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giovedì 6 marzo 2014

Lezione di vita al fratello (Ilarysally & Guzzon59)



Ilaria e Sara sono due amiche di lunga data, cresciute praticamente insieme; entrambe sono molto belle ed hanno un fisico dolce e armonico grazie a lunghi anni di danza.
In particolare però tra le due spicca Ilaria per il suo seno prorompente e lo sguardo da cerbiatta indifesa, che rivelerebbe essere apparentemente la più ingenua tra le due. Non è così

Ha anche un lato che esalta la sua personalità di donna bellicosa, che spesso la porta a scontrarsi con i ragazzi che cercano di prenderla in giro allo solo scopo di portarsela a letto. Lei, intuendo le intenzioni lascive dei maschietti, li bistratta con atteggiamenti anche aggressivi.

Sara ha anche un fratello, Antonio, che ha da poco compiuto 18 anni: nonostante la sua relativa giovane età, si è già dato da fare molto col gentil sesso, complice il suo splendido fisico scolpito dai duri allenamenti della boxe e il suo viso sempre strafottente e impudente, da vera canaglia.

Siamo in pieno luglio e Sara confessa alla sua migliore amica Ilaria, di essere ormai esasperata dal comportamento del fratello: non c'è un giorno che lei non lo trovi in compagnia di qualche sua amichetta a fare sesso sfrenato e rumoroso.

Proprio l'altro giorno, Sara lo ha sorpreso nella cabina doccia mentre incitava
e riempiva di volgarità una biondina molto giovane e carina che, abbracciata alle sue possenti cosce muscolose, spompinava con difficoltà il suo enorme membro.


Sara vorrebbe quindi che suo fratello si calmasse un po' e iniziasse a rispettare le ragazze, smettendola di considerarle un sollazzo da incitare con un frasario degno di uno scaricatore di porto.
Le poche volte che ha tentato un approccio in tal senso, purtroppo non ha avuto alcun ascolto e lei non vorrebbe mettere in mezzo i genitori per evitargli ulteriori problemi oltre a quelli scolastici (è già stato bocciato due volte).

Ilaria, dispiaciuta per la sua amica, ergendosi paladina delle povere ragazze utilizzate da quel maniaco egoista e fallocratico, decide di darle una mano spiegandole che parlerà lei con suo fratello; con la scusa di dover aspettare Sara a casa sua per poi uscire insieme, ne approfitterà per fare una chiacchierata con Antonio, cercando di farlo ragionare un po'.

L'indomani, la nostra eroina formosa si presenta a casa della sua amica per compiere la sua importante missione, degna del coraggio di Giovanna d’Arco: da brava sprovveduta però, ha indossato qualcosa di poco idoneo al caso, ovvero una canotta un po' troppo aderente per il suo seno prosperoso, ed un paio di shorts un po' troppo corti. D'altronde è anche una torrida estate e di certo non si può andare in giro col cappotto.

Le apre la porta proprio il fratello di Sara, che la squadra lascivamente soffermandosi proprio sulle sue tette; Ilaria, dopo averlo guardato male, lo liquida dicendogli che deve aspettare sua sorella per un impegno.

Mormorando qualche frase sconcia sotto i denti e toccandosi ripetutamente il davanti dei suoi logori jeans, Antonio accompagna Ilaria nella stanza della sorella. Lungo il corridoio, da perfido gaglioffo qual era, gli cede il passo al solo scopo di potersi godere il lato B di Ilaria , immaginando scenari erotici con quel postribolo della cuccagna; poi ritirandosi nella sua, con una incipiente erezione, decide di contattare un sua amichetta al fine di sfogare il desiderio che gli tormentava l’inguine.
In quel momento Ilaria lo sente parlare con qualcuno al telefono: è una delle sue "amichette" con la quale intavola una volgarissima conversazione, invitandola a raggiungerlo il prima possibile a casa perché ha proprio bisogno di svuotarsi le palle.

Sfortunatamente per lui la sua "amichetta" non sembra essere disponibile per qualche ragione, e la telefonata si conclude con una serie di improperi dovuti alla sua frustrazione.

Ilaria, infastidita dall’atteggiamento irriverente di Antonio verso l’amichetta di turno, decide che quella era l’occasione adatta al caso, quindi si reca nella stanza di Antonio per intavolare quella famosa conversazione promessa a Sara: lo troverà a torso nudo stravaccato sul letto mentre si massaggia lascivamente il vistoso rigonfiamento sui jeans.
La nostra eroina proverà a spiegare ad Antonio che le fanciulle vanno trattate con gentilezza e delicatezza:

“Posso entrare?
“Certo! In questo momento saresti la persona giusta!

Il giovane più che mai allupato la fissò avendo in testa un progetto adatta all’amica del cuore di sua sorella.

“Giusta per che cosa?
“Non sei una bambina! Sei più grande di me! E certamente più esperta!
“Che cosa vorresti insinuare?

Antonio, tutto sommato era un bel ragazzo, il lato ribelle della sua personalità lo rendeva anche un soggetto affascinante. Ilaria, in fondo ne era attratta; una donna dal carattere forte contro un ragazzo, che in sostanza non era diverso da lei; poi in quella posa rilassata sembrava un dio; fissava i muscolo del petto con sguardo lucido e rapita dalla plasticità del torso; Antonio, che a fronte di una giovane età aveva acquisito molto esperienza in fatto di donne, come un rapace, colse quel leggero sbandamento emotivo, si alzò dal letto, senza distogliere il suo sguardo, con una mossa improvvisa e repentina, sollevò la canotta, iniziando a soppesare i suoi grossi e sodi seni come fossero meloni, per poi leccarli e succhiarli con gesto famelico.

