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venerdì 1 novembre 2013

L'occasione fa del fratello un ladro....

 Vanessa scrive a Guzzon59..

… Dopo aver letto tanti racconti incestuosi, alla fine ho deciso di raccontare la mia storia e credo che sia altrettanto interessante. Sono passati otto anni da quell’evento, ma le emozioni che ho vissuto sono ancora vive nella mia mente. Mi rammarico solo che è stato l’unico episodio importante della mia vita, vissuto intensamente, perché non ha avuto seguito.

La storia inizia con un divorzio.
Papà, dopo la separazione, ha sposato mia madre, più giovane di venti cinque anni.
Dal precedente matrimonio ha avuto Alberto, che all’epoca era coetaneo e compagno di liceo della mamma.
Quando papà morì in un incidente stradale, avevo solo cinque anni.
Alberto si occupò di me, come una figlia.
Ma accadde anche un altro miracolo, perché tra lui e la mamma si rafforzò un vecchio legame, che in pochi mesi scaturì in un rapporto sentimentale intimo.
Così, dopo un anno, Alberto sposò la mamma. Dalla loro unione è nata Alessia.
Paradossalmente mi trovai ad avere come padre il fratello e come sorella la nipote. Bel pasticcio.

Dopo dieci anni ero fiorita, diventando una ragazza attraente, con un grosso seno, vita stretta e fianchi larghi.
Per cui quando ebbi quindici anni e portai a casa il mio primo ragazzo, che si chiamava Luca, cominciarono i guai.

Alberto iniziò con i soliti predicozzi. Chi è? Dove abita? Ti rispetta? Si droga?
Era ossessionante. Mi controllava tutto. Cominciò persino a venire a cercarmi a scuola.
Era super protettivo. A quattordici anni, quando presi il patentino di guida, fu un’impresa ardua convincerlo ad acquistare il motorino, per fortuna che ci fu la mamma ad aiutarmi.
Per lui significava un pericolo verso la mia incolumità, mentre per me era la libertà di movimento.
Alcune sere si preoccupava un casino se rientravo in ritardo, anche di pochi minuti.
La domenica, quando uscivo con Luca, m’inviava un fottio di sms per sapere dove ero e cosa stessi facendo. Non sapevo se fossi il padre o il fratello ad essere geloso.

L’estate di otto anni fa, ci fu la svolta.

Quello anno decise di comprare una piscina smontabile, che fece montare in giardino.
Fu molto contento della scelta, perché notò che restavo volentieri a casa a bagnarmi con Alessia. La noia in ogni modo non tardò ad arrivare, perché, quando Luca veniva a trovarmi, la sorellina diventava una vera palla al piede. Credo che papà gli abbia ordinato di spiarmi.
Allora, per evitare la presenza stressante dell’impicciona, zaino in spalle e in sella al motorino, raggiungevo le piscine comunali. Almeno li potevo imboscarmi dietro qualche cespuglio e limonare liberamente con Luca, senza dover preoccuparmi del delatore.

Un pomeriggio la mamma accompagnò Alessia a una festa di compleanno di una sua amica. Papà era a lavoro e quindi prima delle cinque, non sarebbe rientrato. Euforica per tanta libertà, chiamai Luca dicendogli che avevo la casa a mia completa disposizione.

Luca mi raggiunse subito. Indossato i costumi da bagno, ci siamo gettati a panza nell’acqua della piscina.

