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giovedì 28 febbraio 2013

La casa nell'uliveto. Sedotto dalle nipotine (pompinare)



Capitolo quarto: Sedotto dalle Nipotine (pompinare).

 
 Ovidio: "O non tentatare neppure o vai fino in fondo".


La vita alla casa nell’uliveto riprese come ai vecchi tempi. Lavoro e sesso senza limiti. Anna rimase nuovamente incinta.

Gli impegni di lavoro agreste ripresero con l’intensità di prima e furono equamente distribuiti tra me, Angelo e le figlie, Teresa e Agnese, ormai donne fatte.

Era l’autunno del 1949, Teresa era diventata una bella ragazza, aveva diciotto anni ed esprimeva un atteggiamento sfacciato, ed interessato a me.
Agnese aveva solo sedici anni, ma ne dimostrava molti di più.  Lei era più pacata, ma vivendo in perfetta simbiosi con la sorella maggiore, la imitava emulando ogni sua azione, e così anche lei approfittava delle stesse circostanze per esprimere la sua malizia.

Del resto, avevo solo venti sette anni ed ero nel pieno delle mie forze.

Quando Anna giunse all’ottavo mese di gravidanza, i rapporti s’interruppero e cominciò una nuova fase di astinenza forzata da figa, che mi provocava qualche tormento notturno.
Era una fortuna che in paese ci fosse una giovane donna, discretamente attraente, che aveva perso il marito in guerra e per mantenersi in vita faceva le marchette, ricordo che partorì cinque figli da uomini diversi, uno dei quali, credo, fosse mio.

La frequentazione della puttana, quindi, diventò una necessità perché anche con la mamma c’era stato un giro di vita totale, e gli incontri diventarono sempre più inconcludenti.
La gente, del resto, sospettava sulla natura dei nostri ritrovi, per cui era meglio non incoraggiarla. Per certi aspetti fu lei a prendere le distanze da me, avendo ceduto alle lusinghe del raffinato e forbito farmacista.

Ricordo che in quel periodo le donne disponibili erano tante. La guerra aveva decimato la maggior parte degli uomini validi, e quindi c’era abbondanza di femmine, e tutte in cerca di consolazione.

Anche alla casa nello ’uliveto le donne non facevano difetto, Teresa e Agnese erano belle e sensuali, ed avevano ereditato dalla madre una mentalità trasgressiva e libertina.
Erano ragazze molto disinibite, quasi selvagge, e non si vergognavano a mostrarsi nude. Infatti, presero l’abitudine di lavarsi in una tinozza di legno, senza curarsi della mia presenza.

Si viveva in un ambiente domestico, completamente promiscuo, e per questo, a volte, le ragazze si spogliavano senza tanti problemi.
Tuttavia, era un piacere poterle ammirare, senza veli, mentre si divertivano a giocare con l’acqua, ridendo in modo lascivo.
In quei momenti suscitavano un naturale sentimento di libidine. Belle e disinibite, avvolte come un sogno dal vapore dell'acqua, era come ammirare due ninfe immerse nella fonte dell’estasi.
Una era bionda e l’altra mora, un contrasto cromatico che si fondeva in una sintesi meravigliosa.

Anna, in quello autunno del 1949, dovendo partorire nel mese di novembre, si limitava a fare lavori leggeri, per evitare eventuali minacce di aborto.

Teresa e Agnese, si sobbarcarono gran parte del lavoro nei campi.
Per raggiungere la località della Rupe viaggiavano entrambe con me, a bordo di una moto, un sidecar.
Era una motocicletta con la carrozzella attaccata da un lato, un modello tedesco, abbandonata in un dirupo, durante la ritirata dell’esercito teutonico. Angelo, ormai solitario, percorreva la distanza con il carro trainato dall'asina.

Durante i lavori di raccolta delle olive, qualche volta mi soffermavo ad osservare le mie nipotine.
Certe volte sorprendevo Teresa, che era la più audace, intenta a fissarmi con un sorrisetto malizioso, subito imitata scioccamente dalla sorella.

Non era facile controllare quello uragano di adrenalina, che mi aggrediva i sensi, facendomi fremere le membra. Per questo, molto spesso, mi soffermavo affascinato ad ammirarle, alimentando la mia fervida fantasia.
Era questione di poco, e sicuramente avrei ceduto alle loro insistenti provocazioni.

Così fu.
Accadde una mattina di ottobre. Quel dì fu il principio dell’iniziazione delle care nipotine alle prime ed elementari pratiche di sesso.

Ricordo che mi ero allontanato per soddisfare un bisogno fisiologico. Teresa e Agnese, con passo silenzioso, mi raggiunsero comparendomi davanti. Fui sorpreso dalla loro audacia, quindi incapace di sottrarmi a quello agguato, con naturalezza ho continuato a pisciare in loro presenza. Le ragazze, senza alcun imbarazzo, si alzarono la gonna e poi, con disinvoltura, si abbassarono sul terreno ed iniziarono a pisciare liberamente, sotto il mio sguardo basito. Mi ricordavano Anna, quando lo feceva davanti a papà.

Era uno spettacolo stupefacente. Le ragazze si erano piegate sul terreno, con le gambe oscenamente spalancate, ostentando la loro intimità, senza alcuna vergogna. La figa di Teresa era scura come la pece, caratterizzata da un folto pelo riccio, mentre quella di Agnese era bionda e riverberava i raggi luminosi del sole, sembravano tanti fili d’oro.
Mi fissavano diveretite, senza alcun timore, anzi sostenevano il mio sguardo, con un’intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena.
Fu Teresa, la più spregiudicata, la prima a prendere l’iniziativa. Si mosse come un felino, gattonando sulle ginocchia, fino ad avvicinarsi sotto il mio cazzo. Si sedette sui talloni fissando divertita la cappella del cazzo. Sorrise, quando, con un gesto spontaneo, afferrò il pene ed iniziò a spostare la pelle, lentamente, scoprendo la grossa cappella e poi, su e giù, con mano sicura. Era determinata a realizzare i suoi propositi lascivi.

La situazione si scaldò immediatamente, diventando rovente come le fiamme dell’inferno. La mente andò subito in tilt, mentre il cazzo s'ingrandiva nella mano di Teresa, diventando duro e palpitante. Lei invece, come una bambina curiosa, seguiva quelle evoluzioni della natura con molto interesse.
Agnese, non si era ancora mossa, ma osservava intrigata l’azione di Teresa, che continuava con disinvoltura a praticare una piacevole sega.
Alla fine anche lei cedendo alla tentazione della sua morbosa curiosità, piano piano, vincendo l’iniziale timidezza, si accostava, guardando divertita la scena, fino ad arrivare sotto la punta del cazzo.

Stavo in piedi, agitato e succubo di quell'azione turbolenta ed imprevista, quando Agnese, con sorpresa, per spirito di emulazione, si avventa sul cazzo, lo cinge alla base, e poi accosta le labbra della bocca alla cappella.

Mi è sembrato un gesto puerile. Lo lambiva appena, dandogli dei baci, sembravano tentativi goffi di un pompino. Non aveva alcuna pratica.
Da buon maestro intervenni:

“Tesoro! Devi aprire la bocca e succhiare la cappella! Come se fosse un gelato gustoso!

Ricambiò lo sguardo con un’espressione stupita, poi sorridendo, riprese a baciare il cazzo che stava agitando  Teresa. Improvvisamente apre la bocca e ghermisce la cappella, come un guanto vellutato. In quel modo andava meglio.

Si trovarono affiancate e genuflesse ai miei piedi. Il cazzo era diventato il trastullo del loro divertimento, e lo menavano come un giocattolo, divertendosi a stimolarlo a vicenda, con la bocca e le mani.  Un po’ alla volta iniziarono a produrre qualche effetto. Lo leccavano e lo succhiavano seriamente, alternandosi, in modo turbolento e selvaggio,.

“Ei… fate attenzione, ai denti, pungolano la cappella! La bocca deve essere aperta di più! e i denti non devono graffiare!

Si guardarono sorridendo all'unisono  La lezione fu subito recepita. Quando ripresero, infatti, tutte e due, si impegnarono a fare di meglio. Il pompino era migliorato in poco tempo ed iniziò a darmi un reale effetto sintomatico all'inguine, un piacevole godimento che partiva dalla radice dei coglioni.

