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mercoledì 12 settembre 2012

Chi disprezza la nuora alla fine…..


Il proverbio dice che chi disprezza compra..... è possibile che dietro un sentimento di repulsione si nasconda un grande desiderio di possedere.....

buona lettura


Una mattina

“Buon giorno Signorina! Sono il Dottor Alberto Rossi!

La ragazza stacca lo sguardo dal monitor: Buon giorno dottore!

“Ho un appuntamento con il Dottor Bianchi! Credo alle ore 10.00 circa!

Alberto Rossi, avvocato penalista in pensione, si è presentato nel mio studio legale puntuale come un orologio svizzero. Voleva una consulenza professionale su faccende private, attinenti ad interessi patrimoniali di famiglia, che era la mia competenza, essendo avvocato civilista.
Premetto che Alberto ha esercitato l’attività forense fino alla veneranda età di 70 anni.
Tuttavia, essendo ancora uomo vigoroso, con la mente lucida, ha continuato la sua passione accettando la nomina di Giudice di Pace.
E’ stato un penalista di primo ordine. Ricordo che, ancora giovane studente in legge, con entusiasmo correvo alle udienze dibattimentali in cui si esibiva con un eloquio brillante ed una orazione da grande trascinatore.
Lo ricevo in piedi, come a volergli tributare tutta la mia stima.

Entra nell’ufficio, ammiccando un mezzo sorriso, mi ricorda subito che la visita è principalmente d’interesse e poi di cortesia.

M’invita ad ascoltare con piena attenzione e dato che gli argomenti che avrebbe trattato erano insoliti, non dovevano essere giudicati ma analizzati con mente distaccata e professionale.
Poi aggiunse che la vicenda richiedeva un riserbo assoluto e che la sua divulgazione avrebbe creato dei veri e propri disastri in famiglia, gettando discredito sulla dignità del suo casato.

Gli feci un cenno con la testa, annuendo all’invito e, appoggiando le mani sulla scrivania, lo guardai aspettando che cominciasse a parlare.

“La questione riguarda Carlo e la moglie Alessia!

Carlo era suo figlio, un amico personale di lunga data, dai tempi del Liceo.

“Dimmi!
“Vado, dunque, al nocciolo della questione! E’ possibile apportare alcune modifiche al testamento?
“Certo!
“Ma vedi c’è un problema, anzi una svolta radicale, vorrei lasciare la metà del mio patrimonio ad Alessia!

Era la nuora. Quella rivelazione mi lasciò letteralmente basito. Sapevo che c’erano stati dei dissapori tra loro!  Che cosa era successo da fargli cambiare completamente opinione sulla nuora? La richiesta suscitò la voglia di capire i motivi di tanta generosità verso una persona che lui non aveva mai apprezzato, facendo un gesto che avrebbe danneggiato economicamente il figlio.

“Sul tuo volto, noto un velo di perplessità! In questo momento non ritengo utile che tu conosca i motivi della mia azione, quello che voglio da te è un consiglio professionale!
“Alberto, le tue parole mi lasciano letteralmente stupito. Conosco tuo figlio, che tra l’altro è un amico fraterno e ritengo che lui non sarà entusiasta della notizia!
“Credi forse che io sia diventato completamente rincoglionito?
“No! Affatto! Potrei aiutarti nella decisione, ma devo capire almeno i motivi di un’azione così importante! Considera che tuo figlio, per difendere l’integrità del patrimonio, ha tenuto Alessia fuori dei suoi affari e, tra l’altro, credo che abbia stipulato un contratto di divisione dei beni!
“E’ vero! Non ha mai nutrito molta fiducia in sua moglie! Ancora adesso non capisco che cosa lo abbia spinto a sposarla!
“La sua bellezza! O forse per sfidarti!
 “Certamente per ripicca nei miei confronti!
“C’è per caso qualche problema tra Carlo e Alessia!
“Si! Il loro matrimonio è naufragato! Il divorzio è imminente!

La notizia mi lasciò perplesso. Stavolta stentavo a capire, perché Alberto aveva sempre sperato che il figlio divorziasse da Alessia. La decisione di cambiare il testamento proprio alla vigilia di un evento tanto desiderato e che si stava anche realizzando, mi apparve ancora più incomprensibile.
Approfittando di un momento di pausa, lo incalzai.

“La modifica dell’atto, in ogni caso, potrebbe creare dei problemi tecnici! Giacché l’entità del tuo patrimonio è di notevole consistenza! Suggerirei piuttosto l’istituto della donazione di qualche bene, che oltre ad essere la scelta migliore è, nello stesso tempo, un atto che potrebbe soddisfare le tue aspettative e, soprattutto, eviterebbe il sorgere di eventuali contenziosi tra Alessia e gli eredi legittimi!  
“No! Voglio lasciare la metà dei miei beni ad Alessia!

Quella volontà fu espressa con determinazione e appariva irremovibile. Com’era possibile tanta generosità? Alberto, da quello che sapevo, non aveva mai nutrito simpatia per la nuora.

Ricordo bene il periodo del fidanzamento di Carlo. Le difficoltà incontrate nel fare accettare Alessia a suo padre.  Spesso si era lasciato andare alla disperazione e, in quei momenti tragici, mi aveva confessato che il padre era contrario all’unione con Alessia, in quanto la considerava una furba in cerca di fessi ricchi da sposare.
Che cambiamento! Che cosa era successo?

“Alberto! prima di esprimere il mio giudizio vorrei almeno conoscere i motivi di tale decisione! Per trovare un cavillo a cui affidarci!

Mi fissò con un’intensità incredibile. Ebbi difficoltà a sostenere il suo sguardo. Alla fine fu lui a cedere e, abbassando gli occhi, cominciò a parlare, come se fosse entrato in uno stato ascetico.

Mi misi comodo, in posa di ascolto, lui intanto non stava fiatando ma riflettendo. Poi iniziò a parlare fissando il muro.

““Sono quaranta anni che vivo da solo! Carlo ormai ha la sua vita! Dopo il suo matrimonio ho cercato di rispettare la sua scelta di avere una casa propria, evitando di comportarmi come un vecchio impiccione! Lo so che forse ho esagerato a tenerlo distante! Ma vedi! Ho avuto l’esempio negativo di mio padre! Quello che era diventato! Un vecchio petulante che per affermare la sua autorità, cercava ogni scusa per inserirsi nella mia vita privata! Fino a rovinarla! Io non volevo fare il suo stesso errore! Anche se non ho mai accettato il matrimonio di Carlo con Alessia,

Proseguendo:

““Quando mi sposai credevo che la mia vita si concludesse felice, nella mia vecchia casa con Teresa. Invece la vita, coma sai, a volte ci riserva sorprese amare e dolci, come se un burattinaio intrecciasse i nostri destini a suo piacimento, senza alcuno scopo se no quello di procurarsi un divertimento proprio fine a se stesso, un cinico che gioca sulle nostre spalle.

“”Teresa, mia moglie, si è separata da me che ero ancora giovane, lasciandomi Carlo in tenera età. Ho affrontato quella decisione con coraggio, e con l’aiuto di mia madre sono riuscito a dare a mio figlio quello che avrebbe voluto e desiderato anche lei, il meglio. Carlo è un valido imprenditore, perché è riuscito a creare dal niente una grande azienda di distribuzione alimentare, con diverse filiali sparse in tutta la regione.

““In questi anni non ho mai voluto colmare l’assenza di Teresa con un'altra donne. Le occasioni ci sono state, ma non ho mai visto in loro quello che io volevo da una compagna.
Certo, ero ancora un uomo giovane e vigoroso e, quindi naturale che sentissi dentro di me un forte desiderio di divertirmi. Così ho fatto un compromesso con me stesso. Di rispettare il celibato di fronte agli occhi di mio figlio e, al di fuori delle mura domestiche, di sfogare le pulsioni sessuali ed il desiderio carnale con qualsiasi puttana che mi fosse capitata nel raggio di azione, clienti, colleghe di lavoro e amiche, che contattavo a causa del mio lavoro, evitando relazioni complicate con legami sentimentali e duraturi.”””

…si ferma a riflettere….

Alberto prende un attimo di pausa. Mentre lo ascoltavo, mi venne in mente che, nel nostro ambiente, era ricordato come un vero lupo famelico, la fama di donnaiolo lo aveva fatto diventare un mito. Un dubbio, però, ha arrovellato la mia testa per tanti anni: Mia madre era molto legata a sua moglie e, stranamente non gli ha mai rimproverato la separazione. Continuando a tenere con lui un legame d’amicizia  che mi ha sempre insospettito.

Ritornai a concentrarmi sul racconto…

Alberto continua:

““L’anno scorso, alla vigilia di Natale, ho avuto un incidente stradale che mi ha cagionato dei problemi alla schiena. Le conseguenze del sinistro mi hanno lasciato gli arti inferiori semi paralizzati. Dopo due mesi di degenza, all’atto delle dimissioni dall’ospedale, Carlo disse che non era opportuno che andassi a vivere da solo nella mia abitazione. Giacché, ero ancora convalescente e bisognoso di cure mediche. Mi propose di andare a vivere a casa sua, dove, senza preoccuparmi eccessivamente, mi avrebbe attrezzato una stanza per poter effettuare tranquillamente le sedute di fisioterapia per il recupero della funzionalità delle gambe.


…. Il dottor Rossi smette di parlare. Da qui in poi è il suo pensiero ad esprimersi:

““Nonostante le proteste, dovetti cedere alla sua insistenza ed accettare, malvolentieri, la reclusione forzata presso la casa di Carlo, che significava la perdita della libertà, della privacy e, soprattutto, la fine dei miei giochetti erotici con le puttane che acconsentivano a prestare la loro preziosa opera a domicilio, dietro lauti compensi. Insomma quella decisione ha rappresentato la fine del piacere che come un drogato, appagavo con le troie di strada per colmare i frequenti momenti di sconforto e di solitudine.

““Così ebbe inizio la mia vita di prigioniero, un vero calvario. Carlo ed Alessia, con la massima gentilezza possibile, hanno cercato, in tutti i modi, di farmi sentire a mio agio. Ma era impossibile perché, non conoscendo le mie abitudini, nonostante la loro buona volontà, non potevano darmi quello stile di vita a cui ero avvezzo da anni. Insomma iniziai a sentire la mancanza delle puttane. Ero come un leone in astinenza, seduto sulla sedia a rotelle che si aggirava per la casa come un animale braccato.
I miei 70 anni non mi pesavano affatto. Mi sentivo ancora forte e vigoroso, e qualche notte, sotto l’impulso cieco dei sensi eccitati, sognavo di trovarmi nelle braccia calde di troie sconosciute. Quei momenti onirici sublimi e piacevoli mi provocavano sofferenti erezioni che sfociavano di solito in polluzioni notturne incontrollate.
La cosa mi recava molto imbarazzo, soprattutto agli occhi di mia nuora.

“Una sera ho deciso di confidare le mie esigenze a Carlo, soprattutto le pene che stavo soffrendo in quelle condizioni. Mi rivolsi a lui da uomo a uomo e gli chiesi se poteva aiutarmi a trovare una soluzione, arrivai persino a proporgli di invitare qualche mia “amica”, le sere in cui lui e sua moglie erano fuori, per le serate mondane. Lui mi ascoltò attentamente e da, uomo, rispose che comprendeva pienamente le mie esigenze ma che certe emozioni, date le condizioni di salute in cui versavo, potevano essere pericolose! Mi disse che avrebbe consultato un medico per farmi prescrivere dei calmanti! Accidenti a lui ed al medico pensai! Ma che razza di uomo era! Cominciai a riflettere su alcune situazioni tra lui e la moglie, che mi fecero pensare che Carlo, da quel punto di vista, avesse dei grossi problemi nei rapporti intimi.

“Lo mandai al diavolo. Afferrai le ruote della carrozzella e facendola impennare uscì come una saetta dallo studio per andare a rintanarmi in camera mia. A sbollire la rabbia. Possibile che un uomo come lui, imprenditore, mondano, non capiva le mie necessità.

“Dopo alcune settimane, in cui c’eravamo completamente ignorati, di proposito, Carlo mi affrontò chiedendomi di parlargli. Io lo ignorai volutamente mandandolo a quel paese. La scena si ripeteva frequentemente e sotto gli occhi attenti di mia nuora Alessia, che preoccupata tentava di capire i motivi del mio malumore. Con lei non avevo alcun tipo di rapporto. Il mio disprezzo era più che sufficiente a tenerla lontano. Del resto lei lo percepiva e si teneva a debita distanza.

“Alla fine Carlo mi costringe ad incontrare un medico, che, mentendo spudoratamente, disse che nelle mie condizioni di salute certe abitudine non erano più consigliati. Si capiva che si erano messi d’accordo. Quello idiota mi prescrisse alcune pillole, credo al bromuro, che avrebbero dato la pace ai miei sensi.

“Ormai era una guerra a tutti gli effetti, e da buon stratega riuscì ad ingannarli tutti, perché facevo finta di prendere le pastiglie, ma regolarmente le gettavo nella spazzatura. Mi chiusi in un mutismo totale e non chiesi più nulla. Carlo, dopo un po’, si tranquillizzò, riducendo l’asfissiante controllo. Il coglionazzo, fesso come era, non avrebbe mai potuto intuire dal mio atteggiamento il piano che avevo escogitato.”””

“Un sabato pomeriggio, Carlo ed Alessia uscirono, per andare da amici che li avrebbero ospitati per il fine settimana. Per l’occasione presero un badante pakistano che si doveva occupare di tutto, soprattutto tenermi d’occhio in caso avessi tentato di fare cose assurde.
Appena vidi la loro auto uscire dal cortile, mi strofinai le mani. Chiamai il pakistano.

“Vieni andiamo su! Ti devo parlare!

“”Docile come un cagnolino, spinse la carrozzella fin dentro la stanza.

“Li vedi questi?
“Si!
“Sono cinquanta euro! Sono tuoi!
“Ma dottore! Io non so se posso accettarli! Suo figlio mi ha detto…
“Fesserie! Lascia perdere quell’imbecille! Non devi fare altro che chiudere gli occhi!
“Chiudere gli occhi? Non capisco!
“Ora ti spiego! Tra mezzora arriverà una signorina! Tu la farai entrare poi l’accompagnerai fino in camera da letto! Quindi dovrai sparire per almeno due ore! Hai capito?
“Ma il signor Carlo mi ha detto di….
“Ma che razza di uomo sei! Non ti pare che sia malvagio trattare un vecchio in modo così spietato? In fondo non chiedo altro che avere un momento di piacere! E che cazzo! Tieni! e non rompere più i coglioni! Ora vai giù e aspetta la signorina! Mi raccomando! Con discrezione! E soprattutto non fare domande inutili e inopportune!

