Il
natale scorso stavamo trascorrendo la settimana bianca presso una ridente e
pittoresca località di montagna. Mia moglie Caterina, che vantava un trascorso sportivo invernale amatoriale di tutto rispetto, volle esagerare cimentandosi nella discesa libera, su un tratto fuori pista, scosceso e
pericoloso.
Risultato:
perse il controllo e nella caduta libera si procurò la frattura multipla della
gamba sinistra e la lesione composta della scapola destra, ergo, sessanta
giorni di convalescenza.
I
problemi della vita si annunciarono subito difficoltosi.
In
primis: Caterina dovendo restare a casa ferma, non poteva più accompagnare nostra
figlia Chiara a Scuola, quindi toccava a me provvedere.
In
secondo: Eravamo comproprietari di un bar, che Caterina gestiva insieme alla
sorella Emilia, una ragazzina di quaranta anni, singola, libertina e poco
affidabile.
Terzo:
Mio fratello Arturo, religioso, in quel periodo si trovava missionario all’estero,
perciò su di lui non si poteva fare alcun affidamento.
Quarto:
L’unico genitore in vita, era anziano, rimbambito e ospite di una casa di
riposo.
Risultato:
Oltre
a dover accompagnare Chiara a scuola, avrei dovuto ridimensionare l’impegno di
lavoro, di commercialista, ed occuparmi del Bar, destino crudele, perché voleva
significare una gestione condivisa con quella pazza di mia cognata.
Per
quanto riguardava il mio lavoro, non c’erano problemi, perché Ugo, il socio in
affari, offrì subito il suo sostegno, occupandosi dell’ufficio e di tutte le
scartoffie finanziarie.
Mia figlia Chiara, è una deliziosa teenager, alle
soglie dei diciotto anni, incasinata, all’epoca frequentava il quarto anno del
liceo linguistico, presso una scuola situata in località periferica distante più
di trenta chilometri.
Per
raggiungere l’istituto avrebbe potuto utilizzare il treno, ma tale scelta ci
era apparsa gravosa e pericoloso per una giovane ragazza, perché l’obbligava a
partire alle sei del mattino per arrivare in orario a scuola. Ci sembrò un
sacrificio enorme.
Così,
tutte le mattine, alle sette e mezza e il pomeriggio, alle tre, mi occupavo del
trasporto di Chiara.
Ora
torniamo alla natura di questo racconto.
Erano
le tre del pomeriggio del quattordici febbraio, il giorno di S.Valentino, stavo
riportando Chiara a casa, quando suonò il cellulare.
Era
Emilia.
“Dovresti
correre subito qui!
“Sto
accompagnando Chiara a casa!
“E’
urgente! Porta anche lei!
Mi
rivolsi a Chiara:
“Tesoro
c’è un cambiamento di programma! La zia Emilia mi vuole subito al Bar! Dobbiamo
raggiungerla per sapere che cosa è successo!
“Tranquillo
papà! Con la mamma era la regola!
Ripresi
il cellulare:
“Va
bene! Arriviamo tra dieci minuti!
Giunti
al bar.
“Allora?
“Devo
correre a casa! L’amministratore condominiale mi ha informato che
l’appartamento sotto il mio è allegato. Ha già chiamato un idraulico e mi sta
aspettando per aprire la porta! Ciao ci vediamo dopo!
Pensai:
pazza com’è probabile che sia stata lei a lasciare il rubinetto del bagno
aperto!
Saltellando
sui tacchi scappò via.
Il
Bar era affollato di ragazzini, il garzone si dava da fare a servire bevande e
quanto altro chiedeva la clientela. Dietro il bancone c’era Ilary, la sua
ragazza.
“Tutto
a posto?
“Si!
Va bene!
Chiara
si sedette ad un tavolino tra il bancone e le toilette. Tirò fuori alcuni libri
e iniziò a leggere.
“Tesoro
hai fame? Vuoi qualcosa?
“Una
cioccolata e una brioche se non disturbo!
“Ci
penso io! Vedrai è la migliore cioccolata che tu abbia mai degustato! In questo
mese è quello che ho imparato a fare meglio! Ahahah
Dopo
alcuni minuti gliela servì. Mi ringraziò facendomi cenno con il capo, un gesto che
mosse i lunghi capelli biondi che ondeggiarono sui libri.
Era
trascorso già una mezzora abbondante ed Emilia non si vedeva ancora.
Chiamai
Giorgio (il garzone).
“Giò,
dovrei andare al bagno! Ci pensi tu alla cassa?
