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venerdì 18 ottobre 2013

IL Lupo perde il pelo ma...



….. In un mondo senza valori tutto è possibile perché l’uomo è misura di tutto.

… questa è la storia di Gino, raccontata a Guzzon59, nella quale si paragona ad un lupo famelico.

In una calda serata di maggio, in un’azienda agricola:

“shhhhh fai piano, se quella ci scopre siamo spacciati!

Katrina si era tolto le scarpe per evitare di fare rumore. Gino era in preda ad una libidine incontrollata, appena l’ebbe davanti, non riuscendo a frenare i propri impulsi bestiali, l’afferrò come un lupo famelico, strattonandole le chiappe con impeto, poi continuò a baciarla in ogni dove, accarezzando con frenesia il corpo, quasi a volerla strapazzare come un foglio di carta.

La ragazza era di una bellezza superba. Faceva parte di un gruppo di cittadine straniere, lavoratrici stagionali, assunte per la raccolta delle fragole.
Gino gestiva un’azienda agricola specializzata nella coltivazione del dolce tubero. Possedeva alcune serre con filari lunghissimi di piantine, che si perdevano a vista d’occhio. Così, ogni anno, assumeva ragazze straniere che lo aiutavano nella raccolta.
Gino aveva sessanta cinque anni, fisico secco e vigoroso, capelli corti e completamente bianchi.

Sceglieva personalmente le raccoglitrici, con molta cura.
Dovevano categoricamente essere belle ed estroverse. Ogni anno era riuscito a trovare le ragazze che cercava. La sua simpatia e la battuta pronta, lo rendevano un tipo amabile, quindi entrava subito in confidenza. Inoltre aveva modi gentili cercando di metterle a loro agio, offrendo ospitalità degna di un hotel a quattro stelle.

La moglie Cesira, non aveva mai sospettato nulla, sebbene fosse guardinga, ignorava che dietro quello atteggiamento accattivante si celasse un lupo scaltro che agiva solo per uno scopo personale, che era tutto altro che benevolo.
Gino studiava le ragazze con una perizia ossessiva osservando il loro comportamento, in ogni minimo particolare, fino a, quando, individuato un punto debole, attaccava come un feroce predatore, devastante. 

L’impegno strategico era finalizzato al raggiungimento di un unico obiettivo egoistico: sollazzare il cazzo.

Quell’anno era toccato a Katrina, una giovane studentessa universitaria di venti anni, che lavorava per mantenersi agli studi.
Gino fu fortunato, perché la ragazza, oltre ad essere bella, era anche la più smaliziata.
Le altre ragazze erano anche studentesse universitarie. Ma, verso Gino, tenevano un contegno distaccato e sufficiente che, seppure fatto di abbracci e sorrisi, non andava mai oltre quel muro del rispetto reverenziale che pochi giovani ormai concedono alle persone anziane.

Katrina, invece, aveva dimostrato subito un atteggiamento sfrontato. Gradiva le battute a doppio senso e le piaceva anche ribattere, con frasi dello stesso tenore.
Inoltre, rispetto alle altre due, ostentava un abbigliamento provocante, che faceva risaltare ogni particolare anatomico del suo stupendo corpo. Aveva l’abitudine di indossare un top corto, che lasciava scoperto l'ombelico, e pantaloncini in jeans, a vita bassa. Così quando si piegava per raccogliere le fragole, si spostavano mettendo in mostra le natiche e l’incavo lombare separato dal succinto perizoma.

A Gino non era sfuggito quel piacevole modo di vestire, per lui un palese invito ad insistere, perché svelava una personalità libertina.
Durante il lavoro, quando passava a recuperare i cesti pieni, temporeggiava a trattenersi nelle sue vicinanze. In quei momenti rimaneva incantato ad ammirare il posteriore superbo. Lo studiava attentamente, con occhio esperto, seguendo le linee perfette dei fianchi stretti, e le rotondità delle natiche, mezze nascoste dai pantaloncini.

E’ noto che la natura segue sempre un suo corso, così per una bella ragazza che mostra con disinvoltura le proprie grazie c’è sempre un uomo pronto a raccogliere la provocazione e compiacersi di quel panorama, come in un gioco sottile dei ruoli.
Lo sguardo, tuttavia, è solo un aspetto del gioco erotico, perché dietro c’è un elaborato sistema psicologico che scatena la mente e suoi fantasmi lussuriosi.

I pensieri, pertanto, stimolati dalle occhiate libidinose, inducevano fantasie sessuali iperboliche in Gino, facendo immaginare scenari infernali di assoluto piacere fisico.
Gino, in pratica se la scopava con gli occhi.
Tutto questo aveva un prezzo in termini di alterazioni psicofisiche che si trasformavano in poderose e fastidiose erezioni del cazzo.
Lavorare con la verga dura e pulsante di desiderio, che gli tormentava l’inguine e la mente, era una situazione infernale.
Il lupo, tuttavia, una volta individuata la preda, ha iniziato a tessere la tela per catturarla.

Cominciò a fissare con sguardo languido, carezze fugaci e intenzionali sui fianchi. Erano apparentemente dei gesti di cortesia, in realtà finalizzati a tastare il grado tolleranza della sua invadenza. Scambi di battute a doppio senso. Poi, costata la disponibilità, prendeva maggiori confidenze e le carezze diventavano sempre più invasive.

Katrina, spesso stringeva tra le labbra il dolce frutto succhiandolo e masticandolo con gesto sensuale. In quei momenti fissava Gino come se gli volesse trasmettere i suoi pensieri perniciosi. Ci prendeva gusto a provocarlo. E lui, quando non era visto dalla moglie e dalle altre ragazze, osava abbracciarla con strette prolungate oltre il normale atto di galanteria. In quelle circostanze le mani, distratte quasi morte, cadevano lascive sui fianchi, indugiando spudoratamente sulle natiche.

Gino era soddisfatto dei risultati  raggiunti, perché significava che la ragazza stava cedendo alla sua cupidigia. Le carezze, quindi diventarono sempre più libidinose. Le mani non si soffermarono solo sul culo, ma spaziavano sui fianchi, azzardando una visitina anche alle tette. Era l’apoteosi del proprio trionfo perché Katrina si lasciava toccare senza ribellarsi.

Col passare dei giorni, le intenzioni erano sempre più esplicite e gli atti sempre più audaci. Quindi, arrivò il momento di verificare la possibilità  di realizze le sue intenzioni. Una mattina, che si era trovato solo con la ragazza, agguantò la biondina, baciandola sul collo e, dopo averle sollevato il top, attaccò a succhiare con ingordigia i capezzoli neri e turgidi come le fragole appena raccolte. Lei , si lasciò toccare senza opporre resistenza.
Da quel momento i suoi intenti si manifestarono in modo chiaro, con azioni esplicite mirate alla provocazione dei sensi.
Un pomeriggio l’afferrò da un braccio e la bloccò con la schiena contro la staccionata. Era arrapato come un montone in calore, per cui l’accarezzò con la forza di un leone. In quella circostanza, per la prima volta, osò violare il tempio di Venere, infilandole la mano nei pantaloncini e ghermendo la fica, che strinse con energia, stimolando le labbra e il pertugio vaginale.

“Stasera ti aspetto nella rimessa! Vieni a mezzanotte! Mi raccomando! Fai piano!
“Va bene!

La ragazza sorrise in modo licenzioso, lui tentato da quel ghigno stuzzicante, cercò di baciarla sulla bocca, ma lei sviò il gesto e scappò via, divincolandosi come un’anguilla.
Il lupo, bramoso e famelico, guardò la preda sfuggirgli sotto il naso, restando incantato a fissare il corpo agile e snello. Sorrise, perché ormai era in trappola e aveva le ore contate, quindi immaginò già di pregustare lo sfogo di una libidine inaudita. Quel diavolo si era impossessato dei suoi sensi, dei pensieri e incendiato l’anima. Le notti erano diventate insonni, perché pensava a quel bocconcino, ed era impaziente che arrivasse il giorno in cui le avrebbe messo le mani addosso.

La moglie, tuttavia, non era una minaccia da sottovalutare, si muoveva come un severo gendarme, vigilando con attenzione sul lavoro delle ragazze, ed era sempre in mezzo ai coglioni.
Doveva fare attenzione, perché era una donna temibile e lui sapeva come avrebbe reagito se avesse scoperto i suoi imbrogli morbosi su quella ragazza. Cautela. Come aveva fatto in passato.

Gino, quella sera, con una scusa stupida uscì e andò nella rimessa. Impaziente attese la sua superba lolita, la magnifica straniera dagli occhi azzurri e dai capelli d’oro.
L’attesa era trepidante, ed il suo cazzo non ne voleva sapere di aspettare la giovane ninfa, era già in tiro e pronto a fare il suo dovere.
Nella penombra vide la porta aprirsi. Era lei.

“Shhhhhhh Fai piano e non fare rumore! Vieni qui!

Appena l’ebbe nel proprio raggio d’azione, si avventò come una belva feroce. Con la bava alla bocca s’incollò al suo collo, imbrattandolo di saliva.
La ragazza sembrava un fuscello in balia di una tempesta. Le mani di Gino toccavano ogni parte del corpo. Senza alcuna regola si stringevano sulle tette e sulle natiche. L’inguine del contadino si era impresso contro il pube della ragazza, spingendo come un ariete.

“Fermati!

Gino si placò all’istante. La ragazza lo fissò e poi:

“Mettiamo in chiaro una cosa!
“Che cosa?
“Io vengo con te ma ad una condizione!
“Quale?
“Dovrai essere molto generoso con me! Altrimenti, vado via!
“Sei una prostituta?
“No, sono una studentessa e no faccio la prostituta! Ma non sono scema! Approfitto dell’occasione! I soldi mi servono! Scopata in più scopata in meno! Non fa differenza! Ma certamente non la do via gratis!
“E quanto dovrei essere generoso?
“almeno il doppio, di quanto dovrai darmi per il lavoro stagionale! Con l’aggiunta di qualche extra ogni volta che hai voglia di fottere!
“hahah hai capito la troietta? Ecco perché eri così accondiscendente e sfacciata! Avevi il tuo tornaconto!

Katrina si aggiustò il top, e spinse Gino lontano da se.

“Visto che la pensi così! Io vado a dormire!
“No! Fermati… sono d’accordo!
“Allora dammi quello che hai in tasca!

Gino si grattò il mento. Pensò. Era una splendida ragazza e valeva la pena pagare il dazio. Per un vecchio come lui era un miracolo averla lì, disponibile a tutto. Non poteva farsela sfuggire. Prese il portafoglio e lo aprì:

“Ok! Tieni! Sono cento euro! Bastano?
“Per stasera si!
“Solo per stasera?
“Domani vedremo!
“visto che abbiamo trovato un accordo! Ora vieni qui! Il cazzo ha bisogno di cure particolari!

Gino, forte dell’accordo concluso con la ragazza, senza alcun riguardo reverenziale si tirò fuori il cazzo e lo esibì allo sguardo della giovane. Lei aveva capito subito il significato di quel gesto. S’inginocchiò al suo cospetto, s’impossessò della grossa verga e dopo averla menata con entrambi le mani, la ghermì con le labbra della bocca. Poi mosse il capo e iniziò a pompare.

