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venerdì 31 gennaio 2014

La sega.

Una mia lettrice scrive...

..mi chiamo Giulia, ho trenta due anni, sono singola e vivo a Roma.
Nel mese di Marzo dell’anno scorso ho ospitato per alcuni giorni il mio fratellino Roberto, poiché doveva partecipare ad un concorso pubblico per un impiego statale.

Il fratellino, in quel periodo, si era lanciato negli studi con molto accanimento e, somatizzando lo stress del momento, si aggirava per casa come uno zombi, soppesando libri e fogli che leggeva nervoso dove gli capitava.
In quei giorni, per evitare di disturbarlo, gli avevo lasciato a disposizione l’appartamento e, adeguandomi alle sue esigenze di studio, mi ero trasferita a casa di un amico.

Alla vigilia della prova d’esame telefonai a Roberto, per accertare che stesse bene e fargli gli auguri. Lo chiamai più volte, senza ottenere alcuna risposta, anzi, dopo alcuni minuti, era la segreteria telefonica a rispondere.
Cominciai a preoccuparmi.

Cosi decisi di raggiungerlo e dissi al mio amico che forse sarebbe stato meglio se avessi passato la vigilia degli esami a casa, accanto a mio fratello, per dargli fiducia e sicurezza. Era il mio fratellino e come sorella maggiore avevo il dovere morale di sostenerlo in quella prova così importante per la sua vita.

Appena arrivata, trovai la casa immersa in un silenzio totale. Non si sentiva volare una mosca. Pensai che stesse studiando nella sua stanza. Andai in camera da letto, posai la borsa e dopo aver fatto toilette mi avviai verso la camera occupata da Roberto. Lui non c’era. Il letto era completamente disfatto e coperto di fogli e libri sparsi in ogni dove. Sulla poltrona giacevano i vestiti e un accappatoio di spugna, che era ancora umido.

Mi avviai allora verso il salottino. La stanza era in penombra, illuminata a tratti dalla luce proiettata dal televisore, acceso senza il sonoro. 
La porta era semiaperta. Mi avvicinai e, prima di spalancarla, mi bloccai all’istante, perché attraverso la fessura vidi una scena che mi lasciò basita.
La natura intima di quel gesto consigliava di allontanarsi immediatamente dal posto.

Ma era anche una scena di straordinaria carica sensuale ed emotiva.
Roberto era adagiato sul divano completamente nudo. Il suo corpo muscoloso occupava tutto il mio campo visivo. La testa era appoggiata all’indietro. Gli occhi erano chiusi.
Ma quello che contorse le mie budella fu la sua mano destra. Era saldamente attaccata al cazzo e si muoveva lentamente su e giù.

Il membro di Roberto, mi colpì come una folgore, perché era grosso, rigido e s’innalzava dal suo grembo piatto come un possente obelisco. Un magnifico esemplare di cazzo. La cappella grossa e rotonda, rifletteva la luce intermittente del televisore.
Roberto non stava guardando nulla, ma dall’espressione del viso s’intuiva che lo stato d’estasi stava immaginando fantastici scenari erotici.

Seguivo coinvolta la sua mano, scendere su e giù, e dentro di me cominciai a sentire un forte turbamento, che scombussolava tutto il basso ventre.
Il suo corpo era scolpito magnificamente, nulla a che vedere con quello adiposo e flaccido del mio amico. Un giovane bello e prestante.
La virilità del suo membro, rispecchiava palesemente una forza e un’energia che solo ad immaginarla scatenata dentro di me, mi faceva increspare la pelle.
In pochi minuti fui completamente ipnotizzata dal suo cazzo. Lo fissavo e fremevo a vederlo torturato insistentemente dalla sua mano.

Mi venne una gran voglia di toccarmi la figa, già abbondantemente fradicia. Le dita si impregnarono subito del fluido umorale secreto in abbondanza, affondando entro labbra infiammata dal desiderio, e quel contatto mi fece subito tremare il corpo.

Mi toccai con violenza il seno, e trovai una forte sensibilità nei capezzoli turgidi come granelli di diamante.

Roberto intanto, ignaro della situazione, continuava a darsi piacere e io a restare li, come una scema a fissarlo, intensamente, in silenzio, senza perdermi nulla di ogni piccolo particolare. Un adone, con il petto spazioso, le braccia forti, il ventre piatto, le gambe robuste, ed un cazzo maestoso, che mi aveva completamente sedotto.

Fratello o no, in quel momento vedevo un meraviglioso esemplare di maschio che mi stava suscitando una libidine che a stento riuscivo a controllare.

Dopo l’ennesimo strofinamento della vulva vaginale, mi assalì una gran voglia di toccare quello scettro, di sentirlo palpitare tre le mani. Di strapazzarlo, baciarlo, leccarlo come il più squisito gelato cha abbia mai assaggiato.

Pensiero e azione, si susseguirono automaticamente e mi inginocchiai ed entrai nella stanza gattonando come un perfido felino, in procinto di saltare su quella prelibata preda.
Roberto continuava ignaro a tenere gli occhi chiusi, e a darsi il sublime piacere.

