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mercoledì 13 ottobre 2021

La Zia Caterina

Zia Caterina è la sorella di papà. Ha quaranta anni, felicemente sposata con Carlo, di
cinquanta anni. Non hanno figli, perché, pare, che uno dei due, non so chi, sia sterile.


La storia che vi sto per raccontare incomincia esattamente due anni fa. La zia Caterina, è impiegata come cassiera nei grandi magazzini, e precisamente nel supermercato.


Capitò che, attraverso la grande vetrata, che la divideva dal parcheggio, da alcuni giorni, notava, che, alla stessa ora, una giovane ragazza, molto avvenente, chiedeva dei soldi ai passanti.


Un giorno, assistette ad una scena cruente. Un rude energumeno, si avvicina alla giovane ragazza e, dopo averci scambiato alcune parole, con fare aggressivo, l'afferra da un braccio e la trascina verso la sua autovettura.

La zia, capisce subito che la ragazza è in pericolo. Lascia la sua postazione, si arma di un
grosso bastone, e corre verso quel grosso energumeno, che, nel frattempo, aveva raggiunto la sua auto e stava già per spingere la ragazza dentro nell'abitacolo.

La vista del grosso energumeno si annebbia. Si svegliò alcuni minuti dopo, schiaffeggiato da poliziotti.

 

 “Hei! Svegliati!

Do... dove sono?

Ora alzati e seguici in questura! Sei in arresto per tentativo di sequestro di persona!

Cosa? io... io....


A pochi passi, c'era Zia Caterina, intenta a confortare la giovane ragazza, ancora in preda allo shock.


Stai calma! Quel bastardo non ti farà più del male! Lo conosci?

No! Però l'ho visto alcune volte, forse anche lui, come me, è della comunità Rumena!

Sei Rumena!

Si! Mi chiamo Maria! Sono arrivata in Italia da circa un anno!

Sei sola?

No! Sono con una amica! Anzi ero con una amica, lei mi ha lasciato per andare a fare, si, insomma, la prostituta! Ha conosciuto un uomo, che l'ha costretta a battere! Credo che ora si trovi a Milano! Ci aiutavamo a vicenda, facendo qualche lavoro di pulizia, ma, da alcuni mesi non trovo più lavoro e così, per sopravvivere, vengo qui a chiedere l'elemosina!

Scommetto che quello voleva farti battere!

Forse si! È da alcuni giorni che lo vedo, forse mi seguiva!

Be! Adesso non ti devi preoccupare! Quanti anni hai!

Diciannove!

Caspita! sei una ragazzina! E ora cosa farai!

Se non trovo lavoro, sarò costretta a chiedere l'elemosina!

E' pericoloso! Sai! Ti dico una cosa! Sei molto carina! E, credo, che in giro, ci siano altri, come quella bestia, con intenzioni poco serie!


A questo punto, lo sguardo smarrito e perso di Maria, commosse la Zia Caterina, che ancora brandeggiava il grosso bastone, con il quale aveva colpito la testa di quell'energumeno. Lo guarda!


Questo non ci serve più! Non sarà questo a fermare quella gentaglia! Tu hai bisogno di un aiuto! E credo, che, se tu vorrai, potrei dartelo io, fino a quando, non trovi un lavoro e una sistemazione più sicura! Ti ospiterò a casa mia! Mi aiuterai nelle faccende di casa! Ho una stanza in più e, sono sicura, che ti troverai bene! Vivo con mio marito, non abbiamo figli! Magari, potresti anche pensare di frequentare qualche corso professionale, hai studiato?

Si! Sono diplomata! In elettronica!

Bene! Forse, potresti trovare qualche lavoro, come commessa! Nei reparti di elettronica! Sei d'accordo? Vuoi venire a casa mia?

Non vorrei crearle disturbo!

scherzi! Lo faccio volentieri! Se posso toglierti da questa situazione, sarà per me una grande soddisfazione!


Sicuramente, la zia Caterina si era fatta prendere dalla compassione. Vedeva in Maria un surrogato di figlia. L'istinto materno, infatti, prevalse sulla ragione.


Tuttavia, la realtà non era come l'aveva raccontata Maria. Il fatto era, che lei, in Italia c'era da circa due anni, ed aveva iniziato subito a prostituirsi nelle grandi città. L'energumeno era il suo protettore, al quale era sfuggita da circa sei mesi. Fece perdere le sue tracce, quando supplicò un vecchio cliente di accompagnarla alla stazione. Non le dispiaceva prostituirsi, ma le rodeva il culo che il profitto andasse tutto nelle tasche di quello stronzo. Provò anche a lavorare come badante, per pochi mesi, poi dovette fuggire, quando la vecchia la sorprese a frugare nei cassetti. Pensò che il vecchio mestiere, tuttavia, le garantiva una vita più agiata.


Infatti, l'attività che stava svolgendo davanti ai grandi magazzini, non era quello di chiedere l'elemosina, ma, di incontrare gli uomini danarosi, che l'avevano contattata, dopo che aveva messo diversi annunci su siti di incontri. Gli affari stavano andando bene, quando l'energumeno, l'ha ritrovata, grazie alle informazioni avute dalla comunità Rumena, e da alcune prostitute che l'avevano individuata!


Maria, vide nella proposta della zia Caterina, la possibilità di tenersi, per un po di tempo, fuori dall'ambiente ed in un posto sicuro.


Allora?

Si! Accetto! Ho proprio bisogno di vivere in un ambiente familiare! Grazie! Non so come ripagarvi!

Non ti devi preoccupare! Io, mi chiamo Caterina!

Grazie Caterina!


La zia Caterina e suo marito Carlo, che rimase incantato dal candore della ragazza e non solo,
l'accolsero come una figlia. Caterina, si adeguò subito all'ambiente, ricambiando l'ospitalità come poteva, ed aiutando la zia Caterina nelle faccende di casa.


La zia Caterina prese a cuore il destino della giovane Rumena, in modo tale, che le suggerì di riprendere gli studi. Ci avrebbe pensato lei alle spese.


Ma, come dicevo, Maria non era quello che voleva far credere. Celava una personalità trasgressiva. Infatti, tra lei e lo zio Carlo, si creò subito un rapporto simbiotico. 

 

La ragazza, si era talmente integrata nel nucleo familiare, che, condivideva con loro qualsiasi esperienza. Vacanze e riunioni di famiglia.


Ma, arrivò il giorno del giudizio. Si sa, che il diavolo fa le pentole, ma, mai i coperchi.


La zia Caterina era una impiegata modello. Il direttore del supermercato l'aveva eletta come esempio per le commesse giovani. Godeva di una ampia fiducia. Per questo, quando una mattina ebbe un malore, fu il direttore in persona a portarla in ospedale e poi a casa.


Dopo la visita medica di routine, mentre veniva accompagnata a casa, cercò di contattare lo zio Carlo. Il suo cellulare suonava, ma lui non rispondeva. Voleva informarlo di quanto era successo. Chiamò anche Maria, ma, come lo zio Carlo, non rispondeva al cellulare. La Zia sapeva che lo zio Carlo, impegnato sul lavoro, forse non poteva rispondere. Ma, si preoccupò di Maria, perché lei era sola in casa, ed il fatto che non rispondesse, poteva significare qualcosa di brutto.

Salutò il direttore, e, con passo veloce, raggiunse la casa, una piccola villetta indipendente, circondata da un florido giardino.


Si stupì quando vide l'auto dello Zio Carlo, parcheggiata nel vialetto. Aprì la porta ed entrò. Non fece in tempo ad inoltrarsi in casa, che, dalla camera da letto, le arrivarono le urla di Maria. Il tono delle parole urlate, non lasciavano alcun dubbio, circa la loro natura.


hooooooooooooooo si hooooooooooo si hoooooooooooo si! Godo mmmm godo mmmmmmm


La porta della camera da letto era spalancata, quindi, poté avvicinarsi senza tanti problemi. La scena che le si presentò davanti agli occhi, le gelò il sangue.


