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lunedì 30 luglio 2012

Il capanno del cacciatore.


La baita del sole era una vera e propria perla della natura, perfettamente mimetizzata con la vegetazione alpina
La struttura era stata edificata con blocchi di pietra rosa, con il tetto di legno, che si allungava fino a sfiorare il prato.
Per darvi un’idea della bellezza estetica, pensate a quei paesaggi svizzeri che abbiamo apprezzato nei film di Haidi (mi riferisco a quelli porno).

Torniamo alla storia.
Era il primo di luglio. Mio figlio maggiore aveva prenotato la baita, gestita dal corpo forestale.
Oltre a me, c’era la famiglia dei miei figli e quella di alcuni amici.
In tutto eravamo una ventina di persone.
Tutti mi riverivano come il patriarca. Non fraintendetemi.
Non è che fossi vecchio come un matusalemme.
Fui considerato il patriarca perché ero il più anziano.
Insomma quella condizione mi faceva comodo perché mi permetteva di dedicarmi al riposo assoluto ed a lunghe passeggiate nel bosco, mentre gli altri erano tutti impegnati nella preparazione del pranzo.

Poi c’erano i miei nipoti, Vera, la maggiore, le sorelle Emilia e Margherita, a seguire venivano i cugini Florio, Gianluca e la piccola Elisa.
Dopo aver preso possesso della baita, iniziammo a sistemare le cose e ad utilizzare i locali, tra cui la cucina, con il forno a legna

Attorno alla baita c’erano sparsi i tavoli in legno, piantati nel terreno e le panche attorno.

Fin dall’inizio mi accorsi che Vera aveva preso di mira il figlio di una famiglia ospite.
Si chiamava Marco, ed era, più o meno, un suo coetaneo, forse più vecchio.

Vera gli lanciava dei veri e propri messaggi subliminali, cercando di attirare la sua attenzione come meglio poteva.

Vera era una ragazza molto spigliata.
Elena, la madre, ogni tanto si lamentava per la condotta spregiudicata che teneva verso i ragazzi. In parole povere era un po’ troia.

Ostentava un carattere incostante e indolente, e non era appagata di quello che possedeva.
Tuttavia, era una bella ragazza, è non lo nascondeva, considerato il modo di vestire, succinto, perciò, sapeva di potersi permettere qualsiasi atteggiamento.
Vera si dannava l’anima per fargli capire che ci stava, ma lui rimaneva distante, quasi timido, ignorando quei segnali così palesi.
Piuttosto mi pareva che le sue attenzioni fossero rivolte più a Emilia che a lei.

Mi divertivo, comunque, a osservare quel giro di sguardi e corteggiamenti più o meno sfacciati.
Quel giorno, stavo immergendo le bottiglie di birra nell’acqua fresca della vasca di legno, quando Vera mi passò vicino con aria triste.

“Tesoro che cosa hai?
“Nonno! Porca miseria! Qui i ponti non si prendono!
“Porta pazienza tesoro! Per un giorno potresti anche fare a meno del cellulare!
“Nonno io senza il cellulare sono persa! Mi sento fuori del mondo! Maledizione quando ho accettato di venire in questo posto di merda! La mamma mi ha fatto due palle con la storia che la famiglia deve restare unità! La prossima volta non mi fotte più!
“ahahah e pensare che ai miei tempi, quando avevo la tua età, non c’erano queste diavolerie tecnologiche! Avevamo altri sistemi per comunicare! Lenti ma più efficaci!
“Ma era la preistoria? Mi viene difficile immaginare un mondo senza il cellulare! Come facevi a comunicare con la nonna?
“Le mandavo i bigliettini! Tramite il suo fratellino! Lo zio Michele! Lei mi rispondeva nello stesso modo!
“I biglietti! Bello! Molto romantico! Cazzo! Mi hai fatto venire un’idea!
“Ho capito a cosa stai pensando! Anzi a chi! Ahahah ! Marco! Vero?
“Nonno, sei terribile! Non ti sfugge nulla! Hahah Che dici gli scrivo un biglietto?
“Aspetta! Ho quello che fa per te!

Dallo zainetto estrassi un bloc notes e una penna.

“Tieni! Divertiti con questi!
“Grazie nonno! Sei un genio!

Mi baciò su una guancia e corse verso il tavolo, si sedette e cominciò a scrivere.
Dopo alcuni minuti tornò da me.

“Nonno ti dispiacerebbe fare il corriere?
“Cribbio! Vera! Chiedilo a Margherita! Quella piccola peste si presterebbe volentieri a farti da ruffiana!
“Preferisco evitare di coinvolgerla quella stronza! Ha solo tredici anni, ma si comporta come una adulta! E’ sempre in competizione, e sarebbe capace di tutto pur di farmi dispetto! Anzi mi sputtanerebbe con gli altri! No meglio evitarla quella iena! Tieni nonno!
“Ma porca miseria! Se tua madre venisse a scoprire che ti faccio da ruffiano sarebbero guai per entrambi! Lo sai?
“Dai nonno! ti prego! Lo so che mi vuoi bene!

Me lo chiese quasi implorando; poi mi abbracciò schioccandomi un grosso bacio sulla guancia.

“Va bene!
“Grazie Nonno! Ti prego! Consegnalo a lui, personalmente! Poi aspetta che lo abbia letto, forse ti darà la risposta subito!
“che mi tocca fare! Vado

Presi il biglietto e lo infilai nel taschino della camicia. Marco era sul prato con gli altri ragazzi, tra i quali c’era anche mio figlio, il genero e i loro amici, a giocare a pallone.

Prima di raggiungerlo dovetti soddisfare un impellente bisogno fisiologico.
Mentre ero in bagno a pisciare, il biglietto mi cadde a terra.
Lo raccolsi e mentre stavo per riporlo nel taschino mi venne la tentazione di leggere che cosa aveva scritto Vera.

Marco! Mi annoio da morire! Mi piaci un casino! Che ne diresti se andassimo a fare un giretto nel bosco? Mi piacerebbe giocare da sola con te! Un bacione! Vera
“P.S: dai la risposta al nonno!”

Sorrisi, perché aveva già deciso che io dovevo essere il cupido della situazione, e capì anche che cosa intendesse con quel “mi piace giocare”.
I giovani di oggi vanno dritti alla meta. Vera non si era smentita.
Una mente spregiudicata! Ai miei tempi era difficile incontrare donne come lei; che avrebbero fatto la felicità di qualsiasi uomo. In quel momento invidiai Marco.

Quando mi vide Florio, fece una rovesciata e mi lanciò il pallone.

“Dai nonno! Colpiscilo al volo!
“E’ una parola!

Lo stoppai e glielo lanciai con le mani.

“Ragazzi non sono qui per giocare! Mi sto godendo il paesaggio!

Un altro tiro e di nuovo un fuori campo. Questa volta fu incaricato Marco a venire a prendere il pallone.

Appena mi fu vicino.

“Marco tieni! E’ di Vera!

Il ragazzo afferrò velocemente il biglietto e poi, con una scusa, si allontanò dal gruppo.
Dopo circa un quarto d’ora torna con un biglietto.

“Ecco la risposta!
“E’ una raccomandata espressa?
“ahahhaha certo!

Mi avviai a cercare Vera. Anche stavolta mi prese la curiosità di leggere la risposta. Solito tragitto. Quando fui nel cesso:

Ti piace giocare? Conosco dei giochetti molto divertenti! Per esempio a mosca cieca! Lo conosci? Tu sei bendata e cerchi di afferrarmi e poi quando mi hai preso! Ti lascio immaginare il seguito! Aspettami nel capanno dei cacciatori! Mi raccomando bendati gli occhi! Altrimenti il gioco non vale!


Pensai – Cazzo! Hai visto il ragazzino? Altro che timido! Quello sapeva il fatto suo!

Ero curioso di vedere l’espressione di Vera, nel momento in cui leggeva la risposta. Conoscendola quell’invito gli sarebbe andato a nozze. Marco era pane per i suoi denti.

Non ebbi la soddisfazione di vederla leggere.
Entrò nella baita e si andò a rintanare in una delle stanze, arredata con letti a castello e vecchi armadi di legno, in stile tirolese.

Dopo un po’ la vidi uscire e si diresse verso il prato dove giocavano i ragazzi. Cercò di farsi notare da Marco e quando ebbe la sua attenzione, sventolò un foulard, come dire: che sarebbe andata all’appuntamento e che il fazzoletto di seta era la maschera per giocare a mosca cieca.

Si diresse verso il bosco con passo veloce, quasi correndo, sapevo, dove era diretta.