Quando gli fui a ridosso, finalmente potei vedere quella meraviglia a distanza ravvicinata. Cribbio, quanto era possente!
Mi soffermai incantata ad ammirare il palo fraterno, le nervature, il prepuzio robusto e la bellissima cappella, divisa divinamente dalle due parti del glande in tensione.

L’apertura in cima era cosparsa di liquido seminale, la pelle era talmente tirata che potevo vedere i reticolati delle venature che si dipanavano come fiumi in piena. I coglioni, grossi e pendenti, si muovevano al ritmo della mano. Le gambe erano aperte e io potevo indugiare in mezzo, in ginocchio, a fissare ammaliata quel miracolo della natura.
Lentamente mi spogliai, via la camicetta, via la gonna, restando in reggiseno e mutande. 

Mi accostai con la faccia per annusare l’odore del suo sesso. Nello stesso istante avevo ripreso a stimolarmi la figa.
La situazione era incredibilmente eccitante: Roberto stravaccato sul divano, con le gambe aperte, a masturbarsi con gusto, ed io, inginocchiata tra le sue cosce, a seguire l’evoluzione di quel gesto conturbante e a dare piacere alla vulva vaginale, infiammata dal desiderio.
Alla fine, travolta da una follia erotica impossibile da gestire, appoggiai le labbra sulla cappella e presi a leccare il glande e nello stesso istante le mani si strinsero attorno a quella di Roberto accompagnandola nella sua corsa di piacere.

“Che cazzo? Giulia? Ma che cazzo!
“SSSS ti prego! Lasciami fare! Ti prego!

Roberto si era destato dall’estasi e sgranando gli occhi mi fissava come se avesse davanti a se un’aliena sbarcata da chissà quale mondo lontano. Mi guardava impacciato. Tentò di ritrarsi, stringendo le gambe per cercare di allontanarsi da me, ma gli fu impossibile disfarsi della mia presenza, perché mantenni la posizione, come un valoroso soldato, tenendomi saldamente attaccata al suo scettro che serravo con forza e con entrambi le mani.

“Roby… ti prego! Lasciami fare! Ti prego ooooo

Ero talmente eccitata di stringere in mano il suo cazzo, che in quel momento lo avrei ammazzato se solo mi avesse impedito di andare oltre.

L’effetto piacevole della sega stava comunque avendo la meglio.
Le mie mani continuarono il lavoretto al posto delle sue, e suo malgrado, un po alla volta stava abbassando la barriera di imbarazzo alzata a difesa delle sue ultime forze.

“Giulia! È… è sbagliato!
“Non m’importa nulla! Ho voglia di darti piacere! Di toccare questo cazzo meraviglioso! Lasciami fare!
“Io ti lascio fare! Sei la sorella maggiore! Ma mettiti nei miei panni?
“Ci sono! Sono tua sorella! E allora?
“Be! Se non ci vedi nulla di sbagliato! È tutto tuo!
“mmmm così mi piace mmmmmmm

Finalmente cedette. Mi sedetti al suo fianco completamente esposta sul suo ventre, a deliziarmi e a giocare con il suo cazzo duro.
Lo segavo, lo leccavo, lo succhiavo soppesando i suoi stupendi coglioni, sodi e duri come roccia.

Roberto era più giovane di me di dieci anni. Il suo corpo massiccio era tonico e caldo come una stube. Lo accarezzavo in ogni parte, nutrendomi degli angoli più sensuali, baciavo i capezzoli, le ascelle, il petto, le spalle e poi finivo sempre per abboccare al suo grosso cazzo, come un pesce affamato di quella esca divina.
Era la meraviglia della natura, che avessi mai visto. In quel momento era mio, solo mio e lo stimolavo in tutta la sua lunghezza, ingoiandolo fino a far andare la punta oltre l’ugola.

Anche in quegli istanti cercavo di stimolarmi la figa, combinando i movimenti della bocca con quelli delle mie dita che affondavano nella fessura ormai arrossata. Mi sarebbe piaciuto se anche lui avesse preso quell’iniziativa, e cominciato a dilettarsi con la mia micia, per questo lo fissavo, cercando di fargli capire che avevo bisogno delle sue mani, che il mio corpo implorava un contatto fisico forte.

Il miracolo avvenne. Quando alcune dita della mano del caro fratellino si intrufolarono nello scoscio alla ricerca della fica. Fu un piacere immenso, quando la fica fu preda della sua lussuria.
Gli aprì le cosce per facilitargli il compito. 
La sua mano aveva ormai conquistato la piazza e si stava comportando da padrone. Dopo un po’ la percepì in ogni parte del corpo. Stringeva le tette e accarezzava il culo, perdendosi lungo i fianchi e le cosce. Era nervosa e vogliosa di occupare tutto il territorio. La mia bocca intanto incalzava sul cazzo, senza dargli tregua.

“Giulia mmmmm non c’è la faccio più mmmmmm

Sentirlo ansimare mi dava una gran forza. Così aumentai il lavoro di bocca. Ad un certo punto le sue mani afferrarono il mio capo, e tenendolo fermo, sentì il cazzo che spingeva con energia dentro la mia gola. In pratica mi stava chiavando in bocca.

