Translate

sabato 14 settembre 2013

In viaggio con papà

Pietro scrive a Guzzon59….

…..si resiste al peccato ma non alla tentazione della carne ….

Stazione ferroviaria Centrale di Milano. Il treno per Roma stava attendendo sul suo binario, pronto a partire alla volta della capitale.

Pietro e sua figlia Caterina, trafilati e stanchi, si trascinavano i pesanti bagagli fino alla scaletta che accedeva nel vagone sul quale avevano prenotato i posti. Scompartimento numero due. Entrarono e dopo diversi movimenti impacciati, con tanto di sforzi in affanno, sistemarono le pesanti valigie.
I posti, uno di fronte all’altro, erano vicino al finestrino.
La prima settimana di ottobre, bassa stagione, il convoglio non era affollato. Subito dopo entrò un signore anziano, distinto e canuto. Sembrava un professore in pensione.

“Buongiorno! (posò la ventiquattrore nell'apposito spazio)
“Giorno! (in coro).

Pietro, si era preso alcuni giorni di ferie per accompagnare la figlia a Roma. Caterina aveva superato i test d’ingresso all’università e doveva aiutarla a sistemare il mini appartamento che aveva trovato e condivideva con un'altra ragazza. Lui si era offerto di tinteggiare i locali e sistemare l’impianto elettrico e altri lavoretti di bricolage.  
Il viaggio in treno fu una scelta obbligata perché Pietro aveva la patente di guida scaduta e Caterina non aveva ancora conseguito la sua.

Caterina era una ragazzetta piena ma non obesa. Fianchi larghi; tette generose e gambe robuste. Nonostante la silhouette non affine a quelle delle modelle, non aveva alcun problema a indossare minigonne e vestirsi con abiti succinti, che esaltavano il suo corpo robusto, ma gradevole a guardarsi. Del resto a diciotto anni la vita offriva il meglio e cioè la bellezza dell’asino.

Difatti Caterina aveva un visino aggraziato, contornato da capelli castani, ribelli e lunghi.

Dopo i primi scossoni, il treno iniziò a muoversi. Nello scompartimento entrò un altro viaggiatore, un ragazzino, forse della stessa età di Caterina. I due ragazzi si fissarono a lungo primi di presentarsi e, dopo i convenevoli di rito, fecero conoscenza. Del resto la socievolezza è nel DNA dei giovani di oggi.

I ragazzi, appena fuori Milano, quando il treno correva in piena campagna, iniziarono a discutere di tutto. Scuola, hobby, viaggi, musica, social net e progetti futuri. Il rapporto diventava sempre più intimo. Caterina, da come lo guardava, gli faceva intuire che era di suo gradimento. Anche il ragazzo ricambiava con occhiate dello stesso tono.

Caterina in quelle circostanze non si curava di coprirsi le gambe. A volte le teneva aperte esponendo alla pubblica vista l’interno coscia e la biforcazione della fica, in cui si perdevano le mutandine di cotone bianche.

Quei movimenti, apparentemente involontari, attirarono subito l’attenzione dell’attempato viaggiatore, che si sentiva a disagio, perché non riusciva a distogliere lo sguardo dalle gambe della ragazza. Ogni tanto lei alzava lo sguardo e lo sorprendeva a spiare e lui, imbarazzato, girava la testa verso il corridoio oppure si alzava uscendo nervoso.

Caterina, nonostante tutto, incurante delle reazioni del vecchio canuto, non cambiava atteggiamento, continuando a tenere le cosce aperte, senza adottare alcuna precauzione.

Pietro, un po’ alla volta, iniziò a risentirsi di quell'atteggiamento sfacciato. Se non fosse stata sua figlia avrebbe senza dubbio pensato che quella impertinente lo facesse apposto, tipico comportamento di una zoccola.

Anche il ragazzetto era turbato dalla visione di tutto quel ben di dio. Ma si tratteneva e non osava alcun azzardo perché temeva la reazione del padre.
Caterina, ad un tratto invitò il giovane a fare un giro nel corridoio. I due si alzarono e sfilando davanti al vecchio canuto, uscirono dallo scompartimento.
Il signore anziano, eccitato come uno stallone da quelle visioni conturbanti, ne approfittò per osservare da vicino i particolari del culo di Caterina e del suo corpo massiccio, mentre gli passava davanti. Sottolineando il gesto con una smorfia di compiacimento. Il vecchio lupo bavoso si era leccato le labbra.

