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venerdì 1 luglio 2022

Affinità

Marisa, la mia nuova compagna, l’ho conosciuta in un sito di incontri. Ho apprezzato subito la sua schiettezza, non nascondeva nulla del suo passato libertino, ed anche della sua natura lesbica. Diceva che la forza di un rapporto stava nel fatto di non avere scheletri nell’armadio. L’ho amata fin dall’inizio. Appena ci siamo conosciuti, nei dialoghi in chat, emergevano affinità, si coglieva un alone di magia, una forza che ci attraeva e poteva renderci felici. Per me, voleva significare che finalmente potevo condividere la mia doppia personalità con una donna spregiudicata che, come me, era amante della perversione in tutte le sue tonalità. Insomma, diventammo una coppia di fatto e, visto le assonanze, anche di scambisti e soci di molti club nazionali.


Da subito mi ha confessato che le piaceva cimentarsi anche in rapporti lesbichi. Perché amava il corpo della donna come quello dell’uomo. Così, nei siti di incontri, oltre a coppie, contattavamo donne singole disposta a dividere il talamo matrimonio in un sublime triangolo.


Si sa che nella vita ognuno di noi indossa una maschera. La maschera che porti nei rapporti quotidiani è diversa da quella che metti in ambienti senza regole morali, quando scatenare le perverse inclinazioni è una espressione del tutto naturale.


Per questo, Marisa fu accolta con simpatia da tutti i miei parenti. Sopratutto da mia figlia Caterina, che fin da subito l’adottò come seconda madre. Tra loro nacque immediatamente una intesa perfetta. Meno male! Perché! Quando conobbi Marisa quello che temevo di più era soprattutto il giudizio di mia figlia. Per fortuna quell’incubo si è sciolto come neve al sole.


La mia vita stava procedendo a gonfie vele. Il lavoro, la mia compagna perfetta, mia figlia che finita la scuole superiore si era iscritti al corso universitario di magistrale, perché fin da piccola sognava di diventare una maestra elementare. Credo che la scelta possa darle molte soddisfazioni, poiché è portata verso l’insegnamento.


Con Marisa, ogni tanto, organizzavamo dei viaggi per incontrare altre coppie o donne, che avevamo contatto nel nostro sito.


La mia vita sembrava totalmente appagante, credevo di aver avuto il massimo dalla vita. Ma non avevo fatto i conti con la seconda maschera di Marisa.


Si dice che il diavolo fa le pentole ma mai i coperchi.


Molto spesso capitava che, per motivi di lavoro, dovevo partecipare a dei seminari di aggiornamento. Noiose kermesse, che di fatto erano una inutile ostentazione di potere dei capi dell’azienda per cui lavoravo. Per fortuna durava pochi giorni e quasi sempre nel fine settimana.


Marisa, quando dovevo assentarmi, quasi sempre si incupiva perché le dispiaceva vedermi partire senza di lei, per questo, ogni volta per farmi perdonare, non tornava mai a mani vuote.


Inoltre, non le piaceva restare da sola, quindi chiedeva a Caterina di farle compagnia. In considerazione dell’ottimo rapporto che si era creato tra loro, lei accettava con entusiasmo. Anche contro il volere della mia ex moglie, l’unica che disapprovava quel rapporto speciale, chiaramente per mera gelosia.



Come dicevo nulla accade per caso.


Durante l’ultimo convegno dell’azienda, in piena riunione, un amministratore delegato, il relatore principale, fu stroncato da un infarto. Apriti cielo. Panico generale, e, ritornata la calma, il convegno, per motivi di cordoglio, fu annullato.


Avevo già comprato il regalo per Marisa.


Quel giorno decisi di aggiungere più pepe al pensiero, così mi venne la brillante idea di farle una sorpresa.


Col senno di poi, miei cari amici, evitate di sorprendere la vostra compagna, potreste essere voi ad essere sorpresi.


Pianificai il rientro nei minimi dettagli. Era un sabato sera, sicuramente Marisa e Caterina, sarebbero uscite, a farsi una pizza, essendo entrambe assidue frequentatrici delle pizzerie.


Sarei entrato e mi sarei fatto trovare seduto in salotto. Sperando di non provocarle un infarto.


Arrivai a casa, parcheggiato l’auto in garage, entrai. Miei cari amici, io volevo sorprenderla ma è stata lei a sorprendere me. Del resto, dovevo immaginarlo considerato la sua natura. Comunque, ecco come sono andati i fatti.


Varcata la soglia di casa, entro in salotto e cosa scopro?


Marisa, nuda, con autoreggenti, seduta su una poltrona a cosce aperte, intenta a sgrillettarsi la fica. Caterina, nuda, inginocchiata al suo fianco, impegnata a succhiare e leccare i capezzoli del suo seno, come una lattante.


Guarda chi c’è? Che bella sorpresa!



Marisa mi aveva visto. Caterina alzò lo sguardo, mi sorrise e con voce serena.


Ciao papy!


La mia apparizione non l’aveva imbarazzata, anzi, senza alcun patema d’animo, riprese con naturalezza, come se nulla fosse, a succhiare le tette di Marisa, mostrandosi indifferente della mia presenza. Marisa, senza scomporsi di un millimetro, con tono pacato.


Non fare quella faccia! Dai! Dai avvicinati!


Mi accostai a loro. Occupando l’altro fianco di Marisa. Osservavo mia figlia, basito, mentre ciucciava le tette di Marisa come una poppante.


Cambiando il punti di vista, notai un altro particolare che prima non avevo colto. Anche Caterina, alla pari di Marisa, si stava sgrillettando la fica. La vista della sua fica mi diede un brivido alla schiena.


Sai? Arrivi giusto in tempo! Abbiamo appena iniziato!


Non sapevo come reagire, se incazzarmi, se mandare a fan culo Marisa ed andare via. Ma una forza mi aveva bloccato lì. Guardava le loro mani, frenetiche, mentre si muovevano sulle parti molli della fica.


Ti piace quello che vedi? Ti piace la fica di tua figlia? Non dici nulla?


Mi aveva colto di sorpresa, non ero imbarazzato, anzi, la scena mi affascinava. Solo che davanti a mia figlia avevo difficoltà ad esprimere quello che stavo provando.


