I
jeans sempre più stretti e sempre più aderenti. Indossarli implica un grande
sacrificio. Pur di far arrivare la cintola alla vita si mette in scena una vera
danza tribale, inarcando la schiena, muovendo i fianchi a destra e sinistra e
tirando, tirando forte fino a quando il cavallo non si è incastrato perfettamente
nello scoscio; ahimè poi arriva il momento di unire l’asole al bottone.
Insomma
dietro un bel jeans attillato si nascondono sofferenze immani, diete e
quantaltro, pur di arrivare a calzarli perfettamente aderenti al corpo.
Con
questa premessa cercherò di raccontarvi la strana storia che ha visto come protagonista
i jeans di mia figlia Erika.
Era
un sabato pomeriggio.
Erika
si era comperato un paio di jeans. La taglia emme per intenderci.
Dovendo
partecipare ad un festa di compleanno a tema, tutti i ragazzi e le ragazze
dovevano indossare i jeans e una tishert bianca, tutto all’insegna della
semplicità, perché i vestiti eleganti per una volta erano stati banditi.
Quel
sabato pomeriggio mia moglie aveva accompagnato il fratellino ad una partita di
pallavolo. Per mia moglie quelle occasioni rappresentano una ottima opportunità
per farsi delle grandi chiacchierate con le mamme degli altri ragazzi. Me la
immaginavo, seduta con le altre al bar a bersi il caffè e a sparlare di tutti e
di tutte.
Quindi,
già pregustavo un sabato pomeriggio tranquillo, seduto davanti alla televisione
a guardarmi un film d’azione e a degustare qualche trancio di pizza farcita con
prosciutto e funghi, accompagnata da un birra fredda.
Prima
di inoltrarmi nei particolari di questo racconto, al fine di farvi apprezzare
lo spirito della storia, è opportuno lumeggiare la mia personalità. Lavoro come
autista di TIR, faccio lunghi viaggi in tutto il continente Europeo. Sono di
carattere rude e amante della fica, nel senso che scoperei dalla mattina alla
sera, infedele per vocazione, perché quando mi capita un occasione non mi
faccio alcun scrupolo a tradire la moglie. Quindi, viaggiare nei paesi
anglosassoni significa frequentare i bordelli di quei paesi liberi, che
permettono ai loro cittadini di sfogare comodamente in strutture protette gli
impulsi sessuali, evitando di stressarsi a scopare la puttana per strada.
Capitolo
primo l’imprevisto (scritto da guzzon59)
Parcheggiato
l’auto nel cortile di fronte alla casa, appena entrato gettai le chiavi nel
primo cassetto. Stavo andando in cucina per preparare il companatico: cioè tirare
fuori la pizza dal congelatore e mettere un paio di bottiglie di birra al freddo,
quando allimprovviso sento delle urla giungere dal piano di sopra. Provenivano
dalla stanza di mia figlia.
Mi
preoccupai, pensando che stesse male o peggio. Feci le scale di corsa e quando
ho messo piede in camera per poco mi venne un colpo
Trovai
Erika, in mezzo alla stanza, che stava saltellando con il culo nudo, mentre
tentava di tirarsi su i jeans. Per quanti sforzi facesse i pantaloni non ne
voleva sapere di salire.
Appena
mi vide:
“Papà
ma che cazzo fai qui! Non vedi in che condizioni sono?
“Scusami!
Ho sentito urlare e ho pensato che stessi male!
“Mi
sto sforzando a far entrere sti cazzo di Jeans! Porca miseria sono tutta
sudata!
“Scusami
vado via!
“No!
Dove vai?
“Be!
Via! E’ imbarazzante per me restare qui!
“Aspetta!
Forse potresti darmi una mano!
“E
come?
“Avvicinati
afferra i lati di dietro e tira insieme a me! Magari in due ci riusciamo!
L’idea
mi sembrava buona. In un primo momento il culo nudo di Erika non mi aveva fatto
alcuno effetto. I problemi arrivarono
quando mi trovai lo scoscio a pochi centimetri dal naso e in una posa oscena.
Così
tirammo all’unisono. Lo sforzo fu talmente energico che lei finì per essere proiettata
a pecorina sulla poltrona.
