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martedì 19 giugno 2012

Il massaggio cinese con il bacio.


Due amici in gita a Roma. Si imbattono in un centro di benessere cinese. Mario decide di entrare per verificare se il centro è simile a quelli di Milano, dove si pratica il massaggio completo, esteso anche al pene.
Il pullman ci lasciò nei pressi di piazza di Spagna.
Rimanemmo incantati davanti alla bellezza della scalinata di Trinità dei Monti, della splendida fontana di Trevi, di piazza del Popolo e di Villa Borghese.

Quando siamo giunti nei pressi di  piazza della Repubblica, facciamo una sosta per  prendere un po di ristoro all'ombra degli ampi porticati.
La Guida ci comunicò che potevamo fare un po’ di shopping nei dintorni, ma dovevamo ritornare entro due ore in quel luogo, nei pressi del piazzale della Stazione Termini, ove ci attendeva il pullman che ci avrebbe riportato all'albergo.


Vi erano tanti negozi da vedere, e così con Gino imboccammo una strada a caso. Fatti pochi passi trovammo l'ingresso di uno dei quei negozi esotici cinesi con tante scritte nella loro lingua e vetrine colorate. Incuriositi ci siamo avvicinati per capire che tipo di commercio si faceva lì dentro.

Finalmente dopo aver letto tutte le insegne Gino capì di cosa si trattasse.

“Mario lo sai che cosa è questo negozio?
“Non è ho proprio idea!
“ E' un centro di benessere cinese. Qui dentro sono specializzati in massaggi!
“Caspita non sarà come quelli famosi di cui ne parla Cesare al Bar?
“Già! Cesare non la smette di rompere con i centri di benessere di Milano!
“Si! Ma lui dice che li dentro si fa di tutto meno che i massaggi!
“Quello non capisce un cazzo di massaggi! Per lui una casa di tolleranza e un centro di benessere cinese sono la stessa cosa! Nella cultura orientale invece il benessere è considerato come un stato psicofisico in perfetto equilibrio! E' una filosofia di Vita! Sono molti avanti rispetto a noi! Non hanno alcun pregiudizio o tabù religioso! Per questo la sega è ritenuta a buona ragione una pratica rilassante! Perché contribuisce a dare un senso di benessere e un rilassamento psicofisico!
“Sarà così! Ma una sega è sempre una sega! Anche se è fatta con scopi nobili! Secondo te? Qui faranno quelle cose? Come dice Cesare?
“Non lo so! Comunque è un centro di benessere cinese! Forse sarà come quello di Milano!
“Per saperlo non ci resta che entrare e constate di persona! Che facciamo? Entriamo?

Gino mi fissò perplesso per quello che avevo detto. Ma le sue parole mi avevano incuriosito. Il pensiero che qualcuno mi manipolasse il cazzo mi intrigava. Magari avrei trovato una bellissima fanciulla dagli occhi a mandorla, occhi color giada e pelle bianca come le neve.

“Mario stai scherzando? La cosa sinceramente non mi attira! Sono sposato!
“Ma come? hai esaltato la cultura superiore dei mandarini, la loro libertà nei costumi e poi ti fai venire gli scrupoli e i sensi di colpa? Dai entriamo!
“Un conto è la conoscenza di alcune filosofie di vita come cultura personale, un conto è metterle in pratica!
“Io invece sono per le esperienze dirette! Una cultura se vuoi capirla la devi conoscere da dentro, vivendola! Io entro! Che fai mi segui?
“No! preferisco aspettarti qui! Anzi vado in quel bar!
“Fai come vuoi! A dopo!

Varcato l'ingresso mi trovai in un altro mondo. I locali erano stati arredati con i tipici mobili del sol levante, in canna di bambù grezza e laccata con tonalità indefinibili. La luce era soffusa e ben distribuita. I colori dei muri, i quadri, le colonne, tutto ricordava i tipici stili dell'architettura delle pagode. Sembrava di essere tornato indietro di secoli.

“Buon giorno signore!

Mi girai e vidi una splendida signora dagli occhi a mandorla. Capelli erano neri e lisci, come spaghetti, con una frangia perfettamente tagliata dritta. Un fiore rosso adornava una caschetto di capelli color ebano.
Aveva un corpo snello e magro, coperto da un vestitino con fantasia di fiori e draghi rossi. Cortissimo.
Le braccia e le gambe erano scoperte. Le pelle era bianca come la neve. Il viso truccato con gusto, che ne esaltava i tratti orientali. Bocca rossa e carnosa.

“Buon giorno!
“E' venuto per un massaggio?
“Si!
“Mi segua! Adesso le ragazze sono tutto impegnate! Se vuole attendere un pochino!
“Veramente non ho tanto tempo a disposizione! Appena due ore!
“Un momento! vengo subito da lei!

Vidi la donna aprire una porta rossa ed entrare. Dopo alcuni secondo ne uscì mi sorrise e andò verso la porta di ingresso. La chiuse a chiave e ritornò verso di me.

“Venga con me! Lo stanzino è laggiù!

Mi precedeva di un passo. Era una donna molto sensuale. Il suo profumo era molto forte, mi inebriava, stordendomi la mente.

“Questo è lo spogliatoio. Qui ci sono gli asciugamani. Lì c'è la doccia, e dopo averla fatta, entri in quella stanza, oltre quella porta laggiù!

Appena la donna uscì, mi spogliai e feci la doccia. Quindi mi asciugai e mi avvolsi un asciugamano attorno ai fianchi e poi mi diressi verso la porticina.
Entrai nel locale dove c'era un lettino al centro della stanza. Sui mobili di stile sol levante vi erano delle candele accese, dalle quali si spandeva un fumo aromatizzato.
La stanza era di color rosso. Sui muri erano appesi degli arazzi con fantasie di paesaggi agresti, sui quali correvano ragazze orientali, vestite con il tipico costume cinese, un kimono, aperto davanti da cui si intravedeva la loro nudità.

“Si stenda su lettino!

Mi girai verso il suono della voce e ritrovai davanti nuovamente l'affascinante signora che mi aveva accolto all'ingresso. Ora non indossava più il vestitino con la fantasia di fiori e draghi, ma un camice bianco.

Mi allungai sul lettino con il ventre sotto. Tenevo ancora l'asciugamani attorno ai fianchi. La signora, dopo aver spalmato un unguento aromatizzato, inizio a massaggiarmi le spalle, ponendosi davanti al mio capo.
Le sue mani scivolavano sul dorso verso i lombi. L'azione costringeva la donna ad allungarsi sopra di me.
Il profumo del suo corpo mi sollecitava le narici provocandomi una reazione che non avevo prevista.
Il cazzo cominciò ad ingrossarsi e lo sentì sotto di me mentre pressava contro il materassino. Una vera tortura cinese.
Più la donna incalzava con le sue manine e più il mio cazzo pulsava.

Quando finì di massaggiarmi la schiena, le gambe e le braccia.

“Ora si giri e si adagi sul dorso!

Dopo aver esitato un pochino, mi girai cercando di tenere nascosta l'erezione del cazzo, come meglio potevo.
Ma fu tutto inutile. Il grosso palo teneva sollevato l’asciugamano. Ero imbarazzato perché quel centro non mi sembrava uno di quelli che aveva descritto Cesare, quindi non avevo il coraggio di guardare la signora dagli occhi di giada.

Le sentì mentre riprendeva a massaggiarmi il petto, le spalle e il ventre.
Ad un tratto la tipa mi tira via l’asciugamano e l'erezione appare completamente visibile al suo sguardo. Lei non si scompose e lo fissò per alcuni secondi, poi con tono gentile mi disse:

“Se lei vuole, il massaggio comprende anche il suo pene!

Cazzo avevo fatto bingo. Il centro di benessere includeva anche la sega. Contento come un bambino che aveva ricevuto il più bel giocattolo, rispose subito, entusiasta.

“Si!
“l'avverto che il servizio costa venti euro in più! Cinquanta con il bacio!

Pensai tra me – Il bacio? - che cavolo era? Incuriosito da quella proposta :

“Va bene! anche il bacio!

Appena diedi il mio consenso, le sue mani iniziarono a manipolarmi il cazzo.
Lo serrarono con delicatezza, poi prese a muovere la pelle, con dolcezza; un tocco di leggerezza sublime, agitando solo i polsi, su e giù.
Tirava la pelle verso l’alto, completamente, poi tenendola chiusa in cima attorno alla cappella, tipo pannocchia, massaggiava il cazzo con forza e nello stesso istante accarezzava lo scroto e i coglioni.
Uno stimolo meraviglioso. Una combinazione idilliaca di sensazioni interiori e della pelle.
La donna riusciva a stimolarmi l'inguine e le zone circostanti con un’azione continua e senza soluzione di continuità.
Ad un tratto china il capo e inizia a leccarmi la cappella. 

Quello, sicuramente, era il bacio.

Appena la lingua cominciò a muoversi velocemente sul glande, fui aggredito da brividi alla schiena. Era una sensazione incredibile.
La tipa era bravissima a brandire il cazzo, leccarlo e a succhiarlo. La sua bocca scendeva lungo le pareti del pene serrandolo con le sole labbra carnose. Scivolando lungo l'asta evitava di farmi sentire i denti. Era straordinaria.

Tutto stava procedendo a meraviglia. La bambola cinese mi stava praticando un pompino da oscar, come da copione. Ma qualcosa cambiò il programma che mi ero immaginato.
Mentre mi stavo godendo quel piacevole massaggio orale sentì la sua mano che iniziava a strusciare la fenditura dei glutei. Ad un tratto avverto un dito che comincia a lavorarmi il buco del culo.
Stavo quasi per fermarla, ma il piacere che mi stava suscitando era talmente forte che non ebbi il coraggio di bloccarla.