Maria era al centro del letto, nuda, genuflessa come una donna pia, mentre lo zio, nudo, da tergo, la stava scopando a pecorina di brutto. La zia, notò il suo cazzo duro, che penetrava nella fica di Maria, con una frequenza impressionante. Anche lo zio, si unì al concerto, con parole sconce, che sottolineavano le sue pulsioni sessuale, sfogate nella fica di Maria, in modo bestiale.


To.... puttanella! To to... avere una puttana in casa! Cazzo! Che fortuna! Mmm to to mmmm

Hooooooooooo si hooooooooooo hooooo haaaaaaaaaaaaaa godo mmmmmm


La zia, dopo il primo shock, si riprese. E, sfogando la rabbia che le stava facendo saltare le coronarie, gridò con tutta la forza che aveva in corpo.


BASTA.... BASTA... BASTARDO! BASTARDO!


Lo zio Carlo si bloccò all'istante. Si volse verso la zia. Sbiancò, come un cadavere. Il suo cazzo somatizzò la situazione, ammosciandosi come un palloncino bucato.


Maria si ritrasse dallo zio Carlo, e, accasciandosi sul pavimento, contrasse le gambe contro il grembo, ficcando la testa in mezzo alle ginocchia.


Mentre Maria, rimaneva ferma come un statua di marmo, lo zio saltellava come un grillo, e, nella fuga verso la porta impattò contro un colpo di lampada, che la zia aveva afferrato al volo, finendo a terra come un sacco di patate.


La zia si avvicinò allo zio, e, indicandolo con il dito indice,


Ora tu, metti i tuoi vestiti in una valigia e sparisci da questa casa! SUBITO!


Lo zio Carlo si vestì velocemente e, con i vestiti indossati alla rinfusa, infilò alcuni capi e scarpe in una valigia e raggiunse l'auto nel vialetto.


Poi, la zia, ripresosi dalla rabbia. Si avvicinò al letto.


Ora, anche tu, prendi le tue case e ritorna nella fogna da cui sei venuta! Che delusione! Sei un ingrata! Non so se, avrai un altra occasione come questa! Cazzo, non solo hai approfittato della mia generosità! Ma ti sei infilato nel letto di mio marito! Da come ci scopavi, si capiva che non era a senso unico!


Maria sparì dalla circolazione. Ma, dopo qualche mese, si venne a sapere che lei e lo zio Carlo, avevano iniziato a convivere. Il peggio fu, che dopo un anno, Maria, partorì un figlio, si presume concepito con lo zio Carlo. Chiaramente, si pensò che da cinica calcolatrice, aveva consolidato la sua posizione, considerato che lo zio era uno stimato professionista e le poteva offrire una vita agiata.


Questo epilogo distrusse psicologicamente la zia Caterina, che, in più circostanze, aveva palesato l'idea di perdonare suo marito. Ma quella notizia troncava di netto le sue speranze.


Ora torniamo alla mia storia.


Era abitudine, ad ogni vigilia di Natale, riunirsi dalla Zia Caterina, per il cenone. L'ultimo corrispose con la notizia che Maria aveva partorito un figlio, presumibilmente dello zio Carlo.


La mamma, vedendola abbattuta, per confortarla, suggerì di cambiare le tradizioni. Il cenone lo avremmo fatto a casa nostra. La zia, si oppose, con testardaggine, e, per non darla vinta a suo marito, confermò le tradizioni natalizie.


Il ventiquattro di dicembre, la famiglia si era riunita. I miei genitori, i miei fratelli, cugini, zii e nonni.


Io, ero il nipote più grande, si fa per dire, visto che, all'epoca avevo solo diciassette anni. Nel corso della cena tutti si avvidero che la zia Caterina stava esagerando nel bere.


Papà, più volte invitò sua sorella a moderarsi. Ma, all'ennesimo sollecito, la zia Caterina sbroccò. Ed in preda ad una rabbia incontrollata, inveì contro tutti.


Fuori, andate fuori di casa mia! Maledetti! Fuori dai coglioni! Lo so che avete tenuto i contatti con quel bastardo e la sua puttana! Vi odio! Via!


La mamma e la zia Amelia, cercarono di calmarla, ma, fu tutto inutile.


Ormai era preda da ira isterica, incontrollabile. L'unico modo per evitare il peggio era quello di andare via.


I nonni, papà e gli zii avevano già raggiunto le auto. Papà, mi prese da un braccio.


No! Tu rimani! Non possiamo lasciarla da sola! in quelle condizioni! La zia, ti adora, ti vede come un figlio! Dai! Enzo!

Ma, domani, ho programmato un viaggio con i miei amici!

Enzo! La zia, si trova in una situazione di crisi! Lo sai perché! Adesso va da lei!


Le auto si allontanarono, poi, una volta si allontanarono e rimasi davanti all'ingresso.


Pensai: E adesso che faccio?


Rientrai in casa. Andai nel salotto, non era più sul divano, dove si era distesa. La cercai nei diversi locali, infine la trovai nella sala.


Appena la vidi, mi venne da ridere, per la posizione in cui si era cacciata.


Stava inginocchiata sulla sedia, con il busto infilato sotto il tavolo.


Zia! Ma che cosa stai facendo?

Ah! Sei tu! Sto... cer...cando.... il mio orecchino! È ca... duto qui sot..to!


Da come parlava si capiva che l'effetto dell'alcool stava cominciando a produrre già i suoi nefasti effetti.


Zia, dai! Tirati su! L'orecchino te lo cercherò io! Vieni! ti accompagno al divano! Poi, ti preparo una tisana! Così ti rilassi!

No.... no..... è caduto qui! Lo trovo... si!... si! lo trovo! Dove ti nascondi? Hahahah


Era completamente fuori di testa. Per certi aspetti, anche divertente. Decisi di tirarla su.


Mi avvicinai da tergo, l'afferrai dai fianchi, ed iniziai a tirare con forza, per indurla ad alzarsi.


Qui successe qualcosa di inaspettato, che mi suscitò un impulso irriverente verso la zia, ma, data la mia giovane età, era del tutto naturale, tuttavia mi sconvolse sensi.


Mentre la tiravo su, le mani persero l'appiglio dai fianchi. Scattai per inerzia all'indietro, per cui, nel tentativo di mantenere l'equilibrio, ed evitare di cadere, agguantai la gonna della zia.


Nel tirare, la veste, aderente ed elasticizzata, si tense, scoprendo accidentalmente il fondo schiena della zia.


Rimasi pietrificato, dallo shock. Perché, sotto i miei occhi, comparvero due candide natiche, rotonde, divise da un tenue perizoma,


Indietreggiai d'istinto. Diventai rosso dall'imbarazzo. La zia, liberatasi dalla mia presa, si infilò nuovamente con la testa sotto il tavolo. In quel modo, il suo culo fu completamente esposto, rivelando in ogni dettaglio, i particolari della sua corposa fica.


Il respiro divenne più affannoso. Il cuore mi batteva forte, come se fosse in preda ad un attacco di tachicardia.


Fu la prima volta che mi trovai davanti una nicchia vaginale, vera, in carne, che fino ad allora, avevo visto solo nelle clip porno. 

Ero turbato, perché la zia, in quella posa terribilmente sensuale, mi suscitava un desiderio sessuale innaturale, simile ad altre immagini porno che, tante volte, aveva accompagnato la mia fantasia erotica, quando mi sparavo delle estenuanti seghe. Ma quello era il fondo schiena di mia Zia!


A causa dell'età e inesperienza, fui praticamente incantato da quella nicchia, quasi scoperta, poiché il tenue perizoma, non la copriva completamente. Potevo distinguere nettamente le piccole labbra crestata, che brillavano, come se fossero coperte da un strato di olio.


Mi feci coraggio, mi avvicinai per osservarla meglio. Avevo il naso, praticamente a pochi centimetri di distanza da quella che, per me, era la più bella fica del mondo che avessi mai visto prima di allora, anche se, in verità, era la prima dal vivo.


Ero dannatamente eccitato. Pensai, prima che la zia si riprenda dalla sbornia, potrei approfittarne per nutrire la mia fantasia, con quella corposa fica, magari mentre mi masturbo.


