La
mia storia è assurda ed ebbe inizio dopo dieci anni di matrimonio, quando a trentacinque anni, mi
trovai a gestire un sovrappeso che, secondo il mio punto di vista, incrinò il
rapporto coniugale.
Molte
amiche mi consolavano, dicendo che quei chili di troppo non erano poi tanto male, che non potevo ritenermi obesa bensì una donna in carne, molto attraente e
piacevole esteticamente.
Non
era così per mio marito. Infatti, con il passare degli anni, mi accorsi che lui
non era più attirato da me; gli sguardi libidinosi, lanciati sulle altre donna, lasciavano
intendere che non rientravo più nei suoi gusti estetici.
Nonostante
abbia tentato di cambiare look, adeguandolo al nuovo fisico, per esaltare i lati
migliori, la delusione non venne meno, perché tutti se ne accorsero tranne lui.
Il
suo atteggiamento indifferente, alla fine, mi ha scoraggiato nel pretendere le sue attenziuoni, così, quando la crisi raggiunse l’apice, mi sono lasciata andare con un altro uomo. Lui, non solo
apprezzava le mie qualità fisiche, ma sapeva darmi sensazioni che, nell’alveo
domestico, non esistevano più.
Capitolo
primo (scritto da Guzzon59) Un amante perfetto.
La
mia vita mutò una giornata di autunno. Stavo rientrando a casa, con l’autobus di linea, allorquando incontrai un
vecchio compagno di scuola.
Dopo
tanti anni non lo avevo riconosciuto. Da ragazzo era secco come una cannuccia,
senza muscoli, quasi rachitico, con la faccia coperta di brufoli. Era famoso, come
lo sfigato della classe, che non interessava ad alcuna ragazza, nonostante fosse
intelligente e spiritoso. Tuttavia, era bravo a raccontare barzellette e ad
imitare i professori, per questo motivo spesse volte si cacciava nei guai.
Fu
lui a riconoscermi per primo. Dopo un attimo di confusione, quando capì chi
fosse, rimasi stupita. Davanti a me c’era un uomo brizzolato, nonostante avesse
la mia stessa età, dal fisico asciutto e robusto, ma non grasso. Vestiva
elegante, con giacca e cravatta. Insomma il classico uomo maturo, affascinante e molto
attraente.
“Marco?
“Già!
“Ma
sei tu?
“Si!
Aspetta! prima che tu mi faccia la stessa battuta di Ilaria, te la ricordi?
“Si!
“Non
sono stato a Lourds! Ahahahahah
“ahahah
Ma cosa hai fatto? Sei più muscoloso! Il tuo viso e liscio! Sei diventato bello!
“
E senza foruncoli! Ahahahah
“Già!
“Un
po di palestra e una vita sana! Ecco il risultato!
“Caspita!
Nonostante i capelli quasi bianchi! Stai benissimo! Se vedessi gli altri!
Roberto per esempio! Che era il più figo della classe, ora è completamente calvo
e grasso! Per non parlare degli altri!
“Anche
tu stai bene!
“Mi
prendi in giro? Se sono ingrassata come una balena!
“Scherzi!
Se tutte le balene fossero come te! Non ci sarebbero donne brutte! le belle donne dovrebbero lottare a
gomitate, per spuntarla! Ahahahah
“ahahahhahahah
ma dai! Sei il solito adulatore! Ahahah
“Dimmi
che cosa fai nella vita? Ti sei sposata? Hai figli?
“Fermati!
fammi scegliere la busta!
“ahahahahhahah
scusami! Parlami di te!
“Sono
sposata da dieci anni! Ho due bambini! Un maschietto di sei anni ed una
femminuccia di otto! Lavoro partime in un ufficio legale! In pratica correggo
bozze!
“ahahahha
cavolo! Eri la più brava in italiano! Partime?
“Si!
Tre ore al giorno! Mio marito fa il vigile urbano!