La perversione di Marisa aveva toccato dei limiti che mai mi sarei aspettato. Vista la mia inerzia, guardate che cosa si è inventata.


Marisa, guardò la patta dei miei pantaloni.


Credo che qualcuno la pensa diversamente da te! Vediamo che dice?


Avevo capito le sue intenzioni. Mi prestai al suo gioco lasciandola fare. Mi aprì la zip dei pantaloni, e, dopo aver armeggiato dentro tirò fuori il mio cazzo duro. Lo so, che avrei dovuto reagire diversamente, con repulsione, alla vista di mia figlia, nuda, ma, in quelle condizioni la bramosia ebbe la meglio sulla ragione. Perché la scena, nel complesso emanava un enorme carica erotica, che toccava i tasti più sensibili delle mie attitudini trasgressive.


Ah! Hahah lo sapevo! Guarda, Caterina, Guarda! che bel cazzo duro ha tuo padre! Mmmmm è duro, la pelle morbida e scivola divinamente!


Marisa attaccò ad agitarlo, muovendo il polso avanti ed indietro.


Nello stesso istante, Caterina fissava il mio cazzo, compiaciuta delle parole di Marisa. Il suo sorriso mi dava l’impressione che stesse condividendo le stesse sensazioni della matrigna.


Guarda, la cappella, mmmmm rotonda e lucida, bella! Dimmi? ti piace il cazzo di tuo padre?


Marisa stava palesando una oscena sfacciataggine incredibile, e, con naturalezza stava mischiando il sacro al profano.


Caterina, prima di rispondere, mi fissò intensamente, tuttavia i suoi occhi tradivano una forte eccitazione in corso. Che manifestava con una energico strusciamento della fica, mentre guardava il mio cazzo. Poi, candidamente… senza esitare!


Si! È un bel cazzo! Mi piace il cazzo di papà!


Marisa, rivolto a me.


Visto? Anche a tua figlia piace il tuo cazzo! Caterina, Dai, prendilo in mano! Accarezzalo! Fai contento il papino! Che non vede l’ora di sentire le tue mani sul suo cazzo! Dai!


Caterina senza alcuna incertezza, afferrò il mio cazzo ed iniziò a segarlo, con la stessa intensità che metteva nel sgrillettarsi la fica. La sua audacia mi sorprese e mi lasciava intendere che il suo candore era solo di facciata, una maschera come la mia, dietro la quale celava una personalità trasgressiva e perversa. Mi chiesi chissà da quanto tempo se la intendeva con Marisa, sicuramente da molto tempo, vista l’affinità empatica che c’era tra loro.


Marisa ammirava ammaliata il gesto di Caterina. La situazione incestuosa, creata ad arte da lei, agiva in lei da vero tsunami. Si stringeva le tette, si trastullava la fica, con forza. Si agitava come le baccanti di Dioniso.


Cazzo! Che spettacolo! Una figlia che masturba il padre! Voglio di più! Caterina, ti prego, succhia il cazzo di tuo padre, prendilo in bocca e delizialo con un pompino! Hoooooooooo si hooooooooo


Era impazzita. Sembrava fosse preda della follia di un demone.


In pratica Marisa era la regista di quel cinema. Dirigeva i gesti di Caterina secondo le sue perverse sinapsi mentali. Ed io, mi prestavo a subire le morbose attenzioni di mia figlia, come una comparsa, senza oppormi


Caterina, restando in ginocchio, si accostò al mio inguine, e, con naturalezza, comincia a leccare la cappella, il prepuzio, i contorni ed, infine, lo prende tutto in bocca. La sensazione che ebbi quando iniziò a succhiarlo era qualcosa di straordinariamente indescrivibile, vertiginoso, sublime.


Hooooooooo mio dio! Hoooooooooooo si mia dolce Caterina, assapora la consistenza del cazzo di tuo padre! Fai vedere quanto sei brava a ciucciare i cazzi! Hoooooooooooo si


Marisa, sembrava che fosse stata morsa dalla tarantola. Le sue parole, non mi lasciavano indifferenti. Mi coinvolgevano emotivamente nella sua follia. Infatti, mi ero predisposto a subire il sublime pompino di mia figlia. E, per la prima volta, riuscì ad esprime quello che stavo provando in quel momento.


mmmm si! Tesoro, mmmm sei brava… cazzo se sei brava! E tu (rivolto a Marisa) sei un diavolo tentatore, forse per questo ti adoro!

Amore! Sapevo che avevi un debole per tua figlia adorata! Guarda la tua bambina! È cresciuta, non ha bisogno del ciucciotto! Le piace ciucciare cazzi! Come il tuo! Questa era la tua fantasia! Io, l’ho reso reale, ora potrai attuare i tuoi fantasmi! Dai! chiavale la bocca! Come piace a te! Lei, non aspettava altro! Hoooooooooooo si chiavala! Così! Spingi il tuo cazzo nella sua gola! Soffocala! Ficcalo dentro fino in fondo! Hooooo siete meravigliosi mmmmmm


Avevo preso tra le mani il capo di Caterina e, con movimenti convulsi, spingevo il mio cazzo nella sua bocca, fino a prevarica il fondo della gola.


Ad un tratto dovetti fermarmi per evitare che, per carenza di ossigeno, Caterina potesse soffocare.


Marisa, la canaglia, mi aveva pesato in modo dettagliato, aveva intuito subito la mia vera natura trasgressiva, senza limiti, e, forse anche quella di Caterina. Quindi, come un maga alchimista, aveva combinato gli elementi a sua disposizione, per trasformare un rapporto normale in una relazione infernale.


Mentre Caterina restava genuflessa al mio cospetto, impegnata a succhiarmi il cazzo, Marisa si sposta sul divano, come una spettatrice, che trae piacere a guardare il suo personale spettacolo, predisponendosi con le gambe aperte verso di noi. Ma, conoscendola, non si sarebbe limitata guardarci. Infatti si era procurato un fallo di gomma, e lo spingeva nella sua fica, fino in fondo.


Ad un tratto ci interrompe.


Caterina, vieni, accontenta anche la mammina, voglio sentire la tua bocca sulla mia fica! Vieni, leccamela!


