Eravamo in estate, mia
moglie Attilia, di prima mattina, in considerazione che la stagione dei funghi
si era annunciata ricca, mi chiese di andare a cercare il gustoso cibo, perché
voleva prepararlo per mezzogiorno.
Così, munito di
cestino di vimini e bastone, mi incamminai verso il sentiero che portava al
bosco.
Avevo fatto pochi metri, quando
dal balcone della stanza nella quale dormiva mia nipote Gabriella, la vidi sporgesi, con i lunghi capelli sciolti che pendevano all’esterno, mentre agitava
le braccia.
Da come apriva la bocca,
si capiva che stava urlando qualcosa. Non sentivo nulla, quindi ritornai indietro:
“Zio! Fermati!
“Cosa è successo?
“Nulla! Zio!
Aspettami! Vengo con te!
Gabriella era la
figlia di mio fratello. Si era appena diplomata in un collegio privato. In quel
periodo era nostra ospite perché stava preparando il test d’ingresso alla
facoltà di lettere e filosofia.
La nipote era la
classica ragazza acqua e sapone, molto ingenua per la sua età.
Non avendo figli per
me era come una figlia e quindi, con mia moglie, abbiamo riversato tutto il nostro
affetto su di lei.
Gabriella si era
molto affezionata a noi, ed anche in passato aveva preso l’abitudine di trascorrere
molti fine settimana a casa nostra, perché amava il verde, i prati e i
boschi che circondavano il paese dove vivevo con Attilia.
Per contribuire a chiarire i motivi della svolta radicale nei
rapporti con mia nipote, è necessario
che vi narri qualcosa di me.
Ho quaranta otto
anni e lavoro in un’azienda agricola, specializzata nella vendita di piantine
di ortaggi.
I semi sono trattati
in serre e poi quando le piantine sbocciano, sono messe in vasetti di plastica
e vendute al mercato o nei negozi specializzati.
Potrei sembrare un
uomo all’antica, attaccato alle vecchie tradizioni, felicemente sposato e
fedele alla moglie. Sbagliato.
In realtà ho una
vita segreta e parallela a quell’ufficiale, nella quale sono un vorace lupo
bramoso. Mi piace la fica raffinata e le giovani prostitute, per questo spendo consistenti
somme di denaro in puttane e divertimenti per sollazzare il cazzo.
In queste follie
goderecce, non sono da solo, posso contare su un amico, un vecchio compagno di
scuola, con cui condivido i piaceri della fica.
Un complice prezioso
che mi aiuta ad inventare le scuse più assurde, coprendo le frequenti scappatelle.
In azienda ho anche
una relazione segreta con la moglie del capo, con la quale credo di avere
concepito il secondo figlio.
Ora che conoscete le
caratteristiche della mia personalità trasgressiva e incline ai piaceri della
fica, proseguo il racconto.
Aspettai alcuni
minuti. Gabriella uscì correndo dalla casa, la guardai diverito; sorridendo gli dissi:
“Ma come ti sei
vestita? Guarda che andiamo nel bosco!
“Zio fa un caldo
infernale! I jeans mi danno fastidio! Pensa, sarei venuta anche in costume da
bagno!
“aahahah va bene lo
stesso! Stasera avrai le gambe piene di graffi! Almeno cerca di evitare di
passare tra i cespugli!
“Se non potrò
avanzare, mi porterai in spalle hahahahah
“ahahahha oddio il
mio mal di schiena hahahahah
Gabriella era vestita
con indumenti essenziali estivi, una maglietta attillata, che mettevano in
risalto le tette a punta come pere, sicuramente senza reggiseno, e una minigonna
in jeans, che esaltavano cosce robuste dritte e toniche.
Non era stata
avveduta nel vestirsi in quel modo, perché non aveva considerato le difficoltà
che avrebbe trovato ad inoltrarsi in un bosco caratterizzato da una fitta
vegetazione di arbusti.