“”Lo lasciai con il malloppo nella mani e lo sguardo basito. Mi spinsi verso il letto e mi preparai a ricevere la troietta, che avevo contattato poco prima. Il suo nome era Denise, d’arte chiaramente, era una segretaria che avevo conosciuto alcuni anni prima. Una bella cavallona, bionda e formosa, che mi avrebbe sollazzato il cazzo e dato alcune ore di intenso piacere.

“”Dopo una mezzora sentì il trillo dell’ingresso e alcuni secondi dopo qualcuno stava già bussando alla porta della camera. Gridai di entrare. La stanza era in penombra e c’era solo la luce soffusa delle abatjour. Appena si aprì la porta intravidi la sagoma imponente di Denise. Io ero già sul letto che aspettavo trepidante che lei si avvicinasse a me. Quando si fu accostata al bordo del letto si aprì il soprabito e nella penombra riuscì ad intravedere il suo meraviglioso corpo coperto solo da un babydoll trasparente, calze nere e reggicalze, senza reggiseno. Era fantastica.

“”Nei preliminari Denise era insuperabile. La sua bocca riusciva a fagocitare il mio cazzo in tutta la sua lunghezza, chiavandomi con la bocca in modo strabiliante. Sapeva alternare il lavoro di bocca con quello delle tette. Era straordinaria. Il mio cazzo subiva un vero e proprio tormento subliminale, senza alcuna tregua. Alla fine, al culmine di quello intenso trattamento di piacere, si alza in piedi sopra di me, poi si abbassa facendo collimare la sua figa pelosa sulla mia bocca. Profumava come le rose. Era un piacere sublime immergersi in quella fragrante vulva vaginale, caratterizzata da grosse labbra interne che sporgevano come la cresta di un gallo. Mentre le succhiavo il clitoride e le piccole labbra, lei mi sbocchinava energicamente il glande, ingoiandolo con il resto del cazzo fino in fondo alla gola.
Era una sensazione bellissima. Mi sentivo felice di poter accarezzare un culo rotondo e morbido come la gomma piuma. Dopo quel sessantanove da oscar si alza in piedi come la statua della libertà, con le gambe divaricate. In quella posizione, lentamente, si abbassa lo scoscio sul mio grembo e tenendo dritto il cazzo lo fagocita con la figa fino alla base dei coglioni. Finalmente, dopo mesi di astinenza era meraviglioso avvertire il caldo tepore della gnocca attorno al cazzo. Denise cominciò a scoparmi in un smorza candela da infarto. Si muove con le anche come un satanasso, stimolandomi in modo sublime il pene, incastrato profondamente dentro la sua vagina infernale.
 
“”Mentre mi stava cavalcando come una selvaggia cavallerizza, con le sua grosse mammelle che sbattevano libere contro il mio volto, si accede la luce.

“Dio mio! Papà?

“”Denise lanciò un urlo di terrore.

“”Davanti al letto si era materializzata Alessia, mia nuora. Sembrava una statua di marmo. Ferma con lo sguardo incollato sopra di noi. Denise, presa dall’imbarazzo, si tirò di lato, afferrò il soprabito se lo infilò in fretta e uscì correndo dalla stanza, sbattendo la porta.

“Io rimasi fermo come un baccalà. Ero nudo sul letto, con il cazzo ancora duro, impregnato di umori vaginali, che si ergeva dritto dal mio grembo. Alessia era davanti al letto, stava bloccata e scioccata, a fissarmi. Mi feci coraggio e gli urlai:

“Come cazzo ti sei permesso di entrare nella mia stanza senza bussare!
“Ho... ho... Sentito dei lamenti ed ho pensato che tu stessi male..... Mi sono spaventata perché il pakistano appena mi ha visto è scappato via... ho temuto che ti avesse aggredito....
“Aggredito un cazzo! Mi stavo facendo una bella scopata! E tu che ci fai qui?
“Ho litigato con Carlo e l’ho lasciato con i suoi amici....  lui mi ha offesa davanti a tutti...
“Questa è buona! Tanto lo so chi sei! È inutile che fai la vittima! Carlo te lo sei sposato per i soldi! Ed ora fai la mogliettina offesa! Se sei coerente con te stessa, dovresti andartene da questa casa e ritornare a fare la troia da quattro soldi!

“”La stavo offendendo pesantemente.

“Il cazzo era duro e palpitante. Soffrivo perché non ero riuscito a placarlo. Cristo era ancora impregnato dagli umori vaginali di Denise.

“Guardai attentamente mia nuora. In quel momento indossava un vestito corto e scollato. Le gambe spuntavano sode e affusolate e, con le scarpe a spillo, sembravano lunghissime. Le sue tette si potevano immaginare nel dettaglio. La sua presenza mi suscitò un impulso sessuale inaudito verso di lei, incontrollabile.

“Così, con un impeto d’ira, mi alzai dal letto. Senza rendermi conto di poter camminare. Le andai vicino e l’afferrai da un braccio.

“Quella troia mi è costata cinquecento euro! E non ha finito il suo lavoro! Ora sono qui con il cazzo duro e cosa faccio? Una sega? No! non ci penso nemmeno! Visto che non sei diversa da Denise, sarai tu a finire il lavoro! Hai capito? Troia!

Non reagiva. Era completamente soggiogata dalla mia collera. La trascinai sul letto e la spinsi giù a bocconi. Le sollevai il vestito e le strappai le mutande. Poi, le allargai le gambe e mi avvicinai da tergo brandendo il cazzo. Ho schiacciato la cappella contro lo scoscio e lo strusciata su e giù, fino a quando non la vidi affondare con il resto del corno nella sua calda fica.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaa cosa fai aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ?
“Zitta troia! To to to! Quanto vuoi! To mmmm hai una fica stretta!
“Aaaaaa mi stai facendo male aaaaaaaaaa

Gridava e si agitava ma non faceva nulla per sottrarsi dalla mia azione. Gli stavo martellando la fica con una rabbia e un impeto inauditi. La tenevo quasi sollevata dai fianchi mentre sferzavo colpi possenti dentro la sua vagina.

Mmmmmm si si mmmmm sei una troia ,…. Ti piace il cazzo di tuo suocero? To to
Aaaaaa aaaaaa aaaaa

“”Ad un tratto smette di lamentarsi e allarga le gambe, mettendosi comoda a pecorina sul letto. Le sue mani erano contratte e stringevano le lenzuola, segno che stava incassando con piacere quei fendenti.
Il suo culo era stupendo. L’avevo disprezzata senza mai soffermarmi sulla sua bellezza ma, in quel momento, mentre le stavo trapanando la fica, non potevo fare a meno di ignorare il suo fondo schiena da oscar. Quella troia era dannatamente ben attrezzata. Ogni tanto mi prendevo il gusto di strizzarle le tette e schiaffeggiare le candide natiche.

“Mmmmmm sei un gran figa… mio figlio ha scelto bene! Mmmmm

Alla fine successe una cosa che mi sorprese piacevolmente.

“mmmm si iii, finalmente un cazzo vero! Quel frocio di tuo figlio non mi scopava da anni! Mmm dai montami bastardo! Avevi ragione tu! sono una troia! E adesso posso sfogarmi! Scopami mmmm hai un cazzo all’altezza della mia fica mmmm montami mmmm
“ahahahahhaha maledetta, lo sapevo che eri una troia! Ora si che si ragiona hahahah mmmm to to, dopo voglio anche il tuo culo troia mmmm tieni
“fai pure! Me l’hanno già sfondato, quando avevo quindici anni! Mmmmmm ed è un sacco di tempo che non lo prendo nel culo! mmmmmm
“Sara mio piacere rinverdire la vecchia gloria hahah Io me ne intendo di troie hahah sapevo di non essermi sbagliato mmmm to to to to

Me la chiavai per una mezzora abbondante. Si tolse il vestito e ci buttammo sul letto. Riprendemmo da dove avevo lasciato con Denise. Ora c’era la mia bellissima nuora a muoversi sopra di me, in un sublime smorza candela!

“Mmmmm dai muoviti veloce così mmmm
“Mmm hai un cazzo possente per l’età! Mmm tuo figlio non ti somiglia per niente! Non mi ha mai fatto godere una volta! Con te è un orgasmo continuo mmmmm si si si si
“Ho sempre pensato a Carlo come ad un coglione, concentrato solo a far soldi! Che idiota! Mmmm dai troia! muovi sto culo mmmmmmmm

La serata finì in bellezza. Con lei a pecorina sul letto mentre le spianavo lo sfintere e sul più bello.

“Papà! Alessia! Che cazzo state facendo?
“Un momento che sto per sborrare nel culo di tua moglie mmmmmmm to to mmm
Alessia: si si mmmmm mmmm godo mmmmmmmmmm si

Carlo assistette basito all’atto finale di quella meravigliosa scopata. Mi alzai dal letto, nudo, con il cazzo ancora impregnato di sborra gocciolante. Mi avvicino a Carlo.
Era scioccato per la scena di prima

“Stasera tolgo il disturbo! Credo di essermi rimesso bene! Grazie anche a quella troia di tua moglie!

Mi rivolsi ad Alessia.

“Vuoi venire a vivere con me? Mi farebbe piacere avere al fianco una troia come te!

Alessia guardò suo marito.

“Credo di non avere altra scelta! Certo! No mi dispiace il ruolo di troia! Visto che tutti lo hanno sempre pensato è arrivato il momento di farla! Ahahahahahah


Siamo nuovamente nello studio legale del Dottor Bianchi, che sta riflettendo su quella strana proposta.

Il dottor Alberto Rossi, si desta dai suoi pensieri, ritrovandosi di fronte l’avvocato Bianchi.

“Allora? Che cosa è successo dopo l’incidente?
“Niente! Alessia ha litigato con suo marito ed è venuta a vivere con me! Mi assiste amorevolmente da buona nuora! Mi ero sbagliato su di lei! è una brava ragazza e non merita l’odio di Carlo! Temo che dopo il divorzio Carlo non le darà un centesimo! Così vorrei garantirle una certa sicurezza economica, almeno, ricompensarla per tutto quello che sta facendo per me!
“Capisco!

Il dottor Bianchi riflette:

In realtà non avevo capito assolutamente nulla. Mi sembrava solo gratitudine per le cure che la nuora stava offrendogli come una normale badante.
La vita è strana. La donna che disprezzava e considerava una volgare cacciatrice di doti, alla fine aveva fatto breccia nella sua anima indurita, spingendolo a tanta generosità.

“Il testamento non è possibile modificarlo! Perché è impugnabile dall’erede legittimo! Io suggerirei l’istituto della donazione!
“Bene! Facciamo come dici tu! Iniziamo dalla casa in cui abitiamo! La dono a lei!

Alberto, dopo la consulenza, prima di accommiatarsi.
“Dai un abbraccio affettuoso a tua madre! Da parte mia!
“Sarà fatto!

Il vecchio riflette:
“La madre! Che troia! Avrei voluto un centesimo per tutte le volte che me la sono inculata! A quest’ora sarei miliardario!

Così va la vita 

venerdì 7 settembre 2012

Come aiutare un fratello sfigato...


Anna, studentessa liceale, è disperata. Perché Marco, il fratello gemello, è lo zimbello dell’Istituto. Lei ci soffre molto e vorrebbe aiutarlo, ma come? La soluzione la trova leggendo una rivista porno...
 
Per Anna, il cortile del liceo era diventato il luogo più odioso della scuola.
Evitava di scendere giù, preferendo rimanere vicino alla macchinetta delle bevande, per non assistere alle prese per il culo di suo fratello, da parte dei suoi compagni di classe.
Era sufficiente la sua presenza e gli scherni si sarebbero interrotti subito.
Essere una delle ragazze più fighe della scuola, tuttavia, non era un motivo per tenere il fratello lontano dai guai.


Marco, il fratello gemello, era il rovescio della medaglia. Tante volte si era chiesto: come mai la natura fosse stata cosi distratta nel generare gemelli assolutamente dissimile nell’aspetto?

Lui era goffo, alto ed esile, con gambe lunghe, busto sottile, braccia magre, collo fine e naso adunco, portava, inoltre, occhiali spessi come due fondi di bicchieri.
Una bizzarra combinazione estetica, che i compagni ritenevano quella di uno sciocco, che nessuno apprezzava, nemmeno le racchie.

Anna, invece, era molto graziosa. Aveva capelli biondi, occhi azzurri, fisico snello, con fianchi larghi, vita stretta e tette generose. Era la più corteggiata dai ragazzi
Il rapporto empatico che lo legava al fratello gemello, gli impediva di essere disinvolta e, quindi, di aprirsi alle attenzioni dei corteggiatori, che peraltro disprezzava perché trattavano male Marco.



Una sola volta aveva ceduto alle lusinghe di un ragazzo. Fu, quando, con sorpresa, il fratello fece amicizia con Luca, un giovane molto prestante, studente di un altro istituto scolastico, con cui condivideva la stessa passione per l’elettronica.
Luca, frequentando regolarmente la casa d’Anna, alla fine riuscì ad attrarre la sua attenzione ed uscire con lei, come il suo ragazzo, per alcuni mesi.

Anna, col passare del tempo si accorse che l’amicizia tra Luca e il fratello era strumentale. Luca, infatti, si rivelò un vero e proprio scroccone, che si faceva mantenere, soddisfacendo gratuitamente i propri vizi.
Trattava il fratello come uno schiavetto. A lei quel tipo di rapporto a senso unico non le andò giù.
Alla fine, messo da parte i suoi sentimenti verso Luca, che gli piaceva come ragazzo, lo affrontò di petto e, dopo avergliene cantate quattro, lo cacciò fuori di casa, diffidandolo di girare alla larga da Marco.

Voleva bene a suo fratello e non tollerava che qualcuno approfittasse della sua ingenuità.


Una mattina, mentre era davanti alle macchinette delle bevande, sentì delle forti risate provenire dal cortile. Stavolta le sembrarono più canzonatorie del solito. Inoltre, tutti gli studenti si erano affacciati alle finestre e ridevano in modo sguaiato.

Pur avendo intuito le cause di tanta ilarità, non aveva il coraggio di guardare giù. Poi, preoccupata, si sforzò di scrutare sotto. Il fratello era al centro del cortile che, bloccato dalla paura, ruotava lo sguardo sui suoi compagni, come una bestia braccata. Uno di loro aveva le braccia alzate, tenendo aperta una rivista.

“ahahah guardate! Guardate che cosa nasconde nello zainetto! Mmmm Selen, Cicciolina, e vai con le seghe! ahahahahah

(in coro) ahahahahahahhahh


Marco, con la goffaggine di una giraffa, nel tentativo di afferrare la rivista era ostacolato da altri compagni di classe che si erano frapposti, facendo barriera, perciò, saltava a vuoto suscitando l’ilarità generale.

