segno che quella puttanell aveva fatto largo uso della figa e si notava.

“Cribbio! Hai una figa da paura! Non ti piace depilarti!
“No! Agli uomini piace così!

Finalmente aveva parlato.

“Credevo che avessi perso la favella!

Si mise a ridere. Poi

“Ti decidi a leccarmi la figa! O vuoi continuare a parlare!

L’invito andava soddisfatto, e alla svelta.

Così, cominciai a stimolarle il clitoride e a frizionare la parte interna delle labbra, poi, ficccando alcune dite, incalzai la carne viva con un movimento lento e costante!

“mmmmm papà continua mi piaceeeeeeeeee mmmm!

Alla fine affondai la bocca in mezzo a quel pelo nero e morbido, abbondantemente impregnato di umori.

L’odore forte della vulva vaginale inebriò le narici, facendomi sentire un brivido che percorse tutta la spina dorsale.
E’ difficile descrivere le sensazioni che provavo a vedere Sonia meravigliosamente adagiata sul sedile posteriore, con la figa pelosa esposta tra le gambe spalancate, che spiccavano in alto fino a toccare il soffitto dell’auto.

“Ora! Scopami!

Sbottonai i pantaloni per avere più libertà di movimento. Poi mi piegai sopra di lei e puntai la grossa cappella tra le piccole labbra. Non incontrai nessuna resistenza e in solo colpo affondai dentro quella fucina incandescente che si era infiammata dal desiderio.

“Siiiiiiiiiiiiiiii è bellissiiiiiimooooooo ho papà mi piaceeeeeeee!

Non era molto stretta, ma era comunque calda ed accogliente. In quella posizione era completamente rannicchiata sotto di me, con i polpacci delle gambe appoggiate alle spalle, mentre io continuavo a scoparla con veemenza. In pochi secondi vidi il cazzo impregnasi di una sostanza biancastra che cominciò a espandersi sul pelo pubico e sui coglioni.

Hooooooo godooooooooooo godoooooooo

Cazzo se godeva, in effetti, ogni affondo era devastante perché era favorito dal peso del mio corpo massiccio.
L’avevo ridotta a stare in un piccolo spazio angusto, sul sedile posteriore, mentre da sopra le stavo sconquassando la figa.
Le pareti vaginali si contorcevano dagli orgasmi che stava provando con una frequenza impressionante. Quell’estasi era accompagnata da un lamento di piacere che riempiva l’abitacolo dell’auto ed il garage.

Il tempo incalzava, dovevo concludere quella maratona di sesso. Così, mi appoggiai alla spalliera e cominciai ad aumentare il ritmo degli affondi. Ormai ero sulla direttiva di arrivo e nessuno poteva fermare quella macchina infernale del mio cazzo, che scivolava dentro la figa di Sonia con un frenesia che rasentava l’assurdo.

Ero eccitato come un cavallo da monta, e Sonia si era dimostrata la degna cavalla pronta a soddisfare il suo stallone.
Tutto quello che avevo immaginato su di lei si stava realizzandosi sotto i colpi micidiali del mio cazzo, che le stava martellando la figa. Una bellissima conferma.

Nonostante l’angusto spazio si muoveva come un diavolo, cercando di trarre da quel rapporto il massimo piacere possibile. Gridava e godeva con tutta l’anima.
Cribbio era un amante diabolica.

“Vieniiiiiiiiiii dentrooooooo prendo la pillolaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm godoooooooooooo!

L’ultimo colpo, poi tenendo il cazzo dentro quella fucina infernale, svuotai i coglioni fino all’ultima goccia di sborra.

Continuammo a muoverci fino all’estremo sacrificio. Poi esausto, mi fermai sopra di lei, con il cazzo che si stava afflosciando dentro la figa.

“Credo che la punizione sia stata adeguata! Severa, ma adeguata! Ahahahahah
“Sei un porco papà! Ahahahhahah

Le nozze di Sandra sono state meravigliose, e la giornata si è chiuse magnificamente non c’era dubbio.
La scoperta di avere in casa una troia del livello di Sonia per me ha significato la possibilità di conciliare in una perfetta simbiosi l’amore sacro e l’amore profano.
Come padre mi sentivo pienamente orgoglioso delle mie figliole, come uomo felice di scoparmele.
Il futuro si prospettava roseo ed emozionante.

Così va la vita.




venerdì 23 marzo 2012

L'auto in panne.

... mi venne in mente l’immagine dei cani randagi quando si accoppiano per strada in modo occasionale. Credo che l’idea fosse perfettamente adattabile alla mia condizione di cagna in calore, coperta dal primo cane di passaggio. Buona lettura

Che schifo dover dividere la propria esistenza tra due famiglie.
Comunque, nonostante i fastidiosi impegni familiari altalenanti, il fatto di essere figlia unica di genitori separati, sinceramente, non mi ha creato alcun trauma.
I miei si sono separati in pace. Per quanto riguarda la mia educazione, tra loro c’è stato un accordo sinergico perfetto. Mai una sbavatura, o piega, il loro rapporto è stato liscio come l’olio. All’età di tredici anni, infatti, di comune accordo tra loro, fui affidata senza patemi d'animo ad un collegio Svizzero.
Ero ormai giunta all’ultimo anno di quel convitto forzato, e sebbene avessi raggiunto la maggiore età, i miei mi fecero capire chiaramente che non era il caso che aspirassi a prendere  la patente di guida, non prima di aver conseguito il diploma di maturità.
Così negli spostamenti tra il college e le famiglie, ero trattata come un pacco postale, quando non era papà a trasportarmi, toccava allo lo zio Luca, così chiamavo il nuovo marito della mamma,

Le vacanze di primavera erano finite. Papà venne a prendermi a casa della mamma.
In considerazione che la distanza dal collegio non era eccessiva, papà mi disse di indossare l’uniforme d’istituto, classica, universalmente nota. Un gilet di lana blue, una camicetta bianca, una gonna con trame scozzesi rosse e blue, che mi arrivava sopra le ginocchia, calzini bianchi, che coprivano i polpacci, e mocassini neri. I capelli erano legati insieme, a un fiocco, formando una coda di cavallo.
Sinceramente mi sentivo ridicola a viaggiare in quella mise. Papà era un testardo, quando si metteva in testa una idea era inutile tentare di fargliela cambiare.

Durante il tragitto verso il collegio, stavamo attraversando una zona collinare, coperta interamente di lunghi filari di pomi, che si perdevano all’orizzonte.

“Allora tesoro come sono andate le vacanze?
“Bene, se non ci fossero stati quei pestiferi di gemelli! Che rompi scatole che sono!
“ahahahh Matteo e Sara? Hahah già sono degli adolescenti terribili? Ma in fondo ti vogliono bene!

Erano i miei fratellini di dodici anni, di secondo letto della mamma.

“Si! Quella sfacciata di Sara mi frega le tshirt e la roba intima!
“E’ una ragazzina! Ti ammira tantissimo e mi pare che cerchi di somigliarti!
“ahahahah però dovrebbe perdere qualche chilo se vuole imitarmi!
“Ei guarda che alla sua età anche tu eri un pò cicciotella hahahahah
“Papaaaaaaaaa non ricordarmeloooooooooo uffaaaaaaaaaaa
“ma eri carina ahahahha
“Se penso a tutti i problemi che mi hanno creato quei chili di troppo!
“Adesso ti sei ripresa alla grande! Mi pare che a spasimanti ci diamo dentro alla grande!
“Uffa papà! Sei monotono! Scommetto che sei geloso!
“Un pochino! Non mi piace vederti uscire con ragazzi diversi! Lo so! le generazioni moderne sono incostanti in fatto di gusti! Possibile che non riusciate ad essere più stabili nelle scelte? Un po di coerenza secondo me ci vorrebbe!
“papà, che cosa vorresti insinuare? che sono una ragazza facile?
“assolutamente no! Spero solo che tu prenda le dovute precauzioni per evitare malattie o gravidanze impreviste!
“Non hai risposto alla mia domanda!
“Chiara! Ai miei tempi le ragazze che avevano più di un ragazzo venivano giudicate poco di buono! Figurati quelle che cambiavano i ragazzi come se fossero vestiti, perdendo persino il conto, come fanno oggi! Quelle sarebbero state considerate delle grandissime puttane!
“Allora io per te sarei una puttana?
“Ma Chiara che dici! Assolutamente no! Sei una ragazza intelligente e non ti giudico per queste sciocchezze! Ti chiedo solo di essere un pochino prudente nelle scelte! Lo sai oggi i rischi che potresti correre in caso tu facessi un incontro sbagliato! Le cronache dei giornali sono pieni di fatti terribili! Non sarò certamente io a porre dei limiti! Non sono stato uno stinco di santo! E tua madre mi ha sopportato anche troppo!