Il lavoro di trapanamento del culo continuò con accanimento, fino a quando non avvertì un dito che iniziava a penetrarmi l'ano.

Cribbio era una sensazione incredibile. Una combinazione di stimoli estremi. La sua bocca stimolava il cazzo, mentre una mano, ficcata tra i glutei, mi stava in sostanza chiavando il culo.

Era impossibile resistere a quell’uragano di sensazioni. Una miscela di emozioni forti che mi stavano provocando vigorosi brividi lungo tutta la spina dorsale.

Non riuscivo più a controllare quelle sollecitazioni estreme; il cazzo pulsante come un cuore impazzito, iniziò a dare segni di cedimento, impaziente di sborrare.

La tipa si accorse subito del mio cambiamento di umore, infatti aumentò lo sforzo e diede alcuni colpi di pompa in sequenza con la bocca, poi continuò a menarlo con la mano.

Intanto il suo dito stava scavando profondamente nello sfintere dandomi un godimento che non riuscivo più a contenere.

“Sei straordinaria aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmm

Mi lasciai andare sborrandole nella mano e nello stesso istante serrai i glutei, bloccando il suo dito nel buco del culo. Una sensazione che mai avevo provato prima di allora.

Alla fine ero completamente rilassato, in ogni parte del corpo.

Quando uscì dal centro di benessere, mi sentivo leggero e felice. Gino aveva ragione; la cultura orientale era superiore alla nostra.

“Allora? Come è andata!
“Meravigliosamente! E' stata un’esperienza incredibile! Non so come descrivertela!
“Allora Cesare aveva ragione!
“Assolutamente si! ma viverla di persona è certamente meglio che immaginarla ascoltando quel fesso!
“Raccontami tutto! Voglio sapere tutto!

Il suo sguardo era in preda ad una morbosa curiosità. Dovevo accontentarlo; altrimenti mi avrebbe stressato per molto tempo.

Gli raccontai tutto, tranne la circostanza del dito nel culo. Quello è meglio non divulgarlo, non vorrei che qualcuno potesse fraintendere.

Così va la vita

guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

venerdì 15 giugno 2012

Sull'autobus con la nipote




E' la storia di un vecchio porco che gli piaceva strusciarsi contro il posteriore delle passeggere di autobus, poi un giorno il destino gli mette davanti quello di sua nipote, e lui non lo riconosce, del resto anche la ragazza non era li per caso.

Salve. Sono vecchio e canuto, un anonimo, come se ne incontrano tanti in città, che si sposta solo sui mezzi pubblici per necessità, non avendo la patente di guida.

Preferisco viaggiare in piedi piuttosto che seduto, e spesso cedo volentieri il posto, anche ai giovani.
La primavera è la stagione che più prediligo per viaggiare.
In quel periodo mi compiaccio ad ammirare le giovane donne, che ci allietano la vista con abitini leggeri, che mettono in evidenza ogni particolare anatomico del loro corpo, senza nulla celare alla fantasia.
Sono vestite in tutti i colori e foggia: jeans attillati come calze maglie; pantaloncini corti ficcati nei glutei e minigonne vertiginose, che non coprono assolutamente nulla.

Oggi la donna è più disinvolta, direi quasi sfacciata rispetto ai miei tempi.
Ostenta liberamente la sensualità del corpo, esaltando ogni aspetto della propria bellezza con accorgimenti vari.
In piedi o sedute è sempre un bel vedere. A volte siedono sui seggiolini dell'autobus, quasi distratte con le cosce scoperte o accavallate divinamente. A volte le vedi con le gambe oscenamente spalancate, mostrando il loro celestiale scoscio, con vista di mutandine, che si perdono in modo sublime nelle abbondanti e carnose natiche.

Nonostante le occhiate insistenti, che personalmente non lesino di lanciare tra le loro cosce, esse non si preoccupano minimamente di nascondersi, nessuna bada ad un vecchio porco, anzi continuano ad ostentare serenamente le loro intimità, indifferenti, senza coprirsi, e credo a volte anche divertendosi a provocare il poveraccio di turno.

Che pena guardare e non toccare. Con il cazzo duro che pulsa al ritmo degli scossoni dell'autobus.

Ma nella vita si sa c'è anche un po di giustizia. La fortuna aiuta gli audaci.

E' accaduto anche di eccitarmi nei percorsi di linea e su autobus super affollati, allora erano guai. Perché il grosso pacco diventava un problema. Anche se la turgidezza era celata sotto i pantaloni, si avvertiva subito appena urtavi contro il culo o i fianchi dell'ignara passeggera che mi precedeva.

In quelle occasioni spesso venivo fatto oggetto di sguardi di disprezzo, e respinte celate dietro gesti involontari, perché quell'ingombre non era gradito.
Però è capitato che alcune hanno continuato a tenersi stretto tra le natiche la mole del cazzo, continuando tranquillamente a viaggiare, ignorandomi.
In quelle occasioni, anzi, le sentivo spingere con il culo, senza staccarsi di un millimetro.
Erano casi rari, ma quando capitavano era un piacere tenere il cazzo schiacciato contro il loro culo.

In quei momenti, vista la disponibilità della tipa al contatto, era difficile tenere a bada le mani, ma la reazione della gente era imprevedibile, così il buonsenso consigliava di evitare qualsiasi azzardo, per non correre il rischio che qualcuno lo interpretasse male.
Pertanto mi accontentavo di tenere l'erezione pressata contro il posteriore della fortunata di turno, godendomi quel dolce struscio contro i glutei, fino al capolinea.

Viaggiare nelle ore di punta era la garanzia che potesse capitare un ottimo approccio.
La vittima sacrificale la sceglievo tra quelle che esibivano il più bel posteriore. Possibilmente vestita in modo succinto.

Appena ne individuavo una mi avvicinavo da tergo. Con cautela, ed agendo come un cinico predone, mi impossessavo di quel spazio privato nel quale campeggiava il loro stupendo lato b.
L'approccio avveniva per gradi. Il primo contatto capitava accidentalmente alla prima frenata. Allorquando cozzavo con il cazzo contro l'incavo posteriore tra le cosce e i glutei.
Dopo il primo appoggio, raffinando la mira, quando capitava la seconda frenata, ficcavo la turgidezza del cazzo dritto in mezzo ai glutei.
La seconda volta era quella che determinava la tendenza della donna, poiché ci rimanevo incollato il più possibile.
Quando notavo che la tipa non reagiva a quell'invasione imprevista, alla terza frenata mi attaccavo definitivamente a lei, cercando anche di spingere più in profondità.

E' capitato anche di subire l'iniziativa di alcune donne, che si appoggiavano ad ogni occasione fino a quando non si adagiavano completamente contro il mio grembo.

Una volta è avvenuto addirittura che una giovane studentessa, dopo essersi appoggiata in modo sfacciato, iniziò a muovere il culo fino a quando non incastrò il cazzo tra i suoi glutei. In quei momenti cercava persino di stringere le natiche, serrandoci dentro il nerbo.
Fu una vera sorpresa trovarmi davanti una giovane a cui piaceva il contatto con il cazzo di uno sconosciuto.
Quella volta, quando arrivammo al capolinea, appena sceso, mi fece un cenno di seguirla.
La pedinai fino ai bagni della stazione degli autobus. Appena dentro, mi prese da una mano e mi tirò in uno cesso, dopo aver chiuso la porta mi supplico di infilargli il cazzo nel culo.
Era super eccitata e tremava come un fuscello. Appena glielo infilai nel culo prese a muoversi verso di me in modo convulso, come se fosse stata morsa dalla tarantola. Non ebbi alcuna difficoltà ad infilarlo dentro perché il buco era ampiamente spianato.
La giovane studentessa si rivelò una grandissima troia.
Me la inculai con gusto per una buona mezzora, fino a riempirle il buco del culo di sborra.

Dopo quel miracolo non ebbi più fortuna, però ero diventato un vero esperto nel godermi i glutei delle ignare passeggere degli autobus.
Sapevo riconoscere al volo la donna disponibile a tutto, che non gliene importava un fico secco se qualcuno glielo appoggiava sul didietro.

Non era facile individuarla e a volte passavano molti mesi prima di poterne incontrare una e provare il piacere di un dolce contatto.

Non ero un fanatico o maniaco del culo, ma certamente quando capitava non mi tiravo indietro.

Si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
E' risaputo che persone che hanno la stessa tendenza primo o poi si incontrano.
Ed è quello che è capitato a me.

Una calda mattina, dei primi giorni del mese di giugno, mi trovai a viaggiare su un autobus affollatissimo. Quel giorno c'erano più ragazzi che donne. Alzai il capo e, poco distante da me, intravidi un cappellino azzurro calzato da una ragazza dai capelli biondi e ricci, che le arrivano sulle spalle. Se ne stava appoggiata ad un seggiolino tenendosi aggrappata allo corrimano. Nel frangente notai il suo stupendo culo. Lo teneva rivolto contro le persone e non si curava di spostarsi ogni qualvolta qualcuno le passava dietro.
Un perverso sa riconoscere un altro perverso. Appena notai quel modo di comportarsi dissi a me stesso che quella era la giornata giusta per godermi un dolce contatto.
Eccitato all'idea, escogitai la tecnica di avvicinamento, facendomi strada tra la folla riuscì ad arrivare alle sue spalle.
Appena abbassai lo sguardo fui aggredito da un culo rotondo e ben diviso da pantaloncini corti attillatissimi. Una panorama stupendo che suscitò subito l'erezione del cazzo, ed in pochi secondi divenne duro , palpitante e pronto ad invadere quella nicchia di piacere.

