….. In un mondo senza valori
tutto è possibile perché l’uomo è misura di tutto.
… questa è la storia di
Gino, raccontata a Guzzon59, nella quale si paragona ad un lupo famelico.
In una calda serata di
maggio, in un’azienda agricola:
“shhhhh fai piano, se quella
ci scopre siamo spacciati!
Katrina si era tolto le
scarpe per evitare di fare rumore. Gino era in preda ad una libidine
incontrollata, appena l’ebbe davanti, non riuscendo a frenare i propri impulsi
bestiali, l’afferrò come un lupo famelico, strattonandole le chiappe con
impeto, poi continuò a baciarla in ogni dove, accarezzando con frenesia il corpo,
quasi a volerla strapazzare come un foglio di carta.
La ragazza era di una
bellezza superba. Faceva parte di un gruppo di cittadine straniere, lavoratrici
stagionali, assunte per la raccolta delle fragole.
Gino gestiva un’azienda
agricola specializzata nella coltivazione del dolce tubero. Possedeva alcune
serre con filari lunghissimi di piantine, che si perdevano a vista d’occhio.
Così, ogni anno, assumeva ragazze straniere che lo aiutavano nella raccolta.
Gino aveva sessanta cinque
anni, fisico secco e vigoroso, capelli corti e completamente bianchi.
Sceglieva personalmente le
raccoglitrici, con molta cura.
Dovevano categoricamente
essere belle ed estroverse. Ogni anno era riuscito a trovare le ragazze che
cercava. La sua simpatia e la battuta pronta, lo rendevano un tipo amabile,
quindi entrava subito in confidenza. Inoltre aveva modi gentili
cercando di metterle a loro agio, offrendo ospitalità degna di un hotel a
quattro stelle.
La moglie Cesira, non aveva
mai sospettato nulla, sebbene fosse guardinga, ignorava che dietro quello atteggiamento
accattivante si celasse un lupo scaltro che agiva solo per uno scopo personale,
che era tutto altro che benevolo.
Gino studiava le ragazze con
una perizia ossessiva osservando il loro comportamento, in ogni minimo
particolare, fino a, quando, individuato un punto debole, attaccava come un
feroce predatore, devastante.
L’impegno strategico era
finalizzato al raggiungimento di un unico obiettivo egoistico: sollazzare il
cazzo.
Quell’anno era toccato a
Katrina, una giovane studentessa universitaria di venti anni, che lavorava per
mantenersi agli studi.
Gino fu fortunato, perché la
ragazza, oltre ad essere bella, era anche la più smaliziata.
Le altre ragazze erano anche
studentesse universitarie. Ma, verso Gino, tenevano un contegno distaccato e
sufficiente che, seppure fatto di abbracci e sorrisi, non andava mai oltre quel muro
del rispetto reverenziale che pochi giovani ormai concedono alle persone
anziane.
Katrina, invece, aveva
dimostrato subito un atteggiamento sfrontato. Gradiva le battute a doppio senso
e le piaceva anche ribattere, con frasi dello stesso tenore.
Inoltre, rispetto alle altre
due, ostentava un abbigliamento provocante, che faceva risaltare ogni
particolare anatomico del suo stupendo corpo. Aveva l’abitudine di indossare un
top corto, che lasciava scoperto l'ombelico, e pantaloncini in jeans, a vita
bassa. Così quando si piegava per raccogliere le fragole, si spostavano
mettendo in mostra le natiche e l’incavo lombare separato dal succinto
perizoma.
A Gino non era sfuggito quel
piacevole modo di vestire, per lui un palese invito ad insistere, perché svelava
una personalità libertina.
Durante il lavoro, quando
passava a recuperare i cesti pieni, temporeggiava a trattenersi nelle sue
vicinanze. In quei momenti rimaneva incantato ad ammirare il posteriore
superbo. Lo studiava attentamente, con occhio esperto, seguendo le linee
perfette dei fianchi stretti, e le rotondità delle natiche, mezze nascoste dai
pantaloncini.
E’ noto che la natura segue
sempre un suo corso, così per una bella ragazza che mostra con disinvoltura le
proprie grazie c’è sempre un uomo pronto a raccogliere la provocazione e compiacersi di quel panorama, come
in un gioco sottile dei ruoli.
Lo sguardo, tuttavia, è solo
un aspetto del gioco erotico, perché dietro c’è un elaborato sistema
psicologico che scatena la mente e suoi fantasmi lussuriosi.
I pensieri, pertanto,
stimolati dalle occhiate libidinose, inducevano fantasie sessuali iperboliche
in Gino, facendo immaginare scenari infernali di assoluto piacere fisico.
Gino, in pratica se la
scopava con gli occhi.
Tutto questo aveva un prezzo
in termini di alterazioni psicofisiche che si trasformavano in poderose e
fastidiose erezioni del cazzo.
Lavorare con la verga dura e
pulsante di desiderio, che gli tormentava l’inguine e la mente, era una
situazione infernale.
Il lupo, tuttavia, una volta
individuata la preda, ha iniziato a tessere la tela per catturarla.
Cominciò a fissare con
sguardo languido, carezze fugaci e intenzionali sui fianchi. Erano apparentemente
dei gesti di cortesia, in realtà finalizzati a tastare il grado tolleranza
della sua invadenza. Scambi di battute a doppio senso. Poi, costata la
disponibilità, prendeva maggiori confidenze e le carezze diventavano sempre più
invasive.
Katrina, spesso stringeva
tra le labbra il dolce frutto succhiandolo e masticandolo con gesto sensuale.
In quei momenti fissava Gino come se gli volesse trasmettere i suoi pensieri
perniciosi. Ci prendeva gusto a provocarlo. E lui, quando non era visto dalla
moglie e dalle altre ragazze, osava abbracciarla con strette prolungate oltre
il normale atto di galanteria. In quelle circostanze le mani, distratte quasi
morte, cadevano lascive sui fianchi, indugiando spudoratamente sulle natiche.
Gino era soddisfatto dei
risultati raggiunti, perché significava
che la ragazza stava cedendo alla sua cupidigia. Le carezze, quindi diventarono
sempre più libidinose. Le mani non si soffermarono solo sul culo, ma spaziavano
sui fianchi, azzardando una visitina anche alle tette. Era l’apoteosi del
proprio trionfo perché Katrina si lasciava toccare senza ribellarsi.
Col passare dei giorni, le
intenzioni erano sempre più esplicite e gli atti sempre più audaci. Quindi,
arrivò il momento di verificare la possibilità di realizze le sue intenzioni. Una mattina, che si era trovato solo con la ragazza, agguantò la biondina, baciandola sul collo e, dopo averle sollevato il
top, attaccò a succhiare con ingordigia i capezzoli neri e turgidi come le
fragole appena raccolte. Lei , si lasciò toccare senza opporre resistenza.
Da quel momento i suoi intenti
si manifestarono in modo chiaro, con azioni esplicite mirate alla provocazione
dei sensi.
Un pomeriggio l’afferrò da
un braccio e la bloccò con la schiena contro la staccionata. Era arrapato come
un montone in calore, per cui l’accarezzò con la forza di un leone. In quella
circostanza, per la prima volta, osò violare il tempio di Venere, infilandole la mano nei pantaloncini e ghermendo la fica, che strinse con energia,
stimolando le labbra e il pertugio vaginale.
“Stasera ti aspetto nella
rimessa! Vieni a mezzanotte! Mi raccomando! Fai piano!
“Va bene!
La ragazza sorrise in modo
licenzioso, lui tentato da quel ghigno stuzzicante, cercò di baciarla sulla
bocca, ma lei sviò il gesto e scappò via, divincolandosi come un’anguilla.
Il lupo, bramoso e famelico,
guardò la preda sfuggirgli sotto il naso, restando incantato a fissare il corpo
agile e snello. Sorrise, perché ormai era in trappola e aveva le ore contate,
quindi immaginò già di pregustare lo sfogo di una libidine inaudita. Quel
diavolo si era impossessato dei suoi sensi, dei pensieri e incendiato l’anima.
Le notti erano diventate insonni, perché pensava a quel bocconcino, ed era impaziente
che arrivasse il giorno in cui le avrebbe messo le mani addosso.
La moglie, tuttavia, non era
una minaccia da sottovalutare, si muoveva come un severo gendarme, vigilando
con attenzione sul lavoro delle ragazze, ed era sempre in mezzo ai coglioni.
Doveva fare attenzione,
perché era una donna temibile e lui sapeva come avrebbe reagito se avesse
scoperto i suoi imbrogli morbosi su quella ragazza. Cautela. Come aveva fatto
in passato.
Gino, quella sera, con una
scusa stupida uscì e andò nella rimessa. Impaziente attese la sua superba
lolita, la magnifica straniera dagli occhi azzurri e dai capelli d’oro.
L’attesa era trepidante, ed
il suo cazzo non ne voleva sapere di aspettare la giovane ninfa, era già in
tiro e pronto a fare il suo dovere.
Nella penombra vide la porta
aprirsi. Era lei.
“Shhhhhhh Fai piano e non
fare rumore! Vieni qui!
Appena l’ebbe nel proprio
raggio d’azione, si avventò come una belva feroce. Con la bava alla bocca s’incollò
al suo collo, imbrattandolo di saliva.
La ragazza sembrava un
fuscello in balia di una tempesta. Le mani di Gino toccavano ogni parte del
corpo. Senza alcuna regola si stringevano sulle tette e sulle natiche.
L’inguine del contadino si era impresso contro il pube della ragazza, spingendo
come un ariete.
“Fermati!
Gino si placò all’istante.
La ragazza lo fissò e poi:
“Mettiamo in chiaro una
cosa!
“Che cosa?
“Io vengo con te ma ad una
condizione!
“Quale?
“Dovrai essere molto
generoso con me! Altrimenti, vado via!
“Sei una prostituta?
“No, sono una studentessa e
no faccio la prostituta! Ma non sono scema! Approfitto dell’occasione! I soldi
mi servono! Scopata in più scopata in meno! Non fa differenza! Ma certamente
non la do via gratis!
“E quanto dovrei essere
generoso?
“almeno il doppio, di quanto
dovrai darmi per il lavoro stagionale! Con l’aggiunta di qualche extra ogni
volta che hai voglia di fottere!
“hahah hai capito la
troietta? Ecco perché eri così accondiscendente e sfacciata! Avevi il tuo tornaconto!
Katrina si aggiustò il top,
e spinse Gino lontano da se.
“Visto che la pensi così! Io
vado a dormire!
“No! Fermati… sono
d’accordo!
“Allora dammi quello che hai
in tasca!
Gino si grattò il mento.
Pensò. Era una splendida ragazza e valeva la pena pagare il dazio. Per un
vecchio come lui era un miracolo averla lì, disponibile a tutto. Non poteva
farsela sfuggire. Prese il portafoglio e lo aprì:
“Ok! Tieni! Sono cento euro!
Bastano?
“Per stasera si!
“Solo per stasera?
“Domani vedremo!
“visto che abbiamo trovato
un accordo! Ora vieni qui! Il cazzo ha bisogno di cure particolari!
Gino, forte dell’accordo
concluso con la ragazza, senza alcun riguardo reverenziale si tirò fuori il
cazzo e lo esibì allo sguardo della giovane. Lei aveva capito subito il
significato di quel gesto. S’inginocchiò al suo cospetto, s’impossessò della
grossa verga e dopo averla menata con entrambi le mani, la ghermì con le labbra
della bocca. Poi mosse il capo e iniziò a pompare.
“mmmmm si s iiii sei
perspicace! brava aaaaa avevo capito che eri una specialista del cazzo! aaa mmmmm dai così mm
L’azione di katrina si era
fatta sempre più intensa, e la bocca aspirava come una ventosa, incalzando
senza soluzione il cazzo di Gino. Le labbra scivolavano lungo i bordi umidi e
la cappella forzava il fondo della gola. Gino sentiva i fremiti che pungolavano
nelle radici dei coglioni e sul coccige. Dovette stringere le natiche per
quanto erano forti.