Pensato e realizzato. Passai subito all'azione. Mi sbottonai i pantaloni, facendoli scivolare, insieme ai boxer, sulle caviglie, poi, inclinandomi con il busto verso le terga della zia, iniziai a fissare la sua fica da vicino e, nel contempo, muovevo la mano, saldamente cinta attorno al cazzo duro.


Dopo i primi colpi, il desiderio crebbe e diventò talmente pregnante che, pensai un folle gesto, magari, poteva essere utile, anche toccarla un pochettino.


Presi coraggio e, con mano tremante, afferrai il perizoma e lo spostai di lato.


Un fremito percorse la mia schiena, quando vidi la fica della zia, liberata da quello ingombrante indumento, che, ne celava in parte il centro.


Mio dio!


La fica della zia era magnifica. Le grossa labbra, serravano quelle interne, ed in basso si notava il clitoride rosso come un peperone.


Un lieve strato di umori segreti, la faceva brillare alla luce del lampadario.


Avanzai con le nocchia delle dita fino a toccarla, quel contatto mi fece tremare come un fuscello. Mi sentivo un ladro. Ma, nonostante tutto, ero preda di una morbosa attrazione verso quella straordinaria fica.


Pensai: “Cazzo se mi vedessero i miei, mi prenderebbero per un maniaco!


La zia intanto continuava a muovere la mano sul pavimento, alla ricerca dell'orecchino. Quel movimento, induceva il suo magnifico culo a sinuose mosse serpentine.


Intanto il mio cazzo era diventato duro come un monolito. La mano lo stava strattonando alla massima potenza. Ma, non era sufficiente a placare l'impulso che stava ardendo nel mio corpo!


Non avevo mai scopato, per cui, pensai alle sensazioni che si potessero provare nell'infilare il cazzo in quella magnifica fica. Intanto con le dita ravanavo dentro le parti molli.


hooooooo mio dio! Sto impazzendo! Cazzo come è calda e... morbida.... mmmm no... no.. no posso farlo!


Imprecavo contro me stesso, per contrastare le intenzioni di sesso, che, stavano prevaricando le mie ultime resistenze morali.


Con una mano sollecitavo il cazzo e con l'altra stimolavo la fica della zia. L'effetto si ebbe subito.


Hoooooooooo hooooooooooooooo mmmmmmmm si.... mmmmm mi piace hoo


La zia, aveva interrotto la ricerca dell'orecchino, ed appoggiandosi con le mani sulla sedia, gemeva, esprimendo il suo gradimento per il piacere che la mia mano le dava, rovistando nella sua fica. Anzi, venendomi incontro, cercava di ottenere maggiore stimolazione dalla mia azione.


Hoooooooooo si hooooooooooo si hoooooooooo mmmmmm mi piace! si hooooooo


Era troppo per le mie labili difese. I suoi gemiti, sensuali, incrementarono la voglia di chiavarla, che mi bruciava l'anima, ormai incontenibile, per cui, vinte le ultime resistenze reverenziali, avvicinai la cappella alla fica, e la pressai contro le piccole labbra, separandole.


Mio dio che bello!


Rimasi stupefatto, quando vidi il pertugio della fica aprirsi, come una bocca famelica, fagocitando la cappella. D'istinto spinsi il bacino in avanti, e vidi il resto del cazzo sprofondare dentro quella fucina incandescente. Cazzo, quanto era calda!


Hooooooooooooooo si hoooooooooooooo si hoooooooooo

Ho mio ooo dio oooooo hoooooooo che bello!


L'urlo di godimento della zia, mi diedero la forza di muovermi dentro di lei.


Mentre spingevo il cazzo in quel buco senza fondo, avvertivo i movimenti inversi della zia, che induceva le sue natiche ad impattare contro il mio inguine, diventando devastante, quando il mio cazzo era profondamente penetrato nella sua fica.


Hooooooooooooo si Hooooooooooo si..... si....


Quel reazione mi esaltò, a tal punto, che l'afferrai dai fianchi, tenacemente, ed iniziai a ficcare dentro quel buco incandescente, con tutta la forza dei miei diciassette anni.


Cazzo! Che bello! Quando è bello! È calda mmmm come è calda......

hoooooooooooooo si hooo haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si haaaaaaaaaaaa godo hoooo


Sentivo le pareti della fica, calde e bagnate, avvolgere la consistenza del mio cazzo. Alcune volte, avvertivo le pareti interne pulsare. In quei momenti le urla della Zia erano più forti e più intense.

"haaaaaaaaaaaa si.... godo ... hoooooo hoooooooooo 


Vedere il mio cazzo sparire in quel buco, che aveva teso gli orli al massimo, adattandolo al suo volume, era la cosa più straordinaria che, fino ad allora avessi sperimentato. Praticamente quel giorni persi la verginità con la fica della zia.

La cosa, purtroppo durò poco, perché il cazzo avendo raggiunto la massima rigidità e sensibilità, mentre lo percepivo infilarsi nella fica, come una biscia, cominciai ad avvertire un forte spasmo, partire dalle radici dei coglioni. Le conseguenze si fecero sentire.


Hooooooooooo si hoooooooo più forte mmmmm più forte!

Si.... Zia..... mmmm to … to ….. hoooooooooooo


Quella intensa sensazione, mi indussero ad aumentare il ritmo degli affondi, così, dopo una sequela vertiginosa, arrivai subito all'apice di quello sforzo. Infatti, una intensa contrazione invase la base dei coglioni. Fui sconvolto da quella nuova sensazione, perché era una sensazione nuova, e non era simile a quella patita durante le seghe. Questa era più forte e coinvolgente.


Hooooooooo non ce la faccio più hooooooooooo to oooooooooooo

Hoooooooooooooo si hooooooooooooo Haaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si

 

 

Lo stimolo. che anticipava la sborrata, era talmente energica, che mi indusse a fermarmi con il cazzo saldamente infilato nella fica. Le conseguenze furono devastanti.


hooooooooooooooooo ecco hooooooooooooo

hooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaa godo mmmm godo mmmmm


Alla fine, incollato con l'inguine nella nicchia vaginale della zia, spingevo ulteriormente il cazzo dentro di lei, poi, improvvisamente, cominciai a svuotare i coglioni, riempendo l'utero di sperma.


hooooooooooo che bello hoooooooooooooooooooo

haaaaaaaaaaaaaaa hoooooooooooo si hoooooooooooo


Continuai a muovermi dentro la fica della zia, fino a quando non avvertì il cazzo scemare di consistenza.


La zia, in preda al godimento, rimase in quella posa, muovendo il culo, attorno al cazzo infilato nella sua fica, come se volesse, ancora continuare a chiavare.


Quando mi staccai da lei, notai i grossi coaguli di sborra, che fuoriuscivano dal pertugio della fica, che in quel momento, appariva completamente slabbrata. Le tirai su a gonna e corsi in bagno, a rinfrescarmi.

Mi guardai allo specchio.

Pensai: “Sei un cazzo di maniaco sessuale! Hai violentato tua zia! Contro la sua volontà! E' La sorella di papà cazzo! E' anche incesto! Fai schifo!


Mi sentivo in imbarazzo. Ritornai nella sala. La zia non era più inginocchiata sulla sedia. La cercai e la trovai in camera da letto. Giaceva supina, come un sacco di patate.


Il respiro forte mi assicurava che stava tranquillamente dormendo.


Disperato, mi gettai sul divano, addormentandomi dopo un lungo struggimento interiore. Mi sentivo spossato, non dalla stanchezza, ma dal senso di colpa e di vergogna.


La mattina.


Hei! E' ora di alzarsi! Lo sai che sono le undici del mattino!

Mamma! Oggi è natale, e non c'è scuola!

ahahahahah Mamma? Sono la zia Caterina! Hahah


Aprì gli occhi. La vidi davanti a me. Era avvolta da un accappatoio di spugna. Una asciugamano le copriva la testa come un turbante. L'espressione allegra, mi dava conforto, e sospirai di sollievo. Pensai, meno male, non si è accorta di nulla.


Quattro mesi dopo. Al rientro dalla scuola.

La mamma:


La zia Caterina ti ha cercato! Ha chiesto se puoi passare da lei!