Aspettai trepidante la prima frenata, che avvenne quasi subito.
Mi appoggiai a lei, con tutto il mio peso, premendo con forza la turgidezza del cazzo tra quei glutei sodi e rotondi. Lei non si voltò e non disse nulla.
Nella seconda frenata fu lei a venirmi addosso, anticipando la mia azione.
Rimase incollata al mio grembo per alcuni istanti. Quel gesto lasciò capire le sue intenzioni lascive e la disponibilità a lasciarsi toccare il culo.
Nella terza frenata il movimento avvenne in perfetta sinergia. Ci incontrammo a metà strada. Il mio cazzo si incastrò tra i suoi glutei. Lei non reagì, rimase tranquillamente appoggiata a me, cercando anzi di trovare una posizione più comoda e di maggiore effetto.

Ad un tratto sentì qualcuno che mi toccava il cazzo e lo stringe. Abbassai lo sguardo e strabiliato vidi la sua mano che serrava la stoffa dei pantaloni, in corrispondenza del pacco, stimolando il contenuto.
Rimasi sconcertato, perché fu la prima volta che mi capitava di incontrare una donna che avesse azzardato una azione del genere.

Sbottonai subito la giacca per per nascondere quel gesto inaudito.
La ragazza, con disinvoltura, continuava nella sua azione audacia e spregiudicata, poi, infila la mano nei pantaloni, scavando dentro fino a raggiungere il cazzo, che cinse con forza.
Ero molto imbarazzato perché il tutto stava succedendo in pubblico, in mezzo a quella folle di passeggeri ignari, che distratti da chissà quali pensieri non avevano notato nulla.

La giovane ragazza iniziò a masturbarmi. I movimenti furono difficoltosi ma lei dimostrando un talento acquisito senza altro da lunga esperienza sul campo, si limitava a muovere solo il polso della mano, riuscendo così a dare un ritmo regolare alla sega.
Era perfettamente coordinata al movimento dell'autobus, si teneva ferma, e nello stesso tempo rimanendo attaccata a me, come se la stessi abbracciando, continuava a masturbarmi.

Il mio corpo era letteralmente scosso da quella meravigliosa sega. Quel diavolo mi stava facendo scoppiare le coronarie.
La situazione era talmente eccitante che qualsiasi tentativo di resistere era vano, stavo per sborrare nelle mutande.
La sua mano si era accanita senza alcuna tregua, erano gli ultimi maneggi, poi cominciai ad avvertire i primi impulsi di sborra.
Quando arrivò lo stimolo estremo, le gambe stavano quasi per cedere e la testa mi girava come una trottola, stavo per perdere i sensi. Dovetti attaccarmi con entrambe le mani alla barra, altrimenti sarei caduto a terra come un sacco di patate.

Appena finito, la giovane passeggera, senza voltarsi si portò avanti per scendere alla prima fermata.

La guardai mentre si allontanava. Poi decisi che dovevo conoscerla ad ogni costo, così mi incollai a lei.
Appena sceso dall'autobus cercai di bloccarla. Era svelta di gambe e prese a camminare veloce, così dovetti seguirla adeguandomi al suo passo. Era una spettacolo vederla camminare da tergo, con le sue lunghe gambe e il culo divinamente separato dai pantaloncini corti. Un pezzo di figa di notevole pregio. Dovevo conoscerla ad ogni costo.

Il problema però si presentò arduo, perché il suo passo era veloce e per stargli dietro dovetti correre.
Dopo un poco mi fermai a prendere una boccata d'aria, e nello stesso tempo le urlai:

“Accidenti a te! Ti vuoi fermare?

Nello stesso istante, la ragazza si bloccò come se fosse stata colpita da una saetta.

“Adesso ragioniamo! Caspita mi hai fatto venire il fiatone!

Lei continuava a restare girata, dandomi le spalle. Mi avvicinai e, dopo avergli posato una mano sulla spalle.

“Sull'autobus sei stata straordinaria! Hai talento nel manipolare il cazzo! ragazza mia! E non mi dispiacerebbe se continuassimo il discorso in separata sede! Possiamo anche metterci d'accordo sul prezzo se per te è un problema! Ci siamo capiti?

La ragazza scrollò le spalle stava per riprendere la corsa. Allora l'afferrai da un braccio e la costrinsi a girarsi.
Rimasi di ghiaccio per la sorpresa.

“Cristina? Cazzo eri tu?

Mi ritrovai davanti il viso pallido di mia nipote Cristina. Era imbarazzata e appena mi vide divenne rossa dalla vergogna.

In quel momento l'imbarazzo era reciproco. Con quel diavolo di cappellino in testa non l'avevo riconosciuta. Inoltre ero stato talmente incantato ad ammirare il suo stupendo culo che non avevo badato agli altri particolari.
Anche per lei fu un colpo duro scoprire la mia identità. Nell'autobus mi dava le spalle e quindi non poteva accorgersi che lo sporcaccione di turno che la stava tampinando il culo da tergo, altri non era che il suo amato nonno paterno. La scoperta l'aveva lasciata senza fiato.

Pensai alla coincidenza assurda. Quante probabilità c'erano che primo o poi mi potessi imbattere nel culo di mia nipote? Pensai nessuna, considerato che lei abitava all'altro capo della città.

Purtroppo è capitato veramente! E adesso?.

Ma la cosa che più mi stava turbando in quell'istante, oltre all'imbarazzo di essermi imbattuto accidentalmente nel culo di mia nipote, fu il fatto che lei si fosse rivelata una donna trasgressiva, cosciente dell'approccio tra il suo culo ed il cazzo di uno sconosciuto.
Sopratutto mi sconvolse la sua iniziativa cosi perversa, andando persino oltre il normale contatto e arrivando addirittura a dare un piacere fisico reale ad uno sconosciuto.
Stentavo a riconoscere mia nipote. La dolce, tenera e affettuosa nipotina.

L'aspetto che più mi colpì in lei fu la sua disinvoltura nel lasciarsi manipolare il culo in pubblico. Senza porsi alcun limite morale. Intuivo una certa mentalità libertina. Molto simile alla mia mentalità.

Non c'era alcun dubbio: mia nipote aveva le mie stesse attitudine perverse. Era il caso di dire tale Nonno tale Nipote.

“Cristina! Io non ho parole per scusarmi! Accidenti a te! Ma che ci facevi su questa linea? A fare quelle cose? Rispondimi?

Non rispondeva. Mi fissava basita come se fosse rimasta bloccata da una paralisi.

Tuttavia quella novità imprevista mi stava scombussolato i sensi. Indubbiamente era una situazione eccitante.
Cristina è un gran pezzo di fica. Somigliava tantissimo a sua madre.
La mia cara nuora, che tante volte avevo spiato di nascosto con estrema libidine, immaginando le sue meravigliose grazie alle mercé delle mie mani.
Non nascondo di essermi masturbato pensando al suo culo, alle sue tette e alle sue stupende cosce. Desiderando di scoparmela con gusto.

Cristina le somigliava come una goccia d'acqua.
Ora, in quelle circostanze inaudite, la sua sensualità mi attraeva, suscitandomi un senso di libidine incredibile

Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare l'impossibile: scoparla.

Quello che era successo sull'autobus non doveva restare un caso isolato.

Le afferrai un braccio.

“Cristina seguimi!
“Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non dirlo a mamma e papà!
“Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo un posto tranquillo dove poter discutere!

Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt'altro che finalizzate a darle una lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.

Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli uomini. Non c'era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come un cagnolino addomesticato.

Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di cartongesso.

“Nonno! Perdonami!
“Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo qua! Ora finiamo quello che abbiamo iniziato!
"cosa?
"Non hai capito? devi continuare a stimolarmi il cazzo!
“Ma nonno! io... non ci riesco, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non so se sarei capace di....

Senza dargli il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in quell'istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in piena, incontrollabile.

Senza alcun indugio appoggiai il cazzo duro come la pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l'incavo della figa, stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere contro di lei. Simulando una vera scopata.

“Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire una nipote troia non c'è prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!

Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di stupore.
Intanto le mie mani ingorde, come la mia mente, manipolavano i suoi glutei con forza, mentre il mio cazzo duro spingeva nell'incavo della figa, diventando più incisivo. Ero eccitato come un montone in calore.

Avere tra le mani quel ben di dio mi dava un senso di brio e di bramosia che a stento riuscivo a controllare.

La girai con la faccia contro il muro. Con gesti frenetici le sbottonai i pantaloncini, trascinandoli giù insieme alle mutandine di cotone.
Il suo stupendo culo mi apparve in tutta la sua boriosa bellezza giovanile. Sembrava di rivedere quello della madre.

Agivo come un cane idrofobo, indiavolato, mentre mi sbottonavo i pantaloni. Quindi estrassi un cazzo duro, pulsante e ancora impregnato di sperma.
Quando lo liberai dai fronzoli, strofinai la grossa cappella lucida contro la zona lombare del culo di Cristina.

Per gustarmi quella sensazione di euforia, mi ero completamente appoggiato a lei con il cazzo incastonato tra le natiche sode e calde.
Ero emozionato ed il cuore batteva a cento all'ora.

Cristina mi lasciava fare tutto quello che la mia mente contorta fantasticava, senza opporre alcuna resistenza. Mi permetteva di manovrarla come una bambola. Una bellissima Barbie a mia completa disposizione.

Ero dannatamente eccitato e voglioso di penetrare quel carpo magnifico.
Brandendo il cazzo, infilai la punta nello scoscio. In preda alla frenesia dei sensi schiacciai la cappella contro la sua figa alla ricerca dell'ingresso vaginale.

La strusciavo con forza tra i solchi delle labbra impregnate di liquido seminale. Non riuscivo a concludere nulla, tremavo dall'emozione di avere mia nipote tra le mani. Ero talmente impaziente di entrare in lei che non riuscivo a tenerlo dritto.

