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venerdì 11 maggio 2012

Il pensionato

Ciao. Mi chiamo Beniamino, Benny per tutti, vivo in un piccolo paese, sono un vecchio pensionato di sessanta nove anni che passa tutto il giorno seduto davanti alla porta di casa, a fumare il sigaro, guardare la gente che passa, mentre mi godo i caldi raggi del sole.
La casa dove abito si affaccia direttamente sulla piazza centrale. Il paese si sviluppa a cerchio e tutte le strade convergono sulla piazzetta, dove in mezzo fa bella mostra una statua di Garibaldi, il nostro eroe nazionale.

La mattina, in giro, non si vedono molte persone, i ragazzi sono a scuole, gli uomini nei campi, a lavoro. 
Nella tarda mattina la piazza si anima un pochino con la presenza delle casalinghe, trafilate, che corrono a casa trascinandosi il peso dei borsoni della spesa.
Il giovedì mattina è il giorno della settimana in cui la piazza risuona di voci, rumori e urla. E’ il giorno del mercato. Tutte le donne del paese corrono a curiosare tra le bancarelle, a rovistare la merce.
Nella piazza si sente solo il brusio delle loro voci e la musica diffusa dalle radio dei commercianti, incomprensibile.  
Gustavo un vecchio commerciante ambulante, da anni allestisce il suo bancone davanti a casa mia. Una mattina, mentre ero intento ad osservare la vita frenetica delle donne che si aggiravano tra le bancarelle, come formiche, mi chiese se alcune clienti potessero utilizzare la mia camera da letto per provare i vestiti. La sua offerta mi sorprese. Ma vista l’amicizia che ci legava, accettai di buon grado.

Io vivevo in una casa con tre stanze, la camera da letto, la cucina ed il bagno. Per un vecchio, che non aveva molte esigenze, era più che sufficiente.
Col passare del tempo anche altri commercianti iniziarono a chiedermi il favore, così il giovedì mattina casa mia diventava uno spogliatoio, come il camerino dei supermercati.
Premetto che, alla mia età, non avevo raggiunto ancora la pace dei sensi.
Quando vedevo una bella donna, mi soffermavo ad ammirarla, di solito mi ritrovavo con il cazzo duro come una statua di marmo.
La sera, prima di andare a letto, mi dilettavo a segarmi pensando alle belle paesane che erano passate davanti casa mia. Sapevo che molte di loro avevano intrecciato relazioni segrete.

Alfredo, il nostro vigile e messo comunale, aveva il suo da fare a soddisfare le sue numerose amanti.
Poi c’era Vincenzo il farmacista, che prese l’abitudine di fare visite a domicilio, non appena gli uomini erano andati a lavoro nei campi e i bambini a scuola.
Seguiva Antonio, il nostro Sindaco, un giovane di bell’aspetto, che non aveva nulla da invidiare ai casanova famosi.
Bartolomeo, il medico condotto, nonché mio nipote, gran puttaniere e di gusti raffinati, a lui piacevano le donne dei personaggi più in vista del paese, come la moglie del sindaco, del farmacista e del comandante di vigili. Sua moglie Elena, una ragazza di città bellissima, che aveva conosciuto nel periodo universitario, era molto riservata. Apparentemente era una donna integerrima, non aveva ancora dato motivo di pettegolezzi sulla sua vita privata. C’erano due possibilità o era vera oppure era brava a nascondere i suoi inganni.

Questa era la vita del paese, un crocevia di tradimenti, dove tutti sapevano di tutti, eccettuato i cornuti interessati, che erano gli ultimi a sapere le cose o a volerle ignorare.

Il sole del mattino mi scaldava il corpo, era bello chiudere gli occhi e pensare agli anni passati. La gioventù, il lavoro, i viaggi, le amanti.
La mia vita è stata molto movimentata. Fino all’età di venti anni ho lavorato in Germania, Belgio e Francia, e poi sono ritornato al paese. Ho sposato giovanissimo la mia dolce Caterina. Una santa donna, che mi ha dato tre figli, Vincenzo, Alberta e Giovanni.
Caterina è volata in cielo cinque anni fa.

Vincenzo, quaranta otto anni, ha continuato il mio lavoro nei campi. Lui gestisce ancora la fattoria. Il suo unico figlio Bartolomeo, di venti otto anni, non ha voluto seguire le orme del padre. Si è laureato in medicina e, dopo appena una anno di pratica, è diventato il medico condotto del paese. Alberta, quaranta sei anni, ha avuto una vita travagliata, dopo anni di vagabondaggio per l’Europa, è ritornata al paese con Laila, una bambina che ha concepito con un uomo di colore.
Un incrocio color cioccolato bellissimo.
Alberta è stata accolta in famiglia senza problemi, adesso aiuta suo fratello a gestire la fattoria, anche con la collaborazione di Elena, la moglie di Bartolomeo.
Giovanni quaranta anni, è diventato prete, e vive all’estero, officiando il suo magistero nelle missioni umanitarie.

Laila ha venti anni. Anche lei è un’anima ribelle come sua madre, non perde occasione per esprimere la sua insofferenza per la vita del paese. Mio malgrado, è una ragazza chiacchierata, dicono che sia di facili costumi, insomma molto altruista con i ragazzi del paese.

Ecco la mia storia:

Un giovedì mattina, Margherita, un’amica di Laila, una ragazzina dai capelli rossi, magra, con un fisico asciutto, su cui spuntavano due tette molto sviluppate, si presenta davanti a casa mia tenendo in mano un paio di jeans. Mi sorride e gentilmente chiede se può andare in camera da letto a provare l’indumento.

“Certo! Accomodati pure!

Dopo cinque minuti abbondanti.

“Signor Beniamino! Può venire un attimo! Per favore!

Entrai in camera e la trovai allungata sul letto, mentre si dimenava tentando di abbottonarsi i jeans, La vita era più larga di quella dei pantaloni, la vidi che si stava accanendo con tutte le sue forze per congiungere il bottone all’asola.

“Non c’è la faccio! Mi potrebbe aiutare per favore! Mentre trattengo il respiro lei mi abbottona i pantaloni?
“Ok ci provo!
“al mio via! Uno, due, ora!

Lei trattenne il respiro ed io riuscì ad agganciare il bottone dei pantaloni.

“AAAAAAAaaaa ce l’abbiamo fatta!

Si alzò in piedi e cominciò a muovere i fianchi davanti allo specchio.  

“Come mi stanno? Sono belli vero?
“Sono un po’ troppo attillati! Non ti danno fastidio?
“Vanno di moda! E poi mettono in risalto le mie linee! Non trovi?
“Si certo!
“Guarda se mi metto così, sono uno schianto! Vero?

Aveva incurvato la schiena, mettendosi con il culo esposto verso il vetro. Devo ammettere che quel diavolo aveva un bellissimo posteriore. Più lo muoveva e più mi stava eccitando.

“Sono bellissimi! Quanto mi piacerebbe averli!
“Perché? Non puoi comprarli?
“Magari! Posso solo provarli! Non ho i soldi! Dovrei trovare un buon samaritano che mi facesse la grazia!
“Voi giovani non vi accontentata mai! Se una cosa non puoi averla è inutile fasciarsi la testa per ottenerla! Siete bravi a farvi del male!
Margherita non mi ascoltava, continuando a guardarsi allo specchio. I suoi occhi erano incantati a fissare i jeans. Li desidera come l’aria che stava respirando.
“Mi aiuta a sbottonarli?
“Ok! Trattieni il respiro! Ora. Oplà!