La
posizione assunta mise la fica in bella vista e davanti a quella visione esclamai:
“Eh
la peppa! Ma non porti le mutande?
“Cazzo
papà! Invece di fare osservazioni stupide dammi una mano!
“Va
bene! Non ti scaldare!
Mi
inginocchiai dietro, con la faccia in linea con il suo culo nudo, e dopo aver
afferrato i bordi superiori tirai con forza verso l’alto. Niente i jeans erano
troppo stretti.
Ma
qualcosa era successo, il suo culo a pecora aveva suscitato in me un attenzione
non molto paterna.
Trovarmi
davanti agli occhi, a distanza ravvicinata, la nicchia vaginale di Erika, influenzò
i miei pensieri ed un terremoto di sensazioni turbò la mente.
Era
impossibile restare inerti al cospetto di quel meraviglioso panorama.
Le
natiche rotonde si dividevano
divinamente in corrispondenza della fica,
che sembrava incastrata come una conchiglia al centro dello scoscio. Sembrava
l’immagine di una posa di playboy. Molto eccitante
“Dai
proviamo ancora!
“Va…
be.. ne!
Ero
già emozionato. Il sangue nelle vene cominciava a bollire. La visione di quel spendido
incavo vaginale iniziava a stimolare la mia fantasia.
Il
cazzo, termometro di quella febbre morbosa, misurò a suo modo il livello di
libidine ingrossandosi, mio malgrado ed in pochi secondi, alla massima
grandezza.
“Dai
papà tiriamo insieme!
“Si!...
si…
In
quelle condizioni non era facile collaborare. Stavo sudando dall’agitazione.
“Che
fai non tiri!
Capitolo
secondo: la tentazione (scritto fa guzzon59)
Stavo
fermo, inpnotizzato davanti a quella fonte di piacere. La figa di mia figlia mi
aveva stregato, la bramosia aveva già contaggiato la mia mente per cui persi il
controllo della situazione. Ebbi l’impressione di trovarmi in uno di quei
bordelli di Amsterdam e d’istinto immersi la faccia in mezzo ai glutei boriosi di
Erika iniziando a mordere e a leccare la fica.
“Papà
che cazzo fai?
Non
potevo rispondere perché la bocca era impegnata incisivamente a nutrirsi di
quella bontà naturale.
Per
rendere la mia azione più tagliente le afferrai il culo e dopo aver diviso le
labbra con i pollici, misi a nudo la carne viva della fica, e come un affamato
di sensazioni forti mi immersi in profondità come un disperato.
Vani
furono i tentativi di Erika di sottrarsi dalla mia aggressione imprevista.
Dopo
alcun minuti di intensa leccata, la voce di Erika mutò ed iniziò a tradire una
po di emozione. Era difficile non farsi coinvolgere da quella azione impettuosa.
“Pa…
pà mmmm cazzo fer…. mati mmmm
Tutto
inutile, parole vuote e prive di qualsiasi potere. Ero super eccitato. La figa
di Erika in quel momento era quanto di meglio potessi avere per soddisfare una
libidine cresciuta a dismissura.
Man
mano che scavavo con la lingua la sentivo cedere fino quasi a partecipare.
Quando finalmente….
“papà
mmm si mmmmm dio sto godendo mmmm si si mi piace mmmmm
Un
incitamento inutile visto che già leccavo, mordevo e succhiavo la nicchia
vaginale guidato solo dalle mie cieche intenzioni ormai straripanti di libidine;
ero talmente eccitato che mi ero aperto perfino i pantaloni e con un mano mi
menavo il cazzo duro. Avevo trovato un accordo sinergico tra l’impegno della
bocca nella nicchia vaginale di Erika e la sega.
Erika
lo notò subito e senza distogliere lo sguardo, insisteva a fissarlo
intensamente.
Le
sue occhiate sul mio cazzo mi infodevano un energia increbile. Si leggeva
chiaremente che quella curiosità morbosa celava una nascente eccitazione della
sua fantasia.
Alla
fine.
“visto
che lo stai guardando! Non ti andrebbe di sucarmelo?
Mi
piaceva essere scurrile e trattarla come una puttana di bordello. Silenzio
assenso. Lo presi coma un si.
La
spodestai dalla poltrona e ponendomi al suo posto me la tirai sopra il mio grembo
e le spinsi la testo sul mio cazzo.