“Porca
puttana! Proprio ieri ho preso una multa per divieto di sosta! Ahahah forse è
stato tuo marito a farmela hahahahah
“ahahahah
non lo so! Ma so che è molto severo sul lavoro!
“Ho
capito è uno di quelli che è… un stronz… insomma è meglio non incontrare! Ahahahah
“Già!
E tu che fai di bello nella vita? Sei sposato?
“Non
sono sposato! Lavoro come funzionario di banca! Mi occupo di prestiti e
finaziamenti! Roba seria, da mal di testa!
“ahahah
lavori in banca?
“Si!
“Ecco
perché curi l’aspetto! Chissa quante donne ti vengono dietro!
“Si!
ma no quelle che vorrei!
“ah
ah mmm delusioni d’amore! Vero?
“diciamo
che le cose non vanno mai come desideri!
Quella
risposta mi fece impressione. Lo sguardo da sfigato non lo aveva mai
abbandonato. Da ragazzo era divertente, ma adesso, in considerazione che stavo
vivendo un rapporto matrimoniale in crisi, i suoi sentimenti mi erano affini, quindi mi
suscitava compassione. Avrei voluto abbracciarlo e consolarlo con qualche
carezza. Ma ci pensò il destino a farlo. Perché una brusca frenata dell’autobus
mi proiettò tra le sue braccia.
Marco
mi prese al volo e mi tenne stretta a se per non farmi cadere. L’autobuos riprese la corsa normalmente, ma la sua mano rimase ancorata attorno alla
mia vita.
Successe
un fatto strano. Il contatto fisico improvviso ci fece fremere. Sentì il suo
corpo vibrare, come una scossa, che contagiò anche il mio.
Ci
fissammo per pochi secondi, intensamente. I suoi occhi azzurri erano luminosi e
splendenti. Aveva uno sguardo profondo, che trasmetteva una sensazione forte, che mi
fece tremare la gambe.
Fu
il classico colpo di fulmine.
“Io…
io scendo alla prossima!
“Anche
io… se ti..!
Una
volta scesi. Continuammo a guardarci incantati. Nessuno dei due osava dire
qualcosa. Da come mi fissava, si capiva che gli piacevo. Gli diedi la mano e prima che si
allontanasse:
“Cosa
volevi dirmi prima di scendere?
“Si..
insomma .. mi piacerebbe rivederti! Se ti va?
Senza
esitare risposi:
“Si!
– sembrava che non aspettassi altro- Si! Mi piacerebbe! facciamo domani?
Fu
uno slancio emotivo imbarazzante, perché forse gli avevo dato l’impressione sbagliata! che
mi stessi dimostrando troppo interessata a lui. Marco, infatti, sorrise sotto i
baffi:
“Domani
mattina? Certo! sono libero!
“Anche
io! Potremmo incontrarci qui?
“Si!
Allora a domani mattina! Ti aspetto alle dieci!
“Alle
dieci va benissimo!
Dopo il primo incontro, ci rivedemmo molte volte, fino a diventare amanti.
La
prima volta successe a casa sua.
Eravamo
talmente eccitati che facemmo l’amore in cucina, sul tavolo e sul piano cottura,
come folli affamati di sensazioni estreme.
Il
suo impeto mi sorprese, forse perché da anni non ero abituata ad essere presa
in quel modo, quasi selvaggio.
Mi
aveva gettata supina sul piano della cucina, poi, guardandomi come un lupo
famelico, mi allargò le cosce, invadendo come un feroce predatore il punto di
incontro delle gambe. Era bello sentirsi desiderata da un uomo. Quello sguardo
incantato su di me, non lo avevo visto da molti anni.
Leccava
da dio. La sua lingua sferzava i recessi più intimi della vagina, mentre le sue
mani, guidate da una mente eccitata, marciavano decisa sulle cosce e sui fianchi,
fino a impossessarsi delle tette, per sollazzarsi felicemente.
Era
impossibile resistere a quell’uragano di stimoli globali, che mi scombussolavano
il basso ventre, come un terremoto devastante, all’ennesima potenza.