“Mmmmm Giulia aaaaaaaaa mmmmmmmmm

La sborra uscì copiosa riempiendomi la gola e tracimando dai lati delle labbra. Il fratellino continuò a scoparmi in bocca fino all’ultima stilla di sperma.

Roberto superò l’esame e decise di restare ancora una settimana. I primi giorni ci limitammo solo a piacevoli preliminari, perché ancora timorosi di infrangere il massimo tabù. Ma una sera, in preda al delirio estremo, sconvolta dal desiderio di far sesso, presi l’iniziativa e fui io ad impalarmi sul suo maestoso cazzo, con mio grandissimo e immenso diletto. Poi fu il delirio e l’inferno dei sensi a scandire i ritmi delle magnifiche scopate.

Così va la vita

Guzzon59

mercoledì 15 gennaio 2014

La cugina bisbetica domata


“Ciao Franco!
“Silvia?
“Si! Sono io!
“Chi non muore si risente!
“E già! Ti chiederai perché ti sto chiamando?

Silvia e Franco sono cugini, figli di due fratelli. Si erano persi di vista da circa quattro anni, dai funerali del nonno. Due settimane prima c'erano stati quelli della nonna. Franco per motivi di salute non aveva potuto partecipato alle esequie.

“Già! Di cosa si tratta!
“Per telefono non posso dirti nulla! Potremmo incontrarci da me! Nel mio ufficio!
“Che cosa devi dirmi di così importante!
“Te l’ho detto! Per telefono è meglio evitare! Allora quando potresti venire? Fissiamo un appuntamento! Adesso!
“Mi hai messo addosso una curiosità fastidiosa! Ti conosco bene e so che, una del tuo ceto, deve avere dei seri motivi per scomodarsi a contattare un parente che non frequenta da molti anni! Ho una proposta da farti! Potresti venire tu da me, considera che sono ancora convalescente!
“Va bene! Ma preferirei incontrarti da solo!
“Sono da solo! Caterina ha accompagnato Luca ad Alessandria, per i campionati nazionali under sedici di Volley, quindi, oggi pomeriggio potrebbe andare!

Caterina è la moglie di Franco.

“Va bene! Ci vediamo oggi pomeriggio! verso le tre! Ciao
“Ciao!

Silvia amministra un’azienda che opera nel settore dell’editoria.
E’ una donna in carriera, cinica e determinata. Ha una forte personalità, con un super ego che è intollerante verso chiunque tocchi o sfiori i suoi interessi. Ha un carattere indisponente e interpreta la vita come una competizione, da vincere ad ogni costo. E' un tipo ostico e non accetta sconfitte umilianti che possano metterla in ridicolo. 
Nonostante sia una donna attraente e di aspetto incantevole, gli uomini gli girano alla larga, per evitare di doversi scontrare con il suo brutto carattere. Si è diffusa la voce che sia una donna frigida.
E’ stata sposata con un imprenditore che operava nel settore dell’edilizia. Dopo appena due anni di matrimonio, è fuggito disperato, sputtanandola come donna cinica e fredda, che pensa solo alla carriera e alle apparenze.
Lei, vendicativa come Medea, ha utilizzato le sue influenze autorevoli per rendergli la vita difficile, fino a farlo fallire.

Quel pomeriggio arrivò con la Mercedes grigia metallizzata che parcheggiò nel cortile della casa di Franco.
Silvia scese con eleganza dal l’auto, con passo sicuro salì i due gradini che portavano alla porta d’ingresso.

Franco era in accappatoio di flanella. Alcuni colpi di tosse segnalarono una condizione di salute ancora precaria.

“Ciao Franco!
“Ciao Silvia! Vieni! Accomodati in salotto! Ti va un caffè? Ho messo la caffettiera sul fuoco!
“Si volentieri!

Franco ritornò con un vassoio sul quale c’erano due tazzine fumanti e alcuni biscotti.

“Allora? Che cosa spinge una donna del tuo livello a far visita ad un umile parente?
“Tua moglie! O dovrei dire quella zoccola di tua moglie!

Franco, si bloccò con un biscotto in mano, allibito, restando con la bocca aperta.

“Mia moglie? Scusami ma non capisco?
“O sei un ingenuo oppure non capisci un cazzo delle donne!
“Senti vieni qui, chiami zoccola mia moglie e poi mi insulti? Ma chi cazzo ti credi di essere!
“A tutto c’è una spiegazione!
“Dammela!
“Due settimane fa, ai funerali della nonna, ho avuto un confronto duro con tua moglie! Da come parlava e cosa diceva mi sono resa conto che quella puttana conosceva molti particolari della mia vita privata! Aspetti che solo quel coglione del mio ex marito sapeva. La faccenda mi puzzava. Così ho incaricato un’agenzia d’investigazione di seguire quello stronzo e cosa scopro? Che s’incontra con quella zoccola di tua moglie, di nascosto, e cosa fantastica, scopano come maiali alle tue spalle!
Ecco queste sono le foto! Come vedi! Dall’espressione del volto di quella troiona si intuisce il suo estremo diletto a chiavare con il mio ex marito!
Franco raccolse le foto, che Silvia aveva gettato sul tavolino. Le passò in rassegna, fissandole con un’espressione indefinibile. Si grattò un sopracciglio e si morse le labbra, senza dire nulla.

Silvia studiava il volto di Franco, cercando di capire che cosa stesse passando per la testa del cugino.
Lei sperava di farla pagare a quella troia della moglie, che l’aveva offesa e sfidata. Si stava prendendo la sua vendetta. IL cugino la prenderà male e, sicuramente, l’avrebbe cacciata fuori di casa. Così quella troia imparava, una volta per tutte, la sua lezione di vita.

Franco raccolse le foto facendo un mazzetto. Poi fissando Silvia le posò a fianco del vassoio del caffè.

Con un dito si grattò il labbro inferiore.

Lei aspettava compiaciuta che lui parlasse.
Però il sorriso gli rimase impresso sulle labbra, quando un manrovescio colpì violentemente il suo bel visino. Lo schiaffo fu talmente energico che la donna fu scaraventata a terra.

Silvia si toccò le labbra doloranti. I polpastrelli si erano sporcati di sangue. Dopo essersi ripresa dallo shock, alzò il capo.

“Che cazzo ti è preso! Sei impazzito!

Franco si tolse l’accappatoio rimanendo in boxe. Grugnisce e stringendo i denti, si avventa su di lei come un feroce rapace. Gli afferra i capelli e la trascina fino ad una cassettiera posta nel corridoio.

“Cazzo! Sei impazzito! Ma che fai? Mi stai facendo male! aaaaaaaaaaaaaa

Silvia, nel parapiglia generale, cercò di afferrare la borsetta per prendere il cellulare. Ma fu anticipata da Franco che con una mossa da calciatore la fece volare oltre il divano.

“Sei impazzito! Stronzo! Lasciami! mi fai male!

Il cugino si siede sopra di lei e dopo una violenta lotta, riesce a bloccargli le braccia dietro le spalle. Nello stesso istante, premendo il ginocchio sopra la zona lombare, la tiene placcata con la faccia schiacciata a terra. Poi da un cassetto estrae un paio di manette e le chiude attorno ai suoi polsi.

“Dio mio! Sei impazzito! Toglile! Hai capito! Che cazzo vuoi fare! Ti faccio arrestare Bastardo!
“Ti presenti qui! Come una stronza! Animata da spirito di vendetta! Per il tuo orgoglio da quattro soldi ferito! Mi insulti! E poi mi mostri le foto del misfatto! Hai violato la privacy di mia moglie! Sei arrogante e stronza! Non hai pensato ad una variante?
“Quale?
“Io e Caterina condividiamo tutto! Siamo una coppia aperta! Lei scopa con chi gli aggrada, poi mi racconta tutto!

Silvia rimase basita e senza parole. Poi….

“Bastardo! Pervertito e Cornuto! Lasciami andare! Perché mi hai picchiata e ammanettata?
“Perché ho capito che razza di donna sei! Vuoi dominare tutti quelli che ti stanno attorno! vero? Ma adesso sarai tu la schiava! Cagna!

Silvia per quanto si sforzasse di ribellarsi, dentro di se sentiva che quella violenza gli suscitava dei sentimenti contraddittori, che prima di allora non aveva mai provato. Il suo corpo fremeva e quella sottomissione forzata gli provocava sensazioni quasi piacevoli.

“Per prima cosa! Via i vestiti! Ti voglio vedere nuda come un verme!

Lei strabuzzò gli occhi, ma non disse nulla.
Lui si accanì su sua cugina come una furia cieca. Gli strappò la camicetta; tirò via la gonna e le scarpe, lasciandola con gli autoreggenti. Poi afferrò gli orli delle mutande e le lacerò. Il reggiseno fece la stessa fine.

Silvia era scioccata e confusa, guardava il cugino come una bestia braccata dalla paura; si sentiva in trappola, ipnotizzata dalla ferocia di quel folle pervertito. Era impaurita. Respirava con affanno. Avvertiva il pericolo in ogni suo gesto. Gli tremava la schiena, la pelle reagiva rabbrividendo, come se fosse colpita da un vento gelido.
Era la prima volta che si trovava in una situazione di totale sottomissione, in cui non era lei a comandare. Si sentiva come un oggetto in balia delle onde. 
IL cugino la guardava con uno sguardo glaciale, dalla testa ai piedi.