Ha detto cosa vuole?

No!

Va bene, dopo vado da lei.


La raggiunsi dopo un ora.


Ciao Enzo!


Mi accolse con un sorriso strabiliante.


Vuoi un aranciata?

Si! Grazie.


Mi ero seduto sul divano. La zia mi raggiunse con un vassoio. Dopo aver bevuto.


Ti ho fatto venire! Perché debbo darti una bella notizia!


La zia mi guardò, mi prese le mani, fissandomi negli occhi.


Sono incinta!


Restai di sasso.


Non sei contento?

Perché dovrei essere contento?

Perché, tu, oltre ad essere suo cugino, sei anche suo padre!


Avvertì il pavimento cedere sotto i miei piedi. La zia, continuava a fissarmi, sorridente.


Sai, quella sera, è vero che ero completamente ubriaca, ma, non troppo, avevo solo perso i freni inibitori. Mi ero resa perfettamente conto di quello che stavi combinando. Ma, il piacere che mi stavi dando era troppo intenso, mi piaceva, per cui ti ho lasciato fare tutto! Quindi. È anche colpa mia!

Io... io....

Non ti devi preoccupare! Questa bella notizia, ha messo in luce due cose. Tuo zio è sterile, ed è anche un gran cornuto! Ahahahahah quando saprà la bella notizia, le salteranno le coronarie! Inoltre, avrò finalmente un figlio mio! Lo considero un miracolo! È, questo, grazie a te!


La zia partorì una bambina. La chiamò Enza. La maggiora parte della famiglia pensò che fosse stato il direttore del supermercato ad ingravidarla.


Lo zio Carlo, quando venne a sapere la bella novella, andò in crisi, e, dopo un pò, fu lasciato da Maria, che non sopportava più le sue lagne.


La giovane si riunì al suo vecchio protettore, e lui, fu felice di accoglierla, anche insieme al figlio avuto da uno sconosciuto. Lei, stavolta, non batté più il marciapiede, ma divenne una escort strapagata. Aveva il senso degli affari e sapeva valorizzare il bene più prezioso che possedeva: La fica, inserita in un piacevole contesto estetico.

Dopo alcuni mesi, la zia Caterina, presa da compassione, perdonò lo zio Carlo, e lo fece rientrare in casa.

Epilogo: quel giorno la zia mi diede un anticipo, di come sarebbe stato il nostro futuro rapporto.

Così va la vita.


Guzzon59 Claudiogusson@ymail.com





domenica 25 luglio 2021

Marco se ne andato......

Mi pare, di avervi già raccontato della sveltina? La più naturale espressione di un rapporto sessuale, soprattutto, perché capita in circostanze del tutto imprevedibili. Buona lettura.

Domenica mattina. Stavo consumando la prima colazione. Mia moglie Cristina, in tuta ginnica, dopo aver bevuto una bevanda energetica. Mi bacia e via, a correre nel vicino parco.

“Dai! Cambiati e vieni anche tu!

“No! Il jogging non fa per me! Lo sai che preferisco il bowling! Stasera, grande seratona con gli amici!

“Birra e bocce, non fa per me! Ciao tesoro! Ci vediamo dopo! Ah! Per cortesia, controlla che Laura, studi! Da quando Marco è andato via, passa molto tempo incollata a quel cellulare! Mi fa venire una rabbia! Certo che quel ragazzo le manca molto! Speriamo che superi il momento!

“Ah la solitudine del mal d’amore! Ve bene! Dopo vado a controllare! Tranquilla!

Sergio, dopo colazione, andò in giardino. Mentre innaffiava le piante, alzò lo sguardo, e diede un occhiata alla finestra della camera da letto di Laura, e, le venne in mente le raccomandazione di Cristina.


Mise a posto la manichetta dell’acqua, salì le scali. Bussò, ma non ebbe risposta. Allora aprì la porta. Trovò Laura stesa sul letto. Indossava le cuffie del cellulare. Non vedeva il display, ma dalle parole capì che stava parlando con Marco.


“Marco! Mmmmm perché tuo padre ti ha portato via! Mmmmm Hai lasciato un vuoto incolmabile! Hoooooooo si! Tantissimo! Soprattutto lì! mmmmmm


Ad un tratto notò le dita della sua mano, far capolino tra le cosce aperte. Si muovevano, intrufolate dentro i pantaloncini in jeans. Da come le spostava si capiva che si stava stimolando la fica. Ipotesi confermata dalla parole di Laura.


“mmmmm Marco! Mmmmm mi manchi! Mi manchi! Torna da me! Dio, quanto mi manchi! Noooo mmmmmm si! Mi sto toccando! Hooooooo si lì! Mmmmm tu? Anche tu? Mmmmmmmm aspetta, mi tolgo i pantaloncini! Mmmmm


Sergio, come ipnotizzato! Assisteva all’evoluzione di quello che si stava trasformando in una evidente scena erotica, che vedeva sua figlia protagonista, in un rapporto virtuale con il suo ragazzo. Non l’aveva mai immaginata, prima di allora, nella vesti di una donna eccitata. Restò ad osservarla mentre si spogliava. Ebbe un sussulto quando la vide nuda dalla cintola in giù. Poi, la guardò mentre si stendeva sul letto, sul ventre, con le cosce aperte. La vista della fica di sua figlia ebbe un impatto devastante nei suoi sensi, che scatenò un vero terremoto di adrenalina.


“Hooooooooo Marco! Mmmmm si ho infilato le dita nella fica! La tua fica! Che sofferenza, senza di te! Mmmmm hoooooooooooooooo Dio! Mi manca il tuo cazzo! Ho voglia del tuo cazzo! Hooooooooooo


Sergio si sorprese ad ascoltare sua figlia pronunciare quelle frasi lascive, che esaltavano una mente eccitata. Altro che amore platonico, Laura, soffriva di astinenza di sesso. Le mancava Marco, dal punto di vista sessuale. E lui, sicuramente, parlava con lo stesso linguaggio, provocando i suoi sensi. Parole che scatenavano il movimento della mano di Laura, ficcata in mezzo alle cosce. Si era talmente accanita, che avendo le cuffie infilate nella orecchie, non sentiva alcun rumore.


Sergio, a sua volta sconvolto da quanto stava accadendo sotto i suoi occhi, si avvicinò al bordo del letto, per avere una migliore visuale della fica di sua figlia. Si leccava le labbra, mentre la fissava, strattonata violentemente dalle dita di Laura. L’accanimento della mano, esaltava la sua fantasia. Fremeva quando la vedeva infilarsi nella carne viva, e poi sparire dentro. 

 

Sospirando, comprimeva la compattezza del cazzo, che, a quel punto, aveva raggiunto un rigidezza estrema. Era eccitato da quello che vedeva e dalle parole proferite da Laura, che lasciavano ampio spazio alla sua immaginazione.


“Mmmmmmm Marco…. Mmmmmmm mmmmmmmmm quando torni? Ho voglia di te! Hoooooooooo ho voglia del tuo cazzo! Mmmm dio quando mi manca! Ho la fica in fiamme! Ho difficoltà a placare il prurito che la consuma dentro!


Quelle parole, sottolineate da un comportamento simmetrico, era di una potenza erotica incontenibile. Era assolutamente impossibile restare inerti davanti a quella provocazione letale, dannatamente eccitante. Di conseguenza, Sergio, come un automa, si spogliò, mettendosi nudo davanti alle gambe di sua figlia, che erano completamente spalancate, sporgendo dal letto con i piedi.


“mmmmm ti prego! Hoooooooooo marco! Marco! Mmmmmmm ritorna!


Sergio, travolto emotivamente da quello uragano di parole, iniziò a masturbarsi di brutto, in perfetta sinergia con i movimenti della dita della mano di sua figlia, mentre amalgamavano le piccole labbra e infiammavano la carne viva.


In quella situazione infernale, con i freni inibitori ridotte in macerie, dopo alcuni potenti colpi di mano, la testa andò completamente in tilt. La sua mente divenne fuori controllo. Il desiderio carnale aveva preso il sopravvento sulla ragione. Quindi, come un animale, mosso da puri istinti bestiali, salì sul letto, inginocchiandosi tra le cosce aperte di sua figlia. 