La mamma mi aveva raccontato tutto di lui, senza alcun astio. Mi disse che era stato un uomo irrequieto. Un grande puttaniere, che aveva approfittato di tutte le occasioni che gli erano capitate.
Papà, quando venne scoperto, ammise le sue responsabilità. Il suo moto era: “ogni lasciata è persa”. Dopo il divorzio evitò di ripetere lo stesso errore, infatti, non si risposò. Anche per evitare di dover ferire una altra donna, così scelse di restare singolo. Scelta che probabilmente farò anche io.

Credo che io abbia molti punti in comune con lui. Infatti, quando è capitato di conoscere un ragazzo nuovo, che mi piaceva, mi era riuscito difficile resistergli più di un giorno.  
Per certi aspetti anche io sono una ragazza irrequieta. Come lui, difficilmente mi lascio irretire emotivamente in rapporti lunghi e sdolcinati, ritenendo il sesso un mero mezzo di divertimento.

Papà, comunque, non è l'unico che mi considera una ragazza libertina. Anche la mamma tra le righe ogni tanto mi attacca con le sue filippiche morali.
Tutto sommato sono fortunata, perché in fondo non mi hanno mai creato alcun problema. Sono brava negli studi e il mio carattere solare mi ha aiutata a tenere un rapporto aperto, ma pieno d'affetto.

Ritorniamo al viaggio: mentre ero assopita,  la mente viene destata da un particolare, non avvertiva più le vibrazioni del motore. L’auto si era fermata.
Notai che papà non era più seduto al mio fianco. Il cofano del vano motore era aperto. Scesi dall'auto ma di papà nessun traccia. Ma dove cavolo era andato?
Dal cofano aperto intuì che il motore si era fermato, forse per avaria. Senz'altro si era allontanato per andare a cercare un meccanico.
Mi guardai attorno. Caspita, c’era un silenzio tombale, solo il canto di qualche uccellino di passaggio, una vera desolazione, c'eravamo fermati in piene campagna.
La statale correva in mezzo a lunghi filari di pomi. Guardai a destra e sinistra e non vidi anima viva, nient’altro che un paesaggio monotono.
Anche papà era sparito nel nulla, sembrava che fosse stato rapito dagli alieni.

“che faccio? Aspetto qui?

Certo sarebbe stata la scelta più saggia. Ma il desiderio di cercare papà era più forte di me. Presi il cellulare per chiamarlo. Ma in quella zona non c'era campo. Forse papà si era allontanato proprio per quel motivo, per trovare un punto nel quale era possibile agganciare un ripetitore.

Mi venne una gran voglia di telefonare a Marco, la nuova conquista. Volevo sentire la sua voce. Forse se mi fossi spostata di alcuni metri avrei agganciato un ripetitore. Decisi di andare verso sinistra.

Per fortuna era una bella giornata di sole. Il cielo era completamente terso e di un azzurro intenso. Camminai per un bel tratto di strada. Con il cellulare tenuto verso l'alto, controllando il display per verificare se qualche ripetitore si fosse degnato di interessarsi a me.

Mentre giravo in aria il cellulare gli occhi vennero colpiti da un fascio di luce. Un riflesso che partiva dall’interno dei pomi. Forse era il cellulare di papà. Così mi diressi in quella direzione. Oltrepassai con difficoltà almeno dieci filare di alberi, quando finalmente trovai la fonte del riverbero di luce.
Era il parabrezza di un trattore, fermo con il motore acceso, senza conducente, al quale era attaccato un atomizzatore di acqua, in funzione. Le goccioline d'acqua mi investivano spinte dal vento. Dovetti allontanarmi subito per evitare di impregnare i vestiti.
Fu in quell'istante che sentii un lamento. Un lieve suono cacofonico, che si ripeteva con un ritmo costante, interrotto ogni tanto da un gridolino acuto.

“Mmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

La voce era di una donna. Non mi sembrava che fosse un lamento di sofferenza.
Nel collegio condividevo la camera con una amica di Milano, per certi aspetti eravamo molto simili. Come dice il proverbio Dio li fa e poi li accoppia. Così la notte capitava di ospitare qualche ragazzo. Prendere sonno in quelle circostanza era una impresa ardua. Per cui, imbacuccata nel piumone, uscivo sul balcone e ci restavo fino a quando non avevano finito.
In quei momenti era difficile non sentire i lamenti della mia amica, molto simili a quelli che stavo udendo proprio in quello istante. Quindi immaginavo nitidamente di che tipo fosse l’origine di quel canto.
Si dice che la curiosità è donna, la mia divenne morbosa. Il pensiero associò quel momento ai tanti film porno che avevo visionato con la mia amica. Soprattutto quelli ambientati in campagna, che erano i miei preferiti.

Dopo un centinaio di metri li vidi. Uno spettacolo impressionante, molto eccitante. La cosa che mi colpì subito era la differenza di età che si notava tra l'uomo e la donna. Lui aveva capelli bianchi, un fisico robusto e un grosso ventre, senza ombra di dubbio vicino alla sessantina. Mentre lei era giovanissima, forse aveva la mia stessa età, con un corpo snello e un seno appena accennato. I capelli lunghi e biondi, oscillavano come onde.
Il vecchio porco se la stava scopando a pecorina. Dalla mia posizione era possibile vedere ogni particolare. Lui la teneva dai fianchi, mentre il suo enorme cazzo scuro scompariva con insistenza tra i glutei candidi come la neve. Potevo sentire la loro voce, in modo chiaro.

“Buon compleanno mia piccola Gemma, oggi sono diciottooooo festeggiamoli degnamenteeeeeeeeee
“mmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm  nonnoooooooooo mi piace il tuo regaloooooooooooooooooo

Davanti a quella scoperta inaudita,  rimasi stupita:
“Cazzo! possibile? Che il vecchio fosse suo nonno?

Quella notizia mi infiammò subito i sensi. Fui investita da un impeto emotivo incontrollabile, che partiva dal basso ventre e si diffuse come onde travolgenti su tutto il corpo.

“Mmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaa

Quei lamenti mi trascinavano come rapidi con se, sconvolgendomi l’anima.
Notai che gli acuti corrispondevano agli affondi del nonno. Tutte le volte che il cazzo dell'avo sprofondava in quelle figa imberbe suscitava un tremendo urlo, dai toni alti. In quegli istanti il corpo della ragazza veniva spostato in avanti come se fosse in preda ad un uragano potente. Fremeva, si agitava e godeva. La ragazza era consenziente e si concedeva completamente a suo nonno.
Le spinte che riceveva impattavano violentemente contro il suo movimento contrario. Due forze della natura, che si attraevano e si scontravano in una sintesi infernale.

Discutere d'incesto o guardarlo come una finzione cinematografica era conto, ma vederlo concretizzarsi sotto i propri occhi era tutto un altra storia. Mi resi conto che al mondo non c’era eccitante subliminale più potente di quello che stavo ammirando, incantata.

L'ambiente agreste era risaputo che favoriva i rapporti promiscui tra consanguinei.
Ora ne avevo la prova concreta. Vedere quel vecchio spingere il suo cazzo dentro la carne tenera di sua nipote mi trasmetteva delle sensazioni uniche, che mai prima di allora avevo provato. Era un vero terremoto di emozioni che stavano scombussolando le normali funzioni del corpo.
Era impossibile restare inerte, come un osservatrice impassibile. Fissavo quei due amanti diabolici, e lentamente mi lasciavo coinvolgere nel loro girone infernale, di trasgressioni ormonali.
La figa batteva come un cuore impazzito, pulsava nelle mutande anelando uno stimolatore che potesse lenirne i fremiti.
La mano, quindi, scivolò d’istinto sotto la gonna, infilandosi nelle mutande di cotone, fino a lambire le labbra della fica, oscenamente grondanti di umori.
In quel momento rappresentava lo strumento ideale a mia disposizione, che avrebbe soddisfatto quell'impellente desiderio di sesso, che stava bruciando ogni singola cellula del mio corpo.