Devo premettere che
Gabriella, prima di quel giorno, non mi ha mai suscitato alcuna reazione
emotiva, anche se vestiva in modo succinto. L’amore paterno che nutrivo per lei
era quello di un genitore affettuoso e orgoglioso dei suoi successi scolastici,
lontano anni luce dalle affezioni morbose che mi guidavano verso le puttane.
Arrivati sul posto c’inoltrammo
nel bosco. Fortunatamente in quel punto i cespugli non erano fitti e la ricerca
dei funghi poté iniziare senza difficoltà.
Il primo porcino lo
trovò proprio Gabriella, che esplose in una manifestazione di giubilo, saltando
e abbracciandomi con grande energia.
Il suo entusiasmo
aveva trasformato quella giornata in una piacevole passeggiata.
Continuammo nella
ricerca dei funghi.
Gabriella, in preda
all’euforia del primo successo, felice come una bambina, correva davanti a me
anticipandomi di un paio di metri. Ogni volta che avvistava qualcosa di
somigliante ad un cappello di fungo, urlava eccitata “eccone uno!” si abbassava
in avanti, indugiando nella posizione della pecora, perché intenta a spostare
l’erba che celava quello che aveva notato.
Dopo un po’, finalmente
è capitato anche a me di trovare un fungo.
L’avvistamento di
quel fungo sancì l’inizio dell’ingresso nel girone lussurioso, nel quale mi
trovai impantanato mio malgrado, e che cambiò radicalmente l’atteggiamento che
avevo nei confronti di Gabriella.
Era la prima volta
che mi soffermavo ad ammirare un particolare anatomico della nipote, che
suscitò il mio interesse libidinoso.
Fino ad allora, nulla di Gabriella mi aveva mai coinvolto
emotivamente, poiché non avendo mai immaginato connotati femminili riferiti a
lei, non mi era passato neanche per l’anticamere del cervello che la cara
nipotina potesse avere un postribolo di Venere così meraviglioso.
Pensai: Una cosa non
la desideri fino a, quando non la vedi nella sua reale valenza.
Stavo spostando i
rami di un arbusto, per impossessarmi del fungo e volendo condividere quel
momento di gioia, alzai il capo per chiamare Gabriella ma quello che vidi davanti
al mio sguardo mi fulminò l’anima come una violenta saetta.
Gabriella si trovava
a poca distanza, piegata in avanti intenta a rovistare nel terreno, a cercare qualcosa
che aveva avvistato sotto un arbusto. Si era inginocchiata a pecorina, una
posizione galattica per una fica come lei.
Gli orli della
minigonna spostati sopra la schiena, non coprivano il lato b. Davanti agli
occhi si parò un culo stupefacente, caratterizzato da due chiappe bianche e
divise divinamente da mutandine nere.
Il succinto indumento
intimo, dopo aver attraversato i rotondi glutei, perdendosi dentro, usciva da
sotto allargandosi nello scoscio, che incastrava una nicchia vaginale sensuale,
per distendersi piacevolmente sulla collinetta del pube.
Non fui capace di
dire una sola parola. Rimasi muto come un pesce preso all’amo, bloccato a
fissare quel angolo meraviglioso. Era un panorama da infarto, che mi provocò
per la prima volta un turbamento emotivo verso Gabriella, inconsueto per uno
zio.
In quello istante, seppure
riluttante al sentimento che stavo provando e che mi creava enormi dilemmi interiori, per quanto fosse aberrante, il mio inguine invece infedele alla ragione, reagì a quella vista stupefacente con una possente erezione del cazzo.
Ero un uomo incline
al piacere della fica, quindi la reazione fu del tutto naturale, perché Gabriella,
nipote o no, in quel frangente si stava esibendo in una pecora strabiliante.
I minuti sembravano
secoli. Il culo di Gabriella stava sconvolgendo i miei ormoni, orma in
fibrillazione. Il cazzo sussultava al ritmo impazzito dei battiti del mio cuore
e mi faceva male.
“Zio ho qualche
dubbio sulla genuinità del fungo!
“Allora non
toccarlo!
“OK lo lascio lì!
Cazzo si stava
alzando. Mi dispiaceva perdermi quel panorama succulento.