La nostra eroina, presa in contropiede dall’azione impensabile del giovane diavolo, si bloccò impotente, incapace di respingere l’azione lasciva del ragazzino.

Antonio, in mancanza di una risposta contraria di Ilaria, estese il campo d’azione verso il basso, conquistando la successiva piazzaforte: le natiche.
In pochi minuti la situazione si era ribaltata. La battagliera Ilaria si trovò completamente in balia della focosità di Antonio, che stava incalzando come un vero guerriero impavido.
La bocca di Antonio si nutriva avida dei capezzoli del seno di Ilaria, che suo malgrado si erano inturgiditi, perché si era lasciata sedurre da quell’adone ed eccitata dalle carezze delle sue mani da pugile che spaziavano in ogni dove.

Non riuscendo più ad arginare quella furia della natura, aveva lasciato il suo corpo alle mercé del ragazzo, facendolo diventare un vero e proprio gingillo del divertimento delle sue intenzioni lascive; quindi si ritrovò bloccata in una condizione quasi di stordimento mentale; rassegnata a subire senza reagire, da qui in poi, una serie di azioni devastanti del giovane che la porteranno a soddisfare le sue voglie.

“ora succhiami il cazzo! Voglio vedere quanto sei brava!

Si abbassò mutande e jeans ostentando una enorme erezione. Il cazzo si manifestò borioso davanti agli occhi di Ilaria, che pur avendolo immaginato dalle parole della sua amica del cuore, vederselo davanti era tutta un'altra storia. Faceva impressione. Il corpo gli tremò appena le sue mani si impossessarono di quel grosso palo caldo e palpitante, come se avesse un anima propria.
Antonio, senza tanti complimenti, la fece abbassare e gli presentò la grossa cappella davanti alla bocca.

“Ora succhia! Mmm così tutto in bocca mmm mmmm

Ilaria in pochi gesti si ritrovò con le gote gonfie e, con difficoltà cercava di ingollare parte di un cazzo lunghissimo e voluminoso.

“Basta. Ora voglio chiavarti! Ho le palle piene e non resistono più!

Ilaria, spinta supina sul letto si ritrovò nuda, gambe in aria, a subire una estenuante scopata. Antonio prese a muoversi in lei, facendo scivolare il grosso palo in profondità, tutto dentro, fino alla base dell’inguine, incalzando poi con rabbia:

“che cosa volevi dirmi! E? Mmm to to mmmmm mi sembravi così decisa mmmmm
“niente! Mmmm niente! Mmmmmm dai chiavami mmmmmmmm fammi godere!
“Tutto qui? Tu sai tutto di me vero?  To mmmm te te te mmmmm

I movimenti del bacino erano energici e veloci. Un giovane stallone, nel pieno del vigore fisico che si stava scatenando con tutta la sua forza:

“Si! Haaaaaaaaa Mmmmm mmmm non abbastanza! Adesso si! Mmm sei una animale…. Meraviglioso mmmmmm hhhhhhhhhhhh godo oooooooo godo ooooo
“So riconoscere le troie! Mmmmm quando le vedo mmm sei venuta con una scusa del cazzo! solo per farti scopare da me vero?
“si si si si mmmmm si ci speravo mmmmm
“troia! Lo sai che sei una troia! Mmmm
“Ti piacciono le troie? mmmmm lo so mmmm si mmmmmm non mi importa di come mi tratti! Sono una troia? Si! Sono una puttana! se ti fa piacere! Insultami! Mmm ora chiavami mmmm e chiavami forte mmmmmmmmmmmm bastardo figlio di puttana! Voglio godere mmmm godere eeeeeee
“ahahahahha con vero piacere! Troia aaaaaaaaa ahahahah lo so che voi donne siete tutte puttane! E vi piace il bastardo figlio di puttana come me! Che sa trattarvi come meritate! Da zoccole! Ahahahah
“Si mmmm si… sei un bastardo mmmmmmmm e mi fai morire mmmmmm godo mmm cazzo sto godendo mmmmmmmm

Gli orgasmi si ripetevano con una frequenza impressionante. Il giovane capì che dipendevano dal suo comportamento arrogante e dagli insulti, così continuò ad infierire con i peggiori impropri, che alla amica della sorella piacevano. Per Antonio, un metodo efficace, appreso sul campo di battaglia ed era diventato il suo stile di vita; Ilaria venne scopata con violenza in tutte le posizioni possibili ed immaginabili; Antonio, in quel marasma dei sensi, dopo avergli lavorato il buco del culo, dilatandolo in modo osceno; prima di arrivare al capolinea di quel tormentone sessuale; passò al  condotto anale, sconquassandolo con impeto e deformandolo in modo sconcio a causa  dalle enormi dimensioni del suo cazzo; era il suggello della sua impresa, la firma d’autore di quel focoso giovane ribelle.

Sara, nello stesso istante, stava degustando una calda cioccolata, al bar, di sotto.
Il gusto dolce del cacao si conciliava perfettamente con quanto stava immaginando, gli sembrava di vedere la sua amica Ilaria, maschiaccio combattente, che sapeva mettere a posto i ragazzi prepotenti come Antonio, in quel momento impegnata come un’eroina d’altri tempi ad impartire una sonora lezione di vita a quel maniaco.

Si sentiva in ogni caso seccata che fosse Ilaria a mettere a posto la focosità irrazionale del fratello, quando doveva esser lei a mettere le cose in chiaro.
Affronto che ha sempre rinviato a “sine die”, a causa del suo carattere schivo, che gli impediva di reagire: relegandola in una silente mortificazione e rassegnazione a condividere con quel mostro esecrabile lo stesso tetto.