Anna si disinteressò del rumore della lattina che stava cadendo nel contenitore della macchinetta. Scese le scale correndo ed in preda all’ira raggiunse il cortile. Percorse con rabbia il tratto che lo separava dal fratello, spingendo con energia alcuni ragazzi, fino ad arrivare accanto a quello che stava tenendo in aria la rivista.

Gliela strappò dalle mani, fissandolo in faccia con un’espressione di sfida. Il ragazzo, non riuscendo a tenere testa a quello sguardo indignato, abbassò il suo, ed imbarazzato si dileguò come un coniglio.

Anna, in piena collera, afferrò un braccio di Marco e, tra lo stupore di tutti i presenti, lo trascinò via come un sacco di patate, all’interno della scuola, fino ai bagni.

Con gli occhi inferociti di una pantera in procinto di sbranarsi la preda:

“Ma che cazzo hai nella testa? Portarti una rivista porno a scuola? Sei impazzito?
“Che ne sapevo che quello stronzo avrebbe rovistato nel mio zainetto?
“Marco, Marco, ti prego, aiutami ad aiutarti! Guardati! Non curi il tuo aspetto! Ti lasci prendere per il culo da quegli stronzi senza battere ciglio! Sei diventato lo zimbello della scuola!
“E tu ti vergogni di me? Vero?


Anna incassò quelle parole, come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Marco aveva fatto centro. Anna effettivamente si vergognava di suo fratello.

“Si! Forse un po’ mi vergogno! Ma ti voglio bene! E vederti trattare così mi fa venire una rabbia!
“Io me ne frego di loro! Non li cago nemmeno di striscio!

Marco appariva compassionevole nella sua innocente fragilità. Si era costruito un castello impenetrabile, in cui viveva sicuro, un mondo fatto di letture di libri di elettronica e video giochi, che condivideva con alcuni amici virtuali conosciuti su internet, posti agli antipodi della rete.

Anna, scoraggiata dall’espressione ingenua del fratello, rivolse le sue attenzioni alla rivista che teneva tra le mani e, incuriosita, iniziò a sfogliarla.
Le foto pubblicate sulle pagine mostravano attrici porno che si accoppiavano anche con più uomini. La sfogliò lentamente indugiando sulle immagini.

Le foto l’attrassero, e con interesse focalizzò lo sguardo su cazzi duri e pulsanti che si ficcavano in fiche pelose e in pertugi di sederi sfondati; bocche vogliose che leccavano cappelle dure e gote gonfie di cazzi che lasciavano intendere glandi ficcati profondamente nella gola.
Soffermandosi, infine, su facce sorridenti impregnate di sborra, che colava in lunghi e spessi rivoli di liquido biancastro.


Marco, ignorato da Anna, la guardò sfogliare la sua rivista con fastidio.

La rivista era una raccolta di racconti erotici, che gli editori avevano arricchito con immagini pornografiche.

Anna, trascurando la presenza del fratello, continuò a sfogliare le pagine infuocate dal contenuto hard. Il suo interesse aumentò di intensità quando si trovò davanti il titolo di un racconto, scritto a caratteri cubitali, attinente a una storia erotica tra un fratello e una sorella. Il racconto era intitolato “Come ho aiutato mio fratello a diventare uomo”.

Quella storia sembrava che calzasse con la situazione nella quale si trovava.
In lei si accese subito il desiderio di conoscere i particolari che, forse, potevano dargli un suggerimento per aiutare il fratello.

Iniziò a leggere la storia, che era narrata in prima persona dalla protagonista:

““I ragazzi del paese si prendevano gioco di mio fratello. Andrea era un ragazzo timido e introverso, per questo, conduceva una vita solitaria, evitando di mostrarsi in pubblico. Quello stato di misantropia lo costringeva a vivere emarginato, lontano dagli avvenimenti mondani che caratterizzavano la quotidianetà del villaggio. Nelle sagre, quando i ragazzi si divertivano a giocare con le giovani fanciulle, con corteggiamenti sfacciati e atti di audacia, lui non c’era scegliendo di restare a lavorare nell’officina di papà.
Mi dispiaceva assistere inerme allo spreco della sua giovane vita. Così decisi di reagire a quella condizione, cercando di escogitare qualcosa che potesse aiutarlo ad uscire da quella situazione di segregazione.
Ho potuto costatare che non era gay, sebbene non cercasse le donne. Infatti, le volte che ci aveva accompagnato in città, più volte, lo avevo sorpreso a fissare con insistenza le gambe delle ragazze. Quelle occhiate lascive mi sembravano una chiara manifestazione di una pulsione sessuale repressa. Avevo studiato Freud e sapevo che le pulsioni sessuali, quando non erano soddisfatte, erano alla base delle nevrosi. Andrea, pensai, se avesse sfogato le sue pulsioni sessuali con una donna vera, forse, sarebbe uscito da quell’isolamento forzato. Come fare? Ragazze disposte ad aiutarlo non ce n’erano manco a pagarle.
Mi sentivo impotente e già rassegnata al fallimento, quando il destino è venuto in soccorso suggerendomi una soluzione assurda. Un pomeriggio, in casa, mentre mi aggiravo con indosso solo la sottana, notai che Andrea, di sottocchio, mi fissava le gambe e le tette con aria libidinosa. Il suo sguardo eccitato mi colpì profondamente. Possibile che Andrea mi desiderasse come donne? Per alcune notti, quell’idea fissa e fastidiosa si era impadronita della mia mente, tenendomi sveglia. Per certi aspetti aveva destato dentro di me un sentimento nuovo. Il pensiero che Andrea mi vedesse come una donna da scopare, cozzava contro la mia morale ma, stranamente, m’infiammava la fica. Pensai all’incesto come un’esperienza inaudita, che mi spaventava, perché non l’avevo mai considerata una pratica sessuale. Tuttavia, quell’idea, nel momento in cui impegnava la mente, mi faceva sballare i sensi. Quell’esperienza, per quanto terribile, mi affascinava, facendomi pungolare il basso ventre, così forte da suscitare abbondanti produzioni di fluidi umorali e colpi di calore che mi facevano fremere il corpo. Così, dopo una lunga riflessione, arrivai alla conclusione che forse poteva funzionare ed essere una soluzione possibile; Mi esaltai al pensiero che sarei stata la sua prima donna, quella che lo avrebbe tirato fuori da quella situazione patologica.””


Anna, fu turbata da quelle parole, tuttavia, continuò a leggere i particolari piccanti delle arti di seduzione, soffermandosi nei dettagli che descrivevano gli atteggiamenti provocatori, messi in atto dalla nostra eroina, palesemente osceni.
La ragazza mostrava le gambe accavallando lascivamente le cosce; girava per casa con un minigonna mozzafiato, senza mutande, facendo vedere le parti intime per sbadataggine; lasciava le ante della doccia aperta; entrava in camera del fratello in mutande e reggiseno, assumendo posizioni erotiche superbe e tali da scatenare gli impulsi più recalcitranti.

Erano comportamenti mirati e chiari, da vera troia, finalizzati alla seduzione del fratello.

La ragazza, alla fine, riuscì nell’impresa e la prima scopata avvenne proprio nell’officina del padre, quando tutta la famiglia era uscita per andare a divertirsi alla sagra del paese.
Le immagini associate alla storia si combinavano perfettamente con il tema del racconto. I ragazzi erano giovani, e si accoppiavano in tutte le posizioni possibili.
L’eroina si concedeva al fratello con molto slancio emotivo, scoprendo che quel rapporto era molto più intenso e piacevole rispetto a quelli avuti con altri ragazzi. L’incesto n’esaltava la qualità.

Anna fissava eccitata le foto in cui la ragazza succhiava l’uccello del fratello con dovizia, e lui leccava con gusto la fica e ciucciava con gioia il clitoride.
La ragazza confessò che le era piaciuto molto la fase della provocazione, soprattutto gli sguardi eccitati del fratello che la facevano bagnare come una spugna.
La storia termina con una copiosa sborrata sulla faccia della ragazza.
Il fratello, grazie all’azione trasgressiva della sorella, uscì dal suo isolamento. Il rapporto incestuoso lo aveva cambiato dandogli coraggio. Da quel giorno iniziò a vivere pienamente gli avvenimenti del paese, scopandosi, oltre alla sorella, molte ragazze del villaggio. Così va la vita.

Anna si era eccitata. La storia l’aveva coinvolta emotivamente. Marco, invece, continuava a guardarla, con distacco, senza capire quello che stava succedendo.

“Be! Hai finito di leggere? Vedo che t’interessano anche a te le riviste porno! Dopo che l’avrò letta te la passo! Ora dammela!

Gliela strappò dalle mani. Con un sorriso candido, se la infilò sotto la maglia. Agiva ingenuamente, senza accorgersi dello sguardo malizioso di sua sorella, che lo stava scrutando e contemplando come il soggetto del romanzo appena letto.

Anna, nel frangente, stava anche riflettendo sull’opportunità di quella storia. Chissà forse anche lei poteva aiutare il fratello in quel modo, certo era un’azione azzardata e da gran troia. Ma il fine avrebbe nobilitato il gesto perché era finalizzato ad aiutare Marco a prendere fiducia nella vita.
Rialzò lo sguardo su di lui, lo squadrò dalla testa ai piedi, si soffermò sul suo sorriso da ebete e capì che sarebbe stata un’impresa impossibile.

“Intanto! Questo la prendo io! Tu hai fatto anche troppi danni!
“Stronza! Dammela!
“Marco! Per cortesia! finiamola qui! Hai capito?

Anna infilò una mano sotto il pullover del fratello e gli sfilò la rivista.
La occultò sotto la sua t-shirt; uscì veloce lasciando il fratello nel bagno, con un’espressione sbigottita.

Quel pomeriggio in casa.

Marco raggiunge la sorella in camera e la sorprende intenta a leggersi la rivista porno.

“Dammi subito la mia rivista!
“Che cosa hai? ti è venuta voglia di farti una sega?
“Sono cazzi miei! Scommetto che anche a te è venuta voglia di grattarti la figa?

Anna guardò il fratello, effettivamente era turbata.

In realtà era molto eccitata e la voglia di massaggiarsi la figa le era brillato per la testa. Aveva passato in rassegna tutte le immagini porno. I suoi pensieri erano saturi di grossi cazzi che si infilavano in fighe slabbrate e culi sfondati. Dovette ammettere, suo malgrado, che era piacevole guardare le foto e leggere le storie piccanti.
Aveva riletto la storia dell’incesto molte volte, per sapere come aveva fatto l’eroina a sedurre il fratello. Oramai si era fissata in testa che quella soluzione poteva essere fattibile per aiutare il fratello a diventare più uomo. Marco, sicuramente, era ancora vergine.
Pensò, che se avesse provato il piacere di una fica forse la sua personalità si sarebbe rinforzata, con una maggiore autostima, quindi più consapevolezza del suo essere maschio.
Guardò Marco, fu subito scoraggiata, perché appariva ambiguo, asessuato, sebbene di nascosto si facesse le seghe guardando le riviste porno.

Anna, tuttavia, si sentiva impacciata da quel pensiero incestuoso. L’educazione familiare ricevuta, tramandata da generazioni di bacchettoni, a livello inconscio agiva come un grosso ostacolo alla realizzazione di quella strategia incestuosa. Incesto, solo a pensarci le faceva venire la pelle d’oca dal ribrezzo. Quell’idea fu osteggiata dal suo super io, che agiva come un severo poliziotto.
Eppure l’eroina del romanzo porno non aveva avuto alcun scrupolo ad escogitare quel piano scellerato.
Anzi per la protagonista diventò una vera pulsione sessuale, che agiva da stimolo, trasformando le notti insonni in un desiderio morboso, che la costringeva a stare sveglia a sgrillettarsi la figa, fantasticando di prendere in se il grosso cefalo del fratello.

Anna quando pensava al cazzo di Marco non provava nessun sentimento. Per quando si sforzasse a mettersi nei panni dell’eroina, quando immaginava il pene del fratello non avvertiva assolutamente nulla.
Le sembrò assurdo che la figa della protagonista straripasse di abbondanti fluidi umorali, al solo pensiero del desiderio carnale per suo fratello, mentre lei restava assolutamente asciutta, poiché suo fratello non gli suscitava alcuna emozione.

“Marco! Ti devi svegliare! Mi sono stufata a farti da angelo custode!
 “Anna! Mi hai rotto le palle con le tue filippiche! Non dirmi quello che devo e non devo fare! Non capisco perché la gente si fa i cazzi miei? Anche tu sei come loro!
“Ti sbagli! Io ti voglio bene e mi incazzo, quando vedo che ti prendono per il culo! Ma perché non ti svegli? Cazzo!
“Che cosa vuoi che faccia! Non rompo le palle a nessuno! Mi piace stare per i cazzi miei!
“E’ proprio questo che non va! Gli altri credono che tu sia uno scemo, incapace di socializzare! Quegli stronzi si fanno forti con i deboli! Se ti fai la ragazza, magari, ti vedono con occhi diversi!
“Mi hai guardato bene? Chi cazzo vuoi che mi caghi! So di non essere un tipo attraente! Quindi evito le figure di merda!

Anna scrutò suo fratello. Effettivamente era proprio brutto. Forse per questo non si emozionava.

“Anna restituiscimi la rivista! Anzi! Visto che ti piacciono, se ti interessa, in camera mia ne ho altre! Le vuoi vedere?

Anna, stupita, alzò lo sguardo su Marco. Altre riviste porno?
La lettura della rivista porno, l’era piaciuto un casino, scoprendo di avere un lato da voyeur. Così le venne la curiosità di dare una sbirciatina alle altre.

“Certo, mi piacerebbe vederle!
“Se ti faccio vedere dove le tengo nascoste! Poi non ti azzardare a raccontare tutto ai vecchi, giuro che te la faccio pagare!
“Ci manca solo questo! che i nostri vecchi scoprano i tuoi vizi da pervertito!
“Vizi! Ahahahah sei proprio una bigotta! Mia cara sorellina guarda che oggi la pornografia non è più considerata una depravazione. E poi, noto che piace leggerle anche te! È inutile che neghi!
“Lasciamo perdere! Andiamo a controllare la tua collezione di riviste porno va!

Marco era completamente ingenuo. Non aveva colto lo sguardo lucido ed eccitato di sua sorella. Rideva candidamente senza capire il coinvolgimento emotivo di Anna, che si era eccitata a leggere quelle storie. La sua non era semplice curiosità ma interesse morboso per le scene porno.

I ragazzi si sentivano al sicuro perché i genitori erano a lavoro, in quanto gestivano un negozio di ferramenta. La madre rientrava alle diciotto, mentre il padre dopo le venti di sera.