“ooooooo fermati iiiiii non
voglio svuotarmi i coglioni con un pompino!
“Ok però fai una cosa
veloce!
“Senti! Mettiamo in chiaro
un punto! Io pago! Ma, non voglio una cosa veloce! Tipo mordi e fuggi! Ok?
Katrina fissò Gino, con
un’espressione rassegnata. Il cliente aveva sempre ragione. Le mani del
contadino ripresero a razzolare arroganti e frenetiche sul suo corpo.
“Spogliati! Voglio vederti
nuda!
Katrina, ubbidiente al suo
padrone, si tolse prima il top, poi i pantaloncini e infine il perizoma.
“Cristo quanto sei bona! Porca
miseria! sei una figa galattica!
Gino affascinato da quel
sublime spettacolo, con la bava alla bocca e la mente sconvolta dalla
cupidigia, si buttò sulla ragazza, come un lupo idrofobo, ed in preda alla frenesia dei sensi leccò le tette, il collo, il ventre, scendendo giù con la lingua aperta, fino al monte di Venere. Poi le fece sollevare la gamba.
Si genuflesse ai suoi piedi,
come se pregasse, quindi ansante infilò la faccia in mezzo allo scoscio di
Katrina, razzolando in modo convulso a bocca aperta, sulle labbra della fica
imberbe, completamente rasate. Leccava e succhiava il clitoride, come se fosse
un piccolo capezzolo. Sembrava fosse posseduto dal demone dell’eros.
La punta della lingua si era
infilata nella carne viva della vulva vaginale, trivellando in profondità. Quel
movimento serpentino era talmente appassionato, che Katrina non poteva fare a
meno di gemere con suoni gutturali e repressi per non fare rumori.
“mmmmmm grtttttttttt
“Ti piace e? Mia bella
figona! hai la pelle morbida e profumata come una rosa mmmmm Ho fatto un buon affare con te e meriti
di essere pagata mmmm forse sei la più figa che mi sia capitata tra le mani!
Sapessi che cozze ho dovuto chiavare hahahah
Si alzò in piedi e fece
sedere Katrina sul tavolino di legno. Gli allargò le cosce e s’insinuò in
mezzo, fino a toccare la vulva vaginale con la punta del cazzo.
Avevano assunto la posizione
della cortigiana.
La grossa cappella rotonda
come una biglia da biliardo impattò contro le piccole creste bagnate della giovane
fica. Fu sufficiente una leggera spinta del bacino e la grossa biscia scivolò
dritta dentro quel caldo e accogliente nido.
“Aaaaaaaaaaa mmmmmmmmmm
“hai visto? Ti piace? Dimmi
che ti piace? Mmmmm
“Si siiiiiii mi piacee
mmmmmmm sei una bestia aaaaaaaaaa
“Sei un animale! Bastardo!
mmmm mmmmmm
“Piccola troia! Sfacciata! Ti spacco in
due!
“Si! mmmmmmmmmm si mmmmm sei un bastardo! mmm
In piena euforia, il vecchio
cazzo umido e brillante di Gino, scivolava velocemente nella fica di Katrina.
La forza che imprimeva era talmente possente che il grosso tubo, nella sua
azione devastante, si trascinava dietro le piccole labbra, che lo avvolgevano
come un colletto di merletto.
Katrina si era stesa supina
sul tavolo, tenendo le gambe spalancate in aria. Gino intanto incalzava tra le
sue cosce aperte. In quei momenti concitati il tavolino di legno si spostava ad
ogni affondo, avanti e indietro, andando ad urtare contro il muro. Le spinte
possenti mandavano Katrina in estasi:
“mmmmmmmmmmmmmmmm si si
mmmmmmmmmm
I due amanti erano talmente
concentrati a scopare, a darsi uno all’altro, con la massima partecipazione
emotiva possibile, da non accorgersi che il loro ardore brutale provocava un
rumore forte e costante.
Il colpo fu talmente
violento che Gino perse i sensi.
Quando aprì gli occhi si ritrovò disteso sul pavimento della rimessa. La luce era accesa e davanti a
lui s’intravedevano tre sagome dalle linee indefinite. Quella centrale era più
grossa e soppesava qualcosa in mano.
Appena le figure diventarono
più nitide, si scontrò con il viso corrugato di Cesira. Il volto era una
smorfia feroce. Una menade folle e in preda all’ira.
“Signora si calmi! Si sta
riprendendo! Per fortuna che non lo ha ucciso!
“Sarebbe stato meglio se
fosse morto sto bastardo! E’ un figlio di puttana!
“Si calmi signora Cesira!
“quella puttana se ne
andata?
“Si! Katrina è andata via!
Gino percepiva una fitta tra
il collo e le spalle. Un dolore acuto, che gli provocava un bruciore lancinante
alle vertebre.
“Bastardo! Sei sveglio?
“Che cosa è successo? È
caduto il tetto?
“E’ caduto il tetto? Figlio
di puttana! Ti sei dimenticato di quello che stavi facendo con quella troia?
La mente di Gino cominciò
connettersi con la realtà. Un po’ alla volta nei suoi pensieri cominciarono a
prendere forma i ricordi. Si stava scopando Katrina, quando una botta micidiale
si era abbattuta sul suo collo.
Guardò sua moglie e vide che
in mano brandeggiava un badile. Appena
notò quello utensile, prese subita coscienza di quanto gli era successo. Si
toccò il collo, dove sua moglie lo aveva centrato in pieno con quello oggetto.
Si rese conto anche dei
motivi per cui l’aveva fatto. Lo aveva sorpreso con Katrina.
Al fianco della moglie
c’erano le altre ragazze straniere. Tenevano Cesira dalle braccia, per evitare
l’eventualità che lo colpisse di nuovo.
“Alzati!
“OK! Mi alzo!
A stento s’issò sulle sue
gambe instabili. Gli girava ancora la testa. L’urto era stato violento.
“Tirati su i pantaloni e le
mutande! Porco! Ragazze, andiamo a dormire! - Rivolto a suo marito – “Non ti azzardare ad
entrare in casa! Dormirai qui e arrangiati!
Cesira e le ragazze lo
lasciarono da solo. Provò a camminare, ma aveva difficoltà a tenersi in piedi,
barcollava come se fosse ubriaco. Si portò con difficoltà nel gabinetto della
rimessa e ficcò la testa sotto il getto d’acqua. Dopo alcuni minuti il dolore
iniziò a scemare. Si sedette sulla tazza del cesso, ancora confuso, a
riflettere sull’accaduto. L’aveva fatta grossa.
Dopo anni d’astuta strategia
aveva perso il controllo della situazione. Del resto quel diavolo di ragazza,
era talmente seducente che il suo fascino gli aveva fatto abbassare il livello
di guardia. Fu un errore che pagò a caro prezzo.
Le cose da quel giorno
cambiarono. La moglie era diventata più guardinga e lo controllava
costantemente come un radar, senza perderlo di vista.
La pacchia era finita.
Il lavoro di raccolta delle
fragole riprese regolarmente. Gino si sentiva un leone in gabbia. La moglie non
lo mollava un istante e gli aveva proibito di rivolgere la parola alle due
ragazze.
In casa entrava solo per
mangiare. La rimessa era diventata la sua dimora abituale. Si era sistemato con
una brandina in un angolo del locale.
Una sera a cena:
“Domani arriva Angela! Così
ci aiuta nella raccolta delle fragole!
“Angela? E il lavoro?Alberto
e Ilaria?
“Ha detto che si è
licenziata! Sta passando un brutto periodo ed ha bisogno di cambiare aria!
“Ha litigato con Alberto
vero?
“Non lo so! Viene anche
Ilaria!
Angela era la figlia di
Gino. Era una donna matura di quaranta anni. Ilaria era la figlia, una
diciannovenne irrequieta. Aveva conseguito il diploma in una scuola
professionale per parrucchieri e non aveva ancora trovato lavoro. Angela
lavorava come cassiera in un grande supermercato. Alberto, il marito, era un
dipendente della Provincia. Sarebbero arrivate con il treno perché Angela aveva
venduto l’auto. Non doveva passarsela bene.
Il giorno dopo alla stazione
ferroviaria.
Gino stava aspettando da
circa mezza ora. Il monitor posto sulla biglietteria della Stazione dei treni
segnalava un ritardo di quindici minuti.
Stava leggendo alcuni
poster pubblicitari, quando la voce degli altoparlanti annunciarono l’ingresso
del convoglio.
Angela e Ilaria, sbucarono fuori
delle grandi porte della stazione, trascinando le valigie.
Gino, appena le vide, gli
corse incontro.
Però, indugiò con lo sguardo
su sua figlia Angela.
In lei c’era qualcosa di nuovo.
Era dimagrita, anche se il
corpo denotava ancora un certo volume dovuto all’età. Aveva tinto i capelli in
un biondo platino. Indossava una maglietta stretta con un decolté aperto a V,
dal quale s’intravedevano le sue enormi tette. Inoltre, portava pantaloni tipo
fusò, super attillati e scarpe con tacchi alti. Ogni dettaglio anatomico del
culo e della fica corpulenta si denotava in modo palese.
La ricordava, qualche mese
addietro, quando i capelli erano castano chiaro e la gonna comoda, arrivava
appena sopra le ginocchia. I vestiti connotavano una donna elegante ma non volgare.
Che cosa era successo?
Adesso ostentava una cura
scrupolosa per l’aspetto fisico, vestendo in modo succinto quasi come una
ragazzina, sembrava che volesse competere con la giovane figlia. Il cambiamento
era stato radicale, non solo nell’aspetto ma anche nel modo di parlare e
muoversi.
Le anche oscillavano in modo
esagerato e attiravano le attenzioni di molti uomini, che lanciavano occhiate
maliziose. Se non fosse stata sua
figlia, anche lui l’avrebbe scambiata per una mignotta. In quella mise, sembrava
una prostituta, una di quelle che battevano sulla tangenziale.
Ilaria, molto simile alla
madre, ostentava la bellezza dell’asino. Qualsiasi cosa indossasse andava bene.
Quel giorno portava un pezzo di stoffa di cotone che doveva essere una specie di
gonna, stivaletti di pelle marrone, e un top che lasciava scoperto i fianchi e
l’ombelico. La gonna era corta a tal punto che non bisognava abbassarsi per
guardargli il culo e lo scoscio sede delle mutandine che si perdevano tra i
glutei.
“Ciao Pà!
“Nonnoooooooo smack
Ilaria lo abbracciò forte, stampandogli
un bacio sulla guancia.
“Ahahahahahah (risata in
coro di Angela e Ilaria)
“Bè! Perché ridete?
“Pà! Ilaria ti ha stampato
un bacio sulla guancia! Hahaha aspetto che lo pulisco!
Gino guardò sua nipote e
valutò che per una ragazzina, fosse un po’ troppo truccata. Quelle due si erano
montato la testa.
In macchina:
“mamma! dove si trova la
discoteca di cui mi hai parlato?
“a circa un quarto d’ora di auto!
Comunque sabato sera ti accompagno io!
Gino guidava e ascoltava i
discorsi di sua figlia e la nipote. Parlavano di vestiti e viaggi. Stentava a
riconoscere Angela. Nessuna delle due accennava ad Alberto. Sembrava che non
fosse mai esistito. Ilaria non era interessata al suo futuro. Si esprimeva con
discorsi strampalati e parlava male di amiche e conoscenti comuni e del colore
dei capelli che non era venuto secondo la tinta che lei aveva immaginato.
“Ragazze vi avverto che io
dormo nella rimessa!
“nella rimessa? Perché? (in
coro)
“Ho avuto alcuni dissapori con
Cesira! Mi ha sbattuto fuori di casa!
“Avrà avuto le sue ragioni!
Papà che cosa hai combinato?
“Niente! Cose di vecchi!
Sapete! Quando si hanno dei punti di vista diversi!
“Papà! Il lupo perde il pelo
ma non il vizio! È quello che penso?
