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venerdì 1 luglio 2022

Affinità

Marisa, la mia nuova compagna, l’ho conosciuta in un sito di incontri. Ho apprezzato subito la sua schiettezza, non nascondeva nulla del suo passato libertino, ed anche della sua natura lesbica. Diceva che la forza di un rapporto stava nel fatto di non avere scheletri nell’armadio. L’ho amata fin dall’inizio. Appena ci siamo conosciuti, nei dialoghi in chat, emergevano affinità, si coglieva un alone di magia, una forza che ci attraeva e poteva renderci felici. Per me, voleva significare che finalmente potevo condividere la mia doppia personalità con una donna spregiudicata che, come me, era amante della perversione in tutte le sue tonalità. Insomma, diventammo una coppia di fatto e, visto le assonanze, anche di scambisti e soci di molti club nazionali.


Da subito mi ha confessato che le piaceva cimentarsi anche in rapporti lesbichi. Perché amava il corpo della donna come quello dell’uomo. Così, nei siti di incontri, oltre a coppie, contattavamo donne singole disposta a dividere il talamo matrimonio in un sublime triangolo.


Si sa che nella vita ognuno di noi indossa una maschera. La maschera che porti nei rapporti quotidiani è diversa da quella che metti in ambienti senza regole morali, quando scatenare le perverse inclinazioni è una espressione del tutto naturale.


Per questo, Marisa fu accolta con simpatia da tutti i miei parenti. Sopratutto da mia figlia Caterina, che fin da subito l’adottò come seconda madre. Tra loro nacque immediatamente una intesa perfetta. Meno male! Perché! Quando conobbi Marisa quello che temevo di più era soprattutto il giudizio di mia figlia. Per fortuna quell’incubo si è sciolto come neve al sole.


La mia vita stava procedendo a gonfie vele. Il lavoro, la mia compagna perfetta, mia figlia che finita la scuole superiore si era iscritti al corso universitario di magistrale, perché fin da piccola sognava di diventare una maestra elementare. Credo che la scelta possa darle molte soddisfazioni, poiché è portata verso l’insegnamento.


Con Marisa, ogni tanto, organizzavamo dei viaggi per incontrare altre coppie o donne, che avevamo contatto nel nostro sito.


La mia vita sembrava totalmente appagante, credevo di aver avuto il massimo dalla vita. Ma non avevo fatto i conti con la seconda maschera di Marisa.


Si dice che il diavolo fa le pentole ma mai i coperchi.


Molto spesso capitava che, per motivi di lavoro, dovevo partecipare a dei seminari di aggiornamento. Noiose kermesse, che di fatto erano una inutile ostentazione di potere dei capi dell’azienda per cui lavoravo. Per fortuna durava pochi giorni e quasi sempre nel fine settimana.


Marisa, quando dovevo assentarmi, quasi sempre si incupiva perché le dispiaceva vedermi partire senza di lei, per questo, ogni volta per farmi perdonare, non tornava mai a mani vuote.


Inoltre, non le piaceva restare da sola, quindi chiedeva a Caterina di farle compagnia. In considerazione dell’ottimo rapporto che si era creato tra loro, lei accettava con entusiasmo. Anche contro il volere della mia ex moglie, l’unica che disapprovava quel rapporto speciale, chiaramente per mera gelosia.



Come dicevo nulla accade per caso.


Durante l’ultimo convegno dell’azienda, in piena riunione, un amministratore delegato, il relatore principale, fu stroncato da un infarto. Apriti cielo. Panico generale, e, ritornata la calma, il convegno, per motivi di cordoglio, fu annullato.


Avevo già comprato il regalo per Marisa.


Quel giorno decisi di aggiungere più pepe al pensiero, così mi venne la brillante idea di farle una sorpresa.


Col senno di poi, miei cari amici, evitate di sorprendere la vostra compagna, potreste essere voi ad essere sorpresi.


Pianificai il rientro nei minimi dettagli. Era un sabato sera, sicuramente Marisa e Caterina, sarebbero uscite, a farsi una pizza, essendo entrambe assidue frequentatrici delle pizzerie.


Sarei entrato e mi sarei fatto trovare seduto in salotto. Sperando di non provocarle un infarto.


Arrivai a casa, parcheggiato l’auto in garage, entrai. Miei cari amici, io volevo sorprenderla ma è stata lei a sorprendere me. Del resto, dovevo immaginarlo considerato la sua natura. Comunque, ecco come sono andati i fatti.


Varcata la soglia di casa, entro in salotto e cosa scopro?