Così, per facilitare la penetrazione, infilai una mano davanti e con le dita separai le piccole labbra. Erano bagnata di umori, segno che anche lei si era eccitata da quella situazione incestuosa.
Una volta che aveva diviso le labbra ci ficcai la cappella in mezzo, e schiacciandola con forza la guidai dentro la vulva vaginale.
Fu una questione di pochi secondi, poi senti il dolce tepore della sua fica che si apriva avvolgendo il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Cristina, nello stesso istante, non poté trattenere un lungo gemito e lo emise come se si fosse liberata da un forza che la teneva bloccata:

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm i

Quel lamento di piacere, mi trasformò in un toro inferocito che stimolato da un drappo rosso, iniziava a chiavarla con impeto.
I prima movimenti furono convulsi, poi, mi calmai e presi un ritmo più regolare, senza mai placare la foga.
Ero emozionato. Non stavo scopando una donna qualunque. Stavo martellando come un folle la figa di mia nipote. Solo a pensarci mi faceva venire le vertigini ed i brividi alla schiena.

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Cristina stava ansimando. Era il segnale che la sua apparente indifferenza non era tale, quindi anche lei iniziò a muoversi verso di me, incassando quell'assalto e spingendo il suo fondo schiena in modo da farsi penetrare in profondità.
Alla fine ebbi la sua collaborazione. Del resto era scontata dopo quello che che era successo sull'autobus.
Per facilitarmi nella penetrazione si era messa a novanta gradi. Piegandosi in avanti fino a toccarsi la punta delle scarpe. In quel modo mi offriva totalmente il suo culo, anche lei cercava di trarre da quella scopata il massimo piacere possibile.

“Mmmmmmmmmmm nonnoooooooooo si mmm sto godendoooooooooooooooo

Piegata in quella posa oscena esibiva uno spettacolo di straordinaria sensualità, che mi stimolava a spingere dentro di lei con maggior forza, e nello stesso tempo mi dava la possibilità di ammirare il suo bellissimo fondo schiena.
Mi sembrava di vedere quello di sua madre. Che tante volte al mare l'avevo ammirato nell'atto di piegarsi sul telo. Assumendo quella posizione superba, a pecora, che mi faceva sballare i sensi.

Mmmm Cristinaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm

La situazione era talmente incandescente che mi era impossibile resistere oltre.
Lo scroto cominciò a pungolare. I primi conati di sborra iniziarono a farsi sentire nella radice del cazzo.

Mmmmmm cristinaaaaaaaaaaaa non ce la facciooooooo piùùùùùù
mmmmm nonnoooooooo sborrami dentroooooooooooo

Ero arrivato alla fine di quella stupenda maratona di sesso. In piena frenesia dei sensi iniziai a martellare con forza la sua figa in profondità, con una serie di colpi devastanti.

Mmmmmmmm godoooooooooooooooooooo

Infatti percepivo le pareti della figa stringersi come calde morse, contorcendosi con forti spasmi attorno al cazzo: Era un orgasmo.

Nello stesso istante mi bloccai dentro di lei e tenendola ferma dai fianchi scarica fluidi di sperma che le inondarono la fica.

Mmmmmmmmmmmmmm cristinaaaaaaaa mmmm
ooooooooooo nonno ooooooooooooo mmmmm

...fu l'inizio.... .
Due con la stessa indole perversa, prima o poi sono destinati ad incontrasi, non c'e dubbio.

Così va la vita

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

sabato 9 giugno 2012

Carlotta

E' la storia di una ragazza che incontra il padre dopo quindici anni. E' subito attratta dal suo fascino. Il padre, puttaniere, quando scopre che sua figlia ha un debole per lui, non si tira indietro. Anzi.... buona lettura

Sono le sette e trenta del mattino, di un Settembre che manteneva ancora l’incantesimo delle dolci e calde giornate estive.
La scuola riapriva i cancelli.
I ragazzi erano scocciati per la fine delle vacanze, e si sentivano beffati dalla bella stagione ancora in corso, quindi dovettero sforzarsi psicologicamente per affrontare l’inizio di un nuovo anno scolastico.
C’erano anche quelli che non vedevano l’ora di varcare il portone di quel santuario del sapere, per rivedere ed abbracciare i vecchi compagni e impazienti di raccontare la propria storia vissuta sulla calda sabbia delle spiagge bruciate dal sole.
C’erano i nostalgici, sofferenti per le cotte d’amore consumate nelle magiche serate estive ed interrotte dolorosamente con la fine delle vacanze.

Carlotta era sotto la doccia.
Stava risciacquando i lunghi capelli biondi dalla schiuma dello shampoo. I suoi pensieri erano diversi da quelli dei suoi coetanei.
Non soffriva di nostalgia e nemmeno fremeva per rivedere i propri compagni di classe.

Era arrabbiata perché un senso di turbamento disturbava i suoi pensieri. Il suo corpo longilineo, perfettamente proporzionato, sussultava dall’angoscia che permaneva come un tarlo nella sua mente.
La pelle era liscia e vellutata, su cui scorreva l’acqua calda come torrenti in piena.
Eppure il tepore dei getti non impediva alla cute di incresparsi, come se congelasse di freddo.
Che cosa la stava angosciando?

Alcuni giorni prima aveva ricevuto un email. Spedita da suo padre. Un padre che prima di allora non esisteva.
Dalla madre aveva imparato ad odiarlo. Quel puttaniere non meritava neanche un secondo del suo pensiero.
Ai suoi compagni aveva raccontato che era morto tragicamente in un incidente stradale. Così evitava l’imbarazzo di dover raccontare di lui e del male che aveva fatto a sua madre.
In quindici lunghi anni aveva rimosso la sua esistenza. Ora era comparso improvvisamente nella sua vita, come un fulmine a cielo sereno.
Nell’email l’aveva chiamato cucciolo. Quel nome che odiava più di ogni cosa al mondo. Nessuno l’aveva chiamata in quel modo dopo che lui era scomparso dalla sua vita.

Faceva ancora caldo ed il corpo soffriva per quel fastidioso scirocco che persisteva, nonostante che l’estate fosse ormai all’epilogo.
Carlotta, come tutte le sue coetanee, non nascondeva nulla agli occhi curiosi degli uomini.
Anche quella mattina il vestito del primo giorno di scuola non doveva celare i segni dell’estate.
Scelse quello che avrebbe fatto impazzire i sensi dei maschietti della classe, leggero e fine come la seta, per risaltare le line del corpo e succinto per la magnificenza dell’abbronzatura dorata.

Non doveva permettere ai cattivi pensieri di rovinare quel giorno.
Non era più una bambina, e non avrebbe permesso all’uomo nero di intromettersi nella sua vita e rovinarla, come aveva fatto con la madre.
Già la madre! L’alcol l’aveva trasformata in un involucro privo di volontà, in balia dei fumi; come se fosse stata imprigionata in un vortice terribile e senza vie di uscita.
Ora stava bene. La sua vita era ricominciata da zero. L’uomo che le stava vicino l’aveva resa felice, mentre Carlotta aveva trovato in lui un padre.
L’angoscia, comunque, era una compagna che quella mattina le stava maledettamente incollata sulla pelle.
Si sforzava inutilmente di scacciare quel tormento perché aveva voglia di pensare ad Alessio.
Il ragazzo dagli occhi di giada, l’uomo che l’aveva fatta diventare una donna. Doveva concentrarsi su di lui, perché quel vestito era solo per lui.

L’autobus si fermò a pochi metri dal portone d’ingresso della scuola. Il palazzo, nonostante fosse illuminato dai raggi splendenti del sole, in quel momento le appariva grigio e cupo. Lo guardò per alcuni istanti e il respiro si fermò formando un blocco alla gola.
No! – pensò - Doveva vincere quella sfida! Per quindici anni aveva lottato contro il nulla ed ora quel nulla si stava materializzando.

“Carlotta!

Carlotta si girò verso l’origine di quel suono familiare.

“Serena! Accidenti! Ma sei proprio tu?
“Si! che te ne pare eh?

Serena, l’amica e compagna di scuola, aveva cambiato completamente look. I jeans consunti e pieni di buchi non esistevano più. Al loro posto c’era una gonna cortissima. La maglietta, attillata e scollata, esaltava un busto perfettamente magro. I capelli si erano schiariti in un biondo platino. Era uno schianto.

“Accidenti! Sei irriconoscibile! Ma che hai fatto ai capelli!
“Lo so! Sono una pazza!
“Altro che pazza! Quando ti vedranno gli altri ci resteranno di sasso!
“Ebbè! Che crepino pure dalla rabbia ahahahahah
“Già! Ahahah pensa a quel vecchio gufo del preside! Non ci voglio pensare! Ahahahah
“ahahahah!

In quei pochi secondo Carlotta aveva dimenticato le sue angosce.
Le ragazze, affiancate l’una all’altra, attraversavano il cortile alberato consapevoli di essere attraenti, attirando lo sguardo libidinoso dei maschietti che incontravano sul loro cammino.
Persino il bidello, vecchio e decrepito, smise di ramazzare le scale e si soffermò a guardare quella pariglia di bontà, sospirando tra se che se avesse avuto qualche anno in meno le avrebbe senz’altro castigate.

“Carlotta! Serena!