Mmmm, brave! Così va meglio!

Le ragazze impararono in fretta. Avevano un vero talento nel dare piacere, si accanivano sul cazzo con grande slancio, credo che fosse puro istinto animale.
Era lo stesso istinto che caratterizzava le attitudini delle puttane. Le loro lingue seguivano i contorni della cappella, come se assaporassero un gelato gustoso e, a volte, si toccavano tra loro fino a fondersi un bacio lesbico.
Indubbiamente si rivelarono due demoni, che non si fermavano davanti a nulla, dimostrando di non avere alcun limite morale.
Del resto erano cresciute in ambiente trasgressivo, come due selvagge e conoscevano solo il linguaggio e l’istinto generato dal loro corpo, alla ricerca continua di sperimentare nuove emozioni.
Energia allo stato puro. Del resto avendo vissuto in pieno lo stile di vita vizioso, che aveva caratterizzato il rapporto della loro madre con i maschi dominanti della famiglia, conoscevano benissimo il rimedio per soddisfarlo.

Giocare con il cazzo divenne un vero accanimento terapeutico, per la loro fantasia. E si evolveva continuamente in meglio fino a farmi giungere al punto estremo, nel quale gli stimoli della sborra stavano già sollecitando la base del cazzo, impaziente di esplodere all'esterno.
Le ragazze sembravano invasata dal demone dell’eros, perché trattavano il pene come uno simbolo sacro, lo segavano, lo succhiavano e lo strattonavano a turno, con grande partecipazione emotiva. Era impossibile resistere oltre a quel turbinio di sensazioni.

“Mmmm ragazze sto per sborrare mmmmm

Detto e fatto. Afferrai la prima che in quel momento mi stava succhiando il pene. Era Agnese. Gli chiavai la bocca per alcuni secondi, poi, stringendo le natiche, gesto indotto dell’ebbrezza provocata dall'orgasmo,  ho estratto il cazzo dalla cavità orale e gli ho scaricato sul viso una densa colata di calda sborra, era la prima di una lunga serie.

“Mmmm siete terribili mmmmmmmm

Teresa, indispettita perché era toccato alla sorella prendere lo sperma in faccia, la spinse da parte, e con foga prese a succhiare la cappella, sporcandosi le labbra con le ultime gocce di sborra.

Mentre le ragazze mi stavano pulendo il cazzo, mi sono accorto che Angelo ci stava spiando, nascosto dietro ad un albero, Si stava sparando una sega. Non amava scopare, ma gli piaceva guardare. Col tempo quella mania, diventò un’abitudine.

Da quel giorno le ragazze approfittarono di ogni occasione per succhiarmi il cazzo. Col tempo diventarono sempre più esigenti e sfacciate. Inoltre avevano migliorato la pratica del pompino, diventando vere esperte come le puttane dei bordelli.

Tuttavia, non si vive di soli pompini.

Teresa e Agnese, non avevano ancora avuto rapporti sessuali completi. Pensai che primo o poi dovessero fare quell'esperienza straordinaria. Non mi sarebbe dispiaciuto interpretare il ruolo del mecenate del sesso. Del resto erano due allieve volenterose e disposte ad imparare tutto.

Era apprezzabile il livello di bravura raggiunto nella pratica del pompino, ma alla lunga lasciava l’amaro in bocca a tutti, perché si sentivo il bisogno di sensazioni più forti, che solo una scopata poteva dare.

Anche Teresa e Agnese, scalpitavano quando mi succhiavano il cazzo ed insistevano sull'argomento  supplicandomi di andare oltre.
Era anche il mio desiderio perché era passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo ficcato il cazzo in una calda fica.
Anna era gravida e non se la sentiva di far sesso con quel pancione.
In cuor suo non gli sarebbe dispiaciuto se avessi rivolto quel tipo di attenzione alle figlie. 
Con la mamma non c’era più nessun tipo di rapporto intimo, perché era diventata la moglie del farmacista.

Le puttane del paese, col tempo, non mi davano più alcuna emozione. Erano diventato anche un onere che non potevo permettermi. Tuttavia, sentivo il bisogno di sensazioni nuove e forti. 
Quindi, la gran voglia di scopare le dolci nipotine, cominciò a fare solide radici dentro di me, diventando un desiderio che mi stava tormentando assiduamente. Un desiderio che andava soddisfatta a qualunque costo. Così decisi di passare alle vie di fatto e di cambiare programma. Volevo affrettare i tempi creandomi un’occasione.

Teresa era la più spigliata, mi sembrava quella più adatta per essere la prima a sperimentare la via alternativa al piacere del pompino per quello dell’incesto. Così, una sera l’ho invitata a fare un giro in moto, ma la vera intenzione non era quella di fare una gita amena, ma di portarla da qualche parte, in posto tranquillo dove poter scatenarmi tre le sue cosce.
Non avevo fatto i conti con la cocciutaggine di Agnese che, come una ombra, condivideva tutto con sua sorella. Pertanto, non accettando l’idea di essere esclusa dalla passeggiata, s’impose con la forza, ho dovuto adattare la strategie a quella nuova situazione e portarmela dietro. Del resto non potevo fare altrimenti, perché si era seduta nel sidecar con le mani incrociate.

E cosa sia! pensai. L’idea di una scopata in tre non mi dispiaceva, anzi.
Avrei potuto farlo alla fattoria, ma la presenza della giovane Maria, di tredici anni, sempre più curiosa, e del piccolo Giovanni, di otto anni, sempre in mezzo ai piedi, consigliava di andare altrove. 

La mamma mi aveva messo a disposizione una casa di proprietà del Marchese, che si trovava in un paese vicino. Era un luogo speciale, una vera alcova, dove ci eravamo incontrati tante volte, per sbrigare le faccende della Mezzadria, e pure con qualche puttana del paese.

La casa era priva di corrente elettrica. C’erano in ogni caso dei lumi a petrolio.

Arrivati nel cortile, dissi a Teresa e Agnese di seguirmi in casa.

Le accompagni subito in una delle stanze da letto. Mi sentivo euforico ed impaziente per quello che stavo realizzando. Il cazzo, infatti, pulsava dal desiderio, voglioso di interrompere la lunga astinenza da fica. Era inutile perdersi in chiacchiere. Inoltre, la possibilità di aprire nuovi orizzonti alle mie care nipotine, mi entusiasmava, e la tensione era tutta concentrata nel mio inguine, con una possente erezione.
Ero ansioso di rendere concreto un desiderio erotico che avevo fantasticato quando quei due diavoli mi succhiavano il cazzo.

Dopo aver acceso i lumi a petrolio del corridoio e della camera da letto, mi sedetti sul lettone matrimoniale, lo stesso che aveva accolto le fatiche sessuali con la mamma, anzi mi sembrava di sentire nell'aria ancora il suo aroma.
Teresa e Agnese erano ancora in piedi, in mezzo alla stanza, mi guardavano sorridendo stupidamente, non so se avessero capito la situazione.

“Avvicinatevi! Tutte e due!

Appena le ho avute a portata di mani, ho infilato le mani frementi sotto i loro vestiti, toccando con gusto il sedere sodo e liscio come la pelle della pesca. Erano toniche e straordinariamente rotonde. Era un piacere accarezzarle.

“Zio! Non staremmo più comodi se andassimo sul letto?


Continua… finalmente le care nipotine…

Così va la vita

Guzzon59

martedì 19 febbraio 2013

La casa nell'uliveto. Finalmente mia sorella Anna. 3^



Capitolo terzo: Finalmente mia sorella Anna.

Ovidio: "nell’amore non bisogna mai affrettare il piacere".

Nel 1941 le adunate dei giovani fascisti diventavano sempre più frequenti. C’era vento di guerra e si diceva che anche quelli della mia classe presto sarebbero stati incorporati nell’esercito e inviati al fronte. Portare la divisa divenne ormai un’abitudine.