Quando
ricambiai il fervore, rimasi incantata davanti al suo cazzo. Grosso e lungo.
Il
brutto anatroccolo era dotato; Accipicchia! che palo! certo, che all’epoca, se lo avessero saputo
alcune compagne di scuola sbarazzine, forse, il suo destino non sarebbe stato quello di un
ragazzo sfigato.
Appena lo afferrai, ne apprezzai la solidità e la potente durezza. Le nervature delle
vene, sembravano fiumi in piena, in procinto di esplodere per quanto fossero
ingrossati.
Quando
attaccai a pompare quel magnifico palo, Marco, non resistette al desiderio di chiavarmi
in bocca. Mi afferrò la testa, tenendola ferma iniziò a muovere in avanti il suo corpo. Gli affondi inducevano la cappella a penetrare in profondità, allargando la gola
ed intasando l’esofago. Era difficile trattenere il respiro, avendo quel grosso e
lungo tubo nella faringe.
Nel momenti in cui soffrivo, per debito di ossigeno, lui lo capiva dallo sguardo allucinato e
lacrimante. Si staccava, ed in quegli istanti sputavo conati di saliva schiumosa,
colanti dagli angoli della bocca, sul collo e sul petto.
Mi
fu subito chiaro un concentto: Marco era un uomo abituato a dominare le donne. Gli
piaceva dettare i ritmi, ed io ero il suo alterego, perché mi piaceva lasciarmi trascinare dalla corrente lussuriosa
della sua mente prevaricante.
Da
tempo presi l’abitudine a indossare lingerie erotica, che lui apprezzava molto.
Così mi abituai a vestirmi in modo provocante.
Gli
piaceva vedere le mie gambe velate da calze trasparenti, che lasciavano
scoperti la pelle bianca, nella parte superiore delle cosce.
La
prima volta in casa sua, dopo avermi presa in tutte le posizioni che la sua
immaginazione gli suggeriva, mi bloccò a pecorina, sul pavimento della cucina, scaricando
la sua voluttà nella mia fica, senza porsi limiti, sfogando la tensione che
aveva accumulato durante gli incontri clandestini, in auto, nei cessi dei bar,
nei parcheggi dei supermercati, nei garage, in luoghi e tempi, che non avevano
consentito di appagare come volevamo la nostra brama.
Appena
il rapporto intimo si rafforzò, la sua casa divenne l’alcova dove consumavamo i
nostri incontri di amanti diabolici e passionali.
Quelle
abitudini, si interrompevano solo in occasione della visita della madre, ma dopo
un po, decidemmo di risolvere ripiegando nei motel. La passione che ci aveva
uniti, era troppo intensa e non volevamo perdere tempo in attese inutili.
Più
tardi, in considerazione dei rischi connesse alla frequentazione dei motel,
iniziammo a incontrarci anche in casa mia, la mattina, quando mio marito era in
servizio.
Il
rischio era alto, ma con un po di prudenza, diventava minimo, perché mamma e papà
lavorano, i bambini erano a scuola..
Marco,
prima che cominciasse a frequentare la mia casa, diventò un amico di famiglia.
Con
mio marito condivideva la stessa passione per la pesca.
Capitò
una cosa curiosa, perché col tempo mio marito cominciò a pensare che Marco fosse
un omosessuale. Lo aveva insospettito il fatto che non parlasse mai di donne; che vivesse da solo e che
non lo avesse mai visto in compagnia di una ragazza.
Per riflesso, anche i miei genitori, suggestionati da mio marito, videro nel suo comportamento
un aspetto legato alla omosessualità.
Quel
giudizio avventato, tuttavia, si rivelò utile e servire la nostra causa. Il fatto che mio
marito e i miei genitori, lo giudicassero gay, mi permetteva di frequentarlo
apertamente, senza suscitare sospetti. Anzi mi divertivo anche a rinforzare
quel giudizio errato.