Mi soffermai a osservarla mentre si allontanava, iniziai a fissarla per la prima con occhi diversi. Quei pantaloncini in jeans ficcati nel culo, esaltavano divinamente un lato B da infarto. Quel diavolo aveva un corpo sensuale e forgiato per far sesso estremo.
La vidi come una donna trasgressiva, passionale che si stava offrendo ai piaceri della carne, senza porsi alcun limite.
La sua mente libertina mi eccitava. Nipote o no, era pure sempre un atteggiamento lascivo e da grande troia.
L’idea di quello che sarebbe successo in quel capanno dei cacciatori, mi stimolava i pensieri.
Così in modo del tutto naturale, concretizzai quelle immagini con un’iniziale erezione.
L’ebbrezza della montagna, la natura selvaggia, e il pensiero di mia nipote in quella situazione conturbante giocarono come dei potenti corroboranti.

Vera scomparve nel bosco e subito dopo notai Marco che si avviava nella stessa direzione.
Mi batteva il cuore al pensiero che quei due giovani amanti si sarebbero incontrati per giocare con i loro sensi.
Si stavano cimentando in un divertimento sensuale e perverso, fatto di carezze al buio, di respiro e di sensazioni tattili e di piacere sospeso.
Solo a pensarci mi veniva la pelle d’oca.

Ero intento a girare le bottiglie di birra nell’acqua fresca, con aria distratta, avendo nella mente quelle immagini, che turbinavano accendendomi i sensi.
Mi sarebbe piaciuto assistere.
Mi grattai il mento e poi, fissando il bosco, cercai di vedere oltre.
Alla fine mi venne l’impulso del guardone.
Accidenti! Si insinuò come un forte istinto che m’induceva in quella direzione, dovevo soddisfare quella curiosità morbosa, che turbava i miei pensieri e non mi dava tregua.

Mi avviai verso il sentiero che portava al capanno dei cacciatori.
In pratica era una specie di altana, con due lati quasi scoperti.
Appena la vidi, mi avvicinai con cautela..
Trovai un punto di osservazione perfetto. Dovevo evitare che mi scorgessero

Vera era già dentro, appoggiata con i gomiti alla balaustra. Si era legato il foulard attorno al capo coprendosi gli occhi. Marco era dietro di lei. Le accarezzava le cosce. Poi salendo verso l’alto, sfiorò il ventre scoperto fino ad arrivare al seno.
Con  il palmo delle mani le massaggiò con delicatezza, poi le stringe forte e la bacia sul collo.
A Vera piaceva quel contatto violento.

Era una scena terribilmente piacevole. Era difficile restare neutrali. Dentro di me sentivo l’eco del pensiero di Vera, la sua depravazione. Mi eccitai come un vecchio caprone, cosicché mi venne naturale sbottonarmi i pantaloni, tirare fuori il cazzo, e iniziare a muovere il polso, per praticarmi una lenta e sublime pugnetta.

L’audacia di Marco cresceva sempre di più.
Si era avventato su Vera come un feroce predatore.
Non le dava tregua. Vera reagiva a quell’aggressione agitandosi e muovendo il culo verso Marco. Era eccitata e cercava di offrire al suo amante un corpo accaldato dell’eccitazione. 

Marco, in preda al delirio dei sensi, le sbottona i pantaloncini di jeans e gliela abbassa insieme alle mutandine di cotone.

Il culo di Vera assalì il mio sguardo, mostrandosi borioso in ogni piccolo dettaglio.
Era straordinario.
Anche Marco subisce il fascino di quel fondo schiena perfettamente tornito.  Non ci pensò due volte, infatti, ad inginocchiarsi e ficcare la faccia in mezzo ai quei dolci glutei.

Mi ero talmente riscaldato che gli occhiali si erano appannati, colpiti dal vapore del sudore che imperlava la pelle del viso.

Ad un tratto vidi le sue mani separare i glutei e scrutare quella nicchia.
L’istinto di affondarci la bocca era palesemente incontenibile, e lo fece con grande entusiasmo, quando s’incuneò profondamente tra le candide natiche.
La faccia era completamente sparita ed immersa nello scoscio di Vera, rozzolando come una spazzola su e giu.

La mia mano si era perfettamente messa in sintonia con l’azione di Marco.

Marco, finito di raspare la fenditura delle natiche, si alza in piedi e si tira fuori il cazzo.
Lo brandì per alcuni secondi, duro e pulsante, poi, ci giocò allegramente, colpiva con il glande le natiche di Vera. Da come si comportava si capiva che non era il momento di penetrarla. Aveva in mente qualcosa.
Non mi ero sbagliato. Afferra Vera dai fianchi e la costringe a girarsi, poi la spinge giù, facendola inginocchiare davanti a se.
Vera, seguendo un istinto naturale, direi da grande da troia che era, anche bendata, riuscì a brandire il cazzo duro di Marco.
Dopo averlo menato, lo lecca e lo succhia con grande slancio, facendo scorrere la bocca fino alla base.
Era un lavoretto di bocca e di lingua raffinato, che durò per alcuni minuti.

Marco, quando avvertì la bocca di Vera avvolgergli il cazzo, con entrambe le mani, afferrò il suo capo iniziando a scoparla velocemente in bocca.
Vera rimane ferma, mentre quel grosso cefalo penetra velocemente fino a toccarle il fondo della gola. Più volte deve staccarsi da quel nerbo bagnato, per sputare i contati di vomito e di saliva, e prendere una boccata d’aria.

Marco, dopo alcuni minuti d’intensa penetrazione orale, rimette Vera a pecorina, con i gomiti appoggiati sulla balaustra.
Lo vedo fermo, ad ammirare quel fondo schiena da oscar.

Nel momento in cui stava apprestandosi a penetrarle la fica, gira la testa verso di me. In quel momento non avendo preso alcuna precauzione mi notò subito e scoprì la mia presenza.

Rimane basito per la scoperta, e poi spaventato mi guarda intensamente per alcuni istanti. Alla fine desiste dai suoi propositi, si alza i pantaloni e lentamente si allontana da Vera. Poi gira le spalle e scappa via come un coniglio.

Vera, ignara di quanto è successo, rimane ancora in quella posizione.
La sento lamentarsi:

“Marco che fai? Ti prego scopami mmmmm cristo! Sono un fuoco! Mmm dai iiii. spegnimi il fuoco della lussuria mmmm

Le parole di Vera sono sconvolgenti.
Mi agitai come un dannato immerso nelle fiamme dell’inferno, mentre Vera se ne stava a pecorina con il culo scoperto.
Era una visione che mandava in tilt i sensi, come se fosse stato colpito da un terremoto. Mi asciugai il sudore. Feci una panoramica dei dintorni, e poi tornai a fissare quel meraviglioso culo.
Fu in quel momento che mi venne un’idea folle.
Del resto, in quelle condizioni, non ero più in grado ragionare. Ero totalmente turbato da uno stato di libidine che si era impossessato dei miei pensieri. 
Il desiderio morboso mi spinse a valutare la possibilità di prendere il posto di Marco.
Così uscì dal nascondiglio e, con il cazzo oscenamente sporgente dal grembo, e mi avvicinai al capanno.

Entrai dentro e trovai Vera, a pecorina, con il suo stupendo culo esposto al mio sguardo allupato.
Appena lo vidi, mi leccai i baffi, come un lupo famelico davanti al suo cibo prelibato.
Mi avvicinai titubante, senza osare toccare quel gioiello della natura. Ma alla fine mi feci coraggio, e vinto dagli istinti primordiali, allungai finalmente una mano.
Le infilai alcune dita nella fessura vaginale, sfiorandole il clitoride e sprofondando nella carne viva.

“mmmmmm sei qui! Mi fa impazzire quest’attesa! Mmmm sei un diavolo! Ti prego scopami!

Un invito a cui era impossibile dire di no.

Il cazzo era talmente duro che il sangue pulsando sembrava che lo volesse fare esplodere come un petardo. Inoltre, era già abbondantemente fuori dei pantaloni, pulsante come un vibratore ma pronto per fare il suo dovere di trivella. La cappella era rossa e tesa come una biglia.

Lei sussulto nel momento in cui appoggiai la punta del cazzo contro l’apertura.
 
“Mmmmmmm si iiiii mmmmm dai iii

Fu lei a completare l’opera, indietreggiando con il culo fino a farsi impalare dal resto del cazzo.

“Mmmmm si iiiii Marco mmmm scopami iiii

Appena il caldo infernale della sua fica avvolse il nerbo l'afferrai dai fianchi ed iniziai a spingere in avanti, facendo scivolare il cazzo dentro di lei, velocemente.

Le spinte erano così possenti da farmi urtare violentemente con il ventre contro le sue candide natiche, quindi indurla a oscillare avanti e indietro, insieme ai suoi lunghi capelli.
Era una gioia vederla traballare insieme alle tette, mentre il suo culo, a forma di pera, ondeggiava mostrandosi in tutta la sua strabiliante bellezza giovanile. Quella scena mi spingeva a scoparla con grande slancio emotivo.

“Mmmmm si iiiiiiiii mmmmm sei fantastico oooo mmmm mi fai impazzire… sei un demonio oooo

Azzardai anche la mossa più audace.
Mentre il mio cazzo le stava sconquassando la fica, le afferrai le tette e gliele strinsi con forza, soddisfacendo quell’impulso iniziale che provai, quando le vidi.