Mia sorella col passare dei mesi diventava sempre più attraente; e si dimostrava anche disponibile a farsi corteggiare da me, facendomelo capire con comportamenti maliziosi. La mamma, avendo notato l’atteggiamento civettuolo di Anna, non perdeva occasione per dissuadermi a non incoraggiare quella condotta lasciva. Avvertendo di tenermi a debita distanza da lei.
Alla fine, Papà se ne accorse e in preda alla gelosia, in un impeto d’ira aveva minacciato di rompermi la testa, anche se mi avesse visto sfiorarla solo con un dito. Era in discussione il ruolo di maschio dominante.

Le mie furono promesse da marinaio. Non solo perseveravo negli atti di provocazione, per attrarre l’attenzione di Anna, ma quando mi capitava di trovarla da sola in casa, l’acchiappavo dai fianchi e la strattonavo con carezze, baci e profondi ditalini, che lei gradiva, senza respingermi.

Alla fine dell’estate del 1941, stavo ritornando da un’adunata, durata una settimana. Mentre percorrevo la strada che collegava il paese alla casa negli ulivi, in bicicletta, cento metri prima di arrivare, notai Anna. Stava camminando lungo il margine della via sterrata, insieme a Teresa e Agnese. Le bambine quando mi videro, esplosero in un grido di gioia e urlando il mio nome, corsero verso di me, facendomi le feste. Le abbracciai e le baciai con affetto. Trassi dalla tasca una stecca di cioccolato, la spezzai in due e ne diete a ciascuno una metà.

“Su! Ora, correte a casa, la mamma vi raggiungerà dopo!

Quando Teresa e Agnese sparirono oltre la curva, afferrai i fianchi di Anna tirandola a me con una forza tale da farla urtare contro il mio petto.
Lei ricambiò l’abbraccio vigoroso con un bacio passionale. In quei momenti le mie mani scivolarono lascive sul suo corpo, e intrufolandosi sotto la gonna s’impossessarono dei suoi glutei. Non portava le mutande. Lo sapevo.
La relazione che aveva intrecciato con la mamma aveva turbato Anna, avvicinandola ancora di più a me.

“Tuo figlio nascerà il prossimo mese!
“Già! Un incidente di percorso! La mamma era come impazzita dal piacere! Ha perso il controllo del suo corpo e mi ha coinvolto in un girone infernale! Era impossibile liberarsi dalla morsa delle sue cosce, e mi teneva serrato con una forza impressionante!
“Mi fa sballare l’idea che ti scopi la mamma! Mmm non sai quante volte ci penso al giorno!
“aahahah sei eccitata? Papà non ti basta più?
“papà mi fa schifo! È sempre ubriaco! Puzza come una carogna! Tu invece, sei bello, giovane e mi ecciti?
“Ti sei dimenticato Angelo?
“Non gli tira più! Ormai con lui ho perso ogni speranza! Io sono giovane e non voglio vivere come una suora di clausura!
“mmm Hai la perversione di una prostituta di Bordello! Pensaci! Potresti andare a lavorare in una casa di tolleranza! Li non avresti problemi di cazzi! Ahahah
“Dipende da te! Fratellone! Comincia tu a fottermi come una puttana! E fammi vedere che stallone sei diventato! Se hai soddisfatto la mamma!
“Hai notato vero? Ora è una donna appagata! Altro che papà! Era solo chiacchiere! Ahahah
“Mmmm dai fammi vedere cosa sai fare….

Così dicendo, mi afferrò dalle spalle baciandomi con una forza incredibile. Da come gli fremeva il  corpo, si intuiva che aveva una voglia arretrata di sesso.

“toglimi una curiosità da quanto tempo non scopi?
“con papà ho chiuso! L’ultima volta è stato un mese fa! Era ubriaco e mi ha vomitato sulla faccia! Le ho dato un calcio nei coglioni e le ho gridato che da quel giorno l’unico uomo che poteva toccarmi saresti stato tu!
“adesso capisco perché non mi rivolge più la parola! Mmm sorellona mettiamo in pratica i tuoi propositi! È una settimana che non metto il cazzo in una fica! E mi pare che la tua sia affamata ahahaha
“affamata? Fratellone se non la riempi immediatamente con il tuo pane muore di fame hahahahah

Quelle parole mi incitarono all’azione, così l’afferrai da una mano e la trascinai con forza nel campo attiguo, l’erba secca era alta, e dopo pochi passi, siamo scomparsi oltre quella barriera gialla.
Ridevamo come bambini, e in piena euforia ci siamo gettati a terra abbracciandoci, mentre le nostre bocche si fondevano senza alcun limite. In quella confusione di baci e carezze, le mani correvano sul corpo come se volessero penetrare nella pelle. Ridendo ci siamo rotolati e urtati più volte con i nostri grembi.
Il mio cazzo era diventato duro e pulsante e si era incastrato piacevolmente nel suo scoscio bollente.
Era talmente in tensione che sembrava quasi che volesse esplodere dall’euforia del momento.
Anna, dal canto suo, era una furia della natura, prese ad accarezzarmi il pacco con forza, stringendo lo spessore del pene, come se volesse stritolarlo attraverso la stoffa della divisa nera.
Avevo i pantaloni alla zuava e la camicia nera. Il fez era sparito da qualche parte.
Con la mente alterata dalla libidine, si abbassò sulle ginocchia, e con mani fremente prese a sganciarmi la cintura e ad aprirmi i bottoni della patta dei pantaloni. Stava quasi per strapparli. Quando riuscì a tirarmi fuori il cazzo i suoi occhi brillarono come le luci di una lanterna.



“mmmm fratello mio! Non sai quanto ho desiderato questo cazzo! Non poteva essere solo la mamma a goderselo? E No ahahah


La frase le morì in bocca, quando la cappella le riempì le gote. Era in preda all’eccitazione, perché lo segava, lo leccava e lo succhiava, con grande partecipazione emotiva.

Con il cazzo duro le saltai addosso, finendo in mezze alle sue cosce spalancate. La gonna era già piegata oltre i fianchi. Non portava le mutande quindi la punta del cazzo finì dritta contro la fenditura della figa. Era sotto di me e mi guardava fissa.

“Be? Che fai non entri?
“Ei sorellina! Il piacere può attendere! Prima te la voglio mangiare! Ahahah


Le sollevai le gambe in aria e tenendole flesse verso il suo busto, esposi la sua figa completamente al mio sguardo. Il pelo era castano chiaro e riccio. Le labbra erano scure e quelle interne erano molto sporgenti, come la cresta di un gallo. Il clitoride era sviluppato e solo a guardarlo t’invogliava a succhiarlo e leccarlo come il più gustoso dei dolci. Prima di lei avevo visto tante fighe, ma quasi tutte erano oscenamente slabbrate e ridotte male. Anna aveva una figa ancora stretta e integra, segno che non ne aveva abusato.

“Toglimi una curiosità! Oltre a papà e Angelo hai avuto altri uomini?

Non rispose subito. Mi fisso esitando.
“Hai avuto un altro uomo! Vero?
“Si! Una volta! Prima che diventassi l’amante di papà!
“Cazzo! E chi è stato?
“Il vecchio prete!  
“Chi? Don Camillo? Quel vecchio decrepito?
“Si Lui! Quel vecchio porco mi ha fatto scoprire il piacere del cazzo! Dopo è stato un inferno! Per rivivere quei piaceri ho dovuto scoparmi zucchine, cetrioli e carote. Ma non era la stessa cosa!
“E quando è successo?
“ Nel periodo di pasqua, la settimana seguente è andato via! Una vera tragedia.
“Come è accaduto! Non siamo fedeli praticanti?
“Veramente è successo qui, in casa nostra!
“In casa nostra? Adesso sono curioso! Raccontami tutto!
“E’ successo una settimana prima di pasqua. La mamma e papà erano andati all’uliveto della rupe. Ero sola in casa. Sento bussare. Apro e mi trovo davanti Don Camillo e alcuni chierichetti. Mi disse che era venuto a benedire la casa. Entra e comincia a girare per le stanze benedicendole. In quei momenti mi accorsi che non mi toglieva lo sguardo di dosso. Ad un certo punto mi chiese di offrirgli un caffè di cicoria. Invitò i ragazzini ad uscire e di aspettare fuori. Chiuse la porta con il chiavistello. Si guardò in giro circospetto. Poi fissandomi mi invitò ad avvicinarmi a lui. Si tolse i paramenti. Con voce tremula iniziò a farmi i complimenti, dicendo che ero una bella ragazzina, sviluppata per la mia età. Poi cominciò ad accarezzarmi le spalle e la schiena. A un tratto mi fissa negli occhi e fa scendere le mani sotto la gonna accarezzandomi le natiche. Tremava tutto sembrava che fosse in preda ai fremiti di febbre. Mi disse che dovevo avere un bel corpo e che gli sarebbe piaciuto vederlo. Si sedette davanti a me chiedendo di spogliarmi. Ero intimorita dalla sua autorità. Però, non ci vidi nessuna malizia nella sua richiesta!