Insomma avevo raggiunto uno stato appagante e di tranquillità psicofisica, grazie a Marco, che si rivelò l’amante ideale. Entrambi, non volevamo complicazioni esistenziali, con
separazioni o divorzi, forieri di conflitti dovuti a cause civili. Sia lui che
io, eravamo felici, ottenendo il massimo piacere, nei momenti in cui potevamo scatenare le nostre voglie, evitando
di esporci con incontri pericolosi.
La
sua comparsa nella mia vita, aveva risolto la crisi matrimoniale.
Le
poche soddisfazione che ricevevo da mio marito, venivano compensate alla grande
dalle molte che mi offriva Marco. Costituimmo un menage a tre, che stava
funzionando meravigliosamente e in modo perfetto.
Ma
il diavolo, capriccioso, fa le pentole e mai i coperchi.
Capitolo
secondo (scritto da Guzzon59): Incredibilmente l’incesto.
Per colpa della crisi finanziaria, Papà fu messo in cassa integrazione. La sua presenza in casa, la mattina,
complicò i nostri piani e rendeva difficile il collaudato menage a tre.
Tuttavia,
in considerazione che gli appartamenti erano situati su piani differenti, ci
garantiva comunque una certa sicurezza. Inoltre, le frequentazioni di Marco non
avevano mai allarmato i miei familiari.
Una
mattina, tuttavia successe l’imprevedibile.
Quel
giorno la mamma di Marco era venuta a fargli visita. Così toccò a me ospitarlo.
Per l'occasione, mi ero agghindata da grande troia: Sottana trasparente di seta nera,
calze fine e reggicalze, tanga succinto e scarpe nere con tacco. Avevo
profumato l’ambiente con essenze esotiche, che alteravano la percezione dell’aria,
favorendo l’eccitazione ed il desiderio.
Marco
arrivò puntuale. Come d’abitudine iniziamo a baciarci scatenandoci, prima all’ingresso,
poi lungo il corridoio ed infine in camera da letto.
Mentre
lui stava terminando di spogliarsi, mi ero impegnata in un intenso giochetto
con il suo cazzo duro come la pietra.
Il gioiello mi incantava ogni qual volta che lo soppesavo e l’accarezzavo; quel
giorno, prima fu preda della mia bocca ingorda, che lo succhiava fino all’elsa, poi fu schiavo delle mie mani vogliose, che lo segarono con forza, ma quando lo imprigionai nelle mie tette, per stimolarlo lungo tutta la sua lunghezza, successe l’apocalissi:
giorno, prima fu preda della mia bocca ingorda, che lo succhiava fino all’elsa, poi fu schiavo delle mie mani vogliose, che lo segarono con forza, ma quando lo imprigionai nelle mie tette, per stimolarlo lungo tutta la sua lunghezza, successe l’apocalissi:
“Ma
che cazzo sta succedendo qui?
“Cielo!
Mio padre?
Rimanemmo
di ghiaccio, quando comparve la figura di papà sulla soglia della camera da
letto.
Marco
imbarazzato, afferrò velocemente i suoi vestiti, scomparve in pochi minuti dalla
scena, fuggendo come una lepre braccata da un segugio.
Papà,
avvolto nell’accappatoio di spugna, in ciabatte, con le braccia incrociate, mi
fissava come se volesse incenerirmi solo con lo sguardo. Inoltre, da una mano pendeva
una mazza da baseball.
Nei
suoi occhi vidi brillare la rabbia selvaggia dei lupi.
Rimasi
ancora inginocchiata davanti al letto. Incapace di alzarmi. Bloccata in quella
situazione imbarazzante. Marco era scomparso ed io mi sentivo abbandonata
e terribilmente esposta all’ira di papà.
“Ma
che razza di donna sei? In casa tua? Mentre tuo marito lavora? Peggio delle
puttane di strada! Guardati come ti sei agghindata! Non ti riconosco più! Mi
sembri una troia! Eravate talmente accaldati, come cani, che non vi siete curati
di chiudere la porta! Mi vergogno di avere una figlia come te!
Accidenti!