Caterina stacca la bocca dal mio cazzo, fissa Marisa, sorride, e, gattonando come una micia, oscillando il fondo schiena, la raggiunge.


Il giovane corpo di mia figlia, si mostra in tutta la sua conturbante bellezza. Il suo bellissimo fondo schiena si manifesta davanti al mio sguardo, concupendo la mia mente, già alterata ed eccitata, con una provocazione letale.


Si posiziona tra cosce aperte di Marisa, accarezza i suoi seni, e poi si concentra sulla fica. Le sue dita si intrufolano nella parti intime, separando le piccole labbra.


Mette in evidenza il pertugio della vagina di Marisa, che mostra un colore rosso. La sua testa si incastra nell’angolo della cosce, intanto che la sua bocca si fonda con la fica. Le sue leccate sono intense, profonde. Da come agisce lascia intendere che, alla pari di Marisa, anche lei ama il corpo delle donne, come lei è bisessuale. Una caratteristica comportamentale che le accomuna e, certamente, Marisa aveva colto e sfruttato a suo vantaggio.


Nei momenti di scarsa lucidità, mi chiedevo se considerarlo plagio o altro. Ma la serenità d’animo palesata da Caterina e l’entusiasmo espresso nel praticarmi un pompino, dimostravano che la sua coscienza non aveva nessun dilemma, o senso di colpa. Agiva con naturalezza e come una donna adulta e consapevole.


Davanti a me si stava svolgendo un teatrino erotico molto affascinante. Marisa era stesa su un angolo del divano, mentre Caterina allungata sull’altro lato, davanti a lei, le stava letteralmente mangiando la fica.


Non potevo starmene inerte davanti a tanta provocazione. Mi spogliai in poche mosse, ed imitando mia figlia, gattonai fino ad avvinarmi a lei. La indussi ad aprire le cosce, con l’intenzione di restituirle il piacere che lei mi aveva dato poco prima.



Mi trovo, davanti alla fica di mia figlia, in una situazione incredibile, appena poche ore prima era assolutamente impensabile potesse accadere.


Fremo a causa della sensazioni che mi trasmette, eccitato la tocco, accarezzo le grossa labbra e con un dito, che uso come un aratro, traccio la linea della fessura, divaricando le piccole labbra. Vengo affascinato dal suo clitoride, molto sporgente che suscita il desiderio di succhiarlo. Lo faccio.


Hooooooooooooo si papà hooooooooooooo si hooooooooooooooo


Il gesto suscita un forte singulto. La reazione di Caterina mi invoglia ad andare oltre; separo le labbra della sua fica imberbe. Metto in mostra la parte interna della fica, che mi sprona a ficcarci dentro la lingua. Lo faccio, penetro il pertugio della fica di mia figlia, fino a quando posso. L’aggredisco con una estenuante cunnilingus. L’effetto non si fa attendere.


Hoooo papà hooooooooooooo si hooooooooooooooo mmmmmm fatto da te.. è meraviglioso!


Dopo alcuni minuti, interviene Marisa.



Ora chiava tua figlia! Ficca il tuo cazzo duro nella sua fica! Voglio vedere il creatore che fotte la sua creatura.. ora… ti prego scopa tua figlia! Fammi assistere alla grande dissacrazione! Il cazzo paterno che penetra la fica della figlia hooooooooooooo hooooooooooooooooo si hooooooooooooooooo


In verità non avevo bisogno di inviti. La voglia di chiavare mia figlia aveva pervaso la mia mente. Con naturalezza mi allungai sul divano alla spalle di Caterina.


Il sistema nervoso era letteralmente in fibrillazione. Fremevo all’idea di infilare il mio cazzo nella fica di Caterina, che si era predisposta a riceverlo. Quindi, impugnando il cazzo schiacciai la cappella contro pertugio della sua fica. Pressando in avanti, la strofinai lungo tutto lo spacco, fino a quando non percepì il foro vaginale aprirsi e fagocitarlo interamente come un animale affamato.


Nello stesso istante, diedi un colpo di reni ed indussi il resto del cazzo a sparire totalmente nel condotto vaginale di Caterina.


Il dolce tepore della sua fica, mi diede una forza incredibile, per questo, iniziai a chiavarla con grande ardore, nella tipica posizione del cucchiaio. Io da tergo, lei davanti a me con le cosce aperte, per facilitare la penetrazione del mio cazzo.


hoooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaaa si lo sento tutto! hooooooooooooo papà è meraviglioso… hoooooooo si scopami hooooooooo scopami hooooooo è pazzesco avere il tuo cazzo dentro di me! Hooooooooooooooo si hoooooooooooooo si hooooooooooooo haaaaaaaaaaaa godo hoooooooooo


La sensazione che provai quando varcai con il mio cazzo la soglia della fica di mia figlia, è stato come un terremoto, qualcosa di sconvolgente, indescrivibile. Un emozione unica e straordinaria. La fica che il mio cazzo stava sollazzando non era quella di una donna qualunque, era di mia figlia, la mia creatura. In quel momento mi scopri che infrangere il massimo tabù, incesto tra padre e figlia, dava una piacere vertiginoso, mentale e fisico. Preso dalla frenesia di sperimentare il sesso proibito, cominciai a spingere con grande forza, tale che gli affondi erano potenti e, soprattutto, penetranti.


Hooooooooooooooo si hooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa godo hoooooooooo è bellissimo … il tuo cazzo è bellissimo hoooooooooo


Intervenne Marisa.


mmmmm non credevo di poter assistere alla dissacrazione reale del rapporto tra padre e figlia, era il mio sogno di adolescente, ma quel cazzone di mio padre, nonostante gli mettessi sotto gli occhi una fica vogliosa del suo cazzo, mi respingeva da bigotto, insultandomi con i peggiori epiteti. Che delusione! Ora si! Ora si che questa situazione mi fa assolutamente impazzire hooooooooooooooooooo si hoooooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaa La verità è, che in natura, tutte le ragazzine hanno un sogno proibito, scopare con il padre! Sognano il cazzo paterno! E poche hanno la fortuna o il coraggio di realizzare quel bellissimo sogno! Hoooooooo Caterina! Sei fortunata!