Passarono i minuti e i due giovani non si vedevano rientrare. Pietro si preoccupò, allora decise di andarli a cercare. Attraversò il corridoio, prima a destra fino alla motrice, poi ritornò indietro. Mentre stava entrando nello stretto passaggio che univa i due vagoni, sentì una cantilena che proveniva dal bagno.
Si bloccò all’istante e, con circospezione, poggiò l’orecchio alla porta:

“Si così mmmmm il tuo cazzo è magnifico mmmmmm oddio godo oooooo
“Cazzo! To to mmm Avevo capito subito che razza di troia eri  mmmm to to to
“Mi piace chiavare mmmm tantissimo mmmmm

La voce della ragazza era di sua figlia. Pietro restò di ghiaccio e strinse la
maniglia con l’intenzione di aprire e annunciarsi. Ma si fermò all'istante  Caterina era una donna adulta e maggiorenne. Era libera di scopare come meglio gradiva. Del resto erano due giovani e si sa che a quell'età i testosteroni quando partono girano nel corpo a mille all'ora.
Era comunque deluso per l’atteggiamento di sua figlia, si stava comportando come una puttana da quattro soldi, che in poche ore stava scopando con uno sconosciuto che aveva incontrato per caso, in treno.

Pietro, sdegnato, ritornò a sedersi nello scompartimento.

Dopo una mezzora abbondante i ragazzi rientrarono e sulla loro faccia si notava una certa euforia, di cui Pietro conosceva l’origine, che si trasformò poi in una intima relazione che appariva esagerata, in considerazione che i giovani si erano appena conosciuti.

Caterina riprese a scherzare e giocare come se non fosse successo nulla. Le sue cosce ripresero a provocare il vecchio canuto.
Pietro notò che la figlia, stavolta, indugiava un po troppo nella scosciata e, di sottocchio, cercava di sorprendere lo sguardo del vecchio mandrillo.
Quando lo  incontrava, gli sorrideva compiaciuta.
Sembrava che lo provocasse apposta, per compiacersi di quelle occhiate lussuriose.

Pietro cominciò a preoccuparsi di quel comportamento sfacciato. 
Stentava a riconoscere sua figlia. 
Chi era? Cosa era diventata?
Eppure l’educazione che gli aveva dato lui e sua moglie era stata attenta e misurata.

Il ragazzo scese dal treno in una stazione posta alle pendici degli Appennini. Si salutarono, con la promessa che lui sarebbe andato a trovarla a Roma, a fine ottobre.

Il treno riprende a muoversi. Caterina si era affacciata al finestrino, a salutare il suo nuovo amico e amante. In quella circostanza la gonna di jeans si era alzata scoprendo il culo. Le mutandine si perdevano tra i glutei paffuti e pallidi.

Pietro era imbarazzato perché notava che il vecchio canuto, senza alcun riguardo per la sua presenza, insisteva a fissare il lato B di sua figlia. Si leccava le labbra e il sudore imperlava la fronte.

Il suo respiro in affanno, si percepiva chiaramente e sembrava che annaspasse dall'eccitazione.
Caterina indugiava un po troppo in quella posizione. Ormai il treno era uscito dalla Stazione ma lei continuava a fissare indietro muovendo il braccio.
 
Finalmente si sedette. Fatti pochi chilometri imboccarono la prima galleria. Fu buio pesto. Le luci non si erano accese.

La galleria era corta e ritornò nuovamente la luce del giorno.

“Speriamo che rimettano a posto il sistema di illuminazione tra un po’ dovremmo imboccare una serie di gallerie tra cui una lunghissima, ci vogliono almeno dieci minuti abbondanti per attraversarla!

Era il vecchio canuto, che con un sorriso cordiale, aveva informato Pietro di quella notizia. Caterina gli sorrise e, prendendo la palla al balzo, diede sfogo alla curiosità di conoscere a fondo il vecchio guardone.

“Scommetto che lei è un professore!
“No! Sono un ufficiale dell’esercito in pensione!

Caterina spalancò la bocca in segno di stupore.

“Lei era un militare? ha fatto anche le missioni all’estero?
“Si! sono stato nei Balcani e in Afganistan!
“Caspita! Allora ha rischiato la vita?
“Qualche volta si!

Caterina lo guardava affascinata. Ha sempre avuto un debole per gli uomini che portavano una divisa. Tra i sui tanti fidanzati figuravano poliziotti, finanzieri, vigili urbani e anche qualche metronotte. Insomma era una patita dell’uniforme.
La situazione non era cambiata, perché continuò a tenere le cosce aperte e stavolta in bella vista proprio davanti e sotto gli occhi del vecchio ufficiale, con il quale si era impegnato in una accesa discussione.
L’attempato militare rispondeva alle domande di Caterina, ma si notava il suo affanno perché era ipnotizzato dalla vista dello scoscio che lei gli mostrava senza alcun pudore. Sicuramente era super eccitato e se non ci fosse stata la presenza di Pietro sarebbe saltato addosso a quella impertinente, che lo stava provocando in modo lascivo.