Gli occhi color giada di Alessio si illuminarono appena il suo amico Franco pronunciò il nome della ragazza che lo aveva fatto diventare uomo.
Smise di parlare con alcuni ragazzi, girandosi ad ammirare la bellezza conturbante di Carlotta.
Carlotta ed Alessio incrociarono il loro sguardo. Un caldo sorriso brillò sul volto di Carlotta, ricambiato da quello del suo compagno.
Si avvicinarono e dopo un solo secondo di esitazione, si abbracciarono. Quel contatto era comunque una sofferenza perché era limitato al solo accostamento fisico, quando in cuor loro c’era una gran voglia di unire la bocca e baciarsi in modo passionale.
Tenendosi per mano si avviarono verso l’atrio dell’edificio scolastico.

“Allora ti sei divertita in Grecia?
“Si è stato un viaggio bellissimo! Il partenone! Atene! Era tutto magnifico! E tu? Come è andato il viaggio in Nuova Zelanda?
“Eccezionale! Vedessi che paesaggi da sogno! Però sono contento di rivederti! Mi sei mancata tantissimo!
“Anche tu!

Proprio in quel momento suonò la campanella

“Dio, quanto odio questa suono!
“Addio vacanze! Si ricomincia! Per fortuna questo è l’ultimo anno!
“Si! ma siamo ancora all’inizio!

Serena:
“Ei piccioncini! È ora di entrare!

Carlotta guardò Alessio.

“Ci vediamo durante l’intervallo!

Presa da un istinto irrefrenabile di farle sentire le sue emozioni, Carlotta si baciò la mano e la posò sulla guancia del ragazzo, lui girò il capo e le sfiorò le dita con le labbra della bocca.
Il gesto piacque a Carlotta che si sciolse come il burro.

Serena: “Dai corriamo dentro prima che arrivi il preside!
Carlotta: “Hai paura di farti vedere cosi? Eh?
Serena: “Bo! Non temo quella vecchia cornacchia! ahahahah

Ridendo entrarono in classe. I ragazzi lanciarono un boato di gioia appena Carlotta e Serena varcarono la soglia. La professoressa di lettere, che stava parlando con alcune allieve, si girò subito verso di loro ed accolse Carlotta con un sorriso smagliante, mentre sbruffò, quando posò lo sguardo su Serena, non gli era simpatica. Serena ricambio il gesto con una smorfia che fece ridere i ragazzi.

Come uno sciame di api, alcune ragazze si avvicinarono a loro, e dopo essersi salutati con un bacio sulla guancia, una disse:

“Lo sapete che quest’anno avremo un nuovo professore di matematica?

Quella frase giunse alle orecchie di Carlotta come un colpo di cannone dirompente, che in pochi secondi le fece riemergere quel peso angosciante che premeva sul petto e che si era portata da casa, e forse, non l’aveva abbandonata di un solo istante.

“Carlotta lo sai che il nuovo professore ha il tuo stesso cognome? Che strano? Forse è un tuo parente?

Serena: “Magari! Così non dovremmo preoccuparci per le verifiche impossibili!
“Ei! Carlotta che ti prende! Sei completamente sbiancata!
“Non è niente! Ho appena avuto il ciclo! E sono ancora scombussolata!
“Dai che poi quando rivedi Alessio ti passerà tutto! Ahahahah
Le altre ragazze in coro.
“Già! Ahahahahh

La voce della professoressa di lettere mise tutti a tacere.
“Forza ragazzi sedetevi! Ora si fa sul serio! Tra pochi istanti arriverà il preside, penso che con lui ci sia anche il nuovo professore di matematica!
“Professoressa!
“Si Giulia!
“Dicono che è un gran fico! Capelli brizzolati ed occhi profondi! Somiglia a George Clooney!
“Zitta pettegola! Se no ti metto un tre!
“Ok Proff! Abbiamo capito chi ci già ha messo gli occhi addosso! Ahahahah

L’email diceva: “Cucciolo! Quest’anno sarò il tuo nuovo professore di matematica! Sei contenta? Così avremo modo di conoscerci meglio! Tua madre mi ha sempre impedito di vederti! Ti prego rispondimi!

Carlotta aveva cancellato quella email dal computer, quelle quattro parole che l’avevano turbata tantissimo. Quel miserabile non solo era ricomparso nella sua vita, ma aveva fatto in modo di vederla ogni giorno, contro la sua volontà.
Un rumore di passi preannunciò l’arrivo del preside. La folta capigliatura bianca fece capolino sulla porta poi, la figura imponente del vecchio canuto entrò in aula, dietro c’era lui, il nuovo professore di matematica.
Un uomo distinto, vestito elegantemente, con un completo classico color blu notte che esaltava la capigliatura d’argento.
Gli occhiali, dalla montatura leggera, non nascondevano i suoi occhi azzurri che erano simili a quelli di Carlotta. Un attento osservatore avrebbe notato benissimo che i tratti somatici del professore erano simili a quelli della ragazza.

Carlotta non conosceva suo padre. Era la prima volta che lo vedeva dopo quindici anni. Di lui serbava un ricordo labile.
Appena lo notò il cuore cominciò a batterle nel petto, vibrando come un tamburo.
Le ginocchia sembravano che le cedessero, tanto che per non lasciarsi andare da quel senso di vertigine, dovette appoggiarsi con entrambe le mani sul banco.
I suoi occhi iniziarono a fissare suo padre senza mai staccarsi. Nello stesso istante il professore di matematica identificò immediatamente sua figlia. Non gli fu difficile individuarla subito, era proprio come l’aveva sempre immaginata. Anche lui ebbe un attimo di smarrimento, tanto che posò una mano sulla scrivania.
Carlotta ed il padre, dopo quel impatto emozionante, cominciarono ad osservarsi. Il loro sguardo era intenso, nessuno dei due accennava ad abbassare gli occhi.

Carlotta, guardando gli occhi del padre, scoprì che il suo odio, in fondo, non era così intenso. Il senso di angoscia stava lentamente scemando.
Ad un tratto si accorse che era attratta da lui. Il legame di sangue, alla fine, aveva giocato un ruolo preponderante. Di prima acchito le è sembrato un uomo forte che infondeva fiducia.
Trovarsi di fronte a lui non le dava alcun fastidio, anzi iniziò a sentirsi sicura e protetta.

Il preside fece le sue raccomandazioni sull’impegno scolastico e sul rispetto delle regole minime del buon costume, e qui si soffermò a guardare Carlotta e Serena, le uniche ragazze che, a parere suo, erano vestite in modo provocante. Poi, indicando il nuovo insegnante, lo presentò ai ragazzi.

“Ragazzi lui è il nuovo professore di matematica! Prof. Luigi Bianchini!

Si fece da parte e lasciò campo libero al padre di Carlotta. Il professore di matematica si avvicinò ai primi banchi, e precisamente davanti a quello occupata da sua figlia e Serena.

“Ragazzi sedetevi!

Gli occhi azzurri di Carlotta impattarono contro quelli del padre. Lei non smetteva di fissarlo e lui ricambiava con la stessa forza.

La voce del professore cominciò ad aleggiare nell’aula. Il timbro era cordiale, lento e senza inflessioni.
Carlotta fu completamente incantata dal padre. Stentava a credere che quello uomo, così bello e gentile, fosse in realtà un mostro.
Sua madre, quando raggiunse l’età della ragione, le aveva raccontato storie squallide, fatte di avventure con donne di facili costumi, tradimenti e persino atteggiamenti perversi verso ragazzine adolescenti ed ingenue, che lui aveva corrotto sfruttando il suo ruolo di professore.

Come era possibile che quell’uomo dallo sguardo pulito, dal volto intelligente e dall’aspetto saggio fosse in realtà l’orco cattivo e malvagio che aveva descritto sua madre?

Si guardò attorno e si accorse che tutte le sue compagne erano completamente affascinate dalla figura del padre. Serena, la sua compagna di banco, se ne stava col mento appoggiato sulle nocche delle mani, ammaliata a fissarlo con gli occhi lucidi e con l’espressione estasiata di quando si contempla un dio.

“Adesso vi lascio nella mani della vostra professoressa di lettere! Ci vediamo alla prossima ora. Mi raccomando, cercate di seguire miei consigli e soprattutto non abbiate alcun timore a chiedere il mio aiuto! Ricordatevi che sono sempre a vostra completa disposizione!

Un silenzio piombò nell’aula. Gli occhi erano tutti concentrati sul professore di matematica. Persino la professoressa di lettera si era bloccata a guardarlo con interesse e non aveva colto l’invito del professore di matematica a riprendersi l’aula.

Intervenne il vocione rauco del preside:
“Bene! Molto Bene! - poi si rivolse alla donna - Professoressa Prego!
“Ah si… mi scu.. si!

Il preside rise sotto i baffi perché aveva colto quel momentaneo imbarazzo.

La testa di Carlotta era un vulcano in piena attività.
Era confusa e turbata nello stesso tempo. Trovarsi davanti il padre non le aveva suscitato alcun risentimento.
Al contrario, lo aveva trovato bello, gentile e raffinato. Fu spiazzata, così l’odio con cui si era presentata alla fine si sciolse come cera.
Quell’uomo le piaceva. In quei pochi istanti, vederlo al centro dell’attenzione delle sue compagna, che si erano lasciate andare in sguardi languidi ed lascivi, la faceva sentire speciale, perché era orgogliosa di avere con lui un legame segreto ed unico.

Carlotta non era più angosciata. Il suo cuore batteva forte, ma questa volta non era più l’odio che alimentava la forza dei nervi, ma un altro sentimento, altrettanto forte: L’Amore.

La voce di Serena la destò dai sui pensieri.

“Accidenti! Il prof è uno schianto! Non so se riuscirò a resistere al suo fascino! A te piace!
“Si! tantissimo!
“Ei! Carlotta! Hai sospirato! I tuoi occhi si sono illuminati! Non ti dimenticare di Alessio!
“E tu non dimenticarti che sei solo una ragazzina! Il nostro prof è già un uomo maturo!
“E allora? Io ho un debole per i prof come lui! Anzi sento già di amarlo!