Contemporaneamente, brandendo il cazzo duro, infilò la grossa cappella tra le labbra della fica e, sfruttando il peso del suo corpo, spinse in avanti, separandole.


Laura era talmente preda dal piacere delle sue dita, che non si avvide di quanto stava succedendo alla sue spalle. Ma, quando avvertì la grossa cappella del cazzo di suo padre, sostituire le sue dita e spingere tra le labbra della sua fica, arrossata dal desiderio, si girò. Incrociò lo sguardo del padre, completamente perso dall’eccitazione, che la fissava con espressione estasiata. Fu un attimo di perplessità, perché il grosso cazzo paterno, nel frattempo, continuò la sua corsa folle, penetrando interamente nel condotto vaginale. 

Il padre, appena avvertì il tepore della fica di sua figlia, si bilanciò in avanti, sulle braccia, ed iniziò a chiavare come un toro inferocito.


I primi affondi trovarono Laura spiazzata. Il godimento che percepiva, tuttavia, era cento volte più intenso di quello che le dava le sue dita. Non reagì. Rimase ferma, come una bambola inanimata. Mentre il padre da tergo stava martellando duro nelle sua fica.


“Bambina! Il tuo papà! Ti vuole bene! Ti manca marco!? Ti manca? Qualcosa? Ora c’è il tuo papà! Che pensa a tutto! Hooooooooooo mmmm Non soffrirai più di solitudine!


Dopo qualche minuti di completo silenzio e potente penetrazioni, Laura, malgrado tutto, venne sopraffatta dalla forza della natura, dall’effetto coinvolgente dell’azione possente del cazzo paterno nella sua fica. Chiuse gli occhi, gustandosi quel cazzo duro, che le scivolava dentro veloce e che le stava scompigliando i sensi.


Laura, presa nel girone infernale del godimento, si rese conto che era impossibile sottrarre la sua fica infiammata dal desiderio sessuale, dall’azione prevaricante del cazzo paterno, in corso d’opera, un cazzo duro, che la stava facendo orbitare in uno stato psicofisico completamente in estasi. Per cui, non restò indifferente, e superato il trauma del primo impatto, supportata da un indole trasgressiva, superò l’imbarazzo. Si adeguò alla situazione inaudita, emettendo un urlo liberatorio. Poi fu l’apoteosi del godimento, a sottolineare il piacere che stava ricevendo da quella inattesa chiavata incestuosa. Dopo tutto, si stava realizzando il desiderio di riempire il vuoto, che Marco le aveva lasciato andandosene via.


“haaaaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm si hooooooooooooooo si hooooooooooooo si! Era quello che mi mancava! Hooooooooooo papà! Hooooooooooo

“Si! Piccola! Hooooooooooooooooo papà! Ti vuole bene! Ora il vuoto che sentivi, lo sto colmando!

“Si hoooooooooooo si hooooooooo riempilo tutto! Hoooooooooooo si hoooooooooooooo


Sergio, dopo alcuni minuti di accanimento nella fica di sua figlia, la girò supina, trascinandola fino al bordo letto, e, ponendosi in mezzo alle cosce aperte, riprese subito a chiavarla, mentre la fissava negli occhi.


“hoooooooooo si hoooooooooo papà! Hoooooooooooooooooo

“Piccola! Hooooooooooooo sei magnifica! Mmmmmmmmm la tua fica è meravigliosa! Evitarle la sofferenza è quanto di bello posso fare hooooooooo

“Si! Ora… non soffre più… la sento piena e felice hoooooooooooooo papà! Si hoooooooooooo si


La chiavò alla missionaria, per un lungo periodo. Laura era completamente in estasi, mentre la sua fica incassava i potenti affondi del cazzo di suo padre.

 

“Hoooooooooooooo si hooooooooooooooo si hoooooooooooooo


Sergio, quando raggiunse il supremo momento catartico, si allungò sopra sua figlia, e, tenendole le gambe sollevate in aria, appoggiate sulle braccia, iniziò una lunga sequenza di affondi, robusti e penetranti.


“Hoooooooooooooo hoooooooooooooooo si hooooooooooooo godo hooooooooooooooooooo

“Si! Piccola! Lo sento! Hoooooooooooooooooooo mmmmm


Un intensa sborrata segnò l’apice di quella sublime sveltina. Ma, anche l’inizio di una nuova vita familiare.


Cristina rientrò dalla corsa. Trovò suo marito in giardino, intento a strappare le erbacce. Laura, allungata su una sdraio, intenta a studiare. La salutò con un sorriso smagliante.


Un quadro perfetto. Marco se ne andato! Chissà se gli manca ancora!


Così va la vita.


Guzzon59 Claudiogusson@ymail.com



venerdì 12 febbraio 2021

Una figlia ingrata

Il matrimonio di mia figlia Carla, ha sancito la fine del mio. Il giorno dopo, avevo capito che era Carla a tenere unita la famiglia. Lei sapeva come aggiustare i dissidi, che molto spesso caratterizzavano i rapporti con mia moglie. Ma, non era l'unico motivo di coesione familiare.


Il giorno che ci presentò Carlo, il promesso sposo, per me fu una tragedia, come se mi avessero trafitto il cuore. La gelosia fu il primo sentimento che provai verso mio genero. Ma, per ovvie ragioni, dovetti sopprimerlo e fare buon viso. Tuttavia, il cambiamento ci fu subito, perché tutte le attenzione di mia figlia, si riversarono verso il suo moroso. Prima che arrivasse lui, Carla, mi dava tutto il suo affetto. Un'attenzione che non si limitava solo al sentimento astratto, ma si manifestava anche fisicamente, quando la sera, si rannicchiava al mio fianco sul divano, oppure cavalcava il mio grembo, come faceva da bambina.


Le cose erano cambiate, almeno per me. 

Vederla crescere e fiorire in una donna, attraente e sensuale, mi avvidi, mio malgrado, che il mio affetto era pervaso da una attrazione diversa che un semplice amore paterno, direi che poteva dirsi desiderio sessuale. Infatti, quando Carla divenne una donna adulta, le sue attenzioni fisiche, iniziarono ad imbarazzarmi, perché alimentavano una fantasia incestuosa. Vederla aggirare per la casa vestita in modo succinto, che esaltava i lati migliori del suo corpo di donna, era come se il diavolo in persona mi incendiasse la mente.


Mi era difficile prendere le distanza da quel desiderio morboso e coinvolgente. Carla divenne il mio sogno proibito, la donna che più di tutte suscitava una bramosia incontenibile. Un desiderio che, quando non la sfogavo con mia moglie, spesso, andavo a soddisfarlo con le puttane, scegliendo le giovani e, preferibilmente, somiglianti a mia figlia.


Un anno dopo il matrimonio di Carla, iniziarono i dissapori con mia moglie, che, nel giro di qualche mese, ci portarono alla rottura totale, quindi, alla separazione, per ora solo consensuale.


Mi trovai un piccolo appartamentino, non lontano da dove abitava Carla. Mi bastava averla vicino, contattarla, non cercavo altro. Lo so che non era amore paterno, ma lussuria. Tuttavia, vederla era quello che volevo, per alimentari quei sentimenti di concupiscenza, che mi piaceva provare, ed erano sufficienti a farmi sognare. Chiaramente, il desiderio sessuale, continuamente alimentato da lei, veniva sfogato con le puttane. Fui fortunato, perché ne trovai una molto somigliante a lei, e, quando la scopavo, avevo l'impressione di chiavare con mia figlia.


Insomma, avevo fatto la quadra della mia situazione. Potevo provvedere alle necessità di mia figlia, come un buon padre di famiglia, e, nello stesso tempo, nutrire la fantasia erotica, con l'oggetto del mio desiderio.


Ero cosciente che, quei desideri proibiti, fino a quando sarebbero rimasti entro i limiti delle sole intenzioni, non potevo sentirmi in colpa verso mia figlia, desiderata sessualmente. 