“mmmmm si s iiii sei perspicace!  brava aaaaa  avevo capito che eri una specialista del cazzo! aaa mmmmm dai così mm


L’azione di katrina si era fatta sempre più intensa, e la bocca aspirava come una ventosa, incalzando senza soluzione il cazzo di Gino. Le labbra scivolavano lungo i bordi umidi e la cappella forzava il fondo della gola. Gino sentiva i fremiti che pungolavano nelle radici dei coglioni e sul coccige. Dovette stringere le natiche per quanto erano forti.

“ooooooo fermati iiiiii non voglio svuotarmi i coglioni con un pompino!
“Ok però fai una cosa veloce!
“Senti! Mettiamo in chiaro un punto! Io pago! Ma, non voglio una cosa veloce! Tipo mordi e fuggi! Ok?

Katrina fissò Gino, con un’espressione rassegnata. Il cliente aveva sempre ragione. Le mani del contadino ripresero a razzolare arroganti e frenetiche sul suo corpo.

“Spogliati! Voglio vederti nuda!

Katrina, ubbidiente al suo padrone, si tolse prima il top, poi i pantaloncini e infine il perizoma.

“Cristo quanto sei bona! Porca miseria! sei una figa galattica!

Gino affascinato da quel sublime spettacolo, con la bava alla bocca e la mente sconvolta dalla cupidigia, si buttò sulla ragazza, come un lupo idrofobo, ed in preda alla frenesia dei sensi leccò le tette, il collo, il ventre, scendendo giù con la lingua aperta, fino al monte di Venere. Poi le fece sollevare la gamba.
Si genuflesse ai suoi piedi, come se pregasse, quindi ansante infilò la faccia in mezzo allo scoscio di Katrina, razzolando in modo convulso a bocca aperta, sulle labbra della fica imberbe, completamente rasate. Leccava e succhiava il clitoride, come se fosse un piccolo capezzolo. Sembrava fosse posseduto dal demone dell’eros.
La punta della lingua si era infilata nella carne viva della vulva vaginale, trivellando in profondità. Quel movimento serpentino era talmente appassionato, che Katrina non poteva fare a meno di gemere con suoni gutturali e repressi per non fare rumori.

“mmmmmm grtttttttttt
“Ti piace e? Mia bella figona! hai la pelle morbida e profumata come una rosa  mmmmm Ho fatto un buon affare con te e meriti di essere pagata mmmm forse sei la più figa che mi sia capitata tra le mani! Sapessi che cozze ho dovuto chiavare hahahah

Si alzò in piedi e fece sedere Katrina sul tavolino di legno. Gli allargò le cosce e s’insinuò in mezzo, fino a toccare la vulva vaginale con la punta del cazzo.
Avevano assunto la posizione della cortigiana.
La grossa cappella rotonda come una biglia da biliardo impattò contro le piccole creste bagnate della giovane fica. Fu sufficiente una leggera spinta del bacino e la grossa biscia scivolò dritta dentro quel caldo e accogliente nido.

“Aaaaaaaaaaa mmmmmmmmmm
“hai visto? Ti piace? Dimmi che ti piace? Mmmmm
“Si siiiiiii mi piacee mmmmmmm sei una bestia aaaaaaaaaa
“Puttana! Mi costi un capitale eeee ma ne vale la pena aaaaaaaa sei bellissima aaaaa guardami in faccia mentre ti scopo mmm puttana mmm to to to

“Sei un animale! Bastardo! mmmm  mmmmmm
“Piccola troia! Sfacciata! Ti spacco in due!
“Si! mmmmmmmmmm si mmmmm sei un bastardo! mmm

In piena euforia, il vecchio cazzo umido e brillante di Gino, scivolava velocemente nella fica di Katrina. La forza che imprimeva era talmente possente che il grosso tubo, nella sua azione devastante, si trascinava dietro le piccole labbra, che lo avvolgevano come un colletto di merletto.
Katrina si era stesa supina sul tavolo, tenendo le gambe spalancate in aria. Gino intanto incalzava tra le sue cosce aperte. In quei momenti concitati il tavolino di legno si spostava ad ogni affondo, avanti e indietro, andando ad urtare contro il muro. Le spinte possenti mandavano Katrina in estasi:

“mmmmmmmmmmmmmmmm si si mmmmmmmmmm

I due amanti erano talmente concentrati a scopare, a darsi uno all’altro, con la massima partecipazione emotiva possibile, da non accorgersi che il loro ardore brutale provocava un rumore forte e costante.

Il colpo fu talmente violento che Gino perse i sensi.
Quando aprì gli occhi si ritrovò disteso sul pavimento della rimessa. La luce era accesa e davanti a lui s’intravedevano tre sagome dalle linee indefinite. Quella centrale era più grossa e soppesava qualcosa in mano.
Appena le figure diventarono più nitide, si scontrò con il viso corrugato di Cesira. Il volto era una smorfia feroce. Una menade folle e in preda all’ira.

“Signora si calmi! Si sta riprendendo! Per fortuna che non lo ha ucciso!
“Sarebbe stato meglio se fosse morto sto bastardo! E’ un figlio di puttana!
“Si calmi signora Cesira!
“quella puttana se ne andata?
“Si! Katrina è andata via!

Gino percepiva una fitta tra il collo e le spalle. Un dolore acuto, che gli provocava un bruciore lancinante alle vertebre.

“Bastardo! Sei sveglio?
“Che cosa è successo? È caduto il tetto?
“E’ caduto il tetto? Figlio di puttana! Ti sei dimenticato di quello che stavi facendo con quella troia?

La mente di Gino cominciò connettersi con la realtà. Un po’ alla volta nei suoi pensieri cominciarono a prendere forma i ricordi. Si stava scopando Katrina, quando una botta micidiale si era abbattuta sul suo collo.

Guardò sua moglie e vide che in mano brandeggiava un badile.  Appena notò quello utensile, prese subita coscienza di quanto gli era successo. Si toccò il collo, dove sua moglie lo aveva centrato in pieno con quello oggetto.

Si rese conto anche dei motivi per cui l’aveva fatto. Lo aveva sorpreso con Katrina. 
Al fianco della moglie c’erano le altre ragazze straniere. Tenevano Cesira dalle braccia, per evitare l’eventualità che lo colpisse di nuovo.

“Alzati!
“OK! Mi alzo!

A stento s’issò sulle sue gambe instabili. Gli girava ancora la testa. L’urto era stato violento.

“Tirati su i pantaloni e le mutande! Porco! Ragazze, andiamo a dormire! -  Rivolto a suo marito – “Non ti azzardare ad entrare in casa! Dormirai qui e arrangiati!

Cesira e le ragazze lo lasciarono da solo. Provò a camminare, ma aveva difficoltà a tenersi in piedi, barcollava come se fosse ubriaco. Si portò con difficoltà nel gabinetto della rimessa e ficcò la testa sotto il getto d’acqua. Dopo alcuni minuti il dolore iniziò a scemare. Si sedette sulla tazza del cesso, ancora confuso, a riflettere sull’accaduto. L’aveva fatta grossa.

Dopo anni d’astuta strategia aveva perso il controllo della situazione. Del resto quel diavolo di ragazza, era talmente seducente che il suo fascino gli aveva fatto abbassare il livello di guardia. Fu un errore che pagò a caro prezzo.

Le cose da quel giorno cambiarono. La moglie era diventata più guardinga e lo controllava costantemente come un radar, senza perderlo di vista.
La pacchia era finita.
Il lavoro di raccolta delle fragole riprese regolarmente. Gino si sentiva un leone in gabbia. La moglie non lo mollava un istante e gli aveva proibito di rivolgere la parola alle due ragazze.
In casa entrava solo per mangiare. La rimessa era diventata la sua dimora abituale. Si era sistemato con una brandina in un angolo del locale.

Una sera a cena:
“Domani arriva Angela! Così ci aiuta nella raccolta delle fragole!
“Angela? E il lavoro?Alberto e Ilaria?
“Ha detto che si è licenziata! Sta passando un brutto periodo ed ha bisogno di cambiare aria!
“Ha litigato con Alberto vero?
“Non lo so! Viene anche Ilaria!

Angela era la figlia di Gino. Era una donna matura di quaranta anni. Ilaria era la figlia, una diciannovenne irrequieta. Aveva conseguito il diploma in una scuola professionale per parrucchieri e non aveva ancora trovato lavoro. Angela lavorava come cassiera in un grande supermercato. Alberto, il marito, era un dipendente della Provincia. Sarebbero arrivate con il treno perché Angela aveva venduto l’auto. Non doveva passarsela bene.

Il giorno dopo alla stazione ferroviaria.
Gino stava aspettando da circa mezza ora. Il monitor posto sulla biglietteria della Stazione dei treni segnalava un ritardo di quindici minuti.
Stava leggendo alcuni poster pubblicitari, quando la voce degli altoparlanti annunciarono l’ingresso del convoglio.

Angela e Ilaria, sbucarono fuori delle grandi porte della stazione, trascinando le valigie.

Gino, appena le vide, gli corse incontro.

Però, indugiò con lo sguardo su sua figlia Angela.
In lei c’era qualcosa di nuovo.


Era dimagrita, anche se il corpo denotava ancora un certo volume dovuto all’età. Aveva tinto i capelli in un biondo platino. Indossava una maglietta stretta con un decolté aperto a V, dal quale s’intravedevano le sue enormi tette. Inoltre, portava pantaloni tipo fusò, super attillati e scarpe con tacchi alti. Ogni dettaglio anatomico del culo e della fica corpulenta si denotava in modo palese.


La ricordava, qualche mese addietro, quando i capelli erano castano chiaro e la gonna comoda, arrivava appena sopra le ginocchia. I vestiti connotavano una donna elegante ma non volgare. Che cosa era successo?

Adesso ostentava una cura scrupolosa per l’aspetto fisico, vestendo in modo succinto quasi come una ragazzina, sembrava che volesse competere con la giovane figlia. Il cambiamento era stato radicale, non solo nell’aspetto ma anche nel modo di parlare e muoversi.

Le anche oscillavano in modo esagerato e attiravano le attenzioni di molti uomini, che lanciavano occhiate maliziose.  Se non fosse stata sua figlia, anche lui l’avrebbe scambiata per una mignotta. In quella mise, sembrava una prostituta, una di quelle che battevano sulla tangenziale.

Ilaria, molto simile alla madre, ostentava la bellezza dell’asino. Qualsiasi cosa indossasse andava bene. Quel giorno portava un pezzo di stoffa di cotone che doveva essere una specie di gonna, stivaletti di pelle marrone, e un top che lasciava scoperto i fianchi e l’ombelico. La gonna era corta a tal punto che non bisognava abbassarsi per guardargli il culo e lo scoscio sede delle mutandine che si perdevano tra i glutei.

 “Ciao Pà!
“Nonnoooooooo smack

Ilaria lo abbracciò forte, stampandogli un bacio sulla guancia.

“Ahahahahahah (risata in coro di Angela e Ilaria)
“Bè! Perché ridete?
“Pà! Ilaria ti ha stampato un bacio sulla guancia! Hahaha aspetto che lo pulisco!

Gino guardò sua nipote e valutò che per una ragazzina, fosse un po’ troppo truccata. Quelle due si erano montato la testa.

In macchina:

“mamma! dove si trova la discoteca di cui mi hai parlato?
“a circa un quarto d’ora di auto! Comunque sabato sera ti accompagno io!