Pietro incavolato per l’atteggiamento osceno di sua figlia. Si avvicinò al suo orecchio:

“Caterina chiudi subito le gambe e comportati da persona civile!

Caterina, imbarazzata dalle parole del padre, assunse subito una postura più severa.

Fatti pochi chilometri, il movimento costante del treno provocò un assopimento nei sensi di Pietro, che dopo aver tentato di tenere le palpebre aperte, si appoggiò di lato e si lasciò abbracciare dal mantello di morpheo. Caterina, con un ghigno malizioso, riprese a parlare con il vecchio rimettendosi nella posizione di prima. Anzi si stese sul sedile, mostrando quanto poteva al vecchio colonnello.

Pietro si svegliò di scatto. Era buio pesto. Erano entrati nella galleria. Sentiva dei rumori provenire dal sedile della la figlia che forse si stava agitando a causa del buio pesto.

“Caterina tutto a posto?
“mmm si si si si papà!

Nello stesso istante il vagone incrociò un altro treno. Le luci del convoglio schiarirono a tratti lo scompartimento. Pietro fissò il vetro del finestrino e per poco non gli venne un infarto. Il chiarore entrava ad intermittenza mostrando il riflesso dell’interno, per cui, anche se le immagini sembravano come quelle delle discoteche quando sono colpiti dalle luci psichedeliche, si notava chiaramente e la scena che specchiava era incredibile.

Il vecchio canuto era completamente allungato su la figlia. Le gambe di Caterina erano poggiate sulle spalle del colonnello mentre lui oscillava il suo bacino tre le cosce aperte. A tratti si vedeva il cazzo del militare in pensione che penetrava velocemente la figa della figlia.
Entrambi lo guardavano ma non accennavano a smettere.

Pietro, sconvolto da quella visione, si sentiva confuso. Era in imbarazzo. Si capiva che lui non la stava violentando. La figlia partecipava attivamente al coito, tirando la giacca del vecchio e abbracciandolo.

Decise di restare fermo, con gli occhi semichiusi, fingendo di dormire. La coppia credendo che Pietro non si fosse avveduto di nulla, riprende a scopare con grande foga. Caterina aveva spalancato al massimo le sue gambe accogliendo il corpo massiccio del vecchio militare, che, nonostante l’età, si muoveva agilmente tra le cosce della ragazza.

Pietro lentamente cominciò a riflettere. Caterina, si stava comportando da grande troia. In poche ore si era scopato due perfetti sconosciuti. Quella non era la dolce e tenera figlia. Quella era una vera mantide religiosa affamata di cazzi.

Scoprirla in quella posizione oscena, mentre incassava gli affondi del vecchio, gli procurò un sentimento di sdegno e delusione.

La rabbia, tuttavia, iniziò a scemare, perché la scena lo aveva colpito, e quello che provava non era più sdegno ma uno strano sentimento, inaudito per lui.
Pietro sentì il cazzo ingrossarsi. Con sorpresa, si era eccitato di quella situazione infuocata. Assistere alle performance erotiche della figlia mentre scopava come una sgualdrina da quattro soldi gli stava stimolando una bramosia che riteneva fuori luogo, considerando che la donna verso cui era rivolta fosse la figlia.
Nonostante il buio pesto, restò fermo ad ascoltare i suoni soffusi dell’evoluzione di quella chiavata frenetica, che si stava consumando nell'oscurità, a pochi centimetri da lui, e che aveva il tempo contato. Quelle poche immagini, che aveva visto riflesse sul vetro, si erano impresse nelle sua memoria ed agivano da impulso ai suoi sensi già alterati. Tuttavia era una condizione piacevole. Tra un po’ la galleria terminava e loro dovevano concludere.

Infatti, i rumori dei vestiti che sfregavano frenetici sulla pelle sintetica dei sedili si sentivano distintamente e, Caterina ansimava cercando di controllare gli effetti del godimento, strozzando i mugugni in gola. Sicuramente avrebbe voluto gridare come una maiala. Ma le circostanza non glielo permettevano.
Solo verso la fine, quando il vecchio aumentò gli affondi, non riuscì a trattenere un profondo sospiro.

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmm
 
Sicuramente gli stava sborrando nella figa.
Pietro li sentì bofonchiare per alcuni secondi. Poi ci fu un silenzio tombale.