La mano, ubbidendo alla mente in delirio, si mosse frenetica nello scoscio, stimolando ogni punto della fica. Il clitoride e le labbra vennero oscenamente strapazzate, fino a diventare rosse cremisi.
Quel trattamento non bastava, sebbene le dita fossero diventate il clone del cazzo, infilandosi con grande piacere nella carne viva.
Per giove la ragazza gridava come se fosse posseduta da una demone.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii godooooooooooooo
“Gemmaaaaaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiiiii mmmmmmm to to to toooooooooooooooooo

Il movimento orizzontale del vecchio continuava incessante, mentre sfogava la sua energia nello scoscio della ragazza. Le mani del nonno la tenevano sollevata dal terreno, poiché era leggera come una piuma, intanto che spingeva dentro di lei tutto il suo desiderio incestuoso.

“Mmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmmmm aaaaaaaaaaa

Dioooooooo quella cantilenaaaaaaa cacofonica mi stava facendo impazzire. Un cazzo avrei voluto un cazzo nella figa. Marco perché non sei qui?
Il corpo fremeva come un vulcano in piena eruzione. La mano stimolava la figa con forza e le dita torturavano la carne viva. Ma era tutto inutile.

Quei due dannati mi stavano suscitando un desiderio immenso. In quel momento solo un cazzo duro e pulsante poteva lenire le mie voglie. Quello di Marco sarebbe stato perfetto.

“Mmmmmmm aaaaaaaaaaaaa mmmmm aaaaaaaaaaaaaaa

Quella ragazzina gemeva come una giumenta in calore, mentre quello stallone di suo nonno le stava sconquassando la figa. Era un’immagine che esprimeva un attrazione erotica irrestistibile. Avrei voluto essere al suo posto. Stavo rosicando invidiando la sua posizione privilegiata.
Cribbio! Un cazzo! avrei voluto che in quel momento, li, ci fosse un cazzo disponibile, pulsante e duro come l’acciaio.

Ad un tratto succede qualcosa. Alle mie spalle sento il respiro di qualcuno. La pelle mi si accappona dalla paura. Le gambe non rispondono alla volontà di fuggire da quel posto.
Sono bloccata come una statua di marmo. Lo sconosciuto appoggia la mano sulla schiena e spinge in avanti facendomi assumere una posizione di novanta gradi. Poi mi alza la gonna e la tira su fino ad incappucciarmi la testa.  Intuisco le sue intenzioni. In quel momento la mente era totalmente confusa, accettando supinamente l’azione dei quello individuo. Mi sentivo impotente di fronte alla sua volontà.

All’improvviso sento le sue mani che spostano di lato le mutandine. Poi, quasi subito, qualcosa di duro inizia a spingere contro la vulva vaginale, continua fino a quando lo sento entrare dentro di me. Era un cazzo vero, e da come mi riempiva la figa  doveva essere bello grosso. Che sublime goduria.

Quando iniziò a muoversi in senso orizzontale la figa prese a pulsare dal piacere. Finalmente il prurito iniziò a scemare lasciando spazio ad un gradevole godimento.

“Mmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiii fottamiiiiiiiiiii

Il desiderio si era realizzato, come in una meravigliosa fiaba. Immaginai che l’individuo fosse Marco, sopraggiunto in quel posto come un supermen, un eroe venuto in soccorso delle mie voglie di sesso straripanti.
Il tipo respirava con affanno mentre il suo meraviglioso cazzo scivolava freneticamente nella mia fica.
Le sue mani erano nervose e mi stringevano le tette con forza. Percepivo la sua eccitazione, simile per foga a quelle di un montone in calore.
Cosa strana mi venne in mente l’immagine dei cani randagi quando si accoppiano per strada in modo occasionale. Credo che l’idea fosse perfettamente adattabile alla mia condizione di cagna in calore, coperta dal primo cane di passaggio.
Il cappuccio mi impediva di scorgere il mastino, ma non mi ostruiva la vista della diabolica coppia che stava continuando imperterrita a scopare, con grande enfasi.

Il nonno stava martellando la figa di sua nipote con una frequenza inaudita. Dalla sua azione impetuosa si percepiva una mente infiammata da un desiderio morboso senza controllo. Il nonno respirava con la bocca aperta, come se stesse cercando di alimentare i  polmoni affamati di ossigeno, bruciato  a causa della grande energia che stava imprimendo per mantenere i ritmi di quella forsennata scopata. Si sforzava di competere con la forza della sua giovane amante.

Nello stesso istante il mio amante sconosciuto, stava dandomi quello che avevo desiderato per placare la voglia di sesso che mi aveva infiammato il corpo.
Mi eccitava soprattutto l’idea che anche io ero il cibo della sua mente perversa. Un incontro occasionale che si era trasformato in una apoteosi di sensazioni, nei quali giravo senza alcun controllo, come in un vortice di emozioni, che non mi dava tregua.

Ad un tratto il nonno smise di muoversi. Tirò fuori il cazzo ed iniziò a menarlo con forza sopra la zona lombare della nipote. Poi lo serrò forte e cominciò a sborrare sulla pelle candida della ragazza.

Nello stesso istante, il mio amico diede una serie micidiali di affondi, penetranti, fino a quando non si placcò in profondità, facendomi sentire una sensazione di caldo diffuso. La sua sborra mi stava inondando l’utero.
Ma fu il culmine del godimento per entrambi, che esplose in un orgasmo sensazionale, meraviglioso. Mi sembrava di svenire, perché le pareti della figa si stavano contorcendo dagli spasmi, come se qualcuno l’avessero afferrati con una morsa, stritolandoli con forza.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaggggggggggg mioooooooooo diooooooooooooooo  è bellissimoooooooo

Le gambe mi cedettero dell’emozione,  fino a farmi inginocchiare. Il tipo dietro di me ebbe cura di non mollarmi. Mi seguì nella caduta, continuando a ficcare in profondità dentro di me, fino all’ultima stilla di sperma. Lo sentivo ansimare e contorcesi dall’orgasmo.
Per dare più forza alla sua azione, si era appoggiato con la testa sulla schiena, aderendo con il suo corpo massiccio al mio, e spingeva con enfasi, come se volesse penetrarmi anche con i coglioni. Il suo cazzo era ancora duro e pulsante, nonostante l’abbondante sborrata.

“Mmmmmmmmmmmmmm  sei divinoooooooooooooooo mmmmmmmmm

Lo sconosciuto mi stava scopando con una foga inaudita. Un particolare che mi aveva colpita all’inizio, fu il fatto che mi avesse presa con dolcezza, poi, lentamente, si era scatenato in modo energico, senza mai sfociare nella violenza. Doveva essere un uomo esperto, senza altro una persona matura.

All’improvviso si staccò da me e lo sentì scappare via. Mi tolsi la gonna dalla testa, mi voltai ma non vidi nessuno. Cribbio quel montone meraviglioso era scomparso.
Ci restai male, perché mi sarebbe piaciuto conoscerlo. L’unica cosa che mi restò di lui era l’abbondante sborrata che mi colava dalla figa e un oggetto che trovai ai miei piedi. Una pennetta usb di computer.
La raccolsi e me la infilai nel taschino del gilet, nel college avrei controllato il suo contenuto. Forse mi avrebbe portato alla sua identità.

Mi sistemai la gonna e ritornai subito sui miei passi. Mi accorsi che in quel punto c’era campo e chiamai papà:

“Papà? Dove sei?
“Ciao tesoro sono vicino alla macchina! Ma dove eri finita? Mi hai fatto preoccupare!
“Sto arrivando!

Quando arrivai trovai papa piegato sul motore dell’auto. Appena mi vide mi sorrise, poi mi guardò in modo strano. Mi sforzai di tenere un contegno controllato, sebbene il mio corpo fosse ancora scosso dalle sensazioni forti provate durante quel meraviglioso orgasmo.

“Allora? Papà quale è il problema?
“Ma che hai fatto? Hai una aria stravolta! la gonna è piena di fili d’erba! I calzini sono sporchi di fango! Ti è successo qualcosa?

Del resto dopo quello che mi era successo era impossibile mantenere un aria di normalità. Mi venne la pelle d’oca al solo pensiero di come avrebbe reagito se gli avessi rivelato la verità. Così inventai una balla.

“Volevo telefonare ad un amico, qui non c’era campo, così sono andata a cercare un punto nel quale il cellulare potesse agganciare un ripetitore. Sono scesa nei filari di pomi e sono scivolata in una buca.
“Ti sei fatta male?

Stranamente mi aveva creduto. Lui che si preoccupava per un niente. Meglio così.

“No! Sto bene! Ora vado a cambiarmi i calzini. La macchina  funziona?
“Ho chiamato un meccanico!  Dovrebbe essere qui a momenti!
“Meno male!

Entrai in auto a cambiarmi i calzini. Anche i mocassini erano sporchi di fango. Chiusi gli occhi e ripensai a quella meravigliosa scopata. Chissà se avessi avuto ancora una nuova occasione. Che esperienza stupenda. Promisi a me stessa che avrei identificato lo sconosciuto, a qualunque costo.
Poi mi concentrai sui calzini cercando qualcosa per pulirli. Aprì il cruscotto e trovai una confezione di fazzolettini di carta. Mentre la stavo aprendo mi cadde il cellulare. Nell’istante in cui mi abbassai a raccoglierlo la pennetta usb scivolò fuori dal taschino del gilet, finendo tra il pedale del freno e quello dell’acceleratore. Nello stesso momento papà aprì la portiera.

“Il meccanico è arrivato. Ha detto che è una cosa da niente! – mi vide con un braccio allungato sui pedali - Lascia tesoro la prendo io! To! guarda un po dove è finita la mia pennetta usb!

Quella frase mi folgorò come un fulmine a ciel sereno.

Pensai: “ Mio dioooo! Possibile?  Era Papà!

Lo fissai intensamente, poi mi venne in mente il suo moto:”ogni lasciata è persa!”

Mi ripresi subito. Gli sorrisi in modo malizioso. Lui aveva fatto la sua mossa, ora toccava a me rilanciare.

Cosi va la vita.



Guzzon59 (Claudiogusson@ymail.com)

lunedì 19 marzo 2012

Appuntamento al buio

E’ ormai noto che la gioventù di oggi è completamente allo sbando. Priva di valori, senza punti di riferimento in famiglia, totalmente lasciati a se stessi, ancora in fase di maturazione si atteggiano a persone adulte. Pulcini che spiccano il volo senza le ali. Disposti a tutto, anche ad accettare le proposte più indecenti, per l’unico valore in cui credono e di cui non ne dispongono: il denaro.
Per contro gli adulti, gli anziani, che hanno perso la bussola dell’orientamento. Vedono il mondo scorrere frenetico sotto i loro occhi e capiscono che sono esclusi da quel giro di giostra perché antiquati. Mordono voraci qualsiasi opportunità che capita tra le loro mani, pagando con l’unico mezzo che hanno a disposizioni in abbondanza: il denaro.
Che cosa succederebbe se questi due mondi, diametralmente opposti, si dovessero incontrano?
Buona lettura.


Sara ed Alessia, appena diciottenne, frequentanti l’ultimo anno dell’I.T.C., sono nel cortile, a confabulare tra loro:

Sara: “Hai visto il mio ultimo tatoo? è una strafigata!
“dove lo hai fatto?
“Dietro, sopra il culo ahahahah!
“Cazzo! Così quando andrai in piscina tutti lo vedranno?
“Si e devono rosicareeeee! E tu non dovevi farti il piercing?
“E’ una parola i vecchi non mollano neanche un centesimo? Mi hanno tagliato i fondi!
“E tu ti preoccupi per questo?
“Lo sai che per avere una ricarica del cellulare mi tocca lavare una montagna di piatti! E fare la cretina con i vecchi! Porcaccia miseria! Cazzo non posso permettermi nulla! Pensa che l’altro giorno ho visto delle scarpette da urlo, una vera figata! Be, per me sono irraggiungibili!
“Sai, io sti problema di povertà li ho risolti! Non ho trovato una miniera d’oro però ci sono arrivata vicino!
“Non mi dire che quello sfigato di Michele ti paga tutti i capricci?
“Magari! Quello da me vuole una sola cosa! Poi posso andare a vaffanculo! No! si tratta di ben altro, anche piacevole!
“Si, dando via la figa sulla via nazionale! Non fa per me!
“Cara mia ci sono altri sistemi per guadagnare senza dover dar via la figa!
“Che io sappia non esistono uomini che regalano il loro denaro per un sorriso! Ahahahah
“Per un pompino si!
“Saraaaaaaaaaaaaa sei impazzitaaaaaaaaaa!
“No! È un lavoretto pulito ed anonimo, nessuno ti riconosce, quando finisci, poi ti ritrovi un bel gruzzoletto in mano!
“Pulito insomma! Su Internet ho letto che in Inghilterra ci sono dei locali dove i clienti ficcano il loro cazzo in un buco e dall’altra parte ce qualcuno, uomo o donna, che gli fa il lavoretto! E per caso uno di questi?
“No! Telo dico solo se decidi di venire!
“Allora tieniti il tuo segreto del cazzo! Non fa per me!
“Ci vediamo stasera su Facebook?
“non so quanto durerà ancora, perché i vecchi hanno intenzione di staccarmi anche quello!
“Sei proprio messa male!
“Cercherò di sopravvivere!

Alessia, prima di rientrare a casa si fece il giro del centro storico, dei negozi. I suoi occhi riflettevano la bellezza dei vestitini esposti ma anche la grande delusione di non poterli acquistare. E’ una bellissima ragazza, alta, capelli lunghi e neri, occhi di ebano e la pelle perennemente abbronzata. Nelle fattezze ricorda le odalische arabe, mentre muovono sinuosamente il bacino, nel loro tradizionale ballo.

Gli uomini si girino a guardarla incantati, lei percepisce quelle occhiate libidinose e se ne risente, provando un senso di repulsione. Nella sua testa riecheggiavano le parole di Sara.

“Un pompino? Ed io dovrei mettermi in bocca il cazzo di quei schifosi sconosciuti? E’ assurdo.
Eppure ci sono anche risvolti positivi, la disponibilità di denaro. Porcaccia miseria ma perché non ho la spregiudicatezza di Sara?”

Quando varcò la soglia di casa, la sua testa era ancora assorta in quei pensieri.

La madre.
“Ma dove cazzo hai la testa? E’ questo l’ora di rientrare? Ora vai in cucina mangia e poi pulisci tutto! Mi raccomando i piatti lavali bene, lo sai che tuo padre si incazza se trova tracce di formaggio o altro.
“Ma porca puttana! Possibile che in questa casa devo fare tutto io! Ti sei dimenticata di Marco e Laura, anche loro vivono in questa maledetta casa!
“Non rispondere a tua madre! Maleducata! Marco è impegnato negli esami universitari! Non è come te cha vai male a scuola e non sappiamo se quest’anno prendi il diploma! E poi non ti vergogni ? tua sorella ha solo undici anni!
“Ed io alla sua età lavavo già i piatti! Mamma svegliati! Marco ti sta prendendo in giro! Tutti sanno che è un puttaniere! Lo vedono in giro a fare lo sbruffone!
“Non parlare così di tuo fratello svergognata! Dovresti pulirti la bocca ogni volta che parli di lui!

Si sa le madri hanno sempre avuto un debole per i figli maschi, e la madre di Alessia non era diversa dalle altre, stravedeva per il figlio Marco, che negli studi era un mediocre.
La sorellina Laura era una vera iena, si era arruffianata il padre e viveva di maldicenza, non faceva altro che sputtanare la sorella, mettendola in cattiva luce agli occhi dei genitori.

La madre prima di lasciare l’appartamento si rivolse ancora alla figlia.

“Visto che non hai nessun rispetto per gli altri! meriti lo stesso trattamento! Ti sei giocata la ricarica del cellulare! E stasera, cara mia, stacchiamo l’ADSL, così non scrivi quelle cretinate su Facebook! Ma come ti viene in mente di dire che la tua famiglia e gente ritardata!
“Laura! Quella stronza di Laura! È stata lei a riferirti tutto? Oddio vi odiooooooo tuttiiii! Ti prego la ricarica no! Quella mi serve altrimenti perdo i contatti con i miei amici!
“Così impari ad avere più rispetto per gli altri, soprattutto per i tuoi familiari che si spaccano la schiena per mantenerti agli studi!

Alessia si chiuse in un silenzio tombale, che non lasciava prevedere nulla di buono. Dopo aver pranzato, lavò i piatti. Poi, in lacrime si rifugiò nella stanza che condivideva con la sorella.
Laura era lì intenta a leggere un libro della scuola. Appena la vide.

“Sei una vipera! Vorrei che ti seccasse la lingua!

Laura aveva capito che non era il caso di rispondere a tono. Chiuse il libro e, da vigliacca, scappò via.
Alessia si era ficcata la faccia nel guanciale e piangeva dalla disperazione. Malediva la sorte per averle dato quella famiglia di merda. Ad un tratto ripensò alle parole che gli aveva detto la sua amica Sara.

“non è necessario dare via la figa! Con un pompino risolvi tutti i tuoi problemi! E’ anonimo a nessuno interessa sapere chi sei!
Si alzò decisa, uscendo dalla stanza afferrò il telefono, sul tragitto incrociò sua sorella Laura, non la scansò, anzi di proposto gli diede una spinta violenta facendola cadere a terra!

“Hai! Mi hai fatto male! Stasera lo dico alla mamma!
“Falla finita brutta stronza! Altrimenti ti prendo a schiaffi!

Laura guardò l’espressione irata di Alessia, e si spaventò. Si Alzò veloce e corse veloce in camera.

Alessia con  il telefono cordless entrò in bagno sbattendo la porta. Si sedette sul cesso e compose il numero di cellulare di Sara e dopo alcuni squilli l’amica rispose.

“Chi è?
“Ciao Sara! Sono Alessia!
“A sei tu? Ma da dove chiami? Non è il tuo numero di cellulare?
“Lo so è il telefono di casa! Ho finito i crediti! E mia madre non mi vuole dare i soldi per la ricarica!
“Che stronza! E’ proprio una ritardata, come hai scritto su Facebook!
“Già! E lo sai novità! Quella cretina di Laura le ha riferito quello che avevo scritto su Facebook!
“Che stronza! Dio! E come ha reagito tua madre!
“Male! mi ha tagliato tutte le risorse! Compreso internet!
“Io il problema l'ho risolto con la chiavetta! Così non devo rendere conto a nessuno!
“Ma costa un casino! Come fai a mantenerla!
“Te lo già detto no! Un pompino ogni tanto!
“Cristo! Non so dove trovi il coraggio!
“Il difficile è cominciare! Poi ci trovi anche gusto!
“E’ una parola!
“Sei libera per le cinque di stasera!
“Si! Ma se faccio tardi sono cazzi miei!
“Non ci vuole molto! È una questione di mezzora! E poi ti ritrovi un casino di soldi in tasca!
“Io provo a venire! Ma non ti garantisco se avrò il coraggio di farlo!
“Sei capace a fare i pompini?
“Insomma non è il mio lato più forte!
“L’importante è prenderlo in bocca e farlo venire! Tanto quelli non vedono le differenze!
“Ma chi sono?
“Se vieni te lo spiego!

Alessia posò il telefono, sentiva un forte crampo allo stomaco, come se si rendesse conto che stava per fare una cazzata. Ma aveva bisogno di soldi, e questo tagliava la testa al toro.

Alle cinque in punto si presentò al Bar del centro, luogo dell’appuntamento. Trovò Sara seduta in luogo appartata. La raggiunse e si sedette di fronte a lei.

“Per prima cosa procurati i fazzolettini di carta, sono molto utili. Ora seguimi!

La seguì fino al cinema Astra. Noto in città perché il pomeriggio trasmetteva film hard. Era frequentato solo da persone anziane e qualche ragazzino.

“Per stavolta il biglietto te lo pago io!
“Cristo! Mi vergogno!
“Dai! Non ci vedrà nessuno! La sale è completamente in penombra!

Entrarono e si sedettero in fondo alla sala. In quel momento a tutto schermo si vedeva il grosso cazzo di un attore che si muoveva nel culo dell’attrice.

“Li vedi! Sono tutti seduti su file diverse! E tra loro c’è tanto spazio!
“Si li vedo!
“Ora ascoltami! La maggior parte di loro hanno già il cazzo fuori dai calzoni! E si stanno sparando una sega!
“Cristo!
“Non è il caso di scandalizzarti! Allora tu ti avvicini e ti siedi a fianco! Loro capiscono subito! Ma prima di metterti a fare il lavoretto, allunga la mano. Se il tipo non sgancia allora tu ti alzi. Non ti preoccupare, loro non ti lasciano andare via. Prima che tu abbia fatto il gesto ti ritrovi un bel bigliettone nella mani.
“Ho paura di non essere all’altezza!
“Forza Alessia! Si tratta solo di fare un pompino! Guarda quel signore sulla tua destra! Mi sembra un tipo adatto per iniziare! Ora vai!

Alessia si alzò, titubante, si rendeva conto che quello che stava per fare era considerato un grave errore da quel poco di senso morale che ancore le restava in testa.
Dopo aver percorso il corridoio di destra, entra nella fila e con passo quasi claudicante si siede al fianco del signore. Era buio e si distingueva appena la sagoma ed il profilo del suo volto, a volte illuminato dagli sprazzi di luce dello schermo. Era un Signore sulla cinquantina, occhiali e baffi.
Alessia allunga una mano ed attende. Ad un tratto avverte il contatto della carta moneta che si posa sulle sua mani, la stringe e la infila nella tasca dei jeans.
Il Signore solleva le spalle e posa le mani sulla spalliera dei seggiolini ed attende. Il suo cazzo è già fuori, pulsante in attesa della bocca di Alessia.
Alessia si fa coraggio, prima afferra indecisa il grosso cazzo che appena si intravede al buio, dopo averlo menato, decide di prenderlo in bocca. Si piega dischiude le labbra ed ingoia la grossa cappella, il sapore è sempre lo stesso, non è diverso da quello del cazzo di Fabio, il suo ragazzo.
Non appena le sue labbra iniziano a scivolare lungo l’asta il signore allunga una mano alla ricerca della sue tette. Alessia reagisce con un gesto di stizza, e subito si stacca.

“No! No! Non staccarti! Perdonami! Ti giuro che non lo faccio!

La sua voce era gentile, sembrava una persona educata. Alessia lo perdona e riprende a succhiare il suo grosso cazzo. Ha difficoltà ad ingoiarlo, il suo diametro è notevole, e le sue gote sono completamente intasate da quella enorme massa di carne.
Comunque, insiste e porta a termine la prima missione. Non appena sente il tipo che si irrigidisce, si stacca, e continuando a segarlo gli lecca la cappella quando uno schizzo di sperma la colpisce in pieno volto, poi prosegue fino l’ultima goccia.
Prende un fazzolettino si pulisce il viso e sparisce.
Il cuore le batteva forte. Si sentiva sporca, meschina, ma aveva intasca un biglietto di cinquanta euro. Questo le garantiva la ricarica del cellulare e la soddisfazione di qualche capriccio. Non doveva più elemosinare denaro dai suoi genitori, umiliandosi.
Raggiunge Sara, si sentiva euforica, in un impeto di gioia le mostrò la banconota da cinquanta euro.

“Cazzo ti è andata bene per essere una principiante! Quel vecchiaccio della malora mi ha rifilato soltanto venti euro!

Oramai aveva preso coraggio, aveva avuto il battesimo di fuoco e si sentiva più spavalda. I clienti successivi vennero affrontati con più spregiudicatezza. Aveva imparato a riconoscere il taglio delle banconote, se non erano della misura a lei gradita si alzava, spesse volte veniva fermata e compensata nella giusta misura.

Aveva preso l’abitudine di andare un volta alla settimana, e quando il gruzzolo era consistente, anche dopo due settimane. Alessia, aveva capito che non era il caso di farsi prendere la mano. A lei le bastava avere quel poco per mantenersi la chievetta di Internet, la ricarica del cellulare e, di tanto, togliersi qualche capriccio estetico.
Le volte che andava al cinema riusciva a fare anche fino a dieci pompini. Il suo ragazzo Fabio iniziò ad apprezzarla, ogni volta le faceva i complimenti asserendo che era diventata una pompinara di tutto rispetto.
Alessia, nella pratica, stava imparando a maneggiare il cazzo, capiva quale erano i lati più sensibili, come i contorni della cappella, e agli uomini piaceva quando si soffermava a leccare quelle linee.
Ai genitori aveva raccontato che ogni tanto aiutava una amica, che possedeva un negozio di abbigliamento. I genitori l’avevano sempre sottostimata, ma da quando notarono che Alessia era diventata autonoma nella gestione delle proprie finanze, iniziarono ad apprezzarla.
Un giorno trovò quella iena di Laura a lavare i piatti. La guardò con soddisfazione.

“Finalmente hanno capito di che pasta sei fatta! Ora capirai cosa si prova a dover essere la sguattera della casa! Ahahaha
“Alessia! Ti prego dammi una mano! È troppo per me!

La guardò gli fece pena. Aveva l’espressione sconvolta.

