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mercoledì 27 marzo 2013

Per scherzo ho scopato mia nuora...


L’ispettore Smithz era stato incaricato di verbalizzare il responsabile del reato d’incesto.
Suo figlio lo aveva sorpreso a letto con la moglie, mentre stavano consumando un rapporto sessuale incestuoso. Urla e schiamazzi, svegliarono tutti i condomini di quel centro residenziale, che incuriositi dal fracasso, avevano affollato le scale e i balconi. Tutti hanno assistito alla scena in cui il figlio pestava il padre e lo accusava di quello che aveva commesso con la nuora.

L’intervento della Polizia, chiamata da un condomino, aveva riportato l’ordine nel palazzo. L’episodio, raccontato negli atti degli agenti, per la magistratura era da registrare come reato. Perché il rapporto incestuoso, ormai di dominio pubblico, aveva creato scandalo nella piccola località, anche in considerazione che i due rei erano molto conosciuti, perché gestivano uno dei maggiori alberghi della zona.

Il vecchio ispettore Smithz, nel suo ufficio, riceve uno degli autori del crimine, al secolo Rossi Marcello, di anni 46, albergatore.

Ciao Enzo!
Buongiorno!

I due si conoscevano benissimo, ma nella circostanza l’ispettore doveva tenere un comportamento neutrale. Glielo imponeva il protocollo deontologico del suo mestiere.

Marcello era imbarazzato. Avrebbe preferito un altro poliziotto. Il giudice aveva affidato le indagini all’ispettore Smithz, quindi non si poteva disubbidire ad una disposizione della Magistratura.

L’ispettore Smithz si schiarì la gola e, assumendo un atteggiamento marziale:

“Sorvoliamo sull’episodio dell’altra sera. E’ tutto scritto nella relazione redatta dai Poliziotti intervenuti a casa di tuo figlio. Prima di cominciare una domanda? Intende presentare denuncia contro suo figlio per le lesioni e le percosse?
“No! Non mi sembra opportuno complicare le cose!
“Bene!
“il magistrato vorrebbe valutare la gravità dei fatti! Soprattutto sapere da quando lei, con sua nuora Fernanda, intratteneva la relazione incestuosa?
“Da quattro anni!
“Quindi, da prima che suo figlio la sposasse?
“Si!

Il figlio era sposato da due anni circa. L’ispettore era presente alle celebrazioni. Fu una cerimonia fastosa. Gli sposi, giovani e belli, erano apparentemente felici. La sposa in quella circostanza metteva in mostra un bel pancione, essendo al settimo mese di gravidanza.

Marcello guardava le mani di Smithz. Si muovevano nervose. Da come soppesava e girava la penna si capiva che quella risposta lo aveva infastidito.

“Enzo io… vorrei spiegarti, che non devi arrivare a conclusioni sbagliate!
“Mi scusi! La prego! Risponda solo alle domande!

Marcello fissò l’Ispettore, ma non ottenne alcuna soddisfazione. Abbassò il capo.

“Va bene!

Ad un tratto le mani dell’Ispettore Smithz batterono violentemente sul bancone. Quello schianto fece saltare Marcello sulla sedia. Il vecchio poliziotto alzò lo sguardo:

“Adesso spengo il registratore, e tu mi dici come cazzo ha avuto inizio sta storia!
“Enzo! Non giudicarmi, non è come pensi! Non ho approfittato di Fernanda. Lo so! tre anni fa lei aveva appena diciassette anni! Ma ti assicuro che non è come pensi!
“Il figlio che aspettava era tuo?

Marcello si sbiancò in volto. Voleva rispondere di no, ma pensò che non era il caso di mentire.

“Si è mio figlio!

Si sentì un rumore secco, che è rimbombato nella stanza come un tuono, era l’effetto di un micidiale pugno assestato sulla base del tavolo dall’Ispettore Smithz.

“Enzo… io no so che dire… credimi… ti prego di non condannarmi!

L’ispettore Smithz riprese a respirare. L’ira gli stava ottenebrando la mente. Doveva mantenere la calma.

“Va bene! Ora, racconta, come cazzo è cominciata! la tresca tra te e Fernanda!
“Non ci crederai. E’ iniziata per scherzo! Un gioco assurdo che avevamo organizzato con  Alberto, in danno di mia moglie, la sera, che è arrivato all’albergo e ci ha presentato Fernanda, come la sua fidanzata.

Marcello, si fermò a riflettere su quello che doveva dire. Voleva raccontargli tutto e date le circostanze, sarebbe stato opportuno evitare alcuni aspetti scabrosi, che mettevano in luce una personalità trasgressiva della nuora.

Marcello rimane in silenzio, ma riprende a pensare:

………Quella sera Alberto mi aveva presentato Fernanda, la sua nuova fidanzata. Dopo i convenevoli, con una scusa lo trascinai fuori.

“Ma che cazzo mi hai portato in casa! Coprispalle di seta trasparente; top nero succinto, pantaloni trasparenti di raso e tacchi a spillo. Truccata come una mignotta! Quella secondo me, l’hai rimorchiata sulla tangenziale! E’ una puttana! vero?
“ahahahha no! È vestita così perché stasera ha recitato in uno spettacolo musicale! Ti ricordi il film casinò?
“Si!
“Appunto! lei era un delle tante comparse! Hahah hai visto? Sembra autentica! hahahah
“E’ vero! L’ho scambiata per una di quelle! Scusami!
“Frequenta anche lei la mia stessa scuola! é al primo anno di liceo!
“ahahah che idiota!
“E’ una ragazza in gamba! Quando la conoscerai meglio, sicuramente t’innamorerai di lei!
“Andiamo a conoscerla meglio allora!

Mia moglie Teresa, che non conosceva i fatti, si teneva a debita distanza, scrutandola con una espressione diffidente e direi sdegnata. Quello che peggiorava ancora di più la situazione, fu il movimento della mandibola di Fernanda, che stava masticando una gomma.
Dissi ad Alberto di non riferire nulla a sua madre, e di tenermi la mano perché volevo fargli uno scherzo.

Teresa, appena ci vede, riprende il colorito del viso. Io, ridendo sotto i baffi, mi avvicino a Fernanda e la stringo dai fianchi.

“Che bella ragazza! Si! È proprio come l’hai descritta tu! Mi piace!

Alberto schiacciò l’occhio a Fernanda. Come dire: è tutto a posto.

Teresa, mi prese da un braccio, e con una scusa mi portò dietro il bancone della reception.

“Alberto ti aveva parlato di lei? Ma caspita l’hai vista bene?
“Si! È una povera ragazza di strada! Alberto mi ha detto che ha perso la testa per lui!
“Fa la puttana?
“Forse! E allora? Cosa c’è di strano? L’importante è che si vogliono bene!

In quel momento sarei voluto scoppiare dal ridere. L’espressione del viso era indescrivibile. Sembrava un vulcano in procinto di esplodere in lapilli e lava, incandescenti.

“Ma che cosa stai dicendo? Quella puttana non metterà mai piede in casa nostra!
“Non so se ha fatto la puttana? Magari con Alberto diventerà una brava ragazza!
“Sei pazzo! E tu accetti che tuo figlio si metta con una che l’ha data a tutta la città! Forse è anche malata!
“Anche se avesse fatto la puttana? Tu hai dei pregiudizi!
“Ma quali pregiudizi! Sei impazzito! Siamo una famiglia per bene! Pensa che situazione imbarazzante, quando la dovremo presentare a parenti e amici, con i quali, forse, ci ha fatto le marchette! Dio mio non respiro!
“Va bene! Poi parlo con Alberto! Ora andiamo di là e fai buon viso!
“E’ una parola! Hai visto? Come diavolo è vestita? Non ci vuole tanta fantasia ad immaginare che razza di mestiere fa!
“E tu fagli credere che è una brava ragazza! Ti prego! Fallo per Alberto!

Mi stavo scompisciando dal divertimento. Il suo viso era una cosa indefinibile. Lo scherzo era riuscito alla perfezione. Dovevo fare qualcosa? Qualcosa che la facesse uscire fuori dei gangheri.

“Va bene! mi sforzerò! Di trattarla da persona normale! Che dio mi aiuti!

Quando ritornammo nella hall, Alberto mi fece un segno. Anche lui si stava divertendo alle spalle di sua madre. Sul volto di Fernanda colsi un’espressione d’ironia. Quei due si erano messi d’accordo. Bene.

Fernanda appena mi vede:

“Signor Marcello! Ho come l’impressione di conoscerla! Però, non mi ricordo in quale occasione, io e lei, ci siamo conosciuti?

Teresa, appena sentì quella frase, si sbiancò in volto. Mi guardò in modo minaccioso. Secondo me, stava pensando che fossi stato uno dei tanti clienti di Fernanda. Si era agitata, presa dallo sbigottimento, afferrò il braccio di Alberto e se lo strascinò fuori.

Io e Fernanda, scoppiammo a ridere, all’unisono.

“Signor Marcello! Alberto mi ha detto che dobbiamo andare nel retrobottega!
“Chiamami Marcello! Signore mi pare un po’ pomposo! Vieni! E’ di là!

Entrammo nel retrobottega. Fernanda si tolse il coprispalle di seta e si piegò col busto in avanti. Appoggiandosi ad una cassapanca, ha assunto la posizione di novanta gradi. Si girò e con un sorriso sgargiante:


“Alberto ha detto di farci trovare in questa posizione. Tu con le mani sui fianchi e appena li senti arrivare devi fingere di schiaffeggiarmi ed insultarmi!
“hahah secondo me rischiamo un aggressione violenta! Ahahah mi piace come idea! Questo la manderà su tutte le furie e poi, insieme, grideremo sei su scherzi a parte! Hahahaha
“si! Si! sarà divertente! hahahah

Quando si piegò nuovamente in avanti fui attratto da un particolare. Fernanda, in quella posa mostrava un lato b fantastico. Appena lo vidi per bene, mi venne la pelle d’oca. I pantaloni erano talmente aderenti che mettevano in risalto uno scoscio da infarto. I glutei rotondi, che scendevano verso la nicchia vaginale, formavano un incavo da sballo.
Ci misi un secondo a somatizzare quel panorama provocante, con una possente erezione.
Lei, intanto, s’era mossa quel tanto da mettersi a pecorina, inarcando la schiena e mostrando un culo borioso, aggressivo e tentatore, tale da suscitare un terremoto di adrenalina di immane potenza. Rimasi imbambolato. Incantato da quel meraviglioso scenario.
Fui destato da Fernanda che divertita mi spronava:

“Dai! Adesso! Stanno arrivando!