Gino divenne rosso. Angela
da ragazzina lo aveva sorpreso nella rimessa, intento a scoparsi una ragazza
stagionale. Angela, quella sera, era rientrata da un festa di compleanno di una
sua amica, prima del previsto. Gino se l’era trovata davanti, mentre stava
scopando la giovane lolita, che peraltro aveva la sua stessa età.
Per lui fu molto
imbarazzante trovarsi davanti alla figlia, mentre era incastrato tra le cosce
spalancate della giovane donna.
La figlia scappò via
sconvolta. Il giorno dopo Gino cercò di giustificarsi, ma si trovò davanti un muro
di indignazione. Aveva perso il fascino di padre per prendere il posto di un
puttaniere delle peggiori specie. Quello che gli premeva era che non
raccontasse tutto a sua moglie. Si tenne il segreto.
Angela non fu mai la stessa.
Il giorno del matrimonio non volle che il padre l’accompagnasse all’altare,
preferendo attraversare da sola la navata della chiesa.
Anche Angela ripensò a
quella sera ed ebbe un fremito alla schiena all’idea che il padre avesse
continuato a comportarsi come un maniaco.
“Quella sera, mentre si
accomiatava dalle sue amiche, vide uscire una delle ragazze ospiti, che correva
verso la rimessa. Qualcosa attirò la sua attenzione perché la ragazza si
guardava attorno in modo circospetto, come se temesse di essere scoperta da
qualcuno.
Angela pensò che volesse
fare qualcosa di disonesto. Insospettita, la seguì.
La rimessa era completamente
al buio. Ad un tratto si illuminò il pannello degli attrezzi. Si stava
avvicinando, quando si accorse che c’era un'altra persona. Fece appena in tempo
a rannicchiarsi dietro le ruote del trattore, perché suo padre gli passò vicino
per andare a chiudere la porta.
Tremava dalla paura. Non
capiva che cosa ci facesse lì in compagnia di quella ragazza.
Quando il padre ritornò
indietro, scrutava la ragazza in un modo insolito e poi gli saltò addosso,
toccandola come un maniaco sessuale. La sua azione era travolgente. La ragazza
sembrava una bambola in balia di un folle.
Le aveva sollevato la
gonna, e infilato una mano nello scoscio. Le natiche erano sottoposte ad un
massaggio intenso. Le dita affondavano nella pelle bianca dei glutei. La bocca
del padre si era attaccata al collo e razzolava su e giù, lambendo le piccole
tette, che la ragazza intanto si era tirato fuori per compiacere gli occhi
sconvolti di Gino.
Gino, eccitato, la
stringeva, la leccava, la baciava ficcando la faccia dentro le morbide colline.
Angela rimase scioccata di
quanto stava avvenendo sotto i suoi occhi. Stentava a riconoscere il padre, un
uomo gentile, buono e rispettoso. Quell’uomo sembrava un orco, un diavolo
dell’inferno.
Quando vide la ragazza
inginocchiata a succhiare il cazzo del padre, ebbe un vero e proprio terremoto
di sensazioni, che gli bloccavano il ventre, la schiena e le gambe.
La considerazione asessuata
del padre si frantumò all’istante, perché l’angelo aveva mostrato la sua vera
faccia. Era la prima volta che vedeva il padre nudo, ma soprattutto il suo
cazzo.
Scoprire che quell’essere
gentile e angelico era come i ragazzi che conosceva, venali e con il chiodo
fisso della fica, fu sconvolgente. Un essere privo di scrupoli, che stava
soddisfacendo i propri istinti sessuali, con una ragazzina, che aveva la sua
stessa età.
Pensò: era come se lei fosse
andata a letto con il padre di un suo amico. Quell’idea le provocò un
trambusto al basso ventre e un senso di disgusto.
La rabbia tuttavia si
confondeva con uno strano senso di eccitazione. Un miscuglio di emozioni
travolgenti che a stento riusciva a distinguere.
In lei c’era un dilemma,
terribile. Da una parte c’era la delusione per un padre che si stava
dimostrando uno stronzo qualunque, dall’altra la gelosia verso la ragazza che
si stava accoppiando con il padre.
I gemiti di piacere della
giovane amante erano insopportabili perché le stavano facendo sballare la
mente. Si sentiva confusa. L’eccitazione e la rabbia si alternavano in un giro
vertiginoso di sensazioni inaudite. Il corpo fremeva voglioso delle stesse
carezze, ma la sua mente odiava e respingeva quel desiderio aberrante. Bel
dilemma!
Desiderio e odio, un
cocktail esplosivo. Angela stringeva le cosce cercando di lenire i pungoli del
desiderio che tormentavano una figa completamente bagnata, e che suo malgrado, spandevano
emozioni inaudite, al resto del corpo.
Era eccitata e irata. Uno
dei due sentimenti reclamava di essere sfogato. Il desiderio non era possibile
perché voleva dire concedersi a suo
padre, e quella idea si scontrava contro la sua coscienza che la rifiutava
ritenendola una soluzione aberrante. Restò l’odio.
Si fece coraggio e uscì dal
nascondiglio.
Si avvicinò alla brandina
sulla quale gli amanti stavano consumando un rapporto sessuale intenso e
selvaggio. In quel momento la ragazza era sdraiata sulla schiena, con le gambe
aperte, che si agitavano in aria, sostenute dalle spalle del padre. Angela vide
il cazzo di Gino che penetrava veloce nella figa della giovane amante. Era una
visione sconvolgente, si morse le labbra e strinse le cosce.
Quel quadro, quasi irreale,
era di un alto contenuto erotico. Stava ferma, tremante, incantata ed eccitata
a guardare il padre, mentre si muoveva tra le cosce spalancate della ragazza,
spingendo in profondità il suo cazzo umido e luccicante.
Incapace di parlare.
Il padre alzò il capo e si
scontrò con il suo sguardo, fu come se una bomba atomica devastante fosse stata
sganciata nella sua testa.
Il lupo si bloccò
all’istante, cercando di capire se quello che stava vedendo fosse reale o solo un’impressione
inventata della sua mente. Era una situazione castrante
“Porco!
La voce irata di Angela lo
richiamò subito alla realtà.
Scattò in piede. Angela era già scappata via. Si disperò per
quanto era successo. La vergogna e il senso di colpa erano gli unici sentimenti
che in quel momento gli tormentavano la testa.
Nei giorni successivi subì,
rassegnato, l’ostracismo della figlia. Angela scelse di tacere per non
compromettere il rapporto dei suoi genitori.
Angela si scosse dai suoi
ricordi nel momento in cui l’auto varcò il cortile del caseggiato.
Cesira e le due ragazze
straniere aspettavano davanti alla porta d’ingresso. Baci e abbracci e
presentazione.
Ilaria fu molto contenta,
perché le ragazze straniere erano coetanee. Avrebbe certamente fatto amicizia
con loro e condiviso i divertimenti del sabato sera.
Angela prese sottobraccio la
madre e si avviarono insieme in casa. Ilaria e le ragazze iniziarono a
conoscersi.
Gino, rimasto solo caricò
sulle spalle i bagagli, come un asino portandoli in casa.
Il mattino seguente tutta la
famiglia si ritrovò unita a fare colazione.
Gino:
“Alberto? Come sta?
“Pà! Fammi un favore! Evita
di parlare di lui! Mi farai un grande piacere se non affrontassi più l’argomento!
Comunque sta bene!
Gino guardò sua moglie
ricevendo come risposta un’occhiataccia di disgusto. Certamente Angela si era
confidata con lei.
Lo sguardo schifato di
Cesira significava una sola cosa: Alberto si era macchiato di lesa maestà.
Forse Angela aveva scoperto una tresca con qualche donna. Gino consumò una
colazione fugace e si dileguò da quell’ambiente che gli sembrava ostile.
Persino le ragazze straniere lo guardavano con un’espressione di repulsione. Lo
avevano giudicato un maniaco, ed evitavano di rivolgergli la parola, come aveva
suggerito Cesira.
Solo Ilaria gli esprimeva affetto.
“Nonno, vengo con te!
Gino e Ilaria, si avviarono
verso la rimessa a preparare il trattore ed il traino con i cestini e le
cassette di cartone.
“Nonno hai fatto incazzare
la nonna! Vero? Mi dispiace di vederti dormire su quella
brandina sgangherata! Non c’è la possibilità che la nonna ti perdoni?
brandina sgangherata! Non c’è la possibilità che la nonna ti perdoni?
“Già! Credo che sia
incazzata nera! Tesoro non ti preoccupare, la brandina è comoda! Tu piuttosto
come va con il ragazzo? Quel biondino con cui uscivi! che fine ha fatto?
“Non era una cosa serie! Sai
nonno? Ho capito una cosa?
“Che cosa?
“Che non bisogna legarsi a
nessuno! Preferisco restare singola e vivere alla giornata! Senza legami
soffocanti! Fabio era troppo possessivo e geloso! Non faceva altro che fare
scenate! Un vero stress! E poi non mi andava giù che si informasse dalle mie
amiche su quello che facevo! Erano cazzi miei! Allora gli ho dato il
benservito! Nonno non sai quanto sto meglio ora? Perché mi sento libera di fare
quello che voglio senza dover rendere conto a nessuno! Nonno voglio divertirmi
e godermi la vita prima di imprigionarmi in un rapporto senza via di uscita!
Non voglio ripetere l’errore della mamma!
“Certo! Sono d’accordo!
Prima di legarsi a qualcuno bisogna pensarci bene! La vita è una sola e bisogna
saperla spendere, con scelte ponderate! Brava!
“Ho un nonno moderno!
“tua madre come la pensa in
proposito!
“la mamma? Da quando ha
lasciato papà ha ripreso a vivere! Hai visto che cambiamento? In pratica è
ritornata singola! Si sta godendo la vita! E mi pare alla grande! hahaha
“Quindi si sono lasciati!
Non ne sapevo nulla!
“Già da quattro mesi! Nonno,
preparati, credo che la mamma sia tornata per restare!
“Restare? Non ci posso
credere! E pensare che si era sposata giovanissima solo per andarsene via da qui!
“Lo so! Si è pentita! Ma
cosa è successo con te! Non mi ha mai detto nulla sui dissapori tra te e lei!
Ho visto le foto del matrimonio! Mi ha fatto una pena vederla attraversare la
navata della chiesa senza di te! Devi avergliela combinata grossa e?
“Nulla di importante! Sai
com’è? I soliti dissidi generazionali! Forse ero troppo oppressivo e così l’ho
persa subito!
“Tranquillo! Ora avrai modo
di rifarti! La mamma è cambiata! Vedrai te ne accorgerai presto!
“E tu cosa farai? Andrai a
vivere con tuo padre!
“ci devo pensare! Ore il
problema è la raccolta delle fragole! Ahaha
“aahahah già!
La stagione della raccolta
delle fragole era finita. Gino fu contento di avere la figlia e la nipote in
casa. L’armonia, però, presto sarebbe stata turbata da un evento travolgente,
che coinvolse Gino in un turbinio dei sensi che mai prima di allora aveva
provato: Il piacere dell’incesto.
Angela e Ilaria, si
dimostrarono più libertine di quanto aveva immaginato. Angela accompagnava la
figlia in discoteca e lei frequentava i night della zona.
La sera quando uscivano
sembravano due sorelle, una più provocante dell’altra, minigonne cortissime,
scarpe a tacchi alti o stivali. Truccate come se dovessero andare ad una serata
di gala. In casa lasciavano una scia di profumo che saturava l’aria che si
respirava.
Angela cominciò a
frequentare alcuni uomini del posto. Usciva con persone mature ed anche più
anziane di Gino.
Ilaria iniziò a fare coppia
con i ragazzi del luogo, più o meno della sua età, molto spesso, anzi
frequentemente, cambiava partner.
Gino e Cesira, si resero
conto che la figlia e la nipote in pochi mesi erano diventate famose in zona e
gli uomini ronzavano attorno alla fattoria come mosche. Infatti, si erano già
fatte la nomea di gran mignotte. E sinceramente a loro questo non andava giù.