Avevo
capito bene : quello era un desiderio che anelava di essere realizzato subito.
Infatti il cazzo nella sue mani diventò il meglior lecca lecca che una ragazza
potesse bramare.
Con
quell'impegno aveva assunto una posa strabiliante, piegata con il busto sul mio
cazzo, metteva in mostra il suo meravilgioso culo che era sempre scoperto. I
Jeans non si erano mossi di un centimetro e le stringevano le gambe come
pastoie.
Man
mano che incalzava sul mio cazzo, aiutata da una mia mano che le spingeva il
capo fino farglielo ingoiare tutto intero.
Nello
stesso istante mi divertivo a stimolare le labbra della sua fica infilando
qualche dito nel condotto vaginale.
Erika
aveva una pelle liscia che a solo toccarla mi faceva venire i brividi alle
radici del cazzo.
Da
come pompava sul mio cazzo lasciava intendere che la troietta aveva fatto molta
esperienza nell’arte orale.
Il
cazzo brillava tanto era impregnato di saliva segreta in abbondanza.
Ci
sapeva fare, era un vero diavolo di resistenza, perché aveva affrontato con determinazione
le difficoltà di ossigeno pompando senza soluzione di continuità.
Procedeva
sul mio cazzo con grande tenacia e da come mi accarezzava i coglioni anche con
grande passione.
Il
mio grembo era diventato un vero campo da gioco per la bocca e le mani di Erika.
La sua bocca stimolavo il cazzo in tutta la sua lunghezza, mentre le mani si
divertivano con i coglioni. Poi quando succhiava la cappella la mano spostava
la pelle su e giù e soppesava i coglioni con molta cura.
Erika
era un satannasso che sapeva bene come soddisfare un uomo.
Il
godimento del cazzo, stimolato dalla sua bocca, mi aveva fatto salire il
desiderio ad un livello tale da farmi aspirare ad una nuova forma di sollecitazione,
più forte.
Capitolo
terzo: Come al bordello di Amsterdam (scritto da guzzon59)
Le
situazione era calda e adatta a fare il passo successivo.
“Vieni!
stenditi sulla letto! Voglio scoparti!
“Si
mmm si mmmm
Non
aspettava altro. Appena posò la schiena sul materasso le sollevai in aria le
gambe semi scoperti dai Jeans e puntando la cappella tesa e rossa tra le labbra
della fica la spinsi fino a divaricare con prepontenza il varco di Afrodite, poi
diedi una spinta più intensa ed il cazzo sparì completamente nel suo pastribolo
delle delizie.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
aaaaaaaaaaaaaaaa si mmm si mmmm
Attaccai
subito a martellare in modo devastante.
Che
gioia vedere il mio cazzo infilarsi nella sua fica. Era mia abitudine chiavare
in maniera selvaggia, un modo che mia moglie apprezzava molto, come un vero
animale.
Mi
piaceva dominare la donna, scoparla intesamente fino a farle uscire l’anima dal
corpo.
Ligio
ai miei istinti bestiali, la tenevo bloccata come una preda, con le gambe
impagliate dai jeansi, inducendola a subire una scarica possente di affondi del
mio cazzo nella sua fica.
“Aaaaaaaaaaaa
aaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaa dio sto morendo dal godimento aaaaaaaaaaaa
“To
to mmm to lo sai che con le gambe strette sento la tua fica più serrata al mio
cazzo! Mmmm è incredibile scoparti con i jeans addosso, e poi ha un colpo
d’occhio incredibile mmmmmm to to to
“Aaaaaaaaaa
si si mmm dio sto godendo mmmm si si mmmmm
Dopo
aver sfogato la prima rabbiosa e aggressiva libidine, me l’ero messa a pecora e
in quella posa straordinaria ripresi a chiavarla con lo stesso vigore.
Erika
sembrava una bambola di pezza in balia della mia perversione, strapazzata incessantemente
dalle mie mani, mentre le spremevo le tette, e dal mio cazzo quando la penetravo
fino all’elsa.
Continuai
a montarla in tutte le maniere. Il mio modo rude di chiavare sembrava di suo gradimento, per questo si era abbandonata
completamente alla mie brame, e incitandomi a fotterla lasciava capire di aver
accettato di subire tutto quello che mi passava nella mente eccitata e
contorta, avvezza al sesso forte.