Appena aprì i pantaloni, senza aspettare che me ne fossi andato, li sfilò restando solo con il succinto perizoma.
La maglietta corta lasciava scoperto l’ombelico e il ventre piatto. Per cui, le mutandine succinte non coprendo completamente il monte di venere, lasciavano scoperto parte del pelo rosso della sua figa, magnifica visione, che mi aggredì con tutta la sua vigorosa e conturbante sensualità.

Rimasi a fissare incantato il suo scoscio. Il mio cazzo ebbe un impeto spaventoso. I sensi si erano destati, e trovarmi con quella ragazza mezza nuda in casa mi suscitava una morbosità incredibile. Margherita colse quel momento d’imbarazzo, ma soprattutto il mio interesse per il suo incantevole scoscio.

Inaspettatamente quella sfacciata disse:


“Se ti faccio vedere la figa quanto mi dai?


La sua vocina penetrò nelle mie orecchie come un maglio tagliente. Rimasi basito. Non mi sarei mai aspettato una proposta del genere.
La ragazzina, aveva intuito la situazione, era sveglia, difatti stava certamente tentando di procurarsi i soldi per pagarsi i pantaloni.
Margherita aveva dimostrato una sfrontatezza incredibile e così decisi di stare al suo gioco, ma di condurre la partita a modo mio.  
Erano anni che non scopavo.
La ragazza poteva essere una ottima occasione, se avessi giocato bene le mie carte, avrei potuto soddisfare finalmente un desiderio che mi tormentava i sensi da parecchi anni.

“Aspetta! Vado a chiudere la porta di ingresso!

Le sorrisi. Non aveva capito che il mio ghigno era quella di lupo mannaro, mentre lei era l’ingenuo agnellino caduto nella trappola del feroce aguzzino. Ragazze come lei, troiette da quattro soldi, ne ho avuto tante nella mia vita, sapevo come condurre il gioco.

“Accetto la tua proposta! Quanto costano gli Jeans?
“Cento euro!
“Una bella cifra! Ma per questa cifra non mi accontento solo di vederla! Vorrei anche toccarla!
“ahahahah.. azzo il vecchio! Me certo! Ti ricordi come è fatta? Non vorrei che ti venisse un infarto appena la vedi! Ahahahah
“Tu fammela vedere e toccare! Poi vedremo quanto è resistente il mio cuore!

Margherita si tolse le mutandine e si sedette sul letto con le cosce oscenamente spalancate.
Mi apparve come una visione paradisiaca, quasi da infarto. La sua giovane fichetta mi assalì subito i sensi. Era una nicchia piacevole a vedersi. Il pelo rosso le copriva il monte di venere e le labbra erano rosee e delicate, con il botticino del clitoride rosso fiammante. Una rosa rossa, bellissima che non vedevo l’ora di gustarne il dolce aroma.

“Cribbio che bella figa che hai! Senti! Aggiungo altri dieci euro se me la fai leccare!
“ahahahah cazzo! Altro che vecchio! Ok! ci sto! però mi dovrai dare almeno trenta euro, e vedi di fare una cosa veloce! 
“Ok! Vada per i trenta euro in più!

Il mio giochetto stava funzionando perfettamente. Adesso iniziava il bello. In Germania mi ero fatto la fame di grande slinguazzatore di fiche. Le donne che mi capitavano sotto le facevo impazzire dal piacere.

Mi inginocchiai davanti al bordo del letto, le sue cosce era spalancate, per cui mi fu facile insinuarmi dentro quella fonte di piacere. Iniziai a solcare le fenditure della fichetta con un dito, lentamente, facendolo scorrere su e giù, fino a lambire il clitoride, che pizzicavo con l’indice e il pollice, poi lentamente iniziai a separare le piccole labbra.
Quella fichetta era tenera e mi infondeva un desiderio incontenibile.


“mmmmmmmmm nonnoooooo ci sai fareeeeeee con la lingua!  mi piaceeeeeee mmmm siiiiii mi piaceee un casino!
“Ne ero sicuro! Adesso arriva il bello!

Appoggiai la punta della lingua su clitoride ed iniziai a sollazzarlo, fino a farlo diventare turgido, poi presi a succhiarlo con forza.

Mmmmmmmmmmmmmm diooooooooooooo sto morendoooooo

Quel contatto le provocò un vero terremoto di adrenalina, come avevo previsto inizio un lungo singulto, sentì le sue mani che si infilavano tra i capelli grigi, mentre le cosce bianche mi bloccavano il viso. Il suo corpo sussultava come un ramoscello scosso da una violenta tempesta di fuoco. Era nelle mie mani.


“OOOOOOOOOOOOooooo diooooooooo mmmm siiiiiiiiiiiii mi sta facendo impazzire! è bellissimooooo siiiiiiiiiiii

Mi staccai e le osservai le tette.

“Che fai? Ti prego continuaaaaaaaaaa!
“Si! però vorrei toccarti anche le tette! Desidero succhiarti i capezzoli!
“Siiiiiiiii fai quello che vuoiiii ma ti prego continuaaaaaaaaaa a leccarmi la figaaaaaaaa mi fa impazzireeeeeeeeeee !

Si sfilò la maglietta esibendo due magnifiche tette candide come neve. Quel diavolo era bellissima. Tenendo la bocca incollata alla fichetta, allungai le mani e mi impossessai di quelle meraviglie della natura, sode e lisce.
Erano compatte e piacevoli al tatto. Senza staccare la lingua, dal ventre, raggiunsi le sue tette, e cominciai a tormentare i capezzoli. La ragazzina si era eccitata, i suoi capezzoli erano turgidi come pietre. Le succhiai ingordo, stimolandoli senza darle tregua.

“mmmmmmmmm siiii mi piaceeeee nonnooooo mi stai facendo morireeeeeee sei un diavolooooo

Mi alzai in piedi. Ritenni che la ragazzina fosse ben carburata per quello che volevo fare dopo.

Eiiiiii che faiiiiiii continuaaaaaaaaaa mi piaceeeeee
Certo, ma anche io voglio godere! Ti pare?

Dopo quella frase, mi sbottonai i pantaloni, li sfilai, poi mi tolsi le mutande, restando solo in canottiera. Il mio cazzo usciva dal mio ventre, duro e pulsante come un vibratore messo al massimo dei giri.
I suoi occhi iniziarono a fissarlo con interesse.
“Azzo! Che palo!   
“Che ne diresti se lo prendesi in bocca? 

Non se lo fece ripetere una seconda volta si avvicinò al bordo del letto e comincio a mastrurbarmi. Le sue manine bianche cingevano la grossezza del cazzo facendo scivolare la pelle su e giu. Era un piacere vederla in azione sul mio cazzo. Poi iniziò a leccarmi la cappella, seguendo con la lingua i contorni, quindi, aprì la bocca e cominciò a succhiare. Il cazzo era troppo grosso, notai che aveva difficoltà a contenerlo tutto in bocca. Ma la sua azione era decisa, così vincendo le iniziali difficoltà prese un buon ritmo. Era’ uno spettacolo vedere i suoi lunghi capelli rossi che ondeggiano al ritmo di quel piacevole pompino. 