Certo, ero cosciente che per un padre quel desiderio non era naturale. Ma in fondo, non era poi un attrazione fatale così rara. Scommetto che, come me, molti padri, in cuor loro desiderano la figlia, ma si vergognano ad ammetterlo, poiché, la morale comune li castra mentalmente, in quanto li condannerebbe come degenerati. Ma io, avendo una mentalità aperta, e, conoscendo alcuni spunti della psicologia di Freud, che ammetteva come naturale quel sentimento, accettai il mio desiderio, consapevole che sarebbe rimasto inappagato. Tuttavia, ne ricavavo una grande soddisfazione, quando potevo sfogarlo con le puttane.


Carla insegnava in una scuola elementare, mentre Carlo, suo marito, era ingegnere. Carlo, spesso, per motivi di lavoro, passava lunghi periodi all'estero.


Questa era la situazione, quando, una mattina, squilla il cellulare. Guardai il display, era Carlo. Mi stava chiamando dal Golfo Persico. Stava lavorando su una piattaforma per l'estrazione del petrolio.


Ciao Carlo!

Ciao Vittorio!

Tutto bene laggiù?

Si, solita routine, ma, per fortuna, ancora pochi giorni e poi rientro!

Bene! Carla sarà contenta!

Ti chiamo! Perché c'è un problema, grave, che mi tormenta!

Un problema? Per caso riguarda Carla?

Si! E' inutile girarci attorno! Mi tradisce! Da circa un anno!


Colpito è affondato. Quella frase sferzò il mio petto, come un violento fendente. La mia Carla, una adultera? Come era possibile?


Vittorio? Sei ancora in linea?

Si... si.. scusami! Ma sei sicuro di quello che dici?

Più che sicuro! Non solo, so anche chi è il suo amante!


Le prove, glie le aveva fornite un suo amico, che gestisce un agenzia di assicurazione.


Lo sdegno per mia figlia, crebbe in modo esponenziale. Mai, avrei immaginato che Carla, potesse condurre una vita privata così sciagurata. Cominciai ad immaginarla come una lasciva puttana, che, in assenza del marito, si dava a cani e porci. Forse ero troppo severo, ma, la gelosia mi aveva stravolto la mente.


Vittorio, capisco che la notizia ti abbia sconvolto! Ma vedi, io amo Carla, e, detto tra noi, potrei anche perdonarle questa scappatella. Ma, ho pensato, che non sarebbe opportuno se fossi io a scoprirla. La convivenza matrimoniale diventerebbe un vero inferno. Sarebbe meglio che lei continuasse a pensare che io sia all'oscuro di tutto.

Come?

Ecco! quello che ti propongo! Il suo amante è il direttore didattico, in pratica il suo capo. So che si incontrano il sabato mattina a casa nostra, mentre negli altri giorni in uno squallido motel. Ecco, ho pensato, visto che tu hai le chiavi di casa, potresti andare e sorprenderla con il suo amante. Ti arrabbi, le fai una sonora ramanzina, la umili, e poi, le fai capire, da padre amorevole, che se smettesse di frequentare il suo amante, nessuno verrà a sapere del suo tradimento!


Rimasi basito. Non pensavo che un uomo, potesse amare una donna fino a perdonare il tradimento. Carlo, con quella proposta, dimostrava che teneva a mia figlia. La cosa mi commosse, e, dopo averci pensato.


Carlo, ammiro la tua apertura mentale! Non so, se, al tuo posto mi sarei comportato allo stesso modo! Questo mi conforta, ma allo stesso tempo mi indigna, per il comportamento da sgualdrina di mia figlia! Da uomo a uomo, ti dico che non ti merita, ma visto che è mia figlia, anche se è una puttana, farò come dici tu!


Parlammo per altri minuti e poi ci salutammo, con l'intesa che avrei rispettato il suo volere.


Sabato mattina, mi appostai sotto casa di mia figlia. Vidi arrivare l'auto del suo amante. Scese e si avvicinò al palazzo, estrasse una chiave dalla tasca, aprì il portone dell'androne, sparendo all'interno, mentre la porta si chiudeva automaticamente. Quella puttana di mia figlia le aveva dato anche le chiavi di casa. Il sangue mi montò alla testa, la rabbia, come i gradi di un termometro, stavano salendo ai massimi valori. Ma, mi controllai da andare a prenderlo a calci nel culo. Attesi una buona mezzora. Venne il mio turno di entrare in scena.


Fatta la prima rampa di scale, mi avvicinai alla porta d'ingresso dell'appartamento di mia figlia. Con cautela, cercando di non fare rumore, introdussi la chiave e, lentamente, cominciai a girare, fino a quando non arrivai ad aprirla. Entrai, appena fatti pochi passi, mi assalirono i gemiti intensi di Carla. La zoccola era in piena estasi dei sensi.


To! troia! Ti piace il cazzo del capo?

Si! Hoooooo si mmm si si mmmmm cazzo! se mi piace!

Dal primo giorno che ti ho vista! Ho capito che dietro quel bel visino innocente, si nascondeva una troia! Una succhia cazzi! E che troia! Mmm to to

si!.... si!.. hooooo si! hooooooooo si! hooooooooo si! …...


La scena che si presentò davanti agli occhi era di quelle che, ad un debole di cuore, non lo consiglio.


Carla, era inginocchiata sulla poltrona, con un negligè nero di seta trasparente, tirata oltre i
fianchi. Indossava reggi calze nere. Lingeria sexy ricercata, che esaltava la candida pelle delle natiche e delle cosce, rispetto al colore scuro delle calze. La puttana si era vestita sexy per quel bastardo, che, in quel momento, la stava scopando a pecorina, ed era ancora vestito. Aveva i pantaloni calati sotto il culo. Ma la cosa che mi infuriò come una bestia, era vedere il cazzo di quel farabutto che scivolava dentro la figa di Carla. I fendenti erano veloci e possenti. Lui la teneva ferma dai fianchi, mentre spingeva il suo cazzo duro dentro la figa di mia figlia. Dio che rabbia. Maledetta puttana, pensai.


““si!.... si!.. hooooo si! hooooooooo si! hooooooooo si! …...

To! troia! Ora ti prendo a schiaffi sul culo! Prima di incularti!

hooooooo si! Si! mmmm hooooooooooooo si si hoooooooo


Nella stanza, iniziarono ad echeggiare il rumore secco degli schiaffi, che colpivano le chiappe di Carla. In perfetta sinergia con le spinte del cazzo, che si perdeva tra le natiche di mia figlia. Che rabbia.


Ciaf ciaf ciaf.....


Era troppo per le mie pupille. Carla ed il suo amante, erano talmente concentrati a chiavare che non si accorsero della mia presenza. Infatti, mi accostai alle spalle dell'uomo. Incazzato come una iena, ed in preda all'ira, lo afferrai dal collo. Lo sollevai in aria, e, con una forza immane, lo scaraventai sul pavimento. Poi, mi avvicinai ed iniziai a prenderlo a calci. Colpivo alla cieca, nel ventre, in faccia, nei coglioni.


mio dio! papà!


Intanto, quel farabutto, gridava come se lo stessero scannando.


Papà! Fermati! lo stai ammazzando!

Meglio! Questo pezzo di merda! Che ha approfittato del suo ruolo! E tu, puttana, stai zitta! Con te faremo i conti dopo!


Dopo una vagonata di calci, lo afferrai dal cravattino, e, mentre lo trascinavo verso la porta, mi feci restituire le chiavi. Ma, prima di buttarlo fuori di casa, lo minacciai di riferire tutto l'accaduto all'intendenza scolastica, per farlo radiare, per comportamento indegno. Bastardo, schifoso.


Ritornai in salotto. Carla era rannicchiata sulla poltrona. Mi fissava con uno sguardo esterrefatto. Mi piazzai al centro del salotto, ed iniziai ad osservare quella puttana.


Non so! Cosa pensare! Ma come hai potuto metterti con quel pezzo di merda? Solo a vederlo si capisce che non vale una cicca! Certamente non è solo colpa sua! Ti sei concessa a lui, senza alcun ritegno o senso di colpa! Sei una schifosa puttana! Ti piace il cazzo del capo? Da come urlavi, ho capito che a te piace il cazzo!

Papà! io....