Proprio così! Non avevamo preso le dovute precauzioni. Incredibilmente, avevamo
lasciato la porta aperta, addirittara spalancata. Fu una vicina di casa a
contattare papà, avvertendolo che la porta era aperta e di aver sentito delle voci strane; preoccupata temeva
che mi fosse successo qualcosa, perché aveva notato un uomo entrare in casa mia.
Papà, a sua volta allarmato, si era munito di una mazza di baseball, precipitandosi
in casa mia, senza curarsi di vestirsi. I suoi capelli infatti erano bagnati e
lasciavano intendere che stesse facendo la doccia.
“Mio
dio! Quel coglione! Pensavo fosse un frocio! Invece quello stronzo si
fotteva la compagna di scuola, facendo cornuto un uomo a cui aveva fatto credere
di essere un amico! Ma che razza di uomo è? Infilarsi nelle famiglie e tradire
la fiducia della gente! E tu guardati! Come ti sei ridotta! Fai schifo! Tradire
un uomo che ti mantiene e ti fa vivere come una signora!
Quella
frase mi fece incavolare, e presa dall’ira gli urlai:
“Basta!
Basta! Giudicare dalle apparenze! Claudio non mi ama più! Mi tratta come un
oggetto di nessun valore! Anzi forse gli faccio schifo come donna! Che cosa ne
sai tu? Claudio non è quel grande uomo che credi che sia! È un bastardo egoista
che pensa solo a farsi i cazzi suoi! e forse mi tradisce!
“E
tu? cosa hai fatto per cambiare le cose? Ti sei fatta scopare da un altro! Lo
hai sostituito a letto! Non sei diversa da lui! Porca puttana! ti sei comportata
come una troia!
In preda all'ira, si avvento su di me, mi
afferrò dai capelli, tirando e trascinandomi fino in salotto. Scomparve pochi secondi, ritornò con il grosso mestolo di legno, che tenevo in cucina attaccato al muro,
come ornamento. Brandendo il ramaiolo:
“Da
bambina era tua madre a punirti! quando facevi le cazzate! Ed io pronto a
difenderti! Ma ora sei una donna adulta e dovresti capire che tipo di cazzate
combini e questa non è di poco conto! penso che le sberle di tua madre in questo
momento non sarebbero sufficienti a punire la colpa di cui ti sei macchiata! Ci
vuole una punizione corporale dolorosa che ti lasci il segno! e so cosa ci vuole!
“Che
cosa vuoi fare?
“Inginocchiati
sul tavolino! Adesso!
“ma
papà! Sei impazzito!
“non
sono pazzo! Devo sfogare la rabbia che mi bolle dentro! Ti sei comportata come
la peggiore puttana di strada! Hai messo in pericola la tua famiglia! Meriti
una lezione! Lo devo fare! Per il bene tuo e del tuo matrimonio! Se devo tacere
per sempre e portarmi questo segreto nella tomba! Almeno lo voglio fare a modo
mio! Ti devo punire! Ora inginocchiati sul tavolino!
I
suoi occhi brillavano dalla rabbia. Il tono della voce era determinato.
Brandiva il mestolo come un oggetto minaccioso, con l’intenzione di usarlo
contro di me. Il suo comportamento mi intimoriva.
Tuttavia
successe un fatto strano, papà mi stava dominando con il suo carattere violento.
Mi stava trattando da schiava e voleva infliggermi pene corporali, quindi
invasive. La paura si tramutò in un sentimento inaudito: emozionata, fremevo
nell’attesa di ricevere la pena corporale.
Lo
fissai intensamente. Il suo sguardo irato mi faceva tremare le gambe. Ero
turbata dalla paura all’idea che il mestolo mi avrebbe colpito.
Non
opposi alcuna resistenza, ubbidiente come un agnellino eseguì i sui ordini, quindi
mi predisposi nella posizione che mi aveva imposto d’autorità. Inginocchiata
sul tavolino del salotto. Sapendo quali fossero le sue intenzioni mi preparai
mentalmente a subire gli effetti dolorosi che il mestolo avrebbe prodotto
sulle mie terga. Iniziò subito a colpirmi senza preavviso.