Marisa, nuda, con autoreggenti, seduta su una poltrona a cosce aperte, intenta a sgrillettarsi la fica. Caterina, nuda, inginocchiata al suo fianco, impegnata a succhiare e leccare i capezzoli del suo seno, come una lattante.


Guarda chi c’è? Che bella sorpresa!



Marisa mi aveva visto. Caterina alzò lo sguardo, mi sorrise e con voce serena.


Ciao papy!


La mia apparizione non l’aveva imbarazzata, anzi, senza alcun patema d’animo, riprese con naturalezza, come se nulla fosse, a succhiare le tette di Marisa, mostrandosi indifferente della mia presenza. Marisa, senza scomporsi di un millimetro, con tono pacato.


Non fare quella faccia! Dai! Dai avvicinati!


Mi accostai a loro. Occupando l’altro fianco di Marisa. Osservavo mia figlia, basito, mentre ciucciava le tette di Marisa come una poppante.


Cambiando il punti di vista, notai un altro particolare che prima non avevo colto. Anche Caterina, alla pari di Marisa, si stava sgrillettando la fica. La vista della sua fica mi diede un brivido alla schiena.


Sai? Arrivi giusto in tempo! Abbiamo appena iniziato!


Non sapevo come reagire, se incazzarmi, se mandare a fan culo Marisa ed andare via. Ma una forza mi aveva bloccato lì. Guardava le loro mani, frenetiche, mentre si muovevano sulle parti molli della fica.


Ti piace quello che vedi? Ti piace la fica di tua figlia? Non dici nulla?


Mi aveva colto di sorpresa, non ero imbarazzato, anzi, la scena mi affascinava. Solo che davanti a mia figlia avevo difficoltà ad esprimere quello che stavo provando.


La perversione di Marisa aveva toccato dei limiti che mai mi sarei aspettato. Vista la mia inerzia, guardate che cosa si è inventata.


Marisa, guardò la patta dei miei pantaloni.


Credo che qualcuno la pensa diversamente da te! Vediamo che dice?


Avevo capito le sue intenzioni. Mi prestai al suo gioco lasciandola fare. Mi aprì la zip dei pantaloni, e, dopo aver armeggiato dentro tirò fuori il mio cazzo duro. Lo so, che avrei dovuto reagire diversamente, con repulsione, alla vista di mia figlia, nuda, ma, in quelle condizioni la bramosia ebbe la meglio sulla ragione. Perché la scena, nel complesso emanava un enorme carica erotica, che toccava i tasti più sensibili delle mie attitudini trasgressive.


Ah! Hahah lo sapevo! Guarda, Caterina, Guarda! che bel cazzo duro ha tuo padre! Mmmmm è duro, la pelle morbida e scivola divinamente!


Marisa attaccò ad agitarlo, muovendo il polso avanti ed indietro.


Nello stesso istante, Caterina fissava il mio cazzo, compiaciuta delle parole di Marisa. Il suo sorriso mi dava l’impressione che stesse condividendo le stesse sensazioni della matrigna.


Guarda, la cappella, mmmmm rotonda e lucida, bella! Dimmi? ti piace il cazzo di tuo padre?


Marisa stava palesando una oscena sfacciataggine incredibile, e, con naturalezza stava mischiando il sacro al profano.


Caterina, prima di rispondere, mi fissò intensamente, tuttavia i suoi occhi tradivano una forte eccitazione in corso. Che manifestava con una energico strusciamento della fica, mentre guardava il mio cazzo. Poi, candidamente… senza esitare!


Si! È un bel cazzo! Mi piace il cazzo di papà!


Marisa, rivolto a me.


Visto? Anche a tua figlia piace il tuo cazzo! Caterina, Dai, prendilo in mano! Accarezzalo! Fai contento il papino! Che non vede l’ora di sentire le tue mani sul suo cazzo! Dai!


Caterina senza alcuna incertezza, afferrò il mio cazzo ed iniziò a segarlo, con la stessa intensità che metteva nel sgrillettarsi la fica. La sua audacia mi sorprese e mi lasciava intendere che il suo candore era solo di facciata, una maschera come la mia, dietro la quale celava una personalità trasgressiva e perversa. Mi chiesi chissà da quanto tempo se la intendeva con Marisa, sicuramente da molto tempo, vista l’affinità empatica che c’era tra loro.


Marisa ammirava ammaliata il gesto di Caterina. La situazione incestuosa, creata ad arte da lei, agiva in lei da vero tsunami. Si stringeva le tette, si trastullava la fica, con forza. Si agitava come le baccanti di Dioniso.