Gino guidava e ascoltava i discorsi di sua figlia e la nipote. Parlavano di vestiti e viaggi. Stentava a riconoscere Angela. Nessuna delle due accennava ad Alberto. Sembrava che non fosse mai esistito. Ilaria non era interessata al suo futuro. Si esprimeva con discorsi strampalati e parlava male di amiche e conoscenti comuni e del colore dei capelli che non era venuto secondo la tinta che lei aveva immaginato.

“Ragazze vi avverto che io dormo nella rimessa!
“nella rimessa? Perché? (in coro)
“Ho avuto alcuni dissapori con Cesira! Mi ha sbattuto fuori di casa!
“Avrà avuto le sue ragioni! Papà che cosa hai combinato?
“Niente! Cose di vecchi! Sapete! Quando si hanno dei punti di vista diversi!
“Papà! Il lupo perde il pelo ma non il vizio! È quello che penso?

Gino divenne rosso. Angela da ragazzina lo aveva sorpreso nella rimessa, intento a scoparsi una ragazza stagionale. Angela, quella sera, era rientrata da un festa di compleanno di una sua amica, prima del previsto. Gino se l’era trovata davanti, mentre stava scopando la giovane lolita, che peraltro aveva la sua stessa età.

Per lui fu molto imbarazzante trovarsi davanti alla figlia, mentre era incastrato tra le cosce spalancate della giovane donna.

La figlia scappò via sconvolta. Il giorno dopo Gino cercò di giustificarsi, ma si trovò davanti un muro di indignazione. Aveva perso il fascino di padre per prendere il posto di un puttaniere delle peggiori specie. Quello che gli premeva era che non raccontasse tutto a sua moglie. Si tenne il segreto.
Angela non fu mai la stessa. Il giorno del matrimonio non volle che il padre l’accompagnasse all’altare, preferendo attraversare da sola la navata della chiesa.

Anche Angela ripensò a quella sera ed ebbe un fremito alla schiena all’idea che il padre avesse continuato a comportarsi come un maniaco.

“Quella sera, mentre si accomiatava dalle sue amiche, vide uscire una delle ragazze ospiti, che correva verso la rimessa. Qualcosa attirò la sua attenzione perché la ragazza si guardava attorno in modo circospetto, come se temesse di essere scoperta da qualcuno.

Angela pensò che volesse fare qualcosa di disonesto. Insospettita, la seguì.
La rimessa era completamente al buio. Ad un tratto si illuminò il pannello degli attrezzi. Si stava avvicinando, quando si accorse che c’era un'altra persona. Fece appena in tempo a rannicchiarsi dietro le ruote del trattore, perché suo padre gli passò vicino per andare a chiudere la porta. 

Tremava dalla paura. Non capiva che cosa ci facesse lì in compagnia di quella ragazza.

Quando il padre ritornò indietro, scrutava la ragazza in un modo insolito e poi gli saltò addosso, toccandola come un maniaco sessuale. La sua azione era travolgente. La ragazza sembrava una bambola in balia di un folle.
Le aveva sollevato la gonna, e infilato una mano nello scoscio. Le natiche erano sottoposte ad un massaggio intenso. Le dita affondavano nella pelle bianca dei glutei. La bocca del padre si era attaccata al collo e razzolava su e giù, lambendo le piccole tette, che la ragazza intanto si era tirato fuori per compiacere gli occhi sconvolti di Gino.
Gino, eccitato, la stringeva, la leccava, la baciava ficcando la faccia dentro le morbide colline.

Angela rimase scioccata di quanto stava avvenendo sotto i suoi occhi. Stentava a riconoscere il padre, un uomo gentile, buono e rispettoso. Quell’uomo sembrava un orco, un diavolo dell’inferno.

Quando vide la ragazza inginocchiata a succhiare il cazzo del padre, ebbe un vero e proprio terremoto di sensazioni, che gli bloccavano il ventre, la schiena e le gambe.

La considerazione asessuata del padre si frantumò all’istante, perché l’angelo aveva mostrato la sua vera faccia. Era la prima volta che vedeva il padre nudo, ma soprattutto il suo cazzo.
Scoprire che quell’essere gentile e angelico era come i ragazzi che conosceva, venali e con il chiodo fisso della fica, fu sconvolgente. Un essere privo di scrupoli, che stava soddisfacendo i propri istinti sessuali, con una ragazzina, che aveva la sua stessa età.

Pensò: era come se lei fosse andata a letto con il padre di un suo amico. Quell’idea le provocò un trambusto al basso ventre e un senso di disgusto.
La rabbia tuttavia si confondeva con uno strano senso di eccitazione. Un miscuglio di emozioni travolgenti che a stento riusciva a distinguere.

In lei c’era un dilemma, terribile. Da una parte c’era la delusione per un padre che si stava dimostrando uno stronzo qualunque, dall’altra la gelosia verso la ragazza che si stava accoppiando con il padre.
I gemiti di piacere della giovane amante erano insopportabili perché le stavano facendo sballare la mente. Si sentiva confusa. L’eccitazione e la rabbia si alternavano in un giro vertiginoso di sensazioni inaudite. Il corpo fremeva voglioso delle stesse carezze, ma la sua mente odiava e respingeva quel desiderio aberrante. Bel dilemma!

Desiderio e odio, un cocktail esplosivo. Angela stringeva le cosce cercando di lenire i pungoli del desiderio che tormentavano una figa completamente bagnata, e che suo malgrado, spandevano emozioni inaudite, al resto del corpo.
Era eccitata e irata. Uno dei due sentimenti reclamava di essere sfogato. Il desiderio non era possibile perché voleva dire concedersi  a suo padre, e quella idea si scontrava contro la sua coscienza che la rifiutava ritenendola una soluzione aberrante. Restò l’odio.

Si fece coraggio e uscì dal nascondiglio.

Si avvicinò alla brandina sulla quale gli amanti stavano consumando un rapporto sessuale intenso e selvaggio. In quel momento la ragazza era sdraiata sulla schiena, con le gambe aperte, che si agitavano in aria, sostenute dalle spalle del padre. Angela vide il cazzo di Gino che penetrava veloce nella figa della giovane amante. Era una visione sconvolgente, si morse le labbra e strinse le cosce.


Quel quadro, quasi irreale, era di un alto contenuto erotico. Stava ferma, tremante, incantata ed eccitata a guardare il padre, mentre si muoveva tra le cosce spalancate della ragazza, spingendo in profondità il suo cazzo umido e luccicante.
Incapace di parlare.

Il padre alzò il capo e si scontrò con il suo sguardo, fu come se una bomba atomica devastante fosse stata sganciata nella sua testa.

Il lupo si bloccò all’istante, cercando di capire se quello che stava vedendo fosse reale o solo un’impressione inventata della sua mente. Era una situazione castrante

“Porco!

La voce irata di Angela lo richiamò subito alla realtà.

Scattò in piede.  Angela era già scappata via. Si disperò per quanto era successo. La vergogna e il senso di colpa erano gli unici sentimenti che in quel momento gli tormentavano la testa.
Nei giorni successivi subì, rassegnato, l’ostracismo della figlia. Angela scelse di tacere per non compromettere il rapporto dei suoi genitori.


Angela si scosse dai suoi ricordi nel momento in cui l’auto varcò il cortile del caseggiato.

Cesira e le due ragazze straniere aspettavano davanti alla porta d’ingresso. Baci e abbracci e presentazione.

Ilaria fu molto contenta, perché le ragazze straniere erano coetanee. Avrebbe certamente fatto amicizia con loro e condiviso i divertimenti del sabato sera.

Angela prese sottobraccio la madre e si avviarono insieme in casa. Ilaria e le ragazze iniziarono a conoscersi.
Gino, rimasto solo caricò sulle spalle i bagagli, come un asino portandoli in casa.

Il mattino seguente tutta la famiglia si ritrovò unita a fare colazione.

Gino:
“Alberto? Come sta?
“Pà! Fammi un favore! Evita di parlare di lui! Mi farai un grande piacere se non affrontassi più l’argomento! Comunque sta bene!

Gino guardò sua moglie ricevendo come risposta un’occhiataccia di disgusto. Certamente Angela si era confidata con lei.
Lo sguardo schifato di Cesira significava una sola cosa: Alberto si era macchiato di lesa maestà. Forse Angela aveva scoperto una tresca con qualche donna. Gino consumò una colazione fugace e si dileguò da quell’ambiente che gli sembrava ostile. Persino le ragazze straniere lo guardavano con un’espressione di repulsione. Lo avevano giudicato un maniaco, ed evitavano di rivolgergli la parola, come aveva suggerito Cesira.

Solo Ilaria gli esprimeva affetto.

“Nonno, vengo con te!

Gino e Ilaria, si avviarono verso la rimessa a preparare il trattore ed il traino con i cestini e le cassette di cartone.

“Nonno hai fatto incazzare la nonna! Vero? Mi dispiace di vederti dormire su quella
brandina sgangherata! Non c’è la possibilità che la nonna ti perdoni?
“Già! Credo che sia incazzata nera! Tesoro non ti preoccupare, la brandina è comoda! Tu piuttosto come va con il ragazzo? Quel biondino con cui uscivi! che fine ha fatto?
“Non era una cosa serie! Sai nonno? Ho capito una cosa?
“Che cosa?
“Che non bisogna legarsi a nessuno! Preferisco restare singola e vivere alla giornata! Senza legami soffocanti! Fabio era troppo possessivo e geloso! Non faceva altro che fare scenate! Un vero stress! E poi non mi andava giù che si informasse dalle mie amiche su quello che facevo! Erano cazzi miei! Allora gli ho dato il benservito! Nonno non sai quanto sto meglio ora? Perché mi sento libera di fare quello che voglio senza dover rendere conto a nessuno! Nonno voglio divertirmi e godermi la vita prima di imprigionarmi in un rapporto senza via di uscita! Non voglio ripetere l’errore della mamma!
“Certo! Sono d’accordo! Prima di legarsi a qualcuno bisogna pensarci bene! La vita è una sola e bisogna saperla spendere, con scelte ponderate! Brava!
“Ho un nonno moderno!
“tua madre come la pensa in proposito!
“la mamma? Da quando ha lasciato papà ha ripreso a vivere! Hai visto che cambiamento? In pratica è ritornata singola! Si sta godendo la vita! E mi pare alla grande! hahaha
“Quindi si sono lasciati! Non ne sapevo nulla!
“Già da quattro mesi! Nonno, preparati, credo che la mamma sia tornata per restare!
“Restare? Non ci posso credere! E pensare che si era sposata giovanissima solo per andarsene via da qui!
“Lo so! Si è pentita! Ma cosa è successo con te! Non mi ha mai detto nulla sui dissapori tra te e lei! Ho visto le foto del matrimonio! Mi ha fatto una pena vederla attraversare la navata della chiesa senza di te! Devi avergliela combinata grossa e?
“Nulla di importante! Sai com’è? I soliti dissidi generazionali! Forse ero troppo oppressivo e così l’ho persa subito!
“Tranquillo! Ora avrai modo di rifarti! La mamma è cambiata! Vedrai te ne accorgerai presto!
“E tu cosa farai? Andrai a vivere con tuo padre!
“ci devo pensare! Ore il problema è la raccolta delle fragole! Ahaha
“aahahah già!

La stagione della raccolta delle fragole era finita. Gino fu contento di avere la figlia e la nipote in casa. L’armonia, però, presto sarebbe stata turbata da un evento travolgente, che coinvolse Gino in un turbinio dei sensi che mai prima di allora aveva provato: Il piacere dell’incesto.