Marco guidò la sorella in camera sua. Sorrideva ingenuamente, soddisfatto di poter condividere un segreto con lei. Spostò il mobile del computer e dietro la stampante, sul ripiano inferiore scoprì una pila di riviste. Erano una ventina circa.
Anna prese una sedia e si sedette al fianco di suo fratello. Marco aveva posto i giornali sul tavolino del Computer, spostando la tastiera per fare spazio.

“Ecco! Prendi quella che ti piace!

Marco, intanto, si era ripreso la rivista che aveva portato in classe, iniziando a sfogliarla.
Anna, nello stesso istante, si era impossessata di alcune riviste e dopo averle sfogliate velocemente, ne trattenne una. Anche lei iniziò a guardarla.

I gemelli si ritrovarono affiancati l’uno all’altro, concentrati nella lettura delle riviste porno.
Marco, stimolato dalle immagini, cominciò ad agitarsi.
In pochi secondi si eccitò e il cazzo, somatizzando i suoi pensieri libidinosi, si stava ingrossando nelle mutande. Gli venne il solito desiderio di tirarlo fuori e menarselo guardando le foto porno.

Anna, scoprì che le riviste porno erano eccitanti. Man mano che le sfogliava, i suoi occhi brillavano. La sua mente iniziò a fantasticare sui quei grossi cefali. Erano potenti e grossi. Vederli fotografati profondamente ficcati nella figa e nel culo di quelle troie, le stava suscitando un moto al basso ventre. Sentiva le parti intime in ebollizione, era come se fossero aggredite dal fumo di una sauna, stavano letteralmente trasudando fluidi umorali.
Ad un tratto avverte il gomito di suo fratello che si muoveva freneticamente, strofinando con forza contro il suo. Si girò e rimase meravigliata da quello che stava accadendo.
La mano di Marco cingeva un cazzo lungo e grosso. Molto simile a quello che stava ammirando in quel momento.
Lo guardò, lasciandosi affascinare dalla sua energia. Nello stesso istante avvertiva la fica pulsare al ritmo pazzo del suo cuore agitato.
Doveva toccarsela. La voglia di sgrillettarsi era diventata insopportabile. La mente era sconvolta dal desiderio, e le stava implorando di sditalinarsi la fica.

Alla fine, sconfitta da quel desideri, tra se pensa: “Perché non fare come lui?

Posa la rivista, si alzò in piedi, sollevando su la gonna di jeans  e poi spostò di lato le mutande di cotone. Si risiede.

Afferrò la rivista, allargò le gambe e con una mano attaccò a massaggiarsi le labbra della fica.

Era in perfetta sintonia emotiva con l’azione del fratello. Finalmente i gemelli si ritrovarono riuniti nello stesso limbo monozigotico, speculari nello sfogare le pulsioni sessuali.
Marco, intanto si era girato scoprendo l’azione di Anna, strabiliato da quella scena, si lasciò incantare, così, ignorando la rivista rivolse a lei tutta la sua attenzione morbosa e, quindi, continuò a masturbarsi fissando la fica arrossata dai massaggi inferti con forza, sostituendola nella sua mente alla rivista come oggetto di desiderio e di stimolo.

La sorella, ricambiando l’occhiata, si eccitò ancora di più a vedere il fratello incantato a fissare la sua fica, mentre si stava masturbando con maggiore energia. Abbandonò anche lei la rivista girandosi completamente verso Marco. Concentrò lo sguardo sulla sua mano, proseguendo con accanimento a stimolarsi la fica. La voglia era talmente avvolgente che comincià anche a stringersi le tette e i capezzoli turgidi.
I gemelli ora erano l’uno di fronte all’altro, a darsi idealmente un mutuo piacere, scambiandosi occhiate stravolti dal godimento.
Marco si muoveva con energia, agitando veloce la mano e facendo scivolare la pelle tesa sulla massa carnosa, che aveva raggiunto il massimo volume possibile. Ostentava un cazzo massiccio e duro che lui menava con impeto e in tutta la sua lunghezza.
Anna lo guardava meravigliata. Il cazzo del fratello era bello e lungo, la sua potenza lo faceva impazzire e lo fissava con bramosia, mentre era impugnato saldamente dalla mano del fratello. La sua mente era completamente turbata da quella scena. Lo avrebbe voluto dentro di se. Lo stava desiderando. Quella brama scatenò la sua libido, facendogli imprimere maggior movimento alla mano, che strusciava in modo forsennato tra le piccole labbra infiammate e il clitoride turgido e arrossato.
Alla fine, cedendo al desiderio estremo e sublimando il cazzo del fratello, ficcò alcune dita nella fica, chiavandosi con furore.

Marco era completamente in preda al delirio dei sensi. I suoi occhi si erano incollati sulla fica della sorella. La mano agiva d’istinto, strattonando violentemente il suo cazzo duro.

Improvvisamente si ode la voce eccitata di Anna che, implorante, chiede a Marco:

Marco! Ficcamelo dentro! ti prego!

Era la voce di Anna, sconvolta dal piacere, che implorava suo fratello di sbattergli il cazzo nella fica.

Marco, in piena agitazione, s’inginocchiò repentinamente tra le cosce spalancate di sua sorella. Brandendo il cazzo schiacciò la cappella tra le fenditure della fica umide e arrossate dallo sfregamento della mano. Appena il grosso bulbo affondò dentro, acchiappò le natiche e con una potente spinta fece sparire il suo grosso cefalo nella fica incandescente di Anna.

“Aaaaaaaaaaaaaaa si mmmmmm scopami Marco mmmm

Marco, incastrato completamente tra le cosce della sorella, attaccò a scoparla con foga, spingendo con tutta la sua forza. Anna, incassava piacevolmente quel furore, scoprendo che, in quegli istanti, il fratello, sebbene di costituzione esile, imprimeva all'azione una forza incredibile. Sembrava un altro. Forse quella era la sua vera bellezza, nascosta, pura energia, una potenza della natura allo stato grezzo.

“Mmmmm mmmm Marco! cazzo mi stai facendo godere mmmmm sei meraviglioso mmmm
“Mmmm Anna è bellissimo! Che bello! La fica è bella calda mmmmm to to to

L’ingenuità di Marco era strabiliante. Era la sua prima scopata, e dimostrava una felicità coinvolgente, come se avesse scoperto il giocattolo più divertente del mondo.
Anna, infuocata dal piacere incestuoso, affascinata da quell'entusiasmo se lo abbracciò, baciandolo e stringendolo con affetto, mentre la sua fica era stravolta dal godimento, indotto dell’azione devastante del cazzo di Marco.
Nello stesso istante, avvertì le contrazioni delle pareti vaginali. Sublimi orgasmi che si succedevano in continuazione facendogli vibrare il corpo come una corda di violino. Furono sensazioni straordinari, perché tra le sue cosce non stringeva un uomo qualunque ma il fratello.
Un evento straordinario che gli faceva sbarellare i sensi.
Alla fine anche lei, sentiva gli stessi sentimenti dell’eroina della rivista porno. Anzi era diventata lei.

“mmmm ti voglio bene marco mmmmm mi stai facendo impazzire mmmm
“Anche io ti voglio bene Anna… anche tu mi stai facendo godere mmmmm Sto per sborrare mmm
“Esci Marco mmmmmm Adesso!

Marco si staccò subito dalla sorella, nello stesso momento dallo spacco della cappella uscirono spruzzi di sperma che andarono a colpire il monte di venere ed il ventre.
Anna, ancora agitata dai brividi di piacere, si impregnò le dita del caldo liquido, leccandolo come se fosse nettare degli dei.

Il fratello si tirò su i pantaloni e andò a sedersi tenendo la testa bassa. Era imbarazzato.
Anna, ancora in preda alle emozioni provate durante quel rapporto inaudito, lo guardò con tenerezza, quindi, si avvicinò e lo abbracciò con grande enfasi.

“Marco! Non devi sentirti in colpa! L’ho voluto anch’io! E’ stato bellissimo! Solo tu potevi darmi quelle sensazioni meravigliose!

Marco guardò sua sorella e sorrise. Anna ricambiò. Per la prima volta si accorse che gli occhi di suo fratello erano simili ai suoi.
Tra loro c’erano molti lati in comune. Anna fu consapevole che quell'episodio era solo l’inizio della loro meravigliosa storia incestuosa. Lo afferrò dal collo, lo tirò verso di se, e lo baciò con passione.

Marco la strinse teneramente, osservando il suo viso riflesso nello specchio.
Il sorriso era già cambiato.

Così va la vita

Guzzon59 (Claudiogusson@ymail.com)

mercoledì 5 settembre 2012

Unclelust

Chiara è una ragazza robusta, quindi complessata a causa dell suo aspetto fisico. Un giorno scopre un segreto. Chiara decide di approfondire quel mistero, ormai dimenticato nel passato di sua Nonna, ma riportandolo in vita gli fa intraprendere una strada che la porterà nel girone infernale dell'incesto. Ne trarrà vantaggio perché le darà la forza di uscire dal suo isolamento. Buona lettura


Per molte ragazze il terzo anno delle scuole superiori è ritenuto una tappa importante della loro vita.
E’ il periodo in cui i tratti grezzi dell’adolescenza cominciano a scemare lasciando avanzare quelli più raffinati della donna.

Per tutte le ragazze della mia classe fu così, tranne che per me.
Ero di costituzione robusta, la vita, i fianchi ed il tronco erano indistinguibili. La mia ombra non era la proiezione di una figura snella, caratterizzata dalla vita stretta, fianchi larghi e spalle delicate. Era quella di un monolito, massiccio, che nulla aveva a che vedere con i lineamenti delle ragazze in erba. L’unico particolare che mi faceva includere nella specie femminile, erano le grosse tette che sporgevano unitamente al ventre, formando una tipica immagine muliebre dei quadri di Botero. Ero robusta.

La pena era tangibile, nelle ore di educazione fisica e quando le mie amiche si compravano vestitini, gonne e magliette con taglia “S”, mentre io dovevo scegliere i miei capi di abbigliamento negli scaffali delle taglie forti.

Conducevo una vita da disperata, perché nelle mie condizioni era impossibile avere rapporti normali. I ragazzi mi guardavano con derisione e le ragazze mi contattavano solo per confidarmi la loro pena d’amore ed utilizzarmi come cassa di risonanza.
Divenni un mero strumento per fini meschini, come spiare i ragazzi e riferire se alcuni avevano parlato di loro o fatto lo scemo con altre ragazze. Insomma la mia esistenza non valeva un fico secco.
Il fine settimana era il momento più tragico della mia vita, perché le amiche del cuore sparivano, ed io mi ritrovavo da sola, di fronte all’angosciante consapevolezza di essere stata emarginata a causa del mio fisico robusto.
Le persone, che incontravo per la città, mi scrutano con ironia, leggendo chiaramente sul loro volto l’espressione divertita di circostanza, di chi osserva una grassa cicciona.

Per evitare di accentuare l’effetto voluminoso del mio corpo, evitavo di indossare abiti attillati, cercando di mascherare quanto potevo la robustezza, con lunghe e larghe gonne.

Lo stato mentale era continuamente tormentato da quella difficile situazione.
Sebbene appartenessi al sesso femminile, nella realtà vivevo una vita amorfa, asessuata. Mi era impossibile discutere certi argomenti con le amiche, perché mi sentivo annullata completamente come donna.

I miei genitori erano disperati. Mi avevano più volte portato da dietologi e ciarlatani vari, sempre con risultati disastrosi. Oramai mi ritenevo un caso disperato e senza speranze di soluzioni.

Era difficile rassegnarsi a quella situazione di emarginazione sociale, e così, col tempo, cominciai a somatizzare la sofferenza nel pessimo rendimento scolastico.
Un pomeriggio, dopo l’ennesima insufficienza in latino e greco, dovetti affrontare l’ira di mio padre.
Rassegnata, stavo in silenzio, seduta sul divano, a sorbirmi tutte le imprecazioni che la mente umana fu in grado di sciorinare.
Alla fine anche lui esausto si abbandonava come un sacco di patate al mio fianco e fissandomi negli occhi:

“Chiara! Non so cosa dirti! Ho l’impressione che tutte queste parole non servono a nulla! Sei un caso disperato! Qui ci vorrebbe un miracolo!

Ogni volta rimanevo delusa dal suo scoramento, perché ero incompresa, avendo coscienza che quell’atteggiamento nascondeva un giudizio di sfiducia nei miei confronti.
Papà, nel suo intimo, pensava che una ragazza nelle mie condizioni non avesse molte possibilità di successo nella vita, perché nella nostra società è il vestito che fa il monaco. Credo che lui in cuor suo, forse, avrebbe voluto che al pessimo aspetto estetico avessi sopperito almeno con la genialità, che sinceramente non avevo.
La mamma, che era donna tenace e testarda, intervenne:

“No! Qui ci vuole una soluzione drastica! Non possiamo arrenderci così! Conosco uno che potrebbe aiutarla!
“A chi stai pensando?
“Allo zio Aldo!
“Chi? Quel vecchio professore rimbambito? Da quando è in pensione, vive come un eremita!
“Rimbambito o no! Credo che lui sia in grado di aiutare Chiara!
“Non lo contattiamo da una vita! Forse non si ricorderà neanche di noi?
“Parla per te! È il fratello di mia madre! Quando ho avuto la possibilità sono sempre andata a trovarlo!
“A me sembra un misantropo! Non si veda mai giro! Ascolta musica classica a tutto volume ed i vicini di casa pare che siano disperati! Ma perché non si è mai sposato?
“Quando era studente liceale ha avuto una storia con una ragazza del paese! Poi lei si è invaghita di un militare di leva ed è scappata con lui! Credo che da allora non abbia più avuto molta fiducia nelle donne! Fu preda dello sconforto, e grazie alla mamma riuscì a salvarsi dalla depressione! L’aiutò anche un cugino, il vecchio dottor Ugo. Formarono un trio inseparabile. Dove c’era l’uno si trovavi anche gli altri. Era una bella amicizia, che è durata per tanti anni.
“Comunque, per me non ci sono problemi! Se dici che lui potrebbe aiutare Chiara, ben venga!
“Bene! Allora, domani vado a trovarlo!

Il giorno seguente la mamma andò a far visita allo zio Aldo. Quando tornò ci porto la bella notizia che, il vecchio eremita aveva accettato l'offerta, suo malgrado, di impartirmi lezioni di latino e greco, ed anche di matematica.
Fisso delle condizioni che fossi stata io ad andare da lui, il martedì ed il sabato.
Preferiva, inoltre, incontrarmi nelle prime ore del pomeriggio, perché la sera lui non voleva avere gente in giro per casa.