Le voci di Alberto e Teresa si stavano facendo sempre più forti, erano dietro la porta.
Sento mia moglie che domandava ad Alberto, “E adesso dove cavolo sono andati?
Lui, che sapeva, disse: “forse sono entrati nel retrobottega!. Mia moglie: “Nel retrobottega? E perché?

Stavano entrando. Mi appoggiai subito con il palmo delle mani sulle natiche di Fernanda. Cribbio quel contatto mi fece sballare la mente. Era tonica e calda. Il cazzo sobbalzò istintivamente, come se avesse ricevuto un colpo di frusta. Lo sentivo rigido e pulsante, come un cavallo imbizzarrito e infervorato davanti al sedere della sua puledra, pronto per la monta.

“Ora colpisci!
“Schiaf schiaf schiaf

Era incredibile, stavo prendendo a scappellotti il culo di Fernanda. Più che schiaffi erano leggeri tocchi.

“Piccola monella!  Tiè! tiè! Sei venuta per provocarmi! Vero? Tiè monella!
“mmmmm si mmmm Mi piace! Ancora! si picchiami! Insultami! Ancora!

Chiunque in quel momento avrebbe travisato la scena. Un uomo che colpiva le natiche di una ragazza? Appariva, sicuramente, uno scenario sensuale. A Teresa sarebbe venuto un infarto. Per quanto mi riguardava ero compiaciuto di poter ammirare quel magnifico panorama. Un culo da cento e lode che mi stava facendo saltare le coronarie.  Se non fosse stata la fidanza di Alberto,  gli avrei schiaffeggiato le natiche con accanimento, approfittando di quella circostanza per soddisfare gli istinti sessuali in subbuglio e quello che in quel momento la mia mente agitata stava fantasticando.


Intanto la porta non si apriva. Un forte rumore mi fece bloccare la mano a mezz’aria. La maniglia si era rotta. Mi rivolsi a Fernanda. Sussurrando:

“E ora? Che facciamo?

Solo allora mi accorsi della strana luce che brillava nei suoi occhi. Mi venne una fitta allo stomaco. Fernanda era eccitata. Quella situazione ambigua l’aveva coinvolta emotivamente. Con voce quasi stravolta dell’emozione sussurra:

“Continuiamo a fingere! Vedrai che Alberto troverà il sistema di entrare!
“schiaf schiaf schiat

Gli schiaffi stavolta erano leggermente più pesanti.

“mmmmmmm si picchiami insultami! Siiiii mi piaceeeeee mmmmm trattami come una puttana! Ancora! ancora aaaa

Pensai: “Ha detto come una puttana? Caspita, la ragazza voleva giocare duro. Ora l’accontento! Che era anche quello che desideravo fare in quel momento. Inizia a picchiare più duro.

“Tiè! Zoccola! Tiè troia! Tiè puttana!
“si iiiiiii mi piace eeee insultami iiiii così ancora aaaaa si iiiii ancora aaaaa

I ceffoni erano molto forti e si sentivano echeggiare nella stanza. Inoltre, mi ero talmente fatto prendere la mano da quella situazione incandescente che esageravo anche con gli improperi. Ero super eccitato e non stavo affatto fingendo. La stavo colpendo seriamente e con violenza. La sentivo gemere dal godimento; il piacere datogli dai miei schiaffi aveva trasformato i lamenti finti in veri pianti di piacere.

“Hai un bel culo! Mmmm non resisto più

L’afferrai dai fianchi e pressai il grembo contro i suoi glutei, gli ficcai il cazzo ingrossato nella nicchia vaginale. Appena sentì il contatto iniziai a spingere e a strofinare con grande forza.

“mmmmmmmm si lo sento ooooo è duro ooo mmmm mi piace si iiii
“Sei una troia aaaa to.. to mmmm

Il gioco ci era sfuggito di controllo e ci aveva coinvolto in una giostra di sensazioni vertiginose. Non era più possibile fermarla e tornare indietro. Il divertimento continuava.

Gli accarezzavo il culo, le anche e poi, infilai le mani sotto il top,  e raggiunsi le tette. Appena le ebbi in mano, cominciai a stringerle forti.

“mmmmmm si mmmm mi piace eeeeeee

Ero diventato un cane idrofobo. Un leone inferocito che si stava nutrendo di una giovane antilope.

Nel frattempo sentivo mia moglie e Alberto che cercavano di aprire la porta. Li sentivo armeggiare, ma la porta rimaneva chiusa. Sicuramente ci voleva un falegname.

Quel problema non m’interessava più di tanto, perché ero concentrato a gustarmi quel giovane corpo.
Lo stimolo attraverso i pantaloni non mi bastava più. Dentro di me, cresceva la brama di andare oltre la sceneggiata. Così, con la mente stravolta dalla libidine, m’inginocchiai dietro di lei, afferrai gli orli dei pantaloni e li trascinai giù, insieme alle mutandine di cotone. Appena vidi le labbra della fica, chiuse e paffute, coperti da peli castani, avvertì una vera e propria scarica di adrenalina, che si diffuse come uno tsunami su tutto il corpo. In preda ai più bassi istinti animaleschi e dal desiderio carnale di quel giovane corpo, separai le grosse labbra ed infilai la lingua nei tessuti molli della vagina, unti e profumati come un fiore appena sbocciato. 

“mmmmmmmmmm si mmmmmmmmm si mmmmmmm mi piace eeeeee

Leccai con gusto, con ingordigia, in modo esagerato. La faccia era completamente immersa in mezzo allo scoscio. La tenevo ferma dai fianchi, mentre la bocca raspava come una iena affamata, razzolando con gusto tra le fantastiche labbra vaginali, il clitoride ed il buco del culo. Era cibo prelibato dal gusto speciale, più ne mangiavi e più ne volevi.
Completamente stordito da quel santuario del piacere, senza più il controllo della ragione, passai all’azione successiva:

“non ce la faccio più!

Il desiderio di quel corpo era diventato travolgente. Mi alzai in piedi. Mi aprì la cerniera lampo ed estrassi il cazzo, che duro come era, urtò contro le sue bellissime e rotonde natiche.
Fu una vera a propria liberazione dello spirito perché, non ne potevo più di tenerlo chiuso in quell’angusto spazio. La voglia di scoparla mi aveva sconvolto la ragione. Ormai nessuno in quel momento poteva fermarmi. Afferrai il cazzo e spinsi la cappella contro lo scoscio di Fernanda. La schiacciai con forza tra le fenditure della fica, strusciando su e giu, alla ricerca dell’ingresso vaginale. Appena sentì quel valico aprirsi al mio impeto, diedi una forte spinta in avanti. La penetrazione avvenne con facilità perché quel cunicolo delle meraviglie era completamente impregnato di umori vaginali. Scivolai in profondità, fino alla base.

“mmmmmmmmmmm si iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii mmmmmmmm
“mmm tooooo troia! Era questo che volevi? Vero? Mmm sei calda aaaaa mmm
“si iiiiiiiii si iiiiiiiiii si iiiiiiii mmmm scopami iiiiiiiii forte eeeeeee mmm sono una puttana aaaa ancora mmmm
“si sei una zoccola aaaaaaaaaaa tiè tiè

La insultavo e mi muovevo dentro di lei, in modo selvaggio. Ad ogni affondo sussultava. Le spinte erano talmente forti che dovetti tenerla ferma dai fianchi, perché veniva sollevata in aria.
Era un piacere indescrivibile chiavare quel sublime scoscio. Il mio cazzo, prolungamento ideale dei miei pensieri erotici, spariva dentro di lei ad una velocità impressionante. Ogni tanto, mi trattenevo bloccandomi in lei, profondamente.

“mmmmmmmmmmmmm si mmmmmmmmm è bellissimo oooooo mmmmmm
“tiè troia aaaaaaaaaaa tieeeeeeeee

Continuavo a colpirla con il palmo della mano. Gli schiaffi urtavano con violenza sulla pelle. In poco tempo i glutei erano diventati rossi. A Fernanda piaceva e anche a me.

La colpivo anche con il dorso della mano. E lei, indomata, continua a incitarmi.

Mmmmmmmm si iiiiiiii sto morendo dal piacere eee godo oooooooo godo ooooo ancora ancora aaaaaaa


Le sue imprecazioni mi mandavano in tilt. Stava godendo come una maiala. Le pareti vaginali si contorcevano dagli spasmi. La troia stava avendo degli orgasmi intensi. Il suo corpo vibrava e sussultava. Era impressionate.

In quel magazzino, in quelle condizioni, tutto sembrava stupefacente. Il suo candido fondo schiena, si agitava davanti al mio grembo, aperto e accogliente, e sembrava la base di una pera dalle linee perfette. La cosa che più mi faceva sballare, era di vedere il mio cazzo che ficcava la sua giovane fica, dagli orli allargati come un elastico, calda e accogliente.
Gli stavo sconquassando il corpo di sensazioni estreme. Il mio agire era quello di un uomo maturo, consapevole della fortuna, insperata, che gli era capitato. Un fiore di rara bellezza. Credevo di sognare. Sicuramente stavo sognando.

I primi pungoli di sborra, in ogni caso, mi riportarono alla realtà. Soprattutto i suoi lamenti.