Cazzo! Che spettacolo! Una figlia che masturba il padre! Voglio di più! Caterina, ti prego, succhia il cazzo di tuo padre, prendilo in bocca e delizialo con un pompino! Hoooooooooo si hooooooooo


Era impazzita. Sembrava fosse preda della follia di un demone.


In pratica Marisa era la regista di quel cinema. Dirigeva i gesti di Caterina secondo le sue perverse sinapsi mentali. Ed io, mi prestavo a subire le morbose attenzioni di mia figlia, come una comparsa, senza oppormi


Caterina, restando in ginocchio, si accostò al mio inguine, e, con naturalezza, comincia a leccare la cappella, il prepuzio, i contorni ed, infine, lo prende tutto in bocca. La sensazione che ebbi quando iniziò a succhiarlo era qualcosa di straordinariamente indescrivibile, vertiginoso, sublime.


Hooooooooo mio dio! Hoooooooooooo si mia dolce Caterina, assapora la consistenza del cazzo di tuo padre! Fai vedere quanto sei brava a ciucciare i cazzi! Hoooooooooooo si


Marisa, sembrava che fosse stata morsa dalla tarantola. Le sue parole, non mi lasciavano indifferenti. Mi coinvolgevano emotivamente nella sua follia. Infatti, mi ero predisposto a subire il sublime pompino di mia figlia. E, per la prima volta, riuscì ad esprime quello che stavo provando in quel momento.


mmmm si! Tesoro, mmmm sei brava… cazzo se sei brava! E tu (rivolto a Marisa) sei un diavolo tentatore, forse per questo ti adoro!

Amore! Sapevo che avevi un debole per tua figlia adorata! Guarda la tua bambina! È cresciuta, non ha bisogno del ciucciotto! Le piace ciucciare cazzi! Come il tuo! Questa era la tua fantasia! Io, l’ho reso reale, ora potrai attuare i tuoi fantasmi! Dai! chiavale la bocca! Come piace a te! Lei, non aspettava altro! Hoooooooooooo si chiavala! Così! Spingi il tuo cazzo nella sua gola! Soffocala! Ficcalo dentro fino in fondo! Hooooo siete meravigliosi mmmmmm


Avevo preso tra le mani il capo di Caterina e, con movimenti convulsi, spingevo il mio cazzo nella sua bocca, fino a prevarica il fondo della gola.


Ad un tratto dovetti fermarmi per evitare che, per carenza di ossigeno, Caterina potesse soffocare.


Marisa, la canaglia, mi aveva pesato in modo dettagliato, aveva intuito subito la mia vera natura trasgressiva, senza limiti, e, forse anche quella di Caterina. Quindi, come un maga alchimista, aveva combinato gli elementi a sua disposizione, per trasformare un rapporto normale in una relazione infernale.


Mentre Caterina restava genuflessa al mio cospetto, impegnata a succhiarmi il cazzo, Marisa si sposta sul divano, come una spettatrice, che trae piacere a guardare il suo personale spettacolo, predisponendosi con le gambe aperte verso di noi. Ma, conoscendola, non si sarebbe limitata guardarci. Infatti si era procurato un fallo di gomma, e lo spingeva nella sua fica, fino in fondo.


Ad un tratto ci interrompe.


Caterina, vieni, accontenta anche la mammina, voglio sentire la tua bocca sulla mia fica! Vieni, leccamela!


Caterina stacca la bocca dal mio cazzo, fissa Marisa, sorride, e, gattonando come una micia, oscillando il fondo schiena, la raggiunge.


Il giovane corpo di mia figlia, si mostra in tutta la sua conturbante bellezza. Il suo bellissimo fondo schiena si manifesta davanti al mio sguardo, concupendo la mia mente, già alterata ed eccitata, con una provocazione letale.


Si posiziona tra cosce aperte di Marisa, accarezza i suoi seni, e poi si concentra sulla fica. Le sue dita si intrufolano nella parti intime, separando le piccole labbra.


Mette in evidenza il pertugio della vagina di Marisa, che mostra un colore rosso. La sua testa si incastra nell’angolo della cosce, intanto che la sua bocca si fonda con la fica. Le sue leccate sono intense, profonde. Da come agisce lascia intendere che, alla pari di Marisa, anche lei ama il corpo delle donne, come lei è bisessuale. Una caratteristica comportamentale che le accomuna e, certamente, Marisa aveva colto e sfruttato a suo vantaggio.


Nei momenti di scarsa lucidità, mi chiedevo se considerarlo plagio o altro. Ma la serenità d’animo palesata da Caterina e l’entusiasmo espresso nel praticarmi un pompino, dimostravano che la sua coscienza non aveva nessun dilemma, o senso di colpa. Agiva con naturalezza e come una donna adulta e consapevole.