“E’ mai possibile che una donna bella come te! Sia frigida? Lo so! Stronza! So tutto di te! Caterina mi ha raccontato tutto! E ho capito che razza di donna sei! Mi sei sempre stata sulle palle! Anche da ragazza quando te la tiravi avrei voluto prenderti a calci nel culo! Ora guardati! Sei ammanettata e stesa a terra nuda! La grande Manager, che fa tremare i suoi dipendenti! Ora sei li, a terra, nuda come un verme! Lo sai che posso fare di te quello che voglio!
“Ti prego lasciami andare! Che cazzo ti sei messo in testa? Ti mando in galera! Bastardo! Cornuto!
“Voglio darti una lezione di vita! Voglio insegnarti la differenza sottile che c’è tra un dominatore e un pezzo di merda cinico e indifferente al piacere come te!
“non me ne fotte un cazzo dei tuoi insegnamenti di merda! Stronzo liberami subito!
“Lo sai che cosa vuol dire dominare? e sai quale è differenza tra il piacere e il dolore?
“Dimmela! visto che non posso fare altro che ascoltare le tue stronzate!
“Il dominatore prova piacere nell’infliggere dolore alla sua schiava! Lo scopo del dominatore non è quello di dare piacere, perché sa che la schiava potrebbe fingere. Il piacere gli deriva dalla certezza che le sue torture producono dolore e sofferenza. Più la schiava soffre e più gode!
“Queste sono le farneticazioni di uno scellerato maniaco sessuale!
“Ti sbagli! Sono attitudini del tutto naturali! Che madre natura ha elargito
generosamente all’uomo! Se la dominazione e il sopruso fossero stati un crimine insensato, la natura li avrebbe soppressi o negati! Ma tu sai che l’ingiustizia e la prepotenza producono benessere mentre la virtù solo povertà! E’ la legge del più forte sul debole la vera regola di vita! che governa le umane vicende, sublimati nella ferocia dei predatori come il lupo e il leone! La vita si regge sull’equilibrio del bene e del male, con pari dignità. Dalla distruzione nasce sempre qualcosa di nuovo e costruttivo! L’ordine e le regole, senza il male, non producono nulla, si ridurrebbero a noia e avvilimento della vita!
“Che cazzo di filosofia di vita è questa! Bastardo fascista!
“E’ una filosofia che tu applichi tutti i giorni e, direi, nel modo sbagliato! Ora ho intenzione di correggerti!
“Vai a fanculo! Stronzo!

La voce di Silvia celava uno stato di tensione dei sensi eccitati. Lo sguardo era lucido e il corpo fremeva, ma non di paura.

“Mi eccita vederti implorare! Guarda! ho il cazzo che non sta più nelle mutande! Mmm

Così dicendo lo tirò fuori, poi si inginocchiò davanti a lei, e afferrandogli i capelli la costrinse ad alzare la testa. Poi brandendo il nerbo puntò la cappella contro la sua faccia. Umiliandola,la schiaffeggiò con il nerbo che brandiva come una mazza!

“Maniaco! Sono tua cugina cazzo! Lo sai?
“mmm questo rende la situazione più eccitante! Mmm l’incesto! Mi piace! Succhia! cagna! Lo sai riconoscere un cazzo? To! Per una volta fammi vedere che sai fare un pompino! come una vera vacca!
“Che cazzo! Sei un maniaco! Lasciami iiiiii mmmmmmmm

La grossa cappella era completamente schiacciata contro le labbra. Franco strappò con forza i capelli, il dolore la costrinsero ad aprire la bocca.
Alla fine Silvia si arrese al male lancinante del cuoio capelluto. Aprì la bocca e il cazzo si infilò come un serpente nelle gote, fino alla gola.

“To to to to.. cagna maledetta! Succhia il cazzo di tuo cugino! Mmm è incesto! Non ti fa sballare l’idea? ahahahahah

Silvia, con il cazzo infilato nella bocca, non riusciva ad emettere alcun suono, oltre a mugugni soffocati dal grosso cazzo che entrava senza alcun riguardo. Lo stato di soggezione, incoscientemente la costringeva ad assecondare quel folle dominatore, quasi rassegnata al ruolo di schiava.

Franco la teneva ferma spingendo il cazzo in profondità. Nello stesso tempo tirava i capelli con forza. Ad un tratto si accorge che gli occhi azzurri di Silvia erano stralunati e lei arrancava con il petto cercando di respirare. La saliva usciva dai lati della bocca sotto forma di bollicine schiumose.
Capisce che la cugina è in difficoltà e lo sfila via.

Subito dopo la vede tossire e sputare rivoli di saliva e vomito.

“Bastardo! Stavo … sof..f.. focando ooooooo aiutoo iiiiii
“E tu collabora! Cagna! Devi accettare il dolore! Per compiacermi!

Silvia, riprese fiato,  ricambiava il suo sguardo con la stessa intensità. C’era una luce strana. L’aggressività di Franco stava producendo un effetto inaudito.

“Riprendi a succhiare cagna!

Silvia, riluttante, iniziò a sottostare a quella protervia senza replicare. Ci fu solo un tentativo di ribellione, ma poi si fermò. Lui, incalzò quella labile reazione con una serie di schiaffi.

“Aaaaaaaaaaaaaa bastardooooooooooo
“Tu collabora!

Con forza gli prese la testa e puntò di nuovo il cazzo contro la sua bocca. Usando le stesse manieri forti, tirando con forza i capelli, quasi a volerglieli staccare. Stavolta lei lo accolse.
“Così mi piaci! Mmmmmm cazzo ora si che si ragiona!

Dopo…

“Toglimi le manette!

Franco guardò sua cugina. Il tono della voce era cambiato.

“No! Non ancora! Anzi ho ancora una cosa da fare! Scommetto che ti piacerà!

Si allontanò per pochi minuti e ritornò con una pallina da ping pong e un foulard.