“To!
to! Prendi! prendi!
Ciaf!
Ciaf! ciaf!
La
parte piatta del mestolo di legno batteva violentemente contro la pelle delle
natiche. Il dolore era forte, strinsi i denti cercando di sopportare il male e
il bruciore.
“Ciaf!
Ciaf! Ciaf…
Poi
non sentì più nulla. Si era fermato. Pensai che l’amore paterno avesse avuto il
sopravvento.
Non
mi mossi. Fino a quando non me lo avesse ordinato lui decisi di restare ferma in
quella posizione, in attesa che riprendesse a colpirmi ovvero mi lasciasse
andare.
C’era
un silenzio strano; Inoltre pensai che i colpi inferti erano stati pochi
rispetto alla grande rabbia che lo animava.
Mentre
riflettevo su quel fatto, successe qualcosa di sbalorditivo. Ad un tratto avvertì
la sua mano che spostava di lato il perizoma, poi percepì qualcosa di duro che iniziava
a premere tra le fessure della figa.
In
quei momenti lo sentivo agitarsi dietro di me, avvertendo un insolito
contatto fisico; quando iniziò a sforzarsi compresi che l’oggetto duro che
stava affondando dentro di me era il suo cazzo. Fui scioccata. Non ebbi nenache il
tempo di reagire perché la penetrazione mi aveva colto di sorpresa e lui aveva subito iniziato a
chiavare in modo estenuante. Inoltre quell'assalto improvviso mi aveva paralizzato in uno stato di godimento così intenso che mi indusse persino a lamentarmi dal piacere.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
mmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
Il
gemito mi uscì spontaneo. Non mi sembrava possibile che papà stesse abusando di
me; non c’era il tempo di ragionare perché papà continuava a chiavarmi con
foga. Mi sembrava una situazione inconcepibile ma reale, perché incredibilmente
quello che si muoveva dentro di me era veramente il suo cazzo.
La
penetrazione inoltre fu facilitata dal fatto che avevo la fica bagnata
dall’eccitazione provocata dal dolore dei colpi di mestolo inferti sulle
natiche. Ribellarsi era impossibile perché il
godimento intenso che stavo provando mi teneva praticamente inchiodata sul tavolino. Papà inoltre mi
aveva bloccata con il suo grande ardore sfogato con veemenza,
sembrava un ariete. Non era neanche il caso di indignarsi per l'abuso e restare inerti cercando di
soffocare quel godimento che di fatto mi stava sconquassando la fica, quindi iniziai a partecipare attivamente:
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
mmmmmmmmmmmmmmmmm aaaaaaaaa
Liberati i freni inibitori, cominciai ad apprezzare il piacere che il suo cazzo mi stava procurando. Dio mio, mi sembrava di
morire. Mi ero afferrata saldamente al tavolino per ammortizzare i suoi colpi
devastanti. Mi stava scopando con rabbia e determinazione. Era certamente la
sua ira a guidarlo. Non aveva più l’accappatoio e il corpo secco e nervoso si muoveva nudo dietro di me.
Papà
era un uomo magro e ossuto. Il suo bacino solido impattava contro le mie
natiche senza darmi alcun fastidio. Mi teneva saldamente dai fianchi mentre
ficcava il suo cazzo dentro di me, con una forza incredibile.
Per
dare slancio ai suoi affondi si aiutava con i piedi che facevano leva sul
pavimento favorendo i suoi movimenti micidiali.
Passato
lo scioc iniziale, mi predisposi favorevolmente al quell’assurdo rapporto
incestuoso, ed accettando quell’impensabile invasione iniziai a gemere e ad
imprecare il suo ardore.
“aaaaaaaaaaaaaaaa
si mmmmmmmmmmmmmm si si mmmmm dio papà mmmmmm sto godendo mmmmmm
Alla
fine anche papà ruppe il silenzio:
“Puttana!