Marisa si stava masturbando con grande energia. Ci fissava mentre il grosso fallo di gomma era quasi sparito dentro la sua fica. Durante gli incontri con altre donne, alcune volte partecipava direttamente, ma, spesso, le piaceva guardare e stimolarsi nello stesso tempo, gridando frasi senza senso “fottiti questa puttana! Sfondale il culo! Violentala! Soffocala ficcandole il cazzo in bocca!


E quel giorno non era da meno. I suoi deliri, tuttavia, si rivelavano uno stimolante molto potente,


Dai! Spingi il tuo cazzo nella candida fica di tua figlia! Forza violenta questa puttanella! Che non vedeva l’ora di prendere il cazzo di suo padre! Hoooooooooooo si hooooooooooo La piccola troia, agognava di prendere il tuo cazzo fin dal primo momento che la sua fica si coparsa di peli! Mmmm adesso fottila! Come lei desidera hooooooooooooooooooo hoooooooooooooooooo si hoooooooooooo



Caterina:

Haaaaaaaaaaaaaaaa Si hhhhhhh si è vero! godo ! Papà si hoooooooo è vero… ho avuto molti sonni inquieti! Bramando il tuo cazzo! Mi sono masturbata pensando al tuo cazzo! Hoooooo si hooooooooo si mmmmmmmm haaaaaaaaaaaa


Marisa, interviene con il suo delirio, e grida:


Hoooo Ora chiavale anche il culo! Dai sfondale il culo hooooooooooooooooooooo sodomizza questa degenerata!


Era già nelle mie intenzioni, considerato che amavo il sesso anale.


Dopo qualche minuto realizzai le richieste di Marisa. Spalmai le dita di saliva e con due iniziai a lavorare il buco del culo di Caterina. Trovai l’impresa non difficoltosa, considerato che il pertugio anale era stato ampiamente sfondato di brutto.


Cara! Ora ti accontento! Sto per sfondare il culo di questa sfrontata puttanella! Hooooooo to to

Si… paparino! hoooooooooooooo


Il cazzo, ben lubrificato di salica, con una possente spinta, si aprì la strada dello sfintere di mia figlia, facilmente, adeguandolo alla sua consistenza.


Hooooooooooo si hoooooooooooo si papà hooooooo mi piace prenderlo nel culo! Marisa mi sodomizza con grossi gingilli, hoooo quanto mi piace….. quando me li ficca nel culo hoooo


Marisa.


si la tua puttanella è affamata di sensazione…. I miei giocattolini li vuole tutti nel culo! Ed io hooooooooo si hoooooooooo mi diletto a sfondarlo! Hoooooo



Le perverse parole di Marisa e Caterina, mi davano la forza di dare il massimo. Il mio cazzo, saldamente ficcato nel buco del culo di Caterina, lo stava letteralmente sconquassando, in modo devastante.


Dopo qualche minuto di estenuanti affondi, ormai all’apice di quella chiavata straordinaria, i coglioni cominciarono a fremere, vogliosi di svuotarsi nello sfintere di mia figlia. Gli ultimi conati mi spronarono a muovermi con maggiore enfasi. Gli effetti si videro subito.


Haaaaaaaaaaaaaaaa Haaaaaaaaaaaaaaa godo hooooooooooo si hooooooooooooooo papàààààààààààà godo hoooooooooooooo


Quando diedi l’ultimo affondo, mi bloccai contro le sue natiche, e, tenendo il cazzo interamente ficcato nel buco del culo di mia figlia, mi lasciai andare ad una sborrata liberatoria.



Il mio bacino si muoveva spinto solo da stimolali inerziali. Poi mi placai, abbandonandomi sul divano, come un sacco di patate, felice e soddisfatto.


La serata non era conclusa. Dopo cena, tutti e tre, nel lettone matrimoniale, a mettere in atto tutte le pratiche sessuali che con Marisa avevamo già sperimentato durante i tanti incontri con sconosciute.


Dimenticavo. Diventammo un trio diabolico di scambisti. Caterina diventò la compagna di un nipote di Marisa, che lei aveva svezzato all’età di quattordici anni, così il trio divenne un quartetto perfettamente accordato!


Così va a vita.


Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

mercoledì 13 ottobre 2021

La Zia Caterina

Zia Caterina è la sorella di papà. Ha quaranta anni, felicemente sposata con Carlo, di
cinquanta anni. Non hanno figli, perché, pare, che uno dei due, non so chi, sia sterile.


La storia che vi sto per raccontare incomincia esattamente due anni fa. La zia Caterina, è impiegata come cassiera nei grandi magazzini, e precisamente nel supermercato.


Capitò che, attraverso la grande vetrata, che la divideva dal parcheggio, da alcuni giorni, notava, che, alla stessa ora, una giovane ragazza, molto avvenente, chiedeva dei soldi ai passanti.


Un giorno, assistette ad una scena cruente. Un rude energumeno, si avvicina alla giovane ragazza e, dopo averci scambiato alcune parole, con fare aggressivo, l'afferra da un braccio e la trascina verso la sua autovettura.

La zia, capisce subito che la ragazza è in pericolo. Lascia la sua postazione, si arma di un
grosso bastone, e corre verso quel grosso energumeno, che, nel frattempo, aveva raggiunto la sua auto e stava già per spingere la ragazza dentro nell'abitacolo.

La vista del grosso energumeno si annebbia. Si svegliò alcuni minuti dopo, schiaffeggiato da poliziotti.

 

 “Hei! Svegliati!

Do... dove sono?

Ora alzati e seguici in questura! Sei in arresto per tentativo di sequestro di persona!

Cosa? io... io....


A pochi passi, c'era Zia Caterina, intenta a confortare la giovane ragazza, ancora in preda allo shock.


Stai calma! Quel bastardo non ti farà più del male! Lo conosci?

No! Però l'ho visto alcune volte, forse anche lui, come me, è della comunità Rumena!

Sei Rumena!

Si! Mi chiamo Maria! Sono arrivata in Italia da circa un anno!

Sei sola?

No! Sono con una amica! Anzi ero con una amica, lei mi ha lasciato per andare a fare, si, insomma, la prostituta! Ha conosciuto un uomo, che l'ha costretta a battere! Credo che ora si trovi a Milano! Ci aiutavamo a vicenda, facendo qualche lavoro di pulizia, ma, da alcuni mesi non trovo più lavoro e così, per sopravvivere, vengo qui a chiedere l'elemosina!

