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sabato 20 aprile 2013

Zio Pan


Gabriella, ventitré anni, è una studentessa universitaria di storia antica, impegnata a preparare la tesi di laurea. L’argomento scelto riguardava i personaggi mitologici. E precisamente il Dio Pan, metà uomo e metà capra, famoso per il suo famigerato appetito sessuale. Era talmente tormentato che quando non riusciva a sedurre una donna, sfogava i suoi istinti bestiali con la pratica dell’onanismo, oppure accoppiandosi con qualsiasi animale.

Gabriella era appassionata da quel periodo storico, a tal punto che aveva più volte visitato i siti archeologici dell’antichità, in Sicilia e in Grecia.

Studiava con impegno, tuttavia, per quando cercasse di sforzarsi, gli era difficile concentrarsi. In casa c’erano i suoi fratellini che disturbavano con schiamazzi e urla continui.
Inoltre, di fronte a quel casino, si sentiva disarmata, perché non c’era alcuna possibilità di fuggire.

Una sera, mentre cenava con il suo fidanzato:

Allora tesoro! Come sei messa con la tesi?
Male! Sono in ritardo! A casa c’è troppo casino! Non riesco a concentrarmi! Sono costantemente disturbata dai miei fratellini. Due specialisti nel fare bordello! La casa è quella che è! Devo trovare la forza di concentrarmi!

Piero fissò Gabriella, con aria pensierosa perché si stava preoccupando per l’esito dei suoi studi. Ad un tratto sorride, come se gli si fosse accesa una lampadina in testa:

Mi è venuta un’idea brillante, che potrebbe aiutarti!
Magari! E quale sarebbe questa brillante idea?
Casa mia è da escludere! non è possibile ospitarti! Anche da me troveresti lo stesso casino! Le mie sorelline sono peggio dei tuoi fratellini! Però, c’è una possibilità!
Quale?
Lo zio Aldo!
Chi è?
E’ il fratello minore di mio nonno! Ha sessantacinque anni e vive in campagna! E’ rimasto vedovo da quattro anni circa! Non ha figli e vive da solo! Secondo me potresti andare da lui! Sono sicuro che lo zio ti ospiterebbe! volentieri! Pensa! Ha una fattoria! Ci sono tutti gli animali! Il cavallo, l’asino, le mucche, le caprette, le galline e i conigli! Non è lontano da qui, appena due ore di macchina! Inoltre, potresti trovare ispirazione per la stesura della tua tesi di laurea! Mi pare che il Dio Pan vivesse nei boschi! vero?
Sarebbe una soluzione eccezionale! Certo! viveva in simbiosi con la natura! La parte inferiore ricordava le zampe di una capra! E sulla testa aveva le corna a spirale! Oltre ad un’ossessione esagerata per il sesso!
Un maniaco sessuale insomma!
“ahahahah Si! Adesso sarebbe stato considerato un maniaco sessuale! I Greci lo adoravano come un Dio!
Allora, che faccio? Chiamo lo zio Aldo?
Si! L’idea mi piace, e potrebbe essere anche una fuga da questo stress!

Piero chiamò subito lo zio Aldo, con il cellulare. Dopo qualche minuto.

E’ fatta! Lo zio era entusiasta all’idea di accoglierti! Puoi andare subito o quando vuoi!
E io non vedo l’ora di fare la sua conoscenza! La campagna mi ha sempre affascinato!

I fidanzatini, due giorni dopo, partirono per la tranquilla fattoria. Il paesino si trovava alle pendici dell’Appennino.
Gabriella, appena furono in vista della tenuta dello Zio Aldo, rimase affascinata dal paesaggio agreste, che circondava la fattoria. Boschi, prati verdi e ruscelli in cui scorreva acqua trasparente.
Davanti c'era un recinto in cui razzolavano liberamente alcuni animali domestici. Era una visione pastorale idilliaca; sembrava la valle della mitica arcadia.