“Però il vecchio porco! E poi?

“Ubbidì alla sua richiesta e mi tolsi il vestito, il reggipetto e le mutande. Quando fui nuda i suoi occhi sembravano quelli di un lupo,  quasi che volessero uscire dalle orbite. Mi invitò nuovamente ad avvicinarmi a lui. Intanto si era sbottonato la parte inferiore dell’abito talare. Quando abbassai lo sguardo notai che dal suo grembo spuntava il suo cazzo. Era lungo, grosso e nero come la pece. Mentre mi guardava con la bava alla bocca, lo accarezzava con una mano, muovendo la pelle veloce su e giu. Ad un certo punto con lo sguardo spiritato, si alzò in piedi, mi prese da una mano e, con il grosso cazzo che spuntava fuori, che traballava come la coda di un gatto, mi trascinò nella nostra camera da letto. 
Mi spinse sul materasso e mi aprì le gambe. Tremava come una foglia. Con gli occhi lucidi, si infilò con il grembo tra le mie cosce aperte, impugnando il cazzo duro, poi l’ho percepito mentre premeva contro la figa. Stringendo i denti continuò ad insistere con forza, fino a, quando l'ho sentito entrare tutto dentro di me. All’inizio fui colta da un dolore lancinante al basso ventre. 
Poi quando prese a muoversi veloce, il dolore svanì, lasciando il posto ad una piacevole sensazione che dal basso ventre si estendeva come un incendio violento, investendo il resto del corpo. Quel godimento mi faceva tremare la schiena ed il seno. La figa fremeva e l'azione del cazzo dentro di me dava un piacere inaudito. Il vecchio prete mi stava facendo sballare. Per questo ho pensato che la sua condotta fosse buona. Mentre mi stava montando con la foga di uno stallone, lo incitavo gridando che era bello e che mi piaceva. Don Camillo si era steso completamente sopra di me e tenendomi le gambe aperte e appoggiate sulle sue spalle mi penetrava profondamente con affondi sempre più forti. Ad un certo punto il suo impeto diventa più frizzante e gli affondi più veloci e penetranti. Alla fine, dopo una serie di colpi profondi e costanti, che mi indussero a gridare dal piacere a squarcia gola, estrasse il cazzo e scaricò schizzi di sborra bianca sulla pancia. Con il respiro in affanno si alzò subito in piedi; era agitato e si asciugava il sudore con un fazzoletto. Mentre si abbottonava i pantaloni mi fissava spaventato, sembrava terrorizzato, quindi afferrò i suoi paramenti scappando via, come un coniglio. Mi lasciò sul letto con le gambe ancora spalancate e il ventre impregnato di sborra e con una gran voglia di rifarlo nuovamente.

“ahahah povero Don Camillo se solo avesse immaginato la troia che eri! Non sarebbe scappato come un coniglio e con il senso di colpa hahahah quindi non è stato papà a toglierti la verginità! Adesso capisco tanto accanimento nei rapporti sessuali, da parte tua!
“E già! Scommetto che la mamma te lo ha detto, vero?
“Si! Ahahah mi ha detto che eri un diavolo!
 “All’inizio si! Don Camillo violentandomi mi aveva illuminato con la sua azione, facendomi scoprire il piacere del cazzo. Quando ci pensavo ero talmente eccitata che ci infilavo dentro qualsiasi oggetto a forma di cazzo! la mamma, in un momento di crisi d’astinenza, mi scopri con un grosso cetriolo infilato nella figa, non disse nulla! Qualche giorno dopo mi offrì papà su un piatto d’argento! secondo te? Potevo rifiutare?
“Hai accetto! Hahah Mi sembra logico! I momenti di crisi? con un grosso cetriolo nella fica! Ahaah Che zoccola che eri! Papà quante volte ti scopava al giorno?
“I primi tempi almeno quattro volte al giorno? Negli ultimi tempi invece una volta la settimana! Quando era ispirato! Quell’animale ora preferisce l’asina!
“L’asina? Ahahahahah
“Un mese dopo avergli dato il benservito! E’ rimasto incazzato per una settimana! Dopo non mi ha più cercato! La sera se ne va a dormire nella stalla, credo a scoparsi l’asina!
“ahahahah questa è bella! Anna mmmm mi hai eccitato con sta storia di don Camillo!,
“Adesso fammi vedere tu le stelle mmmmm

Le allargai le labbra della fica e ci ficcai dentro la punta della lingua. Anche lei aveva preso l’abitudine di aromatizzarsi la fregna. Sapeva di lavanda, come quella della mamma. Era un piacere estremo impregnarmi la bocca di quella dolce fragranza. Il suo pelo era morbido e profumato.

“mmm fratello mmm lo sai che è la prima volta che mi leccano la fica? Mmmm dio quanto è bello mmmmmm
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Le dita delle sue mani si erano infilate come serpenti nei capelli, scompigliandoli e tirandoli. Anna si agitava e contorcendosi cercava di incastrare più a fondo la mia testa tra le sue cosce. La mia azione la stava facendo delirare.
Nessuno prima di me gli aveva leccato la fica e lei apprezzava così tanto quel gesto che quasi non voleva che smettessi.                          

Ma il desiderio del cazzo alla fine ebbe la meglio.

“Che bello mmm ora scopami! Mmm ti prego scopami ora mmmmm sono un vulcano in eruzione spegnimi mmmmm

La supplica andava soddisfatta all’istante, così accostandomi con le ginocchia tra le sue cosce spalancate, mi avvicinai con il grembo, e brandendo il pene, premetti la cappella dentro quel pelo folto e scuro, e poi, come d’incanto, si aprì lasciando entrare il grosso bulbo. Dopo fu l’inferno ad avvolgere il mio corno.

“Mmmm si si si mmmm fratellino mmmmm si…. non sai quanto ho aspettato questo momento mmmmmm ora fattami forte mmmmm forte forte mmmm
“Mmm Anna mmm la tua fica e calda e accogliente mmmmmm Sorellina…. Non ho parole….

Si era sbottonata la parte superiore della veste scoprendo le sue meravigliose tette. La mamma era una donna sensuale e Anna le somigliava tantissimo. Era una versione più giovane di lei, tonica e soda. Mentre la montavo con foga, facevo scivolare le mani sulla pelle candida delle cosce, sui fianchi, e con la bocca leccavo, succhiavo e mordeva con gusto le grosse tette e i turgidi capezzoli.

Anna era letteralmente impazzita. La mia azione la stava facendo godere immensamente. Mi pressava le tette contro la faccia, per costringermi a baciarle e succhiarle. Ogni tanto mi afferrava il collo infilandomi la lingua in bocca, per cercare di trarre il massimo diletto possibile. Voleva essere stimolata in modo globale, senza che trascurassi alcuna zona erogene.

Era un vero uragano. Ho avuto tante donne calde, ma lei si stava dimostrando un vero satanasso, un diavolo in calore che bruciava come le fiamme dell’inferno.

Dopo averla chiavata da sopra, si era messa su un fianco ed io, tenendole una gamba sollevata, la scopava da tergo, ficcandolo con forza fino a far sbattere i coglioni contro il pube peloso. In quella posizione le poppavo le tette e la baciavo con passione. Finalmente, Anna era mia. Il sogno di una vita si stava realizzando in un campo di fieno.

Mentre le stavo devastando la fica a pecorina, alzai lo sguardo e mi scontrai con i visi incuriositi di Teresa e Agnese che nascoste dietro una frasca stavano spiando le performance mie e della loro madre.