Scommetto che quello voleva farti battere!

Forse si! È da alcuni giorni che lo vedo, forse mi seguiva!

Be! Adesso non ti devi preoccupare! Quanti anni hai!

Diciannove!

Caspita! sei una ragazzina! E ora cosa farai!

Se non trovo lavoro, sarò costretta a chiedere l'elemosina!

E' pericoloso! Sai! Ti dico una cosa! Sei molto carina! E, credo, che in giro, ci siano altri, come quella bestia, con intenzioni poco serie!


A questo punto, lo sguardo smarrito e perso di Maria, commosse la Zia Caterina, che ancora brandeggiava il grosso bastone, con il quale aveva colpito la testa di quell'energumeno. Lo guarda!


Questo non ci serve più! Non sarà questo a fermare quella gentaglia! Tu hai bisogno di un aiuto! E credo, che, se tu vorrai, potrei dartelo io, fino a quando, non trovi un lavoro e una sistemazione più sicura! Ti ospiterò a casa mia! Mi aiuterai nelle faccende di casa! Ho una stanza in più e, sono sicura, che ti troverai bene! Vivo con mio marito, non abbiamo figli! Magari, potresti anche pensare di frequentare qualche corso professionale, hai studiato?

Si! Sono diplomata! In elettronica!

Bene! Forse, potresti trovare qualche lavoro, come commessa! Nei reparti di elettronica! Sei d'accordo? Vuoi venire a casa mia?

Non vorrei crearle disturbo!

scherzi! Lo faccio volentieri! Se posso toglierti da questa situazione, sarà per me una grande soddisfazione!


Sicuramente, la zia Caterina si era fatta prendere dalla compassione. Vedeva in Maria un surrogato di figlia. L'istinto materno, infatti, prevalse sulla ragione.


Tuttavia, la realtà non era come l'aveva raccontata Maria. Il fatto era, che lei, in Italia c'era da circa due anni, ed aveva iniziato subito a prostituirsi nelle grandi città. L'energumeno era il suo protettore, al quale era sfuggita da circa sei mesi. Fece perdere le sue tracce, quando supplicò un vecchio cliente di accompagnarla alla stazione. Non le dispiaceva prostituirsi, ma le rodeva il culo che il profitto andasse tutto nelle tasche di quello stronzo. Provò anche a lavorare come badante, per pochi mesi, poi dovette fuggire, quando la vecchia la sorprese a frugare nei cassetti. Pensò che il vecchio mestiere, tuttavia, le garantiva una vita più agiata.


Infatti, l'attività che stava svolgendo davanti ai grandi magazzini, non era quello di chiedere l'elemosina, ma, di incontrare gli uomini danarosi, che l'avevano contattata, dopo che aveva messo diversi annunci su siti di incontri. Gli affari stavano andando bene, quando l'energumeno, l'ha ritrovata, grazie alle informazioni avute dalla comunità Rumena, e da alcune prostitute che l'avevano individuata!


Maria, vide nella proposta della zia Caterina, la possibilità di tenersi, per un po di tempo, fuori dall'ambiente ed in un posto sicuro.


Allora?

Si! Accetto! Ho proprio bisogno di vivere in un ambiente familiare! Grazie! Non so come ripagarvi!

Non ti devi preoccupare! Io, mi chiamo Caterina!

Grazie Caterina!


La zia Caterina e suo marito Carlo, che rimase incantato dal candore della ragazza e non solo,
l'accolsero come una figlia. Caterina, si adeguò subito all'ambiente, ricambiando l'ospitalità come poteva, ed aiutando la zia Caterina nelle faccende di casa.


La zia Caterina prese a cuore il destino della giovane Rumena, in modo tale, che le suggerì di riprendere gli studi. Ci avrebbe pensato lei alle spese.


Ma, come dicevo, Maria non era quello che voleva far credere. Celava una personalità trasgressiva. Infatti, tra lei e lo zio Carlo, si creò subito un rapporto simbiotico. 

 

La ragazza, si era talmente integrata nel nucleo familiare, che, condivideva con loro qualsiasi esperienza. Vacanze e riunioni di famiglia.


Ma, arrivò il giorno del giudizio. Si sa, che il diavolo fa le pentole, ma, mai i coperchi.


La zia Caterina era una impiegata modello. Il direttore del supermercato l'aveva eletta come esempio per le commesse giovani. Godeva di una ampia fiducia. Per questo, quando una mattina ebbe un malore, fu il direttore in persona a portarla in ospedale e poi a casa.


Dopo la visita medica di routine, mentre veniva accompagnata a casa, cercò di contattare lo zio Carlo. Il suo cellulare suonava, ma lui non rispondeva. Voleva informarlo di quanto era successo. Chiamò anche Maria, ma, come lo zio Carlo, non rispondeva al cellulare. La Zia sapeva che lo zio Carlo, impegnato sul lavoro, forse non poteva rispondere. Ma, si preoccupò di Maria, perché lei era sola in casa, ed il fatto che non rispondesse, poteva significare qualcosa di brutto.

Salutò il direttore, e, con passo veloce, raggiunse la casa, una piccola villetta indipendente, circondata da un florido giardino.


Si stupì quando vide l'auto dello Zio Carlo, parcheggiata nel vialetto. Aprì la porta ed entrò. Non fece in tempo ad inoltrarsi in casa, che, dalla camera da letto, le arrivarono le urla di Maria. Il tono delle parole urlate, non lasciavano alcun dubbio, circa la loro natura.


hooooooooooooooo si hooooooooooo si hoooooooooooo si! Godo mmmm godo mmmmmmm


La porta della camera da letto era spalancata, quindi, poté avvicinarsi senza tanti problemi. La scena che le si presentò davanti agli occhi, le gelò il sangue.


Maria era al centro del letto, nuda, genuflessa come una donna pia, mentre lo zio, nudo, da tergo, la stava scopando a pecorina di brutto. La zia, notò il suo cazzo duro, che penetrava nella fica di Maria, con una frequenza impressionante. Anche lo zio, si unì al concerto, con parole sconce, che sottolineavano le sue pulsioni sessuale, sfogate nella fica di Maria, in modo bestiale.