L’auto, dopo aver percorso il viale alberto, entrò nel cortile ad andatura sostenuta, passando in mezzo alle galline, che saltarono in aria, starnazzando con le ali aperte.

Lo zio Aldo spuntò sull'uscio, come un uccellino a cucù. Si presentò un vecchio canuto e basso, con il fisico secco e asciutto, come una cannuccia.

Piero e Gabriella erano di statura alta, e quando lo zio Aldo si avvicinò a loro per salutarli, entrambi hanno dovuto abbassarsi di parecchio per lo scambio dei convenevoli. Lo zio era un omino di appena un metro e sessanta.

Gabriella, oltre ad essere alta e abbondante, ostentava un seno generoso. Capelli neri e lunghi. Ricordava una dea bucolica.

L’accoglienza fu calorosa. Lo zio, prese subito in simpatia la nipote, e per questo, gli offrì la sua camera, la più grande.

Gabriella:

Zio! No! Non posso accettare! Mi sistemerò nello stanzino degli ospiti! Per me è più che sufficiente!
No! Non se ne parla! Assolutamente! Tu dormirai nella camera grande! Lì c’è tutto quello che ti serve per studiare e preparare la tua tesi!

Alla fine Gabriella dovette arrendersi davanti all’ostinazione dello zio Aldo.

Piero rimase ancora una settimana prima di rientrare in città. Gabriella, in quei giorni, ebbe la gioia di apprezzare la generosità dello Zio Aldo.
Il vecchio era premuroso e sempre gentile. Si occupava di tutto. La mattina si alzava prestissimo per preparare la colazione. Poi il pane era sempre caldo e croccante. Il cibo era di una fragranza genuina assoluta. Uova, carne, latte e verdura, erano sempre freschi.

Gabriella a volte cercava di dare il suo aiuto, ma lo zio si opponeva.
Lei doveva solo pensare a studiare.

Il vecchio sembrava rinato. Il suo volto esprimeva un’espressione felice, stampata sul viso. Era contento di occuparsi dei nipoti. Aveva vissuto da solo per molto tempo e in quei giorni stava apprezzando nuovamente il piacere di  avere persone care vicine, con cui poter interloquire. 

Piero partì la domenica successiva.

Gabriella, nei giorni seguenti, volle a tutti i costi rendersi utile. Così, lo zio Aldo, cedendo alla sua insistenza, gli permise di raccogliere la verdura, cercare le uova, di governare gli animali domestici. Tenendosi per se i lavori più duri e faticosi.
Alla fine trovarono un compromesso anche in cucina e qualche volta il pranzo e la cena, erano preparati da Gabriella.

Gli studi intanto stavano procedendo in modo brillante.
Con Il tempo, lo zio prese l’abitudine di chiamarla Gabry.

Gabriella, tuttavia, cominciò a notare che c’era qualcosa che non quadrava.

La campagna, con la sua bellezza solitaria e silenziosa, a volte, accentuava la sensibilità dei sensi. Come se oltre alle normali sensazioni, se ne sviluppassero delle nuove.

Gabriella, quindi, si accorse di un particolare insolito, che non aveva notato la prima settimana. Capitava che lo zio Aldo a volte sparisse dalla circolazione, anche per parecchie ore. In quei momenti era impossibile trovarlo. Il mistero s’infittiva perché l’auto restava in garage. Sembrava che fosse svanito nel nulla.

Gabriella, quando lo cercava, si aggirava per tutta la fattoria, facendosi prendere dall’ansia, perché quel silenzio gli dava un senso di inquietudine.
Era una situazione assurda. A casa avrebbe pagato qualsiasi somma per avere quella quieta. Ora, quella calma piatta, la opprimeva.


Lo zio, infine, compariva all’improvviso, così com’era sparito. A Gabriella gli sarebbe piaciuto sapere dove andasse e cosa facesse. Per lei diventò un mistero che gli suscitava molta curiosità. Ebbe l’impressione che lo zio Aldo si nascondesse, come se avesse un segreto da custodire.