Stai zitta! Sei una puttana! Succhiacazzi! Guardati! Ti sei vestita come una troia, per chi? Per quel pezzo di merda! Sono indignato! Hai tradito la mia fiducia! Il mio affetto!


In preda alla rabbia, le assestai uno schiaffo in pieno volto. In quei momenti mi resi conto che provavo piacere ad insultarla. Più infierivo e più mi eccitavo. Alla fine i miei sensi si erano talmente alterati, da farmi perdere il senso della ragione. Non mi ricordavo più perché ero lì. Davanti a me non vedevo mia figlia, ma una puttana vestita in una lingeria provocante e molto sexy, da far venire un infarto. Era arrapante a tal punto che cominciai a valutare l'idea di approfittare della situazione. Ormai ero partito ed eccitato come un satiro. Del resto è stata lei a rompere l'equilibrio del rispetto. Manifestando la sua vera natura, quella trasgressiva, apriva le mie aspettative di padre incestuoso. Del resto, avrei preso il posto di un amante qualunque.


Vieni qui! Puttana! Inginocchiati e chiedi perdono! per quello che hai fatto!


La situazione aveva superato il punto di non ritorno. Ero maledettamente eccitato, ed una possente erezione aveva catalizzato i miei sensi. Carla si avvicinò, strofinandosi la guancia, sulla quale le avevo dato uno schiaffo, poi, si genuflesse davanti ai miei piedi.


La fissai negli occhi, inviperito. Lei, spaventata, congiunse le mani.


Papà! Perdonami! Non so, perché mi sono lasciata andare! Ti giuro! Non lo farò più!

Puttana! Sei una puttana! Lo sai? frequento le puttane come te! da una vita! E sai perché?


Mi fissava, spaventata dalle mie parole, aspettando la risposta.


Ho sempre cercato le puttane più giovane, che avessero un particolare, e sai quale?

Non so!

Le puttane che mi scopavo, somigliavano a te! Si, perché nella mia fantasia eri tu l'oggetto del mio desiderio! Scopavo loro, fantasticando che fossi tu a sollazzarmi il cazzo!

Papà! Ti prego! Mi spaventi!

Ora! Non ci sono più barriere! Visto che le hai infrante, facendo la puttana! Tanto vale scopare l'originale!

Papà! Che dici?


Mentre parlavo, mi ero tirato fuori il cazzo. Quando Carla lo vide strabuzzò gli occhi. Tentò di allontanarsi, ma la bloccai.


Le afferrai i capelli e la tirai verso il mio inguine, mentre con l'altra mano brandivo il cazzo. Appena la sua bocca urtò la cappella del mio cazzo, la spinsi schiacciandola contro le labbra chiuse.


Forza! fai vedere anche me che sei una succhiacazzi! Apri la bocca e succhiami il cazzo! E no? Cara la mia puttana! Adesso mi succhi il cazzo!

mmmmm hoooo


Carla, lamentandosi, aprì la bocca, ne approfittai per spingere la cappella dentro. Nello stesso istante, le tenni ferma la testa ed iniziai a chiavarle la bocca.


To! … succhiacazzi!... Puttana! fammi vedere quanto sei brava! mmmm e dai! .... succhia!


Carla si arrese. Mi fece segno di fermarmi. Il debito di ossigeno le provocò un conato di vomito. Sputò rivoli di saliva.


papà! Ritorna in te! Sono tua figlia! Lo sai?

Lo so da una vita! Ma sei anche una donna! Da quando hai messo su le tette! Cazzo! se mi hai fatto soffrire! Quanti notti insonni ho passato, immaginando di scoparti! Soprattutto, fottere quel bellissimo culo! che ti ritrovi.

Ma, papà!

Adesso! sto perdendo la pazienza! Te la sei cercata!


Le assestai un altro schiaffo.


Ora! Ti decidi a prendere in bocca il cazzo? Tranquilla, il cornuto di tuo marito non lo verrà a sapere, sarà il nostro segreto! ora succhiami il cazzo!


Carla mi guardava con un'espressione indefinita. Alla fine, indotta dalle condizioni di costrizioni, a cui l'avevo sottoposta, forse anche spaventata dalla mia ira, prese una boccata d'aria, afferrò il cazzo ed iniziò un succulento pompino!


Si! Così!... Succhiacazzi! mmm fammi vedere quanto sei brava... così... cazzo.. che
impressione vedere la tua bocca giocare con il mio cazzo!.. mmm si! Così!.. fai felice il paparino... mmmm hooooo.


Dopo averla addomesticata al mio volere, era arrivato il momento di realizzare i sogni più estremi. Deliziarmi con la sua fica.


Fermati!... Vieni qui! allarga le cosce! .. e siediti sul mio cazzo! ho una grande voglia di chiavarti! Visto che la fica e già carburata. Ho voglia di prenderti sulle ginocchia, e farti saltellare! Ti è sempre piaciuto!


Papà! Non puoi! Non è naturale!

Non rompere il cazzo! Tu! Ora, sei una puttana! Quindi, mi soddisfi come le puttane! Ora, non rompere i coglioni! ed apri le cosce! E siediti sul mio cazzo!


Carla, rassegnata, si tirò su il negligé nero trasparente, scoprendo le grosse tette. Sotto era nuda. Non avrei mai pensato che un giorno, mi sarei trovata al cospetto di mia figlia, nuda, in procinto di penetrare la sua fica.


La sua fica, che avevo immaginato un milione di volta, ora potevo ammirarla dal vivo, in tutta la sua superlativa corposità. Fissai Carla, affascinato, mentre cosce a aperte stava collimando la sua fica alla punta del mio cazzo. Quando abbasso il fondo schiena, avvertì un calore intenso avvolgermi il cazzo.


Si.... ora si che si ragiona! Cazzo! Hai la fica caldissima! Quel farabutto te la stimolata a
dovere! Ora la sento calda ed avvolgente!


Carla, non rispose, ma emise un lungo sospiro!


hooooooooooo hooooooooo

““Ora galoppa! Muoviti su e giù! stimolami il cazzo! Voglio sentire la fica ingorda! scivolare sul mio cazzo! Faglielo ingoiare fino in fondo... così

hooooo hooooooooo mmmm hooooooooo


Mentre lei saltellava sul mio cazzo, dal mio punto di vista lo scorgevo sparire, mentre si infilava nell'angolo delle cosce. Che meraviglioso spettacolo!


Brava! Così! Salta! salta! Mmmm Cazzo! Che scopata! Tu sei cento volte meglio di quella
puttane! Si! Così!

hoooooooooooo hooooooooooo

Ora voglio vedere il rovescio della medaglia! Girati verso di me! Voglio deliziarmi della tue tette! Mentre giochi sul mio grembo!


Si era girata, porgendomi le sue meravigliose tette. La tenni dalle natiche mentre il cazzo, dritto come un torre, si infilava nuovamente nella sua caldissima fica.


hoooooooooo hoooooooooooo


Dopo l'ennesimo ed intenso singulto, prese a saltare sul mio cazzo. Le sue tette colpivano il mio viso, mentre andavano su e giu. In quel momento, le tenevo ferma dalla natiche, mentre il cazzo, spariva profondamente dentro la sua fica, su e giu!


Guardami in faccia! Ti piace il cazzo del paparino! Si! Certo che ti piace! To!

hooooooooooooo hoooooooooooooooo


Non mi rispondeva, evitando di guardarmi in faccia. Ma dai gemiti che emetteva si capiva che la scopata era di suo gradimento.


Dopo alcuni minuti frenetici, durante i quali Carla saltellava sul mio grembo, in una
meravigliosa smorza candela. La mia mente lavorava di fantasia. Percepire il suo meraviglioso culo muoversi sopra il mio cazzo, mi fece venire la voglia di ammirarlo, mentre la prendevo a pecorina. Lo avevo visto prima, quando quel farabutto la scopava, anche se ero arrabbiato, non mi era sfuggito le belle fattezze di quel fondo schiena sodo.


Fermati! Adesso appoggiati con le mani su tavolino! Mettiti a pecorina! Mmmm voglio godermi il tuo meraviglioso culo! Voglio tutto! Tutto quello che ho sognato di te!