Angela e Ilaria, si dimostrarono più libertine di quanto aveva immaginato. Angela accompagnava la figlia in discoteca e lei frequentava i night della zona.
La sera quando uscivano sembravano due sorelle, una più provocante dell’altra, minigonne cortissime, scarpe a tacchi alti o stivali. Truccate come se dovessero andare ad una serata di gala. In casa lasciavano una scia di profumo che saturava l’aria che si respirava. 

Angela cominciò a frequentare alcuni uomini del posto. Usciva con persone mature ed anche più anziane di Gino.
Ilaria iniziò a fare coppia con i ragazzi del luogo, più o meno della sua età, molto spesso, anzi frequentemente, cambiava partner.

Gino e Cesira, si resero conto che la figlia e la nipote in pochi mesi erano diventate famose in zona e gli uomini ronzavano attorno alla fattoria come mosche. Infatti, si erano già fatte la nomea di gran mignotte. E sinceramente a loro questo non andava giù.

Alcune volte avrebbero voluto rimproverare Angela per il brutto esempio che stava dando alla figlia.
Ma era una donna di quaranta anni, e non potevano trattarla come una ragazzina.
Pensarono invece di educare Ilaria, per il suo bene, temevano che primo o poi potesse fare brutti incontri.

Un pomeriggio.

“Ilaria posso parlarti?
“Certo Nonno!
“Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto quel giorno nella rimessa? Su come godersi la vita!
“Si! me lo ricordo!
“Ilaria tu hai solo diciannove anni! E mi pare che stai esagerando con lo stile di vita che conduci! Non è così che ci si diverte!
“Nonno! Mettiamo in chiaro una cosa! Quel giorno nella rimessa ho fatto finta di non sapere quale sia stato il problema tra te e la mamma! Invece lo sapevo perfettamente! Come ha detto la mamma! Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Perché la nonna ha raccontato tutto alla mamma di te e di quella ragazzina che ti sei scopato proprio qui! Sul quel tavolino! Ora tu vorresti fare a me la morale? Non ti pare di esagerare? Ti sei goduto la vita scopandoti ragazze della mia età! Non ti condanno e se nella prossima stagione vorrai continuare a chiavarti una stagionale, tranquillo, sei libero di farlo! non sarò io a giudicarti! Ma ora non scassarmi le palle con la tua morale da quattro soldi!

Gino fu stupefatto da quelle parole. Parlava con un linguaggio sboccato, che era degno delle peggiori puttane di bordello. Non se l’aspettava. La guardò attentamente, e pensò che sotto l’apparente aspetto di una ragazzina dolce e carina, si nascondeva un essere cinico e spregiudicato, che non ci pensava due volte ad esprimere le sue idee squinternate e anche a rinfacciare il proprio disprezzo, a chiunque. Spregiudicata e maleducata.

“allora! Hai intenzione di restare anche tu?
“Si! Il posto mi piace e mi diverto un casino! Il lavoro della campagna mi soddisfa perche è salutare e mi mantiene in forma! Dovresti essere contento di averci perché ti diamo una mano! Giusto?

Era una testa vuota. Una ragazza superficiale. Le parole per lei non avevano alcun significato ed erano perse nel nulla.

“Ok! È inutile continuare a parlare! Tra noi non c’è dialogo! Almeno fai attenzione alle persone con cui esci!
“Questo consiglio lo accetto volentieri! Grazie nonno!

Lo abbracciò e lo baciò con slancio su una guancia. Gino si grattò il mento. Pensò che avrebbe avuto molti problemi.

L’incubo di Gino si concretizzò alcuni giorni dopo, perché Ilaria si accompagnava con un ragazzo che in zona era conosciuto come uno dei peggiori delinquenti.
Una sera rincasò con uno zaino in spalle. Non era il suo. Gino s’insospettì, perché temeva che la ragazza potesse aiutare quel malvivente a nascondere refurtiva o peggio. Gli venne il timore che Ilaria si potesse mettere nei guai. Non era il caso di affrontarla considerato com’era andata la volta scorsa. Così decise che alla prima favorevole occasione sarebbe entrato nella sua camera da letto e rovistato in quello zaino.

L’opportunità capitò la mattina seguente. Mentre, Angela e Ilaria, erano impegnate a lavorare nella serra, lui, si allontanò con una scusa qualunque. Appena fuori della visuale di Ilaria, si avviò verso casa. Fece le scale piano, come un ladro, evitando di fare rumori. Cesira era in cucina, impegnata a preparare il pranzo.

Si chiuse la porta dietro le spalle. Fece una panoramica della stanza. Lo zaino non c’era. Forse era nell’armadio.

Aperto le ante lo trovò subito, era appoggiato in un angolo. Lo trascinò fuori. Non era pensante. Lo posò sul letto ed aprì la lampo. Conteneva magliette, mutande, un paio jeans e scarpette da ginnastica da uomo. Gli indumenti appartenevano senza altro a quel disgraziato. Visto che non c’era alcun rischio, rimise tutto in ordine, si girò per riporre lo zaino al suo posto.
Ad un tratto notò una brochure marrone . Probabilmente era caduta a terra nel momento in cui aveva trascinato fuori lo zaino.
La raccolse. Era simile a quelle che rilegavano i laboratori fotografici. Notò che dentro c’erano delle foto. Sembrava un book fotografico.

Pensò: La piccola peste, in ogni caso, aveva qualche velleità di diventare modella. Del resto era una bella ragazza e non era assurdo sperare di sfondare nel mondo della moda o dello spettacolo.

Gli venne la voglia di vederle. Non avrebbe mai immaginato che era l’inizio del suo
girone dantesco, quello dei lussuriosi.
Il principio di una metamorfosi di un nonno in lupo mannaro.
Nella prima foto era in piedi davanti ad un divano nero. Indossava una canotta bianca, molto scollata, e una minigonna nera, cortissima.

Quando passò alla seconda foto per poco gli venne un colpo: Ilaria si era appoggiata con un ginocchio sul divano e la gonna era stata sollevata oltre i fianchi. In quella posa mostrava il lato b con la nicchia vaginale coperta da un succinto perizoma. Una posa incredibilmente eccitante.

Gino stava sudando freddo. In lui si stava destando l’istinto predatore del lupo. Sentiva le gocce di sudore che gli scivolavano lungo la schiena fino ad infilarsi nello spacco lombare, inumidendo le mutande.

Nella terza foto era priva di top. Le mammelle erano esposte all’obiettivo del fotografo, mentre le stringeva con le mani e con la lingua leccava la punta di un capezzolo.

Il vecchio lupo vedendo quelle immagini provocanti ebbe un moto turbolento
all’inguine. Ilaria era un gran pezzo di gnocca; non c’era dubbio. Scoprirla in quello atteggiamento lascivo lo eccitava. Era attratto dalle giovani donne e sua nipote era una degna rappresentante del genere femminile che apprezzava. Il suo cazzo, d’istinto si mosse ubbidendo alla sua mente già infiammata dalla libidine. Divenne grosso e pulsante. Era difficile mantenersi neutrale davanti a quelle immagini erotiche.

Continuò a sfogliare con mani tremanti. Il corpo fremeva ed i sensi agitatati condizionarono una mente ormai intrisa di desiderio sessuale per la nipote.

Ilaria si spogliava foto dopo foto e quando, fu completamente nuda cominciò a mettersi nelle pose più oscene che avesse mai visto. Cosce spalancate, pecorine da infarto. Erano una sequela di foto che rivelava una personalità disinibita e una mente spregiudicata. Ad un tratto, appare un cazzo grosso davanti al viso della nipote. In una altra la sua bocca ghermisce metà di quel palo duro e pulsante. Poi compare mentre viene serrato dalle tette. In seguito la cappella del cazzo appare tra i suoi glutei, pronta ad invadere uno dei due buchi. Toccò per prima alla fica, che si allargò con i bordi che si distesero come elastici, circondando come un guaina il palo inumidito dagli umori vaginali.

Le foto, man mano che andavano avanti, si facevano sempre più sconce. Alla fine, dopo avere visto tante volte il cazzo infilato nel buco del culo della nipotina, lo vede mentre sparge flussi di sborra, che impregnano il dolce viso di Ilaria. Lei sorride, mentre ingorda si leccava i rivoli che scorrevano tra il naso e la bocca.

Gino era completamente turbato e sconvolto da quelle immagini. Ma c’era una cosa che più di tutto lo tormentava: il cazzo duro che palpitava per la nipote. Si era eccitato a guardare Ilaria chiavare come una puttana di strada. Pensava alla sua mente contorta e alla sua idea di  godersi la vita. Quella era già una donna navigata altro che tenera e dolce ragazzina. Il lupo aveva trovato una nuova preda.
Rimise tutto a posto. Quando ritornò a lavorare, era agitato e gli occhi erano solo per la nipote che stava lavorando nelle serre. La fissava intensamente. Cominciò a notare particolari che prima non lo avevano colpito. Anche lei portava pantaloncini di jeans attillati, che risaltavano un culo superbo e la nicchia vaginale. Era molto bella e sensuale.
Ora la stava ammirando con le lenti della sua mente eccitata, la stava scopando con la fantasia, in tutte le posizioni che aveva visto sulle foto. Il suo cazzo era duro e pulsante.
La stava studiando con perizia. Il suo cervello si era già messo nuovamente in moto.

La cosa straordinaria che non si trattava della solita ragazza stagionale qualunque, ora la preda era più intrigante: la nipote.

Cominciò ad adottare la stessa tattica che aveva già sperimentato con successo. Inizio a tampinarla. Quando gli capitava, scherzava con battute dal significato subliminale.

Un giorno, quando si era trovata da solo con lei:

“Quei jeans così stretti non ti danno fastidio!
“No! Anzi sono così pratici! Nonno, dimmi la verità? Sei infastidito dal fatto che sono succinti? Vuoi farmi un’altra ramanzina?
“No! Ho letto che i jeans stretti provocano dei problemi alla vagina!
“ahahah come no! Secondo me gli unici problemi che provocano sono i desideri morbosi che si scatenano nella testa degli uomini! Ahahah soprattutto di quelli un po’ porcellini come te!
“Certo!  Non sono ipocrita e non giro lo sguardo da una altra parte, quando mi capita di ammirare un bel culo.
“Come quello che ti offriva la ragazza che ti sei scopato?

Ilaria non usava mezzi termini. Parlava liberamente senza alcun timore riverenziale per suo nonno.

“Si! Quella ragazza era un vero diavolo! Portava i jeans proprio come i tuoi! Era difficile resistere a quella provocazione! Aveva un culo fantastico!

Gino, decise di adattarsi al modo di parlare della nipote. Ormai non era il caso di nascondere certe abitudini.

Ilaria ascoltava suo nonno con uno sguardo interessato.

“Nonno! Toglimi una curiosità!
“Dimmi!
“Quella ragazzina te la dava gratis?
“Ogni proposta ha il suo prezzo! Quella era una furba e sapeva il fatto suo!
“Hai pagato?
“Si! Gli ho dato cento euro! Perché tu l’avresti data gratis ad un vecchio come  me?

Ilaria fissò il nonno. Poi:

“aahahah No! Anche io mi sarei fatto pagare!

Gino prese una grossa boccata di aria. Aveva i sensi alterati e, quindi, decise di giocare a carte scoperte. O la va o la spacca!