“Alessia! So che adesso lavori! Sai! Mi piacerebbe anche a me guadagnare qualche soldino!
“Laura, lascia perdere! Accontentati di quei pochi spiccioli che i nostri genitori ti passano!
“Ma non bastano mai! E poi, non sono più una bambina e qualche ragazzino comincia a guardarmi!
“In effetti! Non sei maluccio! Hai messo su un bel culo e le tette stanno già spuntando!
“Potrei venire con te? Imparo subito, così potrei darti un mano?
“hahahahah, tu, hahaha, lascia perdere! Non fa per te!

Alessia mise una mano in tasca e tirò fuori un bigliettone da venti euro.

“Tieni, se ti serve qualcosa dimmelo, ma ti prego prima di cercarti un lavoro avvertimi! Mi raccomando non ti fare incantare da qualche stronzetta di amica!
“Non capisco!
“Capirai! Prendi! Ora laviamo sti piatti!

Laura fissò sua sorella, come se la vedesse per la prima volta. Si pentì per tutto il male che le aveva fatto in passato. In un momento di emozione se l’abbracciò.

“Alessia, scusami per quello che ti ho fatto! Ti voglio bene! Tantissimo!
“Lo so! Lo so! Ora sbrighiamoci prima che entrino quei ritardati!
“ahahah, è vero Alessia! Sono dei ritardati! Ahahahahah

Alessia era contenta di aver ricucito il rapporto con sua sorella. Ora lei conosceva i pericoli che incombevano a quella età e volle evitare che anche lei ci cascasse.
Una scema era più che sufficiente in casa.

Il destino, non guarda in faccia nessuno, tratta tutti allo stesso modo, non fa discrezioni e/o favori, a nessuno.

Un pomeriggio, Alessia e Sara, esauriti i fondi, ritornarono al cinema Astra a rimpinguare le scarse finanze. Come di consueto si sedettero in fondo alla sala. Dopo aver dato un occhiata panoramica alla sala. Sara:

“Cazzo!
“Che c’è?
“ Lo vedi quello, in terza fila?
“Si, mi sembra un anziano signore!
“E un vecchio pieno di fisime! Quello ogni volta che gli faccio il lavoretto non fa altro che chiedermi di sedermi sopra di lui. E un vecchio libidinoso! Ti ficca le mani da dappertutto. I primi tempi lo lasciato con il cazzo in tiro. Poi visto che i bigliettoni era grossi gli ho lasciato toccare soltanto le tette. Ma è petulante. Cristo non lo sopporto!
“Se vuoi ci provo io!
“OK! Stai attenta che quello stringe le tette, e con le mani rudi che si ritrova ti fa anche male!
“Non ti preoccupare! Ho imparato a tenere a bada i tipi come lui!
“allora buona fortuna!

Alessia aveva imparato a muoversi con disinvoltura. Tutte le volte che passava accanto a persone sconosciute, sentiva il loro fiatone, perché erano intenti a spararsi le seghe davanti alle scene hard che si succedevano sullo schermo. Molti di loro sono stati suoi clienti, ma un po alla volta ha imparato a scegliersi quelli giusti. La stragrande maggioranza dei quegli stronzi pretendevano il lavoretto gratis. Lei li mandava al diavolo.
Arrivò a destinazione e si sedette a fianco del vecchio. Non appena si accomodo percepì la sua manona in mezzo alle cosce.
Sara si era raccomandata di non parlare mai, perché poteva capitare qualcuno che la riconosceva, un vicino di casa, un amico di famiglia o un professore.
Alessia afferrò la mano e la spedì al mittente.

“Dai! Fammi toccare la fighetta!

Appena il vecchio finì di parlare la pelle di Alessia si increspò, come se fosse stata colpita da una folata di vento gelido.
C’era una ragione, perché il vecchio seduto al suo fianco era suo nonno, il padre di sua madre.
Non ebbe il tempo di sentirsi sprofondare che il vecchio le posò nella mani due bigliettoni da cinquanta euro. Cazzo nessuno aveva mai pagato quella cifra.

“Dai, fammi sentire la tua boccuccia! Bella bambinaaaa dacci dentroooo  vieni!

Così dicendo il vecchio afferrò la mano di Alessia spingendola sul suo enorme cazzo. Non appena Alessia toccò il cazzo di suo nonno gli venne la pelle d’oca. Inoltre le gambe cominciarono a tremarle e la schiena a scricchiolare come se fosse percossa da corrente elettrica. Lo stomaco era in preda a dai crampi ed il respiro le si era bloccato in gola.

“Ei! Che aspetti! Ti ho già pagata!

Ti ho già pagata, e già. Alessia, era uno schiaffo, che lo sbloccò da un stato di catalessi. E’ vero aveva pagato. Che cazzo doveva fare? Non aveva il coraggio di alzarsi, perché quel vecchio petulante la tratteneva con forza. Che fare? Dopo tutto era un cliente pagante, forse il migliore. Ma era anche suo nonno e se avesse preso il suo cazzo in bocca avrebbe commesso un peccato, punito dalla legge morale e dalla chiesa. Norme di vita che a livello inconscio agivano ancora da deterrente.
Cazzo due bigliettoni da cinquanta euro e quando li avrebbe guadagnati? Guardò il profilo di suo nonno, gli voleva un sacco di bene, ed in altri momenti se lo sarebbe abbracciato e coccolato. Ma in quella occasione lei era un anonima puttanella, una ragazzina viziata che si procurava il denaro per i suoi capricci praticando il mestiere più antico del mondo. No, suo nonno era un ottimo cliente e meritava il meglio. Contò fino a dieci poi si piego sul grembo del vecchio ed accolse la grossa cappella nella bocca.
Il trauma iniziale fu superato. Man mano che la sua bocca incalzava su quella enorme fava, percepiva dentro di se un senso di piacere.
Il cazzo di suo nonno pulsava dentro la sua bocca e per lei sentirlo duro nella gola le dava un senso di ebbrezza, che non aveva mai provato prima di allora.
Ad un tratto si accorse che si era eccitata. Il cazzo di suo nonno le aveva scombussolato il basso ventre e si era bagnata. Era la prima volta che si faceva coinvolgere emotivamente da un cliente.

Ad un tratta percepisce la mano di suo nonno che si infila nella maglietta alla ricerca delle sue tette. Appena le sente, le afferra ed inizia a palparle con forza.

“Caspiterina! Sono sode! Quanti anni hai? sei giovane!

Appena Alessia percepì il contatto delle mani del nonno sulle sue mammelle, gli venne voglia di reagire, ma c’era qualcosa dentro di lei che la frenava. Forse era il rispetto reverenziale per il vecchio avo, e non se la sentiva di deluderlo. Se a lui le piaceva toccare la sue tette lei era felice di accontentare suo nonno. Così lo lasciò fare.
In quei momenti si accorse che il cazzo era in collegamento mentale con il vecchio, perché mentre la sua mano incalzavano le sue mammelle il cazzo diventava più duro e pulsante.

“Ei ragazzina! Hai i capezzoli turgidi! Sei eccitata? Dai vieni sopra di me! Che te lo faccio sentire nella fighetta!

Quella richiesta fece sussultare le membra di Alessia. In quel momento effettivamente era molto eccitata dalla situazione inaudita che si era creata. L’imprevista presenza di suo nonno le aveva scombussolato i sensi. Quel contatto così intimo, proibito dalle leggi morali, un tabù, le dava una sensazione straordinaria. Prendere il cazzo del nonno nella figa doveva essere altrettanto straordinario. Del resto sarebbe stata la prima volta che andava oltre il normale pompino.

“Se vieni sopra di me ti do altri cento euro!

Alessia reagì fisicamente a quella offerta e pensò: Nonnooooooo che faiiiiii. Il vecchio prese quella reazione come un tecnica di trattativa, allora estrasse dalla sua tasca due biglietti da 100 euro e le ficcò nella mani della ragazzina.

“Tieni! Sono duecento euro! Ora ti prego vieni sopra di me!

Appena Alessia senti la ruvidezza della carta moneta, gli si increspò la pelle.
Cristo erano due cento euro. Un altro dilemma stava arrovellando la sua testa. Nel frattempo il vecchio aveva deciso per lei, le stava sbottonando i jeans e la sua mano si stava già facendo strada nel suo scoscio.

“Dio santissimo che fighettaaaaaaaaaaaa dai abbassati i pantaloni e siediti su di meeeee ti pregooooooooo!