Così, alle quattordici in punto del primo martedì disponibile, mi presentai a casa dello zio con i libri di grammatica di latino e greco.
Suonai alla porta. Attesi invano per almeno un quarto d’ora. Suonai nuovamente. Non successe nulla. Alla fine mi ero spazientita, mi ero girata per andare via, quando sento il rumore di due scatti secchi della serratura.
Non so cosa mi sia successo. Ma quel modo di fare mi aveva suscitato un po’ di timore. Ho avuto difficoltà a voltarmi e impaurita rimasi con la schiena rivolta alla porta. Tremavo dall’emozione, quando mi arrivò il tono sommesso della sua voce, era serena, appena percepibile.

“Chiara? Sei tu?

Mi girai lentamente, quasi a rallentatore. Appena lo ebbi di fronte rimasi colpita dalla sua figura. I suoi occhi verdi, ingranditi dalle lenti degli occhiali, mi fissavano con un’intensità tale da farmi venire la pelle d’oca.
I suoi sessantacinque anni c’erano tutti. Capelli bianchi, lunghi e legati dietro a coda di cavallo. Collo esile e spalle strette. Il fisico era asciutto e ricurvo, come se dovesse sopportare il peso di un’era millenaria. La cosa che più mi affascinava era l’espressione del suo volto. Irradiava una luce di saggezza, che suscitava un senso di tranquillità e fiducia. Il sorriso sembrava che facesse parte del suo volto. Ebbi una sensazione buona e mi sentì subito attratta da lui.
La tensione, quindi, scemò e guardandolo mi colse un senso di calma, come se fossi osservata dallo sguardo di un santo.

“Si! Buon… Buongiorno.. Zio Aldo?
“Si! bene! Entra pure! E scusami per il gran disordine!

Entrai in casa e fui colpita dal disordine generale, un vero casino. Non era sporcizia ma caos allo stato puro, dovuta alla posizione senza logica dei mobili. Fui colpita dalla mancanza di soprammobili. Mi guardai attorno e non vidi alcuna foto, solo quadri appesi senza un ordine ed altri appoggiati un po’ da ogni parte; poi libri, pile di libri, addossati sul pavimento, sulle sedie e sui tavoli. La mancanza di polvere mi fece supporre che almeno in quella casa la pulizia fosse curata.

“Vieni! Andiamo in cucina! Lì è più pulito!

La cucina, infatti, era linda. Il tavolo, bianco e asettico, era completamente sgombero e l’arredo pulito. Sembrava la saletta di un ambulatorio. Gli scaffali delle mensole erano vuoti e nella vetrina della credenza non c’era l’ombra di un piatto o bicchiere. L’unico piatto esistente giaceva vicino al lavandino, con un solo bicchiere, in cui c’erano infilati un coltello, una forchetta e un cucchiaio.
Papà aveva ragione; quella era la casa di un eremita.
Il confort era limitato all'essenziale.  Dalla mancanza del televisore e dalla presenza di tanti libri posati su ogni dove, si capiva che la vita dello zio doveva essere semplice e votata esclusivamente ad un’intensa attività di studio.

Lo fissai negli occhi, la dolcezza del suo sguardo mi commosse, e dentro di me sentì una compassione per lui, per la sua vita solitaria.

Appena seduti, iniziammo subito le ripetizioni di latino e greco: versioni, verbi ecct. In quei momenti, potei apprezzare la sua pazienza. Non ero un’allieva modello, e stentavo a seguirlo perché la traduzione delle versioni presupponeva una buona conoscenza della grammatica. Lui non perdeva mai la calma e con voce dalla tonalità temperata riprendeva a spiegarmi i tempi, le declinazioni ed i generi.

Al termine delle lezioni mi accompagnava subito alla porta, senza proferire parole. Ebbi l’impressione che volesse cacciarmi via ed evitare volontariamente di imbastire un dialogo che esulasse dal motivo per cui ero lì.

Un giorno, mi presentai con un mazzo di fiori, margherite di colore bianco e arancione.
Appena le vide rimase di sasso e, con grande stupore, notai nei suoi occhi un velo di commozione. Quell'ambiente asettico m’incuteva inquietudine e così, con quel gesto, volli segnare un piccolo cambiamento nei nostri rapporti. Volevo che lui lo valutasse come un segno tangibile dell’affetto che nutrivo nei suoi confronti.

“Sono molto belli! Un tempo, erano gli uomini che facevano omaggio floreale alle donne! hahah
“Zio! Mi occorre un vaso!
“Vieni! Ho quello che fa per te!

In un ripostiglio ricavato nel sottoscala, recuperò un vecchio vaso di rame. La superficie era totalmente intarsiata di linee nere e verdi, che s’incrociavano formando dei disegni floreali.

“Che bello! E’ antico!
“No! È vecchio! L’ho comprato da un rigattiere!
“Adesso lo riempio d’acqua e poi ci mettiamo i fiori!

Dopo aver decorato il vaso.

“Zio dove lo posso mettere?
“Che ne dici se lo portissimo con noi in cucina? Così ci fa compagnia!

Posai il vaso sulla credenza. Mi voltai verso lo zio Aldo. E prima di sedermi.

“Zio!
“Si Chiara!
“Oggi non ho voglia di studiare!
“Allora cosa sei venuta a fare?
“Vorrei fare una cosa che mi balena nella testa da molto tempo!
“Che cosa?
“Vorrei mettere in ordine la tua casa! Oggi mi va di fare la domestica!
“Cosa?

Si guardò attorno e poi ritorno a scrutarmi.

“ahahah! Sei matta! Qui ci vorrebbe un esercito di domestiche!
“Scommettiamo che da sola ci riesco?
“hahah! Chiara! Mmm e cosa vorresti scommettere?
“Che mi porti fuori a mangiare una pizza!
“E’ tanto che non esco! Non conosco alcun locale!
“Su questo ci penso io! Conosco delle ottime pizzerie sul lago!
“Sul lago? È una cosa sdolcinata! Ti ci vedi, tu giovane e fresca come una rosa, con me? Una vecchia cornacchia!
“Non me ne frega niente del giudizio degli altri! Sei mio zio!
“Sei cocciuta? quando parli in questo modo, mi ricordi tua madre!
“E allora?
“Va bene! Ti do tre ore di tempo! Io intanto approfitto del tempo per andare a fare una commissione!
“No! Ho bisogni di almeno tre ore abbondanti!
“Vada per le tre ore! Hahahah! Se ti servono gli attrezzi, li trovi nel ripostiglio! Buon lavoro! Aspetta! C’è una piccola condizione però!
“Quale?
“Gradirei che non ti occupassi della camera da letto! Preferisco che rimanga così com’è! Me lo prometti? Altrimenti non se ne fa nulla!
“Va bene zio! La camera da letto la ignoro!

Lo zio, dopo aver indossato la giacca di lana, mi sorride, saluta con un gesto delicato del capo, e poi esce.

Non potevo perdere tempo. Mi sono rimboccata le maniche. Ho Iniziato prima dal salotto. Ho subito sgomberato il divano dai grossi tomi che ho riunito, insieme agli altri libri, davanti al mobile del soggiorno e poi, con cura, li ho riposti uno accanto all'altro.
Dal ripostiglio ho prelevato due cartoni, che contenevano bicchieri, tazzine e quanto altro; dopo averli lavati li ho ordinati nella credenza della cucina. Il tavolo bianco è stato coperto con una tovaglia che aveva delle trame floreali, in mezzo ci ho messo il vaso di rame.
Nel ripostiglio nascosti sotto una montagna di oggetti, ho trovato alcuni soprammobili  Dopo averli spolverati, li ho sistemati sui mobili del salotto e del corridoio. I quadri che erano appoggiati a terra sono stati appesi sui muri del corridoio e del soggiorno, cercando di tenera una buona euritmia. Dopo due ore di duro lavoro avevo quasi finito. Alla fine mi sono soffermata ad ammirare l’opera, con soddisfazione, notai che la casa aveva assunto un aspetto più decoroso. Compiaciuta, infine, mi sono stravaccata sul divano a riposare.

Mentre attendevo lo zio, pensai: “”Ma perché lo zio ha chiesto di non sistemargli la camera da letto?””

La curiosità è donna. Così, siccome aveva tempo in abbondanza, e certamente lo zio me ne avrebbe concessa ancora un pochino, decisi di visitare la sua camera da letto.
Salì le scale di legno. I gradini cigolavano ad ogni passo. Raggiunto il piano superiore, mi sono diretta alla porta della camera aprendola con cautela.

Era tutto perfettamente in ordine. C’erano alcuni libri sul comodino e gli occhiali posati sopra. L’armadio in legno, intarsiato di trame a forma di fiori, brillava riverberando la luce che entrava dalla finestra.

Guardai sotto il letto. In mezzo notai una vecchia scatola di legno per sigari cubani. Attirò subito la mia curiosità.
“Chissà che cosa contiene?  Incuriosita: Visto che ero arrivata fino a lì tanto valeva dargli un’occhiata!”

Così decisi di prenderla.
Mi ero seduta sulla poltrona di velluto giallo. Avevo la scotola sulle ginocchia, in preda alla curiosità, lentamente ho sollevato il coperchio.
Dentro c’erano quattro buste. La carta era grigia e rovinata dal tempo. Erano state chiuse con elastici verdi. Ne ho presa una. Tolsi l’elastico e l’aprì. Custodiva un mazzo di fotografie, erano vecchie, ed avevano i bordi ingialliti e seghettati. Le tirai fuori. Appena vidi la prima foto mi venne un colpo. Non credevo ai miei occhi.

Erano foto in bianco e nero. Forse risalivano agli anni sessanta. La donna, ritratta nuda con le gambe spalancate, che mostrava la figa ispida, coperta di pelo nero, era una persona che conoscevo benissimo, nonostante la sua giovane età, i tratti del viso mi erano familiari. Non avevo alcun dubbio sull'identità di quella ragazza; era mia nonna, la sorella dello zio Aldo.

Sentì un colpo allo stomaco e le mani mi tremavano. In quelle pose oscene appariva molto disinibita e spregiudicata, eppure era così giovane, quasi adolescente, mi venne la pelle d’oca.

Man mano che scorrevo il mazzo di foto, le immagini si facevano sempre più scabrose. La nonna si era fatta fotografare in tutte le posizioni. Era una ragazza robusta, all'epoca molto di moda, e l’espressione del viso non nascondeva alcun imbarazzo. Dall'atteggiamento allegro immortalato in quelle foto, si capiva che era una donna pienamente consapevole di quello che stava facendo, esibendo senza alcun pudore il suo fisico robusto.

Finito di sfogliare il primo mazzo di foto, presi un'altra busta, e con mani nervose tolsi l’elastico e tirai fuori il secondo blocco di foto. Il soggetto stavolta era maschile. Mi venne un colpo. Anche lui era familiare. Era il vecchio dottor Ugo, cugino della nonna. Ancora giovanissimo. Si era messo in pose buffe. Mentre gonfiava i muscoli del petto, mostrando i bicipiti, con i pedalò corti ed attaccati al polpaccio, esibiva la sua possente erezione. Dal suo grembo spuntava un cazzo, grosso e lungo, caratterizzato da una cappella rotonda e scura. In primo piano, potevo scorgere anche le nervature delle vene, filamenti che si dipanavano lungo l’asta, come fiumi in piena, mentre i coglioni pendevano inerti, racchiusi nello scroto pendente.

Ero scioccata. Mai avrei immaginato di trovare quella roba lì. Tirai fuori il terzo mazzo di foto. Questa volta il personaggio riguardava lo zio Aldo. Anche lui era giovanissimo con capelli lunghi e biondi. Un bel ragazzone, ancora adolescente. Pure lui era dotato di un cazzo ragguardevole. Mi era impossibile stabilire se la grandezza del suo cazzo fosse dovuto al fisico snello, ma, nei primi piani si intravedeva una massa carnosa voluminosa e possente.

Estrassi il quarto mazzo di foto che era il più voluminoso, forse il doppio degli altri. Quando ho  visto la prima foto mi stava venendo un infarto. La nonna era piegata su un fianco a ridosso dello zio Aldo, con la bocca aperta sul suo cazzo ed il bulbo già dentro. Seguirono altre foto in cui la nonna continuava a succhiare il cazzo dello zio Aldo.
Infine sono arrivata alle fotografie che mi hanno sconvolto le budella. La nonna aveva le gambe in aria, spalancate, e lo zio Aldo in mezzo, mentre gli infilava il cazzo nelle fenditure della figa pelosa. Seguirono altre foto, in cui la nonna e lo zio Aldo si accoppiavano in tutte le posizioni possibili ed immaginabili. Continuai a sfogliare basita fino a, quando non venne il turno del vecchio dottor Ugo, il cugino della nonna e anche con lui,  si era sbizzarrito in pose d’incredibile erotismo.

Quelle quelle foto mi avevano turbato l’anima. La pelle mi tremava e cominciai a sentire una sensazione di caldo che partiva dal basso ventre. Strinsi le cosce, perché quella percezione mi aveva sconvolto con la forza di un uragano, così intenso da farmi vibrare la figa. L’avvertivo completamente bagnata dai fluidi umorali che avevano inondato le mutande.

Ero eccitata. Fu la prima volta in vita mia che provai quelle sensazioni inaudite.
Quando le mie amiche mi riferivano di sentirsi turbate e vogliose di scopare, mi era difficile comprendere che cosa volessero dire.
Ora, coinvolta emotivamente da quell'impeto incestuoso tra mia nonna e suo fratello, mi sentivo la mente completamente sballata. Il corpo fremeva come se fossi in preda alla febbre. Non era influenza ma voglia, desiderio, brama, di essere posseduta da un cazzo. Guardavo le foto e d’istinto m’infilai una mano sotto la gonna massaggiandomi la fica. Più guardavo e più la mano si muoveva tra le fenditure della figa. Alcune dita le avevo infilate nella vagina, muovendole su e giù, cercando di trarre da esse il massimo diletto possibile. Il piacere era immenso, quando sentii l’interno della vagina che inizia a fremere, fu seguito subito da un forte spasmo, tale da costringermi a serrare le gambe e a gemere per alcuni minuti. Fu il mio primo orgasmo.

Ritornata savia, misi tutto in ordine e scappai giù dalle scale correndo. Con la mente ancora sconvolta attesi il ritorno dello zio Aldo. L’attesa mi faceva fremere le membra.
Immaginavo di essere la Nonna, che stava attendendo trepidante di desiderio di incontrare il suo amante maledetto.
La mamma disse che fu la nonna a salvare lo zio Aldo dalla depressione. Io sapevo, cosa fece la nonna per curare suo fratello. Fu la cura del sesso, ecco perché la loro amicizia durò per parecchi anni. Con una donna spregiudicata come lei non gli occorreva certamente una nuova ragazza.