Davanti a me si stava svolgendo un teatrino erotico molto affascinante. Marisa era stesa su un angolo del divano, mentre Caterina allungata sull’altro lato, davanti a lei, le stava letteralmente mangiando la fica.


Non potevo starmene inerte davanti a tanta provocazione. Mi spogliai in poche mosse, ed imitando mia figlia, gattonai fino ad avvinarmi a lei. La indussi ad aprire le cosce, con l’intenzione di restituirle il piacere che lei mi aveva dato poco prima.



Mi trovo, davanti alla fica di mia figlia, in una situazione incredibile, appena poche ore prima era assolutamente impensabile potesse accadere.


Fremo a causa della sensazioni che mi trasmette, eccitato la tocco, accarezzo le grossa labbra e con un dito, che uso come un aratro, traccio la linea della fessura, divaricando le piccole labbra. Vengo affascinato dal suo clitoride, molto sporgente che suscita il desiderio di succhiarlo. Lo faccio.


Hooooooooooooo si papà hooooooooooooo si hooooooooooooooo


Il gesto suscita un forte singulto. La reazione di Caterina mi invoglia ad andare oltre; separo le labbra della sua fica imberbe. Metto in mostra la parte interna della fica, che mi sprona a ficcarci dentro la lingua. Lo faccio, penetro il pertugio della fica di mia figlia, fino a quando posso. L’aggredisco con una estenuante cunnilingus. L’effetto non si fa attendere.


Hoooo papà hooooooooooooo si hooooooooooooooo mmmmmm fatto da te.. è meraviglioso!


Dopo alcuni minuti, interviene Marisa.



Ora chiava tua figlia! Ficca il tuo cazzo duro nella sua fica! Voglio vedere il creatore che fotte la sua creatura.. ora… ti prego scopa tua figlia! Fammi assistere alla grande dissacrazione! Il cazzo paterno che penetra la fica della figlia hooooooooooooo hooooooooooooooooo si hooooooooooooooooo


In verità non avevo bisogno di inviti. La voglia di chiavare mia figlia aveva pervaso la mia mente. Con naturalezza mi allungai sul divano alla spalle di Caterina.


Il sistema nervoso era letteralmente in fibrillazione. Fremevo all’idea di infilare il mio cazzo nella fica di Caterina, che si era predisposta a riceverlo. Quindi, impugnando il cazzo schiacciai la cappella contro pertugio della sua fica. Pressando in avanti, la strofinai lungo tutto lo spacco, fino a quando non percepì il foro vaginale aprirsi e fagocitarlo interamente come un animale affamato.


Nello stesso istante, diedi un colpo di reni ed indussi il resto del cazzo a sparire totalmente nel condotto vaginale di Caterina.


Il dolce tepore della sua fica, mi diede una forza incredibile, per questo, iniziai a chiavarla con grande ardore, nella tipica posizione del cucchiaio. Io da tergo, lei davanti a me con le cosce aperte, per facilitare la penetrazione del mio cazzo.


hoooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaaa si lo sento tutto! hooooooooooooo papà è meraviglioso… hoooooooo si scopami hooooooooo scopami hooooooo è pazzesco avere il tuo cazzo dentro di me! Hooooooooooooooo si hoooooooooooooo si hooooooooooooo haaaaaaaaaaaa godo hoooooooooo


La sensazione che provai quando varcai con il mio cazzo la soglia della fica di mia figlia, è stato come un terremoto, qualcosa di sconvolgente, indescrivibile. Un emozione unica e straordinaria. La fica che il mio cazzo stava sollazzando non era quella di una donna qualunque, era di mia figlia, la mia creatura. In quel momento mi scopri che infrangere il massimo tabù, incesto tra padre e figlia, dava una piacere vertiginoso, mentale e fisico. Preso dalla frenesia di sperimentare il sesso proibito, cominciai a spingere con grande forza, tale che gli affondi erano potenti e, soprattutto, penetranti.


Hooooooooooooooo si hooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa godo hoooooooooo è bellissimo … il tuo cazzo è bellissimo hoooooooooo


Intervenne Marisa.


mmmmm non credevo di poter assistere alla dissacrazione reale del rapporto tra padre e figlia, era il mio sogno di adolescente, ma quel cazzone di mio padre, nonostante gli mettessi sotto gli occhi una fica vogliosa del suo cazzo, mi respingeva da bigotto, insultandomi con i peggiori epiteti. Che delusione! Ora si! Ora si che questa situazione mi fa assolutamente impazzire hooooooooooooooooooo si hoooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaa La verità è, che in natura, tutte le ragazzine hanno un sogno proibito, scopare con il padre! Sognano il cazzo paterno! E poche hanno la fortuna o il coraggio di realizzare quel bellissimo sogno! Hoooooooo Caterina! Sei fortunata!