To.... puttanella! To to... avere una puttana in casa! Cazzo! Che fortuna! Mmm to to mmmm

Hooooooooooo si hooooooooooo hooooo haaaaaaaaaaaaaa godo mmmmmm


La zia, dopo il primo shock, si riprese. E, sfogando la rabbia che le stava facendo saltare le coronarie, gridò con tutta la forza che aveva in corpo.


BASTA.... BASTA... BASTARDO! BASTARDO!


Lo zio Carlo si bloccò all'istante. Si volse verso la zia. Sbiancò, come un cadavere. Il suo cazzo somatizzò la situazione, ammosciandosi come un palloncino bucato.


Maria si ritrasse dallo zio Carlo, e, accasciandosi sul pavimento, contrasse le gambe contro il grembo, ficcando la testa in mezzo alle ginocchia.


Mentre Maria, rimaneva ferma come un statua di marmo, lo zio saltellava come un grillo, e, nella fuga verso la porta impattò contro un colpo di lampada, che la zia aveva afferrato al volo, finendo a terra come un sacco di patate.


La zia si avvicinò allo zio, e, indicandolo con il dito indice,


Ora tu, metti i tuoi vestiti in una valigia e sparisci da questa casa! SUBITO!


Lo zio Carlo si vestì velocemente e, con i vestiti indossati alla rinfusa, infilò alcuni capi e scarpe in una valigia e raggiunse l'auto nel vialetto.


Poi, la zia, ripresosi dalla rabbia. Si avvicinò al letto.


Ora, anche tu, prendi le tue case e ritorna nella fogna da cui sei venuta! Che delusione! Sei un ingrata! Non so se, avrai un altra occasione come questa! Cazzo, non solo hai approfittato della mia generosità! Ma ti sei infilato nel letto di mio marito! Da come ci scopavi, si capiva che non era a senso unico!


Maria sparì dalla circolazione. Ma, dopo qualche mese, si venne a sapere che lei e lo zio Carlo, avevano iniziato a convivere. Il peggio fu, che dopo un anno, Maria, partorì un figlio, si presume concepito con lo zio Carlo. Chiaramente, si pensò che da cinica calcolatrice, aveva consolidato la sua posizione, considerato che lo zio era uno stimato professionista e le poteva offrire una vita agiata.


Questo epilogo distrusse psicologicamente la zia Caterina, che, in più circostanze, aveva palesato l'idea di perdonare suo marito. Ma quella notizia troncava di netto le sue speranze.


Ora torniamo alla mia storia.


Era abitudine, ad ogni vigilia di Natale, riunirsi dalla Zia Caterina, per il cenone. L'ultimo corrispose con la notizia che Maria aveva partorito un figlio, presumibilmente dello zio Carlo.


La mamma, vedendola abbattuta, per confortarla, suggerì di cambiare le tradizioni. Il cenone lo avremmo fatto a casa nostra. La zia, si oppose, con testardaggine, e, per non darla vinta a suo marito, confermò le tradizioni natalizie.


Il ventiquattro di dicembre, la famiglia si era riunita. I miei genitori, i miei fratelli, cugini, zii e nonni.


Io, ero il nipote più grande, si fa per dire, visto che, all'epoca avevo solo diciassette anni. Nel corso della cena tutti si avvidero che la zia Caterina stava esagerando nel bere.


Papà, più volte invitò sua sorella a moderarsi. Ma, all'ennesimo sollecito, la zia Caterina sbroccò. Ed in preda ad una rabbia incontrollata, inveì contro tutti.


Fuori, andate fuori di casa mia! Maledetti! Fuori dai coglioni! Lo so che avete tenuto i contatti con quel bastardo e la sua puttana! Vi odio! Via!


La mamma e la zia Amelia, cercarono di calmarla, ma, fu tutto inutile.


Ormai era preda da ira isterica, incontrollabile. L'unico modo per evitare il peggio era quello di andare via.


I nonni, papà e gli zii avevano già raggiunto le auto. Papà, mi prese da un braccio.


No! Tu rimani! Non possiamo lasciarla da sola! in quelle condizioni! La zia, ti adora, ti vede come un figlio! Dai! Enzo!

Ma, domani, ho programmato un viaggio con i miei amici!

Enzo! La zia, si trova in una situazione di crisi! Lo sai perché! Adesso va da lei!


Le auto si allontanarono, poi, una volta si allontanarono e rimasi davanti all'ingresso.


Pensai: E adesso che faccio?


Rientrai in casa. Andai nel salotto, non era più sul divano, dove si era distesa. La cercai nei diversi locali, infine la trovai nella sala.


Appena la vidi, mi venne da ridere, per la posizione in cui si era cacciata.


Stava inginocchiata sulla sedia, con il busto infilato sotto il tavolo.


Zia! Ma che cosa stai facendo?

Ah! Sei tu! Sto... cer...cando.... il mio orecchino! È ca... duto qui sot..to!


Da come parlava si capiva che l'effetto dell'alcool stava cominciando a produrre già i suoi nefasti effetti.


Zia, dai! Tirati su! L'orecchino te lo cercherò io! Vieni! ti accompagno al divano! Poi, ti preparo una tisana! Così ti rilassi!

No.... no..... è caduto qui! Lo trovo... si!... si! lo trovo! Dove ti nascondi? Hahahah


Era completamente fuori di testa. Per certi aspetti, anche divertente. Decisi di tirarla su.


Mi avvicinai da tergo, l'afferrai dai fianchi, ed iniziai a tirare con forza, per indurla ad alzarsi.


Qui successe qualcosa di inaspettato, che mi suscitò un impulso irriverente verso la zia, ma, data la mia giovane età, era del tutto naturale, tuttavia mi sconvolse sensi.


Mentre la tiravo su, le mani persero l'appiglio dai fianchi. Scattai per inerzia all'indietro, per cui, nel tentativo di mantenere l'equilibrio, ed evitare di cadere, agguantai la gonna della zia.


Nel tirare, la veste, aderente ed elasticizzata, si tense, scoprendo accidentalmente il fondo schiena della zia.