Gabriella era decisa a scoprire ad ogni costo quel mistero.

Cominciò a tenere d’occhio il vecchio canuto.


La mattina, quando Gabriella si svegliava, lui era già in piedi e impegnato nei lavori rurali. Era un vecchio coriaceo e pieno di energie. La sera guardava la televisione fino alle dieci e andava a dormire presto, come le galline. 




Era un uomo metodico, ma soprattutto pudico che rispettava la privacy di Gabriella. 
Lei, in quei giorni, non si era mai trovata in situazioni imbarazzanti. Lo zio sapeva muoversi nei tempi giusti, perché aveva imparato a conoscere le sue abitudini.

Gabriella, dall’ultima scomparsa, divenne attenta perché erano passati alcuni giorni, quindi doveva stare controllarlo in quanto poteva succedere da un momento all’altro. Quindi, lo teneva d’occhio, con discrezione, e certamente, nulla gli sarebbe sfuggito. 

Una mattina mentre era impegnata a rivoltare il terreno attorno alle piante delle melanzane, vide lo zio Aldo che, con la capra al guinzaglio, imboccava la via del bosco.

Gabriella mollò tutto e lo segui con discrezione. Dopo un quarto d’ora di cammino, su un sentiero sterrato, che correva all’interno del bosco, arrivarono davanti ad una parete rocciosa. Ai piedi c’era l’ingresso di una grotta. Il vecchio entrò tirandosi dietro la capra.

La nipote aspettò qualche minuto, prima di andargli dietro. 
L’ingresso era una stretta gola. Dopo dieci metri si apriva di nuovo. Non era completamente al buio perché la caverna era schiarita da una luce che proveniva dal fondo. La ragazza, cautamente, si avvicinò e scoprì l’origine di quella luminosità: un grosso falò, che ardeva al centro della volta. Vide che la capra era stata legata a una stalattite. 

La scena sembrava inverosimile. Gli rammentava le foto raffiguranti le immagini epiche della mitologia greca, stampati sui testi, che stava studiando. Quei preparativi gli ricordavano i riti pagani, simile a quelli del dio Dioniso. Gabriella era emozionata e attendeva trepidante lo sviluppo di quella situazione bizzarra. Pensò persino all'arrivo delle baccanti filli, i tamburi dei coribanti e l’irruzione del Dio peloso.

Ad un tratto davanti alle fiamme magicamente comparve la figura del vecchio zio. Era completamente nudo. In testa aveva un cappello strano, perchè dai lati pendevano due strisce che ricordavano le corna a spirale del caprone.

Un particolare attrasse l’attenzione di Gabriella. Il corpo del vecchio era completamente coperto da un folto pelo.

Guardò incantata quella strana figura, come fosse stata folgorata da una visione fantastica, perché gli rammentava qualcosa che in quel momento era al centro dei suoi studi.

Lo zio Aldo, nell'aspetto, somigliava al Dio Pan.

L’emozione fu tale, che il corpo vibrò come fosse stata colpito da una saetta di Giove.
Nella sua mente stava prendendo corpo tutto ciò che riguardava i riti della fertilità e del Dio Pan
Notò un altro particolare che gli fece venire la pelle d’oca. Dal grembo peloso come un cespuglio spuntava il suo cazzo scuro, duro e grosso, che oscillava su e giù, perché indotto dai movimenti del corpo.  Nella memoria di Gabriella riaffiorarono le ossessioni estreme del Dio per il sesso. Lo scrutava affascinata, e si emozionò, quando lo vide piegarsi in ginocchio dietro la capra. 
Si impressionò, soprattutto quando notò che le sue mani accarezzavano vogliose quello animale, delicatamente; sembravano i preliminari di un rito di accoppiamento.