“Cazzo! Ci sono Teresa e Agnese che ci stanno spiando? Che facciamo?
“Ignorale! Anche io alla loro età spiavo papà e mamma mentre scopavano! Anche tu lo hai fatto con me e papà quel giorno all’uliveto della rupe!
“Mi avevi visto?
“mmmm fratellone, sei proprio ingenuo ahahahahhaha lo sai che è stata la tua presenza che mi ha dato una energia incredibile! Sapere che tu eri lì a spiare mi ha fatto sbarellare la testa! Ho avuto degli orgasmi intensi! Se papà mi ha sborrato nella fica è stato anche colpa tua! Mmmm
“mmmm sei proprio una troia! Teresa e Agnese, diventeranno come te!
“e tu, gran maiale, quando verrà il loro tempo, sarai lì a raccogliere la loro virtù mmmm se ci penso!
“ahahahah be se la pensi così! Lasciamo che imparino come si fa la troia hahahahah poi sarà compito mio raffinare il mestiere hahahah

Afferrai le anche di Anna e cominciai a martellare la sua fica, con colpi devastanti.

“Anna! Mi piacerebbe incularti!
“Nel culo? Farà male?
“All’inizio, poi non vorresti più smettere!
“Lo fai anche con la mamma?
“Con lei non ci sono stati problemi! Qualcuno le aveva già ampiamente spianato il pertugio hahaha
“Allora? Che aspetti? Mmmm sono curiosa, all’idea di provare questa nuova esperienza!

Si mise nuovamente a pecorina. Le afferrai le natiche, le separai sputando un rivolo di saliva che centrò il buco del culo. Dopo averlo lubrificato a dovere, spinsi dentro l’indice facendolo entrare fino all’ultima falange.

“mmmm è piacevole! molto stimolante! Scusa, ma mi sembra di cacare! Mmm hahah dai fratellone.. non farmi aspettare…infilaci il cazzo! mmmmm sennò caco veramente hahahah
“aspetta! che prima allargo per bene il buco!  molte donne cacano veramente mentre le inculi hahaha è bene farsi un bel clistere prima ahaha
“ahahah e tu non farmi cacare ahahahah
“ahahahah dipende da te e da quello che hai mangiato ahahahah
“ahahah fratello non perdere tempo hh ho voglio di provare il tuo cazzo nel culo mmmmm dai iiii

Dopo aver infilato l’indice, lo lavorai per bene fino ad accoppiarlo con il dito medio. Insieme li mossi dentro, su e giù, chiavandole a dovere il pertugio stretto.

“Mmmm si mi piace… è bellissimo… ora prova con il cazzo ti prego mmmm
“ti accontento subito … è anche il mio desiderio sorellina mmmm


Feci cadere un altro rivolo di sputo. Ci immersi la cappella, cospargendola per bene. Poi la calcai contro l’orifizio, pressando fino a, quando lo vidi cedere. Appena il grosso bulbo entrò nello sfintere, l’afferrai dalle natiche e spinsi con forza il bacino. Era un diletto assistere al momento in cui il buco del culo si allargava, come un anello elastico stretto attorno al volume del cazzo. Alla fine fui completamente dentro.


“Mmmm dio che sensazione strana… fa male ma mmm però mi piace cazzo!   si mi piace mmmm
“Ora spingo un poco e poi lentamente ti chiavo il buco del culo!
“si si mi piace dai mmmmmm cazzo se mi piace mmmm

Continuai a spingere dentro, poi, quando la cavità anale si era adattata alla mole del pene, ho proseguito a ficcare con movimenti più veloci e profondi.

“aaaaaaaa mmmm si.. è bello! che sensazione mmmmmm si si mi piace è bellissimo mmmmmm

Il cazzo si colorò di marrone! Ma non me ne fregava nulla! Anna aveva un buco strettissimo. Mi serrava il cazzo dandomi uno stimolo sublime. Era una favola incularla, mentre mi compiacevo a ammirare le belle e candide natiche rotonde.

“Mmmmm si si si mi piace… cazzo sto godendo… mmmmmmm
“Anna mmmm Anna mmmm sei una selvaggia, meravigliosamente selvaggia e troia mmmmm
“sono troia, a te piacciono le troie mmmmmm porco mmmm
“buon sangue non mente! Dalla perversione dei nostri genitori che cosa poteva nascere hahahah
“già mmmmm dai chiavami il culo che mi piace mmmmm

Dopo alcuni colpi secchi e profondi, stavo arrivando al culmine di quella sodomizzazione estrema. I primi stimoli di sborra si stavano annunciando come fuochi d’artificio. Il cazzo era diventato duro come l’acciaio e penetrante come una trivella, senza sformarsi.

“Esci subito!
“Perche?
“voglio che mi sborri nella fica! Voglio un figlio da te! Mmm ti prego mmmm
“ma! Va bene! Se lo desideri!

Gli infilai il cazzo duro nella calda fica. Sembrava un forno in piena attività. Gli orgasmi l’avevano trasformata in una fucina incandescente. Furono sufficienti pochi colpi e poi la inondai di sborra.

“Mmmm si  si si mmmmm è meraviglioso mmmm fratello mmmm
“Anna mmmm grggg

Mentre ero in pieno orgasmo, stavo attaccato alle sue anche e ci rimasi incollato fino all’ultima stilla di sperma. Infine mi lasciai cadere al suo fianco. Lei mi saltò addosso baciandomi con grande passione.

Era meravigliosa, una vera passionaria. Una donna calda, che si era concessa completamente a me. Poche donne, prima di lei, erano state così calde e sensuali. Il legame di sangue aveva giocato un ruolo fondamentale e senza dubbio aveva esaltato quella meravigliosa scopata.

La mamma partorì a settembre. Anna otto mesi dopo. Avevo dato la vita a due figli, Alfredo e Giovanni. Un fratello e un nipote.

Nel 1943 la guerra mi coinvolse con la sua ferocia. Fui incorporato e inviato in Grecia. La mia compagnia era di stanza sull’isola di Cefalonia.
Mi arrivavano le lettere di Anna, scritte dalla figlia, Teresa. Erano lettere sentimentali. Di una donna innamorata. In quei momenti mi aiutarono a sopportare la tragedia di una guerra che non mi apparteneva. Spesso, mi chiedevo che cosa ci facessi li? In casa di gente che non ci aveva fatto nulla.

Nel 1943 ci fu anche l’armistizio con gli anglo americani. L’esercito Italiano fu allo sbando. I nostri ufficiali erano smarriti e non sapevano cosa fare; dovevano scegliere se continuare a combattere a fianco dei Tedeschi o deporre le armi e ritornare in patria e continuare la guerra a fianco dei nuovi alleati.

In quel caos totale fui anche baciato dalla fortuna, quando mi scelsero per imbarcarmi su una nave che salpò lasciando l’isola alla volta di Bari. Seppi che altri, più sfortunati di me, non ce la fecero ad abbandonare Cefalonia e furono tutti trucidati dai Tedeschi, come traditori.

Dopo aver combattuto nel nuovo esercito italiano, al comando diretto degli americani, ho continuato il servizio militare fino alla primavera del 1948, quando finalmente mi hanno congedato.

A casa sono arrivato nel mese di giugno del 1948, accolto come un eroe. 
Anna mi raccontò i particolari della morte di papà. Era successo nell’uliveto della Rupe, durante un’azione di rastrellamento dei tedeschi. In quella circostanza catturarono papà e ritenendolo un partigiano lo fucilarono sul posto. Il suo nome fu inserito nella lapide dei caduti e onorato ancora oggi come un eroe della resistenza.


Al ritorno dalla guerra rimasi per parecchi giorni chiuso in camera da letto, con mia sorella Anna: La trovai più matura, più sensuale ed in carne. Ripresi il discorso interrotto dalla guerra, ma maggiore impeto e con gli interessi.
In pratica abbiamo iniziato a vivere come una coppia.
Considerato che Angelo era un mulo di lavoro, ed era completamente estraneo alla vita di famiglia; lui la sera preferiva andare a dormire nella stalla, lasciando a me il suo compito coniugale.