Carla, ormai rassegnata a ruolo di puttana, senza dire una parole, continuando a stare muta, si appoggiò con le mani al tavolino, mostrandomi il suo fantastico fondo schiena.


Cribbio! Che visione! Ho sempre cercato di immaginarlo! Ma vedermelo davanti, così! è.... è fantastico! credo che la realtà sia di gran lunga superiore alla fantasia!


Come un satiro arrapato, con il cazzo duro che spuntava dal mio grembo. Mi incuneai tra le cosce divaricate e puntai la cappella nella nicchia pelosa, pressai e il cazzo venne fagocitato, fino alla base. Quindi, ben piantato con i piedi a terra, mi afferrai dai suoi fianchi, ed inizia a martellare duro.


haaaaaaaaaaaaaaaa haaaaaaaaaaaaaaa


Stavolta non erano gemiti, ma urla.


La chiavai in quella posa per alcuni minuti. Era spettacolare, poter ammirare il mio cazzo, stretto tra gli orli tesi della fica, mentre scivolava dentro, in profondità. Le spinte erano possenti, ed il mio inguine impattava violentemente contro le sue rotonde e sode natiche.


Cazzo! È magnifico... to to .. grida! Godi! Sento che la tua fica è in preda al delirio degli
orgasmi! Non puoi negarlo!

Hoooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaaaa

tieni! So che ti piace prendere schiaffi sul culo! To ciaf! Ciaf! Ciaf!


Soddisfatto di quella posa, arrivò il momento di deliziarmi della sua fica, mentre la guardavo in faccia. La spinsi sul divano; lei cadde di schiena a cosce spalancate. Il suo sguardo lucidi era eccitato e, lasciando intendere che fosse impaziente che io riprendessi a chiavarla.


Ero su di giri, perché il desiderio di una vita si stava realizzando. In quel momento mi venne naturale dire.


Perfetto! Tutto è compiuto!


Tenendo il cazzo dritto, mi inginocchiai in mezzo alle sue gambe aperte, assunta una
posizione consona, appoggiai la cappella contro la fica, utilizzandola come un segugio, alla ricerca del pertugio, nascosta sotto un folto pelo, che percepivo slabbrata dall'azione del mio cazzo. Una lieve spinta in avanti, ed il cazzo sparì facilmente tra la fitta boscaglia e dopo aver divaricato le piccole labbra umide, sprofondai in quel pozzo, come una sonda, fino alla base dei coglioni.


Hooooooooooo

Si.... cazzo... non sto sognando... che bello! trovarmi con il cazzo dentro la tua fica... Cazzo! quanto lo bramata!


Iniziai subito a chiavarla con grande audacia. Gli affondi erano convulsi e violenti. Era un
piacere immenso, vedere gli orli della fica accerchiare la compattezza del mio cazzo. Il godimento che stavo provando non aveva pari. Un conto era scopare una puttana qualunque, che somigliava a mia figlia, un altro era scopare lei, in carne ed ossa.


haaaaaaaaaaaaaaa haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa


Il ritmo prese subito un andamento energico ed intenso. Tuttavia, lei continuava ad essere refrattaria ad accogliere la mia lingua in bocca. Ma, c'erano i segnali di un cedimento, perché, nella concitata azione, il motore del suo corpo si stava accendendo. La sentivo gemere, e, a poco, a poco, fremere, fino a partecipare al coito. Alla fine.


Si!... si! mmm hoooooooooo sto godendo... cazzo papà! Mi piace il tuo cazzo!.. sei un
demonio.. dio! mi stai facendo impazzire!... è incesto! Mmm una situazione meravigliosamente eccitante! Che mi manda in orbita la mente! .. ho i brividi che mi stanno assillando la schiena e la fica.. hoooooooooooo

Carla... dovevi fare la puttana... per realizzare il mio sogno! Mmmm sono fiero di te... ora posso dirmi realizzato... chiavare la propria figlia... non ha prezzo.. mmmm to to to dimmi la verità! Ti piace il mio cazzo?

Si! Mmmm si! Tantissimo! Hoooooo si! Hooooooooooo non smetterei di prenderlo!


Era completamente soggiogata dal mio ardore, per rendere gli affondi più efficaci, le tenevo le gambe sparate in aria ed appoggiate sulle mie braccia.


Il mio corpo, come un monolite, si muoveva sopra di lei, su e giù, sempre più veloce. Volevo che il mio cazzo incidesse ed affondasse dentro di lei, il più profondo possibile. Avvertivo i coglioni schiacciarsi contro il perineo, ma non era dolore, ma piacere.


haaaaaaaaaaaaa si hooooooooo sto godendo .. haaaaaaaaaaaaa


In quei frangenti, percepivo la sua fica pulsare, le pareti stringersi attorno al cazzo, come se avessero vita propria. Erano spasmi muscolari, indotti dagli orgasmi, che le stavano sconquassando la fica.


Il momento era talmente straordinario, che i conati di sborra aggredirono subito la radice del cazzo. I coglioni si erano irrigiditi e sollevati, mentre il cazzo era talmente rigido, che lo sentivo scivolare dentro, senza deformarsi. Gli effetti erano evidenti.


Haaaaaaaaaa hooooooooo si grggggggggg sto godendo!..... mmm sto godendo! mmmmm

sto venendo!... Carla... sto venendo!.. cazzo! ..

Vieni dentro hoooooooo si! Si! riempimi la fica1... haaaaaaaaaaaaa del seme che mi ha dato la vita! Cazzo! solo a pensarci! è sconvolgente! Hoooooooooo si! Hooooooooo godo oooooooooo!


Mentre lei delirava, io iniziai una sequela di affondi, continui e senza soluzione. Ormai, ero quasi sfinito come un maratoneta ed alla fine della corsa, Per cui, sfruttando le ultime forze, mi ero accanito contro la sua fica, assaporandone gli anfratti, la morbidezza, il calore, fino al traguardo finale.


“ “si!.... si!.. hooooo si! hooooooooo si! hooooooooo si! …... godo hooooo


Sentirla gemere e gridare, mi dava una forza immensa, in quei momento, la baciavo, ficcandole la lingua in bocca. Poi, alla fine della corsa, infilai la faccia in mezzo alle tette e, incollandomi al suo corpo, iniziai a fremere, mentre scaricavo una copiosa sborrata dentro la sua fica. Una lussuria immensa, mi induceva a spingere il bacino in avanti, spostando il cazzo dentro il condotto vaginale, fino a quando, svuotato, ho iniziato a sentire la diminuzione della consistenza.


hooooooooooo hoooooooooooo si.... godo mmmmmm godo mmmmmmm


Al termine, di quella galoppata folle e fuori dall'ordinario, lo tirai fuori, e prima di alzarmi, lo strofinai sul pelo pubico, impregnandolo di sborra.


Carla, rimase ferma nella posa della missionaria. Mi fissava intensamente. Dall'espressione estasiata dello sguardo, lucido e perso nel vuoto, si capiva che stava ancora patendo gli effetti di quella chiavata estenuante e fuori dal comune.


Bene! Ora mettiamo le cose in chiaro. Quel pezzo di merda non oserà più toccarti con un dito! A scaldare la tua fica ci penserà il paparino! E da oggi, quando, tuo marito lavorerà all'estero, sarò io a sostituirlo nei doveri coniugali. Ci siamo capiti?


Non rispose, stava accarezzandosi le labbra della fica, dalle quali colava uno sborra spessa e copiosa.


Mentre mi guardava con espressione estasiata, fece un gesto che suggellò il nostro patto. Si passò un dito impregnato di sborra sulla lingua, poi, lo leccò, imitando il pompino.


Vado a casa e faccio la valigia! Ci vediamo stasera!


Telefonai a Carlo. Le raccontai tutto, tranne la scopata incestuosa. Nella circostanza gli dissi che da quel giorno, quando lui sarebbe andato all'estero, io sarei andato a vivere a casa sua, così avrei avuto la situazione sotto controllo. Mi ringrazio!


E vissero felici, cornuti, e contenti.


Così va la vita. (claudiogusson@ymail.com)