Alcune volte avrebbero
voluto rimproverare Angela per il brutto esempio che stava dando alla figlia.
Ma era una donna di quaranta
anni, e non potevano trattarla come una ragazzina.
Pensarono invece di educare
Ilaria, per il suo bene, temevano che primo o poi potesse fare brutti incontri.
Un pomeriggio.
“Ilaria posso parlarti?
“Certo Nonno!
“Ti ricordi il discorso che
abbiamo fatto quel giorno nella rimessa? Su come godersi la vita!
“Si! me lo ricordo!
“Ilaria tu hai solo diciannove
anni! E mi pare che stai esagerando con lo stile di vita che conduci! Non è
così che ci si diverte!
“Nonno! Mettiamo in chiaro
una cosa! Quel giorno nella rimessa ho fatto finta di non sapere quale sia
stato il problema tra te e la mamma! Invece lo sapevo perfettamente! Come ha
detto la mamma! Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Perché la nonna ha
raccontato tutto alla mamma di te e di quella ragazzina che ti sei scopato
proprio qui! Sul quel tavolino! Ora tu vorresti fare a me la morale? Non ti
pare di esagerare? Ti sei goduto la vita scopandoti ragazze della mia età! Non
ti condanno e se nella prossima stagione vorrai continuare a chiavarti una
stagionale, tranquillo, sei libero di farlo! non sarò io a giudicarti! Ma ora
non scassarmi le palle con la tua morale da quattro soldi!
Gino fu stupefatto da quelle
parole. Parlava con un linguaggio sboccato, che era degno delle peggiori
puttane di bordello. Non se l’aspettava. La guardò attentamente, e pensò che
sotto l’apparente aspetto di una ragazzina dolce e carina, si nascondeva un
essere cinico e spregiudicato, che non ci pensava due volte ad esprimere le sue
idee squinternate e anche a rinfacciare il proprio disprezzo, a chiunque.
Spregiudicata e maleducata.
“allora! Hai intenzione di
restare anche tu?
“Si! Il posto mi piace e mi
diverto un casino! Il lavoro della campagna mi soddisfa perche è salutare e mi
mantiene in forma! Dovresti essere contento di averci perché ti diamo una mano!
Giusto?
Era una testa vuota. Una
ragazza superficiale. Le parole per lei non avevano alcun significato ed erano
perse nel nulla.
“Ok! È inutile continuare a
parlare! Tra noi non c’è dialogo! Almeno fai attenzione alle persone con cui
esci!
“Questo consiglio lo accetto
volentieri! Grazie nonno!
Lo abbracciò e lo baciò con
slancio su una guancia. Gino si grattò il mento. Pensò che avrebbe avuto molti
problemi.
L’incubo di Gino si concretizzò
alcuni giorni dopo, perché Ilaria si accompagnava con un ragazzo che in zona
era conosciuto come uno dei peggiori delinquenti.
Una sera rincasò con uno
zaino in spalle. Non era il suo. Gino s’insospettì, perché temeva che la
ragazza potesse aiutare quel malvivente a nascondere refurtiva o peggio. Gli
venne il timore che Ilaria si potesse mettere nei guai. Non era il caso di affrontarla
considerato com’era andata la volta scorsa. Così decise che alla prima
favorevole occasione sarebbe entrato nella sua camera da letto e rovistato in
quello zaino.
L’opportunità capitò la
mattina seguente. Mentre, Angela e Ilaria, erano impegnate a lavorare nella
serra, lui, si allontanò con una scusa qualunque. Appena fuori della visuale di
Ilaria, si avviò verso casa. Fece le scale piano, come un ladro, evitando di
fare rumori. Cesira era in cucina, impegnata a preparare il pranzo.
Si chiuse la porta dietro le
spalle. Fece una panoramica della stanza. Lo zaino non c’era. Forse era
nell’armadio.
Aperto le ante lo trovò
subito, era appoggiato in un angolo. Lo trascinò fuori. Non era pensante. Lo
posò sul letto ed aprì la lampo. Conteneva magliette, mutande, un paio jeans e
scarpette da ginnastica da uomo. Gli indumenti appartenevano senza altro a quel
disgraziato. Visto che non c’era alcun rischio, rimise tutto in ordine, si girò
per riporre lo zaino al suo posto.
Ad un tratto notò una
brochure marrone . Probabilmente era caduta a terra nel momento in cui aveva
trascinato fuori lo zaino.
La raccolse. Era simile a
quelle che rilegavano i laboratori fotografici. Notò che dentro c’erano delle
foto. Sembrava un book fotografico.
Pensò: La piccola peste, in ogni caso, aveva qualche velleità di diventare
modella. Del resto era una bella ragazza e non era assurdo sperare di sfondare
nel mondo della moda o dello spettacolo.
Gli venne la voglia di
vederle. Non avrebbe mai immaginato che era l’inizio del suo
girone dantesco, quello dei lussuriosi.
girone dantesco, quello dei lussuriosi.
Il principio di una
metamorfosi di un nonno in lupo mannaro.
Nella prima foto era in
piedi davanti ad un divano nero. Indossava una canotta bianca, molto scollata,
e una minigonna nera, cortissima.
Quando passò alla seconda
foto per poco gli venne un colpo: Ilaria si era appoggiata con un ginocchio sul
divano e la gonna era stata sollevata oltre i fianchi. In quella posa mostrava
il lato b con la nicchia vaginale coperta da un succinto perizoma. Una posa
incredibilmente eccitante.
Gino stava sudando freddo.
In lui si stava destando l’istinto predatore del lupo. Sentiva le gocce di
sudore che gli scivolavano lungo la schiena fino ad infilarsi nello spacco
lombare, inumidendo le mutande.
Nella terza foto era priva
di top. Le mammelle erano esposte all’obiettivo del fotografo, mentre le
stringeva con le mani e con la lingua leccava la punta di un capezzolo.
Il vecchio lupo vedendo
quelle immagini provocanti ebbe un moto turbolento
all’inguine. Ilaria era un gran pezzo di gnocca; non c’era dubbio. Scoprirla in quello atteggiamento lascivo lo eccitava. Era attratto dalle giovani donne e sua nipote era una degna rappresentante del genere femminile che apprezzava. Il suo cazzo, d’istinto si mosse ubbidendo alla sua mente già infiammata dalla libidine. Divenne grosso e pulsante. Era difficile mantenersi neutrale davanti a quelle immagini erotiche.
all’inguine. Ilaria era un gran pezzo di gnocca; non c’era dubbio. Scoprirla in quello atteggiamento lascivo lo eccitava. Era attratto dalle giovani donne e sua nipote era una degna rappresentante del genere femminile che apprezzava. Il suo cazzo, d’istinto si mosse ubbidendo alla sua mente già infiammata dalla libidine. Divenne grosso e pulsante. Era difficile mantenersi neutrale davanti a quelle immagini erotiche.
Continuò a sfogliare con
mani tremanti. Il corpo fremeva ed i sensi agitatati condizionarono una mente
ormai intrisa di desiderio sessuale per la nipote.
Ilaria si spogliava foto
dopo foto e quando, fu completamente nuda cominciò a mettersi nelle pose più
oscene che avesse mai visto. Cosce spalancate, pecorine da infarto. Erano una
sequela di foto che rivelava una personalità disinibita e una mente spregiudicata.
Ad un tratto, appare un cazzo grosso davanti al viso della nipote. In una altra
la sua bocca ghermisce metà di quel palo duro e pulsante. Poi compare mentre
viene serrato dalle tette. In seguito la cappella del cazzo appare tra i suoi
glutei, pronta ad invadere uno dei due buchi. Toccò per prima alla fica, che si
allargò con i bordi che si distesero come elastici, circondando come un guaina
il palo inumidito dagli umori vaginali.
Le foto, man mano che
andavano avanti, si facevano sempre più sconce. Alla fine, dopo avere visto
tante volte il cazzo infilato nel buco del culo della nipotina, lo vede mentre
sparge flussi di sborra, che impregnano il dolce viso di Ilaria. Lei sorride,
mentre ingorda si leccava i rivoli che scorrevano tra il naso e la bocca.
Gino era completamente
turbato e sconvolto da quelle immagini. Ma c’era una cosa che più di tutto lo
tormentava: il cazzo duro che palpitava per la nipote. Si era eccitato a
guardare Ilaria chiavare come una puttana di strada. Pensava alla sua mente
contorta e alla sua idea di godersi la
vita. Quella era già una donna navigata altro che tenera e dolce ragazzina. Il
lupo aveva trovato una nuova preda.
Rimise tutto a posto. Quando
ritornò a lavorare, era agitato e gli occhi erano solo per la nipote che stava
lavorando nelle serre. La fissava intensamente. Cominciò a notare particolari
che prima non lo avevano colpito. Anche lei portava pantaloncini di jeans
attillati, che risaltavano un culo superbo e la nicchia vaginale. Era molto
bella e sensuale.
Ora la stava ammirando con
le lenti della sua mente eccitata, la stava scopando con la fantasia, in tutte
le posizioni che aveva visto sulle foto. Il suo cazzo era duro e pulsante.
La stava studiando con
perizia. Il suo cervello si era già messo nuovamente in moto.
La cosa straordinaria che
non si trattava della solita ragazza stagionale qualunque, ora la preda era più
intrigante: la nipote.
Cominciò ad adottare la
stessa tattica che aveva già sperimentato con successo. Inizio a tampinarla.
Quando gli capitava, scherzava con battute dal significato subliminale.
Un giorno, quando si era
trovata da solo con lei:
“Quei jeans così stretti non
ti danno fastidio!
“No! Anzi sono così pratici!
Nonno, dimmi la verità? Sei infastidito dal fatto che sono succinti? Vuoi farmi
un’altra ramanzina?
“No! Ho letto che i jeans
stretti provocano dei problemi alla vagina!
“ahahah come no! Secondo me
gli unici problemi che provocano sono i desideri morbosi che si scatenano nella
testa degli uomini! Ahahah soprattutto di quelli un po’ porcellini come te!
“Certo! Non sono ipocrita e non giro lo sguardo da
una altra parte, quando mi capita di ammirare un bel culo.
“Come quello che ti offriva
la ragazza che ti sei scopato?
Ilaria non usava mezzi
termini. Parlava liberamente senza alcun timore riverenziale per suo nonno.
“Si! Quella ragazza era un
vero diavolo! Portava i jeans proprio come i tuoi! Era difficile resistere a
quella provocazione! Aveva un culo fantastico!
Gino, decise di adattarsi al
modo di parlare della nipote. Ormai non era il caso di nascondere certe
abitudini.
Ilaria ascoltava suo nonno
con uno sguardo interessato.
“Nonno! Toglimi una
curiosità!
“Dimmi!
“Quella ragazzina te la dava
gratis?
“Ogni proposta ha il suo
prezzo! Quella era una furba e sapeva il fatto suo!
“Hai pagato?
“Si! Gli ho dato cento euro!
Perché tu l’avresti data gratis ad un vecchio come me?
Ilaria fissò il nonno. Poi:
“aahahah No! Anche io mi
sarei fatto pagare!
Gino prese una grossa
boccata di aria. Aveva i sensi alterati e, quindi, decise di giocare a carte
scoperte. O la va o la spacca!
“Ilaria! Dimmi la verità!
“Si!
“Quale?
“Mi piacerebbe scoparti!
Ilaria strabuzzo gli occhi,
in una smorfia di stupore.
“Nonno! Sei impazzito! Sono
tua nipote!
“E allora? Sei anche una
donna! Tu conosci i miei gusti e io conosco i tuoi! Anche io sono
spregiudicato! Come te! Non ti costa
nulla! Sono sicuro che ti piacerebbe provare il mio cazzo! Che ne dici?
“Sei pazzo! Solo a pensarci
mi pare una mostruosità!
“Mostruosità? Diciamo che è
un modo diverso di fare sesso! Una cosa in famiglia!
“Questo non rientra nei miei
gusti! E’ una abberrazione!
“Ci rientra ampiamente!