“Che cazzo vuoi fare!
“Per quello che ho intenzione di fare per te è meglio se taci!
“No ooooo sei pazzo ooo!

Tenendogli la testa bloccata gli infilò la pallina in bocca imbavagliandola con il fazzoletto.

“mmmmmm mmmmmm
“non capisco cosa vuoi dirmi! Hahahahahahah

Franco costrinse sua cugina a sdraiarsi con il ventre sul pavimento. Gli girò attorno per alcuni minuti. Lei cercava di seguirlo con lo sguardo, girando il capo. I suoi occhi erano terrorizzati.

“Il tuo culo è bello! Il punto d’incontro delle cosce è quanto di meglio abbia mai visto finora! Si! Lo ammetto! Sei un gran pezzo di fica! Lo hai mai preso nel culo?

“mmmmmmmmmmm

“Guarda il mio cazzo! È bello duro e pronto a invadere la corsia di emergenza, a tutta velocità! Hahahah Ma non è come tu credi! La sodomia deve avere come compagna la forza dell’aria!
“mmmmmmmm – (Silvia si agitava preoccupata da quelle parole inquietanti).

Franco si procurò un lungo cordolo. Da una parte fece un occhiello dentro il quale ci infilò il capo opposto. Era un cappio.

“Il patibolo è pronto! Ora vediamo cosa sai fare!

Avvolse il cappio attorno al collo di Silvia. Si piazzò dietro di lei, costringendola ad allargare le gambe, mettendogli a disposizione del suo sguardo le parti intime.

“Bene! Bene! Mmmm certo che hai un culo che invoglia a penetrarlo! Sono impressionato! Stimola molta lussuria! Chissà quanti maschietti che hai torturato hanno sognato di poterlo sfondare!

Mentre parlava con il dito medio iniziò a lavorarsi gli orli del pertugio. Spinse forte fino a farlo entrate tutto nell’ano.

“mmmmmmmmmmmm (singulto di sofferenza di Silvia)
“ahahahahah  Cazzo! Non l’hai mai preso nel culo! Ahahah sono fortunato! Direi che sei pronta ad affrontare la prova del fuoco! Si sarà per te un rito d’iniziazione hahahahaha.

Così dicendo s’impossessò di un grosso cuscino del divano e lo collocò sotto il ventre di Silvia, in modo tale che il suo posteriore puntasse verso l’alto.

“Sai! Prima di violare questo tempio sacro, vorrei divertirmi con la bocca!

Franco si tuffò gioioso tra i glutei candidi e sobri, e separandoli espose alla sua lussuria il pertugio dell’ano. Era ancora stretto e chiuso. Le rigature dell’orifizio erano attaccate e ci volle forza per separarli e mettere in luce le parti interne. La bocca, attratta da quelle delizia, si attaccò come una ventosa e la lingua razzolava furiosa con la punta nel piccolo foro. La saliva lo aveva lubrificato a dovere. Un dito sostituì la lingua e s’insinuò per due terzi all’interno.

“mmmmmmmmmmmmmm (singulto di Silvia)

Franco era super eccitato da quella visione superba. Il buco era stato dilatato con una trivellazione forzata. Così tenendogli le gambe aperte al massimo si inginocchiò in mezzo, avvicinandosi con il bacino il più possibile. Quando la cappella del cazzo urtò contro l’apertura anale, fece scendere un grosso rivolo di sputo che impregnò la cappella e il foro, poi la spalmò con cura attorno ai bordi. La punta del pungolo iniziò a spingere con energia.

“mmmmmmmmmmmm (singulto di Silvia)

Il buco era troppo stretto, così al primo tentativo il nerbo scivolò verso il basso, penetrando per due terzi nella fenditura della fica grondante di umori vaginali, che ne avevano facilitato l’ingresso in modo involontario.

“Cazzo! Sei bagnata come una fontana! Ahahah stai godendo ahahahaha a quello ci penserò dopo! Ora voglio sfondarti il culo!
“mmmmmmmmmmmmmm (singulti di rabbia e di ribellione)
“Riproviamo!

Punto nuovamente la cappella contro il buco anale, ma prima penetrò nuovamente con due dita, facendoli girare come un mestolo. I bordi dell’ano lentamente cedettero, adattandosi alle dimensioni dell’invasore.

“Ora non potrai più sfuggirmi! Ahahah

La punta del cazzo stavolta scivolò dentro quel tempio allargando con forza l’orifizio anale.

“mmmmmmmmmmmmmmmmm (singulto di dolore)
“to stronza! Ora di spacco il culo!

Una possente spinta permise di far penetrare l’intero corno nel pertugio, e nello stesso istante, il corpo di Silvia sussultò come se fosse stato colpito da un potente saetta.

Franco afferrò il cordolo e spingeva dentro lo sfintere di sua cugina, tenendo teso al massimo il laccio e costringendola ad agitarsi, mentre il cappio si stringeva attorno al collo.