“si si si mmmmm mmmm godo ooooooo mmmmm ancora ancora aaaa

Avevo aumentato i fendenti. Lo stimolo dell’orgasmo mi stava spingendo a dare il massimo. Ormai premevano alla base dei coglioni, che erano pronti e rigidi nello scroto. Più battevo con forza e più loro urtavano con prepotenza il perineo di Fernanda.

“Sto per sborrare eeeeeeeeeeeeeee
“si si mmmmm sto godendo ooooooo ancora

I suoi lamenti erano diventati una cacofonia continua di imprecazioni. Mi piaceva sentirla gemere. Quando raggiunsi l’apice, un attimo prima di eiaculare, estrassi il cazzo, impregnato di umori vaginali, limacciosi e unti, e mi lasciai andare ad una abbondante sborrata. Appoggiai il cazzo sulla zona lombare, strofinandolo sulla pelle candida, poi mi lasciai andare cospargendogli la schiena di liquido seminale, bianco e denso come lo sciroppo di orzata.

“si iiiiiii troia aaaaaaaaaaaaaa tie eeeeeeeeee

Alcuni minuti dopo, la ragione iniziò a stabilirsi. A sangue freddo. Guardai il culo di Fernanda.

“Che cazzo abbiamo fatto? Oddio no! E adesso?

Fernanda non rispondeva. Presi dei fazzoletti di carta da un cassetto e gli pulì la schiena. Fernanda si alzò in piedi e si tirò su i pantaloni. Mentre i fianchi oscillavano in modo serpentino. I calzoni erano aderenti e lei doveva entrarci fino alla cintola.

La guardai. Cristo! quanto era bella! Solo allora mi resi conto di aver fatto una cazzata.
Fernanda aveva ancora i tratti del viso dell’adolescente. I suoi occhi azzurri mi fissavano. Non sapevo cosa dire. Ero roso dal senso di colpa. Fu lei a rompere quel silenzio imbarazzante.

“è stato bellissimo!

D’istinto la tirai verso di me e l’abbracciai forte. Stavamo al centro della stanza, stretti l’uno nell’altro, in silenzio. La sentivo tremare. Poi con un filo di voce flebile, appena percettibile ha sussurrato:

“Marcello! È stato bello!

Gli sollevai il mento. La fissai negli occhi. Mi resi conto di aver fatto una grande cazzata.

“Fernanda! Abbiamo fatto una sciocchezza! Lo sai?
“A me è piaciuto!
“Ok! Ma quello che è successo qui dentro dovrà restare un segreto! Tu sei la ragazza di mio figlio è non ritengo normale che tra noi possa continuare! Sei d’accordo?
“Si!

La baciai sulla fronte, un gesto casto, forse per recuperare una parvenza di rispettabilità. Proprio in quello istante la porta si aprì.

“Brutta zoccola togli le mani di dosso a mio marito!
“Mamma fermati! Ahahahha è stato uno scherzo! Fernanda è una studentessa liceale! Frequenta la mia stessa scuola! È vestita così perché ha recitato in uno spettacolo musicale! Ahahaha ci sei cascata in pieno ahahahha come una pera matura hahahah

Mia moglie, con un’espressione confusa, mi fissò perplessa. Gli sorrisi, e con un cenno del capo gli dissi di si.

“E’ vero! Ti abbiamo fatto uno scherzo hahahah
“Sono la solita ingenua! Andate a quel paese! Scusami Fernanda! Ma sti due delinquenti non fanno altro che prendermi in giro! Non è la prima volta che mi fanno degli scherzi da preti! Ahahahah

Si abbracciò Fernanda. Prima di uscire guardai la stanza. Per me quel luogo era diventato sacro, perché aveva consacrato l’inizio del rapporto tra me e la mia futura nuora. Ripensandoci, tutto mi sembrava assurdo,        quella sveltina occasionale, nata da uno scherzo. Alberto aveva ragione, vedrai, quando la conoscerai ti innamorerai di lei! Se sapesse come l’ho conosciuta!

Dopo il fidanzamento ufficiale, passò un anno abbondante prima di incontrare intimamente la mia bellissima nuora. Del resto era inevitabile che succedesse, perché i contatti frequenti e il ricordo di quella stupefacente sveltina, mi tormentavano continuamente i sensi. Fernanda era maturata in una splendida donna. La ragazzina, adolescente, aveva lasciato il posto ad una donna aggraziata, affascinante e sensuale. Il desiderio di averla di nuovo tra le braccia, di possederla, di schiaffeggiarla e di insultarla, alla fine ebbero la meglio sulla ragione. Così durante un’assenza di Alberto, invitai Fernanda fuori a cene, e dopo finimmo in un motel,  e lì riprendemmo da dove avevamo interrotto.

Fernanda mi aveva confidato che dopo quel giorno non era stata più la stessa. Inoltre, non era più riuscita a provare le stesse emozioni. Alberto era troppo rispettoso e tradizionalista. Soprattutto non era trasgressivo, come me.
Lei anelava a sentire le emozioni di assaporare un frutto proibito condiviso con il partner; gli piacevo io e l’idea dell’incesto. Voleva di nuovo essere suppliziata e insultata come la peggiore delle cagne.  Ed io ero quello che poteva dargli le emozioni proibite che cercava.
Così diventammo amanti. In un incontro focoso mi chiese di fecondarla. Il matrimonio con mio figlio Alberto fu celebrato prima che nascesse il bambino.

Quando Marcello si destò da quei pensieri si ritrovò al cospetto dell’ispettore Smithz.

L’ispettore si stava spazientendo.

“Allora mi vuoi dire come e perché è iniziato?
“Lo vuoi proprio sapere?
“Si!
“Tua figlia è una grandissima troia! Se vuoi conoscere i particolari, chiedilo a lei! Adesso se permetti ho un albergo da gestire e qui, credo, che si sta perdendo tempo!

L’ispettore era completamente esterrefatto.

“A! una cosa? Quel troione di tua figlia da oggi verrà a stare a casa mia! Mia moglie mi ha lasciato! A me sta bene! Logicamente potrai immaginare perché? Stammi bene Enzo! Anzi! Papà! hahahah

Così va la vita

Guzzon59

martedì 19 marzo 2013

Scoprire la figlia escort... non ha prezzo...


Mario si era fermato di fronte all'ingresso dell’appartamento di sua figlia Alessia, aveva la punta delle dita appoggiate alla porta, era nervoso e teso come una corda di violino.

Probabilmente era stato un grande equivoco, ma sapeva di mentire a se stesso, come se volesse allontanare da se una verità che lo aveva angosciato tutta la notte, e non smetteva ancora di tormentarlo.

Provava un senso di fastidio, indotto da una collera che covava sotto un’apparente normalità, che non avrebbe potuto controllare in ogni modo, perché la colpa di sua figlia gli sembrava gravissima e difficile da perdonare.
Il dubbio andava comunque sciolto ed i problemi affrontati a viso aperto, a qualsiasi costo.

Alessia era emozionata ed attendeva trepidante l'arrivo di suo padre.
Non lo vedeva da circa un mese, quindi fu molto felice, quando gli ha telefonato annunciando quella visita a sorpresa.
Ma era anche molto inquieta, perché al telefono gli era sembrato agitato, ed il tono della sua voce, non era dolce e cordiale come d’abitudine.
Proprio in quell'istante suona il campanello. Alessia molla tutto e corre subito all'ingresso  appena apre la porta se lo trova di fronte con il volto imbronciato.
Alessia gli sorride comunque, e tirandolo verso di se, prima di farlo entrare nell'appartamento  se lo abbraccia forte, baciandolo su una guancia.

Mario guardò la figlia sforzandosi di sorridere, malgrado le preoccupazioni che lo affliggevano a causa dei motivi per cui era venuto.

Alessia era una bella ragazza, capelli lunghi e neri, con un corpo ben modellato e gli attributi femminili distribuiti nelle giuste proporzioni.
In quella circostanza indossava un vestitino stretto sui fianchi, scollato e corto, che mettevano in risalto il seno aggraziato e abbondante, i fianchi rotondi e le gambe lunghe e sode.

Il padre giudicò che il vestito fosse molto succinto e provocante, lo squadrò per bene e gli rammentò la ragione della sua visita.
L’entusiasmo, quindi, si spense subito ed il viso divenne nuovamente crucciato e deformato da una smorfia di sdegno.
Alessia, nonostante avesse colto quello strano atteggiamento, abbozzò un ghigno di circostanza ed invitò il padre ad entrare:

 "Entra Papà, dai vieni in salotto!"

Gli prese il braccio, trascinandolo con slancio verso il soggiorno.

Alessia aveva notato chiaramente il cambio di umore sulla sua faccia, quindi divenne irrequieta e curiosa di capire il motivo di quello strano comportamento, ma sopratutto di conoscere la ragione di quella visita inaspettata.
Pertanto, facendo buon viso e cattivo sangue, ostentava un sorriso cordiale, e sedendo al suo fianco, sul divano, aspettava che fosse lui a parlare per primo.

Mario iniziò a fissare la figlia dai piedi alla testa, quindi, si sforzò di controllare il tono della voce e le forti emozioni che stava provando.
Fu del tutto inutile, perché vederla vestita in quel modo gli ricordava il motivo della visita, quindi facendosi prendere dall’ira, scattò in piedi incollerito, e respirando veloce ed in modo affannoso, con un tono di voce alto urlò:

 "Penso che dovrei arrivare al punto della questione, Alessia!"

Alessia, sorpresa da quello scatto d’ira, lo fissò perplessa, attendendo una spiegazione per quel modo di fare.

Il padre, senza moderare il tono, aggiunse:

"O dovrei chiamarti Luana?

Appena Mario pronunciò quel nome, il viso di Alessia diventò bianco, sembrava che il sangue gli fosse defluito dal corpo. La sua mente iniziò a preoccuparsi, a chiedersi angosciata i motivi che avevano indotto suo padre a pronunciare quel nome. Lui sapeva tutto! Com’era possibile?  La conferma gli arrivò subito.