“Margherita ho voglia di scoparti! 
“Ma io veramente non so se… 
“Aggiungo altri cinquanta euro! OK!  

Non disse si! Ma si comportò in modo eloquente. Si allungò con la schiena sul letto, restando con il bacino leggermente sporgente dal bordo del letto. Dovevo solo inginocchiarmi tra le su cosce spalancate e infilargli il cazzo nella sua fica bollente. 

Il suo scoscio rosso era perfettamente allineato al mio grembo. La punta del cazzo lambiva le labbra esterne della sua figa. Mi avvicinai lentamente fino a toccare con la cappella la vulva vaginale, che si aprì subito. Appena la punta si schiaccio contro l’ingresso della figa, diedi una spinta possente, e in un attimo scivolai interamente dentro quelle pareti infuocate, fino alla base degli inguini, quando i mie peli grigi si confusero con i suoi rossi. 

Ooooooooooooooo mmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiiiii scopamiiiiiiiiii nonnooooooo

L’afferrai dai fianchi ed iniziai pompare dentro di lei, facendo scorrere la grossezza del cazzo in quel buco incandescente, stretto ed accogliente.  

Mi sembrava di sognare, erano anni che non sentivo il piacere tiepido che solo le pareti di una figa possono dare. 

Iniziai a sconquassare quella giovane figa. Il mio cazzo penetrava duro e imponente, trascinandosi con se le piccole labbra.  

Margherita si agitava in modo convulso, mi serrava dalle braccia tirandomi verso di lei. 


Siiiiiiiiiiiiiii mmmmm sto godendoooooooo mmmm è straordinario nonnoooo sei un dioooooooooo   nessuno mi aveva scopato cosìììììììììììì mmmmm

“Girati! Ho voglio di scoparti a pecorina! Bramo di vedere affondare il mio cazzo in quel magnifico scoscio, mentre ti guardo il culo! 

Si mise a quattro zampe sul letto, mi inginocchiai dietro di lei, il mio cazzo collimava perfettamente con l’apertura della sua giovane fica. Fu sufficiente appoggiare la cappella e subito quella tana incandescente inghiottì il resto del corno fino alla base dei coglioni; che iniziarono a sbattere con lo scroto sul pube rosso. 

La tenni ferma dai fianchi, mentre mi godevo la vista del suo magnifico culo, spingendo dentro di lei la mia bestia, fino a toccargli le cervici dell’utero. Era un piacere immenso assistere a quello spettacolo che non vedevo da anni.   

“Mmmm nonnoooooo scopi da diooooooo non ho mai avuto tanti orgasmi come oggi e poi non ti stanchi maiiiiiiii   

In effetti, era più di mezzora che le stavo martellando la figa. Da giovane non avevo una resistenza così eccessiva, ora mi accorgevo che potevo controllare tranquillamente le mie emozioni.
Allora mi concentrai sui suoi fianchi, il suo giovane corpo era magnifico, un dolce squisito, che mi stavo gustando lentamente, ricevendo delle sensazioni fantastiche. 

“Mmmmmmm nonnooooo sento che stai per venireeeee mmm lo sento duroooooo siiiiiiii vai cosiiiiiiii mi piace oooooo sto godendooooo mmmm  


Infatti, i coglioni si erano irrigiditi nello scroto, e pizzicavano. La schiena cominciava a farmi male, non ero abituato a quei ritmi, mi sforzai di mantenere la stessa cadenza fino in fondo. Chiusi gli occhi e mi concentrai, sentivo il cazzo che scivolava dentro quella fornace, calda e morbida come il burro; infine in piena frenesia dei sensi, tremante come una foglia sbattuta dal vento, mi attaccai ai suoi fianchi, e spingendo con tutta la forza, le sborrai dentro.   


“Siiiiiiiiiiiiii mmmmmmmm dioooooooo mio sto godendoooooooo mmmmm 


Un attimo dopo mi afflosciai sul materasso esausto. Distrutto. Quel diavolo mi aveva fiaccato.

“Ei Beniamino ti senti bene? 
“Si! Si! Tranquilla! Fammi prendere una boccata d’aria! Alla mia età! Certe cose pesano!
“Accidenti! Sei vecchio! Ma scopi meglio dei giovani!   

Afferrai la giacca, dal taschino estrassi una mazzetta di banconote, ne tolsi quattro pezzi da cinquanta euro e glieli porsi. 

“Tieni! Te li sei guadagnati tutti! Mi piacerebbe se qualche volta mi venissi a trovare!
“Ci puoi scommettere Beniamino! Sei un grande chiavatore! E fino a quando posso non ti mollo! Però dovrai essere sempre generoso!  
Certo hahahah sempre hahah! Ora vai a pagarti i jeans, prima che Gustavo ti denunci per furto! 
Ok! Corro!

Mi diede un bacio sulla bocca si vestì e uscì veloce dalla stanza. Rimasi sul letto a fissare il soffitto. Ero felice, non mai avrei immaginato che a sessanta nove anni suonati sarei stato capace di scoparmi una ragazzina di diciotto anni. 
Mi rivestì in fretta e raggiunsi la sedia davanti alla porta.   

Margherita mi venne a trovare altre volte. Solito servizio dietro lauta ricompensa in denaro. Ero diventato il suo bancomat personale. Del resto ero io a guadagnarci.
Godere della sua giovane età non aveva prezzo, quello che lei mi dava certamente non era pari a ciò che le davo io.   

La mia vecchiaia divenne all’improvviso da noiosa e ripetitiva a ricca e piena di emozioni. Avevo tutto, la salute, la virilità e soprattutto la mia sirenetta dai capelli rossi, che soddisfaceva pienamente i miei istinti sessuali, con entusiasmo e partecipazione.   

Ma non era finito lì, la mia vita sarebbe stata sconvolta ancora una volta da altri avvenimenti del tutto imprevedibili. 

Margherita, il sabato sera, a volte, stufa dei soliti incontri con gli amici e annoiata dalla confusione e dal frastuono della discoteca, veniva a trovarmi.
Le piaceva farsi coccolare da me. Ogni tanto era triste e mi confessava che le mie carezze le davano delle sensazioni uniche, perché erano tenere e date con affetto. Insomma amava la mia dolcezza.
Dopo aver fatto sesso ce ne stavamo nel letto a chiacchierare. Spesso facevamo gossip sul paese. La piccolina ne sapeva più di me. Era aggiornata su tutto. Mi venne una curiosità:

“Ma tu che vivi la vita del paese, per caso sai se la bella mogliettina del dottore è casta ed onesta come vuol far credere?
“ahahahha Benny, allora non la conosci bene, come tutto il paese del resto, perché solo la fonte da cui ho saputo, a te molto vicino, ed io conosciamo qualcosa di lei! Ti assicuro che non è la santerellina che tutti credono! Hahah
“azzo! E di cosa si tratta!
“Nonnetto curioso! Vorresti sapere se la tua nipotina è un diavoletto o un angelo?
“Adesso me lo devi dire! Mi hai messo una pulce nell’orecchio!
“Attento a quello che ti sto per dire! potrebbe sconvolgerti!
“Alla mia età! Tutto è compiuto! Chi l’avrebbe detto che un dolcetto come te si sarebbe interessato ad un vecchio? Eppure sei qui! Soddisfatta dal mio giurassico cazzo! Ahahahah
“Ahahah cretinoooooo! Vabbè te lo dico!
“Sono tutto orecchie! Ihihihih
“La tua bella nipotina si fa scopare da tuo figlio Vincenzo! Nessuno sospetta! E naturale vedere una nuora attaccata al suocero, che va a trovare tutti i giorni, ad aiutarlo con affetto, interessato direi, soprattutto quando le vengono i pruriti alla figa! Ahahah

“Cazzo un incesto! E chi l’avrebbe immaginato! Mi figlio si scopa sua nuora? Accidenti! È davvero una notizia sconvolgente! 
“Tuo figlio Vincenzo è un animale! E’ stato lui a togliermi la verginità e non solo a me! Le piacciono le ragazzine! E da quello che vengo a sapere non ha perso l’abitudine. Il lupo perde il pelo ma non il vizio! 

Quella notizia mi aveva sconvolto. Mi venne la pelle d’oca. Tutto avveniva sotto lo stesso tetto domestico. Mi era difficile immaginare mio figlio Vincenzo che approfittava della moglie di suo figlio, tradendo la sua fiducia.
Sapevo che in quel paese tutto era possibili, un vero crocevia di corna, che si arricchiva di un nuovo elemento: l’incesto.
Chissà quanti altri c’erano, celati nei segreti delle famiglie. La vita di campagna era dura e vicina alla natura. Il contadino metteva in atto alcune azioni che violentavano la natura, gli innesti, gli accoppiamenti tra gli animali della stessa specie e apparentati.
I cani che si accoppiavano tra loro, indipendentemente dal grado di parentela.
Rapporti di zoofilia di uomini rudi, che pur di soddisfare i propri impulsi sessuali non ci pensavano due volte a scoparsi una mucca, una pecora o una giumenta.
Quindi, gli istinti degli uomini di quel paese erano il riflesso della loro vita agreste, selvaggia, sopra l’etica comune.  

“Non ci posso credere! Mio figlio con Elena? è un animale! 
“Credici! Adesso ti racconto una storia che mi ha confessato Laila! 
“Laila? Che centra lei in questa storia? 
“Aspetta e dopo capirai! 
“Tu cominci a sconvolgermi! Ho l’impressione che tu stia scoprendo il vaso di pandora! 
“Ti sei mai chiesto per quale motivo tua figlia Alberta è scappata dal paese? 
“Era una testa calda! E mi fermo qui! Del resto so che anche Laila è come lei, e sta onorando la memoria di sua madre! E tu ne sai qualcosa vero? 
“Vabbè! Sono le solite pettegole che esagerano! Non è come pensi tu! 
“Ahahah sei incredibile! Ora vai avanti con il racconto! Dimmi perché Alberta è scappata di casa! 
“Alberta e Vincenzo erano amanti. Lei amava solo suo fratello! Nonostante quello che dicevano di lei, ti assicuro che Vincenzo è stato l’unico uomo della sua vita! Gli altri erano dei fanfaroni che si sono solo vantati per sputtanarla! Vincenzo ha creduto a loro, e per rivalsa si è fidanzato, tradendo la promessa fatta ad Alberta che non si sarebbe mai sposato!
“Vincenzo e Alberta! E tutto questo avveniva alle mie spalle? Mi sembra di essermi svegliato da un incubo!

Mi r
icordo il giorno in cui Vincenzo ci presentò con la sua fidanzata. Alberta l’accolse con rabbia, e si rifiutò di riceverla, etichettandola come una puttana. Mi ricordo anche che le diedi uno schiaffo invitandola a portare più rispetto per la ragazza di suo fratello. Alla vigilia del matrimonio raccolse la sua roba e andò via. Adesso tutto mi è chiaro. Alberta è ancora una donna piacente. Immagino che quei due hanno ripreso nuovamente il vecchio rapporto.  

“Sei sconvolto vero? Ma quello che ti sto per dire adesso pensa che ti farà girare le budella!
“Ormai sono preparato ad affrontare qualsiasi evento imprevedibile, cosa c’è di peggio dell'incesto! Qualsiasi cosa non potrà essere peggio di quello che mi hai raccontato!
“Ti dissi che tuo figlio Vincenzo è un animale! A lui piacciono le ragazzine! E’ un bell’uomo, affascinate, pieno di soldi! Con queste doti non ci vuole molto a conquistare una ragazzina!
“Si me lo hai detto! E tu ci sei cascata in pieno! 
“Vincenzo mi piaceva! Lo vedevo ogni mattina, quando aspettavo il pullman per andare a scuole. Un giorno mi propose un passaggio. Accettai con entusiasmo. Quel giorno feci sega. Mi portò in una stalla della sua fattoria scopandomi in mezzo alla paglia, avevo appena compiuto quindici anni, cioè tre anni fa. Però lui non è bravo come te. Tu hai cura per i particolari. Sei dolce come amante. Lui è un vero animale. Quando ha sfogato i suoi istinti si comporta come se non esistessi più. Egoista! Quella volta mi è bastato. Non ci sono più andata con lui. Unico rammarico è avergli dato la mia verginità, e non lo meritava.
“Mi dispiace per te! Qual è l’episodio che mi avrebbe fatto girare le budella?
“Tuo figlio Vincenzo si scopa anche sua nipote Laila!
“Cosaaaaaaaaaaaaaaa? Stai scherzando?
“Non sto scherzando!

Quella notizia mi sconvolse l’anima. Le budella si strinsero come se una mano invisibile le stesse stritolando con forza.

“Stavolta Vincenzo non c’entra nulla! E’ stata Laila a sedurlo! Mi ha confessato che la storia d’amore di sua madre con suo fratello l’aveva affascinata! In un certo senso si era infatuata di suo zio. Appena è diventata maggiorenne ha iniziato a sedurlo. Il primo incontro avvenne due anni fa! Quando suo zio accompagnò sua madre per una visita all’ospedale, lei li seguì. Mi ha detto che se le scopato in un garage del centro commerciale. Da quel giorno è diventata una regola! Mi ha detto che con lei è molto dolce! Lo divide senza problemi con sua madre e la moglie di suo cugino!


Stavolta rimasi completamente basito. Non avevo nulla da dire. Quella rivelazione mi lasciò completamente sconvolto. Immobile, con i nervi scossi, continuai a fissa il soffitto. Era duro da digerire quella verità amara, e il fatto che avessi una famiglia di pervertiti. Mio figlio Vincenzo era diventato il califfo delle donne di famiglia. In pratica se le scopava tutte: la sorella, la nipote e la nuora. Mi venne il dubbio che non si fosse scopato anche la madre, che riposi in pace.


Passai una settimana d’inferno. I pranzi domenicali, a casa di Vincenzo, erano diventati un vero tormento, guardavo Elena, Laila e Alberta, Vincenzo e Maria, sua moglie, che dialogavano tranquillamente. Mi sorprendeva soprattutto l’atteggiamento di Laila, che conosceva la tresca che c’era tra suo Zio, la madre ed Elena, sembrava completamente indifferente.
Appariva come una dolce nipotina affettuosa. Alberta, invece sembrava rinata, aveva ritrovato l’entusiasmo di un tempo, si curava, cercando di mantenere un aspetto piacente, molto sexy.  
Elena, una donna raffinata, fine, mi veniva difficile immaginarla con le cosce oscenamente spalancate mentre si concedeva a quell’animale di suo suocero.
Laila, era una bellissima mulatta, una pantera nera in erba, che, nonostante la sua giovane età, esprimeva una perversione mentale diabolica e affascinante.
Eccola la mia famiglia. Del resto si allineava perfettamente con la mentalità del mio piccolo paese, di cui io ne facevano parte integrante.

La vita, in ogni modo, mi stava aspettando dietro l’angolo. La sorpresa che mi aveva riservato era di quelle che potevano sconvolgere il normale ordine delle cose: l’etica e la morale comune.

Un giovedì mattina, mentre ero intento a scoparmi la mia giovane amante, nel momento in cui il cazzo penetrava gioioso in quelle giovani carni rosse, una voce tuonò nella camera da letto:

“Alla faccia del nonnetto! Hahahahah 

Rimasi di ghiaccio, era la voce di mia nipote Laila.
Mi girai e la vidi che si stava sganasciando dalle risate, mentre teneva in mano una gonna di jeans.

“Marghi, hahah non ti bastono i ragazzi del paese, adesso ti scopi pure mio nonno! Aahahahah
“Senti bella! Quello che faccio con tuo nonno non ti riguarda! Provati quella cazzo gonna e poi togli  
il disturbo! Vorrei finire ciò che ho cominciato!
“Vabbè! Non ti incazzare!

Laila, divertita, senza badare a me, che la stavo guardando mentre ero in uno stato di agitazione e di estremo imbarazzo. Incurante della nostra presenza si tolse i pantaloni, restando in mutandine.

Margherita era incazzata e la guardava con espressione truce, con le braccia incrociate sotto il seno. Laila era divertita da quella situazione. Indossò la gonna, poi ancheggiando, si avvicinò allo specchio ed iniziò a muovere i fianchi.


“Nonno! Ti piaccio in minigonna? Non credi che io sia uno schianto?

No! non era uno schianto, era una fantastica visione. Sembrava una bellissima mulatta, molto simile Naomi Campbell, una modella sensuale che mi ha suscitato un desiderio estremo.


“Si tesoro! Stai benissimo.
“Vero? Senti Marghi, ti ricordi l’anno scorso, nella stalla dello zio, con Mattia?
“Si! E come faccio a dimenticarlo!  
“Ci siamo divertiti un casino vero?
“Si! Ma non capisco perché ti è venuta in mente adesso?
“Non capisci? Hahahah! ci sto pensando da quando sono entrata qui, da quando vi ho sorpresi a scopare!
“Lailaaaaaaaaaaa sei impazzita! È tuo nonno!
“Non me ne frega un cazzo! E’ un’esperienza che vorrei provare di nuovo! Mi sta bruciando dentro!

Intervenni io.

“Di cosa state parlando voi due?
“Chiedilo a Laila! Vorrebbe unirsi alla festa!
“Cosa?
“Si nonno! Hai capito benissimo! Io e Marghi dividiamo sempre tutto! Da buone amiche! ahahah
“Sei impazzita! 
“No! Affatto! Voglio provare qualcosa di nuovo! A solo pensarci mi sto eccitando da morire! hahahah

Intanto si era completamente spogliata. Era nuda, bellissima, si muoveva verso di me. Da quello che mi aveva riferito Margherita e dai pettegolezzi che ho sentito su di lei, capì che la sua perversione era vera e non aveva limiti. Ora ebbi la conferma.
Sinceramente ero preoccupato, sebbene Laila fosse un gran pezzo di figa, molto desiderata in paese. Quella situazione imprevista, mi creava un grande disagio, da cui non vedevo vie di uscita.
Ebbi l’impressione che il fato mi avesse raggirato! dovevo stare al gioco!


“Che ne dici Nonno? Non sono male vero?


La fissai intensamente e deglutì senza avere la forza di dire una sola parola.

“Si ti piaccio! hahahaha

Ridendo si avvicinò gattonando sul letto. Tirò verso di se il lenzuolo scoprendoci.
Il mio cazzo si svelò ai suoi occhi eccitati, tormentato da quella situazione esplosiva, mostrandosi duro e puntato verso l’alto come una torre d’avorio.

“mmmm nonnoooooo hai un bel cazzo!

Come una predatrice lo catturò con entrambe le mani, dalle unghie affilate, sembravano le zampe di una pantera.
Fece scorrere la pelle, stimolando la massa carnosa. Poi si avvicinò con la bocca e cominciò a leccare la cappella. La sua lingua si muoveva su quella cupola carnosa stimolandola in modo sublime. Anche Margherita si avvicinò al cazzo, e la sua bocca iniziò ad alternarsi con quella di Laila, ogni tanto si guardavano e si baciavano con grande passione.
Poi Margherita presa a baciare la schiena di Laila fino ad arrivare al suo scoscio, quindi, infilò la faccia in mezzo alle sue cosce e cominciò a tormentarle la figa. Intanto Laila, si era impossessato del mio cazzo e lo succhiava con grande slancio, la sua bocca scorreva lungo tutta la grossezza arrivando a lambire la base. Le sue lunghe dita soppesavano i coglioni massaggiandoli con cura. Era brava a stimolare il cazzo.  
Margherita intanto si era seduta sulla mia faccia, invitandomi a leccargli la fica. La mia bocca si appropriò di quella giovane vulva torturandola in ogni singola parte, compreso il clitoride, che succhiai con ingordigia.  
Quelle due sembrava possedute dal diavolo. Mi stavano scombinando i sensi. Ora la mia bocca si nutriva del nettare di quella fica scura di Laila. Era un’immagine incredibile. Le labbra e la fica erano nere come la pece, solo la parte interna risaltava con un colore rosso sangue. Mentre Margherita si dilettava con il mio cazzo.
Ad un certo punto, intanto che mi stavo gustando le tette di Laila, sento un calore avvolgermi il cazzo, era la fica di Margherita che si era impalata fino alla base dei coglioni. Quel diavolo cominciò a cavalcarmi come un’amazzone. Il suo bacino si agitava sul mio grembo serrando dentro di se il mio cazzo.  

Dopo alcuni minuti lascia il posto a Laila, che si siede sul mio grembo, volgendomi la schiena. Vedo il mio cazzo che sparisce tra i suoi glutei scuri, dentro quella tana infernale della sua figa, stretta e calda.
Mi attacco ai suoi fianchi e la guido nei movimenti, mentre Margherita le ciuccia le tette e la bacia con passione.

“Mmmmmmmm nonnooooooo hai un cazzoooo da dioooooooo mmmmm
“E tu hai una figaaaaaaaaa caldissimaaaaa mmmmm

Dopo alcuni minuti mi sdraia in mezzo alle cosce di Margherita, scopandola con enfasi, mentre Laila si siede con lo scoscio sulla sua faccia a gustarsi la lingua.
Mi sposto e Laila ne approfitta per ficcare la sua bocca in mezzo alle cosce di Margherita, cimentandosi con lei in un sublime sessantanove.
Ne approfitto e mi colloco alle sue spalle, brandendo il cazzo lo punto contro la sua figa incandescente e la penetro profondamente.
Mentre scopavo la bella nipotina a pecorina, mi gustavo la scena del mio cazzo che spariva nella sua fica, compiacendomi incantato dal suo fondo schiena.  

“Oooooooo nonnooooooooooo mi stai facendo impazzireeeeeeeeee mmmmm si mi piaceee
“Diavolo di una nipoteeeeeeeeeee tieeeeeeeeeeeee mmmmmm

Un culo da infarto. Una pelle colore ebano, tonica e senza smagliature. Ebbi l’impressione di sognare. Da sotto sento la bocca di Margherita che mi leccava i coglioni, ogni tanto lo tiravo fuori e glielo infilavo in bocca.

Le scopai in tutte le posizioni che la mia mente immaginava. Alla fine, dopo un tempo che mi era sembrato infinito, cominciai a sentire i primi conati di sborra.

“Mmmm ragazze sto venendoooooooo mmmm

Laila e Margherita si inginocchiarono subito sotto il mio cazzo, a turno lo succhiarono e lo menarono fino al sacrificio estremo, poi.

Mmmmm oraaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmm

La bocca di Laila inghiottì il cazzo nel momento esatto in cui stavo sborrando.
Le inondai le gote di liquido seminale, poi, toccò a Margherita continuare il lavoro fino all’ultima stilla di sperma.

“Nonnooooooo sei stato straordinariooooooo  Mattia era una schiappa haahahaha al confronto   hahaha


Risero entrambe.  

“Ragazze che non vi venga in mente di venire a trovarmi tutti i giorni! Non so se riuscirei a reggere il vostro ritmo hahahahah
“Benny! Sei un diavolo! Ma sei fantastico!
“E’ mio nonno! Hahahah

Margherita mi abbracciò baciandomi con passione. Laila non fu da meno.  
I pranzi domenicali erano diventati più interessanti. Meno noiosi. Il pomeriggio Laila mi accompagnava nelle lunghe passeggiate, nei boschi limitrofi, quando arrivavamo in zone isolate, lontani da occhi indiscreti, ci scatenavamo, scopando come maiali, fino a consumarci l’anima. Era una donna sensuale. Si rivelò una ragazza che si concedeva senza alcuna riserva, con grande slancio emotivo e tanta enfasi.  


Una domenica pomeriggio, mentre ero intendo a sconquassare la figa di Laila, a pecorina, un riverbero di luce mi colpì negli occhi. Senza interrompere il ritmo con cui stavo ficcando nella figa di quel piccolo diavolo, girai con discrezione gli occhi verso la fonte di quella luminosità.
Tra i cespugli intravidi un volto. Era quello di Elena.  
La porca ci aveva seguiti. Forse si era insospettita di quelle lunghe assenze, ed ha voluto togliersi una curiosità. La cosa poteva avere i suoi lati positivi. Elena era un gran pezzo di fica, una donna delicata, magra, longilinea, capelli biondi e lunghissimi. Ma sotto i vestiti si intuiva un corpo ben modellato. Non era giusto che se lo godesse solo quel porco di mio figlio.
Da quel giorno mi accorsi che la maiala aveva preso l’abitudine a pedinarci e spiarci di nascosto. A volte per favorirla in quel perverso gioco, cercavo posti che non fossero eccessivamente nascosti da vegetazione.
Per dare a quella maiala la possibilità di gustarsi lo spettacolo e godere con noi di quegli attimi di piacere.

Comunque quel giochetto produsse i suoi effetti.


Un giovedì mattina, mentre ero assopito sulla sedia, a godermi i raggi del sole, davanti alla porta d’ingresso. Un lieve tocco sulla spalla mi destò da quello stato di dormiveglia!

“Ciao nonno!  
“Ciao Elena!
“Vado un attimo dentro a provarmi queste gonne!
“Certo, non ci sono problemi!

Dopo alcuni minuti entrai in casa e chiusi la porta a chiave poi la raggiunsi in camera da letto.

“Posso aiutarti nella scelta del capo?

Lei si girò a fissarmi intensamente, la trovai in mutandine e reggiseno e non sembrava affatto imbarazzata della situazione e neanche stupita della mia presenza.
Notai subito le sue meravigliose gambe, di cui una era sollevata in aria mentre stava infilandosi una gonna.

“Certo! Non mi dispiace!

Mi sedetti sul bordo del letto. Lei indossò la gonna, si avvicinò allo specchio ed iniziò a muoversi.

“Che te ne pare? Questa mi sta bene?
“Benissimo!
“Non credi che tiri sui fianchi!
“No! Dove?!
“Qui, sul fianco!

Si avvicinò, penetrando tre le mie gambe spalancate.

“Dove?
“Qui!

Mi ero eccitato. Il suo atteggiamento malizioso mi aveva suscitato un impeto incontrollato. La desideravo.

“Qui?

La mia mano comincio a lisciarle la coscia, inoltrandosi sotto la gonna!

“qui?
“Trovo che senza si meglio! Ti esalta le gambe!

La tenevo serrata tra le mie gambe, mentre le  mani si erano infilate sotto la gonna e stavano impastando le sue natiche. Erano morbide, la pelle liscia e tonica.

Il suo profumo mi aveva già aggredito le narici, stordendomi la mente. Era una donna raffinata, di classe.
Continuando nella mia azione, le sbottonai la gonna, facendola scivolare lungo le sue lunghissime gambe. Le mutandine nere, si perdevano nello scoscio. Afferrai gli orli e li tirai giù, lei sollevo, a turno, le caviglie sfilandosele definitivamente.
La sua figa rasata mi aggredì con tutta la sua fragranza. Era bellissima. Magra e snella come una modella famosa.
Dopo essersi sfilato la camicetta, si sbottonò il reggiseno. Mi afferrò la testa facendomi immergere il viso nelle sue tette.
L’aroma del suo seno mi aveva confuso i sensi.

La mia bocca aggredì i suoi capezzoli, masticandoli con le labbra, e pizzicandoli fino a farli diventare turgidi.

Il corpo di Elena era snello e longilineo, fu un piacere immenso accarezzarlo. Il contatto con la pelle mi dava una sensazione piacevole.  
Le infilai la mano nello scoscio, facendo scorrere le dita nelle fenditure della figa. Era bagnata. La porca si era eccitata come una cagna in calore.

Mi sbottonai i pantaloni, mi aprì la lampo ed estrassi il mio cazzo, che duro come il marmo, anelava di ficcarsi in quella nicchia di piacere.

Lei fissò il cazzo come un oggetto prezioso poi, con sguardo eccitato, lo afferrò con entrambe le mani, delicate e candide come neve, iniziando a stimolarlo in tutta la sua lunghezza, fino a lambire i coglioni.

Elena, senza che glielo avessi chiesto, si inginocchiò tra le mie gambe spalancate, continuando a tenere il cazzo con entrambe le mani, curando di far scorrere la pelle tesa come quella di un tamburo.

Fissandola negli occhi intuì ciò che le passava per la testa.

La sua testa bionda, infatti, si piegò sul mio grembo avvolgendolo con i suoi lunghi capelli.
Appena percepì il tepore della sua bocca, il capo iniziò a oscillare su e giù, con mio grande piacere.

Dopo avermi sollazzato il cazzo per un alcuni minuti, si alzò in piedi, divarico le sue lunghissime gambi e si sedette sopra il mio grembo, tenendo dritto il cazzo contro l’ingresso della figa si fece impalare fino alla base dei coglioni.  

Appena percepì il tepore della vagina, la vidi muoversi come un’amazzone, in senso orizzontale stimolando la lunghezza del cazzo profondamente piantato dentro di lei.
In quella posizione schiacciò le sue meravigliose tette contro la mia bocca vorace, che le aggredii come se fossero dei dolci squisiti. La sua pelle era fragrante e profumata come una rosa.