“Ilaria! Dimmi la verità!
“Si!
“Visto che non nascondi la tua spregiudicatezza! Mi è venuta una idea!
“Quale?
“Mi piacerebbe scoparti!
Ilaria strabuzzo gli occhi, in una smorfia di stupore.

“Nonno! Sei impazzito! Sono tua nipote!
“E allora? Sei anche una donna! Tu conosci i miei gusti e io conosco i tuoi! Anche io sono spregiudicato! Come te!  Non ti costa nulla! Sono sicuro che ti piacerebbe provare il mio cazzo! Che ne dici?
“Sei pazzo! Solo a pensarci mi pare una mostruosità!
“Mostruosità? Diciamo che è un modo diverso di fare sesso! Una cosa in famiglia!
“Questo non rientra nei miei gusti! E’ una abberrazione!
“Ci rientra ampiamente! Diciamo che in alcune fotografie lo hai dimostrato in modo chiaro! Da come ti impegnavi a pompare quel cazzo, e a prenderlo nel culo! credo che un tabù non ti scandalizzerebbe eccessivamente!
“Nonno? cazzo hai guardato tra le mie cose?
“Si! Scommetto che tua madre non sa nulla!
“Come ti sei permesso! Sei uno stronzo!

Ilaria si avventò su suo nonno con l'intento di prenderlo a schiaffi. Gino la fermò, bloccandogli i polsi, e prima che lo colpisse.

“Ti vesti come una troia! Da quando sei arrivata non fai altro che uscire con ragazzi sempre diversi. E scommetto che ti fai scopare anche da più di uno! Ti ho smascherato puttanella! Adesso ti ripeto la domanda!
“Mi fai male, lasciami!
“Rispondi a questa domanda: Ho voglia di chiavarti come le puttane che mi sono portato nel garage! Accetti la mia proposta?

Ilaria non rispose. Era incazzata nera. Il viso era una maschera di collera.
Gino, insensibile alle sue suppliche, la tirò contro di se. Gli strinse i fianchi. Poi spostò le mani sulle natiche e la serrò a se, con tutta la forza e senza tanti riguardi.

Quella situazione convulsa lo aveva eccitato. Quindi il suo cazzo duro s’incastrò contro il pube di Ilaria che, appena percepì lo spessore, sussultò come se fosse stata colpita da una folgore.

“Stasera ti aspetto nella rimessa! Alle dieci! E vedi di essere puntuale! Altrimenti…
“altrimenti?
“Giuro che ti sputtano!
“Sei un bastardo! Ricattatore! Sei un animale! Ma lo sai che cosa mi stai proponendo?
“Si! Lo so benissimo! Io sono un bastardo! E tu una troia! Se la situazione è cambiata è merito tuo! Sei stata tu ad iniziare questo gioco al massacro! E’ vero! il lupo perde il pelo ma non il vizio! Questa è una lezione che dovresti imparare! Mai stuzzicare il lupo che dorme!

Levò le mani dalle natiche della ragazza, un attimo prima che giungesse la madre.
Gino aveva azzardato un atto inaudito e inconcepibile. Aveva invitato la nipote a presentarsi nella rimessa, come aveva fatto con le straniere che si era scopato in passato.
Si rese conto di aver agito in uno stato di follia e che quei propositi immorali oltre alla morale comune era lui stesso a condannarli come degli atti aberranti. Quel pensiero lo spaventò. Terrorizzato temeva conseguenze disastrose, ma ormai il dado era stato tratto, e la situazione sembrava già compromessa e non poteva più aggiustarsi.

Gino, preoccupato di quanto era successo, aveva paura che la nipote lo sputtanasse, ma tirò un sospiro di sollievo, quando vide che Ilaria non disse nulla. Continuarono a lavorare tranquillamente, ma qualcosa si era rotto tra loro, e lei lo guardava con rabbia e disgusto.

Quella sera, come di consueto, dopo la cena guardò la tivù e verso le dieci si ritirò nella rimessa.
Andò in bagno a sciacquarsi il viso. Fissò il volto riflesso nello specchio. Il corpo fremeva. Cosciente che quella sera non sarebbe stata come le precedenti e la ragazza che aveva invitato, non era la solita troia stagista, ma la nipote.
Pensò: Se fosse venuta come si sarebbe comportato?

Quel diavolo gli aveva messo il fuoco nelle vene. L’aveva vista all’opera, immortalata nelle pose più oscene, che gli avevano suscitato un desiderio carnale incontenibile e tale da indurlo ad un folle gesto.
Tuttavia fu colto da un barlume di ragione e sperava in cuor suo, che non venisse. Non ci sarebbero state ritorsioni perché in lui non c’era alcun’intenzione di sputtanare la nipote. Lo disse tanto per dire. Fu l’epilogo di una sfida.


Nonostante tutto, era anche affascinato dall’idea dell’incesto, e non gli sarebbe dispiaciuto infrangere un tabù maledettamente seducente.
Pur essendo di indole libertina, quel rapporto non lo riteneva normale. In lui persisteva il retaggio di un’educazione cristiana severa che riteneva quel gesto sbagliato. Chissà forse poteva realizzarsi, ma solo se la nipote avesse condiviso con lui il peccato.

Un rumore lo destò da quella riflessione profonda, sul senso di colpa e sul peccato. Uscì dal gabinetto e si trovò Ilaria davanti alla porta. Non portava i jeans ma una minigonne cortissima, la stessa che indossava nelle foto. Era un segnale, non c'era dubbio, e lui conosceva il significato dei simboli.

Il vecchio era a disagio perché non sapeva cosa dire o cosa fare.
Non era più arrogante come quella mattina, quando era in preda agli istinti sessuali ed
aveva sfidato la nipote con intenzioni assurde. Ora vederla lì con lo sguardo mansueto, come un cagnolino, si sentiva spiazzato e dubitava dei suoi propositi morbosi, domandandosi se non fosse impazzito.

Per prima cosa andò a chiudere la porta. Il pericolo era troppo elevato, per esporsi al rischio di essere scoperto dalla moglie. Sarebbe stato uno shock enorme.

“Nonno! Non intenderai veramente abusare di me?
“Sinceramente non lo so! Sono confuso! Ilaria! Da quando ho visto le tue foto ho perso la ragione! Non ho fatto altro che pensare a te! Mentre scopavi e assumevi quelle pose oscene! Cazzo eri maledettamente eccitante!

Ilaria sorrise, lo prese come un complimento. Si morse le labbra.

“Ecco perché mi guardavi in quel modo così insistente! Mi facevi sentire in imbarazzo! Saresti veramente capace di sputtanarmi se mi rifiutassi di scopare con te?

La voce di Ilaria tradiva uno stato emozionale sfuggente, ma coinvolgente.
Gino ebbe un momento di compassione e in uno slancio d’estrema razionalità:

“Perché sei venuta? Puoi anche andare via? Forse sarebbe meglio!

Ilaria non rispose. Si limitava a fissare suo nonno. Gino era nervoso e non sapeva cosa fare.

“Ti prego, esci! Altrimenti rischio di fare una cazzata! 

Ilaria non si mosse di un centimetro. Continuava fissarlo.

“Ilaria! Sono eccitato come un montone, se non sparisci subito, non so se riuscirei a più controllare i miei istinti!

Ilaria gli accarezzò una guancia. I suoi occhi brillavano come due carboni accessi.

Con una vocina eccitata, rispose:.

“Nonno! Non controllarti!

La forza di volontà di Gino cedette all’istante, perché l'invito era chiaro, come la volontà di restare a prescindere dalle conseguenze. Il lupo si era svegliato e la preda si era svelata. Il gioco era aperto a tutte le possibilità.

Gino tremava. Era una situazione inaspettata. Non era come in passato quando la sua mente si scatenava senza tanti problemi.

Alla fine fu di nuovo follia e la sua bramosia ormai incontrollata ebbe la meglio sulla ragione, quindi esplose come un vulcano in eruzione infiammandosi come lava incandescente.

La situazione era più infernale di quanto avesse immaginato.

Iniziò a fissare la nipote come un indemoniato, respirando con affanno come se gli mancasse l’ossigeno, quindi si fece coraggio e si avvicinò a lei.

Era eccitato come un cavallo in calore.  Con mani tremanti afferrò gli orli inferiori della maglietta e li tirò verso le spalle. Ilaria alzò le braccia e si lasciò sfilare la t-short. Senza fare alcuna resistenza.

Non portava il reggiseno. Le tette, illuminate dalla fioca luce della lampada del pannello degli attrezzi, si manifestarono boriose allo sguardo esaltato di Gino.

Le aveva viste nella foto. Ma dal vivo erano meravigliose. Con la saliva alla bocca le ghermì con il palmo delle mani, iniziando a massaggiarle con forza. Ilaria chiuse gli occhi ansimando con la gola, gemendo, mentre suo nonno la stava coprendo di carezze lascive.

“mmmmmmm
“Ti piace?
“Si!

Qualsiasi indugio, ormai era fuori portata. Non c’erano più barriere inibitorie che si frapponevano tra le sue intenzioni morbose e l’oggetto proibito del suo desiderio. Acchiappò Ilaria, come aveva fatto in passato, con una violenza animalesca, stringendola con forza. Le sue mani scivolarono frenetiche sui fianchi e s’insinuarono sotto la corta gonna ghermendo le morbide natiche.
Con la bocca aperta si avvinghiò sulla pelle candida del collo, leccando e baciando.

Ilaria si lasciava strapazzare senza ribellarsi, limitandosi a gemere ogni qual volta le dita del nonno s’infilavano nelle mutande, stimolando le labbra della fica abbondantemente impregnate di umori vaginali.
Del resto, anche lei si era lasciata sedurre dalla situazione, il nonno, non era un amante qualunque, le sue intenzioni lascive, il passato da maniaco sessuale, gli avevano fatto sballare la testa.

Gino, affamato di emozioni proibiti, s’inginocchiò davanti a sua nipote. Gli sollevò una gamba, posandola su una spalla, spostò le mutande di lato e s’incuneò con la bocca in mezzo allo scoscio. Il gusto forte dei fluidi umorali gli inebriò le narici.
Quel profumo vigoroso lo avevano trasformato in un ariete in calore che, senza soluzione di continuità, si stava accanendo come un animale selvaggio su quella giovane fica, leccandola, mordendola, con una foga incredibile.

“mmmmmmmm si mmmmm che bello mmmmm

La voce di Ilaria lo incitava a continuare e gli infondeva coraggio e ardore.
Dopo aver razzolato come un segugio affamato e con veemenza tra il buco del culo ed il clitoride, si alzò in piedi. Si abbassò i pantaloni e le mutande rivelando una imponente erezione.

Ilaria strabuzzò gli occhi appena si trovò davanti il cazzo di suo nonno. La cappella rotonda come una sfera di bigliardo, era grossa quanto il suo pugno e gli urtò contro il pube.
Gino appoggiò le mani sulle sue spalle e la costrinse a prostrarsi davanti a lui.
La ragazza ubbidì.

“Apri la bocca e tira fuori la lingua!

Ilaria eseguì l’ordine come un perfetto soldatino. Gino brandì il cazzo sulla faccia e iniziò a colpire la lingua con la punta. La cappella si infilava nelle orbite oculare, accarezzava le labbra della bocca e le guance.
La ragazza, dopo aver subito quei gesti di inaudita concupiscenza, vogliosa di fargli un pompino, aprì la bocca e inghiottì il grosso fungo.
Attaccò a pompare con grande slancio.
Con una mano soppesava i coglioni racchiusi in uno scroto eccessivamente pendente, con l’altra segava la pelle della verga e con la bocca succhiava come una sanguisuga.

“mmm sei brava a pompare! Mmmmm

Ogni tanto rovistava con lingua sui coglioni e lungo l’asta del cazzo.
La nerchia di Gino era diventato un trastullo sulla quale Ilaria si era accanita con grande impeto. Pompava, leccava, se la infilava in mezzo alle tette stimolando la pelle tesa, su e giù, mentre la bocca ciucciava e lambiva la cappella.

“mmmmm sei un diavolo ooooooo mmmmmm ho voglia di scoparti!

Gino, ritenendo quello stimolo impossibile da trattenere, pensò che era arrivato il momento del grande passo. Con la mente sconvolta dalla bramosia afferrò un braccio di Ilaria e la trascinò come un pupazzo verso la brandina.

Ilaria si inginocchiò a pecorina esibendosi in una posizione stupefacente. Il suo culo era perfettamente disegnato. La nicchia vaginale era visibile e la fessura della fica e le
piccole labbra crestate, aggredirono morbosamente la mente di Gino, sconvolgendogli i sensi. Non ci pensò un istante a piegarsi dietro di lei e scuotendo la massa del cazzo, spingere la grossa cappella nella morbida vulva vaginale.

Fremeva come uno stallone in calore impaziente di montare la sua giumenta. Con mano nervosa faceva strusciare la cappella su e giù fino a quando non separò le fessure, insinuandosi nell’ingresso dalla vagina. Appena percepì il caldo infernale delle pareti, diede una spinta poderosa facendo sparire il cazzo interamente dentro quel pertugio stretto, tiepido e accogliente.

“aaaaaaaaaaaaaaaaaa si iiii E’ pazzesco ho il tuo cazzo dentro di me mmmm  è
meraviglioso mmmmmm mmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiii
“cribbio! Ilaria hai un culo da favola! Mi sembra di sognare!
“nonno oo mmmm Cazzo! mi piace eeeee scopare con te mmm stamattina quando mi hai invitato qui mi hai scioccato! Mi sembrava incredibile che tu mi considerassi come quella ragazzina che ti sei scopato proprio qui mmmm mi hai sconvolto! Non ero incazzata con te! Avevi ragione tu! L’incesto è nel mio DNA. La tua proposta indecente mi aveva scompigliato i sensi! Sei un porco maledetto! Un folle! Ma quell’idea mi faceva impazzire! Avevi capito perfettamente come voglio godermi la vita!
“Ilaria mmmmm to to to mmmmm sei come me! Io un puttaniere e tu una puttana mmm to il lupo perde il pelo ooooooooooo mmm
“si.. si! sono una troia! Non sai quanto mi piace scopare! Fottere è la cosa più bella che esiste al mondo! Mmm scopami più forte mmm così mi piace mmmmmmmm sei un lupo mannaro ooooooo mmmmm la tua perversione mi eccita perché mi sono messao nei panni di quelle ragazze mmmm Sei un porco oooooooooooo un magnifico porco! scopami iiiiiiiii mmmmm forte eee
“mmm il tuo fondo schiena mi fa sballare la testa mmmm hai una fica calda mmm mi sembra incredibile di fottere mia nipote mmmm

La scopava alla pecorina, esaltando il momento con frasi sconvolgenti e gemiti osceni.
La cavalcata durò per un bel quarto d’ora abbondante. Chiavarla in quella posizione sublime gli permetteva di ammirare la sua schiena e il culo. Un panorama che suscitava una bramosia che Gino stava sfogando con affondi profondi che sconquassavano la giovane e calda fica. I suoi coglioni pendevano come grosse pere e sbattevano violentemente contro il pube di Ilaria.
Ogni tanto la ragazza li afferrava e li stringeva. Gli piaceva sentire la morbidezza dello scroto e la consistenza dei testicoli tra le dita.
Gino apprezzava quel tocco perché gli faceva venire i brividi alle radice dei testicoli.

“Girati!

Ilaria, su invito del nonno, si era sdraiato sulla schiena con le gambe spalancate. La fica presentava un pertugio oscenamente slabbrato dal volume del cazzo. Gli umori la facevano brillare. Il clitoride era rosso infiammato e gonfio come un capezzolo.

Gino, invogliato da quella nicchia di piacere, quasi ansante si tuffò a bocca aperta in quel tempio sacro. La lingua s’infilò nella carne viva gustando l’effluvio di quella vagina ancora in fibrillazione, a causa degli orgasmi provocati dagli affondi del suo cazzo.

Dopo aver soddisfatto il desiderio orale, si allungò sopra la nipote e impugnando il pene come una mazza, schiacciò di nuovo la cappella rossa e grossa come una mela in quel cratere largo come la bocca di un vulcanico. Il cazzo scivolò dentro quell’inferno, bramoso di assaporarne il dolce tepore, arrestandosi solo, quando i bordi tesi della fica urtarono contro la base dell’inguine, costringendo i coglioni, pendenti come due pere, a schiacciarsi sul materassino della branda.

Gino, appena percepì il suo cazzo pienamente avviluppato da quella tolda bollente, riprese a muovere con frenesia il bacino, spingendo con il solito impeto.
Per dare più efficace agli affondi, gli aveva sollevato in aria le gambe sostenendole sulle
braccia.

“Mmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaa godo mmmmm godooooooo diooooooo sto impazzendoooooo nonnooooooooooo
“Ilaria aaaaaaaaa mmmm to  to  to  to mmmm cristo mmmm

Il cazzo di Gino scivolava dentro la fica della nipote senza alcuna tregua. Sui bordi si formò una schiuma biancastra e limacciosa, che a seguito dell’azione devastante di quel palo atavico, trasbordava dai lati impregnando lo scroto, il perineo e il buco del culo della giovane.

“Mmmmm godo mmmm si si fottimi così sei un animale eeee un lupooooo mmmm godooooooooo
“Il tuo corpo mi fa impazzire! Più lo possiedo e più lo voglio oooo mmmm
“Anche il tuo cazzo mi fa morire! Mmmm

Ilaria, diversamente dalle altre ragazze, si lasciava baciare. La lingua di Gino si attorcigliava con quella della nipote come due serpenti mentre si accoppiavano.
Le tette erano preda della bocca del vecchio e mentre fotteva la nipote si nutriva di quella morbidezza.
Le baciava, le leccava, affondava la faccia in mezzo alle tette, facendosi massaggiare il viso.

Gino chiavò sua nipote in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, a smorza candela, di lato e fine si trovò seduta sul suo cazzo mentre saltava sul suo bacino. Ilaria si rivelò un vero uragano di sensazioni.
Partecipava al coito con grande slancio.

All’apice del godimento, mentre il cazzo scivolava duro nel buco del culo:

“Tesoro ooooooo sto per sborrareeeeeeeee mmmm
“Riempimi li culo ooooooooo mmmm ora aaaaaaaaaaa si iiiiii

Gino diede una serie di affondi micidiali, devastanti, fermandosi nello sfintere di Ilaria, in profondità, nell’estasi dell’orgasmo, svuotando il contenuto dei coglioni pendenti. Le sue mani, nello stesso istante, strizzavano le tette ed il corpo fremeva all’unisono con quello della ragazza.

“Grrrrrrrrrrrrrrrr mmmmmmmmmmmm tooooooooooooooooo
“siiiiiiiiiiiiii mmmmmmmmmmmm

Al culmine di quella maratona di sesso, quando i corpi trovarono la quiete dopo il terremoto di adrenalina, fermi uno sull’altro, in uno stato di rilassamento:

“Nonno!
“Si!
“Vorrei essere pagata anche io come quella ragazza!
“Me l’aspettavo! Che non l’avresti data gratis! Ahaha
“Nonno! se devo scopare con te, almeno ci vorrei guadagnare qualcosa!
“E’ naturale! E quanto vorresti a botta?
“Mi accontento di poco, qualche regalino ogni tanto!
“Va bene! Mi sembra uno scambio ragionevole!
“Vado via sennò qualcuno potrebbe venire a cercarmi!
“Aspetta! Toglimi una curiosità?
“Che cosa?
“quelle foto? Che cosa erano?
“sono immagini estrapolate da un filmino Hard! Le ho stampate io! Ho fatto un casting per diventare attrice porno!
“come è andata?
“non lo so! Mi hanno dato duecento euro come anticipo e la promessa che poi mi avrebbero fatto sapere! Però Non si sono ancora fatti vivi!
“E quanti erano?
“In tre! Il più vecchio si è presentato come il regista! Ho scopato con tutti e tre, ma solo con uno ho registrato il film!
“Insomma ti hanno preso per il culo!
“Si! Per fortuna che mi hanno pagato!
“Secondo me quelli non cercavano attrici! Scommetto che ti hanno adescato su Internet?
“Si! Dicevano che potevo guadagnare fino a mila euro a scena! Ho accettato! Prima mi hanno chiesto la foto e poi mi hanno invitato a fare il provino!
“Un classico! E molte ci cascano come pere mature!  Ancora una cosa? Tua madre cosa ti ha raccontato di me?
“la mamma mi ha detto che sei un mandrillo incorreggibile e che corteggiavi le ragazze che assumevi come stagionali! Ho intuito da  sola  che qualcuna la scopavi Come è accaduto con l’ultima! La nonna lo ha detto alla mamma e ho sentite per caso!
“E tu cosa hai pensato di questa storia?
“Te l’ho dimostrato no? ero eccitata al pensiero di te e di quella ragazza, e quando mi hai proposto di venire qui mi hai incendiato la fantasia!
“ahahah sei proprio come me! Ahahah  corri a casa, prima che qualcuno sospetta qualcosa! tua nonna è come un segugio! Però stavolta mi accoppa!
“ahahah ! lo penso anche io!

Ilaria, abbracciò suo nonno, si sistemò i vestiti e corse via.

Gino si stese sulla branda a guardare il soffitto. Pensò, che la fortuna lo avesse baciato sulla fronte. Aveva appena vissuto un’esperienza sessuale incestuosa straordinaria. Era ancora scosso dalle forti emozioni che aveva provato, con la nipote. Ilaria era passata come un rullo compressore, e ne sentiva ancora gli effetti devastanti nella mente e nel corpo.
Si grattò il mento e pensò che qualche regalino valeva il prezzo di quella magnificenza.  Già pregustava il prossimo round, se la immaginava nuda e focosa e totalmente disponibile a fare tutto quello che la sua mente perversa gli avrebbe chiesto.

Un sabato sera stava pensando alla cara nipotina. Come al solito il cazzo scattò sugli attenti e diventò duro e massiccio. Se in quel momento avesse avuto a disposizione Ilaria, sapeva come lo avrebbe sollazzato. Fantasticando sulla nipote gli venne naturale ghermire il cazzo e muovere il polso su è giu. Più meditava e più la mano si muoveva veloce sull’asta, facendo scivolare la pelle lungo la massa carnosa dura come una roccia. Stava sdraiato sulla brandina a masturbarsi con frenesia, quando sentì un rumore di passi. Il ticchettio faceva pensare a scarpe con tacchi a spillo.
I passi si placarono:

“Ciaò pà! Cazzo ma sei un maniaco! Non trovi pace!

Era Angela, sua figlia. Lo aveva sorpreso con il cazzo in mano. Gino, fu preso dall’imbarazzo, e in modo frettoloso si chiuse i pantaloni, celando al suo sguardo quella oscena erezione.