Gli scatti della serratura annunciarono il rientro dello zio. Mi era difficile mantenere la calma. Le immagini scabrose della nonna che si accoppiava con lui, nelle pose più incredibili, erano stampate ancora nitide nella mia mente.

“Accidenti! Ci sei riuscita!

La sua voce mi faceva tremare come una foglia sbattuta dalla furia della tempesta. Avevo difficoltà a contenere le mie emozioni. Era incredibile, perché la figa cominciò nuovamente a palpitarmi, solo a vederlo.
Avvertivo le parti interne che pulsavano. Gli guardai la patta dei pantaloni cercando di fantasticare sul suo cazzo. Lo avevo visto all'opera e quindi, lo immaginavo duro e possente. Restavo seduta sul divano, con le cosce serrate al massimo. Percepivo nuovamente le vibrazioni che partivano dal basso ventre investendomi l’addome ed il seno. Ero maledettamente eccitata.

“Ti senti bene?
“Si… non.. è niente! Forse… sono un po’ stanca!

Ero pallida e l’eccitazione aveva fatto affluire tutto il sangue nelle parti intime, alterate dalle emozioni che ancora agitavano il corpo.
Temevo che si fosse accorto della mia reazione emotiva. Fondamentalmente sono una ragazza impulsiva. Incapace di nascondere i propri sentimenti. Lui continuava a fissarmi negli occhi. Avevo difficoltà a sostenere il suo sguardo.

“Sono stato un idiota! Non dovevo accettare la tua scommessa! Ecco ora stai male per colpa mia!
 “No! Sto bene! Non ti devi preoccupare! Cosa vuoi che sia un po’ di stanchezza! Piuttosto guarda che mi devi il premio della scommessa!
“E’ giusto! E già? E cosa dovrei fare ora?
“Sabato sera! Mi piacerebbe uscire fuori città! Andare al lago!
“Ma è lontano! Potremmo fare tardi!
“Non ha nessun’importanza! Per una sera vorrei fare una cosa che mi piace!
“Dovrò chiedere il permesso ai tuoi genitori!
“Non ci sono problemi!
“Non ti scoccia a farti vedere in giro con una vecchia mummia?
“No! Sei mio zio! E poi sei un vecchio affascinante!
“ahahahah! Questa è bella! Ahahah io affascinante!
“Ti faccio ridere?
“Si! sei molto simpatica! Ma soprattutto schietta! ahaha
“A volte vorrei che qualcuno mi trovasse anche bella!
“E no! Questa non lo permetto! Se un uomo non ti apprezza è un vero cretino!
“Magari la pensassero come te a scuola! Per caso lo fai solo per non offendermi? Lo so che sono una ragazza robusta!
“Chiara! Ti assicuro che non sei brutta! La tua bellezza femminile è solo diversa dalle altre! Ma nel complesso, non sei brutta! Ho conosciuto uomini che sono letteralmente impazziti per ragazze come te! Credermi!

Era sincero, - pensavo - si notava dal modo come mi guardava. Del resto se ha amato la nonna che era una ragazza robusta perché non poteva desiderare anche me? Lo zio Aldo mi piaceva. La sua dolcezza mi aveva conquistato fin dal primo momento in cui avevo messo piede nella sua casa. Lo guardavo, mentre dentro di me si stava facendo strada una strana idea. Lui sarebbe stato perfetto per essere il primo uomo della mia vita, l’amante ideale a cui donare la mia verginità.

Quando raccontai ai miei genitori quello che era successo a casa dello zio Aldo, la loro reazione fu di stupore. Mio padre la prese sul ridere e disse che una ragazza della mia età non era normale che uscisse il sabato sera con una vecchia cornacchia.

Mia madre fu entusiasta. Era contenta che suo zio, per la prima volta dopo tanti anni, si concedesse uno svago che lo allontanasse dalla solita routine e soprattutto rompesse quel clima di solitudine. Mi confidò che lei non ha mia sopportato l’idea di vederlo vivere una vita solitaria e lontana dal mondo, come un eremita.

Anzi, mi fece i complimenti, perché ero stata capace di imbastire un dialogo con una persona difficile, ostica, riuscendo dove lei aveva provato invano.
 Per la prima volta mi sentivo apprezzata, e la mia autostima aumentò.
 Il progresso si era notato anche a scuola. Il rendimento migliorò con grande stupore dei professori. Avevo anche abbassato le barriere della difesa psicologica. Non mi curavo più della reazione delle persone che mi circondavano. Ero diventata più disinvolta e nei rapporti assumevo un atteggiamento sicuro e sufficiente. La stima di mio zio mi aveva contagiato. Per me contava solo il suo giudizio. In cuor mio, per lui, provavo un sentimento d’affetto che non era diverso dall'amore.

Durante le notti cominciai a sentirmi turbata. Il ricordo delle foto dello Zio Aldo che si scopava la nonna erano stampate come tatuaggi nella mia mente, fino a costringermi a stimolarmi le fenditure della figa e a forzare la serratura con energiche sollecitazioni, accompagnati da un forte strofinamento del clitoride.
In quei momenti, la voglia e la brama sconvolgevano i sensi, scatenando un desiderio incontrollato, che mi induceva ad introdurre alcune dita nella vulva vaginale, stimolando fino all'estremo la fica, agognando il cazzo dell’unico uomo che avrebbe potuto placare le rapide di quel fiume di perversione in piena: mio zio Aldo.

Finalmente arrivò il sabato sera, il giorno del giudizio, che consideravo l’inizio di una nuova vita
Ma gli ostacoli che mi separavano dallo zio Aldo erano ancora tanti e insormontabili, anche se tra noi c’era un’affinità che poteva legarci: l’incesto.

Eppure, nonostante che lo zio Aldo avesse nel suo DNA i geni repressi del desiderio incestuoso, io non ero la nonna, per cui si preannunciava un impresa ardua sedurlo e destare le condizioni ideali affinché i suoi geni si svegliassero dopo un lungo letargo. Dovevo far scatenare quell'impulso e mostrarle la persona che poteva soddisfarlo, quindi spingerlo così verso di me con gli occhi della brama e non con l’affetto asessuato di uno Zio.

Quel pomeriggio andai a trovare la nonna. Appena la vidi sentì un velo d’imbarazzo, perché io avevo scoperto una parte della sua vita misteriosa, che doveva restare celato per sempre nei suoi ricordi. Ero turbata e tremavo come se sentissi freddo. Lei mi abbracciò e tenendomi le mani:

“Che cosa ti è successo? Sei raggiante! Hai l’espressione di una ragazzina innamorata!

Divenni rossa dalla vergogna. Ebbi l’impressione che mi avesse letto la mente, e avesse scorto anche l’oggetto dei miei desideri.

“E’ così vero? Sono contenta! Ho sempre detto che l’amore rende la gente più bella!
“in ogni modo rimango sempre una ragazza robusta!
“Ei! Non ti devi abbattere! Io alla tua età non ero diversa da te! Ahahah
“Lo so! Ma ai tuoi tempi il canone di bellezza era diverso! Piacevano le donne in carne!
“Ma guarda che ancora adesso vanno di moda! Te lo vedi tu un uomo con una pelle e ossa, come le modelle che vedi in televisione, che sembrano scheletri! Credimi, tu hai tutte le qualità per piacere! Diciamo che sei una donna prosperosa! Hahah come si dovrebbe essere!
“Peccato che tu e lo zio Aldo siete gli unici a pensarla così!

Appena pronunciai il nome dello zio Aldo il suo sguardo si fece pensieroso, come se quel nome le avesse richiamato alla memoria le sue vicende scabrose. Ed io sapevo che cosa stava rievocando la sua mente.

“Già lo zio Aldo! È vero lui ha sempre preferito le ragazze robuste!
“Come te! Anche tu non scherzavi!
“Si…. come me… ora basta pensare al passato! Piuttosto è vero che quella vecchia cornacchia ti porta fuori stasera? Me lo ha detto tua madre!
“Si è vero! Ho vinto una scommessa! Così, suo malgrado, ha dovuto accettare il mio invito! Una pizza!
“ahahah… penso che tu lo abbia messo in difficoltà! Lo sai che sono anni che non esce da quel buco!
“Lo so! L’altro giorno ho rimesso in ordine la sua casa! Ora ha un aspetto decente!
“Finalmente! Si è scontrato con un vero terremoto hahahah Hai fatto bene! E dove andate?
“Hai laghi! Ho voglia di portarlo in un luogo magico! Credo che per l’aiuto prezioso che mi sta dando, se lo meriti! Non credi?
“Si, stavolta lo hai messo nei guai! Ahahah! Seri!
“Nonna, potrei guardare i tuoi vestiti! Quelli che indossavi da ragazza!

La nonna mi fissò con aria indagatrice. Poi sorridente.

“Viene! Sono di sopra!

Mi portò nella sua camera da letto. I vestiti erano appesi nel vecchio armadio laccato, meravigliosi nei colori e nei disegni e, cosa strana, ancora nuovi. Erano tutti nel vecchio stile degli anni cinquanta e sessanta. Alcuni sembravano addirittura recenti.

“Nonna, posso provare questo?

Era un vestito, ti taglia larga, con una scollatura che lasciava scoperto la parte superiore del seno, unita da due bottoni, poi una cintura che stringeva i fianchi, da cui partiva la gonna, a campana, con frange laterali. Con il permesso della nonna lo indossai subito.

“Ma è bellissimo! Come mi sta?
“Sembra cucito su misura! Questo era molto usato dalle ragazze in carne! Quando lo indossavi sotto dovevi avere delle calze di seta nere tenute su da reggicalze. Dovevi vedere che effetto faceva sugli uomini, quando ti sedevi, nel momento in cui accavallavi le gambe!

“lo immagino! Hai anche le calze!
“Certamente! Sono in quella scatola di velluto rosso!

Mi porse la scatola. L’aprì con delicatezza, me la porse ed io afferrai le calze di seta. Erano leggerissime e davano una sensazione di freschezza. Poi sotto c’erano i reggicalze, orlate da un filo di merletto.

“Ma ai vostri tempi che tipo di mutande si portavano?
“Non c’era il perizoma! C’era le mutande classica, a vita non sgambate, di cotone. Però sono convinta che oggi accosterebbe anche con un perizoma! Comunque io a volte non mettevo nulla, mi sentivo più libera, così prendeva un po’ di fresco! Ahahahaha
“ajajajaj Ci credo! Ahahah Dovevi essere terribile da ragazza!
“Tuo nonno l’apprezzava molto! Ahahah
“ahahahah!

Pensai – non solo lui –

Indossai le calze, attaccate ai reggicalze, sotto lo sguardo turbato della nonna. Non smetteva di fissarmi il corpo. Ogni tanto si avvicinava, e con dolcezza mi accarezzava la schiena.

“ti stanno benissimo! Se il tuo uomo misterioso ti vedesse in questo momento, gli prenderebbe un colpo!
“Uomo misterioso?
“Non fare la misteriosa! Hahahh Ho capito tutto sai! Non sono ancora rimbambita! Ti piacciono?
“Si tantissimo!
“Allora puoi prenderli!
“No ooo? Ma sono i vestiti del tuo passato? Non so…
“Prendili! Ti stanno bene! Vedrai, con questi indosso, farai un figurone!
“Grazie nonna! Sei fantastica!
“Non stringermi troppo! Mi soffochi!

Corsi subito a casa. Non stavo più nella pelle. Ero felice. Con quel vestito addosso avrei senz'altro suscitato le attenzioni dello zio Aldo. Del resto lui doveva averlo già visto addosso alla nonna.

La mamma quando lo vide scoppiò a ridere.

“E’ incredibile! Non avrei mai pensato che un vecchio vestito della mamma potesse ritornare di moda! È fantastico! Ci credi? Da ragazza non mi era mai passato l’idea di indossare un suo vestito!
Negli anni ottanta una minigonna e una maglietta erano sufficienti!

Proprio in quell'istante entrò papà.

“Accipicchia! Ma sei fantastica! Ma sei sicura di uscire con quella vecchia cornacchia! Non è che ci prendi in giro?
“No! Esco proprio con lui! Che c’è di male! Dopotutto è un vecchio vestito!
“Lo dici tu! Ma ti sei vista allo specchio? Quasi, quasi invidio quel rimbambito!
“Ma papà! Che dici!

Sorridente, si avvicinò mi prese da una mano e tirandomi verso di lui mi costrinse fare una piroetta, il vestito si sollevò come una vela, formando un cerchio e scoprendo le gambe.
Mia madre per fortuna era girata di spalle e non vide nulla.
Invece mio padre notò le gambe coperte dalle calze nere, interrotte a mezza coscia, sorrette da reggicalze. Ma soprattutto vide che sotto non portavo le mutande. Notai subiti un cambiamento di espressione. I suoi occhi strabuzzarono fuori delle orbite. Restò in silenzio a fissarmi negli occhi. Fu la prima volta che mio padre mi fece sentire un senso di turbamento. Il suo sguardo mi stava penetrando nell'anima  Si capiva che si era eccitato. Non parlava più e si era chiuso in un silenzio imbarazzante. Il suo atteggiamento mi aveva scosso. Fino allora non aveva mai pensato a lui come uomo. Conoscendo la natura dello zio Aldo, la sua reazione non mi stupiva più tanto.

Ricambiai lo sguardo di papà, senza timore. Fu lui ad abbassare per primo gli occhi.

“Chiara!
“Si papà!
“Stasera, se vuoi, Vengo a prenderti! Così lo zio non dovrà scomodarsi ad accompagnarti fino a casa!

S’intromise la mamma!

“Ma sei impazzito! Guarda che lo zio abita a due isolati da qui!
“Ma io intendevo ai laghi! Cioè se Chiara è d’accordo vado a cercarla!

Papà era confuso e turbato, si capiva. La mamma non aveva notato nulla. Quella strana proposta puzzava lontano un miglio. Papà prima di allora non aveva mai dimostrato tanta disponibilità.
Lui la sera preferiva mettersi in pigiama e pantofole e dedicarsi al suo hobby preferito: la televisione.

“Papà ha ragione! Magari in caso di difficoltà faccio uno squillo!

Papa sorrise soddisfatto, era come se tra noi si fosse creata già un’intesa.

Mentre mi avviavo verso la casa dello zio, papà continuava a fissarmi pensieroso. Ebbi l’impressione che avesse capito quello che mi balenava in testa. Lui era come me, impulsivo, ed era incapace di nascondere i propri sentimenti.

La mamma era euforica, sembrava che dovessi incontrare il principe azzurro. Per lei era una grande soddisfazione che le due persone più care avevano rotto l’isolamento ed iniziato a vivere come persone normali.
Il mio cuore era completamente in agitazione, quella serata l’avevo aspettata con ansia, e speravo che finisse come avevo sperato, con il cazzo dello zio Aldo nella fica.