Gabriella osservava la scena con sguardo stralunato, sedotta. Gli sembrava tutto fantastico. La luce del fuoco che schiariva quel corpo peloso; La capra, dalle corna a spirale; Lui, Dio Pan, piegato con il busto in avanti e la faccia dietro alle terga dell’animale.

Gabriella, appena si rese conto che stava leccando la vagina della capra, ebbe un sussulto. Il corpo gli tremava.
La sua fantasia si scatenò, come un terremoto di adrenalina, quando vide quello che stava facendo. 
Fissava quella scena stregata da quelle immagini mitologiche che gli richiamavano alla mente i riti pagani dell’antichità e suoi misteri.
Ai suoi occhi lo zio Aldo era l’incarnazione del Dio Pan, che si stava preparando ad accoppiarsi con un animale, come nelle immagini epiche dipinte dagli antichi artisti greci.

L’azione del vecchio era costante. La sua bocca era completamente immersa nei glutei pelosi della capra.

Ad un tratto si alzò col busto. Afferrò un otre la sollevo in aria e bevve. Gabriella fu paralizzata dal profilo di quel dio pagano che tracannava il liquido, spargendolo copioso sul petto. Era vino, il nettare degli Dei. Il Dio Pan stava alterando i suoi sensi, per entrare in uno stato di ebbrezza che lo avrebbe proiettato in una condizione estetica irreale. Trangugiava ingordo il dolce liquido, mentre una mano stava agitando la lunghezza della verga.

Gabriella ebbe un moto improvviso tra le cosce. La figa gli pulsava e una strana sensazione di euforia si stava impossessando dei suoi sensi. Percepiva i suoi capezzoli turgidi e sensibili al contatto con la maglietta.
Le pulsioni vaginali aumentavano man man che cresceva l'eccitazione e abbondanti fluidi umorali cominciarono a inumidire le labbra della fica.

La sua mente era completamente rapita da quello atto osceno e quindi, non si poneva alcuna remora morale, perché stava condividendo pienamente quei sentimenti lascivi con una divinità. Si sentiva in unione empatica con lui, con i suoi pensieri libidinosi, con i suoi desideri, con la sua ossessione per il sesso.
Si sentiva una femmina attratta dal Dio Pan. Stringeva le cosce cercando di lenire i pungoli del desiderio, che gli stavano stravolgendo il corpo.

Dio Pan, dopo essersi soddisfatto con la bocca, avvicinò il suo grembo alle terga della capra, facendo sparire i suo cazzo dentro la vagina della capra. Nel momento in cui, il pene s'insinuava tra i glutei della capra, nella sua immaginazione, credette di assistere ad una scena sacra. Era il rituale del Dio, che si accoppiava con un animale, che sfogava i suoi istinti sessuali, divini, in simbiosi con i bisogni atavici indotti da madre natura.

Quel pensiero la fece fremeva. Il suo corpo bruciava dal desiderio. Bramava la verga del Dio Pan. La desiderava. I suoi sensi erano completamente alterati dalla brama, dall’estasi di fondersi con il suo Dio.

Guardava la sagoma del Dio Pan, in controluce, contro le fiamme del fuoco. Gli appariva per metà uomo e meta animale. Gli sembrava l'esaltazione di un dio, mentre si stava congiungendo con la capra.

Gabriella si lasciò trasportare da quell’immagine mitologica. Si sdraiò per terra e cominciò a spogliarsi. A liberare il suo corpo da tutto quello che era superfluo, voleva avere il contatto diretto con la nuda terra. Sentire il freddo di quel suolo sacro, dimora del Dio Pan. Si rotolava, si agitava, i suoi capelli erano completamente sciolti e cosparsi sul terreno. Alla fine di quella metamorfosi apparve come una folle baccante di Dioniso, una sacerdotessa pronta ad immolarsi ai piaceri orgiastici del suo Dio padrone.