Quando uscirono dalla galleria, notò il vecchio al suo posto, appoggiato serenamente di lato mentre fingeva di dormire e Caterina allungata sul divanetto che simulava un sonno profondo e innocente.

Pietro, per evitare situazioni imbarazzanti, continuò a restare nella stessa posizione, inerte, spiando quei diabolici amanti con le palpebre leggermente socchiuse.
Qualcosa si era rotto tra lui e sua figlia. L’enorme eccitazione che agitava ancora il suo inguine testimoniava un atteggiamento mentale diverso, inedito ed estremo, che lo faceva sentire in imbarazzo. Pietro stava desiderando la figlia.

Il Vecchio scese alla prima stazione. Salutò con grande calore e, soffermandosi su Caterina, gli schiacciò un occhio lanciandogli un sorriso malizioso che aveva mille significati.

Caterina ritornò dal bagno profumata come una rosa, ripulita e pronta ad affrontare una nuova fatica. Il destino provvide subito, perché entrò un giovane di bell'aspetto  Era vestito con jeans attillati e maglietta color rosa. Era un bel ragazzo e Caterina non perse tempo a corteggiarlo con sguardi languidi ed espliciti.
Lui si dimostrò discreto. Caterina tentò di farci amicizia, ma lui era di poche parole. Allora decise di provocarlo mostrando quando di meglio avesse il suo repertorio. Pietro lo conosceva a memoria e cominciò ad ammirarlo di sottocchio, apprezzando quelle avvenenze. Oltre alle cosce ostentava anche il seno, generoso. Il ragazzo ricambiava gli sguardi e, qualche volte sorrideva.

Pietro ormai rassegnato, osservava Caterina che stava tessendo una nuova trappola. Già sapeva come sarebbe andato a finire. La troia, sempre in tensione, non smetteva un attimo di cercare sensazioni forti. Su quella linea c’erano altre galleria, sarebbero state sue alleate e se il ragazzo non l'avesse seguita alle toilette, allora sarebbe stata lei a sedurlo lì, fulminandolo al buio con le sue prestanze, come una feroce pantera in un agguato mortale.
Pietro decise che doveva fingere di dormire. Non voleva trovarsi nuovamente in situazioni imbarazzanti.

Tutto sommato, non gli dispiaceva affatto quella nuova eventualità. Anzi, per certi aspetti sperava che alle prossime gallerie si rinnovasse la scena di prima. Perché dentro di se avvertiva un forte desiderio di spiare la figlia.

Pietro, mentre studiava il comportamento del giovane, gli cadde lo sguardo sul braccialetto d’oro che il ragazzo portava al polso. C’erano incisi due nomi, divisi da cuoricino d'oro, i nomi erano Alberto e Alessio.
Pietro sorrise dentro di se, perché aveva capito le tendenze sessuali del passeggero.

Poi, riflettendo su quella provvidenziale circostanza, il sorriso si trasformò in un ghigno malizioso che lasciava capire un progetto sinistro. Quella situazione poteva essere sfruttata a suo vantaggio.

Intanto Caterina continuava a provocare l’ignaro passeggero e lui rispondeva con sorrisi e sguardi di complicità. Senza dubbio si stava divertendo alle sue spalle, perché lei non aveva capito ancora nulla.

All’improvviso lo scompartimento piombò nel buio, ma fu un lampo perché subito dopo apparve la luce.
Pietro aveva appreso altri particolari dal vecchio colonnello, e cioè che su quel tratto ferroviario c’era un'altra galleria lunghissima. Infatti, quando imboccarono quel tunnel lo scompartimento divenne scuro come la pece.

Pietro si mosse veloce, come uno scaltro predatore. Saltò su sua figlia. La ragazza sembrava che stesse aspettando quel momento con impazienza. Con mani frenetiche gli tirò fuori il cazzo. Pietro indossava i jeans, standard, come quelli del ragazzo. Per cui la figlia non si era accorta del tranello. Del resto nelle sue condizioni, con i sensi alterati dall’eccitazione, certi dettagli erano irrilevanti. Le mani della giovane iniziarono subito ad agitare il cazzo del padre. Caterina si mosse verso Pietro tentando di montargli sul grembo, aveva alzato una gamba per cimentarsi in un smorza candela. Pietro la fermò subito. Temeva che il contatto ravvicinato del suo viso a quello della figlia, potesse rivelare la sua identità. 

Con pochi gesti gli fece capire che doveva mettersi a pecorina. Cosa che fece subito. Tastando il suo culo scoprì che la piccola peste si era già tolta le mutande. La figa era bagnata fradicia e grondante di umori. Avanzò con il grembo verso i paffuti glutei, poi, iniziò a strofinare la cappella dura e tesa su e giù,  tra le fenditure della figa, alla ricerca dell’ingresso vaginale. Quando lo trovò, spinse il bacino in avanti, con forza e un caldo infernale avvolse subito il suo cazzo. 