Lo sentiva implorante. Una sensazione di disorientamento le stava annebbiando il cervello, aveva perso la cognizione del tempo e della spazio. La sua figa era in subbuglio, perché alcune dita della mano di suo nonno la stavano penetrando con violenza. Le sentiva mentre si muovevano dentro di lei, e la cosa scioccante era che le piaceva.
Come un automa si abbassò i pantaloni a mezza coscia, si alzò in piedi. Nello stesso istante suo nonno teneva fermo il grosso cazzo che si innalzava nel buoi come una torre rocciosa.
Alessia si era seduta tante volte sul grembo del nonno, ma mai in quella condizioni. Le sue natiche erano nude, il suo scoscio, con la figa pulsante di desiderio, pronta da immolarsi su quel palo atavico.
Nel momento in cui si abbassò, la cappella di suo nonno, dimostrando un talento pari a quello di un segugio, impattò dritto contro la vulva vaginale, e senza alcuna resistenza affondò in mezzo alle labbra, immergendosi sulla via dell’utero, quindi la penetrò completamente, fino alla base dei coglioni.

“Cribbiooooooo come sei strettaaaaaaaa mmmmm ora muoviti ti pregoooo
“mmmmm

Alessia avrebbe voluto gridare dal piacere immenso che stava provando. Il cazzo di suo nonno pulsava dentro la sua vagina, dandole delle sensazioni incredibili.
Il suo corpo fremeva come un fuscello sbattuto dal vento impetuoso.
Appena iniziò a muovere il bacino in orizzontale, le mani di suo nonno si attaccarono alle sue mammelle, mentre la sua bocca raspava sul collo, come un lumacone.

Nonostante tutto, le piaceva sentire le mani di suo nonno addosso, le dava una forza incredibile. Infatti continuò a muoversi con più forza, stimolando quella enorme massa di carne che palpitava dentro la sua figa.

“Diavoli di una ragazzinaaaaaaaa mmmm dai cosììììììì sei l’infernooooooooo mmmmm
“mmmmm mmmm!

Dopo alcuni minuti di intesa partecipazione a quel coito di dannati, Alessia percepì i fremiti di suo nonno, il suo cazzo era diventato più duro, e lo sentiva mentre cercava di farsi strada dentro di lei, cercando di raggiungere la massima profondità possibile. Stava sborrando.

“Ei, stai godendo anche tu, cribbio la tua fica mi stra stritolando il cazzooooooo
“mmmmm mmmmmmm!

In effetti anche Alessia stava provando un orgasmo da sballo.
Nello stesso istante il caldo seme di suo nonno le inondò l’utero.

“oooooooo dioooooooo sei un diavolooooooooo mmmmm perché non gridiiiiiiii
“mmmmm mmmmmm

Non appena sentì il cazzo di suo nonno che si stava afflosciando nella sua fica, si alzò dal suo grembo, con la sborra che le colava abbondante dalla fica, poi con difficoltà si tirò su i jeans, quindi, prima di fuggire da quello inferno, abbracciò il vecchio e le diede un bacio sulla guancia.

“ahahah ti è piaciutooooooooo ti aspetto martedì prossimoooooo ciao amoreeeee!

Trafilata, con il respiro in affanno, raggiunse Sara.

“Ei ma che cazzo hai fatto, ho visto che ti sei messa sopra di lui! Ma sei impazzita! Senza precauzioni! Con uno sconosciuto! Ma lo sai che rischi di prenderti una malattia?
“Non rompere! Mi andava di farlo! E poi non era affatto petulante!
“ti piace? Se le cose stanno così è tuo! Almeno fatti pagare per le prestazioni extra! Ahahah

Alessia non disse a Sara che suo nonno le aveva dato ben trecento euro. Poi guardò la sua amica.

“Credo che non verrò più qui!
“Vuoi rinunciare a questa fonte di guadagno!

Alessia non voleva rinunciare a nulla. Solo che aveva avuto un idea. E se le cose fossero andate secondo quanto aveva sperato, la sua fonte di reddito sarebbe durata per un bel pezzo.

“E’ troppo rischioso! Non vorrei che mi capitasse di incontrare qualcuno che mi conosce! Scusami ma il nostro rapporto finisce qui!
“Ma non puoi! Ho bisogno di una complice! Da sola non sarei capace di farlo!
“Ma allora quel giorno anche per te era la prima volta?
“Si!
“Ma come facevi a sapere tutte quelle cose?
“Le avevo lette su una rivista! Sai quelle inchieste che fanno i giornalisti! Comunque è stata una bella idea non trovi?
“Ma i soldi per i tuoi capricci dove li prendevi?
“Rubavo!
“Cosa?
“Li rubavo ai miei genitori! Senti non puoi lasciarmi così!
“Vuoi una complice! Rivolgiti ad Ilaria! Quella è perennemente in crisi! Sono sicuro che in lei troverai un ottima spalla! Ahahah
“Non sarà mai come te!
“Ci vediamo domani a scuola!

Si salutarono, Sara la guardò con grande rammarico. Era una ottima compagna di avventure. Poi pensò ad Ilaria. Doveva ricominciare da capo. Bo, che glie ne fregava, sarebbe andato bene lo stesso, in fondo si trattava solo di prenderlo in bocca, tutte le donne sarebbero state in grado di farlo. Sorrise.


Quella sera Alessia cenò serena e felice. Era contenta di aver regalato a suo nonno un momento di piacere. Suo nonno aveva lavorato un vita, si era sacrificato per dare un futuro ai figli. Inoltre aveva una moglie che era una vera megera. Sempre incazzata, e pronta a rimproverarlo per qualsiasi stronzata. In fin dei conti si sentiva legato a lui, perché condivideva un destino di vessazioni e umiliazioni familiari.

La domenica successiva erano tutti invitati a casa del nonno. Alessia, in passato lo viveva come un vero e proprio stress. Perché, mentre suo padre e gli zii restavano in cucina a giocare a carte, sua madre, la nonna e le ziii si mettevano a chiacchierare in salotto, mentre i suoi cugini uscivano fuori nel cortile a giocare con la sorella Laura. Il nonno si chiudeva nello studio a guardarsi la televisione, lei, l’unica nipote adulta, si annoiava a morte, e per rompere la monotonia passeggiava nella casa tra la cucina, il salotto ed il balcone. Ogni tanto andava dal nonno e se lo coccolava, perché nessuno lo sopportava, anzi lo lasciavano volentieri da solo.
Suo fratello Marco inventava mille scuse per non venire.

Ma quella domenica aveva un idea da realizzare. Se tutto fosse filato liscio, la sua fonte di reddito avrebbe iniziato a funzionare come un orologio svizzero.
Per l’occasione volle vestirsi da figa, così indossò una minigonna in jeans, cortissima, ed una magliett attillata, che esaltavano le sue meravigliose tette. Il perizoma succinto copriva soltanto le fenditure della figa, lasciando scoperte le protuberanze delle grossa labbra.
Non appena gli ziii la videro si soffermarono con libidine a fissarle le cosce e le tette. Ormai aveva fatto l’abitudine a quegli sguardi lascivi.
Anzi, per ripagarli della stessa moneta, si comportò da civettuola, strusciandosi volentieri su di loro. In quei frangenti le sembrò di cogliere anche una certa allegria tra le loro gambe.
Sorrideva dentro di se, a pensare che, anche loro, potevano diventare delle potenziali fonti di reddito. Una vera spregiudicata. Durante i convenevoli non lesinava nulla. Si sedeva scosciando in modo osceno. Gli Zii non avevano occhi che per le sue straordinarie cosce. Si sentiva come l’ape regina, se solo avesse voluto avrebbe fatto di loro quello che voleva.
Ma lei non era venuto per questo. L’uomo che le interessava la ignorava. Non le dava neanche la minima soddisfazione di un sguardo fugace. Pensò che l’impresa sarebbe stata difficile.

Dopo il pranzo, le cose si stavano evolvendo secondo i canoni. Gli Zii, con il padre, rimasero in cucina a giocare a carte, tra bicchieri di whisky e fitta calotta di fumo che aleggiava sopra le loro teste, mentre le donnine si erano radunate in salotto a praticare il loro sport preferito, taglio e cucito su tutti i conoscenti, parenti inclusi.

Alessia si guardò attorno, e notò che i ragazzini erano scomparsi. Li sentiva vociare in cortile. Era arrivato il momento di mettere in atto il suo piano.
Con passo felpato si avvicinò alla porta dello studio, l’aprì ed entrò dentro. Suo nonno come d’abitudine sedeva sulla poltroncina a due posti, di fronte al televisore da trentadue pollici. C’era il solito spettacolo di intrattenimento domenicale, con tanto di ragazze, giovane e mezze nude.