Stavo sperando che
la situazione si ripetesse presto, quando il destino venne in mio soccorso e successe
un fatto che prolungò quel piacevole intrattenimento.
Scorsi qualcosa che
si muoveva tra le gambe di Gabriella, appena lo vidi gli urlai:
“Gabriella rimani
ferma! E tieni le gambe allargate! c’è una vipera attorcigliata tra le
ginocchia!
“hooooo oddio oooooo
ho paura! Cosa faccio?
“Non ti muovere!
Respira piano e tieni le gambe allargate! Ti prego rimani ferma! Anzi
appoggiati sulle mani! E non muovere un muscolo! Respira piano!
“Zio ooo ho paura ihihihiih
Era terrorizzata e
cautamente fece quello che gli avevo chiesto. La posizione assunta in quello
istante era meravigliosamente eccitante. Nonostante che la situazione di
pericolo fosse grave, non potevo fare a meno di ammirare quella fica meravigliosa,
che potevi intuire in tutta la sua corpulenta consistenza.
Le mutandine nere,
esaltavano la pelle bianca dello scoscio, coprendolo appena. I bordi correvano
lungo le grosse labbra, perdendosi nell’incrocio delle cosce, che appariva in
tutta la sua straordinaria bellezza.
Guardai attentamente
l’intruso e subito tirai uno sospiro di sollievo, perché non era una vipera ma
un semplice orbettino. Un rettile innocuo.
Lo guardai
rilassato, perché mi ero spaventato, ma non ebbi la forza di rivelare la verità
a Gabriella. Non volevo privarmi di quel panorama idilliaco.
Ero sconvolto
dall’eccitazione. Il culo di Gabriella mi mandava i sensi in orbita.
Dovevo risolvere in
qualche modo quella situazione imbarazzante. La mente mi suggeriva di buttarmi
come un feroce predatore su quel cibo prelibato e approfittare della nipote e
sbattergli il cazzo in fica senza tanti patemi d’animo, ma non era così facile.
“Non ti muovere stai
ferma! Cercherò di allontanarlo.
“Zio! fai presto ti
prego ho paura! ihihihii
Mi avvicinai da
tergo inginocchiandomi tra le cosce aperte. Il mio grembo era a pochi centimetri di distanza dalla spazio vaginale. Dio mio, così vicino era di una sensualità impossibile da descrivere. Raccolsi l'orbettino e lo spostai verso di me, non più un pericolo.
“Zio ho paura!
ihihih
“Tranquilla ora
vedrò di toglierti da questa situazione di pericolo!
In quel momento mi
massaggiavo la mandibola, leccandomi avido le labbra. Sudavo freddo. La
lussuria ormai guidava la mia mente.
Non so che cazzo mi
prese, ma l’istinto mi consigliò di aprire i pantaloni e tirarmi fuori il
cazzo, forse nel tentativo folle di masturbarmi, impotente a resistere davanti
a tanta delizia della natura. Il gesto fu liberatorio perché non ne potevo più
di tenerlo chiuso.
La punta, cosparsa
di liquido seminale, andò a lambire la spazio sotto il quale si nascondeva vulva vaginale, era sufficiente accostarlo di pochi centimetri e mi sarei goduto il
dolce tepore di quella giovane fica.
Mentre il cervello infiammato
stava elaborando mille soluzioni, mi venne un idea pazzesca, che forse mi
avrebbe potuto aiutare ad approfittare
dell’ingenuità di Gabriella. Agendo d’impeto, afferrai due foglie aghiformi di
un pino e gli pungolai con forza le labbra della fica.
“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
qualcosa mi ha punto ihihihiihhi
“Cazzo!
“Zio! Che male! Ho
sentito pungermi! Che cosa è stato?
“Stai ferma! Ti ha
morso! Non devi agitarti!
“ihihii oddio adesso
muoio! zio aiutami salvami zio ti prego! Ihihihih
“Ti prego! Stai
ferma! Non ti muovere!
La disperazione gli
aveva fatto perdere il senno della ragione, meglio perché poteva essere una
valida alleate nella realizzazione del mio intento lussurioso. Perché poteva aiutarmi a porre in essere quello che in quel momento la mente sconvolta dalla cupidigia pretendeva: leccare quella meravigliosa fonte della natura.