“vedi! Stai facendo il gioco del nemico! Più ti agiti e più godo e più tu rischi di soffocare!
“mmmmmmmmmm (singulti indecifrabili)

Il gioco della sodomia e della forza dell’aria andò avanti per parecchi minuti. Silvia si stava sfiancando, e non riusciva più a tenere la posizione ideale per evitare di soffocarsi. Franco colse quel cedimento e lentamente lasciò le briglie.
Dopo alcuni colpi profondi e secchi si staccò da sua cugina.

Gli tolse il bavaglio e le manette.

“Ba….. bastardo oooooo stavo soffo….candoooooooooo
“Se provi a scappare ti lego pure la gambe!

Dopo un intenso sguardo:

“Non scappo!

Dopo alcuni minuti di indecisione. Gli tolse le manette. Silvia non si mosse, restando adagiata sul pavimento, rassegnata nel suo ruolo di schiava.

Lui sorrise in segno di trionfo. La bisbetica sembrava domata. Ma c’era ancora tanto da fare.

Lei, su invito di Franco, dopo averlo segato, riprese nuovamente a succhiare il cazzo. Sembrava più docile e ubbidiente.
La sua personalità sembrava addomesticata, apparendo docile come una cavalla selvaggia domata dal suo padrone.

Franco, non ancora convinto, per sicurezza tenne il cappio, per prevenire eventuali tentativi di fuga, ma anche incitarla con forza quando il pompino rallentava.

“Basta ora! Cammina a quattro zampe!
“Cosa?

Franco in risposta gli posò un piede sul collo e la spinse giù, fino a schiacciare la guancia del viso sul pavimento.

“Non devi replicare! Sono io il padrone! Hai capito?
“Si!

Silvia attaccò a camminare a carponi, girando attorno a suo cugino. Stava aspettando con ansia, che lui facesse qualcosa o l’obbligasse a soddisfare i suoi desideri folli, di qualunque genere.

Franco la fissava con bramosia, mentre gattonava ai suoi piedi. Ogni tanto la toccava con la pianta dei piedi lisciandogli la schiena e le natiche.
Quei tocchi fugaci facevano venire i brividi a Silvia. L’attesa l’eccitavano e la rendevano impaziente.

“Cribbio! Hai un corpo stupendo! Tutti questi anni a preservalo per chi? Quando avresti potuto goderti la vita! Una carriera? Per quale scopo? Solo per far soffrire la gente? Ora sarai tu a soffrire! Cagna!

Franco si era procurato un frustino da fante. L’ippica era la sua passione e quando poteva faceva dei lunghi itinerari al galoppo della sua cavalla preferita.

La bacchetta di cuoio veniva maneggiata con destrezza, e piegata davanti allo sguardo eccitato di Silvia. Lui si era avvicinato al suo viso e con un sorriso malizioso sfregò il frustino nella sua bocca bagnandolo con la saliva, poi lo passò in quella di Silvia e lei reagì mostrando i denti come i cani rognosi.

“Sei ancora selvaggia! Ora il tuo padrone ti addomestica! Vuoi?
“Si! mmmmmmmm

Si sedette sul culo di Silvia. Da dietro iniziò a sferzare dei colpi secchi che impattarono violentemente sulla pelle candida delle natiche, lasciando dei segni rossi.

“aaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaa
“galoppa cavallina storna! Op! Op! Dai fammi vedere come sai correre!

Ogni volta che il frustino si abbatteva sui glutei suscitava un dolore acuto.

Silvia, nonostante il male lancinante, sopportava tutto. La sottomissione la poneva in una condizione di grazia ascetica. Era piacevole giacere alla volontà di un altro. La sua figa fremeva e il suo basso ventre tremava dal piacere, provocati dalle sferzate della frusta, ma soprattutto, quello che la faceva impazzire era la mente di suo cugino. Il suo atteggiamento perverso l’aveva affascinata. Sentirsi alla mercè di quel folle era una sensazione straordinaria. Da brividi.

“Ho la figa in tumulto! Chiavami bastardo! Violentami! Chiavami ora! Monta la tua cagna! Completa la tua nefanda azione incestuosa!

Le suppliche di Silvia, erano un vero e proprio trionfo per Franco, che sentiva il suo potere incidere sul carattere della cugina. La temibile manager infine era domata ed era ai suoi piedi. Implorante.

“A suo tempo! Non ho ancora finito!

Silvia ebbe un brivido alla schiena e quelle parole la mettevano in agitazione perché il cugino era imprevedibile! Ma la condizione di assoluta dipendenza dalla voluttà traviata di Franco gli faceva sballare la testa.

Lui l’afferrò di nuovo dai capelli. Lei lo seguì senza opporre alcuna resistenza. Come un docile agnellino. Il cappio si era stretta attorno al collo e quando lui tirava, si stringeva fino a bloccargli il respiro.

La trascinò in camera da letto. La prese in braccio e la gettò sul materasso a gambe all’aria. Riprese le manette. Gliele serrò attorno ai polsi assicurandoli alla barra della spalliera.

Poi si procurò una cravatta e la bendò.