“Certo!
Appena
libero corsi di filato nei bagni, cercando di trattenere l’impellente bisogno
fisiologico.
Dentro
c’erano alcuni ragazzini che stavano chiacchierando davanti ai lavandini. Il
primo bagno era occupato, così entrai in quello successivo che era a ridosso
del muro. Dall’altra parte c’erano i bagni delle ragazze.
Sapevo
che il terzo bagno delle donne, quello che condivideva lo stesso muro con il
mio, era da tempo fuori uso.
Dopo
alcuni minuti, mentre ero intento a pisciare, percepì dei rumori che
provenivano dal bagno delle donne, e precisamente da quello attiguo.
Qualche
imbecille di ragazza aveva ignorato il cartello fuori uso e si era infilato
dentro. Mi ripromisi di dire ad Ilary di andare a verificare ed eventualmente
di chiudere lo stanzino a chiave.
La
tipa che in quel momento stava dall’altra parte, si muoveva con la delicatezza
di un elefante. Sentivo urti, fregamenti e colpi secchi contro la parete,
La
tramezza di cartongesso, non attutiva il rumore perché era spessa pochi
centimetri.
Pensai:
ma che cazzo stava combinando quella?
Stavo
imprecando, quando un particolare attirò la mia attenzione. In passato non ci
avevo fatto caso, ma guardandolo attentamente, notai che il porta sapone era
molto distante dal lavabo. Inoltre dai lati filtrava una strana luminosità.
Incuriosito lo afferrai senza alcuna precauzione e me lo trovai in mano, staccato
dal muro.
Rimasi
basito, quando vidi che cosa celava sotto. C’era un foro largo circa sei
centimetri. Mi abbassai e cosa sconvolgente vidi qualcuno che si muoveva
dall’altra parte.
Fui
assalito da un forte imbarazzo che mi spinse velocemente a spegnere la luce.
Volevo evitare che la tipa dall’altro lato del muro facesse la stessa cosa o notasse
la luminosità e scoprisse il foro da guardone pervertito.
In
quel momento capì anche il motivo per il quel il bagno era fuori uso.
Stavo
attendendo, che si spegnesse la luce dall’altra parte, quando mi assalì una
forte curiosità di sbirciare attraverso il foro.
Esitai
prima di fare quel gesto, ma lo sforzo di rispettare la privacy della
sconosciuta cedette alla volontà morbosa di spiare e cosi, mi inginocchiai appoggiando
un occhio sul foro.
Il
buco era esattamente posto all’altezza del grembo della sconosciuta. Il bacino
era scoperto. In quel momento la ragazza mostrava il culo.
Con
una mano si teneva la gonna in jeans alzata. L’altra non la vedevo perché mi
dava la schiena.
Non
potei fare a meno di apprezzare le fattezze perfette di quel sedere.
Era
rotondo come un mandolino e dalla tonicità dei glutei s’intuiva che la ragazza
doveva essere molto giovane.
In
quel momento mi assalì una voglia di guardare ogni particolare di quel corpo tondo
e ben tornito. Fui anche fortunato perché avvenne il miracolo che speravo. La
tipa si girò verso di me mostrandomi una fica imberbe, completamente rasata.
Fui
sorpreso, quando scoprì dove era finita l’altra mano e osservando con
attenzione mi resi conto di un particolare che mi sconvolse l’inguine. La tipa
si stava sgrillettando la figa.
La
ragazza teneva le gambe allargate quel tanto da permettere alle dita della mano
di razzolare nell’incavo vaginale. Il foro era esattamente allineato alla sua figa
e potevo vedere quel gesto nei minimi particolari. Le labbra grosse e paffute si
erano già arrossate.
La
sua mano indugiava nervosa nella vagina strofinando con forza le grosse labbra.
Concentrai
subito l’attenzione su quel gesto e mi parve persino di sentirla
ansimare.
La
scena mi eccitò a tal punto che mi venne la voglia di tirarlo fuori e
accordarmi alle note piacevoli di quella sinfonia sensuale.
Continuai
a stare in ginocchio, a spiare eccitato quella ragazza che si stava
sditalinando con frenesia la fregna.
Alla
fine, prevalse l’istinto animalesco primordiale. La scena era troppo appetitosa
per la mia fantasia infiammata, che del resto non dovette sforzarsi
eccessivamente ad immaginare, considerato che l’oggetto del desiderio era lì
davanti, in bella vista.