Per lei era una situazione avvilente, perché stonava con la sua personalità perbene, avendo fatto del rispetto della persona la regola di vita. Ora ci pensava la sua amica a sistemare le cose.

Bevve l’ultimo sorso di cioccolata, si leccò le labbra carnose; dopo avere pagato il conto, si avviò verso casa.

Aprì la porta titubante. In cuor suo temeva il peggio per la sua amica. Conosceva il carattere del fratello, arrogante e irrispettoso verso tutti, soprattutto le donne.

Sara, appena entrata in casa, fu aggredita da urli disumani; provenivano dalla stanza del fratello. Pensò: “cazzo la sta picchiando!
Si disperò per la sorte dell’amica del cuore. Con il fiato bloccato in gola corse lungo il corridoio fino alla porta d’ingresso della stanza da letto del fratello; le urla di Ilaria si sentivano perfettamente, ma anche gli impropri del fratello.

“Tè zoccola! Credevi di essere più furba delle altre puttane che mi sono scopato! To ti spacco il culo! Dai dimmi che ti piace prenderlo nel culo! To to sei una troia come tutte le altre che non aspettava altro di prenderlo nel culo to!
“hahhahahaha aahahahhah

Sara rimase allibita da quel frasario delirante e sconcio; ma ciò che sconvolse la sua mente era lo scenario che immaginava: “il fratello stava violentando la sua amica Ilaria!

Sconvolta da quella idea spalancò la porta ed irruppe dentro; nello stesso istante la sua amica Ilaria:

“Si si si mmmmmm trattami da puttana! Ho desiderato da tempo farmi chiavare da te! Mmm si mi piace prenderlo nel culo! Quella smorfiosa di tua sorella, con i suoi racconti su di te, sulle dimensioni mostruose del tuo cazzo! Dio! Immaginarlo mi faceva impazzire dal desiderio! Invidiavo le stronzette che ti scopavi! Si si mmm godo mmmmm sto godendo come una vacca! la tua vacca si si mmmmm
“ahahahha La cara sorellina! Mi ha aiutato con la pubblicità subliminale ahahaha to Ilaria hai culo rotondo e sodo prendi! voglio fartelo rosso mmmmmm prendi! Ti fa male! Ahah
“si si picchiami! Fammi la bua! Mmmm godo mmmm

Antonio si stava accanendo con sonori schiaffi che impattavano con violenza sulla pelle delicata delle natiche di Ilaria, arrossandola.

“skiaf skiaf skiaf…

Il rumore secco delle sberle aleggiava nella stanza, coperto solo dai singulti di


Ilaria, acuti lirici degni dei grandi teatri, che segnalavano un godimento intenso, dovuto all’effetto sinergico degli schiaffi e del cazzo che martellava nel culo.


Sara, sbigottita da quella scena inaudita ed incomprensibile, lanciò un urlo isterico che attirò l’attenzione del fratello e della amica del cuore.

“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah

Ilaria si girò verso l’amica: “Cazzo Sara!

Si divincolò con l’agilità di un gatto, spezzando il rapporto passionale; imbarazzata dalla presenza dell’amica del cuore che urlava dalla rabbia si liberò dalla presa di Antonio, afferrò i pantaloncini in jeans e la canotta fuggendo via come un coniglio braccato dai segugi.

Antonio, in silenzio, rimase inginocchiato sul letto come un baccalà, con un’appariscente e possente erezione, che spuntava dal suo grembo come un grosso ramo.

Braccia incrociate, espressione furente e incazzata, fissò sua sorella.

“Testa di cazzo che non sei altro! La finisci di farti i cazzi miei! Non ti piaccio come fratello? allora togliti dai coglioni! Vai via! Le devi smettere di ficcare il tuo lurido naso nei miei affari! Sei una cretina!

Sara, spaventata dall’ira del fratello, indietreggiò verso la porta, nel tentativo di fuggire da quella stanza.
Antonio esasperato dall’ennesima intromissione della sorella, che tra l’altro aveva interrotto una inculata galattica con la sua amica; saltò dal letto come un leone feroce, agguantò il collo di Sara e la sollevò in aria e la spinse con forza contro la porta.

Poi la placcò con il suo corpo massiccio.

La presa di Antonio era energica e Sara non riusciva a muoversi.
Antonio si avvicinò con il viso a quello di Sara.

“Tu.. tu, stronza… devi finirla.. non sarai tu a cambiare le mie abitudini! Le tue amichette me le sbatto tutte! Co sto cazzo! lo vedi!

Quando Antonio abbassò lo sguardo, quello che scorse gli fulminò la mente, era una scena incredibilmente eccitante.
Nel parapiglia, aveva attaccato la sorella alla porta, sollevandola dal pavimento; Sara, agitando le gambe, aveva spostato la gonna in jeans oltre i fianchi, restando in mutande dal busto in giù; inoltre aveva allargato le cosce permettendo al cazzo del fratello di incunearsi nel cavallo della fica.

Quando Antonio vide il suo cazzo infilato in mezzo alle cosce della sorella, rimase folgorato e un idea folle si fece strada nella sua testa bacata.

“Cazzo! Adesso tutto mi è chiaro! Tu… tu stronzetta sei gelosa delle mie amichette! Non sei diversa da Ilaria! Amiche per la pelle! Tutte e due troie

frustrate! Il tuo inconscio è marcio e tu lo rimuovi aggredendomi! Tu… sono sicuro… vorresti essere al posto delle puttanelle che mi chiavo vero? Dimmi che non sogni altro?