“Devi sentirti in completa balia degli eventi! Devi avvertire sulla tua pelle le
sensazioni che si provano, quando dipendi dalla follia di un altro! Ti piaceva sottomettere i tuoi dipendenti? Imponendo la tua volontà nevrotica? Anche quella era una forma di eccitazione! Comandare è come chiavare! Ma nel tuo caso era puro cinismo isterico! Ora sentirai sulla tua pelle quelle umilianti sensazioni!
“Franco! Sto impazzendo! Sei diabolico! Mi stai facendo provare sensazioni incredibili!

Non ottenne risposta. Si accorse di essere sola, avvolta in un silenzio inquietante.

“Dove sei? Franco?

Franco sapeva dosare i momenti di attesa con quelli di accanimento.

Silvia, era sul letto bendata e assicurata con le manette alla spalliera. Si sentiva smarrita. Il suo corpo vibrava e fremeva, come se fosse stato lanciato nel vuoto assoluto senza punti di riferimento.
Poi sentì il respiro di Franco attorno al suo collo e quella improvvisa comparsa gli fece rabbrividire la pelle dall’emozione.
Nello stesso istante, percepì qualcosa di freddo che stava carezzando i suoi capezzoli. Era una sensazione gelida ma dannatamente piacevole.

“mmmmm mi piace mmmm mmmmmmm

Erano stimoli estremi, che si contrapponevano, come il buio e la luce. Silvia era in affanno. Il suo corpo veniva cotto a fuoco lento. Cibo che Franco masticava lentamente, cercando il punto adatto che potesse dargli piacere, il suo dolore.

Silvia tremava come un fuscello, il suo fisico trasalì, quando avvertì che il freddo si stava spandendo fino a raggiungere le sue parti intime.
Il clitoride bruciava come se qualcuno lo stesse riscaldando con la fiamma ossidrica. IL gelo si era trasformato in qualcosa di rovente. Era una sensazione che la scombussolava dandogli delle impressioni troppo forti. Ma quello che accendeva la sua mente era la situazione di completa sottomissione a suo cugino. Si trovava totalmente soggiogata al suo perverso gioco erotico. Una situazione mentale assolutamente eccitante che la proiettava in un limbo sublime di puro godimento estetico.

Franco prese a leccare i capezzoli, mordendoli con le labbra tra i denti.

I cubetti di ghiaccio raffreddavano i capezzoli ed il clitoride e quando li sentiva gelidi, tale da sciogliere l’algido solido in rivoli di acqua, si avvicinava con la bocca e succhiava con forza, dissetando la sete di sesso, che agitava il corpo di entrambi gli amanti.

Mmmmmmmm diooooooooooo sto impazzendooooo! Franco chiavami iiiiii ora aaaaa

Si spostava su e giù, poi si concentro sui capezzoli duri come fragole, e dopo averli congelati con il ghiaccio, faceva colare cera liquida, caldissima, provocando un salto termico sconvolgente.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa oddio oooooooooo aaaaaaaaaaaaaaaa

Franco, si era eccitato da quella situazione incandescente, guardava sua cugina fremere, mentre il cazzo duro, pulsava  dalla voglia di possedere quel corpo infiammato dal desiderio e pronto a immolarsi alle sue perversioni.

Alla fine, vinto dalla brama, si gettò tra le sue cosce aperte. Prima di penetrarla l’abbracciò toccandola con foga. La bocca di lei si fuse alla sua, fino a togliergli il fiato.

Silvia sembrava posseduta dal demonio dell’eros. Esaltata dalla consistenza del cazzo di Franco, che premeva contro il suo pube. Simultaneamente avvertiva il corpo del cugino che pesava sul suo schiacciato contro il materasso. Le sue mani erano fissate alla spalliera, unite alle manette. Avrebbe voluto liberarsi per poter stringere quell’uomo diabolico. Graffiarlo, toccarlo, tirarlo, possederlo fisicamente. La sua mente era infuocata dalla lussuria e fremeva come le fiamme dell’inferno. Cieca e madida di sudore, respirava con affanno, come una preda in trappola. Suo cugino odorava di maschio, lo percepiva attraverso la pelle accaldata e bagnata, resa sensibile da quella situazione estrema.
Franco capì che era arrivato il momento di scatenare quell’uragano.

“Ti prego liberami!

Franco fece scattare le manette e sciolse i polsi di Silvia.
Lei non perse tempo, agguantò suo cugino fino a disarcionarlo. Ora lui era sotto di lei. Silvia sentiva il volume del cazzo che premeva contro le fenditure della sua figa infiammata dalla brama di essere posseduta.
Non attese neanche un secondo. Il gesto fu fulmineo. Il cazzo entrò profondamente nella vagina affamata di nuove sensazioni.

“aaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmm si iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è meraviglioso
oooo finalmente eeeeeee sei mio ooooooo mmmmmmmmmmm bastardo, cornuto mmmm
“cagna…. Muoviti… fammi godere….. voglio sentire il tuo corpo bruciare come le fiamme dell’inferno ooooo
“Si si mmmmmmmm godo oooooooooooooooo godo oooooooooo sei un diavolo! meraviglioso e perverso come me …. Mmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaagggfff

Alla fine Silvia si lasciò andare, inebriandosi la mente di nuove sensazioni ed ebbe il suo primo orgasmo.

La bisbetica era stata domata dal suo padrone.

Così va la vita

Guzzon59