La figlia si predispose nella posizione ideale per incassare gli affondi del padre. Il più era fatto ora doveva solo chiavare con gusto. Pietro non si pentì di quella azione immorale. Scoprì che trovarsi con il cazzo nella figa di sua figlia era la cosa più emozionante che avesse provato nella sua vita. Tutto era straordinario. Toccare quel culo rotondo e morbido, accarezzare i fianchi. Erano sensazioni assolutamente sublimi, e ringraziava il destino di avergli dato quella occasione, ma sopratutto di aver scoperto di avere una figlia zoccola e ninfomane, perché così non avrebbe avuto rimorsi di coscienza o sensi di colpa.



Affamato di quel corpo massiccio e desideroso di gustarsi ogni particolare anatomico di quel bocconcino prelibato, si allungò sulla sua schiena con l'intenzioni di acchiappare le grosse tette. Quando le ghermì, le strinse con forza e abbandonandosi alla euforia dei sensi, attaccò a martellare con maggiore impeto la figa di Caterina, con quanto energia avesse in corpo.

Gli affondi erano penetranti, possenti e costanti. Il cazzo duro scivolava nella vagina fino in fondo, in modo devastante.
Caterina stava godendo ed il corpo fremeva come una foglia sbattuta da vento impetuoso. Pietro sentiva la figlia tremare dal godimento mentre si sforzava di soffocare in gola i gemiti del piacere.
Per lui era l’apoteosi del diletto dei sensi. Violare quella nicchia proibita dalla morale, si rivelò un’esperienza da brivido.

Il pensiero che stava scopando la figlia lo mandava al settimo cielo, ma il tempo incalzava e lui doveva terminare in fretta quell'atto che avrebbe voluto che durasse in eterno.


I conati di sborra si annunciarono subito, dopo una sequenza di colpi secchi e profondi,  impazienti di esplodere nell’utero di Caterina.
La ragazza in delirio, si era rannicchiata sul sedile, come un gattino, incassando gli assalti finali del padre, e mordendo la cinghia della borsetta per non urlare dal piacere. Alla fine dopo gli ultimo affondi, in successione, veloci e penetranti, avvertì il suo ventre in subbuglio e invaso da un caldo intenso che si diffuse nel suo utero infiammato dagli intensi orgasmi.

Pietro, saldamente attaccato ai fianchi di sua figlia, in preda alle vertigini dell'orgasmo, stava sborrando nel suo utero, e nello stesso tempo sferzava dei fendenti micidiali che lentamente si attenuarono contro il culo di Caterina fino alla stasi finale.

La luce del giorno, quando arrivò, lui stava tranquillamente seduto al suo posto.
Caterina non smetteva di guardare lo sconosciuto. Era ancora in preda ai sensi sconvolti dall'orgasmo, ed era convinta che fosse stato il giovane a dargli quelle sensazioni galattiche.

Pietro, si dispiaceva di una cosa:  quella sarebbe stata l’unica scopata incestuosa. Era un peccato non poter avvantaggiarsi ancora delle grazie di sua figlia. Ora che aveva scoperto un lato nuovo di godersi la vita doveva rassegnarsi a ricordarlo come una meravigliosa e unica esperienza sessuale.

Il ragazzo prese la sua valigia. Salutò e prima di uscire rivolto a Caterina:

“Bella! Non sono stato io a darti quelle sensazioni! Ma dovresti ringrazia tuo padre! E’ stato lui a chiavarti nella galleria! Bella! Io sono dell’altra sponda! Buona giornata! hahahahaha

Caterina si girò verso suo padre. Lo fissò con un’espressione sconvolta. Pietro si sentiva paralizzato, non sapeva cosa dire e fare. Poi il viso di Caterina si addolcì.
Si alzò e chiuse le tende delle porte. Si girò verso suo padre, con la schiena appoggiata alle ante scorrevoli:

“Papà! Ci sono altre gallerie?
“Si! Tesoro! Altre due! Una è lunghissima!

Caterina sorrise.

“Tesoro, toglimi una curiosità!
“Certo papà!
“Perche sei diventata così troia?
“Mi piaceva chiavare, ma dovevo fare i conti con il pregiudizio della gente.  Un giorno mi capitò di vedere il film “Valerie, il diario di una ninfomane?”, dopo mi si aprì un universo!
“Solo un universo? Ahahahah
“ahahahahah (in coro)

Così va la vita.

Guzzon59

Nessun commento: