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domenica 15 aprile 2012

Il Club (l'essenza del BDSM)

Prologo: Il cenacolo sembrava il raduno di un club chiuso, dedito ai sacri riti del BDSM, una sorta di quadrato esoterico per pochi eletti.

Fabry, Robinia, Master e Sonya, avevano in comune la passione per la letteratura erotica. Tale passione, col tempo, si era arricchita anche dalla voglia di scrivere le proprie fantasie erotiche.
Si erano incontrati frequentando il portale di Milù, un sito specializzato nella divulgazione di racconti amatoriali erotici, che permetteva a chiunque lo desiderasse di pubblicare le proprie opere letterarie erotiche, purché fossero scritte in italiano corretto.

Fabry, Robinia, Master e Sonya, prediligevano il genere dominazione, le storie in cui un protagonista, Dom, Padrone o Mistress, aveva un ruolo di “superiorità” mentale e fisica verso chi era slave, sub o sottomesso.
I normali racconti etero, che si sviluppavano entro i limiti angusti dei rapporti tradizionali, per loro, erano storie noiose e pedisseque ripetizioni delle posizioni del Kamasutra, non davano alcuna emozione.

La loro attenzione si rivolse verso quei racconti in cui l'eccitazione era ottenuta da condizioni stimolanti socialmente non accettate, vale a dire da tutte quelle situazioni nelle quali venivano utilizzati oggetti, non umani, per infliggere un effettivo dolore o umiliazione al proprio partner.

La comune passione per le pratiche del BDSM li unì. Dopo i primi contatti on line, decisero di formare un circolo, sulla falsa riga di quello di Vienna, per scambiarsi le proprie opinioni e mettere in pratica la loro passione.

Fissarono la data e le modalità del primo incontro, che avvenne sulle calme acque del lago di Garda. Nei pressi della ridente cittadina costiera di Malcesine.

Fabry era il più esperto tra i convitati, era quello che aveva conseguito un discreto successo nell’editoria erotica, pubblicando qualcosa.
Master, era un discreto scrittore, ma viveva di luce riflessa. Era di carattere instabile, che mutuava le parole e i concetti dagli altri, secondo delle circostanze, poiché aveva difficoltà ad esprimere un’autonoma posizione.
Robinia e Sonya, erano solo appassionate di BDSM. Erano carne da macello che per dar fuoco alla loro passione si sarebbero prestate a subire qualunque violenza fisica, come agnelli sacrificali.
Erano state scelte come mere partner con le quali Fabry e Master si sarebbero sbizzarriti a realizzare le loro fantasie di padroni dominatori.
Marameo, un amico in comune, che condivideva con loro la stessa passione, non venne incluso nel club perché aveva un carattere difficile, una personalità forte che avrebbe finito per prevalere sul gruppo, mettendo in secondo piano il ruolo di Fabry ed annullando quel lumino che ancora schiariva la testa di Master. In un pollaio, si sà, troppi galli creano il caos.

Tutto era deciso. I membri del circolo si ritrovarono un sabato pomeriggio di fine settembre. La villa apparteneva alla famiglia di Fabry.
Era edificata su un costone di roccia, che scendeva a picco nelle acque del lago. Circondata da un parco di alberi di ulivo.

Fabry si comportò da buon padrone di casa accogliendoli calorosamente. Dopo i convenevoli:

“Robinia, avevo visto le tue foto su profilo di FB, ma noto che sono bugiarde! Non rendono la realtà! Sei una donna affascinante!

Le prese la mano e la baciò, simulando un leggero inchino.

“Master! È un piacere conoscerti dal vivo! (fingeva spudoratamente, perché ritenendolo inferiore lo ha incluso nel club nella consapevolezza di avere lui il ruolo di maschio dominante)

Gli strinse la mano.

“Sonya! Non faccio altro che pensare ai tuoi racconti!
“E cosa ti ispirano?
“Lo scoprirai presto!
“MMMMm non vedo l’ora hahah

Ragazzi! Sapete? Di là dalle acque del lago, sulla sponda lombarda, c’e il Vittoriale? Pensate la casa di torture del nostro divino maestro e poeta!

Robinia: Già! Il grande D’Annunzio! Lo avrei incontrato volentieri! La sua perversione m’intriga!

La cena si svolse nella bellissima cornice del salone. Ancora arredata con vecchi mobili. Il caro gusto stucchevole e antico della signora Felicita di Gozzano.

“Bene! prima del grande incontro, che suggellerà le nostre comuni passioni, suggerirei di fare un brindisi!
“A noi, al piacere! Al delirio ed alla mortificazione della carne! Evviva!

I quattro convenuti bevvero avidamente il nettare di bacco. In silenzio, mentre il vino inumidiva le labbra, si scrutarono intensamente negli occhi.
I giochi erano iniziati. Da quel momento in poi non era più ammessa alcuna esitazione o atteggiamento contrario allo scopo per il quale si erano incontrati.

Il cenacolo sembrava il raduno di un club chiuso, dedito ai sacri riti del BDSM, una sorta di quadrato esoterico per pochi eletti.

Il BDSM (bondage, dominazione, sottomissione, sadismo e masochismo), una pratica sessuale estrema, era un evento psicosomatico globale della mente e del corpo, che traeva la sua ispirazione nel profondo inconscio di chi vi partecipava, da attore o meno, che aveva comunque delle norme. Doveva esplicarsi possibilmente in luoghi appartati, nel rispetto delle regole compendiate nella nota sigla SSC (Sano, Sicuro e Consensuale).
Tuttavia, nonostante i buoni propositi era mera speranza attendersi il rispetto di quel protocolla, poiché il coinvolgimento emotivo si rivelava talmente forte ed intenso che a volte era difficile tenere in mente quei limiti, e quando si valicavano si correva il rischio di sperimentare una trappola mortale.

Chi erano i nostri eroi? Prima di dare inizio alle danze cerchiamo di capire con chi abbiamo a che fare.

Primo Capitolo: Robinia (Intellego ut credam = comprendo per credere)

Robinia era amante del bondage e della sottomissione e dalla sodomizzazione, amava farsi legare e subire l’estasi del dolore provocato dalla flagellazione, fino a che la pelle non era coperta di abrasioni, poi diventava cibo delle perverse voglie del dominatore.
Agli occhi dei suoi amanti si presentava con tacchi altissimi, calze autoreggenti nere, in bikini in latex nero cromato ed il volto nascosto da una mascherina della stessa materia.
Una pantera nera che divorava, e gli piaceva essere sbranata dal suo padrone.
Scoprì di amare quella pratica estrema negli angusti spazi dell’ufficio in cui lavorava come impiegata.

All’epoca, tra i suoi colleghi di lavoro c’era Roberto, un caratteriale asociale, con il quale era difficile andare d’accordo. Eppure la sua cattiveria, aggressività e maldicenza lo affascinavano.
Roberto l’aveva sedotta inconsciamente.
Ogni volta che si scontrava con lui in liti furibonde, quando era insultata con parole pesanti, rimaneva basita delle proprie reazioni.
Si sorprendeva a scoprire che quelle frasi le infondevano una strana sensazione, che la faceva sentire letteralmente in preda alla libidine. 
In quei frangenti avvertiva delle pulsazioni risalirle dal basso ventre, mentre dalla figa fuoriusciva un fiume di fluido che le macchiava le mutandine. I capezzoli si inturgidivano, aumentando la loro sensibilità
In quei momenti le prendeva un impulso irresistibile che la costringeva a correre in bagno.
Dove avrebbe placato il desiderio irrefrenabile di strapazzarsi la micia, di titillarsi il grosso clitoride, che s’ingrossava come un piccolo cazzo, anelando che qualcuno lo prendesse in bocca, lo leccasse e lo succhiasse. Insomma. come se le facesse un pompino.
Come era possibile ridursi in quello stato di alterazione psicofisica?
Provocato peraltro da quello arrogante e presuntuoso di Roberto, che disprezzava?

Il sesso tradizionale, con il marito, cominciò a non essere più di suo gradimento, trovandolo noioso ed insoddisfacente.
In quei momenti pensava alle sensazioni piacevoli che le provocava quel tracotante di Roberto.
Subiva il suo fascino solo con il suo carattere aggressivo, e si eccitava senza che lui la toccasse con un dito. Perchè?  Presto lo avrebbe scoperto!

Un venerdì sera, capitò che tutti gli impiegati dell’ufficio erano già andati via. Nei locali dell’azienda erano rimaste le luci accese dell’ufficio di Robinia e di Roberto.

Robinia stava riponendo i grossi faldoni sulle mensole poste alle sue spalle, quando la voce di Roberto la fece sussultare.

“Sei stata tu a informare il capo che ho mandato affanculo la sua puttanella? che le fa da segretaria? Quella stronza succhia cazzi e ninfomane!

Aveva uno sguardo spiritato. Faceva paura. Robinia, con voce tremante:

“Roberto non ho tempo da perdere in litigate inutili! Ora vado a casa!

Lui, invece, chiuse con forza la porta alle sue spalle. Il rumore secco la fece sobbalzare.
Roberto, con un sorriso beffardo si avvicinò alla scrivania.
Lei era ancora in piedi, davanti alla sedia, immobile, con lo sguardo spaventato ed incapace di muovere un solo muscolo..

Roberto, intuendo la sua paura, decise di prendere in mano la situazione, così con un gesto repentino le afferrò il collo stringendo.

“Dove credi di andare? Stronza! Credi che non abbia capito il tuo giochetto nei bagni?
Robinia arrossì di fronte a quelle parole. Cazzo aveva capito tutto! Con tono di voce poco convincente:

“Lasciami! ti prego! Devo correre a casa!

Roberto, percepiva l’emozione di Robinia e mentre la teneva bloccata con la mano stretta al collo, mosse l’altra verso il seno, premendolo all’improvviso come una morsa, con una forza impressionante.

“Aaaaaaaaaaaaaaaa mi fai maleeeeeeeeee
“noooooooo ti facciooooooooooo maleeee? Hahahah e solo l’inizio stronza!

Robinia, nonostante si rendesse conto della violenta aggressione, fu incapace di opporsi alla sua volontà.
Il corpo fremeva come un fuscello. Le forti sensazioni ripresero a manifestarsi con maggior vigore, facendole sentire una sensazione di libidine che le pungolava la figa.
Avvertiva, nel contempo, il fluido che le bagnava le mutande e le scendeva copioso lungo le cosce. Si era eccitata.

“Sai cosa sei? hahah una cagna! Da adesso in poi io sarò il tuo padrone! Mi ubbidirai e farai quello che voglio io! Hai capito? Hahahahah altrimenti ti punirò se non farai quello che ti chiedo!

Robinia era completamente soggiogata dall’azione di Roberto e non riusciva a fiatare.
L’emozione le aveva bloccato la respirazione. Tuttavia assentì facendo un cenno con il capo.

Roberto, l’aveva in pugno, continuando a tenerla ferma con la mano sul collo, la placcò improvvisamente contro un’anta dell’armadio. 
Si avvicinò con la bocca sul collo, leccando la pelle e facendole sentire il fiato caldo.
Quel leggero contatto fece increspare la pelle di Robinia, come se fosse stata esposta ad una folata di vento gelido.

“Mia bella cagnetta! Adesso il tuo padrone ti insegna come si ubbidisce! Non devi parlare per nessuna ragione! Devi solo ubbidire! Hai capito?