Avrei voluto insultarla, dirle parolacce.
Ma un caso fortuito mi aveva posto in quella situazione infernale e non potevo svelare la mia identità. Forse lo avrebbe scoperto in seguito.
Però non me ne importava un cazzo.
Quello che contava in quel momento era scoparmi quella troia e godermi la sua calda fica.

“Mmmm si mmmmmmmmm

La chiavavo con grande impeto, tale da farle vibrare il corpo, mentre le pareti vaginali si contorcevano come calde morse, costrette dagli orgasmi.

Si Mmmmmmmmm godo ooooooooooooo mmmm

Anche per me, arrivò subito il momento di gettare la spugna.
Ogni successiva resistenza fu inutile. Il desiderio di prolungare quel momento magnifico dovette arrendersi davanti ai primi conati di sborra.
Lo scroto si indurì, il cazzo divenne più solido e gli affondi più devastanti.

“Si si si mmmmmmm sto impazzendo ooooo mmmmm


Alla fine mi bloccai dentro di lei, e restando attaccato, scaricai spessi fluidi di sborra, che le inondò l’utero.

I movimenti continuarono per alcuni minuti. Ma erano solo atti d’inerzia.
Quando il cazzo si afflosciò tra le sue cosce, non mi curai di metterlo nei pantaloni, allontanandomi velocemente da quel luogo.

La lasciai in ginocchio, appoggiata alla balaustra. Era spossata e sembrava che avesse difficoltà a tenersi in piedi.

Pensare alle conseguenze di quel gesto scellerato fu l’ultimo dei miei problemi.
Raggiunsi in fretta la baita.
Marco si era nuovamente unito ai ragazzi e stava giocando a pallone.

Gli passai vicino, mi guardò negli occhi, ostentando un’aria indifferente, come se non fosse successo nulla. Lo assecondai per ovvie ragioni.

Girai lo sguardo e vidi Vera che stava uscendo dal bosco.
Si avvicinò ostentando un sorriso sgargiante; la scopata le aveva sollevato l’umore.
Notai anche due grossi arrossamenti nella zona delle ginocchia.
Poi si siede al mio fianco.
La guardo e le sorrido:

“Bè! Tutto a posto?
“Si! Benissimo!
“I biglietti hanno avuto successo?
“Alla grande!
“E ora! Che cosa intendi fare con Marco!
“Nulla! Lui è già fidanzato! Non mi interessa più!
“A! come dire: Una botta e via ahahahha
“Nonno ooo ! sei terribile! ahahaha

Una voce dalla baita.

“E’ pronto! Venite!

Eravamo seduti ai tavoli. Notai che Vera e Marco non si erano messi vicini.
Anzi, notai che Vera non lo calcolava per niente, e faceva la smorfiosa con suo cugino Florio.
Pensai a quello che mi dissi un giorno sua madre: “Vera è una ragazza volubile, dal carattere incostante, mai soddisfatta, che si stanca subito delle novità”

Chissà forse un giorno avrei potuto dirle la verità. Speravo in una storia.

Il pranzo fu deliziato da ricche portate confezionate con cura da mia figlia Elena, da mia nuora e dalla loro amica.

Dopo il caffè, preso commiato dai commensali, raggiunsi i piedi di un grosso albero di abete, portandomi dietro la sedia sdraia.
Appena appoggiai la schiena mi abbracciò Morfea (moglie del dio del sonno) e dolcemente mi inoltrai nel fantastico mondo dei sogni.
Satollo e con il cazzo soddisfatto, mi sentivo pienamente appagato. Il destino è stato molto generoso come me, che cosa potevo darmi di più?

Mi ero Sbagliato. Non la storia non era finita lì.

“Nonno! Nonno!

Mi destai da quel stato di dormiveglia e mi trovai di fronte il bellissimo viso di Elisa, la nipotina più piccola del gruppo.

“Tesoro che c’è?
“Ti è caduto questo biglietto!
“Biglietto? Azzo! Ancora Vera? Ci risiamo!

A chi poteva essere diretto? La troietta aveva ancora voglia di cazzo.
Forse non era lei. C’erano ancora due ragazzi nel gruppo, ma erano molto più giovane di lei.

“Grazie tesoro!

Afferrai il biglietto e dopo essermi stirato a dovere mi diressi nuovamente verso i cessi.
Per recapitare il nuovo biglietto dovevo almeno vedere a chi era diretto.
Quando lo sfogliai mi trovai davanti un lungo testo. Inforcai gli occhiali ed iniziai a leggere.

Ho visto tutto! sai? Ho visto, quando hai dato il biglietto di Vera a Marco. Ho visto, quando sono andati nel bosco alla capanna del cacciatore e tu li hai seguiti. Ho visto che cosa è successo lì. Ho visto, quando ti sei avvicinata a Vera e hai fatto l’amore con lei. Se ci tieni al mio silenzio, dovrai andare subito alla capanna del Cacciatore e bendarti come Vera!”

Fui costretto a sedermi sulla tazza del cesso per evitare di cadere a terra.
Il terreno mi era mancato letteralmente sotto i piedi.
Chi cazzo era? Era una domanda che mi arrovellava la mente.
Cosa voleva da me?
Era un uomo o una donna?
Dallo stile della scrittura, da perfetto scolaretto delle elementari, poteva essere una donna. Uno stile molto elementare.
Le donne erano in tutto dieci, Elena, mia figlia, e Caterina, mia nuora.
Poi c’erano le nipoti: Vera e Emilia, le maggiori, le altre due nipotine erano troppo piccole perché arrivassero a quel sottile ricatto.
Infine c’erano le mogli dei miei amici e le due figlie adolescenti, ma sembravano talmente lontane da quelle condizioni trasgressive.

Ragionando per esclusione, e considerando la determinazione che aveva dimostrato l’anonimo poteva essere una donna adulta, ma chi?
Mi tremavano le gambe perché non riuscivo ad immaginare quale fosse lo scopo di quel ricatto.
Mi guardai intorno e scrutai tutte le donne, ad una, ad una, persino la mia povera Concetta.
Nessuna di loro mi degnava di uno sguardo, anzi mi sembravano molto distanti, addirittura indifferenti.
Era brava a camuffare la sua spregiudicatezza.

L’unico modo che c’era per scoprire l’identità dell’autore, era quello di andare all’appuntamento.

Mi infilai in tasca un fazzoletto da tavolo e imboccai il sentiero che portava fino al capanno del cacciatore.

Quando arrivai sul posto notai subito le tracce di sborra per terra.
Poi mi affacciai dalla finestra e guardai fuori per cercare di scorgere l’eventuale arrivo di qualcuno. Non si vedeva anima viva.

Ero nervoso, mentre mi legavo il fazzoletto sugli occhi.

Attesi in silenzio. Si sentivano solo i rumori tipici del bosco, uccelli e qualche aereo che sorvolava la zona.

Ero appoggiato con le mani alla balaustra, quando da dietro sentii un rumore di passi.

Mi girai, stavo per togliermi la benda dagli occhi, quando mi sento afferrare i polsi.
Mi toccarono due mani minute.
Fu il primo indizio che confermava l’ipotesi che la persona fosse una donna.

“Ok! Ti piace giocare a mosca cieca! Cosa vuoi da me?

Non rispose. Ma dopo alcuni secondi di attesa, avvertì le sue mani che si agitavano frenetiche davanti alla chiusura lampo. Dopo le percepì che scavano all’interno.

Quel gesto mi fece tremare la schiena. Fu un atto palese, che mi fece capire le sue intenzioni.

“Ti piace giocare duro? Accomodati, è tutto tuo!

Era coraggiosa. Il suo gesto mi fece fremere come un fuscello.
Somatizzai quei momenti con una poderosa erezione.
Sentì una sensazione di vertigini, quando la sua mano cinse con forza il cazzo, stringendolo.
Il desiderio carnale iniziò subito a crescere dentro di me, impossessandosi di ogni cellula del mio corpo.

Lo tirò fuori. Lo afferrò con le due mani, scuotendolo come se fosse un ramo.
Iniziò a baciare la punta e la pelle.

“Ti piece toccarlo! Non sarebbe meglio se iniziassi anche a succhiarlo?

Quando dissi quelle parole, le sue mani si staccarono dal cazzo.
Rimasi in attesa con il cazzo duro che spuntava dal grembo e un brezza fresca che spirava e lo colpiva.

“Che cosa hai? Che cosa ho detto? Non ti piace succhiarmi il cazzo?

La tipa, appena ebbi pronunciato la frase, la sento che poggia le labbra della bocca sulla cappella.
Nonostante l’avesse aperta al massimo, per quanto si sforzasse, non riusciva a muoverla con disinvoltura. Anzi i suoi denti strofinavano dolorosamente sulla pelle.
Il pompino non era il suo forte.

“Lascia perdere! Forse è meglio che lo lecchi!

Con la lingua ci sapeva fare. Mi sollecitava la cappella facendomi venire i brividi allo scroto.