"Ti stai chiedendo coma faccio a conoscere questo nome? Bene ora te lo spiego per bene! Ieri notte stavo navigando in Internet, quando mi sono imbattuto in certi annunci con tanto di fotografie! Sono entrato ed ho iniziato a sfogliare le pagine. C’erano tante foto di ragazze nude! Erano escort che offrivano le loro prestazioni sessuali! Alessia! In un primo tempo non ho creduto a quello che vedevo. Ma appena sono arrivato alla pagina di Luana stavo quasi cascando dalla sedia! Eri tu! Ed eri completamente nuda! Ho pensato che fosse una ragazza di nome Luana che ti somigliava. Alla fine ho dovuto arrendermi davanti all’evidenza! Quella ragazza in pose oscene eri proprio tu! Una troia come le altre, che si prostituiva per denaro! Alessia tu fai la PUTTANA!

Alessia ascoltò le parole del padre, imbarazzata, come se fosse stata investita da una valanga di merda, era disorientata e giaceva inerte sul divano, in uno stato di catalessi totale, mentre il suo cervello sembrava impazzito alla ricerca affannosa di una giustificazione plausibile a quelle accuse.
Poi balbettando:

"Per favore, Papà, tu non capisci!

Il padre rapidamente bloccò qualsiasi reazione, prima che potesse proseguire, l’aggredì verbalmente senza placare la sua ira, che aumentava fino ad esplodere come un vulcano in eruzione.

 "Che cosa non dovrei capire? È difficile capire che sei una puttana! Quello che non capisco com’è potuto accadere? Ti ho crescita nel migliore dei modi possibile e ora vedo il tuo corpo venduto come vile merce, al migliore offerente e le tue gambe allargarsi a qualsiasi uomo che ti offre del denaro! Non puoi negare l’evidenza!

Lei si afflosciò sul divano, come una bambola di pezza inanimata. La testa piegata in giù, poi respirando affannosamente rispose con un tono di voce appena percepibile, quasi un bisbiglio:

"Sì! È vero!"

Mario quando sentì sua figlia ammettere la verità, esplose in un impeto di collera incontrollato, si lanciò come una furia su di lei gli afferrò i polsi e la costrinse ad alzare la testa.
Mentre, la fissava rabbioso, la sua mente stava pensando a come punirla, improvvisamente gli venne in mente il castigo adatto alle circostanze, proprio quello che meritava quella sfacciata. 

"Tu mi hai deluso. Meriti una punizione per le porcate che combini!

Si sedette al suo fianco, le strinse i polsi e la trascinò sopra il suo grembo a faccia in giù, poi le scoprì il culo fino alla vita. Prima che Alessia si potesse opporre iniziò a picchiare forte con il palmo della mano.
Il rumore secco degli schiaffi rimbombava nella stanza mischiandosi ai singulti di Alessia.

“schiaffff schiaffff schiaffff schiaffff
 "ai iiiiiiiiiiiiii Per favore, Papà, no ooooo mi stai facendo male!"
“Zitta mmmm troia è quello che meriti! sei una puttana! to to mmm

Alessia gridava la sua disperazione, mentre il padre le stava scorticando la pelle delle natiche, accanendosi come un cane rabbioso.

Nonostante il dolore fisico e la sofferenza che stava subendo dal padre, Alessia cominciò a pensare che quella punizione, dopo tutto, non era diversa da quella che pativa da certi clienti, da cui traeva molto diletto.
Mentre subiva le sculacciate del padre, si sorprese per quello che stava provando, il dolore si era trasformato in piacere, sentiva la mano paterna che colpiva le sue natiche, già abbondantemente arrossate, che gli dava una sensazione piacevolmente inaudita.
La figa iniziò a pulsare ed i capezzoli a indurirsi accentuando la loro sensibilità, sensazioni che gli provocavano brividi e gradevoli godimenti che aumentavano ogni qual volta il palmo della mano impattava sui suoi glutei.

Ad un tratto si accorse di un particolare sbalorditivo, che le sballò completamente la mente. Anche il padre si era lasciato trascinare emotivamente da quella situazione incandescente, come i suoi clienti si era eccitato, ed in quello istante percepiva chiaramente il suo cazzo duro, che premeva contro il suo ventre e lo avvertiva palpitante spingere da sotto.
Quella situazione imbarazzante fece scattare in lei una reazione improvvisa, un pensiero che la infastidì subito.

 "Aspetta un minuto!"

Disse con rabbia,

"Papà! Come hai fatto a trovare i miei annunci su Internet, su un sito a pagamento?

Quella frase, lo colpì come un maglio, facendogli bloccare la mano in aria.

Alessia, ne approfittò e si divincolò dal grembo paterno, saltando in piedi, lo fronteggiò con tono duro.

"Tu cercavi una puttana da scopare! Le ragazze di quel sito non si trovano facilmente nelle pagine libere! Bisogna essere membri! Inoltre per vedere me devi essere almeno un VIP! Tu stavi cercando un ESCORT, quando ti sei imbattuto nelle mie fotografie! Vero Papà?"

Mario sbiancò in viso. Alessia osservò la reazione del padre. Non si era sbagliata. Lui stava cercando una ragazza a noleggio, una come lei.
Poi Alessia, intuendo la verità, si eccitò al pensiero che il padre non era differente dai suoi clienti. L'eccitava l’idea che l’aveva osservata nuda, forse desiderata, così cambiando il tono della voce, con un timbro più suadente. 

"Cosa hai pensato quando hai visto le mie fotografie? Papà? Guardami in faccia quando ti parlo!

Mario aveva un’espressione impacciata e confusa. I ruoli si erano invertiti.

Alessia, prendendolo di petto, s’inginocchiò davanti a lui, scivolandogli come una gatta in calore tra le gambe aperte.
Poi posò le mani sulle cosce e lentamente le fece scorrere fino a raggiungere il cazzo duro del padre, che palpitava sotto la stoffa. Appena lo cinse ebbe un moto.

"Oh, questa è bella! Cosa è? L’effetto che ti hanno fatto le mie foto o il mio culo mentre lo prendevi a schiaffi? Ti è piaciuto vero? Sei un pervertito!
 "Alessia, tesoro, per favore, tu non dovresti comportarti così! Sono tuo padre!"
“Mio padre? Mio padre non è uno che cerca le puttane su internet! No tu non sei mio padre! Sei un cliente!

Mario ha bisbigliato qualcosa di incomprensibile mentre tentava di respingerla via da se.
Alessia resistette alle spinte del padre e fissandolo negli occhi.

"Scommetto che questo ti piacerà moltissimo! Sei venuto a cercare un escort? Hai trovato un ESCORT!

Dopo aver pronunciare quelle parole, rapidamente afferrò le spalline del vestito tirandole giù fino al costato.  Le sue mammelle piene e sode rimbalzarono aggressive davanti agli occhi eccitati del padre, le più belle che lui avesse mai visto.

Alessia ormai aveva il controllo della situazione.
Così, con un gesto repentino, afferrò le mani del padre e lo costrinse a toccare le sue tette, nonostante protestasse.

"No, Alessia, non posso!"
“Come? Le hai cercate su internet! Che fai? non tasti la merce prima di provarla?

Alessia lasciò le mani del padre sulle sue tette e lui, ormai succube della figlia, le tenne su, continuando ad impastarle come panetti di pizza, soffermandosi ogni tanto sui capezzoli turgidi.

Alessia si era eccitata perché quella situazione incandescente aveva coinvolto anche i suoi sensi. Abbassò lo sguardo sul grembo del padre, si morse le labbra, pensando che sotto la stoffa c’era un cazzo duro e pulsante. Così seguendo il suo istinto, senza esitare, aprì la patta dei pantaloni infilandoci la mano.

“Alessia aaa no oooo non devi!

La voce del padre era completamente stravolta e le parole non corrispondevano alle reali intenzioni. Era eccitato come un montone pronto alla monta.

Alessia, si impossessò del cazzo del padre e lo menò per alcuni minuti, dopo per facilitare la sua azione, raggiunge la vita ed allenta la cintura, slacciando i pantaloni e, con movimenti lenti, li fece scivolare giù, insieme alla biancheria intima, fino alle caviglie.

Mario, rimase completamente turbato, non riuscì ad opporre alcuna resistenza, era quasi in trance, tuttavia continuò a spremere ed a soppesare con libidine le grosse mammelle della figlia.
Lo sconcerto è aumentato, quando vede Alessia piegarsi con il busto in avanti ed infilare il suo cazzo in mezzo al seno. Con entrambe le meni afferra i grossi meloni e serrandoli attorno al pene comincia a stimolarlo con un lavoro di tette.

 "Non possiamo fare questa tesoro, per favore fermati!"

Alessia, ignorò le parole del padre, e sorridente lo guardò in faccia, mentre si leccava le labbra.  Lo aveva in pugno.

Le grosse tette stringevano il cazzo paterno masturbandolo con forza, ogni tanto la bocca di Alessia si impossessava del glande ghermendolo come una dolce leccornia

"Sì, che possiamo, Papà, so che lo desideri tanto. Ho voglia di farti un pompino! Non vuoi vedere le labbra della tua bambina che avvolgono il tuo cazzo?"

La mente di Mario era in subbuglio, pensava di vivere un incubo; non poteva essere vero, doveva fermare sua figlia.
Fece un ultimo tentativo di bloccarla. Le spinse il capo indietro, cercando di allontanarla dal suo cazzo.

 "Per favore, Papà, ho voglia di prenderti il cazzo in bocca! Lasciami fare!"

Mario aveva trovato quasi la forza di respingerla, quando la bocca di Alessia calò giù chiudendosi attorno alla cappella del suo cazzo.
Quando, la sua lingua iniziò a lisciare il nerbo, si rese conto che lo desiderava anche lui, ed in quel momento le apparve come la cosa più meravigliosa e naturale che gli fosse capitato.

In quelle condizioni era impossibile fermarla. Mario, alla fine si arrende ed appoggiandosi al divano, rilassa le membra, mentre le sue mani guidavano le evoluzioni di quel sublime pompino.

Alessia, si staccò per un attimo dal cazzo, sorridente alzò la testa, guadando gli occhi del padre:

"Ti piace, Papà?"
 "Stai zitta, piccola puttana, e riprendi a succhiare il cazzo di papà!"
“Si… così mi piaci papà! mmmm

Mario sorrise mentre spingeva la testa della figlia giù, sul suo cazzo duro.
Ormai si era spogliato di tutti i pregiudizi che lo bloccavano, il godimento fisico che stava provando gli avevano annullato tutti i residui di freni inibitori. Sua figlia faceva la puttana per mestiere. Non c’era nulla di male ad aiutarla nel suo lavoro.
La osservava incantato, mentre con grande impegno si stava cimentando in quel piacevole pompino. Se fosse stato un medico avrebbe potuto visitarlo come paziente, oppure un dentista o un odontoiatra, Sarebbe stato normale. Sua figlia faceva la puttana. Lui come cliente o paziente perché non poteva frequentarla? Al diavolo la morale. Era incesto si, ma a fin di bene perché dimostrava a sua figlia che accettava il lavoro che aveva scelto. Ogni padre dovrebbe essere orgoglioso del lavoro di sua figlia.

Mario apprezzò molto l’abilità della figlia nel muovere la bocca. Pensò dentro di se, almeno il mestiere della puttana lo faceva bene. Era brava ed attenta a stimolare ogni particolare del cazzo, compresi i coglioni, e lo faceva con gran maestria, segno di grande esperienza sul campo, forse la migliore nel suo ambiente.

 "Mmm, ooo papà ti piace farti succhiare il cazzo?"

Bisbigliò Alessia.

"Certamente, soprattutto quando la puttana è brava! Come te tesoro!  

Mario si sentiva orgogliosa di trarre piacere da quel pompino incestuoso, mentre osservava la testa nera di sua figlia che si muoveva sul suo cazzo immaginando gli uomini, vecchi e giovani, che si erano seduto sul quel divano, mentre lei glielo prendeva in bocca.

Nonostante tutto, gli sembrava ancora incredibile realizzare l’evidenza di quelle che vedeva e cioè la sua dolce bambina inginocchiata davanti a lui con il suo cazzo in bocca.

Tuttavia quelle fantasie furono così incredibilmente reali ed eccitanti, che iniziò ad avvertire i primi stimoli.

Man mano che la bocca di Alessia incalzava sul suo cazzo, l’eccitazione aumentava, così quando i primi conati di sborra le preannunciarono un imminente orgasmo, afferrò la testa di Alessia e mosso il bacino verso l’alto chiavandola con frenesia nella cavità orale.

"Tesoro sto per sborrare!"

Alessia, sentendo quelle parole, aumentò lo sforzo muovendo velocemente la bocca.
Senza fermarsi ha continuando a succhiare fino all'estremo sacrificio. Al culmine del piacere, Mario afferrò la testa della figlia, e tenendo il cazzo in profondità, scaricò il suo caldo seme nella gola di Alessia, inondandogli la bocca.

Alessia ne fu felice perché la sborra che gli stava riempiendo la bocca non era quella del solito cliente, ma del padre, per questo motivo per lei aveva un gusto speciale ed unico.  
La ingoiò tutta, fino all'ultima goccia, ed anche dopo, ha continuato a succhiare il cazzo del padre fino a, quando non si è afflosciato nella sua bocca.

Alla fine ha guardato in su, negli occhi del padre, e con tono felice:

"Ti voglio bene, Papà!"
"Ti voglio bene, anche io, bambina mia. Poi sorridente: Se lo sapesse tua madre?"

Mario continuò a frequentare la figlia e poté apprezzare altre qualità che aveva letto nel suo profilo in Internet.
Divenne il suo miglior cliente e stimatore, lasciando commenti favorevoli nel profilo di Luana, chiaramente con un falso nome.

Così va la vita

Guzzon59

giovedì 7 marzo 2013

Nella Dark Room .... con la figlia..


Per quanto mi riguardava la figura del nonno, rassegnato e dimesso, mi stava stretta, perché, a fronte del ruolo che la società affibbiava al vecchio, di rottamato del lavoro e completamente asessuato, la mia personalità invece era fondamentalmente attiva e trasgressiva.

Da sempre ho tradito mia moglie, con chi mi capitava. Addirittura sono comparso anche su una rivista porno amatoriale, con il viso coperto da una banda nera, mentre mi inculavo una cugina. 
Negli anni del buum tecnologico, usando internet, sono riuscito a catturare molte donne, anche giovanissime, con cui mi sono scatenato in motel, in macchina e persino nelle aree di servizio delle autostrade.
Quei vizi, dopo la pensione, erano diventati sempre più difficile da soddisfare, perché mi costringevano ad affrontare dei lunghi viaggi e a dover inventare giustificazioni assurde, scuse che apparivano sempre meno plausibili, in considerazione che ero ormai un pensionato.

La fortuna mi è venuta incontro. Ma come si sa, la dea bendata, a causa della cecità, ha fatto un casino. Ha incrociato il destino di mia figlia Alessandra al mio, in un intreccio di eventi, eccezionali, ed accaduti indipendentemente dalle nostre volontà.

Due anni fa, nella mia città, è stato aperto un club privè.
Essendo un abituale frequentatore di Internet, con un profilo molto avanzato che aveva migliaia di contatti, tramite una e_mail, mi hanno invitato all’inaugurazione del locale.
La pubblicità del Club, oltre alle solite offerte di sesso e all’assicurazione della garanzia di massima riservatezza, aveva una novità, che mi ha incuriosito: La Dark Room.
Cioè una stanza completamente al buio, dove avevi la possibilità di incontrare una partner sconosciuta, che era stata contatta e sedotta nella chat interna del locale, con la quale c’era una affinità elettiva.
Questa stanza completamente oscura aveva delle caratteristiche particolari. Si doveva far sesso con chi capitava e senza dire una sola parola, perché non era consentito svelare la propria identità.
Serviva a proteggere le persone da eventuali rischi di ricatti. Insomma entravi e scopavi, ignorando l’identità della partner; la quale poteva essere giovane o anziana, bella o brutta. Insomma, un incontro al buio totale. Quella idea la trovai straordinariamente brillante, perché nella pratica, dava la possibilità di sfogare qualsiasi fantasie, senza alcun imbarazzo.

La fortuna, però, mi ha abbandonato proprio il giorno dell’inaugurazione.  Perché corrispondeva con la data nella quale mia figlia Alessandra aveva fissato la cerimonia del battesimo di Alessio, il mio nipotino.
Imprecai e maledissi il destino avverso, soprattutto mia moglie, perché fu lei a scegliere la chiesa e il giorno. Era l’onomastico di un santo a lei cara, e diceva che avrebbe portato fortuna ad Alessio.
Dovevo inventarmi una scusa plausibile, perché non volevo perdermi l’inaugurazione del Club Privè, anche in considerazione che per coloro che erano stati invitati tramite e_mail, l’ingresso era gratis, con alcuni vantaggi.

Venne il giorno e ci ritrovammo con tutti i parenti e gli amici presso la chiesa, dove sarebbe stato celebrato il battesimo.
La cerimonia ebbe luogo senza intoppi. Il problema sarebbe sorto nel pomeriggio, durante i festeggiamenti al ristorante.
L’inaugurazione, infatti, era stata fissata per le cinque, ed io entro quella ora dovevo cercare una scusa per allontanarmi.
L’occasione me la diede mia moglie. Aveva dimenticato le pastiglie antidepressive, che assumeva a causa di una disfunzione ormonale.
Alessandra, mia figlia, si offrì di andare a cercarle. Fui tempestivo a fermarla.

Lungo il tragitto non facevo altro che pensare alla scusa che dovevo inventare per non ritornare al ristorante. Ero incolonnato davanti ad un semaforo, ad arrovellarmi il cervello, quando da dietro un auto mi diede una leggera spinta. Qualcuno mi aveva tamponato. Perfetto.
Chiamai Alessandra e gli dissi quanto che era successo, che stavo bene, e che sarebbe stato meglio se fosse andata lei a prendere le pastiglie della mamma, perché avrei perso tempo con i vigili urbani. Non era così perché, in realtà, ci eravamo scambiati solo i dati delle assicurazioni e quelli personali.

Arrivai puntuale nel cortile alla villa, dove era situato il club privè. Il locale, all’interno era in penombra, le pareti color granato scuro, sembravano di velluto, le luci sfumavo negli angoli, i divani  e le poltrone erano sparsi in ogni dove, sui tavolini si vedevano le bottiglie e bicchieri che solerti camerieri, di ambo i sessi, molto sensuali, avevano l’accortezza di portare.
Le ragazze esibivano minigonne da mozzare il fiato. C’erano angoli appartati, dove già si potevano notare delle coppie in atteggiamenti intimi, a fare amicizia e andare oltre. Le piste per il ballo erano già affollate dai clienti, ben vestiti, e le donne abbigliate in modo succinto, si muovevano come odalische al ritmo della musica.
Il bancone del bar era dorato, e dietro c’erano due stupende ragazze di colore.

Stavo osservando il locale, quando un signore, pressappoco della mia età, si avvicina e mi accoglie con un gran sorriso. Era il gestore, si presenta e poi mi chiede il nome. Mi presento, ma appena rivelo l’identità che avevo creato su Internet scoppia in una gran risata.

“Sei tu? il famoso Amantino? –
“Si, mi conosci? –
“Certo, ho conosciuto donne con cui sei stato! Debbo ammettere che sei un bel mandrillone! Hahahah - 
“Mi difendo! –
“Mi fa piacere che hai accettato il mio invito! Hai già visto la stanza dei computers?
“La chat interna?  -
“Si! E’ qualcosa di nuovo! Praticamente è l’anticamera della Dark Room! –
“Come funziona?
“devi prenotarti appena entri! Un ora costa 100 euro! Le donne non pagano! – I computer sono collocati in stanze diverse, una per gli uomini e una per le donne, quindi entri nella chat insieme con agli altri! Chi riesce a conquistare una donna on line, ha la possibilità di incontrarla nella stanza buia! –
“quindi garantisce l’assoluto anonimato?  interessante? –
“ si molto! credo che un amante sconosciuta susciti più desiderio! Pensa! non la conosci e puoi immaginarla come ti pare e piace! E senza tanti complicazioni! – 
“cazzo è vero! –
“vorresti provarla?
“Perché no? Dove devo pagare? –
“Oggi offre la ditta! Vieni! –
“Grazie!”

Mi portò in una stanza dove c’erano almeno una ventina di computers. In quel momento più della metà era già impegnato. Mi sedetti ed entrai in rete. Non c’era bisogno di  username e password, era stato tutto impostato. Entrai nella rete interna con il numero 13 e scelsi come avatar l’immagine di un uomo maturo e a petto nudo.
Dall’altra parte, c’erano già dieci donne in linea. Entrai e le salutai tutte.

Tutti rispondono: “Ciao 13!
Scrissi: “ma siete tutti seduti su questi sgabelli duri come la pietra! Non avete il culo intorpidito?
Risponde un uomo, il n.11 “io ho anche i coglioni intorpiditi! Hahah
Gl rispondo: “attento che poi fai cilecca con il n.8!

La donna n.8 incuriosita da quella risposta.
“perché con me?
“Così! Mi andava di dire il tuo numero!
La donna n.3: “potrebbe capitare a me! Non ti pare!
Io: “n.3! a te no! Ho idea che sai il fatto tuo!
La n.8: “Questa è bella! A me deve capitare il cileccone a lei no!
La n.3:“Tesoro! Mi sa che il n.13, è uno che se ne intende!
La n.8:“se non lo conosci nemmeno!
Io:“n.3 sei una donna intuitiva! Ti stimo!

Il mio scopo era quello di mettere le donne una contro l’altra e incuriosirle. Il n.3 e il n.8 si stavano già contendendo il mio numero.

Il n.8: “come fai a dire che lei è una donna intuiva! Perché io ti sembro una sciacquetta?
Il n.3: “bellezza! Rassegnati! Il 13 ha capito di che pasta sei fatta!

Dopo alcuni minuti, di battute e risposte, mi arriva un e_mail in privato. Avevo fatto bingo!

“Ti aspetto nella stanza. Gli faccio vedere a quella sciocca di che pasta sono fatta!

La n.8 mi aveva dato un appuntamento. Sorrisi. Andai dal mio amico.

“Cazzo! Complimenti sei il primo! Stasera, seguimi!
Mi condusse in una cabina.

“La vedi quella porta?
“Si”
“Ci devi entrare nudo! Una cosa! Prima regola importante: non devi chiedergli il nome e non devi parlare con lei! Potete solo toccarvi, accarezzarvi, baciarvi e poi scopare. E’ obbligatorio l’uso del profilattico! Tieni è appeso a questo nastro!
Dopo essermi spogliato e appeso il nastro con il profilattico. Suona il cellulare.

“Papà ma dove sei?
“Sono andato a farmi visitare al pronto soccorso!
“Veniamo subito!
“No! Ho finito! Non è niente! riempio alcuni moduli e poi vi raggiungo!
“Come vuoi papà!
“Mi raccomando, non agitare gli altri!
“Va bene papà! A dopo!

Spensi il telefonino cellulare. La luce della cabina si spense. Fui subito investito da una folata di aria proveniente dalla porta che  si era aperta. Una voce di donna, fuori campo, con tono sensuale ci invitava ad entrare e seguire la guida di una corda che si trovava sulla destra.
Afferrai la corda e mi infilai nella stanza buia. 
Era tutto nero. Escluso la vista mi restavano gli altri sensi. Infatti, in quei momenti mi arrivava solo il rumore di una persona che stava respirando, era la donna che era entrata nella stanza con me. Era la n.8.
Con una mano seguivo la corda e con l’altra tastavo il buio davanti a me. All’improvviso la mano urtava contro un seno. La pelle era liscia e tiepida. Stringo le dita. Caspita che tetta! Era molto voluminosa. La percepisco tonica e con capezzoli molto sviluppati.
Quel contatto improvviso mi provocò un brivido lungo la schiena. Quel gesto fece sobbalzare anche lei. La sentì tremare. Avevo una gran voglia di parlare, ma le regole erano regole. Anche lei si stava sforzando a stare in silenzio. Quella situazione misteriosa mi piaceva. Mi aveva infiammato i sensi e la fantasia. Il tatto e l’aroma del suo corpo erano gli unici stimoli dei miei sensi, che mi permettevano di immaginarla. Sentivo il suo profumo. Era una fragranza forte che mi stordiva. Ci misi poco a somatizzare quella situazione infernale. Davanti a me c’era una donna, fremente e nuda. Il mio cazzo, come un segugio, fece un sobbalzo. Sollevandosi repentinamente, tale da urtare con la punta contro di lei.

Eravamo, uno di fronte all’altro. La donna senza esitare un solo istante agì veloce,  impossessandosi del mio cazzo. Lo afferrò con una mano e con presa sicura iniziava a stimolarlo, facendo scivolare la pelle sulla dura massa pulsante.
Mi avvicinai ancora di più per facilitargli il compito. Nello steso istante cominciai a baciarla sul collo. Il suo profumo mi faceva sballare la mente. Dopo un po’ le labbra della sua bocca furono schiacciate contro le mie, così forti, quasi da togliere il respiro.
La toccavo con frenesia. Aveva un corpo massiccio. Non era molto alta. I capelli erano corti. Cercai di immaginarla. Nel campo visivo della mia immaginazione mi apparve il viso di una nota attrice, bionda. Da come era fatta poteva corrispondere a lei.
Eravamo molti eccitati. Quella situazione incandescente era veramente incredibile. Mi trasmetteva sensazioni nuove e difficilmente immaginabili primi di allora. Sentivo il suo alito aromatizzato sulle mie labbra. Era una percezione indescrivibile. Le emozioni erano tante e forti. La stringevo, accarezzandogli il culo, che era grosso e rotondo, con la pelle così morbida che sentivo le dita affondare.
Poteva avere un’età approssimativa tra i quaranta e cinquanta. Era comunque una donna sensuale. La figa era completamente rasata. Le dita penetrarono facilmente tra le labbra umide, già abbondantemente bagnate, e s’impregnarono completamente del fluido secreto. Stavo impazzando dal desiderio. In preda all’eccitazione, gli ficcai il cazzo tra le cosce e cominciai a masturbarmi, strofinando il nerbo contro la vulva vaginale. Lei era molto ricettiva e con partecipazione mi aiutava in quella altalena di sensazioni. Lentamente, sostenendoci a vicenda, ci siamo seduti per terra. Il pavimento era coperto da una morbida moquette. Una volta giù, m’inginocchiai tra le sue cosce aperte. Al buio, seguendo solo l’istinto, infilai la bocca nello scoscio. Appena la lingua toccò la carne viva e odorosa, lei sussultò emettendo un lieve singulto. Senza tregua, mossi velocemente la punta della lingua, facendola razzolare tra le fenditure umide ed il turgido clitoride.
La donna misteriosa mi ispirava.  Mi sentivo come un vero uragano ed agivo con audacia, senza dargli tregua. Le mordevo con forza le parti intime, strofinando la bocca nella carne viva della vagina. Ero talmente impetuoso che la mia azione la costringeva a gemere ed ansimare con la gola, mentre le sue mani mi serravano le spalle e mi accompagnavano in quel meraviglioso cunnilingus. Dopo averla stimolata per un bel quarto di ora, fu il suo turno, ma scelse il sessantanove, non gli andava di stare inerme a succhiare il cazzo. Voleva continuare a provare quelle sensazioni, e contemporaneamente a sollazzarmi il cazzo.
Mi sdrai a terra e lei salì sopra il mio grembo, era massiccia, ma il ventre era piatto. In quella posizione, iniziammo a darci un piacere reciproco. La bocca agiva senza soluzione. La sua aveva fagocitato interamente il mio cazzo, e la sentivo, mentre lo faceva affondare fino in fondo alla gola. Dio mio era incredibile. Riusciva ad ingoiarlo interamente, fino alla base dei coglioni. Era bravissima. Nello stesso tempo accarezzava e soppesava i coglioni con molta maestria. La schiena mi fremeva tutta, come se sentissi le vertigini di una altezza assiderale. Un vero e proprio turbinio di sensazioni che mi mandarono totalmente in delirio.

Senza farmi cambiare posizione, si spostò con lo scoscio verso il mio grembo, e tenendo il cazzo dritto, puntò la cappella contro la vulva vaginale.
Porca puttana! mi ero dimenticato di indossare il profilattico.
Ormai il dato era stato tratto. Il cazzo scivolò in quel tunnel infuocato, e fu subito avvolto dalle pareti calde come una fucina. La donna, una volta seduta sopra il mio grembo, con il cazzo piantato saldamente dentro la sua figa, cominciò a dondolarsi come se ballasse il ballo del ventre.
I movimenti prima erano lenti e poi diventarono sempre più veloci. Si muoveva senza perdere il contatto con il mio cazzo, che era stimolato incessantemente dalla sua caverna vaginale, in tutta la sua lunghezza.
In quei frangenti gli toccavo le gambe, il meraviglioso e voluminoso culo, e stringevo l’enorme seno, che a volta lei, abbassandolo, me lo sbatteva contro la faccia.

Me la chiavai in tutte le posizioni, possibili e immaginabili. Mi tolsi anche lo sfizio di incularmela. Non ci fu alcun problema a penetrarla, giacché il culo era abbondantemente slabbrato e spianato.
L’ultimo atto mi vedeva sopra di lei, con le sue gambe oscenamente aperte e appoggiate sulle mie spalle, mentre, incuneato tra le cosce, spingevo con forza il mio cazzo dentro di lei. Appena arrivarono i primi conati di sborra, aumentai l’andatura ed il ritmo degli affondi.
Lei non poteva parlare, ma i gemiti gutturali, testimoniarono quelle che in quel momento avvertiva. Ansimava, come se le mancasse il respiro, e gli sforzi erano perfettamente accordati con gli spasmi vaginali che, a causa dell’orgasmo, si contorcevano come forti presse, stritolandomi il cazzo.

“Mmmmmmmmmmmmmmmm
“Mmmmmmmmmmmmmmm

Eravamo muti ed ansimanti, mentre il mio cazzo gli riempiva la figa. Esplosi dentro di lei un carico caldo di sperma, nello stesso tempo, la baciavo con gran passione e slancio. Poi mi abbandonai sopra di lei.

Ripresomi da quella maratona pazzesca, dopo esserci strette le mani e baciati, ho afferrato la corda e lo seguita fino alla porta della cabina, che era aperta.
Aappena uscito dalla stanza, fui subito investito dalla luce. Era fastidiosa perché gli occhi si erano assuefatti al buio.
Trovai il mio amico, fuori ad aspettarmi.

“Un esperienza incredibile! Che donna! Mi ha soddisfatto in modo stupefacente!
“ahahahah pensa che nemmeno la conosci!
“Lo sai, questa aspetto ha reso l’incontro molto più eccitante! Avevi ragione tu! Una situazione misteriosa che esalta i sensi! Veramente bella come idea! Complimenti! Credo, che avrà molto successo!
“Grazie! Detto da Amantino! È più che un complimento!

Prima di andare via ho fatto un giro per il locale, osservando attentamente tutte le donne presenti. Nessuna mi dava l’idea che mi ero fatto della donna misteriosa, che avevo incontrato nella Dark Room. Mi rassegnai a cercarla e andai subito via.

Raggiunsi i parenti e quei pochi amici che erano rimasti ad aspettarmi.
Quel pomeriggio sembrava che il destino si fosse accanito con mia moglie. Perche anche mia figlia Alessandra ha avuto un problema, ed era arrivata in ritardo. Aveva bucato una gomma. Mia moglie, si arrabbiò con me e mi fece un cazziatone della madonna.
Ma ero troppo euforico, per rispondergli. Dentro di me ero felice e appagato. Nessuna cosa, in quel momento, poteva turbarmi, figurati una scenata di mia moglie.

In poco tempo, divenne un cliente VIP del Club Privè. Le chat non sempre andavano a buon fine. La prima volta ebbi solo fortuna.
Le altre volte ho dovuto pagare molte ore per avere la possibilità di poter incontrare una donna. Col tempo mi resi conto che non era una donna qualunque che stavo cercando, ma quella che avevo incontrato la prima volta.
Il mio amico, per farmi un favore, mi lasciava sempre libera la postazione n.13, ma il n.8 delle donne non era mai disponibile al dialogo, segno che non era la mia donna misteriosa.


Dopo un anno. Un sabato sera successe quello che ormai ritenevo una cosa impossibile. Avvenne il miracolo che avevo sognato.
Appena entrato nella Chat, il n.8 mi manda un messaggio privato. Era lei. Il cuore mi batteva forte. Mi sentivo come un ragazzino alla prima cotta. Quella donna mi aveva preso l’anima. La passione con cui aveva partecipato al coito, aveva lasciato un segno profondo nella mia mente. Il mistero della sua identità l’aveva trasformata in una divinità, una immagine eccezionale, che continuamente riemergeva nei miei ricordi tormentandomi la mente. Finalmente potevo rinnovare quel rapporto e chissà, magari avrei potuto sperare di conoscerla.

Ci ritrovammo subito nella stanza. Anche lei era entusiasta di ritrovarmi e me lo fece capire con i fatti e la passione e lo slancio che aveva messo durante l’accoppiamento, che è stato molto più intenso della volta precedente.
Era passato un anno esatto.  Era dimagrata.  Il seno non era più voluminoso come la prima volta, comunque era ancora tonico.
Mi apparve più giovane rispetto all’età che avevo immaginato la prima volta. Tuttavia non era cambiato nulla. Me la chiavavo con grande passione. Anche stavolta ci siamo dimenticati di usare il profilattico. Nella chat, ci mettevamo d’accordo sui giorni in cui potevamo incontrarci.
Era diventata una vera droga. Quello che provavo per lei non era dissimile all’amore. Era una magnifica donna che riusciva a darmi sensazioni inaudite, e si concedeva senza alcun limite. In chat spesso gli chiedevo se volesse rivelarmi la sua identità. Mi rispondeva che era una donna impegnata e che era meglio mantenere quel tipo di rapporto. Per lei, l’anonimato era preferibile perché gli avrebbe evitato complicazioni ingestibili e problemi con le rispettive famiglie.
Decidemmo quindi di incontrarci in quel modo. Al buio. Come amanti diabolici, consapevoli che quel tipo di rapporto rafforzava il legame e rendeva gli incontri infuocati sempre più eccitanti.

Durante l’ultimo incontro mi sono accorto che aveva una ingessatura al polso della mano sinistra. Mi riferì che si era procurata una lussazione a casa, mentre stava spostando un mobile.
In chat gli scrissi :

“Mi piacerebbe mettere la firma sopra l’ingessatura! Oppure disegnarci una figura! Così quando la vedi pensi a me!
“cosa vorresti disegnarci?
“Un cobra! Un grosso cobra rosso e verde! Così quando lo guardi, pensi al mio!
“mmmm bello! Il tuo cobra hahah certo! mi piacerebbe! Mi hai eccitata! Ti aspetto nella stanza! Mmmm ho la figa in fiamme!
“ed io arrivo con il mio cobra a spegnere quelle fiamme infernali! Mmmm vengo oo

La domenica successiva non ebbi la possibilità di incontrarla perché era stata organizzata una riunione di famiglia.
Mia figlia Alessandra aveva riunito i parenti per festeggiare il compleanno di Alessio. L’impegno, comunque, mi faceva piacere, perché erano due settimane che non avevo visto il mio nipotino.
La giornata era stupenda. Un sole chiaro, che illuminava il giardino, ed esaltava i colori delle rose fiorite.
Gli altri erano tutti arrivati e stavano scherzando e bevendo. Mia moglie corse subito ad aiutare Alessandra e sua cognata nei preparativi del pranzo.
Ero nel giardino, impegnato in una discussione con mio genero e mio fratello, quando ci interrompe Alessandra, portava un vassoio di bevande.

Rivolgendosi a suo marito: “Invece di stare li a chiacchierare, offrì da bere a papà e allo zio!

Mio genero afferrò il vassoio con le bevande. Quando vidi la mano sinistra di Alessandra mi prese un colpo. Dovetti sedermi, altrimenti sarei caduto a terra come un salame, perché le gambe non rispondevano più ai miei comandi e sembravano di burro.

“Papà ti senti bene?

Alessandra mi pose la mano ingessata su una spalla. E lo vidi perfettamente. Sul dorso era stato disegnato un cobra. Perfetto, anche nei particolari. I colori, rosso e verde, spiccavano in modo chiaro. Lo guardai sgomento.

Mio genero:

“Hai mai visto una cosa del genere? Pensa che ho dovuto passare un intero pomeriggio a disegnarlo! Sta testona ha voluto anche colorarlo di rosso e verde! Mi ha detto che lo aveva sognato!
“E’ vero! l’ho sognato!

Intervenni io.
“Perché proprio un cobra?
“Mi ricorda un attore!

Mio genero:

“Si un attore! Diciamo che sei matta! Penso che le tue amiche, con cui ti incontri il sabato sera, ti mettono in testa strane idee?
“Uffa! E tu che combini quando vai a giocare a pallone con i tuoi amici? Mi piace! È bello vero papà?

Intervenni io:

“Si è molto bello! E anche grosso! Sembra vero! Il gesso si sta rompendo! Hai un flacone di attack?
“si! ora lo vado a prendere!

Dopo aver incollato la frattura, feci qualcosa in più. Ci incollai alcuni pezzettini di gesso, uno dietro l’altro. Era una lettera scritta con l’alfabeto braille, dei ciechi.

Avevo avuto un terribile presentimento,  che non mi dava pace, tormentandomi tutta la giornata. Guardavo mia figlia attentamente. Non era molto alta. I suoi capelli, un anno fa erano corti. Aveva appena partorito e le sue tette si erano ingrossate. Il corpo era in sovrappeso. In un anno era dimagrita. Ed il seno, dopo l’allattamento, si era sgonfiato. Il culo comunque era sempre grosso e rotondo.
Non c’era dubbio. Poteva essere lei la donna sconosciuta. Corrispondeva perfettamente. Quell’idea mi fece venire i brividi.

Il sabato successivo in chat:
“ciao tesoro!
“ciao cobra!

Evitava di menzionare episodi della sua vita. Non voleva correre il rischio di essere riconosciuta. Dopo gli incontri, spariva dalla circolazione. Si volatilizzava come l’aria. Proprio quel comportamento mi faceva sorgere quei dubbi che mi tormentavano. Cercavo di sapere più cose di lei, particolari che conoscevo solo io. Agivo in quel modo per sciogliere  una curiosità che mi stava perseguitando la mente, come un tafano.

“Non ti ho mai chiesto l’età?
“lo sai che non si chiedono gli anni alle donne?
“certo! Sei bionda o mora?
“mistero! Voglio che mi immagini come la donna dei tuoi desideri!
“Ok! Non ti sbottoni! Ti aspetto nella stanza!
“mmm oggi mi sento ispirata! Corro!