Diciamo che in alcune fotografie lo hai dimostrato in modo chiaro! Da come ti
impegnavi a pompare quel cazzo, e a prenderlo nel culo! credo che un tabù non
ti scandalizzerebbe eccessivamente!
“Nonno? cazzo hai guardato
tra le mie cose?
“Si! Scommetto che tua madre
non sa nulla!
“Come ti sei permesso! Sei
uno stronzo!
Ilaria si avventò su suo
nonno con l'intento di prenderlo a schiaffi. Gino la fermò, bloccandogli i
polsi, e prima che lo colpisse.
“Ti vesti come una troia! Da
quando sei arrivata non fai altro che uscire con ragazzi sempre diversi. E
scommetto che ti fai scopare anche da più di uno! Ti ho smascherato puttanella!
Adesso ti ripeto la domanda!
“Mi fai male, lasciami!
“Rispondi a questa domanda: Ho
voglia di chiavarti come le puttane che mi sono portato nel garage! Accetti la mia proposta?
Ilaria non rispose. Era incazzata
nera. Il viso era una maschera di collera.
Gino, insensibile alle sue
suppliche, la tirò contro di se. Gli strinse i fianchi. Poi spostò le mani
sulle natiche e la serrò a se, con tutta la forza e senza tanti riguardi.
Quella situazione convulsa
lo aveva eccitato. Quindi il suo cazzo duro s’incastrò contro il pube di Ilaria
che, appena percepì lo spessore, sussultò come se fosse stata colpita da una folgore.
“Stasera ti aspetto nella
rimessa! Alle dieci! E vedi di essere puntuale! Altrimenti…
“altrimenti?
“Giuro che ti sputtano!
“Sei un bastardo!
Ricattatore! Sei un animale! Ma lo sai che cosa mi stai proponendo?
“Si! Lo so benissimo! Io
sono un bastardo! E tu una troia! Se la situazione è cambiata è merito tuo! Sei
stata tu ad iniziare questo gioco al massacro! E’ vero! il lupo perde il pelo
ma non il vizio! Questa è una lezione che dovresti imparare! Mai stuzzicare il
lupo che dorme!
Levò le mani dalle natiche
della ragazza, un attimo prima che giungesse la madre.
Gino aveva azzardato un atto
inaudito e inconcepibile. Aveva invitato la nipote a presentarsi nella rimessa,
come aveva fatto con le straniere che si era scopato in passato.
Si rese conto di aver agito
in uno stato di follia e che quei propositi immorali oltre alla morale comune era
lui stesso a condannarli come degli atti aberranti. Quel pensiero lo spaventò.
Terrorizzato temeva conseguenze disastrose, ma ormai il dado era stato tratto,
e la situazione sembrava già compromessa e non poteva più
aggiustarsi.
Gino, preoccupato di quanto
era successo, aveva paura che la nipote lo sputtanasse, ma tirò un sospiro di sollievo,
quando vide che Ilaria non disse nulla. Continuarono a lavorare
tranquillamente, ma qualcosa si era rotto tra loro, e lei lo guardava con rabbia
e disgusto.
Quella sera, come di
consueto, dopo la cena guardò la tivù e verso le dieci si ritirò nella rimessa.
Andò in bagno a sciacquarsi
il viso. Fissò il volto riflesso nello specchio. Il corpo fremeva. Cosciente
che quella sera non sarebbe stata come le precedenti e la ragazza che aveva
invitato, non era la solita troia stagista, ma la nipote.
Pensò: Se fosse venuta come
si sarebbe comportato?
Quel diavolo gli aveva messo
il fuoco nelle vene. L’aveva vista all’opera, immortalata nelle pose più
oscene, che gli avevano suscitato un desiderio carnale incontenibile e tale da
indurlo ad un folle gesto.
Tuttavia fu colto da un
barlume di ragione e sperava in cuor suo, che non venisse. Non ci sarebbero
state ritorsioni perché in lui non c’era alcun’intenzione di sputtanare la
nipote. Lo disse tanto per dire. Fu l’epilogo di una sfida.
Nonostante tutto, era anche affascinato
dall’idea dell’incesto, e non gli sarebbe dispiaciuto infrangere un tabù
maledettamente seducente.
Pur essendo di indole
libertina, quel rapporto non lo riteneva normale. In lui persisteva il retaggio
di un’educazione cristiana severa che riteneva quel gesto sbagliato. Chissà
forse poteva realizzarsi, ma solo se la nipote avesse condiviso con lui il
peccato.
Un rumore lo destò da quella
riflessione profonda, sul senso di colpa e sul peccato. Uscì dal gabinetto e si
trovò Ilaria davanti alla porta. Non portava i jeans ma una minigonne
cortissima, la stessa che indossava nelle foto. Era un segnale, non c'era
dubbio, e lui conosceva il significato dei simboli.
Il vecchio era a disagio
perché non sapeva cosa dire o cosa fare.
Non era più arrogante come
quella mattina, quando era in preda agli istinti sessuali ed
aveva sfidato la nipote con intenzioni assurde. Ora vederla lì con lo sguardo mansueto, come un cagnolino, si sentiva spiazzato e dubitava dei suoi propositi morbosi, domandandosi se non fosse impazzito.
aveva sfidato la nipote con intenzioni assurde. Ora vederla lì con lo sguardo mansueto, come un cagnolino, si sentiva spiazzato e dubitava dei suoi propositi morbosi, domandandosi se non fosse impazzito.
Per prima cosa andò a
chiudere la porta. Il pericolo era troppo elevato, per esporsi al rischio di
essere scoperto dalla moglie. Sarebbe stato uno shock enorme.
“Nonno! Non intenderai
veramente abusare di me?
“Sinceramente non lo so! Sono
confuso! Ilaria! Da quando ho visto le tue foto ho perso la ragione! Non ho
fatto altro che pensare a te! Mentre scopavi e assumevi quelle pose oscene!
Cazzo eri maledettamente eccitante!
Ilaria sorrise, lo prese
come un complimento. Si morse le labbra.
“Ecco perché mi guardavi in
quel modo così insistente! Mi facevi sentire in imbarazzo! Saresti veramente
capace di sputtanarmi se mi rifiutassi di scopare con te?
La voce di Ilaria tradiva
uno stato emozionale sfuggente, ma coinvolgente.
Gino ebbe un momento di
compassione e in uno slancio d’estrema razionalità:
“Perché sei venuta? Puoi
anche andare via? Forse sarebbe meglio!
Ilaria non rispose. Si
limitava a fissare suo nonno. Gino era nervoso e non sapeva cosa fare.
“Ti prego, esci! Altrimenti
rischio di fare una cazzata!
Ilaria non si mosse di un
centimetro. Continuava fissarlo.
“Ilaria! Sono eccitato come
un montone, se non sparisci subito, non so se riuscirei a più controllare i
miei istinti!
Ilaria gli accarezzò una
guancia. I suoi occhi brillavano come due carboni accessi.
Con una vocina eccitata,
rispose:.
“Nonno! Non controllarti!
La forza di volontà di Gino
cedette all’istante, perché l'invito era chiaro, come la volontà di restare a
prescindere dalle conseguenze. Il lupo si era svegliato e la preda si era
svelata. Il gioco era aperto a tutte le possibilità.
Gino tremava. Era una
situazione inaspettata. Non era come in passato quando la sua mente si scatenava
senza tanti problemi.
Alla fine fu di nuovo follia
e la sua bramosia ormai incontrollata ebbe la meglio sulla ragione, quindi
esplose come un vulcano in eruzione infiammandosi come lava incandescente.
La situazione era più
infernale di quanto avesse immaginato.
Iniziò a fissare la nipote
come un indemoniato, respirando con affanno come se gli mancasse l’ossigeno, quindi
si fece coraggio e si avvicinò a lei.
Era eccitato come un cavallo
in calore. Con mani tremanti afferrò gli
orli inferiori della maglietta e li tirò verso le spalle. Ilaria alzò le
braccia e si lasciò sfilare la t-short. Senza fare alcuna resistenza.
Non portava il reggiseno. Le
tette, illuminate dalla fioca luce della lampada del pannello degli attrezzi,
si manifestarono boriose allo sguardo esaltato di Gino.
Le aveva viste nella foto.
Ma dal vivo erano meravigliose. Con la saliva alla bocca le ghermì con il palmo
delle mani, iniziando a massaggiarle con forza. Ilaria chiuse gli occhi
ansimando con la gola, gemendo, mentre suo nonno la stava coprendo di carezze
lascive.
“mmmmmmm
“Ti piace?
“Si!
Qualsiasi indugio, ormai era
fuori portata. Non c’erano più barriere inibitorie che si frapponevano tra le sue
intenzioni morbose e l’oggetto proibito del suo desiderio. Acchiappò Ilaria, come
aveva fatto in passato, con una violenza animalesca, stringendola con forza. Le
sue mani scivolarono frenetiche sui fianchi e s’insinuarono sotto la corta
gonna ghermendo le morbide natiche.
Con la bocca aperta si
avvinghiò sulla pelle candida del collo, leccando e baciando.
Ilaria si lasciava
strapazzare senza ribellarsi, limitandosi a gemere ogni qual volta le dita del
nonno s’infilavano nelle mutande, stimolando le labbra della fica
abbondantemente impregnate di umori vaginali.
Del resto, anche lei si era
lasciata sedurre dalla situazione, il nonno, non era un amante qualunque, le
sue intenzioni lascive, il passato da maniaco sessuale, gli avevano fatto
sballare la testa.
Gino, affamato di emozioni
proibiti, s’inginocchiò davanti a sua nipote. Gli sollevò una gamba, posandola
su una spalla, spostò le mutande di lato e s’incuneò con la bocca in mezzo allo
scoscio. Il gusto forte dei fluidi umorali gli inebriò le narici.
Quel profumo vigoroso lo
avevano trasformato in un ariete in calore che, senza soluzione di continuità,
si stava accanendo come un animale selvaggio su quella giovane fica,
leccandola, mordendola, con una foga incredibile.
“mmmmmmmm si mmmmm che bello
mmmmm
La voce di Ilaria lo
incitava a continuare e gli infondeva coraggio e ardore.
Dopo aver razzolato come un
segugio affamato e con veemenza tra il buco del culo ed il clitoride, si alzò
in piedi. Si abbassò i pantaloni e le mutande rivelando una imponente erezione.
Ilaria strabuzzò gli occhi appena
si trovò davanti il cazzo di suo nonno. La cappella rotonda come una sfera di
bigliardo, era grossa quanto il suo pugno e gli urtò contro il pube.
Gino appoggiò le mani sulle
sue spalle e la costrinse a prostrarsi davanti a lui.
La ragazza ubbidì.
Ilaria eseguì l’ordine come
un perfetto soldatino. Gino brandì il cazzo sulla faccia e iniziò a colpire la
lingua con la punta. La cappella si infilava nelle orbite oculare, accarezzava
le labbra della bocca e le guance.
La ragazza, dopo aver subito
quei gesti di inaudita concupiscenza, vogliosa di fargli un pompino, aprì la
bocca e inghiottì il grosso fungo.
Attaccò a pompare con grande
slancio.
Con una mano soppesava i
coglioni racchiusi in uno scroto eccessivamente pendente, con l’altra segava la
pelle della verga e con la bocca succhiava come una sanguisuga.
“mmm sei brava a pompare!
Mmmmm
Ogni tanto rovistava con
lingua sui coglioni e lungo l’asta del cazzo.
La nerchia di Gino era
diventato un trastullo sulla quale Ilaria si era accanita con grande impeto.
Pompava, leccava, se la infilava in mezzo alle tette stimolando la pelle tesa,
su e giù, mentre la bocca ciucciava e lambiva la cappella.
“mmmmm sei un diavolo
ooooooo mmmmmm ho voglia di scoparti!
Gino, ritenendo quello
stimolo impossibile da trattenere, pensò che era arrivato il momento del grande
passo. Con la mente sconvolta dalla bramosia afferrò un braccio di Ilaria e la
trascinò come un pupazzo verso la brandina.