Suonai il campanello ed ero nervosa. Credo di avere anche esagerato a pigiare l’interruttore. Lo zio comparve sull'uscio. Appena mi vide i suoi occhi si illuminarono, e con tono di voce commossa:

“L’abito che indossi! Lo conosco!
“Si! era della nonna! Trovi che mi stia bene?
“Ti sta benissimo! Sembri lei! È incredibile!

Perfetto, era quello che volevo; creare un similitudine tra me e la nonna, perché poi sarei stata io a condurre il gioco, a modo mio.
In quei giorni avevo letto molti romanzi erotici, scaricati da Internet. In certi siti, alcune ragazze giovani, avevano pubblicato storie simili alla mia. Insomma aveva letto tantissimo, soffermandomi sulle tecniche di seduzioni. A tal proposito c’erano due correnti di pensiero: una sosteneva che l’azione giusta era quella di essere espliciti e andare dritto allo scopo, senza tanti fronzoli; l’altra invece era più raffinata, suggeriva di mettere in evidenza gli aspetti del fisico che potevano piacere al partner, accentuando il potere sensuale della seduzione, la provocazione, con abbigliamenti e lingerie intima da sballo, molto apprezzate dagli uomini maturi. Mi piaceva la seconda ipotesi. IL vestito della nonna era capitato a fagiolo. Ora dovevo utilizzarlo come potente afrodisiaco e verificare la sua efficacia di seduzione.

La mamma diceva sempre che lo zio Aldo era l’esempio del perfetto conducente. La prudenza in lui era una connotazione del suo carattere.
Ma stranamente, quella sera, mentre stavamo percorrendo la strada che portava ai laghi lo vidi nervoso, ogni tanto rallentava e poi ripartiva.

Stavo seduta con la gonna leggermente tirata fino a meta coscia. Lui poteva notare perfettamente le gambe velate dalle calze di seta nere, e cosa ancora più sconvolgente, una parte dell’interna coscia scoperta, dove si poteva scorgere la fine delle calze e l’inizio della pelle candida.
Quella scena lo stava turbando. Io volutamente accentuavo il movimento delle gambe e, come se fossi distratta, tenevo le gambe leggermente divaricate per permettere al suo sguardo di penetrare lasciandogli immaginare le mie parti intime. Credo che il pelo vaginale in alcuni movimenti in curva potevano scorgersi. Perché con voce commossa:

“Coma mai, hai deciso di indossare questo vestito?

La voce dello zio mi arrivava distolta, non pura. Si percepiva un certo nervosismo.

“Oggi pomeriggio ho fatto visita alla nonna. Mi ha mostrato i suoi vestiti. E tra tutti mi è piaciuto questo. Poi lei ha insistito a regalarmelo. Mi ha detto che aveva capito che lo avrei indossato per una serata speciale, e per un uomo speciale.
“A! ti ha detto così?
“Zio com'era la nonna da giovane?
“Cosa?

Quella domanda imprevista lo colse impreparato. Nel momento in cui gliela ponevo contrasse le mani sul volante e per un attimo ho avuto l’impressione che stessa perdendo il controllo della guida. Poi riprese il solito autocontrollo, diede due colpi di tosse, e rispose:

“Lo sai, che c’è una cosa strana?
“Si!
“Dal primo giorno che ti ho vista non avevo ancora fatto alcuna considerazione, ma adesso che mi ci fai pensare, noto che tre lei e te ce una grande somiglianza. Notevole!
“Lo so, anche la mamma me lo dice sempre! Che sono bella come la nonna!

Ho volutamente inserito quell'aggettivo per vedere la sua reazione.

“Concordo con tua madre! Hai molte cose in comune con lei! Adesso che indossi questo vestito! Mi ricordi tanto lei!

Tombola! Lo zio si era finalmente deciso a calare le sue carte. Ora sapevo che il mio vestito lo aveva colpito. Però non ero ancor soddisfatta, dovevo trovare qualcosa che lo facesse sballare.

“Zio! Potresti fermarti per favore?
“Perché?
“Insomma! Mi scappa!
“O! scusami non avevo capito! Resisti che trovo un posto nascosto. Laggiù, dietro quegli alberi, mi sembra adatto alla circostanza!

L’auto entrò in una piccola radura alle pendici del bosco. Lo Zio si fermò tenendo le mani sul volante aspettava che io scendessi. Passarono alcuni secondi.

“Bè…. Non scendi?
“Ecco.. vedi.. io ho paura.. il buio insomma… mi inquieta!

La luce del cruscotto illuminava il suo viso. Lo fissai e mi accorsi che i suoi occhi brillavano. E mi puntavano come due fari. Era turbato. Le sue mani continuavano a stringere il volante. Si notava la pelle tesa e aderente all'ossatura.
Respirava con affanno. Poi prese una bella boccata d’aria. Chiuse gli occhi.

Tremò per alcuni secondi e poi, con calma. Apre gli occhi e inizia a fissarmi. Il silenzio viene rotto dalla sua voce alterata. Non stava parlando con il suo solito tono calmo, dolce.

“Aspetta. Adesso ricordo.. se non erro tua nonna questo vestito lo portava… mmm senza mutande! Vero?

Cribbio lo zio era completamente cambiato. Sembrava un altro uomo. Avevo esagerato con la provocazione, oppure il mio comportamento era stato troppo esplicito. Ero imbarazzata e non riuscì a rispondere alla sua domanda. Rispose lui per me:

“Io… Credo di si!

Non feci in tempo a finire la frase che la mano dello zio s’infilò in mezzo alle cosce e la sentii, mentre ghermiva la figa.

“MMMMMM come immaginavo…. Hai una bella fica piena,  mmm..
“mmmmmm

Il tocco della sua mano mi sconvolse i sensi. Un brivido percorse il basso ventre, allargandosi come un’onda in uno stagno, m’investì il seno e la mente.
Chiusi gli occhi, quel tocco mi stava dando un’emozione inaudita. La sua mano strusciava sulla figa, mentre le dita si perdevano nel folto vello. Poi le avverto muoversi nelle fenditure, ed alcune stavano già penetrando nella vagina. Era impossibile resistere a quello stimolo. I singulti mi uscirono dalla gola.

“MMMMMMMMMMM mMMMMMMMMM
“Ti piace.. mmmmmm… sei come tua nonna… hai visto le foto? Vero?
“Si ..iiiiiiiiiiii. Mmmmmm
“Sei una monella! Ti avevo avvertita! Mmmmm Adesso dovrei punirti!
“Si ..iiiiiiiiii Si ..iiiiiiiiiii sono una monella mmm sto impazzendo mmm

La sua voce era completamente sconvolta dall'eccitazione  Mentre parlava la sua mano si muoveva frenetica tra le mie cosce. In pratica mi stava chiavando. La sentivo impetuosa, forte, mentre mi penetrava con alcune dita. Le faceva scivolare dentro di me, velocemente, spingendo fino in fondo, come se volesse affondare con l’intera mano. Con l’altra mi aveva sbottonato la parte superiore del vestito e si stava trastullando le grosse tette. Era un vero uragano. Sentivo le sue mani su tutto il corpo. La bocca si era attaccata ai capezzoli succhiandoli con forza.


“MMMMMm che belle tette che hai… mmm sono morbide e profumate!
“Mmmm si mmmm mi piaci quando me le succhi m,mmmmm
“Hai una fica calda e bagnata mmmm  sei eccitata?
“Si mmm tantissimo mmmmm
“Adesso dovrai occuparti del mio cazzo!

Lo zio si sbottona i pantaloni, se li apre completamente, esponendo un cazzo duro e pulsante. La cappella era più grossa rispetto a quella che avevo visto in foto. Dal vivo era completamente diverso. Sembrava un grosso fungo scuro.

“Dai afferralo e fammi una sega!

Lo afferrai. Era la prima volta che cingevo un cazzo vero. Era una sensazione piacevole. Lo sentivo duro e pulsare nella mano, come se avesse un’anima. Mi venne naturale far scivolare la pelle tesa sulla massa solida. Era grosso e lungo. Mi faceva impressione. Il pensiero che quel corpo massiccio dovesse entrare nella mia figa mi spaventava.

“mmm dai lecca la cappella!

Mi abbassai con il capo sul suo ventre e iniziai a leccare la punta del cazzo. Avevo la sensazione di leccare un grosso cono. Lo spacco sopra la cappella era impregnato di liquido seminale. Lo succhiai ingoiandolo. Poi con la lingua strusciavo la superficie della cappella i bordi ed il frenulo, che sembrava un piccolo nervo.

Mmmmm ora apri la bocca e succhialo!

Nelle foto avevo notato che la nonna lo ingoiava fino alla base dei coglioni. Tirai una boccata d’aria e infilai quella grossa cappella nella bocca. Era massiccia ed ebbi difficoltà a contenerla nelle gote. Poi mi feci coraggio e iniziai a succhiare. Lo zio Aldo mi spingeva il capo fino a farmi entrare il suo cazzo nella gola. Dovetti staccarmi per prendere un forte respiro e tossendo sputai un conato di vomito ai miei piedi.

“ora provaci di nuovo! Cerca di tenere la bocca aperta e muovi la testa facendo scivolare il cazzo nella gola! Prova!

Ci provai di nuovo. Superata la prima difficoltà; riuscì a fare il mio primo vero pompino.

“mmmm hai visto? Mmmm sei già brava mmmm dai così mmmm

Mi piaceva dargli diletto con la bocca. Il suo cazzo scivolava nella bocca infilandosi nella gola. Ogni tanto dovevo sputare rivoli di saliva schiumosa e respirare per non soffocare.

Lo zio mi spingeva la testa sul suo cazzo come se mi chiavasse in bocca.

Mentre lo sbocchinavo le sue mani, ogni tanto si impossessavano delle mie tette massaggiandole con forza.

“Fermati! Ho voglia di scoparti mmmm adesso abbasso il sedile!

Con gesti frenetici tirò diverse leve e fece abbassare lo schienale del mio sedile. Mi spinse indietro costringendomi a coricarmi.
Mi saltò addosso come un grillo. Era un fringuello rispetto alla mia stazza. Allargai le cosce e le sollevai in aria, accogliendolo in mezzo con il cazzo duro che gli spuntava dal grembo.
Lo zio si appoggiò con le ginocchia sul bordo del mio sedile piegando il suo cazzo verso il basso e schiacciando la cappella tra le fenditure della fica pelosa.

Fu un attimo poi sentì il suo cazzo che si apriva la strada dentro di me. Era una sensazione inaudita. Le sue dita avevano già spianato l’apertura della vagina, favorito dai liquidi umorali secreti in abbondanza, per cui il suo pene entrò nella mia fica come se fosse già avvezza a ricevere cefali di quelle dimensioni.

Mi aveva fatto paura l’idea di riceverlo dentro di me. Ora, mi sarebbe seccato se solo avesse provato a toglierlo. Era un piacere sentirlo scivolare nell'utero grosso e pulsante.
Durante la penetrazione avvertivo delle sensazioni forti al basso ventre. Mi accorsi che più andava veloce e più godevo.

“mmmm si si zio… vai più forte sto godendo mmmmm si così mmmm
“mmm sei stretta e calda mmmm hai una fica che sembra un forno! Non sentivo una fica così da anni! Mmmm

Lo zio non scopava da almeno venti anni. I  movimenti furono prima convulsi poi intensi, e si avvertiva negli affondi profondi e nella tenacia delle sue mani che si tenevano dalle natiche per dare più forza alle spinte.
La faccia dello zio era completamente immersa in mezzo alle tette. Era più basso di me e vedevo la sua testa bianca che si agitava sopra il petto.

Nonostante fosse un fuscello rispetto a me, lo sentivo potente. Il suo cazzo mi stava sconquassando la figa e mi faceva vibrare il corpo come le corde di un violino. In pratica mi stava suonando con il suo cazzo alla grande, un accordo armonioso di suoni e di note.

In quei momenti mi vennero in mente i discorsi delle mie compagne di scuola. Nessuna di loro aveva descritto un piacere così intenso. Sentivo la figa che si contorceva con forti spasmi. Mi sembrava di svenire. La mente era completamente confusa. Mi ero lasciata andare alla sua foga. Le cosce vibravano, mentre tenevo le gambe completamente spalancate e aperte il più possibile per dare al suo grembo la possibilità di incunearsi più affondo nelle mie intimità. Lo avevo afferrato dalle spalle e lo tiravo verso di me. Desideravo che entrasse dentro, il più possibile.
Stavo impazzendo dal piacere.

“mmmm si si mmmm zio mmm godo mmmmmm
“lo sento! Mmm mi fa impazzire l’idea che stai godendo come una vacca to to to mmmmm Monella sto per sborrare  mmm

Proprio in quel momento mi afferrò dai fianchi e tenendomi ferma si mosse con dei colpi in sequenza, profondi, devastanti e divinamente piacevoli. La figa rispose con un orgasmo impressionante che mi costrinse a lanciare urli da cantante lirica.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si si si si si mmmmmmmmmmmm no no

Era uscito sul più bello. Lo strinsi, strattonandolo violentemente. Il corpo, sebbene privo di cazzo dentro la fica, si contorceva dagli spasmi, come un serpente. Il godimento al basso ventre ere assolutamente incontenibile.

“Mmmmmmmmmmmmmm tesoro mmmmmmmmmmmmm

Il suo cazzo sputò copiosi schizzi di sborra sul monte di venere, impregnando il pelo nero di candida sborra calda.

Mi venne naturale, cospargerla sul ventre e leccarmi le mani. Per me era nettare degli dei. Il succo  del suo meraviglioso cazzo che mi aveva dato un piacere che mai prima di allora aveva provato. Fu il primo e, per mia fortuna, fu intenso e sublime. Mi sentivo una ragazza fortunata. Il mio primo rapporto sessuale era avvenuto come l’avevo sempre immaginato.

Mi tenni lo zio stretto al petto. In quel momento me lo coccolavo come un orsacchiotto.  Era vecchio, ma aveva scopato come un Dio. Non conoscevo la potenza dei ragazzi. Ma dalle parole delle mie compagne di scuola si intuiva che non si avvicinavano minimante alla sua altezza.

“sei una monella terribile! Ahahah ora andiamo a mangiare la pizza!
“Va bene! ma facciamo una cosa veloce! Mi piacerebbe replicare! Che ne pensi?
“mmm sei proprio come tua nonna! Va bene! Mi devo togliere un po di ruggine!
“mmm non vedo l’ora di farti da antiruggine hahahahahah
“Monella hahaha andiamo va! Ho anche fame!
“anche io! Ma non solo di pizza hahahah

In pizzeria, mentre eravamo seduti al tavolo a consumare una pizza calda e aromatica. Mi suona il telefono. Era papà.