“Devo succhiare il
veleno, prima che si diffonda nel resto del corpo, però è necessario che tu
rimanga ferma!
“hihihih non voglio
morire hihii ho paura hihihi ti prego fai presto ihinin non voglio morire!
“Stai tranquilla! Aspetta
sposto le mutandine di lato e guardo dove ti ha morso! Tu non ti muovere!
Era talmente ingenua
che mai gli sarebbe passato dalla testa che la stavo ingannando. Tremava dalla
paura ed era pietrificata dal terrore, che la teneva ferma e piegata in
avanti, in una pecorina galattica.
Ripresi l’orbettino.
Volevo che lo vedessi, per aumentare ancora di più la sua disperazione e confusione, sperando
che non riconoscesse l’animale.
“La vedi?
“Si! Che schifo! Buttala
via! ho paura zio hihihihhhh
“Tranquilla è morta!
Lo gettai lontano.
“Ora non muoverti sto
per succhiare il veleno!
“Si si si… fai
presto … non voglio morire!
Gli spostai le
mutandine di lato.
Quando vidi ciò che si
celava sotto, pensai: “Mio dio che fica!
Era una visione
paradisiaca. Il cuore mi batteva a cento all’ora, il sangue stava bollendo
nella vene, raggiungendo temperature altissime.
Il cazzo sussultava
fremendo, voglioso di ficcarsi in quel buco carnoso e morbido.
Feci scorrere le
dita lungo le labbra. Ero super eccitato.
“Adesso succhio!
Appoggiai la bocca
sulle labbra e un gusto salato aggredì il palato. L’odore della fica sudata era
forte ed inebriante. Non riuscivo più a trattenermi. Il cazzo tra le gambe dava segni di intemperanza, diventando duro come la pietra, ogni tanto lo menavo nel
vano tentativo di placarlo, ma era peggio perché il movimento della mano alimentava
ancora di più la brama e la voglia di chiavarmi la cara nipotina.
“Stai ferma! Ecco!
Ogni tanto, cedevo
alla voluttà e spaziavo con la lingua tra le fenditure delle parti molli. Era
una deliziosa fonte di piacere.
Per dare maggiore
efficacia alla leccata, mi ero aggrappato alle natiche, e con la bocca
succhiavo tutto lo spazio vaginale. Lei tremava come una foglia. Non so che
cosa provasse in quel momento. Forse la paura gli aveva bloccato le emozioni e
non riusciva percepire l’impeto con il quale leccavo le sue parti intime.
“Tesoro c’e un
grosso problema!
“Zio ti prego non
farmi stare male! dimmi che non è grave!
“Il veleno è in
parte tolto, ma dobbiamo rendere inerte quel poco che è rimasto dentro!
“coma facciamo?
“Non ho con me il
siero antianafilattico, ma conosco un sistema che potrebbe funzionare! Tuttavia
non ho il coraggio di proportelo!
“di cosa si tratta?
“l’ho sperimentato
una volta con Attilia! Ma lei era mia moglie! Somiglia un po’ alla visita
ginecologica, devo scandagliare la cavità vaginale! Per verificare se ci sono
gonfiori all’interno!
“Fallo zio! Non ha
importanza! Basta che mi salvi la vita!
“Devo infilare
alcune dita dentro! Lo sai?
“Non ti preoccupare!
Sto rischiando la di vita! Non ti fare sti problemi! Controlla ora ti prego!
“Va bene! però tu
non ti muovere! Rimani in questa posizione qualunque cosa succeda.
La sua ingenuità era
disarmante. Ma dovevo prendere le mie precauzioni evitando che si girasse e mi
scoprisse con il cazzo in bella mostra.
Era un giglio di
candore, ma nonostante tutto non mi impietosiva, perché l’ingenuità, in quel
momento era l’alleata perfetta delle mie nefandezze.
“Ora stai ferma!