Ilaria si inginocchiò a
pecorina esibendosi in una posizione stupefacente. Il suo culo era
perfettamente disegnato. La nicchia vaginale era visibile e la fessura della
fica e le
piccole labbra crestate, aggredirono morbosamente la mente di Gino, sconvolgendogli i sensi. Non ci pensò un istante a piegarsi dietro di lei e scuotendo la massa del cazzo, spingere la grossa cappella nella morbida vulva vaginale.
piccole labbra crestate, aggredirono morbosamente la mente di Gino, sconvolgendogli i sensi. Non ci pensò un istante a piegarsi dietro di lei e scuotendo la massa del cazzo, spingere la grossa cappella nella morbida vulva vaginale.
Fremeva come uno stallone in
calore impaziente di montare la sua giumenta. Con mano nervosa faceva
strusciare la cappella su e giù fino a quando non separò le fessure,
insinuandosi nell’ingresso dalla vagina. Appena percepì il caldo infernale
delle pareti, diede una spinta poderosa facendo sparire il cazzo interamente
dentro quel pertugio stretto, tiepido e accogliente.
“aaaaaaaaaaaaaaaaaa si iiii E’
pazzesco ho il tuo cazzo dentro di me mmmm
è
meraviglioso mmmmmm mmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiii
meraviglioso mmmmmm mmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiii
“cribbio! Ilaria hai un culo
da favola! Mi sembra di sognare!
“nonno oo mmmm Cazzo! mi
piace eeeee scopare con te mmm stamattina quando mi hai invitato qui mi hai
scioccato! Mi sembrava incredibile che tu mi considerassi come quella ragazzina
che ti sei scopato proprio qui mmmm mi hai sconvolto! Non ero incazzata con te!
Avevi ragione tu! L’incesto è nel mio DNA. La tua proposta indecente mi aveva
scompigliato i sensi! Sei un porco maledetto! Un folle! Ma quell’idea mi faceva
impazzire! Avevi capito perfettamente come voglio godermi la vita!
“Ilaria mmmmm to to to mmmmm
sei come me! Io un puttaniere e tu una puttana mmm to il lupo perde il pelo
ooooooooooo mmm
“si.. si! sono una troia! Non
sai quanto mi piace scopare! Fottere è la cosa più bella che esiste al mondo!
Mmm scopami più forte mmm così mi piace mmmmmmmm sei un lupo mannaro ooooooo
mmmmm la tua perversione mi eccita perché mi sono messao nei panni di quelle
ragazze mmmm Sei un porco oooooooooooo un magnifico porco! scopami iiiiiiiii
mmmmm forte eee
“mmm il tuo fondo schiena mi
fa sballare la testa mmmm hai una fica calda mmm mi sembra incredibile di fottere
mia nipote mmmm
La scopava alla pecorina, esaltando
il momento con frasi sconvolgenti e gemiti osceni.
La cavalcata durò per un bel quarto d’ora abbondante. Chiavarla in quella posizione sublime gli permetteva di ammirare la sua schiena e il culo. Un panorama che suscitava una bramosia che Gino stava sfogando con affondi profondi che sconquassavano la giovane e calda fica. I suoi coglioni pendevano come grosse pere e sbattevano violentemente contro il pube di Ilaria.
La cavalcata durò per un bel quarto d’ora abbondante. Chiavarla in quella posizione sublime gli permetteva di ammirare la sua schiena e il culo. Un panorama che suscitava una bramosia che Gino stava sfogando con affondi profondi che sconquassavano la giovane e calda fica. I suoi coglioni pendevano come grosse pere e sbattevano violentemente contro il pube di Ilaria.
Ogni tanto la ragazza li
afferrava e li stringeva. Gli piaceva sentire la morbidezza dello scroto e la
consistenza dei testicoli tra le dita.
Gino apprezzava quel tocco
perché gli faceva venire i brividi alle radice dei testicoli.
“Girati!
Ilaria, su invito del nonno,
si era sdraiato sulla schiena con le gambe spalancate. La fica presentava un
pertugio oscenamente slabbrato dal volume del cazzo. Gli umori la facevano
brillare. Il clitoride era rosso infiammato e gonfio come un capezzolo.
Gino, invogliato da quella
nicchia di piacere, quasi ansante si tuffò a bocca aperta in quel tempio sacro.
La lingua s’infilò nella carne viva gustando l’effluvio di quella vagina ancora
in fibrillazione, a causa degli orgasmi provocati dagli affondi del suo cazzo.
Dopo aver soddisfatto il
desiderio orale, si allungò sopra la nipote e impugnando il pene come una
mazza, schiacciò di nuovo la cappella rossa e grossa come una mela in quel
cratere largo come la bocca di un vulcanico. Il cazzo scivolò dentro
quell’inferno, bramoso di assaporarne il dolce tepore, arrestandosi solo,
quando i bordi tesi della fica urtarono contro la base dell’inguine, costringendo
i coglioni, pendenti come due pere, a schiacciarsi sul materassino della
branda.
Gino, appena percepì il suo
cazzo pienamente avviluppato da quella tolda bollente, riprese a muovere con
frenesia il bacino, spingendo con il solito impeto.
Per dare più efficace agli
affondi, gli aveva sollevato in aria le gambe sostenendole sulle
braccia.
braccia.
“Mmmmm aaaaaaaaaaaaaaaaa
godo mmmmm godooooooo diooooooo sto impazzendoooooo nonnooooooooooo
“Ilaria
aaaaaaaaa mmmm to to to to
mmmm cristo mmmm
Il cazzo di Gino scivolava
dentro la fica della nipote senza alcuna tregua. Sui bordi si formò una schiuma
biancastra e limacciosa, che a seguito dell’azione devastante di quel palo
atavico, trasbordava dai lati impregnando lo scroto, il perineo e il buco del
culo della giovane.
“Mmmmm godo mmmm si si
fottimi così sei un animale eeee un lupooooo mmmm godooooooooo
“Il tuo corpo mi fa
impazzire! Più lo possiedo e più lo voglio oooo mmmm
“Anche il tuo cazzo mi fa
morire! Mmmm
Ilaria, diversamente dalle
altre ragazze, si lasciava baciare. La lingua di Gino si attorcigliava con
quella della nipote come due serpenti mentre si accoppiavano.
Le tette erano preda della
bocca del vecchio e mentre fotteva la nipote si nutriva di quella morbidezza.
Le baciava, le leccava,
affondava la faccia in mezzo alle tette, facendosi massaggiare il viso.
Gino chiavò sua nipote in
tutte le posizioni possibili ed immaginabili, a smorza candela, di lato e fine
si trovò seduta sul suo cazzo mentre saltava sul suo bacino. Ilaria si rivelò
un vero uragano di sensazioni.
Partecipava al coito con
grande slancio.
“Tesoro ooooooo sto per
sborrareeeeeeeee mmmm
“Riempimi li culo ooooooooo
mmmm ora aaaaaaaaaaa si iiiiii
Gino diede una serie di
affondi micidiali, devastanti, fermandosi nello sfintere di Ilaria, in
profondità, nell’estasi dell’orgasmo, svuotando il contenuto dei coglioni
pendenti. Le sue mani, nello stesso istante, strizzavano le tette ed il corpo
fremeva all’unisono con quello della ragazza.
“Grrrrrrrrrrrrrrrr
mmmmmmmmmmmm tooooooooooooooooo
“siiiiiiiiiiiiii
mmmmmmmmmmmm
Al culmine di quella
maratona di sesso, quando i corpi trovarono la quiete dopo il terremoto di
adrenalina, fermi uno sull’altro, in uno stato di rilassamento:
“Nonno!
“Si!
“Vorrei essere pagata anche
io come quella ragazza!
“Me l’aspettavo! Che non
l’avresti data gratis! Ahaha
“Nonno! se devo scopare con
te, almeno ci vorrei guadagnare qualcosa!
“E’ naturale! E quanto
vorresti a botta?
“Mi accontento di poco, qualche
regalino ogni tanto!
“Va bene! Mi sembra uno
scambio ragionevole!
“Vado via sennò qualcuno
potrebbe venire a cercarmi!
“Aspetta! Toglimi una
curiosità?
“Che cosa?
“quelle foto? Che cosa
erano?
“sono immagini estrapolate
da un filmino Hard! Le ho stampate io! Ho fatto un casting per diventare
attrice porno!
“come è andata?
“non lo so! Mi hanno dato
duecento euro come anticipo e la promessa che poi mi avrebbero fatto sapere!
Però Non si sono ancora fatti vivi!
“E quanti erano?
“In tre! Il più vecchio si è
presentato come il regista! Ho scopato con tutti e tre, ma solo con uno ho
registrato il film!
“Insomma ti hanno preso per
il culo!
“Si! Per fortuna che mi
hanno pagato!
“Secondo me quelli non
cercavano attrici! Scommetto che ti hanno adescato su Internet?
“Si! Dicevano che potevo
guadagnare fino a mila euro a scena! Ho accettato! Prima mi hanno chiesto la
foto e poi mi hanno invitato a fare il provino!
“Un classico! E molte ci
cascano come pere mature! Ancora una
cosa? Tua madre cosa ti ha raccontato di me?
“la mamma mi ha detto che
sei un mandrillo incorreggibile e che corteggiavi le ragazze che assumevi come
stagionali! Ho intuito da sola che qualcuna la scopavi Come è accaduto con
l’ultima! La nonna lo ha detto alla mamma e ho sentite per caso!
“E tu cosa hai pensato di
questa storia?
“Te l’ho dimostrato no? ero
eccitata al pensiero di te e di quella ragazza, e quando mi hai proposto di
venire qui mi hai incendiato la fantasia!
“ahahah sei proprio come me!
Ahahah corri a casa, prima che qualcuno
sospetta qualcosa! tua nonna è come un segugio! Però stavolta mi accoppa!
“ahahah ! lo penso anche io!
Ilaria, abbracciò suo nonno,
si sistemò i vestiti e corse via.
Gino si stese sulla branda a
guardare il soffitto. Pensò, che la fortuna lo avesse baciato sulla fronte.
Aveva appena vissuto un’esperienza sessuale incestuosa straordinaria. Era
ancora scosso dalle forti emozioni che aveva provato, con la nipote. Ilaria era
passata come un rullo compressore, e ne sentiva ancora gli effetti devastanti
nella mente e nel corpo.
Si grattò il mento e pensò
che qualche regalino valeva il prezzo di quella magnificenza. Già pregustava il prossimo round, se la
immaginava nuda e focosa e totalmente disponibile a fare tutto quello che la
sua mente perversa gli avrebbe chiesto.
Un sabato sera stava
pensando alla cara nipotina. Come al solito il cazzo scattò sugli attenti e
diventò duro e massiccio. Se in quel momento avesse avuto a disposizione Ilaria,
sapeva come lo avrebbe sollazzato. Fantasticando sulla nipote gli venne
naturale ghermire il cazzo e muovere il polso su è giu. Più meditava e più la
mano si muoveva veloce sull’asta, facendo scivolare la pelle lungo la massa
carnosa dura come una roccia. Stava sdraiato sulla brandina a masturbarsi con
frenesia, quando sentì un rumore di passi. Il ticchettio faceva pensare a
scarpe con tacchi a spillo.
I passi si placarono:
“Ciaò pà! Cazzo ma sei un
maniaco! Non trovi pace!
Era Angela, sua figlia. Lo
aveva sorpreso con il cazzo in mano. Gino, fu preso dall’imbarazzo, e in modo
frettoloso si chiuse i pantaloni, celando al suo sguardo quella oscena
erezione.
Era appena rientrata da una
serata di bagordi. Da qualche tempo usciva con il notaio Verde, un vedovo che
aveva la stessa età del padre. Ilaria non era ancora rincasata.
Gino restò in un silenzioso tombale,
perché non sapeva cosa dire.
“Quando ti dai a certi sport
potresti almeno chiudere la porta!
Angela non avrebbe mai
potuto immaginare quali fantasie erotiche tormentavano suo padre. Non avrebbe
mai immaginato che Ilaria, oggetto delle fantasie, era diventata una cliente
abituale di quella rimessa.