La mamma era andata a vivere in casa del Marchese, portandosi dietro il piccolo Alfredo. La figlia del nobile uomo, una donna ormai anziana e acciaccata dall’età, era stata abbandonata dalla servitù durante lo sfollamento.
La Mamma non se l’era sentita di lasciarla da sola e cosi si è preso cura di lei, diventando di fatto la sua governante.
Quando andavo alla a far visita alla villa, era con lei che si doveva discutere la scelta delle sementi e stabilire gli importi delle spese da affrontare per la raccolta delle olive.
Si era raffinata nei modi. Indossava vestiti eleganti. Profumava come le puttane dei bordelli. Per certi aspetti era diventata molto simile a loro.

Le calze di lana erano state sostituite da quelle di seta, fine ed allacciati su con magnifici reggicalze.
Quando la incontravo, prima di discutere degli affari, mi costringeva a fare un bagno e poi, profumata come una puttana, mi riceveva in camera da letto e aggressiva come una erinni ,scatenava un immensa libido.
La vita della mamma era diventata quella di una nobile donna, inoltre diventò l’erede legittima di tutto il patrimonio, considerato che la marchese aveva fatto redigere il testamento a suo favore, nominandola erede universale. Tutto a vantaggio di Alfredo che sarebbe cresciuto in un ambiente raffinato, garantendosi così la possibilità di ricevere un’ottima educazione scolastica.

La vita alla casa nell’uliveto ritornò come ai vecchi tempi. Lavoro e sesso. Anna rimase nuovamente incinta.

Gli impegni di lavoro agreste ripresero con l’intensità di prima e furono equamente distribuiti tra me, Angelo e le figlie, Teresa e Agnese, ormai donne fatte.

Era l’autunno del 1949, Teresa era diventata una bella ragazza, aveva diciassette anni e iniziò ad esprimere un atteggiamento vivace ed interessato a me.
Agnese aveva solo quindici anni, ma ne dimostrava molti di più. Viveva in perfetta simbiosi con sua sorella maggiore, e anche lei non perdeva occasione per esprimermi il suo interessamento.
Del resto avevo solo venti sette anni ed ero nel pieno delle mie forze.


Continua… le nipoti che piacevole sorpresa……. fotterle insieme..

Così va la vita.

Guzzon59

lunedì 11 febbraio 2013

La casa nell'uliveto - Una mamma comprensiva 2^



Capitolo Secondo: Una mamma comprensiva


Ovidio:"Casta è solo colei cui nessuno ha mai fatto proposte oscene"

All’età di diciannove anni, iniziai ad avere i primi rapporti sessuali con le donne. Ero inquadrato nei giovani fascisti. Durante le adunate, che facevamo a Firenze, con un mio amico fraterno frequentavo le case di tolleranza.
La sua famiglia era potente e per questo, prima di compiere i ventuno anni, riuscì a farmi entrare nei bordelli.
L’esperienza acquisita nelle case chiuse, e il piacere che ottenevo dalle prostitute, cominciò a farmi apprezzare le donne, soprattutto quelle di facili costumi, la loro generosa missione nel dispensare senza alcun limite, il piacere agli uomini. Così quando ero a casa iniziai a guardare Anna con occhi diversi. Mi appariva come una donna sensuale, spregiudicata e conturbante, non diversa dalle puttane che avevo frequentato. A venti cinque anni aveva tenuto un fisico magro, nonostante le gravidanze patite, anzi i parti gli avevano aumentato splendidamente il volume delle tette e del culo, piacevoli a guardarsi. Inoltre m’infastidiva l’idea che fosse solo papà a godersi le sue grazie.

L’interesse morboso per lei era esploso già all’età dell’adolescenza. In quel periodo cominciai a capire il tipo di rapporto che c’era tra Anna e papà, quindi, mi resi conto che anche la mia sessualità era trasgressiva ed incestuosa, come la sua.
Le volte che la sorprendevo in atteggiamenti maliziosi, o mezza svestita, mi eccitavo subito.  L’impulso di masturbarmi era così forte che dovevo correre nei campi a sfogare quell’energia incontenibile, che non dava tregua ai miei sensi.

Nel 1941 la mamma si era accorto dell’interesse morboso che nutrivo per Anna e anche l’atteggiamento civettuolo di lei, compiacente di quelle attenzioni.
Così, una mattina, preoccupata per le conseguenze funeste che potevano scaturire da quelle attenzioni innaturali, mi diffidò a prendere le distanze da Anna. Una mattina nella stalla:

“Tommaso! Smettila di giocare con il fuoco! La devi finire di guardare tua sorella come una puttana di bordello! L’ho capito che stai escogitando un piano per scopartela! Hai la tua puttana in paese e sfogati con lei!

La guardai basito. La mamma sapeva che frequentavo Teresa, la puttana del paese, una vedova che si manteneva facendo le marchette. Fu la prima volta che si rivolgeva a me con quel linguaggio così triviale.

“Non fingere di non capire! Sai benissimo di cosa sto parlando!Anna è l’amante di tuo padre!
“Certo che lo so! E sapevo che tu eri anche condiscendente!
“Bene questo facilita il mio compito! Non voglio che per colpa dei tuoi impulsi sessuali, che la tua giovane età non controlla, ti metti contro tuo padre! No so come la prenderebbe se cominciasse a sospettare che quella troia di tua sorella è cedevole alla tue lusinghe!
“Be! Visto che parliamo francamente! Mi dici perché io dovrei rinunciare ad Anna, mentre lui ne ha abusato da anni?
“Non ha abusato mai di lei! Anna è sempre stata consenziente! Rassegnati! Tuo padre è molto geloso, lui è vecchio e ha le fisime, perché ha paura che Anna, prima o poi, lo lasci, e non vorrei che avvenisse per colpa tua!
“Ti posso fare una domanda?
“si!
“Perché hai smesso di far sesso con papà? E perché hai lasciato che Anna e papà si mettessero insieme? È un dilemma che mi ha tormentato per anni!
“Va bene! È giusto che tu sappia la verità! Ti voglio raccontare com’è cominciata questa storia! Visto che siamo in vena di confidenze!
“Ti ascolto!
“Venti anni fa ero l’amante del Marchese.

Colpito e affondato. Non avevo mai pensato che la mamma fosse una troia.

 Lo so cosa stai pesando! che non sono molto diversa dalle donne che frequenti nei bordelli! In ogni modo, al vecchio porco gli piacevano le donne giovani. Mi fece una corte sfacciata, poi, una mattina, si presentò in casa e mi prese. Pensai che sarebbe finita lì. Mi sbagliavo. In seguito, prese l’abitudine a venire tutte le mattine, ed io ho dovuto cedere alle sue brame, anche per non compromettere la concessione della mezzadria.  I primi tempi era lui a venire in casa, ma poi m’impose di raggiungerlo alla sua villa. Col passare degli anni diventò possessivo, mi voleva solo per lui, così un giorno mi ordinò di smettere di andare con tuo padre. Diceva che gli faceva schifo sentire sul mio corpo il suo lezzo! Mi ordinò di smettere di avere rapporti con lui, perché altrimenti avrebbe interrotto la relazione. Capì che era in pericolo la sicurezza della nostra famiglia. Così una sera confessai il tradimento a tuo padre. Lui si arrabbiò come un toro inferocito e stava quasi per picchiarmi.  Ma si bloccò all’istante, quando gli ricordai che la terra e la casa erano di proprietà del Marchese. Non potevamo rischiare di perdere tutto. Alla fine si rassegnò al suo destino di cornuto ed accettò le condizioni del Marchese. Così la sera, invece di venire a letto con me, andava a dormire nella stalla. Tuo padre era ancora giovane e virile, quindi ebbe molte difficoltà a tenere a bada i propri bollenti spiriti. Così, iniziò a frequentare le puttane del bordello. Col tempo i vizi si rivelarono esosi per le nostre finanze. Intanto Anna si era sviluppata, diventando una ragazza avvenente e con tutti gli attributi femminili giusti. Tuo padre, affamato com’era di figa, la notò subito e cominciò a guardarla con occhi libidinosi. Una mattina l’ho sorpreso, mentre si masturbava spiando tua sorella in camera sua. Quella circostanza mi fece venire un’idea brillante per risolvere il problema delle spese.  Pensai che se lui avesse sfogato i suoi istinti con Anna avremmo risparmiato i soldi del bordello. Così fu! Quella soluzione mi tolse anche un peso, perché mi consentiva di continuare a incontrarmi con il Marchese senza sensi di colpa, visto che anche tuo padre in un certo senso mi tradiva.
“Come mai Anna ha accettato una proposta così indecente, e senza batter ciglio?
“In pratica avevo sfondato una porta aperta! Perché tua sorella, nella fase dello sviluppo, aveva maturato una attitudine esagerata al sesso. Un giorno l’ho trovata in camera sua, mentre si stava stimolando la figa con un cetriolo, molto voluminoso, ficcato interamente nella vagina. Pensai che un cazzo vero l’avrebbe soddisfatta meglio dandogli più piacere. Infatti, quando gli ho proposto la mia idea incestuosa, non ha esitato nemmeno un minuto, era entusiasta a tal punto che raggiunse subito tuo padre nella stalla. Dopo tre ore abbondanti rientrò a casa cantando come un usignolo. Tuo padre invece era completamente distrutto, mi confidò di essersi scontrato contro un violento uragano.  Ad Anna gli era piaciuto così tanto che nei giorni successivi, incontentabile e vogliosa, si era accanita come una grande troia. Una vera puttana di bordello. Non gli bastava mai.