Dopo aver scherzato con getti d’acqua e lottato, con spinte e affogamenti reciproci, alla fine ci siamo trovati abbracciati. Quel contatto fu galeotto, perché senza la presenza di Alessia è iniziato l’inferno. Luca ha cominciato ad incalzare il mio corpo, portandolo a temperature altissime.
In quella confusione dei corpi m’infilò le mani nelle parti intime, stimolando le labbra della figa ed il seno. Sentivo le dita muoversi e massaggiare le piccole labbra, poi le avvertivo, mentre mi penetravano. D’istinto strinsi le cosce. Il basso ventre fremeva tutto. La mano di Luca intanto non si era mossa, e quando gli lasciai spazio a sufficienza, incalzò nuovamente con forza stringendosi attorno alla vagina. Non capivo più nulla. I sensi erano completamente alterati. Confusa in uno stato di esaltazione il corpo tremava come un fuscello.
Il seno percepiva la ruvidezza del costume che premeva sulla sensibilità dei capezzoli induriti. Ad un certo punto il suo sesso preme contro il mio pube. Era duro.
Luca, eccitato come un cane incalorito, mi afferrò la mano e, immergendola nell’acqua, la fece scorrere sul suo ventre fino a farla entrare nel costume.
Quando toccai il suo cazzo mi venne la pelle d’oca. La cute era morbida e tesa. La massa carnosa era compatta e calda. Era la prima volta che toccavo il sesso di un uomo. Le gambe mi tremavano.
Luca mi fissava intensamente, mentre premeva il membro contro il monte di venere. Mi stringeva forte a se, e la sua bocca si mescolava alla mia. In pochi minuti eravamo intrecciati l’uno all’altro a scambiarci carezze e baci, con grande passione, coinvolti in un delirio dei sensi senza limiti.

Lentamente sentivo il costume scendere verso il basso. Lo aiutai a sfilarmelo. Poi anche lui fece la stessa cosa. Il suo cazzo duro si parò oscenamente davanti al mio sguardo. L’osservai curiosa, mentre pulsava minaccioso verso di me. Era impressionante perché appariva scuro, con la cappella lucida e grossa come il mio pugno. Mi incusse timore, facendomi tremare dalla paura. Luca, cogliendo quel tremore, mi tranquillizzò accarezzando i fianchi e baciandomi con delicatezza, ma poi, eccitato mi chiese di allargare le gambe.
Per facilitare l’azione mi sollevò facendomi adagiare su di lui con le cosce aperte, affinché l’incavo vaginale accostandosi arrivò a diretto contatto con il suo ventre. Poi lentamente mi spinse verso il basso, fino a quando la punta del suo cazzo urtò contro le labbra vaginali. D’istinto mi alzai, perché ho avuto paura. Lui mi calmò, sussurrando parole dolci e poi facendomi adagiare con le spalle contro un angolo della piscina, senza staccarsi da me, si collocò tre le gambe spalancate incastrando il grembo in mezzo alle cosce aperte. Mi sentì placcata contro la parete della piscina. Luca approfittando di quella posizione spinse il suo sesso contro il mio. Quando lo sentì premere stava già divaricando le piccole labbra. Non avevo più vie di scampo perché con una spinta un po’ più forte e il suo inguine si allineò al mio e il cazzo penetrò interamente dentro di me.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa


L’urlo mi uscì spontaneo. Un forte dolore mi stava lacerando il basso ventre. Avvertì come un grosso ingombro che occupava la vagina. Dopo alcuni movimenti convulsi, la sofferenza diminuì e subentrò un piacevole godimento, che si spanse dal ventre fino al seno.

Aaaaaaaaaaaaa si aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa è bellissimo mmmmmmm

Stavolta godevo. Il suo cazzo iniziò a darmi piacere. Lo sentivo scivolare dentro di me e desideravo che andasse ancora più in profondità.

Luca, attaccò a scopare con energia, e restando incuneato saldamente tra le mie cosce, suscitava il mio entusiasmo estremo e la voglia di possederlo con tutta me stessa. Lo tiravo verso di me, legando le gambe attorno ai suoi fianchi. Volevo sentire il fremito del suo corpo a stretto contatto con il mio.
Quando si muoveva dentro di me, non riuscivo a restare inerte. Mi agitavo come una cavalla selvaggia, gemendo, stringendo e baciandolo con grande passione.

In un impeto di delirio scivolammo sotto acqua e per alcuni secondi mi mancò il respiro. Luca si staccò subito, mi prese in braccio e uscimmo dalla piscina. Mi adagiò dolcemente sul materassino. Lo accostammo verso la parete della piscina, affinché potessimo continuare tranquilli, evitando sguardi indiscreti.
 
Luca si stese sopra di me e, manovrando il cazzo tra le cosce aperte, entrò nuovamente dentro la vagina.

Mmmmm si mmmm piace! Mmm

Il membro lo sentivo duro e piacevole nel movimento, e mi dava un diletto immenso.