In quella piacevole atmosfera, allungai una mano per toccarla.
Come prima reazione la sentì allontanarsi subito da me.

“Cazzo! Mi farai toccare qualcosa? Volevo toccarti le tette!

Si avvicinò nuovamente. Acconsentendo a soddisfare quella supplica da porco libidinoso.
Infatti, allungai le mani e trovai il suo petto completamente scoperto.
Le toccai i fianchi. Era molto minuta. Feci scivolare le mani verso l’alto; mi accorsi che la tipa si teneva la maglietta sollevata. Non portava il reggiseno, perciò potei subito toccarle le tette.

I seni non erano molto grossi, ma erano dannatamente sodi e appuntiti.
Le pizzicai i capezzoli, che divennero subito turgidi come marmo.

Dopo quel contatto capì che era molto giovane. Poteva essere Emilia, oppure una delle ragazze ospiti. Inoltre, era molto inesperta.

“Adesso mi avvicino con la bocca! Ho voglia di baciarti le tette!

Questa volta non scappò.

Era più bassa di me. Dovetti piegare la schiena per arrivare a baciarle il seno. La pelle era liscia e profumata come una rosa in una giornata di primavera.

“Se ci spostassimo in quell’angolo staremmo più comodi! C’e una panca! Ho bisogno di sedermi, perché mi sono stancato a stare in piedi!

Tastai la parete di tavole, cercando di non inciampare, raggiunsi la panca e mi sedetti.

“Avvicinati!

La tipa si era tolta la maglietta. Era a petto nudo. L’accolsi in mezzo alle mie gambe spalancate.

Le toccai la schiena, il culo, le gambe. Era minuta, ma aveva gia le fattezze di una donna.
Decisi di tenermi la benda sugli occhi. Era più piacevole godersi quella troietta in quelle condizioni.
Indossava una mini gonna in cotone a balze. Erano in tre a portarla, Emilia e le due ragazze ospiti.
E tutte e tre erano più basse di me, quindi gli indizi si stringevano a sole tre persone.

Le gambe erano toniche e ben tornite. Il culo rotondo come un mandolino. Era molto sensuale. Le mie carezze l’avevano bloccata. Non capivo se avesse timore di me.

Le spostai le mutandine di cotone ed iniziai a solcare le fenditure della fica. Il pelo era morbido e le labbra tenere come il burro.
Strofinai con forza un dito tra le piccole labbra e facendo una leggera pressione sprofondai nella carne viva.

Mmmmmmmm

Un leggero singulto, seguito da un soffio di aria calda, colpì il mio collo.

La vagina, sebbene fosse già ampiamente usata, non era molto slabbrata.
Cercai di inoltrarmi con un dito dentro, e quindi la penetrai completamente con il medio.

Mmmmmmmmmmm

La trovai pregna di umori. Segno che era eccitata.
Feci scivolare il dito su e giù, simulando una scopata.
Nello stesso istante in cui muovevo il dito dentro di lei, la sentivo tremare tutta. Il suo corpo vibrava compatto.

Mentre le sditalinavo la figa, il mio cazzo aumentava la sua rigidità. Era talmente duro che palpitava tra le sue cosce, lambendo con la punta il buco del culo.

“Ora girati e siediti sul mio grembo!.

Si sedette stringendo il cazzo tra le cosce. La massa dura era completamente compressa contro la sua figa.
In quella posizione iniziai a masturbarmi, cercando di strofinare la pelle sulle fenditure della vagina. La ragazza aveva stretto le gambe per dare maggiore effetto a quell’azione.

“Mmmmmmmmmm

La sentivo miagolare, mentre il mio cazzo le stimolava le labbra ed il clitoride.

Con una mano mi masturbavo e con l’altra impastavo le sue meravigliose tette, stringendole.

“mmmmmm
“Alza il bacino!

Allargò le gambe e con la punta dei piedi sollevò i fianchi quel tanto da permettere alla punta del cazzo di incunearsi tra le piccole labbra.
Con una mano tenni separate le labbra, mentre con l’altra schiacciavo la cappella contro l’ingresso della fica.

Quando sentì il tepore della sua figa avvolgere il grosso bulbo, la costrinsi a spostare verso giù il bacino affinché  potessi penetrare fino in fondo. Il cazzo entrò tutto dentro.

Aaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmm


Il suo lamento gutturale rilevò in modo sublime quell’invasione violenta.
La ragazza appena percepì il cazzo dentro di se, si lascio andare, sedendosi completamente sul mio grembo, con il cazzo profondamente infilato nella vagina.

“sei un diavoletto! Ora muovi il culo avanti e indietro!
“mmmmmm

Iniziò a muoversi in modo convulso. Non aveva nessuna regola. Sembrava posseduta dal diavolo. La cosa non mi dispiaceva per nulla, perché mi stimolava il cazzo fino alla radice, ma rischiavo di cadere a terra, per quanta forza imprimeva al suo moto ondulatorio.
Era talmente selvaggia che dovetti tenermi alla panca.

“mmm fermati! Respira! Caspita che ti ha preso?

La ragazza si bloccò all’istante.

“E’ meglio cambiare posizione! Alzati!

Non si mosse di un solo centimetro. Anzi continuò a oscillare il culo. Voleva tenersi il cazzo dentro. Mi era parso un atteggiamento cocciuto. Forse temeva che volessi smettere.

“Cribbio non ti preoccupare! Non ho voglia di smettere! Voglio solo cambiare posizione! Tranquilla!

Stavolta si decisa a staccarsi.
Si alzò in piedi, sfilandosi il cazzo dalla figa. La cosa strana era che mi cinse il cazzo tenendolo stretto in una mano. Era come se temesse di vederlo sparire.

“Ora, appoggiati con le mani sulla panca! E mettiti a pecorina! Come Vera? Ti ricordi?

Dai movimenti capì che stava obbedendo alla richiesta come una perfetta scolaretta. Avrei potuto togliermi la benda.
Ma il mistero mi affascinava, perché giocava un ruolo importante in quella situazione morbosa, in cui le emozioni erano forti. Quindi continuai a mantenere quell’incognita così sensuale.
Brandendo il cazzo mi avvicinai a lei.
Con una mano razzolai davanti a me, costruendomi nella mente lo scenario che doveva trovarsi al mio cospetto.
Infatti, il suo culo era già in posizione, pronto ad immolarsi al piacere del mio cazzo.
Le mie dita lambirono le sue natiche dalla pelle liscia e tonica.
Con la mente in fiamme seguì la fenditura dei glutei ed arrivai infine a toccare le labbra della figa, che si presentarono ampiamente slabbrate a causa della penetrazione precedente.
Mi accostai all’apertura della vagina, con il respiro affannoso e con la mente stordita dal desiderio di quel giovane corpo.

Schiacciai la cappella in mezzo alle piccole labbra, e facendo pressione, sprofondai con il resto del cazzo dentro quella fucina incandescente.

“Mmmmmmmmmmmmm

Quel lamento di sirena rilevò nuovamente il piacere della sua mente nell’accogliere dentro di se il mio cazzo.

Mi piantai con i piedi saldamente a terra, l’afferrai dai fianchi e iniziai a chiavarla con foga.
Davo colpi profondi, mentre il mio grembo urtava violentemente contro le sue natiche.

Mmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Era un piacere sentire quella giovane fica vibrare sotto i colpi del mio cazzo.
I coglioni, avvolti in uno scroto molle, ondeggiavano allo stesso ritmo dei miei affondi, e li sentivo, mentre sbattevano contro il monte di venere.

La ragazza teneva le cosce spalancate al massimo per permettere al mio grembo di potersi incuneare con maggiore efficacia.
Sentivo il mio cazzo avvolto dalla circonferenza della sua fica, che si allargava ogni qualvolta spingevo dentro di lei.

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“Cribio, non so chi sei, ma la tua fica è un vero inferno mmmmm

Dopo alcuni colpi in sequenza, devastanti per le sue pareti vaginali, la sollevai dai fianchi e, tenendola sospesa dal terreno, la chiavavo con una foga impressionante. Gli stimoli della sborra iniziarono a bussare alla porta dell’orgasmo:

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“To to to, piccola troia mmmmmmmm

Il cazzo pulsava come un martello pneumatico. Uno, due e tre. La tenni stretta a me, mentre fluidi di sborra le inondarono la vagina.

“Mmmmmmmmmm
“Mmmmmm tie tie mmmmmm

Dopo alcuni colpi, dati solo per inerzia, mi fermai. La ragazza sembrava in coma. Non riusciva a tenersi in piedi.
Mi sedetti sulla panca con lei seduta sul mio grembo, e il cazzo mezzo moscio ancora ficcato nella sua fica.

La tenni stretta per timore che scappasse. Ero curioso di conoscere la sua identità
Mi tolsi la benda.

“Cazzo sei tu? Non è possibile?

Così va la vita.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

sabato 28 luglio 2012

Nonno! ho perso l'aereo!