Era appena rientrata da una serata di bagordi. Da qualche tempo usciva con il notaio Verde, un vedovo che aveva la stessa età del padre. Ilaria non era ancora rincasata.

Gino restò in un silenzioso tombale, perché non sapeva cosa dire.

“Quando ti dai a certi sport potresti almeno chiudere la porta!

Angela non avrebbe mai potuto immaginare quali fantasie erotiche tormentavano suo padre. Non avrebbe mai immaginato che Ilaria, oggetto delle fantasie, era diventata una cliente abituale di quella rimessa.

Gino, dopo alcuni secondi di assoluto impaccio, si riprese dalla figura di merda e sfidando lo sguardo di Angela:

“Cazzo! tu arrivi sempre nei momenti meno opportuni! Ma che hai il GPS ? chi ti informa delle porcate che sto facendo?
“Papà! Il lupo perde il pelo e tu il vizio del piacere c’è l’hai nel sangue! Ero passato a salutarti! Visto che sono rientrata in anticipo, ho pensato che forse un pò di compagnia ti avrebbe fatto piacere!

Gino pensò: “che strano! Dopo venti anni di astio era la prima volta che gli concedeva quel gesto di gentilezza! Una generosità che puzzava di bruciato!

Angela afferrò una sedia e si sedette di fronte al padre. Portava un vestito nero.
Appena si sedette accavallò le cosce. A Gino non sfuggì un particolare di quel gesto apparentemente disinteressato. Indossava calze nere autoreggenti che si interrompevano a metà coscia, mostrando parte della gambe scoperte e l’incrocio dello scoscio. Era una visione di straordinaria forza erotica.

“A che debbo questa visita di cortesia! Sei qui per un motivo?
“Si sono qui per raccontarti una storiella che ti riguarda! Anzi che ci riguarda! Che ne pensi di Ilaria?

Gino sbiancò come candida neve. Quella domanda a brucia pelo lo aveva spiazzato! Pensò: Sapeva tutto? Doveva essere cauto e capire il senso di quella domanda.

“E una ragazza irrequieta! Anzi un po’ troppo mi pare!
“E’ così! E’ molto irrequieta.
“Anche tu sei cambiata! Il tuo modo di vestire il colore di dei capelli, la cura del corpo e il modo di vestire succinto, mi fa pensare che la tua vita non sia più casta di quella di tua figlia! Sbaglio?
“Papà ero soffocata da Alberto! mentre lui si divertiva alla grande! Da quando l'ho lasciato, finalmente, ho iniziato a vivere! Esagero?
“Non sarò certamente io a giudicarti! Visto che non sono diverso da te!
“Per questo vorrei parlarti di Ilaria!
“Che c’entra Ilaria con me? Rivolgiti a tua madre!
“La mamma non capisce un cazzo! Ho bisogno del tuo aiuto! Ilaria ha un vizio!
“Quale?
“E’ ninfomane!
“Cosa?

Quell’affermazione mi face pensare al comportamento di Ilaria. Forse ero stato io la preda.

“E’ una malattia?
“Quando si esagera si! Quando diventa un’ossessione compulsiva! Ma nel caso di Ilaria, per fortuna, non è così cronica! Secondo me lo fa per passione! Come se avesse scoperto un bel giocattolo! E’ una cacciatrice di uomini! Quando esce lo fa con uno scopo! Ed essendo una bella ragazza non ha problemi a trovare quello che cerca! La giovane età la induce ad esagerare!
“Per questo motivo che esci spesso con lei! Lo fai per controllarla?
“In un certo senso si! Ma è difficile stargli dietro! Spero solo che non faccia brutti incontri!
“Perché mi dici queste cose?
“Chiedo il tuo aiuto, forse dovresti occuparti di lei! Una figura paterna e autorevole potrebbe aiutarla a controllarsi!

Gino pensò: “Mia cara arrivi tardi! E’ inutile chiudere il recinto dopo che le vacche sono scappate! Mi sono già occupato di lei! Sinceramente il fatto che Ilaria fosse una ninfomane non gli dispiaceva affatto. Anzi!

Gino ipocritamente:

“Va bene farò attenzione! – poi guardando le cosce di sua figlia – leccandosi le labbra - Scommetto che non è solo questo che volevo dirmi?

Angela era in vena di confessarsi. A Gino, però, quello atteggiamento puzzava perché non si combinava con il modo in cui si era presentata, il vestito succinto e provocante e il gesto di accavallare le cosce in modo osceno, certamente non era un gesto casuale.

Per contro ad Angela non era sfuggito la reazione del padre. Sapeva che tipo di uomo fosse. Sicuramente a lui non gliene fotteva un cazzo se la nipote fosse ninfomane. Anzi, pensò che avrebbe sfruttato quella notizia a suo vantaggio, in considerazione che il suo profilo morale era talmente basso che non si sarebbe fermato nemmeno davanti all’incesto. Era il caso di dargli un motivo in più per evitare un disastro. Ma – quella che ignorava - era che ormai in quella rimessa il disastro che voleva evitare si era già abbattuto in modo devastante.

“Papà Ilaria non è figlia di Alberto!
“E’ stato questo il motivo del dissidio e della separazione?
“No! Tra noi non c’era più niente! Quell’uomo non mi trasmetteva più nulla! L’ho sopportato per venti anni! Sai una cosa? Venti anni fa non dovevo sposarmi e fuggire via! Dovevo restare e crescere Ilaria accanto a suo padre!
“Chi è suo padre?
“Tu!

Gino stava quasi per svenire. Quella risposta lo aveva scioccato perché non capiva com’era possibile che lui fosse il padre di Ilaria.

“Io? Ma sei impazzita?
“Papà è vero! Mi hai ingravidato venti anni fa! Proprio qui!
“Non capisco! Io e te non abbiamo mai scopato! A meno che non fossi lo spirito santo!
“Saresti in grado di ricordare tutte le ragazze che sono passate di qui? Certamente no! Che te ne frega! Una valeva l’altra e le scopavi come un animale!
“Una come te me la sarei ricordata!
“una come me?
“Si insomma! Sei mia figlia! (mentendo) Non credo che sarei arrivato ad un atto così aberrante! Angela ti vuoi decidere a dirmi coma cazzo ho fatto a metterti incinta?

Angela lo fissò e poi riprese a parlare:

“E’ successo una sera che pioveva a dirotto. Alberto, quel giorno, mi telefonò dicendo che non sarebbe venuto a prendermi. Stavo guardando la pioggia dalla finestra. Ad un certo punto notai una ragazza uscire di casa, e si stava dirigendo verso la rimessa. Dopo che ti avevo beccato con quella troia, pensai che c’era un limite a tutto e quel gesto mi fece incazzare perché sapevo i motivi di quella visita.
Così, alterata come una iena, aprì la finestra e le urlai di fermarsi. Lei alzò la testa e, spaventata, rientrò nuovamente in casa. Gli andai incontro. Quando l’ebbi davanti, l’afferrai dal collo e gli disse che era una troia e l’invitai a lasciare la fattoria. La ragazza era terrorizzata e corse subito in camera. Mi sentivo in collera e stufa di quelle turpi abitudini, così decisi di venire da te per dirtene quattro. Era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non avevi alcun riguardo per la mamma e per me. Ti consideravo un animale. Così, super incazzata, entrai nella rimessa. Proprio in quel momento la luce mancò. Mi trovai nel buio totale. Appena gli occhi si adattarono all’oscurità cominciai a scorgere qualcosa. Mi avvicinai al bancone degli attrezzi. Ad un tratto qualcuno mi afferra le spalle. Eri tu. Nell’aria rimbombavano i tuoni del temporale. Per questo motivo tu non avevi sentito la mia voce. Sembrava che si fosse scatenato l’inferno. Non feci in tempo a reagire che le tue mani si erano già intrufolate nelle mie parti intime. Mi spostasti le mutande e alcune dita iniziarono a razzolare tra la fenditura della fica. Quel contatto inaudito mi aggredì i sensi. Mi bloccai. Non ero più capace a fermarti. Sembravi un demone, posseduto dal diavolo. Muovevi frenetiche le mani su tutto il corpo. Il seno era diventato un trastullo con cui ti divertivi. Mi baciavi il collo. Ero completamente in preda ai tuoi istinti animaleschi. Mi stimolavi in un modo sconvolgente. Fu la prima volta che qualcuno mi stava pungolando in quel modo impressionante. Dopo alcuni minuti non fui più capace di respingerti.
Mi trovai sulla branda a pecorina, mentre il tuo cazzo stava già sconquassando la fica. Il godimento era intenso. Mi adeguai alla situazione, perché mi stavi mandando in estasi. La fica era in fibrillazione, la sentivo contorcersi come se qualcuno la stringesse con forza cieca. Mi lasciai chiavare da te senza opporre alcuna resistenza. Eri una belva. Mi tenevi placcata dai fianchi, mentre spingevi in profondità il tuo cazzo. Ti agitavi veloce e senza alcuna tregua. Le tue mani stringevano frenetiche le mie tette. Ero completamente in trance. Alla fine, dopo una serie violenta di affondi, ti sei fermato dentro di me scaricando il tuo sperma nel mio utero. Quello istante fu rilevato dai frastuoni di tuoni terribili. Il tempo di riprendermi e corsi subito via. Ma il seme dentro di me stava già facendo il suo corso naturale.
Un mese dopo il matrimonio, mi accorsi che ero incinta. Il ginecologo mi disse che ero di due mesi, la fecondazione avvenne proprio nella settimana in cui mi avevi scopato in questa rimessa. Considera che con Alberto, facevo molta attenzione. Che beffa vero?

Gino rimase completamente basito. Era una notizia scioccante. Era seccato non per quello che era successo ma per il fatto di averlo fatto inconsapevolmente. Guardava Angela cercando di ricordare qualcosa di quel momento.
Non provava alcun senso di colpa. Cercava di far riaffiorare alla memoria qualcosa di quella sera. Nulla, tabula rasa. Tuttavia, dentro di se si stava destando uno strano desiderio. In Angela vide una nuova possibilità di incesto. Si era scopata la nipote / figlia, traendone un diletto che mai prima di allora aveva provato. Se Ilaria gli aveva dato quelle sensazioni idilliache, Angela poteva dargliene ancora di più forti.

L’incesto lo aveva conquistato e non gli sarebbe dispiaciuto fare il bis con la figlia.

“Che hai! Ti sono venuti i sensi di colpa?
“No! Mi dispiace di non ricordare nulla!
“Cosa vuoi dire? Che mi avresti scopata lo stesso, anche se avessi saputo che fossi tua figlia?
“Si!
“Cazzo! Sei un depravato! Sei un mostro!
“Io sono un mostro? Solo perché mi piace scopare? E tu come ti collochi! Quella sera te la sei goduta in pieno quella scopata! Il mio cazzo ti è piaciuto alla grande e non hai fatto nulla per sottrarti da quel turpe rapporto! scommetto che hai goduto come una troia!

Angela, offesa da quelle parole, si alzò in piede e si girò per andarsene. Gino la seguì come un’ombra, gli andò dietro e l’afferrò dalle spalle.

“No cara mia! Dove credi di andare? Vieni qui! Mi racconti una storia assurda! Ti
presenti davanti a me vestita da zoccola! Mi provochi mostrando le cosce! E tu sai che il mio vizio non si ferma davanti a niente! Sono come Ilaria ossessionato dal sesso! Secondo te? come dovrei trattarti?
“Lasciami andare! No so neanche perché sono venuta a dirti la verità!
“Te lo dico io perché sei venuta!