Gino, dopo alcuni secondi di
assoluto impaccio, si riprese dalla figura di merda e sfidando lo sguardo di
Angela:
“Cazzo! tu arrivi sempre nei
momenti meno opportuni! Ma che hai il GPS ? chi ti informa delle porcate che
sto facendo?
“Papà! Il lupo perde il pelo
e tu il vizio del piacere c’è l’hai nel sangue! Ero passato a salutarti! Visto
che sono rientrata in anticipo, ho pensato che forse un pò di compagnia ti
avrebbe fatto piacere!
Gino pensò: “che strano!
Dopo venti anni di astio era la prima volta che gli concedeva quel gesto di
gentilezza! Una generosità che puzzava di bruciato!
Angela afferrò una sedia e
si sedette di fronte al padre. Portava un vestito nero.
Appena si sedette accavallò
le cosce. A Gino non sfuggì un particolare di quel gesto apparentemente
disinteressato. Indossava calze nere autoreggenti che si interrompevano a metà
coscia, mostrando parte della gambe scoperte e l’incrocio dello scoscio. Era
una visione di straordinaria forza erotica.
“A che debbo questa visita
di cortesia! Sei qui per un motivo?
“Si sono qui per raccontarti
una storiella che ti riguarda! Anzi che ci riguarda! Che ne pensi di Ilaria?
Gino sbiancò come candida
neve. Quella domanda a brucia pelo lo aveva spiazzato! Pensò: Sapeva tutto?
Doveva essere cauto e capire il senso di quella domanda.
“E una ragazza irrequieta!
Anzi un po’ troppo mi pare!
“E’ così! E’ molto
irrequieta.
“Anche tu sei cambiata! Il
tuo modo di vestire il colore di dei capelli, la cura del corpo e il modo di
vestire succinto, mi fa pensare che la tua vita non sia più casta di quella di tua figlia! Sbaglio?
“Papà ero soffocata da Alberto! mentre lui si divertiva alla grande! Da quando
l'ho lasciato, finalmente, ho iniziato a vivere! Esagero?
“Non sarò certamente io a
giudicarti! Visto che non sono diverso da te!
“Per questo vorrei parlarti
di Ilaria!
“Che c’entra Ilaria con me? Rivolgiti a tua madre!
“La mamma non capisce un cazzo! Ho bisogno del tuo aiuto! Ilaria ha un vizio!
“Quale?
“E’ ninfomane!
“Cosa?
Quell’affermazione mi face
pensare al comportamento di Ilaria. Forse ero stato io la preda.
“E’ una malattia?
“Quando si esagera si!
Quando diventa un’ossessione compulsiva! Ma nel caso di Ilaria, per fortuna,
non è così cronica! Secondo me lo fa per passione! Come se avesse scoperto un
bel giocattolo! E’ una cacciatrice di uomini! Quando esce lo fa con uno scopo!
Ed essendo una bella ragazza non ha problemi a trovare quello che cerca! La
giovane età la induce ad esagerare!
“Per questo motivo che esci
spesso con lei! Lo fai per controllarla?
“In un certo senso si! Ma è
difficile stargli dietro! Spero solo che non faccia brutti incontri!
“Perché mi dici queste cose?
“Chiedo il tuo aiuto, forse
dovresti occuparti di lei! Una figura paterna e autorevole potrebbe aiutarla a
controllarsi!
Gino pensò: “Mia cara arrivi
tardi! E’ inutile chiudere il recinto dopo che le vacche sono scappate! Mi sono
già occupato di lei! Sinceramente il fatto che Ilaria fosse una ninfomane non
gli dispiaceva affatto. Anzi!
Gino ipocritamente:
“Va bene farò attenzione! –
poi guardando le cosce di sua figlia – leccandosi le labbra - Scommetto che non
è solo questo che volevo dirmi?
Angela era in vena di
confessarsi. A Gino, però, quello atteggiamento puzzava perché non si combinava
con il modo in cui si era presentata, il vestito succinto e provocante e il
gesto di accavallare le cosce in modo osceno, certamente non era un gesto
casuale.
Per contro ad Angela non era
sfuggito la reazione del padre. Sapeva che tipo di uomo fosse. Sicuramente a
lui non gliene fotteva un cazzo se la nipote fosse ninfomane. Anzi, pensò che
avrebbe sfruttato quella notizia a suo vantaggio, in considerazione che il suo
profilo morale era talmente basso che non si sarebbe fermato nemmeno davanti
all’incesto. Era il caso di dargli un motivo in più per evitare un disastro. Ma
– quella che ignorava - era che ormai in quella rimessa il disastro che voleva
evitare si era già abbattuto in modo devastante.
“Papà Ilaria non è figlia di
Alberto!
“E’ stato questo il motivo
del dissidio e della separazione?
“No! Tra noi non c’era più
niente! Quell’uomo non mi trasmetteva più nulla! L’ho sopportato per venti
anni! Sai una cosa? Venti anni fa non dovevo sposarmi e fuggire via! Dovevo
restare e crescere Ilaria accanto a suo padre!
“Chi è suo padre?
“Tu!
Gino stava quasi per
svenire. Quella risposta lo aveva scioccato perché non capiva com’era possibile
che lui fosse il padre di Ilaria.
“Io? Ma sei impazzita?
“Papà è vero! Mi hai ingravidato
venti anni fa! Proprio qui!
“Non capisco! Io e te non
abbiamo mai scopato! A meno che non fossi lo spirito santo!
“Saresti in grado di
ricordare tutte le ragazze che sono passate di qui? Certamente no! Che te ne
frega! Una valeva l’altra e le scopavi come un animale!
“Una come te me la sarei
ricordata!
“una come me?
“Si insomma! Sei mia figlia!
(mentendo) Non credo che sarei arrivato ad un atto così aberrante! Angela ti
vuoi decidere a dirmi coma cazzo ho fatto a metterti incinta?
Angela lo fissò e poi
riprese a parlare:
“E’ successo una sera che
pioveva a dirotto. Alberto, quel giorno, mi telefonò dicendo che non sarebbe
venuto a prendermi. Stavo guardando la pioggia dalla finestra. Ad un certo
punto notai una ragazza uscire di casa, e si stava dirigendo verso la rimessa. Dopo
che ti avevo beccato con quella troia, pensai che c’era un limite a tutto e quel
gesto mi fece incazzare perché sapevo i motivi di quella visita.
Così, alterata
come una iena, aprì la finestra e le urlai di fermarsi. Lei alzò la testa e,
spaventata, rientrò nuovamente in casa. Gli andai incontro. Quando l’ebbi
davanti, l’afferrai dal collo e gli disse che era una troia e l’invitai a
lasciare la fattoria. La ragazza era terrorizzata e corse subito in camera. Mi
sentivo in collera e stufa di quelle turpi abitudini, così decisi di venire da
te per dirtene quattro. Era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non
avevi alcun riguardo per la mamma e per me. Ti consideravo un animale. Così,
super incazzata, entrai nella rimessa. Proprio in quel momento la luce mancò.
Mi trovai nel buio totale. Appena gli occhi si adattarono all’oscurità
cominciai a scorgere qualcosa. Mi avvicinai al bancone degli attrezzi. Ad un
tratto qualcuno mi afferra le spalle. Eri tu. Nell’aria rimbombavano i tuoni
del temporale. Per questo motivo tu non avevi sentito la mia voce. Sembrava che
si fosse scatenato l’inferno. Non feci in tempo a reagire che le tue mani si
erano già intrufolate nelle mie parti intime. Mi spostasti le mutande e alcune
dita iniziarono a razzolare tra la fenditura della fica. Quel contatto inaudito
mi aggredì i sensi. Mi bloccai. Non ero più capace a fermarti. Sembravi un
demone, posseduto dal diavolo. Muovevi frenetiche le mani su tutto il corpo. Il
seno era diventato un trastullo con cui ti divertivi. Mi baciavi il collo. Ero
completamente in preda ai tuoi istinti animaleschi. Mi stimolavi in un modo
sconvolgente. Fu la prima volta che qualcuno mi stava pungolando in quel modo
impressionante. Dopo alcuni minuti non fui più capace di respingerti.
Mi trovai
sulla branda a pecorina, mentre il tuo cazzo stava già sconquassando la fica.
Il godimento era intenso. Mi adeguai alla situazione, perché mi stavi mandando
in estasi. La fica era in fibrillazione, la sentivo contorcersi come se
qualcuno la stringesse con forza cieca. Mi lasciai chiavare da te senza opporre
alcuna resistenza. Eri una belva. Mi tenevi placcata dai fianchi, mentre
spingevi in profondità il tuo cazzo. Ti agitavi veloce e senza alcuna tregua.
Le tue mani stringevano frenetiche le mie tette. Ero completamente in trance.
Alla fine, dopo una serie violenta di affondi, ti sei fermato dentro di me
scaricando il tuo sperma nel mio utero. Quello istante fu rilevato dai
frastuoni di tuoni terribili. Il tempo di riprendermi e corsi subito via. Ma il
seme dentro di me stava già facendo il suo corso naturale.
Un mese dopo il matrimonio,
mi accorsi che ero incinta. Il ginecologo mi disse che ero di due mesi, la
fecondazione avvenne proprio nella settimana in cui mi avevi scopato
in questa rimessa. Considera che con Alberto, facevo molta attenzione. Che
beffa vero?
Gino rimase completamente
basito. Era una notizia scioccante. Era seccato non per quello che era successo
ma per il fatto di averlo fatto inconsapevolmente. Guardava Angela cercando di
ricordare qualcosa di quel momento.
Non provava alcun senso di
colpa. Cercava di far riaffiorare alla memoria qualcosa di quella sera. Nulla,
tabula rasa. Tuttavia, dentro di se si stava destando uno strano desiderio. In
Angela vide una nuova possibilità di incesto. Si era scopata la nipote /
figlia, traendone un diletto che mai prima di allora aveva provato. Se Ilaria
gli aveva dato quelle sensazioni idilliache, Angela poteva dargliene ancora di più
forti.
L’incesto lo aveva
conquistato e non gli sarebbe dispiaciuto fare il bis con la figlia.
“Che hai! Ti sono venuti i
sensi di colpa?
“No! Mi dispiace di non
ricordare nulla!
“Cosa vuoi dire? Che mi
avresti scopata lo stesso, anche se avessi saputo che fossi tua figlia?
“Si!
“Cazzo! Sei un depravato!
Sei un mostro!
“Io sono un mostro? Solo
perché mi piace scopare? E tu come ti collochi! Quella sera te la sei goduta in
pieno quella scopata! Il mio cazzo ti è piaciuto alla grande e non hai fatto
nulla per sottrarti da quel turpe rapporto! scommetto che hai goduto come una
troia!
Angela, offesa da quelle
parole, si alzò in piede e si girò per andarsene. Gino la seguì come un’ombra,
gli andò dietro e l’afferrò dalle spalle.
“No cara mia! Dove credi di
andare? Vieni qui! Mi racconti una storia assurda! Ti
presenti davanti a me vestita da zoccola! Mi provochi mostrando le cosce! E tu sai che il mio vizio non si ferma davanti a niente! Sono come Ilaria ossessionato dal sesso! Secondo te? come dovrei trattarti?
presenti davanti a me vestita da zoccola! Mi provochi mostrando le cosce! E tu sai che il mio vizio non si ferma davanti a niente! Sono come Ilaria ossessionato dal sesso! Secondo te? come dovrei trattarti?
“Lasciami andare! No so
neanche perché sono venuta a dirti la verità!
“Te lo dico io perché sei
venuta!
Gino, fece un gesto che mise
in chiaro le sue intenzioni morbose verso di lei. Le sue mani cominciarono a
scivolare sul suo corpo. Si infilarono sotto la gonna e si impossessarono delle
sue parti intimi. Il palmo della mano si chiuse a coppa sulla fica corpulenta e
iniziò a stimolarla con massaggi pressanti.