La
cerniera lampo in ogni caso era già aperta, quindi fu sufficiente tirarlo fuori
e iniziare una piacevole pugnetta, e così feci.
La
situazione in pochi minuti cambiò completamente.
C’era
solo una sottile parete a dividere un desiderio morboso condiviso, che come una
malattia contagiosa aveva infettato i miei sensi e quelli della ragazza.
Ci
muovevamo all’unisono, in una perfetta sinergia corporea, lei a sgrillettarsi
la figa e io a strapazzare un cazzo che era diventato duro e voluminoso.
Stavo
menando il palo, incantato ad ammirare l’incavo vaginale della ragazza, quando mi
venne in mente un episodio accaduto alcuni mesi prima.
All’improvviso
dentro di me si fece strada un’idea folle che una persona ragionevole l’avrebbe
ritenuta da manicomio, ma in quel momento, con la testa arroventata dal
desiderio, parve un azzardo che poteva avere successo.
Un
mese primo, beccai il mio socio Ugo a navigare in siti porno. Non era una
novità, perché conoscevo la mente contorta di quel maiale.
Ma
la cosa che mi colpì quel giorno fu la visione di alcuni video clip che Ugo, mi
mostrava con risate sguaiate.
Un
video in particolare mi aveva colpito, quello in cui si vedeva una ragazza,
chiusa in bagno, mentre s’impegnava a far un succulento pompino a uno sconosciuto,
che aveva infilato il cazzo nel buco della tramezza divisoria, uguale a quello
che avevo davanti. Il genere si chiamava gloryhole.
Pensai:
la situazione è la stessa, che cosa sarebbe successo se lo avessi fatto? in quel
momento un’azione del genere poteva avere successo?
Era
eccitato come un montone in calore. La mano menava con frenesia un cazzo che
per durezza avrebbe potuto sollazzare le dolci morbidezze di quel postribolo di
piacere.
L’occasione
fa l’uomo ladro….
Accadde
in modo meccanico, pensiero e azione, agirono d’istinto, mi alzai e spinsi la
cappella nel foro e lo penetrai fino in fondo.
La
parete non era spessa quindi una parte abbondante del cazzo si era senz’altro
manifestato dall’altra parte, come un miraggio.
I
rumori, infatti, cessarono all’istante, persino il respiro della tipa. Il mio
invece riprese in modo convulso, caratterizzando una attesa snervante che mi
stava facendo impazzire i sensi.
Ero
completamente calcato contro la parete, con il cazzo duro infilato nel foro in
attesa del miracolo, o per lo meno mi aspettavo una reazione simile a quella
che avevo visto nei video clip.
Si
dice che la fortuna aiuta gli audaci, e così fu.
Con
mio grande gaudio avvenne il primo e sublime contatto.
Una
mano della sconosciuta si era stretta attorno al cazzo e lo accarezzava con
dolcezza, come se fosse un animale vivo. La delicatezza di quel contatto mi
fece capire che la ragazza doveva essere molto eccitata.
Il
gesto, con il passare del tempo, diventò sempre più sicuro e determinato, fino
a trasformarsi in una sublime e veloce pugnetta.
Gemevo
in silenzio per paura di rompere quell’incantesimo. La ragazza mi stava
praticando una sega vigorosa e continua.
Le
sue mani si muovevano lungo l’asta con una stretta energica e decisa. Ogni
tanto percepivo un contatto sulla cappella, poi capì che era la sua lingua.
Quei
contatti fugaci con la lingua mi fecero sperare di poter avere una attenzione
particolare anche dalla sua bocca.
Così
fu, per la mia gran gioia! quando attaccò a succhiare stavo quasi per perdere
le forze nelle gambe.
Mi
abbracciai il muro immaginando quella stupenda ragazza dall’altra parte che si
stava accanendo sul mio cazzo.
Il
pompino si rivelò un gesto divino, perché era ben fatto, e la tipo dimostrava
di avere talento e dimestichezza con il cazzo, una vera esperta in materia.
La
sua bocca ingollava il cazzo stimolandolo con le labbra e la lingua.
La
zona lombare fu aggredita da brividi profondi che mi davano un senso di
vertigine pazzesco.
Stentavo
a credere che quello che stava succedendo, ma stava accadendo veramente, una
esperienza unica e straordinaria.
La
tipo alternava a momenti di sega a quelli del pompino. Agiva frenetica e con
grande slancio emotivo. Il cazzo era in suo completo potere e lo stava
stimolando come meglio gradiva, persino con le tette.