Elena è una donna di classe, una donna raffinata. Vederla muoversi sul mio cazzo mi dava un piacere incredibile. Bella, bionda, snella. Mi sembrava di sognare. Donne come lei le vedi solo in televisione, nelle sfilate di moda.  

Tanta bellezza e raffinatezza era il rovescio di una medaglia: la perversione
La sua mente trasgressiva non la faceva arretrare davanti a nessuno ostacolo. Il suo corpo aveva voglia di godere, di provare il piacere estremo, forgiato per questo nelle fucine dell’inferno.  

Mi lasciai trasportare da quel diavolo vestito di angelo. Mentre la sua figa tormentava il mio cazzo, le mie mani scorrevano su tutto il suo corpo, accarezzandolo, stringendolo.  

“MMMm nonnooooooooo il tuo cazzo è magnificoooo mmmm non avrei mai permesso che se lo godesse Lailaaaaaaaaaaaaaaaa mmmm

Ecco un'altra che stava apprezzando la mia resistenza. Con l’età si migliora come il vino. Se le  giovani donne sapessero che il cazzo è più resistente di quello di un giovane saremmo massacrati.
Il giovane, si sa, è come un meteorite, corre troppo veloce, perdendosi la bellezza dei particolari.  
Le persone anziane, combattono il tempo, lo vorrebbero fermare. Per questo, si godono ogni attimo, ogni istante, pensando che quello potrebbe essere l’ultimo.

Infine Alberta.

Una domenica pomeriggio, in casa di Vincenzo.

Quel giorno la casa mi apparve silenziosa e vuota. Vicenzo e suo figlio, con le rispettive consorti, erano stati invitati ad un matrimonio.
Laila mancava da sabato sera: Era andata insieme a Margherita in città, ospiti da amici, per assistere ad un concerto musicale.
Cosi il pranzo divenne un’occasione per restare da solo con Alberta.
Alberta per l’occasione indossava un vestitino leggero, di cotone, con fantasie di fiori, chiuso sul davanti con una serie di bottoni. La scollatura, come sempre, era generosa e non nascondeva nulla delle sue grosse mammelle.
Alberta era una donna robusta ma non grassa. Aveva un corpo solido e temprato dalle attività pesanti della fattoria. La sua pelle era chiara come la neve.
Quel giorno non indossava reggiseno. Era coperta solo del vestito e calzava delle semplici ciabatte. Direi un abbigliamento molto intimo e casalingo.
Pranzammo in cucina. Durante la consumazione del pasto mi era difficile ignorare che lei fosse l’amante di suo fratello.
Trovarmi da solo con lei mi aveva creato una certa agitazione dei sensi. Per certi aspetti mi sentivo eccitato e vivevo quei momenti come un sogno e un’attesa, una sensazione che sarebbe potuto succedere qualcosa tra me e lei.
Il vestito non era lungo, le arrivava a metà cosce ed era aperto in fondo, negli ultimi bottoni. Alberta si muoveva con disinvoltura incurante di celare le sue grazie.
A volta quando si alzava per andare a prendere una pietanza, notavo che il vestito rimaneva incollato tra i glutei rivelando il suo grosso fondo schiena.
In altre circostanze quei particolari non mi avrebbero mai suscitato tanta attenzione. Ma in quel momento, con i sensi infiammati, qualsiasi gesto sensuale di Alberta non passava inosservato.
La cosa che più mi dava fastidio in quegli istanti, era l’incapacità di distogliere lo sguardo dal suo decolté.
Le sue tette attiravano le mie occhiate morbose ed il mio interesse libidinoso.
Spesso, distratto da quel panorama, perdevo il filo del discorso.
Il cazzo nei pantaloni intanto era diventato un ingombro fastidioso, che spingeva in quello angusto spazio impaziente di muoversi liberamente nell'aria.

Finito di mangiare rimasi in cucina a farle compagnia, mentre era impegnata a sparecchiare il tavolo.
Dopo aver riposto le stoviglie nel lavandino, iniziò a lavare e sciacquare i piatti e porli nel vano di sopra.
Vederla muovere mi dava una sensazione di vertigini. Si allungava con tutto il corpo nel momento in cui doveva porre i piatti sopra e si abbassava, quando doveva appoggiare le pentole nello stipite di sotto.
In quei momenti a causa della lunghezza succinta del vestito, mostrava uno scoscio fantastico. I glutei erano talmente in carne che le mutandine sparivano completamente nell'incavo polposo.

Stavo sudando freddo e sentivo la necessità di dovermi distrarre in qualche modo, altrimenti mi sarei sentito male.
Il cazzo intanto era diventato un obelisco di marmo, duro e pulsante.

“Papà ti manca la mamma?

Che strana domanda. Il tono era emozionato. Dovevo giocare di astuzia, forse mi stava dando un opportunità.

“Si tantissimo! E tu le somigli molto!
“La mamma era più bella di me! Me la ricordo!
“Quando aveva la tua età non era diversa da te!
“Che cosa ti manca della mamma?

E mo cosa rispondo? Avrei voluto dirle che mi mancava il sesso e che forse lei poteva in qualche modo alleviarmi le pene se solo mi avesse dato la sua figa.

“Non sei più una ragazzina! Con tua madre c’era una grande intesa! Fisica e morale!
“Si lo so! La mamma era una donna sensuale!
“Si molto!
“Ti manca?
“Si mi manca la sua passione! Ogni volta che ti guardo me la ricordi!
“Io ti ricordo la mamma? In che senso?
“Vieni! Avvicinati!
Posò lo straccio nel lavandino e si accostò a me.

La fissai intensamente negli occhi.
Quello che avevo in mente di fare avrebbe potuto cambiare gli eventi di quella domenica pomeriggio oppure avrebbe sancito la rottura dei rapporti tra me e lei.
Lei ricambiava lo sguardo, dal modo con cui fissava intuiva che c’era qualcosa di strano in quell’invito imprevisto.

 “Allora che cosa ti manca della mamma?
“Questo!

Le infilai una mano sotto il vestito.
La feci scorrere lentamente all'interno della coscia, poi continuai a farla scivolare sulla pelle, verso la figa, fino a toccargli lo scoscio.
Non appena posai la mano in mezzo alle sue cosce lei ebbe un sussulto, che le fece vibrare il corpo.
Dall'espressione del viso si capiva la gran sorpresa che ebbe da quel gesto inaudito ed incomprensibile.

Era completamente bloccata. Non capivo se il mio comportamento lascivo le avesse causato sdegno o no.
Nel dubbio continuai nella mia azione scellerata.
Ero eccitato come un caprone pronto alla monta. Il cazzo in quei momenti, stimolato dal dolce contatto della sua pelle, lo sentivo palpitare come un cavallo furioso.

Rivolsi tutta la mia attenzione al suo corpo. L’avevo incastrata tra le mie gambe. Stavolta usavo entrambe le mani. Che muovevo sotto il vestito in modo frenetico, accarezzando ogni parte anatomica: il culo, le cosce, le tette, la schiena.
Ero completamente partito di testa e non riuscivo più a staccarmi da lei.
Le sbottonai il vestito e subito le sue tette mi apparvero in tutta la loro grossezza. I capezzoli neri e grossi furono subito la preda prelibata della mia bocca.
Le succhiavo; le leccavo e le baciavo. Il suo profumo mi aggredì la mente, moltiplicando il senso di libidine che mi aveva annullato completamente qualsiasi barlume di ragione.