Angela ebbe un sussulto che
gli fece tremare le membra. Chiuse gli occhi lasciandosi toccare, senza
fermarlo. Tutto era uguale a venti anni prima. Le mani del padre
l’accarezzavano in modo lascivo, lasciando intendere i pensieri perversi del
vecchio. Angela si abbandonò completamente a quelle attenzioni ossessive, come
era successo venti anni prima. Sapeva come sarebbe andata a finire se non lo
avesse fermato, ma quella idea gli sconvolgeva già i sensi, del resto a livello
inconscio era quella che voleva.
Il grembo di Gino, nello
stesso istante, calcava da tergo con lo spessore del cazzo duro e grosso, e
incastrandolo tra le natiche di Angela pressava in avanti per fargli sentire il
suo ardore.
“Venti anni fa, qui! Hai
scopato con me! Ti è piaciuto?
“mmmmm Si! Dopo quella sera
non ho avuto più pace!
“perché?
“mmmm perché quello che ho
provato con te non l’ho provato più con nessuno!
Gino si esaltò sentendo
quelle parole, quindi, si strinse a sua figlia torturandogli la fica. Era il
suo solito impeto animalesco, la toccava in ogni parte. Angela subiva
quell’aggressione ansimando dal piacere. Il suo eccitamento cresceva man mano
che il padre incalzava nel tempio di Afrodite, che gli causavano abbondanti
fluidi umorali che colavano copiose nella cosce.
“aspetta vado a chiudere la
porta!
“Ci ho già pensato io!
Non era venuta solo per
confidarsi.
Gino, consapevole delle
voluttà di Angela, si comportava come un predatore in calore. Molto irrequieto, perché la donna
che stava pomiciando era la figlia. Aveva sempre apprezzato la sua bellezza. Ma
i suoi pensieri non erano mai andati oltre la barriera del semplice
compiacimento, consapevole che oltre sarebbe stato un tabù e un azzardo
peccaminoso.
Tuttavia, nel suo subconscio
la vedeva per quello che era: un gran pezzo di fica. In alcuni sogni, spesso,
il suo volto compariva sovrapponendosi a quello delle ragazze che si era
scopato. La figlia, inconsciamente era l’oggetto delle sue pulsioni sessuali
che reprimeva, rimuovendoli dalla coscienza, ma sfogandoli sulle ragazze che si
scopava.
Adesso la stringeva tra le
braccia, lasciando libertà alle pulsioni tenute a freno da troppi anni. Il suo inconscio
eruttava le pulsioni sessuali represse, come una fucina infuocata. La sua mano
affondata tra le cosce, razzolava vogliosa nella fica bagnata dal desiderio.
Si era sbottonato i
pantaloni ed il cazzo sputantava oscenamente dal grembo. Afferrò il braccio di
Angela spostandogli la mano sul nerbo intostato.
Angela appena cinse la calda
pelle tesa del cazzo di suo padre, che spingeva arrogante tra le sue cosce,
iniziò a muovere il polso praticandogli una deliziosa sega.
Il vestito nero di Angela
era completamente arrotolato sui fianchi. Gino gli aveva infilato il cazzo tra
le cosce e da dietro spingeva in avanti, stimolando le labbra della fica con la
parte solida dell’asta.
“mmmmmm
Angela ansimava perché lo
sfregamento del cazzo sulla sua fica gli provocava delle piacevoli sensazioni
di godimento. Per sentirlo più duro aveva stretto le cosce, aumentando
l’effetto della sega.
Gino, da tergo, simulando la
chiavata, spingeva il suo bacino in avanti, cercando di godere il più
possibile. Le sue mani si erano impossessate dei seni modellandoli assecondando
la sua lussuria.
Angela era in balia di suo
padre.
Si agitava in modo
serpentino, perché il vecchio la stimolava senza tregua, in modo sublime,
infiammandogli le parti erogene della fica e i capezzoli delle tette. Gli
sembrava di trovarsi impigliata nei tentacoli di una piovra.
Percepiva l’ardore del padre
tra le cosce e sulla pelle del collo quando la bocca si incollava succhiando e
leccando la cute.
Il cazzo di Gino, nella sua
azione devastante, si trascinava con se le labbra crestate ed il clitoride
infiammato dall’eccitazione.
Angela era in preda
all’estasi dei sensi, ed avvertiva l’umidità della sua eccitazione che gli
colava traboccante nelle parte interna delle cosce. Il suo corpo era esploso
come un vulcano in piena eruzione.
“mmm non resisto più… entra
dentro di me ora aa mmm scopami !
Angela appoggiò le mani sul
tavolino ed inarcò la schiena, assumendo la posizione di una superba pecorina.
Era ricettiva, pronta a farsi montare dal padre.
Gino, assecondando il
richiamo di quella natura selvaggia, senza staccarsi da lei, strofinò la grossa
cappella unta dagli umori, tra i glutei ed il perineo, alla ricerca del
pertugio. Lo trovò subito. Il grosso tubero appena si aprì il varco, calcò con
forza facendosi strada nella vulva vaginale, incendiata dal desiderio, che
cedendo lasciò passare il resto del corno nel condotto infuocato, fino in
fondo, fintanto che la punta urtò contro le cervici dell’utero.
“Mmmmmmmmmm si si sono venti
anni che ho sognato questo momento mmmmm
“mmmm Angela, non potevi
venire prima! Io non avrei aspettato tutto sto tempo.. con una figa come te! Ti
ammazzerei per avermi privato di tutto
questo mmmmmm
“Si ammazzami! chiavami
forte mmmm voglio godere! Voglio sentire di nuovo quel piacere immenso mmm
scopami come quella sera mmmmm
“to to to mmm questa sarà
meglio… non sei una qualunque., il pensiero di aver la tua figa attorno al
cazzo mi fa impazzire mmmmm to to tot o
“ah ah ah ah ah (Angela
ansimava ad ogni affondo del padre)
Gino afferrò i fianchi di
Angela e inizio a pompare nella fica, con tutta l’energia che il suo corpo
aveva assimilato durante il piacevole preliminare. La sua mente si era nutrito
di lei, di quel rapporto straordinario ed unico.
Il cazzo unto e brillante
scivolava tra le pareti della vagina, allargata e adattatosi alle dimensioni. I bordi si erano tesi e circondavano il cazzo come un elastico
rotondo, dentro cui si muoveva veloce l’asta, con grande gaudio di Angela.
Le spinte di Gino erano
possenti, in linea con i suoi istinti infiammati da una bramosia incestuosa,
che si stava scatenando brutalmente nelle fica di sua figlia.
Ogni affondo era profondo,
intenso e devastante.
“mmmmmmmmmm ah ah ah ah ah
ahaha a mmmmmmmmmm aaaaaaaaaa
Angela alternava acuti e
mugugni, in accordo con il movimento di suo padre, mentre la
montava con grande enfasi. Lo aveva immaginato per venti anni e ora si stava gustando l’aggressività del padre. Era felice di subire nuovamente sulla sua pelle quell’atteggiamento bestiale, feroce, che aveva apprezzato venti anni prima. Ci aveva pensato spesso a quella scopata. Ora stava davanti a suo padre, a pecorina, sottostando al suo impeto animalesco. Si sorprese nel constatare che era uguale a come l’aveva sempre sognato e fantasticato nei momenti in cui aveva scopato con suo marito e con i suoi amanti, ritenendo che non erano mai stati all’altezza del suo vecchio. Ed era vero. Ma quello che lei ignorava, che non era il semplice atto ad essere speciale ma l'atteggiamento mentale, la situazione incestuosa che dava forza agli amanti.
montava con grande enfasi. Lo aveva immaginato per venti anni e ora si stava gustando l’aggressività del padre. Era felice di subire nuovamente sulla sua pelle quell’atteggiamento bestiale, feroce, che aveva apprezzato venti anni prima. Ci aveva pensato spesso a quella scopata. Ora stava davanti a suo padre, a pecorina, sottostando al suo impeto animalesco. Si sorprese nel constatare che era uguale a come l’aveva sempre sognato e fantasticato nei momenti in cui aveva scopato con suo marito e con i suoi amanti, ritenendo che non erano mai stati all’altezza del suo vecchio. Ed era vero. Ma quello che lei ignorava, che non era il semplice atto ad essere speciale ma l'atteggiamento mentale, la situazione incestuosa che dava forza agli amanti.
Il corpo di Angela fremeva e
tremava perché sferzato tumultuosamente come una foglia sbattuta da un vento
impetuoso che era l’ardore di Gino.
I coglioni pendenti nello
scroto, percuotevano violentemente sul pube di Angela. Qualche volta le mani
delicate della figlia le soppesavano dandogli una piacevole sensazione che
infondeva nuova linfa al suo agire. Adesso capiva da chi la nipotina aveva appreso quel
gesto piacevole.
“Mmmmm papà sto godendo mmmm
vengo mmm cribbio sei divino! Nessuno mi ha mai scopata in questo modo mmmmmm
aaaaaaaaaa mmmm aaaaaaaaaaa sei un selvaggio!
Il corpo fremente di Angela
agitato dagli orgasmi, nutriva la bramosia di Gino che sublimizzava quell'atto
con il suo fondo schiena superbo, i fianchi larghi e le calze nere che
esaltavano una pelle morbida e bianca come la neve.
Per Gino percepire il suo
cazzo dentro quelle carni bollenti era come toccare il cielo con un dito.
Il piacere aumentò, quando
Angela si sdraiò supina sul tavolino a gambe aperte, mostrando una fica
corpulenta a bagnata.
Lo sguardo di Angela,
allucinato e sconvolto dall’eccitazione, lo fissava implorante il suo cazzo.
Gino s’incuneò nuovamente
tra le sue cosce bianche e spalancate, penetrandola fino alla base dei coglioni. Il clitoride
stavolta interrompeva i bordi della fica allargata.
Gino afferrò il culo di
Angela, e tenendolo sollevato in aria, riprese a muoversi dentro la sua fica
bollente e sconvolta dal godimento.
Ogni tanto si abbassava per
succhiare i capezzoli turgidi e grossi come ciliegie.
Angela e Gino si fissavano
intensamente, mentre si incastravano come animali.
A Gino piaceva vedere il
volto di Angela sconvolta dal godimento. E gli piaceva vederlo cambiare
espressione ogni volta che il suo cazzo penetrava profondamente dentro di lei.
Avanti a indietro, il suo
bacino si spostava tra le cosce spalancate senza alcuna tregua. Il piacere ed
il godimento del corpo era un elemento simbiotico che univa le loro menti
eccitate. Più la scopava e più la desiderava.
Gino e Angela chiavarono in
tutte le posizioni possibili ed immaginabili. Alla fine si erano trovati sulla
brandina, lui seduto e lei sopra il grembo, impalata con il buco del culo sul
cazzone del padre.
Lo sfintere di Angela si era
adattato subito alle dimensioni del pene paterno. Non ci fu alcuna problema ad
essere sodomizzata, in considerazione che la via era già stata ampiamente
percorsa da molti cazzi.
Gino, al culmine del
godimento, dopo una serie convulsa di movimenti, strinse le chiappe della figlia
e gli scaricò un carico copioso di sborra nel culo.
“mmmmmmmmmmmmmmm si
siiiiiiiiiiiiiii
Tutto si era compiuto
secondi le regole del lupo.
Il lupo, da quel giorno, ha
evitato di sfogare il suo vizio con le stagiste, perché poteva contare su Ilaria
e Angela.
Quando Angela scoprì la
tresca della figlia, non reagì, poiché lo aveva ampiamente previsto e forse
anche sperato.
Cesira, ignara e incapace di
immaginare un legame morboso di quella portata, riprese il marito in casa,
perché aveva notato un certo disinteresse verso le ragazze straniere, che
peraltro, venivano scelte da lei, e vi lasci immaginare le loro fattezze.
E tutti vissero felici e
contenti (questa storia è tratta da un email di un lettore che mi ha assicurato
che è vera, io l'ho solo un po’ romanzata).
Così va la vita.
Guzzon59
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