Gino, fece un gesto che mise in chiaro le sue intenzioni morbose verso di lei. Le sue mani cominciarono a scivolare sul suo corpo. Si infilarono sotto la gonna e si impossessarono delle sue parti intimi. Il palmo della mano si chiuse a coppa sulla fica corpulenta e iniziò a stimolarla con massaggi pressanti.

Angela ebbe un sussulto che gli fece tremare le membra. Chiuse gli occhi lasciandosi toccare, senza fermarlo. Tutto era uguale a venti anni prima. Le mani del padre l’accarezzavano in modo lascivo, lasciando intendere i pensieri perversi del vecchio. Angela si abbandonò completamente a quelle attenzioni ossessive, come era successo venti anni prima. Sapeva come sarebbe andata a finire se non lo avesse fermato, ma quella idea gli sconvolgeva già i sensi, del resto a livello inconscio era quella che voleva.

Il grembo di Gino, nello stesso istante, calcava da tergo con lo spessore del cazzo duro e grosso, e incastrandolo tra le natiche di Angela pressava in avanti per fargli sentire il suo ardore.

“Venti anni fa, qui! Hai scopato con me! Ti è piaciuto?
“mmmmm Si! Dopo quella sera non ho avuto più pace!
“perché?
“mmmm perché quello che ho provato con te non l’ho provato più con nessuno!

Gino si esaltò sentendo quelle parole, quindi, si strinse a sua figlia torturandogli la fica. Era il suo solito impeto animalesco, la toccava in ogni parte. Angela subiva quell’aggressione ansimando dal piacere. Il suo eccitamento cresceva man mano che il padre incalzava nel tempio di Afrodite, che gli causavano abbondanti fluidi umorali che colavano copiose nella cosce.

“aspetta vado a chiudere la porta!
“Ci ho già pensato io!

Non era venuta solo per confidarsi.
Gino, consapevole delle voluttà di Angela, si comportava come un predatore  in calore. Molto irrequieto, perché la donna che stava pomiciando era la figlia. Aveva sempre apprezzato la sua bellezza. Ma i suoi pensieri non erano mai andati oltre la barriera del semplice compiacimento, consapevole che oltre sarebbe stato un tabù e un azzardo peccaminoso.
Tuttavia, nel suo subconscio la vedeva per quello che era: un gran pezzo di fica. In alcuni sogni, spesso, il suo volto compariva sovrapponendosi a quello delle ragazze che si era scopato. La figlia, inconsciamente era l’oggetto delle sue pulsioni sessuali che reprimeva, rimuovendoli dalla coscienza, ma sfogandoli sulle ragazze che si scopava.

Adesso la stringeva tra le braccia, lasciando libertà alle pulsioni tenute a freno da troppi anni. Il suo inconscio eruttava le pulsioni sessuali represse, come una fucina infuocata. La sua mano affondata tra le cosce, razzolava vogliosa nella fica bagnata dal desiderio.

Si era sbottonato i pantaloni ed il cazzo sputantava oscenamente dal grembo. Afferrò il braccio di Angela spostandogli la mano sul nerbo intostato.

Angela appena cinse la calda pelle tesa del cazzo di suo padre, che spingeva arrogante tra le sue cosce, iniziò a muovere il polso praticandogli una deliziosa sega.

Il vestito nero di Angela era completamente arrotolato sui fianchi. Gino gli aveva infilato il cazzo tra le cosce e da dietro spingeva in avanti, stimolando le labbra della fica con la parte solida dell’asta.

“mmmmmm

Angela ansimava perché lo sfregamento del cazzo sulla sua fica gli provocava delle piacevoli sensazioni di godimento. Per sentirlo più duro aveva stretto le cosce, aumentando l’effetto della sega.

Gino, da tergo, simulando la chiavata, spingeva il suo bacino in avanti, cercando di godere il più possibile. Le sue mani si erano impossessate dei seni modellandoli assecondando la sua lussuria.
Angela era in balia di suo padre.
Si agitava in modo serpentino, perché il vecchio la stimolava senza tregua, in modo sublime, infiammandogli le parti erogene della fica e i capezzoli delle tette. Gli sembrava di trovarsi impigliata nei tentacoli di una piovra.
Percepiva l’ardore del padre tra le cosce e sulla pelle del collo quando la bocca si incollava succhiando e leccando la cute.

Il cazzo di Gino, nella sua azione devastante, si trascinava con se le labbra crestate ed il clitoride infiammato dall’eccitazione.
Angela era in preda all’estasi dei sensi, ed avvertiva l’umidità della sua eccitazione che gli colava traboccante nelle parte interna delle cosce. Il suo corpo era esploso come un vulcano in piena eruzione.

“mmm non resisto più… entra dentro di me ora aa mmm scopami !

Angela appoggiò le mani sul tavolino ed inarcò la schiena, assumendo la posizione di una superba pecorina. Era ricettiva, pronta a farsi montare dal padre.
Gino, assecondando il richiamo di quella natura selvaggia, senza staccarsi da lei, strofinò la grossa cappella unta dagli umori, tra i glutei ed il perineo, alla ricerca del pertugio. Lo trovò subito. Il grosso tubero appena si aprì il varco, calcò con forza facendosi strada nella vulva vaginale, incendiata dal desiderio, che cedendo lasciò passare il resto del corno nel condotto infuocato, fino in fondo, fintanto che la punta urtò contro le cervici dell’utero.

“Mmmmmmmmmm si si sono venti anni che ho sognato questo momento mmmmm
“mmmm Angela, non potevi venire prima! Io non avrei aspettato tutto sto tempo.. con una figa come te! Ti ammazzerei per avermi privato  di tutto questo mmmmmm
“Si ammazzami! chiavami forte mmmm voglio godere! Voglio sentire di nuovo quel piacere immenso mmm scopami come quella sera mmmmm
“to to to mmm questa sarà meglio… non sei una qualunque., il pensiero di aver la tua figa attorno al cazzo mi fa impazzire mmmmm to to tot o
“ah ah ah ah ah (Angela ansimava ad ogni affondo del padre)

Gino afferrò i fianchi di Angela e inizio a pompare nella fica, con tutta l’energia che il suo corpo aveva assimilato durante il piacevole preliminare. La sua mente si era nutrito di lei, di quel rapporto straordinario ed unico.
Il cazzo unto e brillante scivolava tra le pareti della vagina, allargata e adattatosi alle dimensioni. I bordi si erano tesi e circondavano il cazzo come un elastico rotondo, dentro cui si muoveva veloce l’asta, con grande gaudio di Angela.

Le spinte di Gino erano possenti, in linea con i suoi istinti infiammati da una bramosia incestuosa, che si stava scatenando brutalmente nelle fica di sua figlia.

Ogni affondo era profondo, intenso e devastante.

“mmmmmmmmmm ah ah ah ah ah ahaha a mmmmmmmmmm aaaaaaaaaa

Angela alternava acuti e mugugni, in accordo con il movimento di suo padre, mentre la
montava con grande enfasi. Lo aveva immaginato per venti anni e ora si stava gustando l’aggressività del padre. Era felice di subire nuovamente sulla sua pelle quell’atteggiamento bestiale, feroce, che aveva apprezzato venti anni prima. Ci aveva pensato spesso a quella scopata. Ora stava davanti a suo padre, a pecorina, sottostando al suo impeto animalesco. Si sorprese nel constatare che era uguale a come l’aveva sempre sognato e fantasticato nei momenti in cui aveva scopato con suo marito e con i suoi amanti, ritenendo che non erano mai stati all’altezza del suo vecchio. Ed era vero. Ma quello che lei ignorava, che non era il semplice atto ad essere speciale ma l'atteggiamento mentale, la situazione incestuosa che dava forza agli amanti.

Il corpo di Angela fremeva e tremava perché sferzato tumultuosamente come una foglia sbattuta da un vento impetuoso che era l’ardore di Gino.
I coglioni pendenti nello scroto, percuotevano violentemente sul pube di Angela. Qualche volta le mani delicate della figlia le soppesavano dandogli una piacevole sensazione che infondeva nuova linfa al suo agire. Adesso capiva da chi la nipotina aveva appreso quel gesto piacevole.

“Mmmmm papà sto godendo mmmm vengo mmm cribbio sei divino! Nessuno mi ha mai scopata in questo modo mmmmmm aaaaaaaaaa mmmm aaaaaaaaaaa sei un selvaggio!

Il corpo fremente di Angela agitato dagli orgasmi, nutriva la bramosia di Gino che sublimizzava quell'atto con il suo fondo schiena superbo, i fianchi larghi e le calze nere che esaltavano una pelle morbida e bianca come la neve.
Per Gino percepire il suo cazzo dentro quelle carni bollenti era come toccare il cielo con un dito.

Il piacere aumentò, quando Angela si sdraiò supina sul tavolino a gambe aperte, mostrando una fica corpulenta a bagnata.
Lo sguardo di Angela, allucinato e sconvolto dall’eccitazione, lo fissava implorante il suo cazzo.
Gino s’incuneò nuovamente tra le sue cosce bianche e spalancate, penetrandola  fino alla base dei coglioni. Il clitoride stavolta interrompeva i bordi della fica allargata.
Gino afferrò il culo di Angela, e tenendolo sollevato in aria, riprese a muoversi dentro la sua fica bollente e sconvolta dal godimento.
Ogni tanto si abbassava per succhiare i capezzoli turgidi e grossi come ciliegie.
Angela e Gino si fissavano intensamente, mentre si incastravano come animali.

A Gino piaceva vedere il volto di Angela sconvolta dal godimento. E gli piaceva vederlo cambiare espressione ogni volta che il suo cazzo penetrava profondamente dentro di lei.
Avanti a indietro, il suo bacino si spostava tra le cosce spalancate senza alcuna tregua. Il piacere ed il godimento del corpo era un elemento simbiotico che univa le loro menti eccitate. Più la scopava e più la desiderava.

Gino e Angela chiavarono in tutte le posizioni possibili ed immaginabili. Alla fine si erano trovati sulla brandina, lui seduto e lei sopra il grembo, impalata con il buco del culo sul cazzone del padre.
Lo sfintere di Angela si era adattato subito alle dimensioni del pene paterno. Non ci fu alcuna problema ad essere sodomizzata, in considerazione che la via era già stata ampiamente percorsa da molti cazzi.

Gino, al culmine del godimento, dopo una serie convulsa di movimenti, strinse le chiappe della figlia e gli scaricò un carico copioso di sborra nel culo.


“mmmmmmmmmmmmmmm si siiiiiiiiiiiiiii

Tutto si era compiuto secondi le regole del lupo.

Il lupo, da quel giorno, ha evitato di sfogare il suo vizio con le stagiste, perché poteva contare su Ilaria e Angela.
Quando Angela scoprì la tresca della figlia, non reagì, poiché lo aveva ampiamente previsto e forse anche sperato.
Cesira, ignara e incapace di immaginare un legame morboso di quella portata, riprese il marito in casa, perché aveva notato un certo disinteresse verso le ragazze straniere, che peraltro, venivano scelte da lei, e vi lasci immaginare le loro fattezze.
E tutti vissero felici e contenti (questa storia è tratta da un email di un lettore che mi ha assicurato che è vera, io l'ho solo un po’ romanzata).

Così va la vita.

Guzzon59