Rimasi pietrificato, dallo shock. Perché, sotto i miei occhi, comparvero due candide natiche, rotonde, divise da un tenue perizoma,


Indietreggiai d'istinto. Diventai rosso dall'imbarazzo. La zia, liberatasi dalla mia presa, si infilò nuovamente con la testa sotto il tavolo. In quel modo, il suo culo fu completamente esposto, rivelando in ogni dettaglio, i particolari della sua corposa fica.


Il respiro divenne più affannoso. Il cuore mi batteva forte, come se fosse in preda ad un attacco di tachicardia.


Fu la prima volta che mi trovai davanti una nicchia vaginale, vera, in carne, che fino ad allora, avevo visto solo nelle clip porno. 

Ero turbato, perché la zia, in quella posa terribilmente sensuale, mi suscitava un desiderio sessuale innaturale, simile ad altre immagini porno che, tante volte, aveva accompagnato la mia fantasia erotica, quando mi sparavo delle estenuanti seghe. Ma quello era il fondo schiena di mia Zia!


A causa dell'età e inesperienza, fui praticamente incantato da quella nicchia, quasi scoperta, poiché il tenue perizoma, non la copriva completamente. Potevo distinguere nettamente le piccole labbra crestata, che brillavano, come se fossero coperte da un strato di olio.


Mi feci coraggio, mi avvicinai per osservarla meglio. Avevo il naso, praticamente a pochi centimetri di distanza da quella che, per me, era la più bella fica del mondo che avessi mai visto prima di allora, anche se, in verità, era la prima dal vivo.


Ero dannatamente eccitato. Pensai, prima che la zia si riprenda dalla sbornia, potrei approfittarne per nutrire la mia fantasia, con quella corposa fica, magari mentre mi masturbo.


Pensato e realizzato. Passai subito all'azione. Mi sbottonai i pantaloni, facendoli scivolare, insieme ai boxer, sulle caviglie, poi, inclinandomi con il busto verso le terga della zia, iniziai a fissare la sua fica da vicino e, nel contempo, muovevo la mano, saldamente cinta attorno al cazzo duro.


Dopo i primi colpi, il desiderio crebbe e diventò talmente pregnante che, pensai un folle gesto, magari, poteva essere utile, anche toccarla un pochettino.


Presi coraggio e, con mano tremante, afferrai il perizoma e lo spostai di lato.


Un fremito percorse la mia schiena, quando vidi la fica della zia, liberata da quello ingombrante indumento, che, ne celava in parte il centro.


Mio dio!


La fica della zia era magnifica. Le grossa labbra, serravano quelle interne, ed in basso si notava il clitoride rosso come un peperone.


Un lieve strato di umori segreti, la faceva brillare alla luce del lampadario.


Avanzai con le nocchia delle dita fino a toccarla, quel contatto mi fece tremare come un fuscello. Mi sentivo un ladro. Ma, nonostante tutto, ero preda di una morbosa attrazione verso quella straordinaria fica.


Pensai: “Cazzo se mi vedessero i miei, mi prenderebbero per un maniaco!


La zia intanto continuava a muovere la mano sul pavimento, alla ricerca dell'orecchino. Quel movimento, induceva il suo magnifico culo a sinuose mosse serpentine.


Intanto il mio cazzo era diventato duro come un monolito. La mano lo stava strattonando alla massima potenza. Ma, non era sufficiente a placare l'impulso che stava ardendo nel mio corpo!


Non avevo mai scopato, per cui, pensai alle sensazioni che si potessero provare nell'infilare il cazzo in quella magnifica fica. Intanto con le dita ravanavo dentro le parti molli.


hooooooo mio dio! Sto impazzendo! Cazzo come è calda e... morbida.... mmmm no... no.. no posso farlo!


Imprecavo contro me stesso, per contrastare le intenzioni di sesso, che, stavano prevaricando le mie ultime resistenze morali.


Con una mano sollecitavo il cazzo e con l'altra stimolavo la fica della zia. L'effetto si ebbe subito.


Hoooooooooo hooooooooooooooo mmmmmmmm si.... mmmmm mi piace hoo


La zia, aveva interrotto la ricerca dell'orecchino, ed appoggiandosi con le mani sulla sedia, gemeva, esprimendo il suo gradimento per il piacere che la mia mano le dava, rovistando nella sua fica. Anzi, venendomi incontro, cercava di ottenere maggiore stimolazione dalla mia azione.


Hoooooooooo si hooooooooooo si hoooooooooo mmmmmm mi piace! si hooooooo


Era troppo per le mie labili difese. I suoi gemiti, sensuali, incrementarono la voglia di chiavarla, che mi bruciava l'anima, ormai incontenibile, per cui, vinte le ultime resistenze reverenziali, avvicinai la cappella alla fica, e la pressai contro le piccole labbra, separandole.


Mio dio che bello!


Rimasi stupefatto, quando vidi il pertugio della fica aprirsi, come una bocca famelica, fagocitando la cappella. D'istinto spinsi il bacino in avanti, e vidi il resto del cazzo sprofondare dentro quella fucina incandescente. Cazzo, quanto era calda!


Hooooooooooooooo si hoooooooooooooo si hoooooooooo

Ho mio ooo dio oooooo hoooooooo che bello!


L'urlo di godimento della zia, mi diedero la forza di muovermi dentro di lei.


Mentre spingevo il cazzo in quel buco senza fondo, avvertivo i movimenti inversi della zia, che induceva le sue natiche ad impattare contro il mio inguine, diventando devastante, quando il mio cazzo era profondamente penetrato nella sua fica.


Hooooooooooooo si Hooooooooooo si..... si....


Quel reazione mi esaltò, a tal punto, che l'afferrai dai fianchi, tenacemente, ed iniziai a ficcare dentro quel buco incandescente, con tutta la forza dei miei diciassette anni.


Cazzo! Che bello! Quando è bello! È calda mmmm come è calda......

hoooooooooooooo si hooo haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si haaaaaaaaaaaa godo hoooo


Sentivo le pareti della fica, calde e bagnate, avvolgere la consistenza del mio cazzo. Alcune volte, avvertivo le pareti interne pulsare. In quei momenti le urla della Zia erano più forti e più intense.