Quando mio figlio Mario conseguì la laurea in ingegneria, lasciò l’Italia ed emigrò in Australia, stabilendosi a Sidney.
I primi anni furono caratterizzati da un duro lavoro in cantiere. Poi un giorno, grazie ad un imprenditore di origini italiane, ebbe la sua opportunità e diventò un professionista di successo.
Nella terra dei canguri ha incontrato Sandy, una ragazza meticcia, che aveva nel suo DNA origini aborigeni, cinesi e inglesi.
Il risultato era strabiliante, una ragazza dalla pelle perennemente abbronzata, occhi a mandorla, color turchesi e capelli castani chiari.
Quando veniva in vacanza Italia incantava il paese per la sua bellezza, senza pari.
Suscitando il mio orgoglio di suocero.

Dalla loro unione sono nati due figli, George che ha ventidue anni e Annalisa di venti uno.
George ha sempre dimostrato poco attaccamento all’Italia, preferendo i paesi a vocazione anglosassone.
Così dopo alcune sporadiche visite, ha smesso di venire a trovarmi, scegliendo l’America come meta abituale, sia per le vacanze che per gli studi.

Annalisa, invece ha amato la nostra patria, imparando perfettamente la lingua e anche il dialetto.
Dopo le scuole primarie, si è iscritta in un college di Sidney scegliendo un iter di studi che comprendevano il Greco, il Latino e la letteratura Italiana.
Si stava avviando a diventare una vera studiosa della nostra cultura.
Le vacanze in Italia includevano di solito le visite nei siti archeologi degli antichi insediamenti Greco e Romani e degli antichi etruschi nonché le città d’arte famose in tutto il mondo.

Purtroppo la passione per gli studi classici era talmente sentita da farle trascurare il proprio aspetto.
Era come ammirare una Ferrari camuffata da cinquecento.
La sua bellezza era il risultato degli incroci di molte razze, che si notavano nei tratti somatici del viso, in modo incantevole. Uno splendore assoluto.
Quando era in Italia i ragazzini del paese, giravano con i motorini come folli, tutti attorno alla mia casa, come le mosche.
Ma lei, indifferente a quel carosello di testosterone, li ignorava in modo crudele, preferendo approfondire i propri interessi culturali piuttosto che farsi distrarre dagli svaghi della sua età.
Diceva che l’Italia era un meraviglioso libro con tante pagine di rara bellezza, da ammirare incantati perché erano uniche al mondo.
In Australia si sentiva anche orgogliosa delle sue origini Italiana, perché riteneva che il nostro paese fosse il fondamento di tutta la cultura mondiale.

Adesso partiamo con la storia. Buona lettura.

L’inverno nell’emisfero settentrionale corrisponde all’estate di quello australe.
Mio figlio Mario, il natale scorso, ci volle con lui in Australia, per festeggiare la ricorrenza sulla spiaggia.
Era una cosa insolita per le nostre abitudini, che includevano babbo natale a bordo di una slitta trainata dalle renne, che sfrecciava nel cielo e sui tetti innevati.

Una settimana dopo che eravamo arrivati ci giunse la notizia che l’altro mio figlio, Antonio, era rimasto coinvolto in un sinistro stradale, per fortuna, senza conseguenze gravi.
Solo che si era fratturato entrambe le gambe, ed era costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Quindi bisognoso di un’assistenza continua.
Decidemmo di anticipare il rientro. La sera precedente al viaggio di ritorno mia moglie si ammalò, forse furono le preoccupazioni che l’avevano resa debole, quindi facilmente esposta alle minacce dell’influenza.
I biglietti erano già stati comprati.
Allora Annalisa si offrì di accompagnarmi nel viaggio di ritorno.
Arrivati al paese andammo direttamente da mio figlio Antonio.
Alcuni giorni dopo:

“Nonno! Visto che domani è la vigilia di capodanno, mi piacerebbe andare a visitare Roma! E’ la prima volta che mi trovo in Italia, in pieno inverno!
“Sono d’accordo tesoro! Piuttosto che restare qui ad annoiarsi!

Il giorno successivo ci mettemmo in viaggio verso la capitale.
Avevo prenotato un albergo nei pressi di Genzano, una località non lontana da Roma.
Lo stesso giorno ci recammo a Roma con un trenino locale, che partiva da Velletri.
Quel giorno i musei stranamente erano tutti aperti. Annalisa volle visitare quelli vaticani.

“Annalisa, ti confesso che la visita al museo, sinceramente, non mi entusiasma molto! Ti dispiacerebbe se restassi fuori? Così ne approfitto per farmi un giretto nei dintorni!
“Va bene nonno! Non ci sono problemi! Quando ho finito ti chiamo sul cellulare!
“Va bene tesoro! Ci vediamo dopo!

Iniziai a gironzolare per le vie attorno al Vaticano. Ad un certo punto mi fermai davanti ad un negozio d’abbigliamento per donne. Nella vetrina vidi esposto un vestito che fece scattare la mia curiosità.
Era un vestitino leggero, con fantasie di fiori, non molto lungo. Sarebbe stato perfetto per Annalisa.
Quella ragazza mi preoccupava. Non curava molto il suo look. Anche quel giorno si era messa i soliti jeans larghi e un maglione di lana ampio, che nascondeva tutta la sua bellezza.
A volta non riuscivo a capire perché si trascurasse in quel modo.
A casa non faceva altro che restare incollata al computer a consultare siti archeologici. Testi in italiano antico e del medioevo.

Guardai la vetrina, e notai che ai piedi del vestito c’erano anche delle scarpette, con un piccolo tacco. Fissai quegli indumenti pensando ad Annalisa. Avrebbero esaltato divinamente il suo aspetto femminile, che lei trascurava.
Sarebbe stato un bel regalo. Alla fine mi decisi ed entrai.

“Buon giorno!

Mi trovai davanti una bella ragazza. Molto simile a mia nipote.

“Buon giorno signorina!
“Desidera?
“Mi interessa quel vestito esposto in vetrina, e anche le scarpe, sa! Sono per mia nipote!

La ragazza mi fissò con un sorriso ironico. Probabilmente non aveva creduto una sola parola. Certamente avrà pensato che il vestito fosse per la mia amichetta.
Gli restituì il sorriso, ammiccando con gli occhi: come per dire che ci aveva azzeccato.
Sinceramente il suo giudizio non mi interessava.

“Conosce le misure di sua mmm  nipote?
“Si! Più o meno ha la stessa taglia di lei!
“La mia?
“Si!
“Vuole che provi il vestito?
“Mi farebbe un gran favore!

La commessa si allontanò con il vestito e le scarpe.
Nello stesso istante entrò una giovane ragazza. Era molto raffinata nei modi e teneva in braccio un cagnolino di piccola taglia. Vestiva con abiti succinti che mettevano in risalto le sue stupende forme.
Fu accolta da un'altra commessa. Insieme si avviarono nella stanza attigua. Mentre si allontanava guardai la schiena della ragazza, completamente scoperta. Camminava flessuosamente, come le modelle. Un piede dietro all’altro. Il suo culo oscillava sublimemente. Era impossibile restare indifferenti davanti a tanta provocazione.
Ero ancora un uomo virile e non disdegnavo di lanciare occhiate a quel tipo di ragazze.
A volte rimproveravo la mia mancanza di coraggio. In paese c’erano amici, della mia stessa età, che mi raccontavano di storie avuto con giovani ragazze. C’era da spendere parecchio denaro, ma ne valeva la pena.
Chissà, forse quella era un escort?
Da come si muoveva e dai vestiti che indossava lo era sicuramente.
Chissà quanto avrebbe preteso per una notte d’amore?
Domanda che non avrebbe avuto risposta, perché non possedevo il coraggio di procurarmi quel tipo di piacere.
Anche se mi sarebbe piaciuto tanto, almeno una volta, scopare con quel genere di ragazze.
Come dire: una botta di vita! E la cosa che più mi affascinava molto.

Ero in piena contemplazione estetica, a fantasticare su quella ragazza, con un’imponente erezione, in atto, quando:

“Eccomi!

Mi girai e trovai il sorriso della ragazza e suoi occhi divertiti che mi fissavano in attesa di un responso.
Mi aveva sorpreso a guardare la ragazza di prima, con espressione libidinosa. 
Deglutì dall'imbarazzo poi, ritrovando l'autocontrollo:

“Bello! Si mi piace! Credo che lo prenderò!
“Mi permette un suggerimento?
“Si! dica pure!
“Questo vestito è bello! Ma un po troppo pudico! Certo esalta le gambe, ma una giovane ragazza, oggi, punta più a mostrare il proprio corpo che a coprirlo! Preferisce un vestito leggero e sexy! Vuole piacere al suo uomo, affascinarlo con la sensualità! Nella stanza vicino ci sono vestiti che sicuramente potrebbero piacere alla sua amichetta!
“ - Sorrido – grazie del suggerimento! Ho capito che cosa intende lei. Ma vede il vestito che ho scelto, e che lei sta indossando in maniera perfetta, è veramente un regalo per mia nipote!

La ragazza arrossì in modo visibile, poi, imbarazzata.