Sara stava strabuzzando gli occhi, gli mancava il respiro; sentiva il fratello delirare con quelle insinuazioni assurde per lei; ma era incapace di rispondere.

Antonio, eccitato come un satiro,  afferrò gli orli delle mutandine e le strappò via; lasciando la sorella nuda dalla cintola in giù.

Il suo cazzo ora si trovò a diretto contatto con la figa della sorella; lo vede dentro, interrotto a meta dalla crine nera del pelo pubico; una scena da infarto, che mostrava un posto dove poter sollazzarsi strofinando il grosso palo rimasto all’asciutto.

Antonio, eccitato, pressò il suo bacino contro quello di sua sorella, imitando la scopata; prese a spingere nello scoscio, stimolando con le parti molli della fica il cazzo duro, in tutta la sua lunghezza.
Rivolgendosi a Sara:

“Adesso tu finisci quello che ha iniziato quella troia della tua amica! Oggi è stata una giornataccia! E non ho nessuna voglia di finirla in bianco! O peggio con una sega! Hai capito?

Sara, impedita dalla presa della mano di Antonio, pietrificata dal terrore, gli fu impossibile reagire all’azione soverchiante e prepotente del fratello.

Antonio si abbassò quel tanto da permettere alla punta del cazzo di razzolare tra le labbra arrossate della fica di Sara; quando senti che la vulva stava cedendo alla sua aggressività diede una possente spinta di reni, facendo sparire il resto del corno dentro il cunicolo vaginale della sorella, poi prese a chiavarla con colpi possenti dal basso verso l’altro.

Sara, liberatasi dalla presa, riprese a respirare, e sconvolta, rivolto al fratello gli urla:

“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa dio mio oooooooooooo cosa hai fatto? haaaaaaaaaaaaaaaaaaa E’ peccato .. sei un mostro maniaco haaaaaaaaaaaaaa
“Quello che avrei dovuto fare da molto tempo! Non avevo capito che razza di puttana avevo in casa! Non sei diversa da quella zoccola della tua amica! Ora recuperiamo il tempo perduto!Da oggi sarai tu a sollazzarmi il cazzo! Hai capito? Troia!

Le mani di Antonio non serravano più il collo di Sara, le aveva spostate sotto, sulle natiche, per tenere la sorella sospesa in aria e rendere agevole ed efficace gli affondi del suo bacino tra le cosce aperte di Sara.

Sara da quel momento era sottoposta da una travolgente chiavata. Il fratello l’aveva placcata con le spalle contro la porta, tenendogli le cosce sospese ed allargate attorno ai suoi fianchi; la sorreggeva e la scopava con grande slancio ed energia. Sara non poteva fare a meno di incassare impotente; il cazzo di grosse dimensioni del fratello la penetrava fino alla base dei coglioni, sconquassandogli la fica. Era un vero tormento ormonale.

“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmm aaaaaaaaa

Suoni acuti e gutturali, che si alternavano nei momenti in cui il cazzo di Antonio entrava e usciva dalla profondità dell’utero.

La mente di Sara si trovò stordita e confusa da quella situazione inaudita.
In pochi minuti, suo malgrado, venne coinvolta in una scopata incestuosa, impensabile, che vedeva lei al posto delle amichette, trattata come la peggiora puttana di strada. Gli sembrava di vivere un incubo.

Man mano che il fratello incalzava nella sua fica, il godimento aumentava fino a diventare soverchiante rispetto al sentimento di sdegno che provava per lui; Stava diventando difficile resistere all’impeto di suo fratello. Il godimento era troppo intenso per rifiutarlo.

Alla fine lo sdegno venne meno.
Pensò:”Era questo che volevo?

“Tonio? mmmmmm
“Si! Che cazzo vuoi?
“Sto godendo! Mmmmm Dio mmm sto godendo! mmmmmmmm
“ahahahha Troiona hahahah Va! ahahahah

Così va la vita.

Ilarisally & Guzzon59

sabato 1 marzo 2014

La pecorina (zio)



Eravamo in estate, mia moglie Attilia, di prima mattina, in considerazione che la stagione dei funghi si era annunciata ricca, mi chiese di andare a cercare il gustoso cibo, perché voleva prepararlo per mezzogiorno.
Così, munito di cestino di vimini e bastone, mi incamminai verso il sentiero che portava al bosco.
Avevo fatto pochi metri, quando dal balcone della stanza nella quale dormiva mia nipote Gabriella, la vidi sporgesi, con i lunghi capelli sciolti che pendevano all’esterno, mentre agitava le braccia.
Da come apriva la bocca, si capiva che stava urlando qualcosa.  Non sentivo nulla, quindi ritornai indietro:

“Zio! Fermati!
“Cosa è successo?
“Nulla! Zio! Aspettami! Vengo con te!

Gabriella era la figlia di mio fratello. Si era appena diplomata in un collegio privato. In quel periodo era nostra ospite perché stava preparando il test d’ingresso alla facoltà di lettere e filosofia.
La nipote era la classica ragazza acqua e sapone, molto ingenua per la sua età.

Non avendo figli per me era come una figlia e quindi, con mia moglie, abbiamo riversato tutto il nostro affetto su di lei.
Gabriella si era molto affezionata a noi, ed anche in passato aveva preso l’abitudine di trascorrere molti fine settimana a casa nostra, perché amava il verde, i prati e i boschi che circondavano il paese dove vivevo con Attilia.