"haaaaaaaaaaaa si.... godo ... hoooooo hoooooooooo 


Vedere il mio cazzo sparire in quel buco, che aveva teso gli orli al massimo, adattandolo al suo volume, era la cosa più straordinaria che, fino ad allora avessi sperimentato. Praticamente quel giorni persi la verginità con la fica della zia.

La cosa, purtroppo durò poco, perché il cazzo avendo raggiunto la massima rigidità e sensibilità, mentre lo percepivo infilarsi nella fica, come una biscia, cominciai ad avvertire un forte spasmo, partire dalle radici dei coglioni. Le conseguenze si fecero sentire.


Hooooooooooo si hoooooooo più forte mmmmm più forte!

Si.... Zia..... mmmm to … to ….. hoooooooooooo


Quella intensa sensazione, mi indussero ad aumentare il ritmo degli affondi, così, dopo una sequela vertiginosa, arrivai subito all'apice di quello sforzo. Infatti, una intensa contrazione invase la base dei coglioni. Fui sconvolto da quella nuova sensazione, perché era una sensazione nuova, e non era simile a quella patita durante le seghe. Questa era più forte e coinvolgente.


Hooooooooo non ce la faccio più hooooooooooo to oooooooooooo

Hoooooooooooooo si hooooooooooooo Haaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si

 

 

Lo stimolo. che anticipava la sborrata, era talmente energica, che mi indusse a fermarmi con il cazzo saldamente infilato nella fica. Le conseguenze furono devastanti.


hooooooooooooooooo ecco hooooooooooooo

hooooooooooooo haaaaaaaaaaaaaa godo mmmm godo mmmmm


Alla fine, incollato con l'inguine nella nicchia vaginale della zia, spingevo ulteriormente il cazzo dentro di lei, poi, improvvisamente, cominciai a svuotare i coglioni, riempendo l'utero di sperma.


hooooooooooo che bello hoooooooooooooooooooo

haaaaaaaaaaaaaaa hoooooooooooo si hoooooooooooo


Continuai a muovermi dentro la fica della zia, fino a quando non avvertì il cazzo scemare di consistenza.


La zia, in preda al godimento, rimase in quella posa, muovendo il culo, attorno al cazzo infilato nella sua fica, come se volesse, ancora continuare a chiavare.


Quando mi staccai da lei, notai i grossi coaguli di sborra, che fuoriuscivano dal pertugio della fica, che in quel momento, appariva completamente slabbrata. Le tirai su a gonna e corsi in bagno, a rinfrescarmi.

Mi guardai allo specchio.

Pensai: “Sei un cazzo di maniaco sessuale! Hai violentato tua zia! Contro la sua volontà! E' La sorella di papà cazzo! E' anche incesto! Fai schifo!


Mi sentivo in imbarazzo. Ritornai nella sala. La zia non era più inginocchiata sulla sedia. La cercai e la trovai in camera da letto. Giaceva supina, come un sacco di patate.


Il respiro forte mi assicurava che stava tranquillamente dormendo.


Disperato, mi gettai sul divano, addormentandomi dopo un lungo struggimento interiore. Mi sentivo spossato, non dalla stanchezza, ma dal senso di colpa e di vergogna.


La mattina.


Hei! E' ora di alzarsi! Lo sai che sono le undici del mattino!

Mamma! Oggi è natale, e non c'è scuola!

ahahahahah Mamma? Sono la zia Caterina! Hahah


Aprì gli occhi. La vidi davanti a me. Era avvolta da un accappatoio di spugna. Una asciugamano le copriva la testa come un turbante. L'espressione allegra, mi dava conforto, e sospirai di sollievo. Pensai, meno male, non si è accorta di nulla.


Quattro mesi dopo. Al rientro dalla scuola.

La mamma:


La zia Caterina ti ha cercato! Ha chiesto se puoi passare da lei!

Ha detto cosa vuole?

No!

Va bene, dopo vado da lei.


La raggiunsi dopo un ora.


Ciao Enzo!


Mi accolse con un sorriso strabiliante.


Vuoi un aranciata?

Si! Grazie.


Mi ero seduto sul divano. La zia mi raggiunse con un vassoio. Dopo aver bevuto.


Ti ho fatto venire! Perché debbo darti una bella notizia!


La zia mi guardò, mi prese le mani, fissandomi negli occhi.


Sono incinta!


Restai di sasso.


Non sei contento?

Perché dovrei essere contento?

Perché, tu, oltre ad essere suo cugino, sei anche suo padre!


Avvertì il pavimento cedere sotto i miei piedi. La zia, continuava a fissarmi, sorridente.


Sai, quella sera, è vero che ero completamente ubriaca, ma, non troppo, avevo solo perso i freni inibitori. Mi ero resa perfettamente conto di quello che stavi combinando. Ma, il piacere che mi stavi dando era troppo intenso, mi piaceva, per cui ti ho lasciato fare tutto! Quindi. È anche colpa mia!

Io... io....

Non ti devi preoccupare! Questa bella notizia, ha messo in luce due cose. Tuo zio è sterile, ed è anche un gran cornuto! Ahahahahah quando saprà la bella notizia, le salteranno le coronarie! Inoltre, avrò finalmente un figlio mio! Lo considero un miracolo! È, questo, grazie a te!


La zia partorì una bambina. La chiamò Enza. La maggiora parte della famiglia pensò che fosse stato il direttore del supermercato ad ingravidarla.


Lo zio Carlo, quando venne a sapere la bella novella, andò in crisi, e, dopo un pò, fu lasciato da Maria, che non sopportava più le sue lagne.


La giovane si riunì al suo vecchio protettore, e lui, fu felice di accoglierla, anche insieme al figlio avuto da uno sconosciuto. Lei, stavolta, non batté più il marciapiede, ma divenne una escort strapagata. Aveva il senso degli affari e sapeva valorizzare il bene più prezioso che possedeva: La fica, inserita in un piacevole contesto estetico.

Dopo alcuni mesi, la zia Caterina, presa da compassione, perdonò lo zio Carlo, e lo fece rientrare in casa.

Epilogo: quel giorno la zia mi diede un anticipo, di come sarebbe stato il nostro futuro rapporto.

Così va la vita.


Guzzon59 Claudiogusson@ymail.com