Era in estasi, quando si avvicinò al fuoco e si inginocchiò dietro le spalle del vecchio, accarezzando con grande foga la folta peluria.

Il vecchio canuto, si bloccò, con il cazzo dentro la capra, appena si sentì afferrare le spalle dalle mani di Gabriella.

Cambiò subito espressione, quando la vide nuda, con i lunghi capelli sciolti, che scendevano selvaggi fino ai fianchi. Notò che il suo sguardo era perso nel nulla, non aveva alcuna espressione particolare. Le fiamme del falò si riflettevano nei suoi occhi, come due carboni ardenti.

Gabry?
Mio dio! sono una tua devota sacerdotessa!

Il vecchio, aveva i sensi eccitati. Il suo cazzo era duro e pulsante. La capra poteva essere un valido palliativo e un surrogato adeguato della figa della povera moglie, deceduta alcuni anni prima. 
Gabriella, però, nuda e propositiva, gli appariva un rimpiazzo di lusso, un vero miracolo.
Si staccò subito dalla capra e rivolse le sue attenzioni morbose alla nipote. Non ritenne necessario chiedergli perché fosse lì in quel momento. A lui stava bene così.

Gabriella si era impossessata dell’otre. Era vino. Bevve con ingordigia.

Guzzon59, è il caso di spiegare il motivo di tutta quelle messa in scena:

Il vecchio si ubriacava per farsi coraggio. Quando la moglie morì gli aveva lasciato un grande vuoto, soprattutto a letto. Un giorno aveva notato che la vagina della capra non era differente da quella di sua moglie. Ma gli faceva schifo. I pungoli del desiderio sessuale, col tempo, ebbero la meglio sulla ragione. La prima volta che decise di scoparsi la capra, per farsi coraggio si era ubriacato, e nel delirio dello stato di ebbrezza si accorse che l’animale, da dietro gli ricordava lo scoscio della moglie. Così iniziò quella turpe abitudine, ubriacarsi prima di far sesso con l’animale.
Aldo si preoccupò il giorno in cui arrivò la nipote. Perché la sua presenza lo costringeva a cambiare abitudini: non poteva più scoparsi la capra in casa. La caverna aveva risolto tutti i suoi problemi, ma era troppo fredda. Il fuoco serviva per riscaldare l’ambiente. Poi si accorse che lo stato di ebbrezza, i vestiti e le fiamme scaldavano eccessivamente il suo corpo, quindi si spogliava, così completamente nudo non soffriva il caldo. Usava il cappello, con i paraorecchie, per proteggere i capelli dalla fuliggine che si sviluppava dalle fiamme.

.... continua...

Gabriella era in uno stato di completa ascesa mistica. Ora il vino, agiva da catalizzatore alterandogli la mente, totalmente stravolta, per cui quella esperienza fantastica gli sembrava di riviverla realmente con il dio Pan.

Il suo immenso corpo sovrastava quello del vecchio. La faccia di Aldo scomparve tra i grossi seni, mentre le sue mani si muovevano avide sulla schiena, sui fianchi, sulle cosce, fino a chiudersi sui morbidi e rotondi glutei.

Erano genuflessi, l’uno di fronte all’altro. Il cazzo di Aldo si era incastrato tre le cosce di Gabriella, la cappella rotonda puntava verso l’alto e spingeva contro le fenditure della fica.

ohhh dio Pan, sento il tuo reale scettro, che vuole insinuarsi dentro di me! prendo il posto della capra! Mio dio!

La ragazza era completamente andata di testa. 
Aldo era turbato dalla sua presenza, ma anche contento di quel miracolo inatteso. La follia di Gabriella gli sembrava assurda, tuttavia non la considerava un ostacolo alla realizzazione delle sue intenzioni libidinose. La guardava incanto, perché era bellissima anche se indemoniata. I suoi deliri erano incomprensibili. Lo chiamava Dio.

Padrone prendimi!