Mi arrivò anche un e-mail dell’amministratore della chat, che mi invitava a non insistere a chiedere cose private e di rispettare le regole sull'anonimato.

Quel giorno avevo il presentimento che avrei incontrato mia figlia Alessandra. Seguendo la corda arrivai davanti a lei. Appena mi sentì vicino mi abbracciò. Ricambiai quella effusione con un bacio passionale. Le mie mani iniziarono a scorrere lungo la schiena e sul suo meraviglioso culo. Ero talmente eccitato che, per un momento, non pensai ad altro. Mentre mi stava succhiando il cazzo, il polso ingessato mi capitò in mano. Con il polpastrello del pollice strofinai nella zona in cui avevo incollato i tre pezzettini di gesso. La schiena fu travolta da una intensa e forte scossa elettrica. La mente sembrava che esplodesse come una bomba. La donna misteriosa era Alessandra. Ora non avevo più dubbi. Toccai i tre pezzettini di gesso. Toccai i capelli, il naso, le orecchie. Tutto corrispondeva a quello che di lei ricordavo.
Avevo commesso un incesto. Era una probabilità assai remota che potesse succedere, ma possibile. Ed era successo proprio a me.
Alessandra continuava a succhiarmi il cazzo. Io sapevo chi era lei, mentre lei certamente ignorava la mia identità.
Non riuscivo a prendere le distanze. Quel rapporto misterioso, si era arricchito di un nuovo elemento, pazzesco. L’incesto.

La frittata era stata ormai commessa. In me c’era un dilemma. Una parte avrebbe voluto interrompere scappare via per sempre. Ma un'altra parte, mi teneva inchiodato in quella stanza. eppure conoscevo la sua identità.
Il suo impeto confondeva la mia ragione. Mi spinse sulla moquette. La sua bocca si fuse alla mia. Mi venne addosso, strofinando il suo corpo al mio. Mi piaceva. La volevo e la desideravo come l’aria. Sarebbe stato meraviglioso se anche lei fosse stato a conoscenza della situazione. Stavo impazzendo.
Alla fine mandai a fanculo quelle poche remore morali. E dando retta ai miei istinti più bassi, decisi di restare.

L’abbracciai e iniziai a toccarla. Stavolta con più enfasi. Ero straordinariamente impregnato di desiderio, di voglia di far sesso con lei. Di scoparla.
La sua figa aveva un altro sapore. Era quella di Alessandra. Mi sembrava di impazzire. Quando mi incastrai tra le sue cosce aperte, la chiavai con grande slancio, fino a farla tremare e ansimare forte dal piacere.

Il rapporto è continuato per molti anni. In perfetta incognita.

Una cosa che avrei voluto sapere era: come è stato possibile?

Sono guzzon59: è giusto che il lettore conosca i particolari della storia.

Alessandra, il giorno del battesimo, mentre stava ritornando al ristorante, casualmente incrocia l’auto del padre. Non capisce perché sta andando dalla parte opposta. Alla prima rotonda, incuriosita da quella condotta, fa un inversione di marcia e lo segue. Lo vede, mentre si infila nel raccordo, della statale che porta in periferia.
Quando arriva davanti alla villa, dove stavano inaugurando il Club Privè, scorge l’auto del padre che si infila nei parcheggi. Entra anche lei.
Gira per alcuni minuti, alla ricerca dell’auto del padre. Quando trova l’auto, si accorge che la targa, quasi simile, differisce di un solo numero. Crede di essersi sbagliata.
Mentre stava uscendo, sente l’auto che sobbalza da un lato. Scende e vede che una gomma è completamente sgonfia. Comincia ad imprecare. Alle sue spalle compere un misteriosamente un signore, molto gentile. Che si offre di aiutarla.

“Senta venga dentro che le offro qualcosa da bere, mentre un mio dipendente le cambia la gomma.
“Grazie! Lei è molto gentile!

Appena entrata, si guarda attorno e capisce che quello non è un locale qualunque. Si sente subito scrutata dagli uomini, che notano il suo seno abbondante.

“Che razza di locale è questo?
“Un club privè!
“cosa?
“Non mi dica che è capitata qui per caso!
“le sembra strano, ma è così!
“Scommetto che vorrebbe scappare via?
“In un certo senso mi sento imbarazzata! Devo confessare che mi sono sempre chiesto che tipo di locali fossero!
“vuoi visitarlo?
“sono curiosa! Visto che debbo aspettare perché no?

Arrivati alla stanza dei computers. Il tipo gli spiegò il loro uso. Alessandra rimase sbalordita.

“Ma è possibile una cosa del genere?

Alessandra fissava i computers, affascinata. Il tipo cogliendo un lume di curiosità negli occhi della ragazza, gli propone di provare.

“vuole provare?
“Sta scherzando! Non sono quel tipo di donna che lei pensa!
“Le chiedo scusa! Ho visto che guardava con curiosità! E’ solo una chat!
“Certo so cosa è?! Navigo in internet! Ma questa è un po particolare! Non vorrei trovarmi in una situazione imbarazzante!
“non penso! Visto che è una chat anonima!
“Non so!

Il tipo cogliendo una morbosa curiosità e indecisione. Insiste.

“Dai! Provi! Quando la gomma sarà stata cambiata verrò a cercarla!

Alessandra, alla fine si lasciò convincere. Si sedette alla postazione n.8. Appena entrata nella chat ha salutato tutti. Aveva dimestichezza con la Chat. Infatti in poco minuti cominciò a scherzare con i maschietti in linea, anche con battute a doppio senso. Ad un tratto viene coinvolta dal misterioso n.13.

Alessandra era scaramantica e credeva alle coincidenze della cabala, soprattutto al significato dei numeri. Lo sconosciuto l’aveva provocata. Era una donna competitiva.

Non gli piaceva essere umiliata, soprattutto dalle altre donne. Nelle chat, finiva sempre per litigare con tutti. Aveva capito che la tipa del n.3 era interessata al n.13.
In un momento di irritazione, per fargli dispetto, e sottrargli l'osso di bocca, ha mandato il messaggio al n.13, che lo invitava ad incontrarlo nella stanza buia.
Si era fatta coinvolgere emotivamente nella discussione. Il n. 13 aveva la parlantina svelta e appariva una persona intrigante. Alla fine, per battere la sua avversaria, gli aveva mandato l’invito.
Alzò subito le mani dalla tastiera. Come se bruciassero. Si sentiva in imbarazzo. Pensò di aver combinato un guaio. aveva fissato un appuntamento vero e al buio. Non sapeva cosa fare.
Si alzò nervosa. Il tipo di prima, la notò avvicinantisi:.

“Cosa c’è?
“Ho fatto una cazzata! Ho fissato un appuntamento con il n.13, mi dispiace non so cosa mi ha preso! Certamente non posso onorare l’impegno. Lei capisce vero?

Il tipo sorrise.

“Senti! Sei capitata qui per caso? Non ti sembra una strana coincidenza?
“si!
“Nessuno ti conosce! Non hai l’obbligo di frequentare il Club. Hai una grande occasione per sperimentare qualcosa di straordinario! Ma dipendete da te!
“Cazzo sono sposata! Non sono mica una puttana! Oggi abbiamo battezzato il nostro bambino! È pazzesco quello che lei mi sta chiedendo!
“io non ti sto chiedendo nulla! Sei tu che devi decidere! Noto solo che sei confusa! Tieni bevi qualcosa di forte! Poi ci rifletti sopra!

Alessandra dopo aver ingurgitato la bevanda alcolica. Appariva ancora confusa e pensierosa.

Il tipo incalzando la situazione:
“Provarci non ti costa nulla! nessuno saprà! quello che succederà in quella stanza rimarrà un segreto! te lo prometto! anzi non voglio neanche conoscere la tua identità! Dai! Non ti preoccupare. Qui manteniamo il massimo riserbo! Te lo garantisco!

Gli occhi di Alessandra erano lucidi. In cuor suo stava pensando a quello che poteva succedere in quella stanza. Era tuttavia affascinata ma anche spaventata. Era indecisa.
Il tipo avendo notato quello atteggiamento confuso, incalzò ulteriormente la situazione. 

La prese da una mano.

“Seguimi!
“aspetta! Devo fare una telefonata! Devo togliermi un dubbio!

Alessandra chiamò suo padre. Quando gli disse che si trovava al pronto soccorso tirò un sospiro di sollievo. Meno male, non era lì, quindi nessuno l’avrebbe saputo.

Seguì il tipo, lasciando che fosso lui a decedere per lei. Era tuttavia intrigata e affascinata da quella situazione incandescente. Ma cosa incredibile. Era dannatamente eccitata da quello che stava affrontando. Entrò nella cabina, si spogliò ed attese che la porta si aprisse. Nell'attesa aveva aromatizzato il suo corpo con i profumi di alta qualità, offertigli dal gestore.  
Alla fine, quando è uscita dalla cabina, è fuggita via spaventata. Quella sera il senso di colpa l’aveva tormentata. Ma, suo malgrado, il pensiero di quello incontro misterioso, gli aveva dato delle emozioni eccezionali, e si era insinuato profondamente nella sua mente.
Dopo un anno, il ricordo di quell'incontro, che non l'aveva mai abbandonata, riemerse con forza, facendogli cedere al desiderio di ritornare in quel club, per incontrare nuovamente l’uomo sconosciuto. Colui che gli aveva dato delle emozioni che non aveva mai provato prima di allora. Così una sera, decise di ritornare in quel locale per cercarlo e rivivere nuovamente quelle sensazioni inaudite. In cuor suo ha sperato fortemente che il destino gli facesse ritrovare il partner sconosciuto.
Così fu.
Dopo alcuni anni, i rapporti con l’amante misterioso scemarono, perchè iniziò ad incontrare altri uomini.


Così va la vita.


Guzzon59