Sentire parlare Serena in quel modo le provocava una sensazione di antipatia. Possibile che fosse già gelosa di suo padre?

Dopo circa un mese, in cui Carlotta aveva ricucito i rapporti col padre, alcune domeniche si erano anche incontrati, recuperando il tempo perduto e chiacchierando di tutto.
Carlotta si impegnò al massimo per dimostrare al padre che era felice di averlo vicino, e che lo amava; Si impegnava in modo lodevole, fornendo un ottimo profitto nella sua materia, che lo rese orgoglioso e fiero di averla come figlia.

Serena e Giulia cominciarono ad avere dei sospetti perché, col passare del tempo, notarono che il rapporto tra Carlotta e suo padre diventava sempre più intimo. Alcuni studenti diffusero la voce che si incontrava con lui e che tra loro c’era una tresca. Agli occhi dei più i sospetti erano confermati dagli ottimi voti che Carlotta prendeva in matematica.

Le cose belle si sa non durano a lungo. L’idillio tra Carlotta ed il padre prese a scricchiolare quando iniziò a notare gli sguardi di complicità che l’amica Serene scambiava con il padre durante le lezioni.
I sorriseti accennati di Serena rivolti al padre di Carlotta iniziarono a suscitare in lei un sentimento di gelosia.

Durante una pausa, nel cortile della scuola.

Carlotta: “Non stai esagerando ad intortarti il professore di matematica?
Serena: “Credi che lui l’abbia notato?
“Solo un cieco non lo vedrebbe!
“Il prof mi piace! È un uomo affascinante!
“Sei matta! E’ un vecchio!
“Vecchio! Ma lo hai guardato bene! E’ vigoroso come un giovane! Poi è bellissimo! I capelli brizzolati, gli occhi azzurri! Sento già di amarlo! Poi ho notato che ricambia il mio sguardo! Credo che gli piaccio anche io!
“Sei matta! Lui ti guarda come guarda un numero! E poi non sei neanche brava nella sua materia!
“Non credo che per lui sono un numero! Spesso lo sorpreso a guardarmi le gambe, e anche le tette!
“Che film hai visto! Il prof non è tipo da perdersi dietro una ragazzina scema!
“Magari vuole qualcosa di nuovo? Penso che si sia stufato di scoparsi la professoressa di Italiano!
“Ma come cazzo disi? E tu saresti capace di andare con un uomo più vecchio?
“E me lo chiedi?
“Fai schifo! Parli come una puttana!
“Ei modera i termini! Non credi di esagerare?

Carlotta si era adirata, ed in preda alla rabbia iniziò ad insultare Serena. Le urla delle ragazze attirarono l’attenzione di tutti gli studenti presenti, che si avvicinarono a loro formando un cerchio. Erano al centro, si fronteggiavano verbalmente, insultandosi con parole velenose. Alla fine Carlotta si avvicinò a Serena e gli diede uno schiaffo. In un silenzio totale, prima di fuggire in lacrime, notò che tutti gli studenti la stavano osservando perplessi.

Carlotta fu convocata dal preside che, suo malgrado, pur riconoscendo che era una allieva esemplare, e nonostante l’intercessione del professore di matematico, dovette sospenderla per tre giorni.

La madre di Carlotta si presentò dal padre ed infuriata come una iena le aveva rinfacciato la responsabilità di quello che era successo alla figlia. La sfuriata non passò inosservata e così tutti vennero a sapere che il professore di matematica era il padre di Carlotta.

Il primo giorno di sospensione lo passò chiusa nella sua camera a piangere. La disperazione che angosciava il suo cuore non era pentimento per quello che aveva fatto a Serena, ma rabbia per quello che aveva sentito.
Da lei aveva saputo che il padre e la professoressa di lettere erano amanti. Suo padre, l’uomo che considerava perfetto, a cui aveva dato il suo amore, era un traditore. La gelosia era scattata subito in una violenta aggressione a Serena. E continuava a farla soffrire. Non sopportava che una donna potesse prendere il suo posto nel cuore del padre.
Così il pomeriggio del giorno seguente, in preda alla disperazione ed al desiderio di riabbracciare il padre, prese l’autobus e si recò presso la casetta a schiera, posta in una zona residenziale.

Dopo aver percorso il viale alberato, si avvicinò al cortile del giardino dell’abitazione del padre. Appena arrivò davanti al cancello le prese un blocco allo stomaco. Davanti alla porta del garage c’era un motorino. Lo guardò bene, non aveva dubbi era quella di Serena.
Ad un tratto la sua attenzione venne richiamata da un ombra che aveva attraversato la vetrata delle porte finestre del balcone. D’istinto, si nascose dietro il cancello, appoggiandosi alla ringhiera della recinzione, poi, ripreso fiato, ritornò a guardare. Quello che vide la lasciò basita. Il padre stringeva tra le braccia il corpo nudo di Serena e la baciava sul collo.
Lei si divincolò e corse verso l’interno della casa. Il padre, era a petto nudo, si girò ed anche lui scomparve dalla vista.
Non ci voleva le predizioni della sibilla cumana per capire quello che stava succedendo in quella casa.
Carlotta scoppiò in lacrime, e sconvolta corse per le vie della città, attraversando le strade senza curarsi delle auto in transito, costringendo gli ignari automobilisti a brusche frenate. Alla fine andò sbattere contro un ostacolo. Era un uomo. Dall’aspetto si sarebbe detto che fosse un professore. Aveva la stessa età del padre.

“Ei signorina faccia attenzione! A momento l’investivano!

Lei alzò gli occhi bagnati dalle lacrime, fissò l’uomo e, d’istinto, appoggiò il capo sul suo petto lasciandosi abbracciare.

“Ei! Calmati! È successo qualcosa! Ti hanno fatto del male!

Carlotta respirava con affanno, singhiozzando a pieni polmoni. Non era in grado di parlare.

“Va bene! Ora calmati! Vieni andiamo in quel bar! Bevi qualcosa di caldo! Adesso calmati!

Carlotta si fece prendere la mano e come un automa seguì lo sconosciuto fino al bar. Si sedettero in un posto appartato.
Mentre attendevano il cameriere, lo sconosciuto tirò fuori un fazzoletto e le asciugò le lacrime.

“Ecco! Adesso sorridi! Hai due bellissimi occhi azzurri! È un peccato vederli tristi! Delusione d’amore?
“Si….siii!
“Ah l’amore! Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona….
“Dante!
“La conosci?
“Si!
“Soffri per il tuo Francesco?
“Si! Lei è un professore?
“Così mi chiamano i miei allievi! Mi chiamo Marco M… sono professore di lettere e filosofia! Insegno al liceo Classico P.... e tu? Sei una studentessa? Presumo!
“Si! Sono al terzo anno di liceo dello scientifico G…...
“Allora sei una allieva della professoressa Martini…
“Quel nome rievocò le parole di Serena…””si scopa la professoressa di lettere””….
“Si è la mia insegnante…

Ad un tratto Carlotta si accorse che il professore le stava fissando le tette e le gambe che spuntavano dalla gonna. E subito pensò:
“”Cristo questo è un porco come mio padre””.
Mentre assaporava la calda cioccolata cominciò ad osservare il professore. La bocca, masticava un cornetto, e si apriva e si chiudeva lasciando intravedere a tratti i denti e la lingua umida. Sembrava un maiale.
Che cosa si prova a far sesso con uomini del genere? Quel pensiero iniziò ad assillarla. Meditava sul rapporto tra Serena e suo padre.
Ad un certo punto guardò di nuovo il professore e fissandolo negli occhi:

“Professore lei è sposato?
“No!
“Abita da solo?
“Si”
“E’ lontano da qui?
“No! Solamente a due isolati da qui!
“Potremmo andare a casa tua?

Il professore, perplesso per quella richiesta, si soffermò dubbioso a fissare lo sguardo di Carlotta. La disperazione era completamente scomparsa. I suoi occhi riflettevano una luce strana. Quella ragazza aveva in mente qualcosa.

“Scusami! Posso sapere perché vuoi venire a casa mia?

Carlotta, apparendo decisa, con voce ferma, sostenendo lo sguardo del professore.

“Non ti piacerebbe scopare con me?

Quelle parole, dette a brucia pelo, lo lasciarono completamente basito.

“Ma… veramente io…
“Senta professore… le consiglio di approfittarne prima che cambi idea!

Il professore, tirò fuori il fazzoletto e si asciugò il sudore che colava abbondante lungo le tempie e sul collo. Poi, guardò di nuovo Carlotta e osservò il suo sorriso. Quindi si alzò e dopo aver pagato il conto.

“Vieni! andiamo!

La chiave aprì la serratura con un scatto secco. La porta si aprì. Il professore le fece strada. Era imbarazzato e non sapeva da dove cominciare. Fu Carlotta a prendere l’iniziativa.

Lo prese dalla mano e si fece guidare fino in salotto. Il professore si sedette sul divano come un sacco di patate. Sembrava un fantoccio privo di anima.

“Prof.. mi sembri agitato!
“Io.. non sono abituato a….

Prima che finisse la frase, Carlotta si era inginocchiata davanti a lui e con movimenti decisi aveva iniziato a sbottonargli i pantaloni.
Carlotta, iniziò ad armeggiare con la cerniera lampo, divise i lembi dei pantaloni e dopo aver scostato le mutande esibì alla sua vista il cazzo del professore.
Non era molto dotato, ma lo trovò già duro e palpitante.

“Ti sei eccitato e?
“Mmm sii!
“Ti piace come lo accarezzo?
“Si mi piace!

Il professore sembrava impacciato.
Alcuni uomini non sono abituati a subire l’iniziativa delle donne. E quando capita sembrano dei bambini ingenui ed indifesi.