Gabriella, si mise a pecorina, fiacco alla capra, e quando la scorse vicino, l’afferrò il collo e la baciò. La capra rispose a quel gesto affettuoso leccandogli il viso e la bocca.

siiii dio pan! Siamo pronte a soddisfare la tua reale verga oooo ora aa

Aldo guardò il culo di sua nipote. Era perfetto, da infarto. Nemmeno la moglie, da giovane, aveva un lato posteriore così superbo.
Non ci pensò due volte a tuffarsi dentro con la bocca.

Mmm è tutto un'altra cosa, altro che quello schifo di prima (rivolto alla capra)!

Dopo una lunga e particolareggiata leccata di fica, che suscitarono gemiti, e brividi nel corpo di Gabriella.
Aldo era impaziente di possedere quel pezzo di fica. Così, in preda all’eccitazione tentò di penetrare quel sublime buco. Era in affanno perché voleva scopare prima che la ragazza riacquistasse il senno, a meno che tutto quanto, non fosse un sogno.
Il primo tentativo non ha avuto successo, in quanto ebbe difficoltà ad arrivare all’altezza della figa, giacché le sue cosce erano più corte rispetto a quelle di Gabriella.

Pensò in fretta la soluzione, quindi afferrò un pezzo di legno, ci buttò sopra i vestiti. Trafilato e con il respiro ansioso, s’inginocchiò subito dietro le chiappe della nipote. Perfetto. La punta del cazzo era esattamente in linea con la vulva vaginale.

Eccitato come un montone:

Ora il tuo Dio ti consacrerà, per sollazzare il suo regale cazzo!
si… sono pronta!


Il vecchietto, tenendo dritto il pene, schiacciò la cappella dura e rotonda tra le fessure della vagina. La fece razzolare su e giù, fino a, quando non scomparve dentro, avvolta dal pertugio della fica, caldissimo, che si era allargato come un elastico attorno al volume della verga.

L’improvviso caldo avvolgente della fica gli diede un brivido alla schiena, aumentando il suo ardore, che si tramutò in un impeto di movimenti convulsi, che si scatenarono come un martello pneumatico dentro la nicchia vaginale di Gabriella.

Si iiiiiiiiiii Mio dioooo sono il tuo sfogo ooo la tua aaaa concubina aaaaaa
Si mmmm per me tu sei una troia aaaaa mmmmmmmmm to to to
Si iiii possiedimi! Fai di me la tua schiava aaaaa mio dio oooo sono devota a te e al tuo reale scettro, che indegnamente, mi penetra aaaaaaaaa

Per Aldo era una vera epifania dei sensi. Si stava scopando un pezzo di figliuola, che neanche da giovane aveva sperato di avere, ed ai suoi occhi sembrava immensa. La guardava con bramosia, inginocchiata, davanti a se, mentre il suo cazzo si perdeva tra i suoi candidi glutei. La pelle era bianca ed esaltata dalla luce del fuoco. Sembrava una dea.


Gabriella, mentre incassava gli affondi penetranti del suo cazzo, oscillava il capo, trasmettendo il movimento ai lunghi e scuri capelli. Sembravano onde nere. Aldo accarezzava compiaciuto la pelle morbida dei lombi, delle natiche, e della schiena. Il suo corpo era perfettamente disegnato, stretto in vita e largo nei fianchi. Uno scenario da infarto, che non avrebbe mai potuto immaginare se non l'avesse lì, davanti ai suoi occhi.
Nei tentativi di afferrare le grosse tette, che penzolavano come grossi provoloni, doveva alzarsi e sporgersi in avanti. In quella posizione, sembrava un fantino in corso, non era facile ficcare e schiacciare quelle montagne di morbidezza.