Luca, percependo il mio entusiasmo, attaccò a chiavarmi con grande foga. Mi aveva sollevato le gambe in aria, sostenendole con gli avambraccia e quando si muoveva le agitavo, disponendo il mio corpo ad assorbire i suoi micidiali fendenti.

Mmmmmm aaaaaaaaaaaaa si si si mmmmmmmmm

Ad un certo punto sento un grido disumano.

“Che cazzo stai combinando?

Era Alberto. Ci aveva sorpresi sul più bello. Luca si bloccò all’istante. Ma non fece in tempo a staccarsi da me che lo vidi volare in aria come uno straccio.
D’istinto afferrai l’asciugamano e mi coprì il volto. Ero imbarazzata e non avevo il coraggio di guardare in faccia mio padre o se preferite mio fratello.

Da sotto l’asciugamano mi arrivavano le voci concitate di Alberto e la voce disperata di Luca che cercava di giustificarsi come meglio poteva. Le urla si allontanarono da me.
C’era un silenzio tombale ed ero rimasta in catalessi ferma sul materassino. Completamente bloccata, perché avevo una paura fottuta, e non riuscivo ad alzarmi. Mi tremavano le gambe e la schiena. Anzi, dalla paura credo di aver anche pisciato sul materassino.

Alberto ritornò.

“Ma che cazzo stavi facendo? Qui in casa! Ma ti rendi conto? Rispondimi! Cazzo! Quel cazzone ti stava scopando! Ma che cazzo hai in testa!

Non riuscivo a rispondere. Ero completamente impedita a terra. Mi trovavo in
una situazione imbarazzante perché l’asciugamano mi copriva solo il volto, lasciando scoperta la parte inferiore, dalla vita in giù.

Alberto era incazzato nero.

“Mi hai deluso! Ti sei comportata peggio di una puttana! Guardati! Dio! mi sento una rabbia addosso! Sei ancora una ragazzina! Perché l’hai fatto?

Restavo in silenzio. Non riuscivo a reagire. La sua collera m’intimoriva ed ero incapace di guardarlo in faccia.

“Quando ti parlo guardami in faccia!

Alberto s’inginocchiò in mezzo alle mie cosce aperte cercando di strapparmi l’asciugamano. Ma fu un tentativo inutile perché lo tenevo serrato sul volto.

“Ti vergogni vero? Non sai cosa dire! Guardati sei qui! Con le cosce aperte e pronte a prenderlo di nuovo da quell’imbecille! Ti … ti piace il cazzo? E’?

La voce di Alberto si era trasformata era quasi balbuziente. Sembrava che qualcosa lo stesse turbando.

“Allora… ti piace il cazzo? Bene! Sai… che ti… dico! Adesso ti… do una lezione! Che ti ricorderai per tutta la vita!

Dopo un breve silenzio, rotto ogni tanto da una respirazione forte, avvertì
qualcosa che stava spingendo tra le labbra della figa. Non era possibile, mi sembrava incredibile, ma non avevo alcun dubbio sulla natura di quel coso. Era il suo cazzo. Da come spingeva doveva essere duro e grosso.

“To! Adesso ti faccio assaggiare un cazzo vero! Credo che dovresti apprezzarlo! To mmmmmmm
“aaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmm mmmmmmmmmmm
“Ti piace? Sei una zoccola! To to prendi puttana!
“mmmmmmm si mmmmmmmmmmmm

Dio mio, mi sentivo sconvolta. Il gesto di Alberto mi stava travolgendo come un tornado. Il cazzo era penetrato tutto dentro di me.
Quel modo di chiavare era diverso. Era sublime. Si muoveva con rabbia, era la sua collera che si stava scatenando dentro di me, entrava in profondità. Lo percepivo voluminoso e lungo, e avvertivo la punta, quando spingeva violentemente e urtava contro le cervici dell’utero. Mi sembrava di impazzire. Era meraviglioso.

“mmmmmmm si mmmmmmm si mmmmmm
“Ti piace il mio cazzo? To to puttana!
“mmmmm si mmmmmm si

Non riuscivo a parlare, ma non a trattenere i gemiti, ad ansimare con grande foga perche il suo impeto mi stava sconquassando la figa. Era un piacere immenso. Non sarei capace di descriverlo. Negli anni a venire non mi capitò mai più di raggiungere quel grado di godimento.