Carlotta, intanto, aveva afferrato il cazzo del professore con entrambi le mani, e masturbandolo face scivolare la pelle tesa lungo l’asta.
Dopo aver stimolato la cappella e soppesato i coglioni con gesti delicati, avvicinò la bocca ed iniziò a succhiare il glande, poi si spinse giù col capo, fino ad ingoiare l’intero corno.

“mmmmm … siii mi piace….

La bocca di Carlotta si muoveva lenta, senza fermasi. Il cazzo stimolato dalla mano e dalla bocca palpitava al ritmo impazzito del cuore del professore. L’uomo maturo era completamente in estasi, si era allungato sul divano, con gli occhi chiusi e la bocca in affanno, lasciando che Carlotta continuasse a masturbarlo con la bocca.

“Prof! Vieni!

Carlotta si distese sul lato opposto del divano e divaricando le gambe attese che il vecchio professore affondasse la sua bocca nello scoscio.

Il professore con mani tremolanti, scostò di lato le mutande di cotone bianche, esponendo la figa imberbe di Carlotta. Le grosse labbra racchiudeva tra se quelle piccole e frastagliate. Non era deformata ed allargata, segno che quella figa non aveva visto molti cazzi.

Carlotta, infatti, aveva scopato una sola volta con Alessio. Però aveva fatto molta pratica con la bocca. Quindi quella era in assoluto la seconda scopata della sua vita.

Il professore affondò la bocca in quella nicchia di piacere, e dopo aver allargato le labbra interne ficcò la punta della lingua nella carne viva. Il contatto della lingua provocò un singulto profondo e nasale:
“hooooooooo siiiiiiiiiii mmmmmmmmm è bellooooo!

Carlotta, in preda al godimento, infilò le dita tra i capelli grigi del professore e lo tirò verso di se, come se volesse farlo entrare con la faccia nella figa.

Il professore appariva goffo nei movimenti, non si era spogliato, aveva ancora la giacca, i pantaloni le pendevano dai piedi, titubane si allungò sopra Carlotta. Anche lei era ancora vestita, con la gonna tirata oltre i fianchi. Il vecchio filosofo, tenendo le mutandine scostate di lato, puntò la cappella tra la fenditura della figa. Appena il glande intraprese la via tra le piccole labbra, diede una spinta possente del bacino e in un lampo il suo cazzo si trovò completamente dentro la figa della ragazzina. La penetrazione violenta provocò un urlo di piacere:

“ohhhhhh siiiiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiii dioooooooooooo che belllllllllloooo

Il professore davanti a quella reazione si fermò.

“Dai! Che cosa aspetti? Scopamiiii!

Al cospetto di quell’incitamento si destò ed iniziò a muoversi in modo convulso sopra Carlotta, che in quegli istanti teneva le gambe oscenamente spalancate, per permettere al vecchio di penetrarla senza difficoltà.

Il Professore si muoveva in modo spasmodico. Era maledettamente eccitato e stava sfogando la sua libidine come un cane rognoso. Sbavava e grugniva come un maiale. La pelle tenera e candida delle tette era diventa prede delle mani e della bocca del professore. Non si era rasato per cui era diventata rossa.

In quei momenti Carlotta pensava a suo padre. Forse, proprio in quel istante, stava scopando con Serena. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare come poteva essere. Si vide nel salotto di casa sua, sul divano rosso; e mentre accarezzava le spalle del professore desiderava stringere quelle del padre.

“Siiiiiiiiiiii scopamiiiiiii papaaaaa!


Il professore si era talmente ingrifato dentro quel giovane corpo che non colse le parole di Carlotta.

“Hooo Dolce musaaaaaaaaa mmmmm!
“Si! sono una ninfaaaaaaa la tua ninfomaneeee! papàààà!

La mente di Carlotta era completamente in estasi. Ansimava estasiata dal delirio dei sensi e sognava di scopare con il padre.
Gli orgasmi si ripetevano con una frequenza incredibile. Le pareti vaginali, stimolate dall’azione devastante del cazzo del professore, si contorcevano dal godimento.

Ad un certo punto il docente aumentò il ritmo degli affondi e tenendole le gambe spalancate, diede una spinta possente!

“Nooooooooooooo dentrooooooooo noooooooooo!

Il professore, sentendo quell’urlo, lo tirò fuori appena in tempo e subito una abbondante sborrata partì dal cazzo e si sparse sul ventre di Carlotta. Impregnando le mutande e la gonna.

Poi il professore, esausto prese una boccata di ossigeno e si lasciò andare sprofondando nel morbido divano, afflosciandosi, mentre il cazzo flaccido le pendeva in mezzo alle gambe.

Carlotta, per sganciarsi dal suo peso, le diede un forte spintone, e dopo essersi alzata, si sistemò la gonna e le mutande e si diresse verso la porta.

“Ei! Aspetta! non so come ti chiami?
“Non ha importanza! Tanto non mi vedrai più!
“Aspetta! io…
“Vai a vaffanculo stronzo!

Mentre ritornava a casa ripensò a tutto quello che era successo. Non piangeva più. Il professore di filosofia le aveva aperto gli occhi. Un nuovo orizzonte si era dipanato davanti a lei, ed ora sapeva che cosa avrebbe dovuto fare per riprendersi l’affetto del padre.
Per battere Serena doveva combattere ad armi pari. L’amore di una figlia non era sufficiente a vincere quella guerra, ci voleva qualcosa di più, ed ora lei sapeva cosa.

Infatti, terminato il periodo di sospensione. La prima cosa che fece appena rientrò in aula, fu quella di chiedere scusa a Serena, pensò che fosse meglio averla come alleata.
Ora tutti sapevano che il professore di matematica era suo padre, quindi poteva giocare a carte scoperte. Infatti, appena entrò in classe lo baciò sulle guance, e lo abbracciò stringendolo forte a se, per farle sentire la tonicità del suo corpo.
Quelle effusioni non destarono più alcun commento. Per tutti era naturale che una figlia abbracciasse suo padre e si facesse coccolare da lui, fu piuttosto invidia.
L’unica che ne risentiva di quel rapporto era Serena, perché avrebbe voluto anche lei abbracciarlo e stringerlo, ma per altri motivi.
L’abbigliamento di Carlotta subì un radicale cambiamento. I vestiti erano più provocanti e talmente succinti da lasciare immaginare nei particolari le forme anatomiche del suo meraviglioso corpo.
Voleva attirare l’attenzione del padre, no come genitore, ma come uomo.

Il rendimento scolastico vacillò fino a ridursi nel profitto. I voti di Carlotta non erano più quelli del primo quadrimestre. Il padre cominciò a preoccuparsi. Così pensò che la figlia avesse bisogno di alcune lezioni di ripetizione.
Carlotta, in quel periodo era completamente distratta, i suoi intenti erano tutti rivolti ad inventarsi qualsiasi scusa banale per distrarre il padre dalle attenzioni di Serena. Poi quella proposta arrivò opportuna, perché le permetteva di mettere in pratica il piano che aveva escogitato.

Aveva convinto la madre che forse, per evitare di andare avanti ed indietro dalla casa del padre, sarebbe stato più comodo sistemarsi da lui per un breve periodo..
Il professore di matematica non poté fare altro che accettare quella soluzione, anche per evitare che sua figlia pensasse male.
Quella decisione, tuttavia, voleva dire la fine dei suoi divertimenti. Infatti nel frattempo oltre a Serena, anche Giulia aveva iniziato a frequentare la sua casa, ed altre ragazze di classe diverse. Il lupo aveva perso il pelo ma non il vizio.
Al professore piaceva la carne tenera, l’agnellino di primo pelo. Per lui sarebbe stato un enorme sacrificio rinunciare a tutto quel ben di Dio, disponibile, disposte ad immolarsi ai piaceri del suo cazzo, al solo scopo di ottenere un beneficio nel rendimento scolastico a prescindere dalle proprie capacità.
Le ragazze avevano imparato in fretta le sue regole di vita. Se volevi qualcosa dovevi concedere qualcosa, e loro, tra le gambe avevano una miniera d’oro. Il professore conosceva molto bene la legge di mercato, della domanda e dell’offerta, infatti al mondo non c’erano beni materiali o ideali che non si potessero comperare con il denaro; in fondo tutto aveva un prezzo, anche le proposte più indecenti.

Carlotta, voleva riprendersi le attenzioni del padre. Aveva capito che lui era molto attratto dal fascino delle giovani ragazze, per cui si vestiva in modo provocante, esponendo il corpo allo suo sguardo sperando così di poter far breccia.
Infatti, a volte si aggirava in casa, indossando soltanto le mutande e il reggiseno, e muovendosi con abiti succinti senza curarsi se il suo abbigliamento potesse mettere il padre in imbarazzo.
I primi tempi il padre non badò a questi particolare, ma con il passare del tempo, l’astinenza dalla giovane figa cominciò a produrre i primi effetti.
Infatti, in alcune circostanze, iniziò a soffermarsi ad osservare i particolari anatomici della figlia, perché le ricordavano quelle sensuali e conturbanti delle giovani allieve che si era scopato.
Le lenzuola in cui aveva dormito la figlia emanavano un dolce profumo di donna, che rievocava i momenti in cui aveva goduto delle grazie di Serena e di Giulia.