Infilai il dito
medio. Cribbio, il condotto vaginale era stretto, caldissimo e umido. Sembrava
di avere infilato le dita in una presa della corrente, perché una scarica di
adrenalina si diffuse subito dalla zona lombare. Mi sembrava incredibile di
potere violare quel santuario proibito dalla morale. Ero eccitato come un vecchio
caprone e senza tanti riguardi attaccai a muovere il dito facendolo scivolare
dentro e fuori. In pratica la stavo
chiavando di brutto.
“Cazzo è gonfio!
“noooooo zio non
voglio morire hhhhhhhhhhhhhhh
Si agitava dalla
paura.
La fica di Gabriella
era molto stretta, ma dopo avere infilato il terzo dito, agitandolo insieme
agli altri come un mestolo, gli orli della vagina si erano dilatati a
sufficienza, permettendomi di scivolare in profondità agevolmente. Pensai: e’ pronta per il piano successivo.
Ero super turbato da
quella situazione infernale, con la mente che turbinava come un tornado, così
dopo aver gustato quella golosità con la bocca e soddisfatto il piacere di
toccarla con le mani, pensai: “non mi
bastava più, desidero provare sensazioni più forti!
Quindi mi sforzai di
escogitare qualcosa di credibile per avere il suo consenso ad infilare il cazzo
in quella tana delle meraviglie. L'idea mi venne al volo:
“C’è un'altra possibilità
di salvezza! Stavolta però richiede un atto di coraggio!
“Che cosa è?
“si chiama terapia
d’urto!
“di cosa si tratta?
“debbo provocarti
delle forti emozioni per annullare l’effetto del veleno! Simile all’orgasmo e le
dita non sono sufficienti! Ci vuole qualcosa di duro e grosso come una carota! E
in questo momento c’è un solo modo! Mi Capisci?
“Non ha importanza in
questo momento! Qualsia cosa! Se serve a salvarmi la vita! fallo! Subito! E’ una cosa
urgente!
“Devo stimolarti! Non vorrei farlo ma… è… è per il tuo bene!
Mi sforzavo di
controllare le mie reazioni, per non tradire il forte desiderio che
animava la mia mente. Mi dimostravo dispiaciuto e disperato.
“ihihi zio non ti
disperare… fai quello che è necessario! Non voglio morire!
Santa ingenuità. Era
quello che volevo sentire. Stavolta avevo la strada completamente spianata alle
mie losche intenzioni. La voluttà della mia mente si stava finalmente
scatenando con il consenso della cara nipotina. Era stato un successo di grande
strategia.
Quel meraviglioso
santuario delle delizie sarebbe stato la sala giochi del mio cazzo.
“Tesoro preparati!
Ti prego perdonami!
Brandendo il cazzo
come una mazza, puntai la grossa cappella contro le fenditure vaginali e
iniziai a spingere con forza. Poi lentamente vidi le piccole labbra aprirsi e
inghiottire il grosso bulbo.
Percepivo il corpo
di Gabriella che tremava come una foglia in balia di una possente tempesta.
Anche lei stava vivendo quel momento con grande intensità emotiva.
Il dolce tepore
della fica avvolse subito il tubero come una tenera carezza. Mi sentivo euforico
e fuori di testa.
Ero super eccitato,
come un vecchio caprone, perciò incalzai subito e spinsi in avanti il bacino
fino a, quando non vidi il resto del cazzo sparire dentro le calde e accoglienti
mura della fica.
Alla fine di quella
corsa brillante, Il volume del nerbo mi appariva inghiottito dalla voluttà della fica e stretto negli
orli tesi della vagina.
“Aaaaaaaaaaaa fa un
po male
“Perdonami tesoro!
Era l’unica soluzione! Ora rilassati! Ti stimolo un pochino e tu cerca di
partecipare! Devi provare piacere, devi godere, altrimenti non otterremo nessun
effetto.
“si zio mmmm si
hhhhhhhhh mi sembra di sentire già qualcosa!
Man mano che
spingevo dentro di lei percepivo dei leggeri gemiti di piacere. Lentamente la
sentivo sciogliersi. La tensione stava allentando le morse della paura, e le
sue membra diventavano morbide e più malleabili.