Mentre mi scopava tenevo l’asciugamano sul viso. Non avevo ancora il coraggio di guardarlo in faccia e temevo di rompere quel momento magico. Il suo gesto straordinario mi stava dando un’emozione inimmaginabile prima di allora. Volevo che continuasse, volevo che non smettesse più. Stavo sotto di lui ad incassare quei fendenti piacevoli. Era meraviglioso sentirlo tra le cosce aperte. Il suo corpo massiccio mi schiacciava contro il materassino. Avvertivo la morbidezza del suo ventre calcato sul mio. Il peso imponente mi sovrastava ma non era nulla rispetto al grande godimento che avvertivo al basso ventre, era impossibile subire in silenzio l’azione devastante del suo magnifico cazzo.

Mmmmmmmmmmmmmm aiiiiiiii mmmmmmmmmmm siiiiiiiii aaaaaaaaaaaaa

Ero completamente in suo potere. Mi aveva sollevato le gambe in aria,
soppesandole sulle braccia piantate saldamente sul terreno. La schiena affondata nel materassino toccava il terreno per quanta energia infondeva alle spinte del bacino. L’azione del suo cazzo era devastante. Ficcava dentro la figa fermandosi solo, quando i coglioni urtando si schiacciavano contro i bordi della vagina. Su e giù, era un moto costante che mi stava mandando in estasi. Ero totalmente in preda al delirio. Il corpo fremeva come un tamburo percosso da una grande forza. Alberto mi possedeva con forza e rabbia. Il suo corpo teso era una macchina micidiale che mi provocava un terremoto di emozioni.

Aaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmm aaaaaaaaaaaaaaa si si si mmmmmm

Ad un certo punto sento il suo respiro in affanno, si irrigidisce e comincia a muoversi più veloce. I muscoli delle braccia sono duri come l’acciaio. Il suo cazzo penetrava in profondità. Lo avvertivo solido come la roccia. Gli affondi erano continui e perforanti. All’improvviso s’impegnò in una sequenza di colpi devastanti che mi mandarono in estasi, fu impossibile resistere a quella furia.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si si si si si si si mmmmmmmmmm aaaaaaaaaa

Uno due e via, poi nel momento catartico lo estrasse e sparge il seme sul mio ventre. Il tepore di quel nettare era stupefacente.

Alberto, appena recuperò il fiato, si staccò subito da me, scappando in casa e lasciandomi sul materassino, con il corpo ancora in agitazione ed in preda alle forti sensazioni che mi aveva dato. Ci misi molto tempo a riprendermi.

Quella sera mi trattò come se non fosse successo nulla. Incredibilmente era tornato alla normalità. Cercavo il suo sguardo per scorgere una qualche lampo di emozione. Nulla! Anzi, ebbi l’impressione che avesse rimosso dalla sua coscienza, completamente quanto era accaduto in giardino.

Alberto, è stato un vulcano d’emozioni che avrei voluto provare di nuovo. Così, per dimostrargli che ero disponibile a rifarlo ancora e solo con lui, ho lasciato Luca, cercando in ogni modo di fargli capire che mi sarebbe piaciuto rivivere quell’esperienza fantastica. Fu tutto inutile.

Alberto, si dimostrò insensibile alle mie attenzioni, sebbene continuasse a darmi il suo affetto paterno, mi ha negato l’amore fisico.

Oggi studio e lavoro a Roma, ho le mie frequentazioni, tuttavia non mi danno nulla a livello emotivo.

Un anno fa ho scoperto i racconti erotici che leggo affascinata, perché mi fanno rivivere le emozioni di quella straordinaria esperienza incestuosa.
Spero con tutto il cuore che Alberto, un giorno trovi questo racconto. Così potrà capire che quanto è accaduto è stato un atto straordinario e voluto da me, per cui non deve farsene una colpa.

(Si rivolge al fratello): Alberto! Sarebbe bello se potessimo, anche per una volta sola, viverlo nuovamente con la stessa intensità di quel meraviglioso pomeriggio estivo di otto anni fa, stavolta guardandoci in faccia.
La speranza, in ogni caso, è l’ultima a morire.

Cosi va la vita.

Guzzon59


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