Dopo averla chiavata abbondantemente alla pecorina, la volle girare sul dorso, per poter baciare e leccare le sue meravigliose tette e ammirare il suo viso bellissimo, avvolto nei capelli sciolti e sparsi come edera selvaggia, mentre esprimeva il piacere che il suo cazzo gli dava scivolando nella sua calda fica.
Gabriella, era in estasi, ubbidiente come un agnellino, e quando si sdraiò sulla schiena, lo tirò verso di se accogliendolo tra le sue cosce spalancate. Le sue dita si infilarono vogliose nel folto pelo brizzolato che copriva la schiena e le spalle del vecchio, immaginando che fosse il Dio Pan.

Aldo si incastrò subito tra le sue gambe lunghe e aperte.
IL suo cazzo duro e vibrante, entrò di nuovo nel pertugio della fica, bagnato e totalmente slabbrato, e  si lasciò cadere con la faccia in mezzo a grossi meloni, che si innalzavano come colossi sul petto di Gabriella.
Insinuato saldamente nello scoscio della ragazza, il bacino del vecchio arzillo iniziò subito a ficcare con veemenza, penetrando profondamente la figa già in fibrillazione, mentre le sue mani si trastullavano con le grosse tette. Le baciava, le stingeva, si immergeva completamente con il viso, lasciandosi accarezzare da quelle morbide montagne.

Era strano vedere un omino, mingherlino, muoversi su un corpo così imponente. Eppure, nonostante la piccola statura, l’azione di Aldo era impressionante. Il corpo di vecchio canuto, sebbene fosse secco come una cannuccia, era duro come la roccia. Era un fascio di nervi e fibre, forgiato e temprato dal lavoro della campagna. Era un uomo maturo, ma ancora virile, che si accoppiava con le capre per lenire i pungoli di desiderio che gli tormentavano i sensi. Un piccolo uomo che riusciva a tenere testa brillantemente a quella grandiosa macchina di sesso, che era Gabriella, e con grande efficacia:

Siiiiiiiiii mmmmm Mio Dioooooo godoooooooo godoooooooo ancoraaaaaa

Lo stato di ebbrezza dei diabolici amanti, indotto dall’abuso di vino, stava avendo come effetto un tumulto di sensazioni fantastiche.

Sei bellissima mmmm to to to mmm Sono il tuo dio?
Siiiiiiiiiii godooooooo

Aldo afferrò l’otre del vino e lo versò sul seno e sulla bocca di Gabriella.

Tieni bevi alla mia salute!
mmmm si si si mmmmm

Le tette di Gabriella erano impregnate di vino. La bocca vorace di Aldo si tuffò in mezzo, leccando e aspirando il nettare degli dei. I due, in poco tempo, si erano estraniati dalla realtà ed erano completamente in estasi. In una realtà quasi virtuale, nella quale esistevano solo le sensazioni di piacere che i loro corpi pativano in quell’accoppiamento bestiale.
Anche Aldo, suggestionato dalle visioni della nipote, stava farneticando di essere una divinità.


To to mia schiavaaaaaa mmmmm to to
Si si si ancora aaaaa

Il movimento del bacino era divenuto frenetico, i conati di sborra si stavano già annunciando forti e pungolavano alle radici del cazzo. Il vecchio, in pieno delirio, iniziò a ficcare profondamente, fermandosi e strofinando l’inguine contro il pube della ragazza, girandoglielo dentro come un mestolo.
Le labbra infiammate dal godimento, le sentiva calde attorno al suo cazzo.

 "Si si si si mmmmm sto impazzendo oooooo si si

Alla fine, si strinse a Gabriella e gemendo come un animale in agonia:

grrrrrrrrr grrrrrrrrr ohhhhhhhhhh mmmm

Con la bava alla bocca, e con la faccia ficcata in mezzo alle tette, si lasciò andare ad una poderosa sborrata, che inondò l’utero di Gabriella. Poi si fermò, inerte sopra di lei. 
La nipote, in completa ascesa mistica, si era addormentata.

Il risveglio sarebbe stato molto amaro.

Così va la vita

Guzzon59

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