“Ciao nonno! Posso farti compagnia?
“Certamente tesoro! Accomodati!

Sentire la voce di suo nonno le fece venire la pelle d’oca, perché le richiamava alla memoria quei momenti bellissimi vissuti con lui nel cinema Astra.
Alessia si sedette al suo fianco, non fece attenzione alla sua gonna che si ritirò lasciandole scoperte completamente le cosce. Del resto era quello che voleva. Il gioco della provocazione era iniziato.
Però lui non le notò e continuò a guardarsi la televisione. Neanche un occhiata veloce.
Fu il nonno a rompere il silenzio.

“Che profumo usi! È molto buono!
“Ti piace? E un profumo francese!
“Caspiterina! Mi sembra un profumo costoso! Sbaglio?
“No! Non ti sbagli nonno! Lo hai già sentito primo d’ora?

Alessia cominciò a calare le sue carte. Attendeva di sentire la risposta. Perché lei sapeva che era lo stesso profumo che si era messo quel giorno nel cinema astra.
Il nonno con un pizzico di impiccio.

“Si.. mm. Mi sembra di averlo sentito da qualche parte!
“Recentemente?

E qui il nonno di Alessia ebbe un attimo di riflessione. Per la prima volta abbassò lo sguardo sulle cosce di Alessia, soffermandosi, poi con voce rotta dalle emozione.

“Si… forse… ma non so dire in che occasione!

Alessia sentiva che era sulla strada buona. Lo stava provocando a dovere. Però non era sufficiente, ci voleva qualcosa che spingesse suoi pensieri in una direzione, verso di lei ed iniziassero a desiderarla come donna. Gli venne un idea.

“Nonno ma quanti DVD hai? Sono un casino!

Si era alzata, piegandosi davanti al carrello su cui era appoggiato il televisore, e iniziò a leggere i titoli dei DVD riposti sui ripiani inferiore, messi in fila.
Per poterli leggere dovette accentuare la posizione oscena, facendo in modo che il suo culo fosse ben visibile allo sguardo di suo nonno.
In quel modo esibiva uno scoscio da infarto. Il perizoma nero si perdeva tra i glutei rotondi e paffuti, mentre lo scoscio, parzialmente nascosto, appariva incastonato tre le cosce. Era una visiona carica di sensualità.

Alessia poté constatare l’effetto di quel gesto, osservando l’immagine riflessa di suo nonno nello specchio della credenza. I suoi occhi erano strabuzzati fuori dalle orbite ed incollati al suo culo. Inoltre poté vedere chiaramente la sua mano che si massaggiava la patta dei pantaloni.
Un sorriso beffardo sottolineò la sua contentezza, perché c’era riuscita, la provocazione aveva fatto centro. Il caro nonnino era eccitato e non aveva occhi che per il suo magnifico culo.

“Nonno hai i film di Tinto Brass? Che figata! Mettiamo questo!
“Ma Alessia! Non so se….
“Non sono mica pornografici! Ho letto che sono soltanto erotici!

Cosi dicendo infilo il DVD nel riproduttore ed attese che si avviasse il film.

“Nonno ti voglio bene! Vorrei abbracciarti!

Voleva buttare più benzina nel fuoco. Infatti si avvicinò al suo avo e con espressione ingenua si sedette sul suo grembo, trovando quello che cercava. Il cazzo era duro e palpitante, e lo sentiva perfettamente pulsare contro il suo culo.
Il nonno divenne rosso, colto da un moto di imbarazzo, che le fece abbassare lo sguardo, al fine di evitare di doversi vergognare.

“Nonno! Certo che alla tua età sei ancora arzillo! E’ inutile che fai il finto tonto lo sento perfettamente!
“Forse è meglio che ti alzi! Ho i nervi a fior di pelle e non so se riuscirei a controllarmi!
“Perché ti devi controllare?
“Alessia stai giocando con il fuoco!
“Perché! Non ti piacerebbe giocare con me! Lo sai che da bambina mi piaceva tanto giocare a cavalluccio!
“Ora non sei una bambina! E..
“E cosa?
“Basta, maledetta impertinente! Vuoi giocare? E allora giochiamo!

Cosi dicendo il nonno ficca un mano nelle cosce e comincia ad accarezzargli la figa.

“Diavolo di una nipote! Era questo che volevi? To….

Gli spostò il perizoma e gli ficco alcune dita nella figa.

“ooooooooo mmmmm mmmmm!
“Ti piace e?
“Si…. Mi piaceeeeeeeeeeeee mmmmm
“Adesso ti voglio mostrare qualcosa con cui potrai giocare meglio! Siediti qui!

Alessia prese posto al fianco di suo nonno, mentre lui si aprì la patta dei pantaloni ed esibì la sua possente erezione. Il suo cazzo scuro, con una cappella grossa e sanguigna, si innalzò boriosa e dritta sotto i suoi gli occhi furbi.

“Accidenti che palo!
“Dai toccalo! E fammi vedere di cosa sei capace di fare!

Alessia iniziò prima a menarlo, delicatamente, facendo scivolare la pelle tesa sulla massa carnosa ingrossata oltre il limite. Nel buio aveva intuito che era un cazzo notevole, ed ora che lo vedeva alla luce del giorno ne aveva la conferma.
Era talmente grosso che aveva difficoltà a cingerlo completamente. Comunque erano mesi che si era addestrata a lavorarsi cazzi come quello e sapeva in che modo stimolarlo.

Dopo averlo segata a dovere, si abbassò con il busto e lo prese in bocca. Non appena le sue labbra si chiusero attorno glande, grosso come una biglia di bigliardo, suo nonno si lascio andare…

“Cribbiooooooo sei bravissimaaaa mmm dai cosìììì

Ad un certo punto Alessia si stacca dal cazzo e si allontana da suo nonno.

“Bè… che cosa ti è preso….!
“Nonno tutto ha un prezzo! Tu quando saresti disposto a pagare affinché continui?
“Merda! Ma chi cazzo dici? …. Va bene! ti darò venti euro!

Alessia non si mosse di un centimetro.

“OK! OK! Vanno bene cento euro? No! Duecento? Cazzo! Allora ti darò quattrocento euro!

Alessia sorrise.

“Vorrei che mi pagassi subito!

Il nonno guardò sua nipote con aria truce. Si alzò, con il cazzo duro e palpitante che spuntava da sotto il grosso ventre. Era troppo eccitato per protestare. Dal cassetto di un comodino prelevò otto biglietti da cinquanta euro!

“tieni! Ora continua!

Alessia incassò con entusiasmo il denaro, ficcandoselo in una tasca posteriore della minigonna. Poi riprese ad accarezzare il grosso cazzo del nonno ed infine a succhiarlo.

“Sei più cara di quella puttanella dell’altro giorno, ma ne vale la pena!
“Chi? quella del cinema Astra?
“Cazzo! Come fai a soperlo?
“ahahahah! Non indovini?
“Eri tu! Oddioooooooo eri tuuuuuuuuuuu?
“Si! ahahah
“Sei stata grandeeee mmmm la tua boccaaaaaaa Nipotina dai fammela sentire di nuovooo Ahahahah

Alessia riprese a succhiare con più foga. Suo nonno, divenne più audace e spudorato.
Mentre lei lo stava spompinando lui le aveva ficcato alcune dita nella fica, e la stava stimolando con movimenti veloci.

“Dai vieni sopra di me! Ho un gran voglio di scoparti!

Alessia si sedette sopra suo nonno, facendosi impalare dal suo cazzone, fino alla base dei coglioni. Andarono avanti per alcuni minuti, fino a quando, il vegliardo non gli scaricò una tonnellata di sperma nella vagina.

“Nonno!
“Si tesoro!
“Mi prometti che non andrai più al cinema Astra?
“Te lo prometto, ad una condizione!
“Quale?
“Che tu mi venga a trovare più spesso!
“si! Però tu devi essere generoso?
“Certamente! Piuttosto che pagarmi un puttana qualunque preferisco pagare la puttana di casa! hahahah

Il giorno dopo Alessia, a scuola, ostentava superba il suo nuovo cellulare. Ormai non aveva più problemi economici. Il nonnetto provvedeva a tutti suoi capricci, dietro compenso in natura.

Intanto Laura osservava ed imparava……. Fra sei anni sarebbe toccato a lei soddisfare il vecchio…. e gli ziii …E pagarsi i capricci.

Così va la vita….