Ma
alcuni minuti dopo, lo scenario cambiò completamente. Stavolta rimasi
sconvolto, perché il contatto mi sembrava diverso e le parti più morbido.
All’improvviso
capì, una luce illumino subito la mia mente, cazzo non poteva essere vero, era
pazzesco, ma quei teneri contatti erano le sue parti intime, che si avvolgevano
attorno al cazzo.
Mio
dio, il sogno si era realizzato. Il cazzo si trovava incuneato in mezzo allo
scoscio della ragazza e stava strofinando con forza la nicchia vaginale, nel
punto d’unione delle cosce, stimolando le parti molle e umide della fica
imberbe.
Mi
girava la testa. La ragazza si era scatenata senza porsi limiti, agendo come
una baccante ubriaca e indemoniata dal dio Eros.
Percepivo
il dolce tepore delle parti molli arrossate dal desiderio, che strisciavano sul
volume del cazzo, che scorrendo le trascinava con se.
Non
era finito li. Le sorprese erano solo all’inizio.
Perché,
all’improvviso, la tipa tenendo saldo il cazzo iniziò a schiacciare la cappella
tra le labbra vaginale e dopo aver rovistato con insistenza, come d’incanto, avvertì
un caldo infernale avvolgere il cazzo.
Tutto
mi sembrava assurdo, ma la ragazza era riuscita nel suo intendo di infilare il
cazzo nella fica e subito iniziare a muoveva il bacino per darsi piacere.
Mi
vennero le vertigini e stavo letteralmente perdendo il controllo, perché avrei
voluto distruggere quel muro.
La
sconosciuta, intanto, coinvolta emotivamente in quel pazzesco rapporto, si
muoveva verso il muro, probabilmente si era messa a pecorina, gustandosi il
voluminoso cazzo interamente ficcato nella fica.
In
quei momenti restavo pressato contro il muro, fermo, totalmente schiacciato
contro la parete, per favorire l’azione della sconosciuta, che muoveva il suo
bacino verso il muro tenendosi il cazzo saldamente ficcato nella vagina.
Fu
una esperienza incredibile e mi sembrava di impazzire e avrei voluto annientare
la tramezza per poter entrare in quel bagno. La mia fantasia galoppava a cento
all’ora, immaginando quella splendida fanciulla a pecora, mentre si muoveva
davanti a me. Cribbio doveva essere una scena infernale.
Il
caldo cunicolo vaginale avvolgeva e scivolata attorno al cazzo, suscitandomi
sensazioni sublimi e meravigliose.
In
quelle circostanze era impossibile resistere oltre a quelle sensazioni da
brivido, così in pochi minuti arrivai a capolinea. Dalle radici del cazzo si
svilupparono gli stimoli che preannunciavano un imminente sborrata, una colata
lavica che stava esplodendo come un vulcano impazzito.
I
conati furono talmente forti che, nel delirio dei sensi, afferrai qualsiasi
cosa che avesse consistenza. Il bordo del lavandino, il rubinetto, la carte
igienica che presi a morsi a causa del godimento intenso che si stava
sprigionando dall’inguine.
“Mmmmmmmmmmmmm
oooooooooooooooo
Era
una situazione infernale e troppo eccitante per poter resistere oltre.
Mi
abbandonai ad una copiosa sborrata, che finì tutta dentro la fica di quella
sconosciuta donna passionale.
Il
corpo, totalmente schiacciato contro la parete, tremava tutto.
Dopo
alcuni minuti di stasi ripresi fiato e mi trovai con il cazzo ancora infilato
nel buco. Dall’altra parte non si sentivano più rumori. Una folata di aria
fresca colpi il membro avvisandomi che oltre quella parete non c’era più
nessuno nessuna fonte di calore a dargli conforto.
Lo
tirai subito fuori e notai che il tronco era completamente coperto di una
sostanza spessa e limacciosa. Impregnai un dito e l’annusai.
Erano
gli umori vaginali della ragazza, segno che anche lei aveva goduto.
Mi
sistemai in fretta.
Quando
uscì dal bagno trovai Chiara immersa nella lettura, Ilary impegnata a pulire il
bancone ed Emilia, sopraggiunta durante la mia assenza, che stava servendo
alcuni clienti.
Tutte
e tre si girarono verso di me, in un perfetto sincronismo, sorridendo.
Alcuni
minuti dopo fui assalito da un dilemma angosciante:
Notai
che l’unica donna ad indossare la gonna in jeans era mia figlia Chiara.
Così
va la vita
Guzzon59
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