Una sera mentre stava correggendo le verifiche di matematica alzò lo sguardo e fissò sua figlia, che adagiata sul divano, era intenta a studiare. In quel momento indossava una gonna di Jeans stretta e corta, che si era completamente arrotolata verso i fianchi, scoprendo il culo.
Le mutandine di cotone bianche, si erano ficcate tra le chiappe e si perdevano in mezzo alle cosce, oscenamente spalancate.
Il cazzo non ci mise molto a somatizzare i pensieri libidinosi che in quel momento occupavano la mente del professore.
Iniziò a riflettere. L’atteggiamento di sua figlia era completamente cambiato. C’era qualcosa che non andava per il verso giusto.
Non solo aveva cambiato il modo di vestire, ma, cosa strana, aveva lasciato il suo ragazzo. Non lo cercava più, come se qualcosa lo avesse cancellato dal suo cuore. Si comportava in modo lascivo, e provocante. Quando usciva dalla doccia non si curava di chiudersi l’accappatoio.

Cazzo! All’improvviso ebbe un flash! Sua figlia lo stava provocando di proposito. Anche Serena e Giulia si erano comportate allo stesso modo quando iniziarono a corteggiarlo.

Il cuore le batteva forte perché ebbe la consapevolezza che sua figlia ci stava provando con lui, come avevano fatto a suo tempo Serena e Giulia.
In quel momento si era eccitato. L’idea di far sesso con Carlotta le stava provocando un’emozione incredibile.
Continuò a fissarla, mente la sua mente la desiderava. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso il divano.

“Carlotta!
“Si papà!
“Guardami negli occhi!

Gli occhi azzurri di Carlotta incrociarono quelli del padre.

“Credo che non ci sia più bisogno di ripetizioni!

Carlotta lo guardò perplessa.

“Perché!
“Perché ho trovato un nuovo metodo per farti migliorare il rendimento!
“Ah! E quale sarebbe!
“Questo!

Il professore si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il cazzo, che in quel momento era duro come la roccia. La cappella sanguigna e lucida come una biglia di biliardo, puntò dritto contro il viso di sua figlia.
Carlotta, sgranò gli occhi, per un attimo fu presa dalla confusione totale. Era emozionata e turbata da quell’improvvisa azione del padre, del tutto inaspettata.
Intanto i suoi occhi continuarono a fissare il cazzo scuro del padre, che pulsava come un animale selvaggio davanti al suo naso.
L’asta paterna era talmente vicina che poté notare i filamenti delle vene che si dipanavano come fiumi in piena sulla pelle tesa.

In quei frangenti, il padre continuò ad aprirsi i pantaloni fino a farli scivolare sulla caviglie.
Infine, guardò sua figlia, impugnò il cazzo come l’elsa di una spade e puntò il glande contro la sua bocca.
Carlotta, seguendo l’istinto, aprì le labbra ed accolse l’asta paterna, facendola penetrare fino in fondo alla gola. Poi, destatasi dallo shock iniziale, afferrò quel palo, stimolandolo lentamente lo face scivolare con ritmo regolare in profondità.

“MM sei brava! La sufficienza è garantita! Ahahah

L’atteggiamento sprezzante del padre gli infondeva molta energia. Amava quel puttaniere, perché era suo padre. La madre è stata una stupida a lasciarsi sfuggire un uomo del genere. La perversione del padre la faceva impazzire.

“Cazzo! Se avessi intuito che eri una troia come le tue amiche! Non avremmo perso tanto tempo!

Carlotta succhiava il cazzo del padre con un’enfasi inaudita. L’incesto le aveva incendiato i pensieri. Quel contatto proibito la faceva impazzire dalla voglia di essere posseduta come una cagna da quel mostro.

“Voglio leccarti la figa!

Carlotta si sdraiò sul divano divaricando oscenamente le gambe. nello steso istante, il padre si inginocchiò in mezzo alle sue cosce. Le spostò di lato le mutandine di cotone esponendo la figa imberbe della figlia.

“Bella! Cucciolotto, hai una gran bella figa! Adesso te la voglio mangiare! Gnam gnam!

Così dicendo allargò le labbra interne della figa e, senza esitar un solo istante, ficcò la punta della lingua nella carne viva.

“Mmmmm! Hoooooooooooo papàààààà!

Il padre, esaltato da quei singulti, iniziò a spingere alcune dita dentro la vulva vaginale, muovendoli freneticamente!

“hoooooooooooo! Diooooooo impazzisco ooooooo!
“Che voto vuoi iiiiiii eeeeeee! Otto ooooo, nove eeeeeeee o dieci iiiiiiiii!
“Dammi iiiiiiiiiiiiii il dieci iiiiiiiiiiiiiiii nooo voglio il tuo cazzo ooooooooooo!
“Sei una puttana! Ti accontento subito! ooooo

Il professore di matematica si spostò sopra la figlia, puntando la cappella contro le fenditure della figa, quindi diede una spinta possente e fece scomparire il resto del cazzo dentro quella giovane nicchia bollente di piacere.

“hoooooooooooo dio ooooooooo si iiiiiiiiiiiii scopami iiiiiiiii forte eee
“Cazzo ooooo sei stretta aaaaaaaaa! quel coglione di Alessio oooo non ti ha scopato molto e?
“si iiiiiiiiiiii una sola volta aaaaaaaaaaa!
“Bene! Adesso ci penso io ad allargarla tiè eee ! ahahahah

Carlotta era adagiata con le spalle sul divano, tenendo le gambe sollevate in aria e spalancate al massimo. Il padre si era messo sopra di lei e la stava scopando felicemente ad un ritmo sempre più veloce. Il cazzo si muoveva dentro di lei in modo devastante, trascinandosi nella foga le labbra interne. Inoltre, quando la penetrava, faceva assumere al cazzo delle angolazioni strane che le stimolavano tutto il basso ventre.

La figa era letteralmente sconquassata dal cazzo del padre, e lei non potè fare a meno di urlare dal godimento che stava provando quella furia della natura.

Si iiiiiii godo oooooooooooooooooo! ooooooooo

Quella non era una scopata qualsiasi. Tra loro c’era un legame di sangue che esaltava quel rapporto, perché voleva significare l’attraversamento morale del confine tra il lecito ed il proibito, sempre gradito al piacere.

Dopo alcuni minuti il professore di matematica fece mettere sua figlia a pecorina, sul tappeto del salotto, e lui da dietro iniziò subito a pompare nel pertugio, senza darle un attimo di tregua.
Il culo di sua figlie era considerato, a buon ragione, il più bello della scuola, e lui, in quel momento, poté apprezzarne le splenditi fattezze e constatare che il giudizio era pienamente fondato.

Scoparla in quella posizione era un piacere immenso, che sollazzava lo sguardo e soddisfaceva la libidine che gli aveva sconvolto i sensi.

Continuarono a scopare in tutte le posizioni possibili ed immaginabili dalla loro perversa fantasia.
Al culmine del piacere, il padre si pose in piedi e menando il cazzo sulla faccia della figlia, spruzzò fiotti di sperma nella sua bocca, sul naso e sugli occhi.

Epilogo.

Padre e figlia, varcando i confine del proibito, si abbandonarono ai piaceri della carne, vivendo come in un sogno, senza curarsi dei limiti e con una intensità emotiva straordinaria.
Il legame di sangue, che non aveva impedito di trasformare il loro incontro in una unione intima e trasgressiva, esaltava le scopate perché infondeva l’ebbrezza dal peccato. Maledettamente frizzante.
Carlotta aveva infranto il giuramento fatto a sua madre: di odiare quell’uomo.
Non c’era riuscita. Perché il fascino perverso di lui l’aveva conquistata.

Non passò molto tempo che dovette fare i conti con la personalità deviata del padre. L’idillio, infatti, non durò a lungo. Carlotta, ben presto, provò sulla sua pelle l’arroganza, il cinismo e la perversione di quel mostro che le aveva descritto sua madre.
Si ritrovò alla nella mani di quell’orco, affamato di giovani donne, che l’aveva ridotta ad un automa priva di volontà ed in balia dei suoi giochi perversi.
Il professore di matematica, infatti, la trattava come una qualsiasi troietta della scuola, alla pari delle altre. La umiliava costringendola a rapporti sessuali di gruppo con le sue compagne scuola.

Si sentiva avvilita da quel comportamento da maniaco sessuale, così cominciò ad odiare quel mostro che la trattava come una puttana da quattro soldi.
La madre l’aveva avvertita e lei non le aveva dato retta.
Ora le dispiaceva per come si era comportata con lei, e come l’aveva trattata, quando accettò la presenza del padre nella sua vita.

Alla fine decise di fuggire da quella fonte di dolore ed andare a cercare conforto altrove.
Ma Alessio ed altri ragazzi della sua età si dimostrarono ben presto peggiori del padre. Opportunisti ed approfittatori e, soprattutto, incapaci di offrirle l’amore e l’attenzione che lei desiderava avere da un uomo.

Un giorno, in preda alla disperazione, stava vagando per le strade della città, in lacrime e senza meta, quando si trovò nei pressi della casa del vecchio professore di filosofia.
Alzò gli occhi verso le finestre illuminate e gli venne in mente il vecchio canuto. D’istinto suonò il campanello della sua abitazione ed entrò in quel palazzo.

Il vecchio docente fu felice dei vederla e l’accolse con grande entusiasmo. Carlotta cominciò a frequentarlo regolarmente.
L’arzillo insegnante, col tempo, si rivelò una persona gentile e premurosa, ma soprattutto disponibile a darle quelle attenzioni affettive che cercava da un uomo.

Quando si iscrisse all’università, lasciò la madre e si trasferì definitivamente nella case del professore di filosofia.
Un giorno il padre andò a cercarla. Ma si scontrò con i pugni del professore di filosofia che lo fecero rotolare dalle scale come un sacco di patate.

Il mostro, dopo quell’impatto drammatico, scomparve dalla vita di Carlotta.
Alcuni anni dopo venne arrestato per corruzione di minorenni e violenza sessuale su minori.


Guzzon59 (Caludiogusson@ymail.com)