“Mi scusi! Se sono apparsa un po invadente!
“No! Tranquilla! È il suo mestiere dare consigli! Anzi la ringrazio per il suggerimento! Ma prendo questo vestito e anche le scarpe!
“Mi scusi di nuovo, lei si può accomodare alla cassa, mentre io confeziono il vestito! Desidera una carta particolare o la busta della casa?
“Va bene anche quella della casa! Grazie molto gentile!

La ragazza ritornò nei camerini. Quando arrivai alla cassa notai che anche la ragazza che avevo ammirato poco prima si stava avvicinando.
Ci trovammo affiancati l’uno all’altro.

Aveva in braccio il suo cagnolino dallo sguardo birichino.
I suoi occhi scuri e lucidi mi scrutavano con ferocia, senza perdermi di vista.  
Vennero le commesse, e ognuna recava in mano una busta rossa, con i disegni della casa.


Stavo per estrarre il bancomat dal portafoglio, quando il cagnolino, interpretando quel gesto come un’aggressione, inizia ad abbaiare, e poi si lancia sopra il bancone, creando una confusione tra le commesse e la giovane ragazza, che tentava di afferrarlo.
La piccola peste non ne voleva sapere di farsi acchiappare, salto sui pacchi. Le Commesse nel tentativo di bloccarlo fecero cadere a terra le due buste rosse.
Appena mi passò vicino lo afferrai al volo dalle gambe posteriori, sollevandolo come un coniglio, poi lo cinsi dalla pancia.

“Ei piccolo! Ne hai fatto di casino e? ahahah
“scusate! Non so che cosa gli è preso! – poi rivolta al suo cagnolino - Chicca! Sei stata cattiva lo sai? Se lo prese in braccio – lo baciò sul capo – poi rivolgendosi di nuovo a noi – chiedo scusa – sono dispiaciuta!
“Non si preoccupi! Il simpaticone – scusa! La simpaticona ha voluto divertirsi un pochino! Hahah

Guardai in faccia la ragazza. I suoi occhi erano di uno azzurro profondo. Le labbra della bocca erano carnose e rosse come ciliegie. Da vicino il suo decolté appariva ancora più accentuato, e si intravedevano le sue meravigliose tette.
Il corpo, emanava un profumo di sandalo, forte e molto sensuale, ed era stretto in un vestito attillato e cortissimo, si intuiva nei particolari.
Il ventre piatto scendeva verso il monte di venere facendo un piccolo affossamento, e poi c’erano le cosce e le gambe. Lunghe e toniche.
La fissai con un senso di libidine che mi stava stordendo i sensi. Il mio cazzo ebbe un sussulto che mai prima di allora aveva avuto.
Quella ragazza era una super figona, un diavolo tentatore che meritava pienamente tutto il mio interesse.

Le commesse, nel frattempo avevano recuperato le buste e le poggiarono sul bancone.
Da galantuomo lasciai che la ragazza pagasse per primo, così oltre al decolté ebbi modo di ammirare e apprezzare anche il suo culo rotondo.
Prima di allontanarsi con la busta:

“Scusate di nuovo! Buon giorno!
“Buon giorno!

La fissai intensamente nel momento in cui usciva dal negozio, compiacendomi del suo passo flessuoso, e del suo corpo divinamente accordato nei movimenti alla sua camminata da modella. Un uomo anziano l'attendeva davanti all'ingresso con un soprabito in mano, coprendola subito per proteggerla dal freddo.

“Mi scusi! Ecco il conto!

Mi voltai e trovai lo sguardo divertito delle due commesse che ridevano sotto i baffi in modo ironico.
Mi avevano beccato in piena contemplazione, di quel magnifico esemplare di fauna femminile.

Più tardi raggiunsi piazza S.Pietro. Dopo un quarto d’ora suonò il cellulare.

“Nonno sto uscendo adesso!
“Sono in Piazza S. Pietro, vicino alla fontana!
“Eccoti! Ti ho visto! sto arrivando!

Annalisa arrivò in pochi minuti. Appena mi vide, scorse anche la busta rosa che tenevo in mano.

“Che cosa è quella busta che tieni in mano!
“E’ un regalo per te! Un vestito!
“Un vestito? Un vestito tipo gonna?
“Si!
“Ma nonno! Lo sai che non mi piacciono quei vestiti!
“Tesoro! Per una volta mi piacerebbe che buttassi via quei jeans!
“Ma nonno! Non mi piace vestirmi in quel modo! Non è pratico! Preferisco i jeans!
“Adesso l’ho comprata e non torno certamente indietro a restituirla! Anzi stasera andiamo a mangiare una pizza e mi piacerebbe che tu lo indossassi! Ti prego fallo per me!
“OK, faccio un’eccezione! Però non me l’ho porto in Australia!
“sono certo che ti piacerà! Sai nella vita, alla fine, dovrai indossarli quei vestiti! Quando sarai una professionista! Ed è meglio che cominci ad abituarti
“Nonno! Mi sembra di sentire parlare la mamma! Fino allora preferisco i jeans! Larghi! Quelli attillati non mi piacciono!

Gli porsi la busta. Lei l’afferrò con la solita indifferenza, senza aprirla.

“Non sei curiosa di vedere come è fatta?
“Nonno la vedrò stasera in albergo!
“Va bene! Io credo che sarai bellissima con quel vestito!

Dopo aver visitato altri siti archeologici, finalmente, rientrammo in albergo. I piedi non li sentivo più per quanto avevo camminato.
Restai sotto la doccia per un’ora abbondante.
Annalisa, in quel momento, era nella sua camera, e stava sicuramente consultando la guida della città, forse anche i libri che aveva comprato al mercatino dell’usato.

Erano già le sette di sera ed il cellulare non squillava. Allora chiamai io.

“Tesoro che stai facendo? Ti sei ricordata che stasera andiamo in pizzeria?
“No! Lo so! Stavo leggendo alcune pagine del libro che ho comprato oggi!
“Mi raccomando, sarebbe cosa gradita se ti mettessi il vestito che ti ho regalato, anche le scarpe!
“Uffa nonno! Non mi sento a mio agio! Lo sai!
"Ti prego per una volta mi piacerebbe vederti vestita da donna!
“Va bene! Uffa! Faro un’eccezione al mio stile! ma solo per farti piacere!
“Grazie tesoro! Vedrai, sarai un incanto stasera! A dopo!

Andai nel bagno ad asciugarmi i capelli. Dopo una mezzora abbondante suona il cellulare. Era Annalisa.

“Nonno! C’è un problema! Il vestito che hai comprato credo che non sia adatto alla serata!
“Annalisa! E’ adatto a te! L’ho scelto con cura! Ti prego, Tesoro fammi contento, almeno per una volta!
“Ma nonno! Sei sicuro di quello che hai comprato? Lo trovo molto strano!
“Annalisa, tu indossalo! E vedrai che quando lo avrai addosso cambierai opinione!
“Indosserò il vestito! Quando lo vedrai cambierai opinione! Per me ti sei sbagliato!
“OK! Quando l’avrai indossato chiamami!
“Va bene nonno! Lo indosso solo per farti piacere!  Ma non penso che potrò uscire conciata in quel modo!
“Tu indossalo!

Dopo un'altra mezzora mi chiamò

“Nonno potresti venire in camera mia?
“Vengo subito!

Quella testona cercava di imbrogliarmi.
Quello era il vestito adatto a lei.
Mi presentai davanti alla sua stanza; la porta era aperta. Entrai. Annalisa era ancora in bagno.
Mi sedetti sulla sponda del letto.

“Tesoro sei li?
“Si! Adesso arrivo!

Uscì dal bagno.

Appena la vidi, dovetti poggiare le mani sul materasso per evitare di cadere a terra.
Non mi sembrava vero. Era una visione sconvolgente.
Non poteva essere Annalisa.

La ragazza che stava in piedi davanti a me indossava una lingeria da sballo:
Calze nere, reggi calze nere merlate, perizoma rosso, scarpe rosse cromate, con tacco a spillo Minigonna azzurra, che lascia scoperto il culo e lo scoscio. Reggiseno rosso, e un corsetto azzurro, simile a quelle dei toreri, in testa aveva un cappellino da aviatore azzurro.

Era di una bellezza travolgente. Più bella della ragazza che avevo visto nel negozio quel pomeriggio.


...mi svegliai due ore dopo. Ero steso sul letto di Annalisa, indossavo solo la camicia. Tra le gambe pendeva un cazzo moscio e oscenamente impregnato di sperma.
L’odore di sborra mi sollecitava le narici. Il cazzo, inoltre, era completamente unto di una sostanza limacciosa.

Gli indumenti erano sparsi sul pavimento, in ogni dove.
I miei e quelli di Annalisa.
Sul letto c’erano le calze e reggicalze.
Il perizoma rosso lo avevo attorno al collo come una collana.

Il letto era completamente disfatto.
C’era solo il materasso. Le lenzuola e i cuscini giacevano sulla sedia.
L’armadio era aperto. Mancavano i vestiti di Annalisa e la sua Valigia.