La
voglia di possederla era incontenibile. Perché oltre a sfogarla su una giovane
donna, che mi arrapava fino al midollo, mi esaltava perché era un rapporto di
sesso forte che coinvolgeva mia figlia e no una anonima puttana di bordello,
anche se non vedevo alcuna differenza, tuttavia la miscela psicologia dell’incesto
era potente come la dinamita, una vera e propria bomba atomica dei sensi.
Mentre
la stavo spolpando alla pecorina notai che il buchetto del culo non era
pefettamento chiuso. Sicuramente quella via era stata pratica da altri.
Ci
infialai un dito ed ottenni la conferma della mia ipotesi.
“Sei
proprio una troietta hahaha certo! È anche una mia fisima! Il culo di tua madre
se potesse parlare ti racconterebbe una lunga storia di sodomia mmmm
Iniziai
a lavorarmi il secondo canale, un dito, due e poi tre.
Mentre
scavavo quel pozzo senza fondo, la sentivo ansare con un respiro pesante. Come
se si stesse sforzando a cacare. Che porca! Le piaceva! Alla fine la caverna
anale si era talemente allargata che era pronta a ricevere persino il mio TIR.
Impaziente
di approfittare di quella nuova strategia culinaria, cambiai subito il varco.
Il cazzo appena intraprese la via del buco del culo di mia figlia, lei rispose
con grande entusiasmo ansimando in modo scurrile, come un volgare camionista, adottando
un linguaggio che mi piaceva un casino.
“aaaaaaaaaaaaaa
si si mmmmmm si inculami, inculami fottimi il culo mmmmm dio quando mi piace
mmmmm prenderlo nel culo! mmm
“aaaa
cazzo che figlia troia che ho mmmmm una scoperta meravigliosa mmmmm to to to
mmmmm ti sfondo il culo! Toto
“Si
mmmsi rompimi il culo! Voglio che anche il mio culo impari a parlare dal tuo
cazzo e racconti la sua storia, come quello della mamma mmmmm
“Hahahahahah
cazzo è impressionate! ma sei proprio una zoccolona hahahahha
Viste
le premesse me la inculai con grande gusto per un paio di minuti. Inculare una
donna è la massima fantasia che un uomo possa soddisfare, ma quando ti capita
una che ci scopa regolarmente e le piace, allora diventa una vera e propria
subliminazione mentale del sesso.
Era
incredibilemente vertigginoso scopare il culo di mia figlia e vedere i jeans sospesi
a metà coscia, che le davano un tocco piacevole di sensualità estetitica e di
provocazione senza uguali.
Mentre
le sfondavo il pertugio anale, si agitava come una scrofa infoiata. Un
cavallina selvaggia che dovevo tenere ferma per dare più effetto alla spinta
del mio cazzo, in quel buco del culo oramai oscenamente slabbrato.
Capitolo
quarto: la magna pompa (scritto da guzzon59)
Dopo
averla chiavata ancora e ancora nella fica, nel culo e nella bocca, la feci
stendere sul divano e ponendomi con il cazzo sulla sua faccia la trombai con
forza nella bocca.
Il
cazzo lo spingevo profondamente nella sua gola, agitando il bacino su e giu,
fino a quando non ho avvertito i primi conati di sborra.
La
sentivo sofferente, forse per debito di ossigeno, ma determinata a resistere,
certo una troia del suo calibro meritava un trattamento speciale e duro, perciò
ho pompato con grande energia nella fino allo estremo, fottendomene
delle difficoltà respiratorie.
Al
termine di una lunga e intensa sequela di affondi, mi bloccai dentro e le
riempi le goti di sborra. Mi sembrò l’esaltante corrollario di quella chiavata
speciale, e un degno riconoscimento per una zoccola depravata come mia figlia
Erika.
L’imprevisto
e anomalo rapporto sessuale, che postulava una piacevole relazione incestuosa, prometteva
emozioni infinite e rappresentava, rispetto a mia moglie, la medaglia opposta
del sesso anale, immensamente gradito da madre e figlia, e anche dal padre.
Così
va la vita.
Guzzun59
1 commento:
Mmm direi un ottima interpretazione la figlia era conoscere
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