Non opponeva alcuna resistenza. Teneva gli occhi chiusi e si lasciava toccare in ogni parte del corpo.

Il vestito quasi glielo strappai di dosso. Poi toccarono alle mutande. Il pelo pubico, nero e riccio comparve davanti ai miei occhi come un bellissimo miraggio.
La sua figa era abbondante e pelosa. Sembrava un cespuglio di fili riccioluti.
Lo accarezzai con il dorso della mano. Poi desideroso di qualcosa di più frizzante, infilai alcune dita tra le fenditure della figa fino a raggiungere la vulva vaginale e la carne viva.

Nello stesso istante sentì un leggero lamento, che le usciva dal profondo della gola.
Le sue mani si erano posate sulle mie spalle, come se volesse appoggiarsi. Sembrava che le fosse venuta a mancare la forza di reggersi in piedi. Il godimento che le stavo dando nel basso ventre, infatti, la fecero tremare come un foglia.

La mia azione era incessante e continua. Non le davo tregua. Le stavo torturando la figa con tutte le dita infilate dentro e si muovevano come se la stessero scopando.

Intanto mi ero aperto la cerniera dei pantaloni e con difficoltà riuscì ad estrarre fuori il cazzo.

Alberta, nello stesso istante, abbassò lo sguardo e lo notò subito.
La sua espressione era incomprensibile. Non riuscivo a capire quali fossero le sue intenzioni.
Si lasciava manipolare dalle mie mani senza opporre alcuna resistenza, sembrava quasi rassegnata al suo destino.

Io ero super eccitato per cercare di interpretare il suo pensiero. Mi stavo nutrendo del suo corpo come un feroce predatore.

Senza chiedere il suo consesso la girai e, tenendola dai fianchi, la feci sedere sul mio grembo.
Con una mano brandivo il cazzo, e tenendolo dritto, e puntato contro l’ingresso della sua figa, lo feci entrare in quello inferno di fuoco.

Appena avvertì il tepore della sua figa mi venne una sensazione di vertigini.
Il corpo vibrava e la schiena tremava come se fosse percossa da corrente elettrica. Alberta era una super donna e il peso del suo corpo massiccio si faceva sentire in tutta la sua estrema sensualità. Non era una ragazzina.
Comunque in quella posizione mi era difficile muovermi agevolmente.

Con uno sforzo sovrumano mi alzai, insieme a lei, costringendola ad allungarsi sul tavolo.
Si era messa a novanta gradi con le grosse tette schiacciate sul tavolo.
Per agevolare la mia azione mi sbottonai i pantaloni e li abbassai insieme alle mutande fino in fondo alle caviglie.

Poi mi concentrai su Alberta ed il suo fondo schiena. Era un bel vedere. Un panorama strabiliante. Il suo grosso culo era parato davanti al mio grembo in attesa di accogliere il mio cazzo.
In mezzo allo scoscio si intravedevano le grossa labbra bagnate, coperte di pelo nero.
Eccitato da quella scena, puntai la cappella del cazzo in mezzo, la schiacciai fino a separarle, quindi, spinsi in avanti fino a che la vidi scomparire tutta dentro.

Il caldo delle pareti vaginali avvolsero nuovamente il cazzo, una sensazione piacevole.

Prima di iniziare a muovermi dentro di lei, ripresi ad accarezzarle il culo; la schiena e le cosce, fino a raggiungere la grosse tette che non riuscivo nemmeno a contenere nelle mani.
Alberta era un vero spettacolo della natura. Una donna in carne, abbondante, che trasmetteva una voglia di sesso incontenibile.

“Aberta! Ti prego dimmi che ti piace!
“Si! Mi piace! Ora muoviti e fammi godere!

Quelle parole mi resero felice.
Così euforico per quella generosa richiesta, l’afferrai dai fianchi ed iniziai a pompare come un folle dentro di lei. I movimenti inizialmente furono convulsi e poi divennero più regolare.

“mmmmmmmmmmm siiiiiiii papàà mi piaceeeeeeeee fottimiiiiiiiiii godoooooo

Finalmente la sua voce. E quello che diceva erano adeguate alle circostanze. Ora che la situazione si era scaldata e tutto diventava sublime.

“Albertaaaaaaaaaaa adesso mi accorgo che ti ho sempre desiderataaaaaaaaaaa
“Papà mmmm sto godendooooo scopami duroooooo come facevi con la mammaaaaaaaaaa
“Ci hai spiati? Verooooooooooo ?
“Siiiiiiiiiii tante volteeeeeeeeeee?
“Seiiiiiiii una porcaaaaaaaaaaa dovevo castigarti da ragazzaaaaaaaaaaaaaa
“Siiiiiiiiii non ti avrei detto di nooooooooo
“Visto che siamo in argomentooooooo scopi ancora con tuo fratelloooooooo?
“ahahhaha lo sai? Certoooooooooo Vincenzo è un animaleee per questo mi piaceeeeee
“Cazzooooooooo sei una troiaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmm
“Non ti piacciono le troieeeeeeeeeeeeeeee?
“Certoooooooooo tale madre tale figliaaaaaaaaaaaaaaaa?
“Stai parlando di Lailaaaaaaaaaaaaaa!
“Ne conosci altre? Come te?
“Ahahahah non di certoooooo mmmmmm stai attenta quella mi sa che è peggio di me!
“Troppo tardi! Sono stato già divorato dalla sua passione ingorda! Ahah
“Cazzooooooooo te la sei scopata?
“Si! Anzi,diciamo che è stata lei che mi ha scopato oooooo
“mmmm papà solo a pensarci mi vengono i brividi iiiiiiii tu e Laila… cazzo che sballoooommm papà mi stai facendo impazzireeeeeeeeeeee
“mmmm Albertaaaaaaaaaa mmmm

Quella notizia l’aveva sconvolta. La cosa sorprendente fu che la prese bene. Cio dimostrava che conosceva le attitudini di sua figlia. Una troia sa riconoscere una altra troia.
Quell’idea l’aveva resa super eccitata, facendole sbarellare la mente. Il risultato era evidente: un vulcano in piena eruzione.
Si agitava come un demone, cercando di godere ogni attimo di quella scopata forsennata.

Dopo alcuni minuti di intensa e profonda penetrazione della figa, mi venne voglia di incularmela.
Il cazzo scivolò nello sfintere senza problemi. Lo trovai abbastanza dilatato.

“Albertaaaaaaaaaaaaa sei straordinariaaaaaaaaaaaaaaa hai un culooooooo mmm
“Papà mi stai facendo godereeeeeeeeeee..
“sei una porcaaaaaaaaaaaaa tot o to mmmmm

Nello stesso istante, i forti stimoli nello scroto avevano raggiunto un limite ormai insopportabile.I coglioni anelavano di liberarsi del fardello dello sperma.
Così, in piena frenesia dei sensi, diedi le ultime spinte, possenti, poi mi bloccai dentro il suo culo e lo inondai di sborra.


“Mmmmmmmmmmmmmmmmmm Albertaaaaaaaaaaaaaa
“papaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmm

Fu un pomeriggio intenso, pieno di emozioni e sborrate.

Con Alberta iniziò un vero e proprio rapporto, quasi coniugale.
Laila e Elena rimasero incinte, l' incognita era: che non si sapeva chi fosse il padre.


Così va la vita.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

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