Quella storia mi aveva stimolato i sensi. La personalità trasgressiva di Anna e della mamma mi avevano eccitato. Il cazzo si era ingrossato subito, pulsando voglioso nelle mutande. Mi venne un forte desiderio di scopare. Guardai la mamma con occhi libidinosi. Era ancora una donna piacente. Pensai al suo amante.

“Il marchese è morto, quattro anni fa!
“Si!
“Sei ritornata con papà?
“Tentai ma lui mi rifiutò categoricamente, rinfacciandomi che non ne volava più sapere di me! Ora c’era Anna che soddisfaceva le sue voglie, perché, di fatto, la considerava come una moglie!

Fissai mia madre. Era molto disinvolta nel parlare di argomenti di sesso e questo aspetto mi faceva girare la testa, quindi mi eccitai così tanto che iniziai a fissarla come uno stallone in procinto di saltare addosso alla sua giumenta. Avevo intuito che anche lei era di natura selvaggia e trasgressiva. Non avevo dubbi.

Riemersero i ricordi del passato, quando andavamo a trovare il Marchese. All’epoca si vestiva con abiti leggeri e profumava come una rosa. Le serve mi prendevano in custodia, mentre lei seguiva il Marchese nel suo eremo privato.

La guardai con ammirazione perché era ancora una splendida esemplare di quarantenne. Si era sposata giovanissima e aveva avuto Anna a soli quindici anni. Papà doveva essere un idiota ad ignorare una donna ancora piacente e sensuale come lei! Ostentava tuttora una bella presenza e le linee del corpo erano provocanti! Un vero schianto di femmina.

Quei pensieri mi scossero i nervi. Non riuscivo più a sopprimere un’idea che si stava insinuando come un tarlo dentro di me: Un desiderio osceno di possederla lì, nella paglia.

La mamma intanto mescolava il pastone dei maiali, e mi era impossibile ignorare il grosso seno.
Papà non la scopava da anni. Il marchese era morto. Mi chiedevo come facesse a soddisfare le sue voglie, in considerazione che era ancora una donna sensualmente attiva e nel pieno delle forze.

Stavo in piedi. La sua testa era esattamente all’altezza del mio grembo, con i capelli neri legati con un fazzoletto.
Serrava un bastone che usava come mestolo. Le sue tette si notavano perfettamente, voluminose e candide come la neve, così, mentre agitava il petto, a causa del vestito scollato, e del movimento delle braccia, si allargava svelando il suo contenuto conturbante.

La passione esplose nelle mie vene. Mi trovai eccitato e con il cazzo duro come la pietra. Mia madre mi aveva turbato i sensi. Il cazzo ebbe un sussulto impressionante.  
Pulsava e spingeva duro come la roccia, nutrendosi dei pensieri libidinosi, che stavano alimentando un desiderio carnale immenso, anche per colpa di quell’inedita intimità, che si era creata tra noi.
Dentro di me alitava una brama cosi possente, che mi stava bruciando l’anima. Era lo stesso sentimento che sentivo, quando frequentavo il bordello.
Un giorno Elisa, la Maitresse del bordello, mi ha confessato che lei apparteneva a quel genere di donne dagli istinti fragili che, appena vedevano un cazzo grosso e duro, palpitargli davanti agli occhi, rimanevano ipnotizzate, lasciandosi sedurre dal suo potere virile.

Quelle parole mi rimbombavano nella mente. Così accadde che la ragione venne meno e tutto avvenne in pochi secondi, senza che potessi capire i meccanismi che mi avevano indotto a farlo.

Ho tirato fuori il cazzo, agitandolo borioso e duro davanti al suo viso.

“Mamma!

Lei, sentendo la mia voce, alzò il capo e la cappella urtò contro una guancia, impregnandola di liquido seminale.
Appena lo vide, lo fissò intensamente, senza dire nulla. Poi mi guardò negli occhi.

“Ti sei eccitato?  – guardò di nuovo il cazzo -  sorrise in modo lascivo  - “Perché no? Mi prometti che poi lasci in pace Anna?
“Si!

Senza perdere di vista il cazzo, come ipnotizzata, gettò via il mestolo nel pastone dei maiali e si impossesso del mio.
La sua mano lo cinse con un tocco delicato, muovendo solo il polso per stimolarlo in tutta la sua lunghezza.

Iniziò a segarlo con foga, mentre mi fissava intensamente negli occhi per lunghi istanti, ostentando uno sguardo eccitato che mi faceva venire i brividi alla schiena.
Elisa aveva ragione, con quel gesto osceno avevo scoperto che mia madre apparteneva al genere di donna fragile o semplicemente troie.

Chissà cosa pensava, nel toccare un cazzo in carne, che vibrava voglioso nelle sue mani! Il Marchese era morto da quattro anni, era un lungo periodo di astinenza che andava colmato in fretta. Quell’idea mi faceva tremare le membra.

Da giovane fascista, durante le adunate in Firenze, frequentando i bordelli, avevo scoperto i lati più sensuali delle donne e alcune avevano pressappoco l’età di mia madre. Fu Elisa a svezzarmi, insegnandomi le tecniche più raffinate per far godere una donna, fu grazie a lei che apprezzai quelle mature, le più esperte, come la mamma.

Appena le labbra della bocca avvolsero l’intero corno, le gambe mi stavano quasi per cedere. Ero emozionato ed eccitato. La mamma si rivelò una brava pompinara, un’esperta a succhiarmi il cazzo. Mi stimolava in ogni parte. La sua bocca sembrava una calda ventosa che aspirava tutto, compresi i coglioni. Dovetti sedermi su un covone di fieno per cercare di controllare le forti emozioni, che mi facevano traballare la schiena, come un fuscello.
La mamma, che mi aveva seguito nella caduta, mi venne dietro e come una sanguisuga non perse il contatto con il mio cazzo; anzi, si era inginocchiato tra le mie gambe spalancate, continuando con accanimento a succhiare e a leccare l’uccello, senza trascurare alcun particolare. Lo faceva con molta forza. Sembrava in preda alla follia dei suoi desideri.
L’energia che imprimeva al pompino era tale che dovetti serrare le mani e stringere le fasce di fieno per non perdere i sensi. Avevo le vertigini, la schiena mi tremava tutta e sui lombi avvertivo delle sensazioni di vertigine.

“Sei stato al bordello? Fammi vedere che cosa hai imparato?

Così dicendo, si tolse il vestito, si sfilò le mutande; sganciando il reggiseno espose due meravigliose e grosse tette bianche.
Fu la prima volta che potevo contemplarla completamente nuda e guardare il suo seno con intenzioni morbose.
Il suo spogliarello, come quelle delle puttane del bordello, mi aveva scaldato il sangue portandolo ad ebollizione estrema, come la lava di un vulcano.
Si tenne solo le lunghe calze di lana nere, tenute su con elastici fino a metà cosce, che esaltavano una pelle sublime e candida come la neve.

Tuttavia, quando, la vidi senza veli, per la sorpresa, dovetti deglutire e ingoiare la saliva con alcuni colpi di tosse. Le donne del bordello erano sensuali, ma lei era uno spettacolo straordinario. Una bellezza genuina e senza trucco. Il corpo, forgiato dalle fatiche della terra, era sodo e longilineo.