“ti piace tesoro?
“si mmm si mi… piace! Sto godendo! Come dici tu!
“devi godere
altrimenti la terapia non funzionerà mmmmmm to to… ora rilassati e godi piccola!
“si mmmm sento già qualcosa
dentro di me mmmm è bellissimo mmmmm
In quel momento avvertivo
le pareti della vagina che si contorcevano. La nipote si era rilassata anche
troppo, andando oltre la mia immaginazione. Inoltre percepivo il suo corpo
spingere verso di me, accontentando una voglia di farsi penetrare
profondamente.
“mmmmm to… perdonami
ma anche io sto godendo… devo fare qualcosa ora.... anche per me!
“si si fallo… non
voglio morire… fallo mmmmm si si si fallo… fallo mmmmmmm
Il seno a pera mi aveva
tentato, e mi sembrava fuori luogo non approfittare di quella piacevole
distrazione. Mi allungai sopra la sua schiena, infilando le mani sotto la
maglietta, fino a quando non mi impossessai delle sue tette e le strinsi, con
forza, erano meravigliosamente sode, lisce e calde.
“si mmmmm si mi
piace.
“Tesoro che ne pensi
se cambiassimo posizione? Ti fanno male le ginocchia?
“si si mmmm magari
un pochino… se ti fa piacere…
Estrassi un cazzo
duro e completamente coperto di fluido umorale. I raggi del sole riverberavano
facendolo brillare come un cristallo.
Gabriella si sdraiò
supina aspettando che gli andassi sopra, mettendosi con le gambe oscenamente
allargate in attesa che m’incastrassi nuovamente, dentro di lei. I suoi occhi
verdi mi fissavano lucidi come astri e impazienti di provare il piacere del
cazzo. Lo sguardo tradiva uno stato emozionale latente. L’ingenua ragazzina ci
aveva preso gusto.
Mi stesi sopra di
lei e in pochi secondi mi trovai nuovamente incuneato dentro la sua magnifica
tana come un mattoncino tetris.
Iniziai subito a chiavarla,
con energia, tenendogli le gambe sollevate in aria, per dare efficacia agli
affondi.
“Ti senti meglio ora?
Mmmmm tesoro?
“mmmm si si mmm mi
sento benissimo! Adesso non muoio vero?
“No! Non morirai! Il
piacere che stai provando ha neutralizzato l’effetto del veleno mmmm ora
divertiamo un pochino mmmmm me lo merito vero?
“mmmm sei il mio
eroe…. Zio… si divertiti mmm mi piace …..
“mmmm sei
meravigliosa mmmm to to to to mmmm
Mi ero sollevato
sulle braccia, facendo oscillare solo il bacino. La stavo martellando come un
ariete. La nipotina era letteralmente impazzita dal godimento. La sentivo
gemere, contorcersi sotto di me, come quel piccolo rettile che aveva gettato
lontano.
“Mmmm tesoro mmmm
non ce la faccio piùmmmm mmmmm
“mmm aaa mi sembra
di sentire un forte spasmo dentro di me mmmm dio è fortissimo mmm questo si che
mi aiuterà lo sento mmmm aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Era un orgasmo.
In quel momento, ero
talmente preso dal godimento che mi persi nel piacere intenso dell’orgasmo. Da
molto tempo ero avvezzo a sborrare nella fica delle puttane, per cui in quel
frangente non mi ero curato di estrarlo al momento in cui sborravo. Quel
giorno.
Negli attimi finali
attaccai a spingere con grande foga, colpi secchi e profondi che suscitarono in
Gabriella ululati intensi di una lupa in calore.
“Mmmm aaaaaaaaa mmmm
aaaaaaaaa si mmm è bellissimo mmmm
All’ultimo affondo
mi incollai al suo grembo e spingendo il cazzo in profondità mi abbandonai con
mio grande gaudio ai conati di sborra, inondandogli l’utero.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaa
“Mmmmmmmmmmm
Nove mesi dopo
nacque Jenny.
Così va la vita.
Guzzon59
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