“Si!
“Tesoro allora? Che faccio? Vengo a cercarti?

Papà era eccitato e si percepiva dal tono della voce. In sostanza mi stava dicendo che voleva scopare con me. Quella idea non mi dispiaceva. Guardai lo zio Aldo.

“Papà ti richiamo tra qualche minuto!
“Ok tesoro aspetterò la tua chiamata!

Rivolta allo zio:

“Zio ti dispiacerebbe se rinviassimo la replica domani, a casa tua, quando vengo per le ripetizioni?
“Certo! Perché questo cambiamento di programma? Mi pare che fossi eccitata all’idea di replicare?
“Lo sono! eccome! Ma la replica vorrei farla con papà!
“Con tuo padre? Ahahah cazzo! Sei proprio una monella! Con tuo padre? Cribbio ne hai fatto di progressi! Per giunta in una sola giornata! Ahahah Fammi capire! Altrimenti impazzisco!
“Zio, toglimi una curiosità? Monella sta per troia?
“ahahah si! Sei arguta! Certo! Non mi piace la parola troia! Preferisco monella! Ahahaha
“Papà stasera, prima di uscire, mi ha visto vestita così! Mi ha preso dai fianchi e mi ha fatto fare una piroetta! La gonna, nel momento in cui giravo, si è allargata mostrando le cosce e la fica al suo sguardo. Appena ha visto il panorama, si è impressionato a tal punto che mi stava scopando con gli occhi! Era proprio eccitato. Allora si è proposto di venire a cercarmi! Pensa un po’? ahahahah.
“ahahah si è come dici tu! Lo hai colpito e affondato! Te lo avevo detto! Sei una ragazza sensuale! Gli uomini impazziranno per te! Sei una donna da letto e lo riempi tutto! Hahahah E sono onorato di essere stato il primo ad aprirti la strada ahahahahah
“Col cazzo che ti ritrovi altro che strada!  Ahahahah
“ahahahahahha dai chiama tuo padre! Non lasciarlo bollire nell'attesa hahahah

“Papà! va bene, ti aspetto! Abbiamo finito! Mi trovi all'ingresso della pizzeria!

Lo zio Aldo pagò il conto. Mi accompagnò poi mi dette una pacca sul culo:

“Domani ti aspetto! Mi piacerebbe fare qualche foto ahahahah
“ahahah non perdi l’abitudine tu hahahah
“Ciao Monella! Mi raccomando non maltrattare tuo padre! Non sa che cosa l’aspetta! ahaha
“ahahah Vai! Vai! Ci vediamo domani pomeriggio, mmm dai dammi un bacio! Casto! Ahahah

Mi baciò su una guancia e andò via. Dopo un quarto d’ora abbondante, i fari dell’auto di papà mi illuminarono totalmente.

“Ciao papà!
“Ciao tesoro!

Salita in macchina, ci trovammo pochi minuti dopo a percorrere la strada del ritorno. Ogni tanto beccavo papà a guardare le gambe. Mi aveva visto senza veli, e avrei scommesso che stava immaginando lo scenario che la gonna celava.
Il percorso era caratterizzato da tratti di strada con curve a gomito per cui muovevo le gambe attirando il suo sguardo libidinoso. Era pazzesco percepivo il suo eccitamento.
Papà, nonostante stesse fremendo dal desiderio di saltarmi addosso, non accennava ad azzardare alcun avance. Dovevo provocarlo. Mi venne un’idea.

“Papà hai dei fazzolettini di carta?
“Si, guarda nel cruscotto!

Accesi la lunotto dello specchietto retrovisore. Azionai quello direzionale puntandolo come un faro sulle mie gambe. Per poco gli stava venendo un infarto. Avere sotto gli occhi due cosce velate da calze di seta nera, interrotte a meta coscia dalle reggi calze, era uno scenario da incubo per i suoi testosteroni. Aprì il cruscotto e presi la confezione di fazzolettini di carte. Ne estrassi uno.
Mi tirai su la gonna, allargai le gambe e cominciai a pulirmi la fica.

La macchina, appena papà vide quel gesto, ebbe un leggero sbandamento. Dovetti attaccarmi alla maniglia per evitare di sbattere contro il vetro.

“Che stai facendo?
“Sono bagnata! Ti dispiace se continuo?

Mi guardò negli occhi. Se la libidine si fosse materializzata in quel momento, avrebbe riempito l’abitacolo dell’auto.
Lo stavo provocando in modo sfacciato. Lo zio Aldo, mi aveva aperto una strada. Prima di allora ero una ragazza robusta che invidiava le amiche belle e magre, che si vantavano delle conquiste. Le sentiva discutere di sesso e di rapporti sessuali soffrendo.
Lo zio Aldo mi aveva aperto un vero e proprio orizzonte. Mi sentivo consapevole della mie qualità. Un uomo ti poteva dare un piacere immenso solo se ti desiderava. La provocazione era l’antipasto della cupidigia, prima che si scatenasse.
In quel momento avevo percepito i suoi pensieri libidinosi. I frequenti sguardi sulla scollatura e sulle gambe mi avevano fatto grondare la fica di umori. Non ce la facevo più dovevo stimolarmi, era un impulso che si era impossessato dei miei pensieri.

“Se vuoi ti metto l’aria condizionata! Così non sudi!
“Papà io non sto sudando! Mi sto bagnando dalla voglia di scopare!

L’auto sbandò, papà riuscì a tenerla sulla carreggiata, ma stavolta svoltò repentinamente verso una piazzola. Papà parcheggiò l’auto dietro alcuni alberi. A motore spento stringe il volante. Con il respiro in affanno.

“Chiara! Sono confuso! Aiutami a capire! A che gioco stai giocando?
“Papà, c’è poco da capire! Da quando mi hai visto la fica ho capito che è diventata il tuo chiodo fisso! E questo mi fa impazzire!
“E tu cosa ne pensi?

Era agitato, il grosso volume della patta dei pantaloni faceva intuire che in quel momento aveva in atto una erezione del cazzo, che forse le dava anche fastidio.

Allungai la mana sul su grembo e feci un gesto audace: strinsi la grosso mole e sorridendo, con voce suadente.

“Papà, in questo momento sono bagnata fradicia! Ho la fica che sta bruciando dalla voglia! Per calmarla ci vuole questo! Il tuo cazzo!

Ero super eccitata e non controllavo più i le mie reazioni, che m’inducevano a tenere un contegno da troia.
Le foto della nonna si era materializzata nella mia testa. Il suo volto era gaudente, quando il fratello Aldo le stava sbattendo il suo grosso cazzo nella fica, mi indicava la strada per arrivare al piacere estremo.
Quella immagina era un vero e proprio testamento biologico, che mi ha aperto gli occhi sulle ragione del piacere pratico, al di la delle morale comune, e sulle mie attitudini all'incesto.
Avevo capito che il diletto lo potevi avere da chiunque; ma quello ottenuto in un rapporto incestuoso aveva un’intensità emotiva straordinaria. Solo a pensarci mi veniva la pelle d’oca.
Con papà adottai il primo atteggiamento che avevo letto nei racconti erotici.
Era inutile puntare alla provocazione, la seduzione era già avvenuta, ora era super accalorato dalla voglio di sbattermi, tanto valeva passare all'azione diretto con atti espliciti.

Dopo quella frase papà trovò il coraggio di allungare una mano e ficcarla nelle mie cosce.
Per fargli capire che apprezzavo quel gesto, posai la mia sul dorso della sua e spinsi in profondità. Le sue dita sparirono nel folto pelo. Mi guardava perplesso, come se cercasse ancora un consenso a quel suo gesto sconsiderato.

“Tranquillo papà! Lo desidero anch'io!

Sorrise sollevato dal senso di colpa, che si era sciolto come neve al sole, permettendo alla sua mano di muoversi con maggiore disinvoltura, autonomamente, a testimonianza del nuovo stato mentale, stringe la fica, massaggiandola con energia, sottolineando il gesto con una smorfia di piacere.

“Si papà mmmm mi piace mmmmm
“Hai una fica abbondante! Mmm
“E’ robusta come me mmmmm
“mmm si robusta mmmmmm

Alcune dita si erano ficcate nella vagina stimolandomi la carne viva. Papà diventava ogni minuto più audace. Si stava rilassando. Del resto doveva superare, in quei pochi secondi, secoli calcificati di divieti morali.

Nello stesso istante mi accorsi che il suo cazzo spuntava dal suo grembo in tutta la sua lunghezza. Appena lo vidi mi impressionai. Non avevo mai pensato a papà come uomo.
Il suo cazzo aveva un volume notevole ed era più lungo e più grosso di quello dello zio Aldo.
Ero ipnotizzata da quel fallo gigantesco, magnetizzata da quella potenza, mossi subito la mano impossessandomi di quel gioiello della natura. Era caldo e avevo difficoltà a cingerlo completamente.
Feci scivolare la pelle su e giu. Era piacevole sentirlo pulsare nelle mani. Papà nello stesso istante mi aprì i bottoni del petto tirando fuori le tette.
La sua bocca, richiamata dal fascino di quelle montagne, si chiusero subito attorno ai capezzoli succhiandoli fino a farli diventare turgidi.

Dopo alcuni minuti di quella tortura non ce la facevo, inoltre manipolare quel grosso cazzo ed essere stimolata dalle mani di papà, si rivelarono un combinato letale che mandò la mente in tilt e la fica, somatizzando quegli istanti infernali, grondava di desiderio in forma liquida, une vero diluvio.

“Papà lo voglio dentro! Ora! ti prego!
“Aspetta! Vorrei prima togliermi uno sfizio!
“mmm ti prego fai in fretta! Ho la fica in fiamme!

Abbassò lo spalliera dei due sedile. L’auto era una station wagon molto ampia, quindi m’invitò ad inginocchiarmi in mezzo all’abitacolo, facendomi assumere la posizione della pecorina.

“Cribbio! Chiara! Sei da infarto! Mmmm che spettacolo!

Si era inginocchiato dietro le mie cosce spalancate, con il suo grosso cazzo che spuntava dal grembo. Ma, invece di infilarlo nella fica, si abbassa con la bocca e inizia a leccarmi la fenditure vaginali, spazzolando tra il buco del culo e il perineo.

“mmmm si mmmm mi piace mmmmmm
“Tesoro… hai una fica mmmm profumata mmmmm

Dopo avermela mangiata per un quarto d’ora, stimolandomi il buco del culo con un dito. Si alzò con il busto, schiacciando la punta del cazzo contro l’ingresso della fica, poi separò le piccole labbra ficcandoci la cappella in mezzo, poi il resto di quella immensa torre s’infilò interamente nella mia vagina.

“mmmmm dio mio oooooooooooo cazzo se lo sento! mmmmm papà è impressionante!
“mmmm hai una fica calda … è un piacere vedere fagocitare il mio cazzo! E bella grassa mmmm sei una super maggiorata  mmmmm cribbio Chiara mmmm
“mmmm papà fottimi mmmm fottimi forte mmmmm lo sento dentro di me mmmmm

Papà si aggrappò ai miei fianchi, facendomi posare le ginocchia sui due sedili. Avevo la testa ficcata nel sedile posteriore. In quella postura iniziò a muovere verso di me il grembo, spingendo in profondità il suo cazzo mostruoso, fino alla base dei coglioni.
Non sapevo com’era il parto, ma in quel momento ebbi l’impressione che partorire era come prendere il cazzo di papà.

“Ooooooooooooooo mmmmmmm mio dio mmmmmm mi sto sciogliendo mmm impazzisco dal piacere mmmm è follia pura mmmmmm ma non c’è la faccio a contenere il godimento senza gridare mmmm aaaaaaaaaaaaaaaa

Lanciavo urla disumane. Era impossibile restare inerti con un quel cazzo asinino che si agitava dentro di me. Il basso ventre era un terremoto di emozioni. Mi aveva preso tutto il corpo. Sentivo quelle sensazioni forti, in mezzo alle cosce e lungo la schiena che mi impedivano di tenere a bada le mie mani,  che con mio diletto stringevano le palle pendenti di papà. Ero piegata ma vedevo i suoi coglioni che si agitavano sbattendo contro il mio monte di venere. Ogni tanto le soppesavo gustando il piacevole contatto dello scroto. Lo incitavo ad andare più forte. Volevo che il suo cazzo mi spaccasse in due. Ero meravigliosamente sconvolta dalle sensazioni forti che mi stava dando.
Lo zio Aldo è stato la guida, papà invece si e dimostrato la natura bruta, un tornado che si stava scatenando nel mio utero.
Gli orgasmi, divennero una lunga e continua sequenza che stavano sconquassando le pareti vaginali, che si contorcevano con forti spasmi.

Ogni tanto le sue grandi mani acchiappavano le tette massaggiandole con energia.

Ad un tratto gli affondi del cazzo diventano più veloci e profondi, papa stava ansimando come un animale in agonia. Papà si afferra dalle tette, e piegandosi sulle mie spalle aumenta le spinte da dietro, che diventano talmente possenti che il capo si incastra nel sedile posteriore. Lo sentivo ansimare come un montone. La postura, comunque, non mi creava alcun fastidio perché il terremoto di adrenalina che si era scatenato nel basso ventre era preminente su tutti le altre sensazioni.

“Tesoro sto per sborrare mmmmmmmm

Si staccò dalla mia fica e un attimo dopo esplose in una copiosa sborrata che si sparse sulla zona lombare, colando con lunghi rivoli sulle candide chiappe. Mi sentivo spossata e stanca. Gli orgasmi mi avevano creato un turbinio di sensazioni nel corpo che ancora sentivo, mentre papà giaceva sul mio dorso come un bambino.

Devetti riconoscere che la replica è stata notevolmente migliore.

Papà si era rivelato uno stallone di tutto rispetto. Il suo cazzo mi aveva distrutto.
Continuai ad andare dallo zio a prendere lezioni di cazzo, piuttosto che di greco e latino.
Prima di prendere quello di papà nel culo chiesi allo zio Aldo, che si teneva informato sui rapporti con papà, di sfondarmelo e prepararlo a riceve quella mostruosità.

A scuola ero diventata un’altra ragazza.
Non mi vergognavo più del mio aspetto fisico, quindi iniziai a portare vestiti succinti che esaltavano i particolari sensuali da maggiorata, che attirarono subito l’attenzione dei maschietti.
Col tempo diventai la ragazza più corteggiata dell’istituto e la più invitata ai compleanni e alle serate in discoteca, perché si era diffusa la notizia che ero una grande troia.

Così va la vita

Guzzon59 (Claudiogusson@ymail.com)