Ma che cavolo era successo? Sembrava che fosse passato un urgano.
Ero completamente stordito. Cercai di fare mente locale su quanto fosse accaduto in quella camera.

A questo punto è meglio che intervenga io, Guzzon59, per spiegare il mistero.

Il nostro eroe è un po confuso e non è in grado di raccontare nei dettagli i retroscena di quello che gli appariva un disordine senza alcuna ragione.

Dove eravamo rimasti? Si.

Il nonno si era trovato davanti sua nipote Annalisa, in lingeria intima, apparteneva alla ragazza che aveva ammirato nel negozio.
Le buste si erano scambiate accidentalmente durante la confusione creata dal piccolo cagnolino.

La mente del vecchio, appena vide la nipote in quella mise, andò completamente in tilt. Perse il senso del tempo e il lume della ragione.

Ecco come andarono le cose:

“Ti sei sbagliato vero? Scommetto che non sono questi i vestiti che hai comprato!
“Io…. Io… non so… accidenti… sei magnifica…. Vieni qui! siediti sulle mie ginocchia!
“Ma nonno! Che dici? Non è il momento di scherzare!
“Dai! Vieni dal nonnino!

Annalisa, ingenuamente, non avvedendosi dello sguardo libidinoso che offuscava la mente di suo nonno, seccata andò a sedersi sulle sue ginocchia.

“Nonno! Adesso mi rimetto i jeans! Ok?
“Un momento! Che fretta! Non ti andrebbe di divertiti un pochino prima?
“Divertirmi? Ma nonno che cavolo dici?

Accennò un gesto, per alzarsi, ma le mani di suo nonno furono come morse d’acciaio, che la tennero ferma.

“Aspetta! Sei bellissima! Oggi ti ho vista in quel negozio! Hai fatto bene a venire qui!
“Nonno! Che stai dicendo! Ora smettila di dire sciocchezze!

Il nonno prese ad accarezzare le gambe, coperte dalle calze di seta nere. Toccare quelle gambe era come accarezzare un pelle di velluto.

“Nonno! Che stai facendo?

La sua mente era completamente sconvolta da quell'apparizione divina.
La Ferrari finalmente si era tolta i panni della Cinquecento e splendeva di luce propria.
Era una luce a cui era impossibile resistere. Il nonno si sentiva come una falena attratta dalla luminosità di quella rara bellezza, senza pari.

La mano iniziò a scorrere all'interno coscia, lambendo la pelle scoperta e, finalmente, arrivò alla fonte che alimentava il desiderio della sua mente, immergendola totalmente nel suo calore.

“Nonno! No non puoi fare così! Sono tua nipote!
“Non sei mia nipote! Sei la puttana che ho visto oggi! Non mi imbrogli!
“Nonno ti prego smettila!

Il suo sguardo era allucinato, come la sua mente. La mano intanto si era incuneata tre le cosce, strofinando con forza la figa.

“Cristo quanto sei bella! Mmm

Con la bava alla bocca, con mani frementi le strappò il corsetto, lasciandola in reggiseno.

Annalisa nulla poteva contro quella forza della natura. Sembrava impotente di fronte a tanta audacia. Inoltre il rispetto che nutriva per il suo avo le impediva di opporsi con violenza a quella azione scellerata.

Intanto il nonno gli aveva abbassato il reggiseno, esponendo le sue meravigliose tette.

Quando le vide.

“La natura è stata molto generosa con te! Mmm belle e sode! Ho voglia di baciarle!

Così fece. Le sue labbra si chiusero sui capezzoli, che divennero turgidi come marmo, nonostante la riluttanza di Annalisa.

“Nonno! No no no !
“Sei bellissima! Le tue tette mi fanno impazzire!

La spinse con le spalle sul letto. Gli allargò le cosce, ficcandoci dentro la faccia. Leccò il perizoma rosso, la pelle, il monte di venere, il ventre. Tutto quello che trovò davanti.
Sembrava in preda a un delirio senza controllo. Succube delle sue emozioni, le sue mani tremavano mentre toccavano ogni parte del corpo di Annalisa. Le stringeva a coppa sulle tette sode, massaggiandole con forza.

“Nonno! Ti prego smettila!

Annalisa opponeva una flebile resistenza fisica. Si lasciava manipolare come una bambola. Era completamente in balia di suo nonno.

Il nonno in preda al caos estremo dei sensi, ha voglia di vedere la fica di quella giovane puttana, quindi sposta di lato il perizoma esponendola al suo sguardo. Scopre una figa imberbe e completamente rasata. Le grosse labbra si stringevano fino a toccarsi. In mezzo si notava solo un cenno delle piccole labbra. Il clitoride invece era molto sviluppato e fu quello che attirò la sua attenzione.

In preda ad una cupidigia ormai senza dominio, iniziò a raspare tra le fenditure della figa. Le separò leccando con ingordigia la carne viva.

Mmmmmm nonno! Che fai iiiiiiiiiiiiiiii

La voce di Annalisa tradiva ormai una palese emozione. Nonostante si stesse opponendo a quella azione, senza più controllo, suo malgrado, non poteva ignorare gli stimoli che la bocca di suo nonno gli provocava quando le strusciava le parti intime.

“Hai una figa profumata! Mmmm

Iniziò a leccare il clitoride. In pochi secondi divenne duro, come un piccolo cazzo. Era talmente sporgente che si poteva succhiare facilmente.

“Mmmmmm nonno ooooo smettila aaaaaaaaa mmmmm

Le gambe di Annalisa erano sparse e appoggiate sulle spalle di suo nonno. Il vecchio porco si stava dilungando a deliziarsi di quella nicchia di piacere.

Dopo alcuni minuti iniziò a penetrarla con il dito medio. 
Mentre la scopava con la mano si sbottonò i pantaloni.

Annalisa era completamente scioccata. Nel momento in cui suo nonno si era staccato da lei, per togliersi i pantaloni e le mutande, continuò a restare sul letto con le gambe spalancate.

“Ora mettiti così!

Si faceva manovrare senza opporre alcuna resistenza. Suo nonno la tirò a se. Facendo collimare il suo scoscio con il grosso cazzo che sporgeva duro da sotto il ventre adiposo.

Lo brandiva facendo scivolare la grossa cappella tra le fenditure della figa. Con il glande colpì più volte il clitoride. Suscitando lamenti gutturali di sua nipote.

Poi schiacciò la grossa cappella nella spaccatura della figa e spinse fino a quando il grosso bulbo separò le piccole labbra.

La punta del cazzo era completamente immersa nella calda fica. Il vecchio porco invece di spingere dentro il resto del cazzo, continuava a muoverlo facendolo girare come un mestolo nella pasta.

"Mmmmm nonno no! È sbagliato!

Ad un tratto afferrò le sue cosce e diede una spinta in avanti facendo sparire tutto il cazzo dentro la figa di Annalisa.

"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa no no no aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
"Cribbio che fica calda e stretta mmmmmm sapevo che era una tana infernale! Mia bella puttana mmmm to to to

La insultava e la scopava con una violenza tale da spostare il letto. La rete cigolava ad ogni affondo. Annalisa era completamente ipnotizzata da quell’azione. Fissava un punto indefinito della stanza e gemeva ad ogni affondo.

Grgggggggggggg mmmmmmmmmmmmm no non mmmmmm

Le gambe di Annalisa si innalzavano in aria, oscenamente spalancate ed appoggiate sulle braccia di suo nonno.

La coppia diabolica era completamente stesa sul letto. I movimenti del vecchio porco erano incessanti e devastanti. La figa di Annalisa era completamente scardinata  dal cazzo di suo nonno. I grossi coglioni, avvolti in uno scroto molle e pendente, sbattevano contro il perineo.

Mmmmmm grrrrr mmmmmmmmm

Annalisa, suo malgrado, non riusciva più a sopprimere l’orgasmo che il cazzo di suo nonno gli stava provocando. Nel momento in cui le pareti vaginali si contorcevano, con le dita serrava le lenzuola, come se le volesse lacerare.
Il vecchio, dopo una serie continua di colpi profondi e micidiali, si ferma.

“Girati mettiti a pecorina!

Annalisa sembrava priva di volontà. Acconsentiva ai suoi desideri senza battere ciglio, eseguendo gli ordini di suo nonno come un perfetto soldatino.

Nell'istante in cui si inginocchiò sul letto, esponendo il suo meraviglioso culo.

“Dio mio… questo è il paradiso!

Davanti a quella scena da infarto, si abbassò come un cane idrofobo, iniziando a leccare il buco del culo e la figa oscenamente slabbrata dal suo cazzo.

Con un dito cominciò a lavorarle il buco stretto. Un rivolo di sputo lubrificò quel cunicolo, facilitando la penetrazione del dito medio.

“Nonno no no lì no!
“Zitta troia! Sei una puttana! Ti pago per tutto! Hai capito! Tutto compreso!
“Non sono una puttana! Sono tua nipote!