Per contribuire  a chiarire i motivi della svolta radicale nei rapporti con mia nipote,  è necessario che vi narri qualcosa di me.

Ho quaranta otto anni e lavoro in un’azienda agricola, specializzata nella vendita di piantine di ortaggi.
I semi sono trattati in serre e poi quando le piantine sbocciano, sono messe in vasetti di plastica e vendute al mercato o nei negozi specializzati.

Potrei sembrare un uomo all’antica, attaccato alle vecchie tradizioni, felicemente sposato e fedele alla moglie. Sbagliato.

In realtà ho una vita segreta e parallela a quell’ufficiale, nella quale sono un vorace lupo bramoso. Mi piace la fica raffinata e le giovani prostitute, per questo spendo consistenti somme di denaro in puttane e divertimenti per sollazzare il cazzo.
In queste follie goderecce, non sono da solo, posso contare su un amico, un vecchio compagno di scuola, con cui condivido i piaceri della fica.
Un complice prezioso che mi aiuta ad inventare le scuse più assurde, coprendo le frequenti scappatelle.

In azienda ho anche una relazione segreta con la moglie del capo, con la quale credo di avere concepito il secondo figlio.

Ora che conoscete le caratteristiche della mia personalità trasgressiva e incline ai piaceri della fica, proseguo il racconto.

Aspettai alcuni minuti. Gabriella uscì correndo dalla casa, la guardai diverito; sorridendo gli dissi:
 
“Ma come ti sei vestita? Guarda che andiamo nel bosco!
“Zio fa un caldo infernale! I jeans mi danno fastidio! Pensa, sarei venuta anche in costume da bagno!
“aahahah va bene lo stesso! Stasera avrai le gambe piene di graffi! Almeno cerca di evitare di passare tra i cespugli!
“Se non potrò avanzare, mi porterai in spalle hahahahah
“ahahahha oddio il mio mal di schiena hahahahah

Gabriella era vestita con indumenti essenziali estivi, una maglietta attillata, che mettevano in risalto le tette a punta come pere, sicuramente senza reggiseno, e una minigonna in jeans, che esaltavano cosce robuste dritte e toniche.
Non era stata avveduta nel vestirsi in quel modo, perché non aveva considerato le difficoltà che avrebbe trovato ad inoltrarsi in un bosco caratterizzato da una fitta vegetazione di arbusti.

Devo premettere che Gabriella, prima di quel giorno, non mi ha mai suscitato alcuna reazione emotiva, anche se vestiva in modo succinto. L’amore paterno che nutrivo per lei era quello di un genitore affettuoso e orgoglioso dei suoi successi scolastici, lontano anni luce dalle affezioni morbose che mi guidavano verso le puttane.

Arrivati sul posto c’inoltrammo nel bosco. Fortunatamente in quel punto i cespugli non erano fitti e la ricerca dei funghi poté iniziare senza difficoltà.
Il primo porcino lo trovò proprio Gabriella, che esplose in una manifestazione di giubilo, saltando e abbracciandomi con grande energia.

Il suo entusiasmo aveva trasformato quella giornata in una piacevole passeggiata.
Continuammo nella ricerca dei funghi.

Gabriella, in preda all’euforia del primo successo, felice come una bambina, correva davanti a me anticipandomi di un paio di metri. Ogni volta che avvistava qualcosa di somigliante ad un cappello di fungo, urlava eccitata “eccone uno!” si abbassava in avanti, indugiando nella posizione della pecora, perché intenta a spostare l’erba che celava quello che aveva notato.

Dopo un po’, finalmente è capitato anche a me di trovare un fungo.

L’avvistamento di quel fungo sancì l’inizio dell’ingresso nel girone lussurioso, nel quale mi trovai impantanato mio malgrado, e che cambiò radicalmente l’atteggiamento che avevo nei confronti di Gabriella.

Era la prima volta che mi soffermavo ad ammirare un particolare anatomico della nipote, che suscitò il mio interesse libidinoso.
Fino ad allora,  nulla di Gabriella mi aveva mai coinvolto emotivamente, poiché non avendo mai immaginato connotati femminili riferiti a lei, non mi era passato neanche per l’anticamere del cervello che la cara nipotina potesse avere un postribolo di Venere così meraviglioso.

Pensai: Una cosa non la desideri fino a, quando non la vedi nella sua reale valenza.

Stavo spostando i rami di un arbusto, per impossessarmi del fungo e volendo condividere quel momento di gioia, alzai il capo per chiamare Gabriella ma quello che vidi davanti al mio sguardo mi fulminò l’anima come una violenta saetta.

Gabriella si trovava a poca distanza, piegata in avanti intenta a rovistare nel terreno, a cercare qualcosa che aveva avvistato sotto un arbusto. Si era inginocchiata a pecorina, una posizione galattica per una fica come lei.

Gli orli della minigonna spostati sopra la schiena, non coprivano il lato b. Davanti agli occhi si parò un culo stupefacente, caratterizzato da due chiappe bianche e divise divinamente da mutandine nere.
Il succinto indumento intimo, dopo aver attraversato i rotondi glutei, perdendosi dentro, usciva da sotto allargandosi nello scoscio, che incastrava una nicchia vaginale sensuale, per distendersi piacevolmente sulla collinetta del pube.

Non fui capace di dire una sola parola. Rimasi muto come un pesce preso all’amo, bloccato a fissare quel angolo meraviglioso. Era un panorama da infarto, che mi provocò per la prima volta un turbamento emotivo verso Gabriella, inconsueto per uno zio.

In quello istante, seppure riluttante al sentimento che stavo provando e che mi creava enormi dilemmi interiori, per quanto fosse aberrante, il mio inguine invece infedele alla ragione, reagì a quella vista stupefacente con una possente erezione del cazzo.

Ero un uomo incline al piacere della fica, quindi la reazione fu del tutto naturale, perché Gabriella, nipote o no, in quel frangente si stava esibendo in una pecora strabiliante.

I minuti sembravano secoli. Il culo di Gabriella stava sconvolgendo i miei ormoni, orma in fibrillazione. Il cazzo sussultava al ritmo impazzito dei battiti del mio cuore e mi faceva male.

“Zio ho qualche dubbio sulla genuinità del fungo!
“Allora non toccarlo!
“OK lo lascio lì!

Cazzo si stava alzando. Mi dispiaceva perdermi quel panorama succulento.
Stavo sperando che la situazione si ripetesse presto, quando il destino venne in mio soccorso e successe un fatto che prolungò quel piacevole intrattenimento.
Scorsi qualcosa che si muoveva tra le gambe di Gabriella, appena lo vidi gli urlai:

“Gabriella rimani ferma! E tieni le gambe allargate! c’è una vipera attorcigliata tra le ginocchia!
“hooooo oddio oooooo ho paura! Cosa faccio?
“Non ti muovere! Respira piano e tieni le gambe allargate! Ti prego rimani ferma! Anzi appoggiati sulle mani! E non muovere un muscolo! Respira piano!
“Zio ooo ho paura ihihihiih

Era terrorizzata e cautamente fece quello che gli avevo chiesto. La posizione assunta in quello istante era meravigliosamente eccitante. Nonostante che la situazione di pericolo fosse grave, non potevo fare a meno di ammirare quella fica meravigliosa, che potevi intuire in tutta la sua corpulenta consistenza.
Le mutandine nere, esaltavano la pelle bianca dello scoscio, coprendolo appena. I bordi correvano lungo le grosse labbra, perdendosi nell’incrocio delle cosce, che appariva in tutta la sua straordinaria bellezza.

Guardai attentamente l’intruso e subito tirai uno sospiro di sollievo, perché non era una vipera ma un semplice orbettino. Un rettile innocuo.
Lo guardai rilassato, perché mi ero spaventato, ma non ebbi la forza di rivelare la verità a Gabriella. Non volevo privarmi di quel panorama idilliaco.

Ero sconvolto dall’eccitazione. Il culo di Gabriella mi mandava i sensi in orbita.

Dovevo risolvere in qualche modo quella situazione imbarazzante. La mente mi suggeriva di buttarmi come un feroce predatore su quel cibo prelibato e approfittare della nipote e sbattergli il cazzo in fica senza tanti patemi d’animo, ma non era così facile.

“Non ti muovere stai ferma! Cercherò di allontanarlo.
“Zio! fai presto ti prego ho paura! ihihihii

Mi avvicinai da tergo inginocchiandomi tra le cosce aperte. Il mio grembo era a pochi centimetri di distanza dalla spazio vaginale. Dio mio, così vicino era di una sensualità impossibile da descrivere. Raccolsi l'orbettino e lo spostai verso di me, non più un pericolo.

“Zio ho paura! ihihih
“Tranquilla ora vedrò di toglierti da questa situazione di pericolo!

In quel momento mi massaggiavo la mandibola, leccandomi avido le labbra. Sudavo freddo. La lussuria ormai guidava la mia mente.

Non so che cazzo mi prese, ma l’istinto mi consigliò di aprire i pantaloni e tirarmi fuori il cazzo, forse nel tentativo folle di masturbarmi, impotente a resistere davanti a tanta delizia della natura. Il gesto fu liberatorio perché non ne potevo più di tenerlo chiuso.
La punta, cosparsa di liquido seminale, andò a lambire la spazio sotto il quale si nascondeva vulva vaginale, era sufficiente accostarlo di pochi centimetri e mi sarei goduto il dolce tepore di quella giovane fica.

Mentre il cervello infiammato stava elaborando mille soluzioni, mi venne un idea pazzesca, che forse mi avrebbe  potuto aiutare ad approfittare dell’ingenuità di Gabriella. Agendo d’impeto, afferrai due foglie aghiformi di un pino e gli pungolai con forza le labbra della fica.

“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa qualcosa mi ha punto ihihihiihhi
“Cazzo!
“Zio! Che male! Ho sentito pungermi! Che cosa è stato?
“Stai ferma! Ti ha morso! Non devi agitarti!
“ihihii oddio adesso muoio! zio aiutami salvami zio ti prego! Ihihihih
“Ti prego! Stai ferma! Non ti muovere!

La disperazione gli aveva fatto perdere il senno della ragione, meglio perché poteva essere una valida alleate nella realizzazione del mio intento lussurioso. Perché poteva aiutarmi a porre in essere quello che in quel momento la mente sconvolta dalla cupidigia pretendeva: leccare quella meravigliosa fonte della natura.

“Devo succhiare il veleno, prima che si diffonda nel resto del corpo, però è necessario che tu rimanga ferma!
“hihihih non voglio morire hihii ho paura hihihi ti prego fai presto ihinin non voglio morire!
“Stai tranquilla! Aspetta sposto le mutandine di lato e guardo dove ti ha morso! Tu non ti muovere!

Era talmente ingenua che mai gli sarebbe passato dalla testa che la stavo ingannando. Tremava dalla paura ed era pietrificata dal terrore, che la teneva ferma e piegata in avanti, in una pecorina galattica.

Ripresi l’orbettino. Volevo che lo vedessi, per aumentare ancora di più la sua disperazione e confusione, sperando che non riconoscesse l’animale.

“La vedi?
“Si! Che schifo! Buttala via! ho paura zio hihihihhhh
“Tranquilla è morta!

Lo gettai lontano.

“Ora non muoverti sto per succhiare il veleno!
“Si si si… fai presto … non voglio morire!

Gli spostai le mutandine di lato.
Quando vidi ciò che si celava sotto, pensai: “Mio dio che fica!

Era una visione paradisiaca. Il cuore mi batteva a cento all’ora, il sangue stava bollendo nella vene, raggiungendo temperature altissime.
Il cazzo sussultava fremendo, voglioso di ficcarsi in quel buco carnoso e morbido.

Feci scorrere le dita lungo le labbra. Ero super eccitato.

“Adesso succhio!

Appoggiai la bocca sulle labbra e un gusto salato aggredì il palato. L’odore della fica sudata era forte ed inebriante. Non riuscivo più a trattenermi. Il cazzo tra le gambe dava segni di intemperanza, diventando duro come la pietra, ogni tanto lo menavo nel vano tentativo di placarlo, ma era peggio perché il movimento della mano alimentava ancora di più la brama e la voglia di chiavarmi la cara nipotina.

“Stai ferma! Ecco!

Ogni tanto, cedevo alla voluttà e spaziavo con la lingua tra le fenditure delle parti molli. Era una deliziosa fonte di piacere.
Per dare maggiore efficacia alla leccata, mi ero aggrappato alle natiche, e con la bocca succhiavo tutto lo spazio vaginale. Lei tremava come una foglia. Non so che cosa provasse in quel momento. Forse la paura gli aveva bloccato le emozioni e non riusciva percepire l’impeto con il quale leccavo le sue parti intime.

“Tesoro c’e un grosso problema!
“Zio ti prego non farmi stare male! dimmi che non è grave!
“Il veleno è in parte tolto, ma dobbiamo rendere inerte quel poco che è rimasto dentro!
“coma facciamo?
“Non ho con me il siero antianafilattico, ma conosco un sistema che potrebbe funzionare! Tuttavia non ho il coraggio di proportelo!
“di cosa si tratta?
“l’ho sperimentato una volta con Attilia! Ma lei era mia moglie! Somiglia un po’ alla visita ginecologica, devo scandagliare la cavità vaginale! Per verificare se ci sono gonfiori all’interno!
“Fallo zio! Non ha importanza! Basta che mi salvi la vita!
“Devo infilare alcune dita dentro! Lo sai?
“Non ti preoccupare! Sto rischiando la di vita! Non ti fare sti problemi! Controlla ora ti prego!
“Va bene! però tu non ti muovere! Rimani in questa posizione qualunque cosa succeda.

La sua ingenuità era disarmante. Ma dovevo prendere le mie precauzioni evitando che si girasse e mi scoprisse con il cazzo in bella mostra.
Era un giglio di candore, ma nonostante tutto non mi impietosiva, perché l’ingenuità, in quel momento era l’alleata perfetta delle mie nefandezze.

“Ora stai ferma!

Infilai il dito medio. Cribbio, il condotto vaginale era stretto, caldissimo e umido. Sembrava di avere infilato le dita in una presa della corrente, perché una scarica di adrenalina si diffuse subito dalla zona lombare. Mi sembrava incredibile di potere violare quel santuario proibito dalla morale. Ero eccitato come un vecchio caprone e senza tanti riguardi attaccai a muovere il dito facendolo scivolare dentro e fuori.  In pratica la stavo chiavando di brutto.

“Cazzo è gonfio!
“noooooo zio non voglio morire hhhhhhhhhhhhhhh

Si agitava dalla paura.
La fica di Gabriella era molto stretta, ma dopo avere infilato il terzo dito, agitandolo insieme agli altri come un mestolo, gli orli della vagina si erano dilatati a sufficienza, permettendomi di scivolare in profondità agevolmente.  Pensai: e’ pronta per il piano successivo.

Ero super turbato da quella situazione infernale, con la mente che turbinava come un tornado, così dopo aver gustato quella golosità con la bocca e soddisfatto il piacere di toccarla con le mani, pensai:  “non mi bastava più, desidero provare sensazioni più forti!
Quindi mi sforzai di escogitare qualcosa di credibile per avere il suo consenso ad infilare il cazzo in quella tana delle meraviglie. L'idea mi venne al volo:

“C’è un'altra possibilità di salvezza! Stavolta però richiede un atto di coraggio!
“Che cosa è?
“si chiama terapia d’urto!
“di cosa si tratta?
“debbo provocarti delle forti emozioni per annullare l’effetto del veleno! Simile all’orgasmo e le dita non sono sufficienti! Ci vuole qualcosa di duro e grosso come una carota! E in questo momento c’è un solo modo! Mi Capisci?
“Non ha importanza in questo momento! Qualsia cosa! Se serve a salvarmi la vita! fallo! Subito! E’ una cosa urgente!
“Devo stimolarti! Non vorrei farlo ma… è… è per il tuo bene!

Mi sforzavo di controllare le mie reazioni, per non tradire il forte desiderio che animava la mia mente. Mi dimostravo dispiaciuto e disperato.

“ihihi zio non ti disperare… fai quello che è necessario! Non voglio morire!

Santa ingenuità. Era quello che volevo sentire. Stavolta avevo la strada completamente spianata alle mie losche intenzioni. La voluttà della mia mente si stava finalmente scatenando con il consenso della cara nipotina. Era stato un successo di grande strategia.
Quel meraviglioso santuario delle delizie sarebbe stato la sala giochi del mio cazzo.