Stese il vestito sulla paglia e si allungò sopra, invitandomi a raggiungerla. Mi adagiai subito al suo fianco e tremolante, iniziai ad accarezzarla in ogni parte. Le membra erano caldissime e piacevole al tatto. Gli toccai tette, il ventre, le anche, le cosce e infine la figa, corpulenta e calda.
La ghermì con il palmo della mano, e poi c’infilai alcune dita dentro, facendomi strada nel folto pelo li feci scivolare lungo i solchi bagnati. S’impregnarono subito dei suoi umori secreti in abbondanza, era il segno che anche lei era eccitata.
Il seno bianco e rotondo fu subito preda della mia bocca, come facevo da bambino, quando mi nutrivo del latte materno.
Mentre succhiavo i capezzoli turgidi e scuri, le sue mani mi accarezzavano le spalle e il capo.
Da bambino erano solo tenere coccole, ma in quel momento erano la manifestazione di un’intenzione libidinosa, fatte ad un uomo adulto per trarre piacere dalla sua azione.

Lentamente scesi con la bocca giù, percorrendo il ventre, il monte di venere dal folto pelo nero, fino a trovarmi davanti la calda figa. Provai un’emozione indescrivibile, quando con la lingua varcai la fonte della mia vita. Fremevo come un pulcino infreddolito.

“mmmmmm tesoro mmmm tranquillo! Stai facendo del bene alla tua mamma! Mmmmmmm
“Si mamma!

L’origine della mia vita. La nicchia che mi aveva generato alla fine, reclamava un ritorno del figliol prodigo. C’immersi la bocca lasciandomi stordire dalla forte fragranza di lavanda. La mamma non aveva perso l’abitudine di aromatizzare la figa, sebbene il suo amante era morto da anni.

“mmm vedo che i soldi spesi a puttane non sono stati sprecati! Mmm sei bravo mmm si dammi piacere! Fai felice la tua mamma mmmm

Con le dita gli allargai le piccole labbra che si vedevano appena. Il pelo era molto fitto. La carne viva della sua figa era rossa ed esaltata dal nero vello vaginale. Ci ficcai dentro la lingua muovendola verso il clitoride. Le mani della mamma mi tenevano la testa scompigliando i cappelli.


“Mmmm figliolo mmmmm sei un dio mmmmm

Ficcavo la lingua in profondità e, qualche volta, pizzicavo il clitoride, come mi avevano insegnato le puttane del bordello.

“Mmmmm sei bravissimo…. Si si mmmm sei un figliolo straordinario mmm


Dopo alcuni minuti.

“Tesoro è arrivato il momento di ritornare nel ventre di tua madre! Scopami! Voglio sentire il tuo cazzo dentro di me mmmmm
“Anche io mamma! ho voglia di sentire la tua figa!

Mi alzai in piedi e mi tolsi i pantaloni e le mutande, rimanendo solo in camicia. La mamma nell’attesa si massaggiava frenetica la fica, fissandomi con uno sguardo indemoniato. Era impaziente di avermi dentro di lei.

Attratto da quello sguardo voglioso, mi gettai subito in mezzo alle sue gambe oscenamente spalancate, quindi mi accostai con il bacino brandendo il cazzo, appena ci fu il contatto, schiacciai la grossa cappella in mezzo al folto pelo nero. La strofinai con forza contro il clitoride e poi giù, tra le piccole labbra, infine si separarono lasciando passare il grosso bulbo che affondò in quella selva oscura. Dopo fui assalito da un caldo infernale e ci fu solo il delirio a scandire i ritmi di quella eccezionale scopata.

“Mmmmm si si mmmmm dai scopa tua madre… mmm che delizia averti dentro di me mmmm
“Mmmm mamma mmmm è bellissimo! Non riesco a pensare! ho solo voglia di scopare scopare scopare mmmmm sei meravigliosa mamma mmmm

Gli avevo infilato tutto il cazzo nella fica bollente, e mi ero allungato sopra di lei muovendo il grembo, come un folle, per dare più effetto alla penetrazione. Le sue gambe si agitavano in aria, tenute su e appoggiate sulle mie braccia.

Per imprimere più forza alla spinta, mi ero puntato con i piedi, sollevandomi sulle braccia.
Il pelo del mio pube si confondeva con quello del suo monte di venere.
In quei momenti convulsi, in pieno marasma dei sensi, mi muovevo come mi avevano insegnato le puttane di Firenze, mi fermavo e spingevo il cazzo in profondità, girando il bacino come se fosse un grosso mestolo. In quel modo potevo stimolarle il clitoride e le cervici dell’utero.

“mmmmm si si godo mmmm cribbio sei diabolico mmm ma come fai? Mi stai facendo impazzire! Nessuno mi aveva scopato in questo modo mmmmmm si si si mmmmm
“una puttana del bordello! È stata lei a dirmi che le donne non si scopano solo in senso verticale ma anche orizzontale! Alla fine avevo capito che cosa voleva dire, da quel giorno mi soprannominarono il mestolo hahahah mmmm mamma la tua fica è caldissima mmmmmmm non ce la faccio più!
“mmmm Si mio bel mestolo, sto godendo mmmm stai stai stai mmm dentro mmm no no uscire mmmmmmm sto godendo proprio adesso ooo aaaaaa finalmente dopo tanto tempo mmmmm

La mamma sembrava morsa dalla tarantola. La sua mente era letteralmente sconvolta dal coito.

“dio mmmmmm sto godendo oooo impazzisco mmmmmm non uscire…. Stai dentro e continua a muoverti così mmmmmmmm si si si
“Mamma aaaaaaaa mmmmmmmm godo oooo mmmm

I coglioni si erano irrigiditi. Non ce la facevo più a resistere oltre. Dovevo sborrare. Incitato dalla mamma continuai a chiavarla con più energia, sentivo le pareti della figa che si contorcevano dagli spasmi. La mamma stava avendo orgasmi a ripetizione. La sua mente era completamente annullata. I suoi lamenti avevano riempito la stalla. Sembrava posseduta dal demonio. Mi teneva avvinghiato tra le sue cosce, impedendomi di staccarmi da lei. Alla fine cedetti alla sua volontà e mi abbandonai a una copiosa sborrata all’interno della sua fica sconquassata dall’orgasmo, consapevole dei rischi che stavo correndo.

“Mmmm si si si mmm la tua sborra la sento dentro di me calda mmmm riempimi mmmm godo ooooo
“Mmmmm si mamma mmmmmmm

Le sue urla mi esaltarono e m’incitarono a muovermi ancora di più, senza fermarmi. Continuai a ficcare fino a, quando avevo il cazzo duro e fino all’ultima stilla di sborra.

“aaaaaaaaaaa  si iiiiiii dio oooooooo godo ooo mmmm

La mamma urlava dal piacere e, nello stesso istante, avvertivo gli spasmi delle pareti vaginali che si contorcevano attorno al cazzo. Alla fine, esausto, mi placai su di lei, con la faccia immersa nel suo collo, come un bambino. Poi dopo aver ripreso fiato.

“mamma? Non è che abbiamo fatto una cazzata? Sei ancora fertile?
“Si! Speriamo che non sia successo nulla! Non so cosa mi sia preso! Stavo godendo! Erano anni che non provavo quelle sensazioni! Non volevo che smettessi! Ho perso la testa!

La testa l’avevamo persa entrambi, perché nove mesi dopo è nato un bambino a cui abbiamo dato il nome Alfredo, quello del Marchese, ed era mio fratello e figlio nello stesso tempo.

La mamma anche durante la gravidanza non rinunciava alla dose giornaliera di cazzo. I lunghi anni di astinenza si sentivano tutti e lei era impaziente di recuperare il tempo perduto. Sembrava una ninfomane insaziabile. Papà era contento del risvolto incestuoso, perché così non pensavo ad Anna. Quando il pancione arrivò all’ottavo mese, fui io ad interrompere volontariamente il rapporto.Non toglieva comunque la gran voglia di scopare......che....

continua... il terzo capitolo "finalmente Anna.... che scopata!

Così va la vita!
Guzzon59