Il vecchio era indifferente a quelle suppliche; prima infila un dito, poi due, alla fine sono tre.
L’orifizio anale si era dilatato a sufficienza, per cui, sputò un altro rivolo di saliva e prese a scoparlo con tre dite.

"Mmmm no no mi fai male mmmmm
“Ora ti inculo troia! Poi vedremo se ti farà male il buco del culo!

Cosi dicendo, fa cadere un rigagnolo di saliva nella cavità slabbrata dalle sue dita, lubrifica il pertugio del culo, quindi si avvicina con la cappella del cazzo, la schiaccia contro l’apertura, e spinge lentamente, facendo penetrare il resto del cazzo nello sfintere.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mi fai male aaaaaaaaaaa
“Stai zitta troia.! Ora ti scopo il culo!

Non gli diede il tempo di replicare. L’afferrò dai fianchi e iniziò a martellare l'ano. L’orifizio, un po alla volta si adattò alle dimensioni del suo cazzo.
Poi lo vide scivolare dentro senza alcuna resistenza da parte di Annalisa, probabilmente non sentiva più il dolore, ma il piacere. Infatti se ne stava a pecorina, incassando il nerbo nel culo, gemendo lievemente.

"Mmmmm sei un bastardo… lo dirò a papà! Bastardo mmmmmm
“Zoccola! Puttana! Troia! Tie tie… Ti spacco il culo! To to to

Mentre s’inculava la nipote, le assestava dei forti schiaffi sulle natiche.
Il rumore secco della mano contro le natiche, si confondeva con il cigolio della rete del letto e dello sciabordio del cazzo mentre penetrava nel culo. Era un coro di rumori e di sensazioni straordinarie.

“Troia sto per sborrare mmmm anzi ho voglia di sborrarti in bocca!

Cosi dicendo, la costringe ad inginocchiarsi davanti a lui. Mena il cazzo per alcuni secondi, poi l’afferra dai capelli e tenendole il viso all'altezza del cazzo colpisce la fa faccia con fluidi di sborra.

Il liquido biancastro, si cosparge sugli occhi, sul naso, sulla bocca e sul petto, colando in lunghi e spessi rivoli.

Annalisa restò per un attimo in ginocchio con la testa abbassata. In silenzio. Suo nonno si era buttato sul letto, spossato.

Dopo mezzora abbondante. Il vecchio si desta nuovamente da quel senso di spossatezza, e trova sua nipote seduta per terra con la schiena appoggiata al letto. La guarda.

Cribbio le calze nere esaltavano le sue cosce. La fissa intensamente. La scintilla del desiderio si accende di nuovo.

“Vieni qui, stenditi al mio fianco!

La ragazza si alzò e come un automa si sedette sulla sponda del letto.

“Sei meravigliosa! Hai un corpo stupendo!
“Ma nonno! Sono Annalisa!
“Non sei Annalisa! Tu sei una puttana! C’è ancora una cosa che non mi hai fatto?
“Che cosa?
“Il pompino! Ti pago anche per questo! Ora succhiamelo!
“Ma nonno! Io!
“Tu sei una puttana! Hai capito? Ora succhia sto cazzo!

Annalisa afferrò il cazzo di suo nonno, muovendo il polso.

“Che aspetti a succhiarlo?

Era completamente soggiogata da suo nonno. Non riusciva ad opporre alcuna resistenza. Così, riluttante abbassò il capo, spargendo i lunghi capelli sul ventre molle di suo nonno, aprì la bocca e cercò di ficcarsi dentro le gote il grosso cazzo sporco di sperma e sostanze limacciose.

Fece del suo meglio.

“Mmm il pompino non è il tuo forte. Vieni qui e stenditi sul letto!

Ubbidì all’ordine di suo nonno.

Il vecchio si era messo in ginocchio sul letto, in mezzo alle cosce spalante della nipote.
Le palpeggia la fica, facendo scorrere la punta delle dita tra le labbra umide. Poi le infila nella carne viva.

"Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“Sei bellissima! ho voglia di scoparti!

Il vecchio, aveva un’erezione imponente in atto, si stese su sua nipote, strusciò la cappella tra le labbra della figa, avanzò con il bacino e la penetrò nuovamente fino in fondo.

Poi si appoggiò con la pancia sopra il ventre piatto di Annalisa e iniziò a chiavarla.

"Mmmmmm sei una puttana di classe! To to to

Le aveva afferrato le gambe, costringendola ad appoggiarle sulle sue spalle. Poi, puntando le braccia sul materasso inizio a martellare in profondità.

"Mmmmmmmm

Annalisa, ormai rassegnata, suo malgrado, rispondeva all’azione del cazzo con leggeri lamenti.

Il vecchio porco, dopo un quarto d’ora abbondante, scaricò una altra copiosa sborrata, allagando la vagina di sua nipote.

"MMMM sei stata magnifica!

In una mano si trovò il suo perizoma rosso. Lo annusò e, ridendo, ci infilò dentro la testa. Poi si abbandono sul letto come un sacco di patate, addormentandosi con un forte respiro.

Annalisa si sottrasse dal suo abbraccio.
Si tolse subito gli indumenti che gli aveva regalato suo nonno.
Corse nel bagno, si fece una doccia, per lavarsi di dosso quella sensazione di sporco.
Si vestì in fretta.
Con la valigia in mano, scappò via, da quel luogo di torture.

Prese un taxi e si fece portare all'aeroporto  Prenotò il primo volo per Parigi, da dove sarebbe ripartita alla volta di Sidney.

Il nonno si sveglio sul letto di Annalisa.

Da adesso in poi sarà il nonno che racconta la storia. Guzzon59 rientra nella schiera dei lettori.

…Ero confuso. Mi guardai attorno. Che cazzo ci facevo nudo nella stanza di Annalisa?
Mi sentivo spossato. Il corpo era eccessivamente sensibile e reagiva al contatto con le cose.
Mi toccai i coglioni doloranti. Guardai il cazzo. Era sporco. Le cosce e il ventre erano impregnati di sperma.

Corsi in bagno ad immergere il viso nell'acqua fredda. Mi guardai allo specchio osservando le gocce d’acqua che scendevano lentamente sulla pelle rugosa del viso.

“Dio mio no! Che cazzo ho fatto?

Il ricordo cominciò ad emergere nettamente. Annalisa, io, l’avevo sodomizzata. Mi sentivo un mostro per quello che avevo fatto. Non c’era nessuna giustificazione che potesse dare un senso a quella che avevo fatto ad Annalisa.

Mi vergognavo come una carogna. Annalisa sarà corsa a raccontare tutto ai suoi genitori. Mio figlio, mia moglie, mia nuora, i parenti. Che cosa avrebbero pensato di me? Un maniaco sessuale, ecco cosa ero diventato!

Il senso di colpa mi stava distruggendo la mente. Piangevo e mi disperavo. Ormai il danno era stato fatto e non c’era modo di rimediare.

Raccolsi i miei indumenti e scappai in camera mia. Mi barricai dentro, spensi le luci, e mi rannicchiai ai piedi del letto, nel buio totale.

In quell’angolo, avrei atteso il mio destino struggendomi l’anima. Sarei finito in galera, giustamente, facendo soffrire tutti.
Tutto questo è successo solo per aver dato sfogo ad un impulso primordiale, che non ho saputo controllare.
Non potevo più considerarmi un uomo.

Mi ero addormentato. Il suono del cellulare mi sveglia.

“Nonno! Sei in camera?
“Si! Tesoro perdonami! Per il male che ti ho fatto!
“Aprì la porta! Sono qui!

Mi alzai. Gli aprì la porta. Lei era in piedi, con la valigia in mano. Entrò e chiuse la porta a chiave.

Accese la luce e si sedette sul letto.

“Nonno! Volevo scappare in Australia! Ma ho perso l’aereo!

Non riuscivo a guardarla in faccia. Fu lei ad avvicinarsi. Sedendosi al mio fianco.  Poi poggio la testa sulla spalla, sussurrando:

“Non sono arrabbiata con te!
“Non sei arrabbiata con me? Ma ti ho fatto del male!
“Sono arrabbiata con me stesse! Ho riflettuto molto! Sono veramente una cretina!
“Non capisco!
 "Sono stata io a provocarti! Avrei dovuto evitare di indossare quei vestiti! Ti confesso che mi sentivo a mio agio vestita da troia! Avrei dovuto immaginare a cosa andavo incontro con quegli indumenti addosso! La tua reazione è stata naturale! Non ho resistito alla tentazione di provocarti!
 "Altro che cretina! salta fuori la tue vera natura!
“Cretina per quello che mi stavo perdendo! Quello che mi hai fatto mi è piaciuto! Solo che... insomma.. vorrei che tu continuassi a dominarmi! come hai fatto prima!

La guardai perplesso.

“Nonno!
“Si tesoro!
“Stasera voglio stare qui, con te! Voglio essere la tua puttana!

Così va la vita.

Guzzon59 (Claudiogusson@ymail.com)