Marisa si stava masturbando con grande energia. Ci fissava mentre il grosso fallo di gomma era quasi sparito dentro la sua fica. Durante gli incontri con altre donne, alcune volte partecipava direttamente, ma, spesso, le piaceva guardare e stimolarsi nello stesso tempo, gridando frasi senza senso “fottiti questa puttana! Sfondale il culo! Violentala! Soffocala ficcandole il cazzo in bocca!


E quel giorno non era da meno. I suoi deliri, tuttavia, si rivelavano uno stimolante molto potente,


Dai! Spingi il tuo cazzo nella candida fica di tua figlia! Forza violenta questa puttanella! Che non vedeva l’ora di prendere il cazzo di suo padre! Hoooooooooooo si hooooooooooo La piccola troia, agognava di prendere il tuo cazzo fin dal primo momento che la sua fica si coparsa di peli! Mmmm adesso fottila! Come lei desidera hooooooooooooooooooo hoooooooooooooooooo si hoooooooooooo



Caterina:

Haaaaaaaaaaaaaaaa Si hhhhhhh si è vero! godo ! Papà si hoooooooo è vero… ho avuto molti sonni inquieti! Bramando il tuo cazzo! Mi sono masturbata pensando al tuo cazzo! Hoooooo si hooooooooo si mmmmmmmm haaaaaaaaaaaa


Marisa, interviene con il suo delirio, e grida:


Hoooo Ora chiavale anche il culo! Dai sfondale il culo hooooooooooooooooooooo sodomizza questa degenerata!


Era già nelle mie intenzioni, considerato che amavo il sesso anale.


Dopo qualche minuto realizzai le richieste di Marisa. Spalmai le dita di saliva e con due iniziai a lavorare il buco del culo di Caterina. Trovai l’impresa non difficoltosa, considerato che il pertugio anale era stato ampiamente sfondato di brutto.


Cara! Ora ti accontento! Sto per sfondare il culo di questa sfrontata puttanella! Hooooooo to to

Si… paparino! hoooooooooooooo


Il cazzo, ben lubrificato di salica, con una possente spinta, si aprì la strada dello sfintere di mia figlia, facilmente, adeguandolo alla sua consistenza.


Hooooooooooo si hoooooooooooo si papà hooooooo mi piace prenderlo nel culo! Marisa mi sodomizza con grossi gingilli, hoooo quanto mi piace….. quando me li ficca nel culo hoooo


Marisa.


si la tua puttanella è affamata di sensazione…. I miei giocattolini li vuole tutti nel culo! Ed io hooooooooo si hoooooooooo mi diletto a sfondarlo! Hoooooo



Le perverse parole di Marisa e Caterina, mi davano la forza di dare il massimo. Il mio cazzo, saldamente ficcato nel buco del culo di Caterina, lo stava letteralmente sconquassando, in modo devastante.


Dopo qualche minuto di estenuanti affondi, ormai all’apice di quella chiavata straordinaria, i coglioni cominciarono a fremere, vogliosi di svuotarsi nello sfintere di mia figlia. Gli ultimi conati mi spronarono a muovermi con maggiore enfasi. Gli effetti si videro subito.


Haaaaaaaaaaaaaaaa Haaaaaaaaaaaaaaa godo hooooooooooo si hooooooooooooooo papàààààààààààà godo hoooooooooooooo


Quando diedi l’ultimo affondo, mi bloccai contro le sue natiche, e, tenendo il cazzo interamente ficcato nel buco del culo di mia figlia, mi lasciai andare ad una sborrata liberatoria.



Il mio bacino si muoveva spinto solo da stimolali inerziali. Poi mi placai, abbandonandomi sul divano, come un sacco di patate, felice e soddisfatto.


La serata non era conclusa. Dopo cena, tutti e tre, nel lettone matrimoniale, a mettere in atto tutte le pratiche sessuali che con Marisa avevamo già sperimentato durante i tanti incontri con sconosciute.


Dimenticavo. Diventammo un trio diabolico di scambisti. Caterina diventò la compagna di un nipote di Marisa, che lei aveva svezzato all’età di quattordici anni, così il trio divenne un quartetto perfettamente accordato!


Così va a vita.


Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)