Sei una puttana! To to puttana mmmmm to puttana! Vuoi fare la puttana? E
così sia! Ti piace il cazzo? Ora ti accontento io puttana!
così sia! Ti piace il cazzo? Ora ti accontento io puttana!
“si
mmmmm si mmmmm dio godo mmmmm si mi piace il cazzo mmmmmm
La
follia o forse l’effluvio delle essenze esotiche avevano avuto un ruolo
determinante in quel cambiamento di programma.
Certamente la vista delle mie terga esposte a pecorina al suo sguardo lo
devono avere eccitato fino a indurlo ad intraprendere quella via inaudita per
padre.
Mi
insultava con impropri insulsi, esaltandosi nella sua azione incestuosa.
Non
so, se si fosse reso conto di quanto stava succedendo. Ma la cosa non mi
importava più di tanto, perché accettai coscientemente quella strana punizione che
tutto sommato dava piacera anziché pene corporali, e si adattava perfettamente alla
mia attitudine trasgressiva; non ero soltanto una moglie infedele e puttana ma una
figlia incestuosa e zoccola a cui piaceva scopare con il padre. Il massimo
della spregiudicatezza e perversioni immaginabili.
“Mmmmmmm
si mmmmm si si si godo mmm dio sto godendo mmmm si si papà mmmm
“to
puttana! Troia! Sei una troia! Allora non sei più mia figlia! Ma sei una
puttana di strada! To to
“si
si mmm si si si sono una puttana! Oddio sto godendo mmmmmm
“ora
lo devi prendere in bocca ho visto che ti piace fare i pompini!
Parò
davanti al mio naso il suo cazzo che era bellissimo. Duro e grosso. L’ho amato
da subito. Mi afferrò la testa e me lo infilò in bocca.
Appena
senti la tonicità del suo pene nelle gote attaccai a pompare come piaceva a me;
lo succhiai intensamente e per molto tempo.
“Adesso
andiamo sul letto, qui sono scomodo!
Lui
ordinava e io eseguivo senza problemi, ormai succube della sua mente sconvolta
dell’eccitazione e dai suoi istinti animali. Serva di un padre padrone, il massimo
godimento che una donna potesse sperare di sperimentare.
Come un selvaggio mi strappò la camicia di seta nera lasciandomi solo le calze, poi mi gettò sul letto a pecorina e da dietro riprese a scoparmi con la stessa foga di prima. Anzi i suoi affondi sembravano più incisivi e devastanti.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaa
mmmmmmmmmmmmmm dio mmmmm papà mmmmm
Il
godimento era talmente forte che mi sembrava di perdere i sensi. Era una
situazione infernale, incredibilmente straordinaria.
Difficilmente descrivibile se non si sperimentasse di persona.
Papà
continuò a chiavarmi in tutte le posizioni e dopo una estenuante pecorina,
che metteva in luce una grande energia del suo fisico asciutto, alla fine di una
serie infinita di affondi, penetranti e devastanti:
Si
alzò in piedi, mi venne davanti e menando il cazzo lo fece sborrare sul mia
faccia. Era la punizione che meritavo; la massima umiliazione.
“Aaaaaaaaaaaaaa
mmmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaa
Tuttavia
ero estasiate ed ancora in prede agli spasmi del godimento e come una pazza
spargevo il suo seme sulla bocca e sulle tette, succhiando ingorda le dita impregnate del liquido che mi aveva generato.
spargevo il suo seme sulla bocca e sulle tette, succhiando ingorda le dita impregnate del liquido che mi aveva generato.
Il
menage da quel giorno diventò a quattro. Non avrei mai rinunciato a Marco.
Lo
convissi a riprendere il rapporto mentendogli. Gli dissi che papà era stato
comprensivo e che aveva capito la natura del mio tradimento. A lui premeva la
mia felicità. Per questo ci esortò ad essere prudenti. Ma con la sua complicità
la tresca divenne più sicura.
Non
ho mai confessato a Marco che ero diventata anche la puttana di papà.
Così
va la vita
Guzzon59
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