“Tesoro preparati! Ti prego perdonami!

Brandendo il cazzo come una mazza, puntai la grossa cappella contro le fenditure vaginali e iniziai a spingere con forza. Poi lentamente vidi le piccole labbra aprirsi e inghiottire il grosso bulbo.

Percepivo il corpo di Gabriella che tremava come una foglia in balia di una possente tempesta. Anche lei stava vivendo quel momento con grande intensità emotiva.

Il dolce tepore della fica avvolse subito il tubero come una tenera carezza. Mi sentivo euforico e fuori di testa.
Ero super eccitato, come un vecchio caprone, perciò incalzai subito e spinsi in avanti il bacino fino a, quando non vidi il resto del cazzo sparire dentro le calde e accoglienti mura della fica.
Alla fine di quella corsa brillante, Il volume del nerbo mi appariva inghiottito dalla voluttà della fica e stretto negli orli tesi della vagina.

“Aaaaaaaaaaaa fa un po male
“Perdonami tesoro! Era l’unica soluzione! Ora rilassati! Ti stimolo un pochino e tu cerca di partecipare! Devi provare piacere, devi godere, altrimenti non otterremo nessun effetto.
“si zio mmmm si hhhhhhhhh mi sembra di sentire già qualcosa!

Man mano che spingevo dentro di lei percepivo dei leggeri gemiti di piacere. Lentamente la sentivo sciogliersi. La tensione stava allentando le morse della paura, e le sue membra diventavano morbide e più malleabili.

“ti piace tesoro?
“si mmm si mi…  piace! Sto godendo! Come dici tu!
“devi godere altrimenti la terapia non funzionerà mmmmmm to to… ora rilassati e godi piccola!

“si mmmm sento già qualcosa dentro di me mmmm è bellissimo mmmmm

In quel momento avvertivo le pareti della vagina che si contorcevano. La nipote si era rilassata anche troppo, andando oltre la mia immaginazione. Inoltre percepivo il suo corpo spingere verso di me, accontentando una voglia di farsi penetrare profondamente.

“mmmmm to… perdonami ma anche io sto godendo… devo fare qualcosa ora.... anche per me!
“si si fallo… non voglio morire… fallo mmmmm si si si fallo… fallo mmmmmmm

Il seno a pera mi aveva tentato, e mi sembrava fuori luogo non approfittare di quella piacevole distrazione. Mi allungai sopra la sua schiena, infilando le mani sotto la maglietta, fino a quando non mi impossessai delle sue tette e le strinsi, con forza, erano meravigliosamente sode, lisce e calde.

“tesoro mmm perdonami per il gesto, mi serve per dare stimolo mmmm e così posso farti godere di più!
“si mmmmm si mi piace.
“Tesoro che ne pensi se cambiassimo posizione? Ti fanno male le ginocchia?
“si si mmmm magari un pochino… se ti fa piacere…

Estrassi un cazzo duro e completamente coperto di fluido umorale. I raggi del sole riverberavano facendolo brillare come un cristallo.

Gabriella si sdraiò supina aspettando che gli andassi sopra, mettendosi con le gambe oscenamente allargate in attesa che m’incastrassi nuovamente, dentro di lei. I suoi occhi verdi mi fissavano lucidi come astri e impazienti di provare il piacere del cazzo. Lo sguardo tradiva uno stato emozionale latente. L’ingenua ragazzina ci aveva preso gusto.

Mi stesi sopra di lei e in pochi secondi mi trovai nuovamente incuneato dentro la sua magnifica tana come un mattoncino tetris.
Iniziai subito a chiavarla, con energia, tenendogli le gambe sollevate in aria, per dare efficacia agli affondi.

“Ti senti meglio ora? Mmmmm tesoro?
“mmmm si si mmm mi sento benissimo! Adesso non muoio vero?
“No! Non morirai! Il piacere che stai provando ha neutralizzato l’effetto del veleno mmmm ora divertiamo un pochino mmmmm me lo merito vero?
“mmmm sei il mio eroe…. Zio… si divertiti mmm mi piace …..
“mmmm sei meravigliosa mmmm to to to to mmmm

Mi ero sollevato sulle braccia, facendo oscillare solo il bacino. La stavo martellando come un ariete. La nipotina era letteralmente impazzita dal godimento. La sentivo gemere, contorcersi sotto di me, come quel piccolo rettile che aveva gettato lontano.

“Mmmm tesoro mmmm non ce la faccio piùmmmm mmmmm
“mmm aaa mi sembra di sentire un forte spasmo dentro di me mmmm dio è fortissimo mmm questo si che mi aiuterà lo sento mmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Era un orgasmo.

In quel momento, ero talmente preso dal godimento che mi persi nel piacere intenso dell’orgasmo. Da molto tempo ero avvezzo a sborrare nella fica delle puttane, per cui in quel frangente non mi ero curato di estrarlo al momento in cui sborravo. Quel giorno.

Negli attimi finali attaccai a spingere con grande foga, colpi secchi e profondi che suscitarono in Gabriella ululati intensi di una lupa in calore.

“Mmmm aaaaaaaaa mmmm aaaaaaaaa si mmm è bellissimo mmmm

All’ultimo affondo mi incollai al suo grembo e spingendo il cazzo in profondità mi abbandonai con mio grande gaudio ai conati di sborra, inondandogli l’utero.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaa
“Mmmmmmmmmmm

Nove mesi dopo nacque Jenny.

Così va la vita.

Guzzon59