Le accarezzava la pelle del viso, come una blandizia erotica. Robinia era emozionata ed il suo corpo era imperlato di sudore. Il suo cuore batteva forte ed il corpo sussultava ad ogni tocco.

Roberto la fissava cercando di incutere il suo rispetto.
Intanto il palmo della sua mano si era infilato dentro i Jeans, proseguendo nelle le mutandine ed infine arrivarono a chiudersi attorno alle grandi labbra, strapazzandole con forza.

Robinia, stimolata nelle parti intime guaiva come una cagna, respirando a stento a bocca aperta. Provava un piacere immenso a subire quelle attenzioni prepotenti e la sua mente era completamente stordita.

“La mia cagnetta! Gode! MMMM

Robinia, totalmente sottomessa al suo volere, provava piacere a subire quell’umiliazione, perché le dava un diletto inaudito, delle sensazioni nuove che non aveva mai sperimentato prima di allora.

“Bene! Cagna maledetta sei già bagnata fradicia! Ora spogliata! Ti voglio vedere nudaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa sbrigatiiiiiiiiiiiiii

La paura le faceva tremare le braccia e le gambe. Dovette fare uno sforzo smodato per sbottonare la camicetta e togliersi i jeans. Però non riuscì ad andare oltre, rimanendo in mutande e reggiseno.

Roberto nel frattempo le girava attorno come un segugio, fissando ogni suo minimo movimento, godendo a vederla tremare in silenzio.

“Brutta stronza! Ti ho detto nudaaaaaaa! Meriti una punizione!

Così dicendo, l’afferrò nuovamente dalla nuca trascinandola giù, fino a farla genuflettere ai suoi piedi. In quella posizione le afferrò i capelli e gliele tirò indietro, costringendola ad alzare il capo e a fissarlo negli occhi.

“Ora leccami la suola delle scarpe! Sei una cagna! Lo sai? E devi ubbidire al tuo padrone!

Robinia si chinò con la faccia verso il basso, spinta anche dalla mano di Roberto, fino a toccare con le labbra della bocca il cuoio delle scarpe.
Roberto sollevò la pianta del piede ed offrì a Robinia la suola.

“Ora tira fuori la lingua e lecca!

Ci fu un attimo di esitazione, che Roberto non gradì. Per questo le assestò un colpo sulla schiena, che fece contorcere il corpo di Robinia, in un dolore lancinante.
Lei non si era resa conto di un fatto. Ma lo scoprì a suo danno.

Roberto brandiva nella mano destra la cintura dei suoi pantaloni.
Più lei esitava e più le cinghiate le erano sferzate sulla pelle con forza, incidendola con solchi rossi e profondi.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
“Vuoi che smetta con il supplizio? Devi leccare la suolaaaaaaaaaaaaa!

Robinia, tremava dal terrore, così vinta dalla volontà di Roberto, tirò fuori la lingua ed iniziò a leccare la suola delle scarpe. La percepiva ruvida al tatto e salata al palato.

“Sei una brava cagnetta! Soddisfa il tuo padrone hahahahah così va bene!

Roberto, sembrava posseduto dal demonio. Un despota che in quel momento nessuno avrebbe mai potuto contrariare.
Ad un certo punto, fece un cappio con la cintura dei pantaloni e lo passò attraverso il capo di Robinia, infine lo strinse fino a toglierli il respiro. Era un collare rudimentale.

Roberto lo tirò verso l’alto costringendo Robinia ad alzare il capo.

“Lo vedi? Questo è il cazzo del tuo padrone, e deve godere! Se ti comporterai da brava cagnetta ti fotterà il culo! Leccalo e succhialo! Fammi vedere come sei brava a succhiare i cazzi hahahah

Roberto si era tirato fuori il pene dai pantaloni, puntandolo sopra gli occhi di Robinia, duro e palpitante.
La pelle era tirata a tal punto che Robinia poteva scorgere persino le nervature dei capillari che si dipanavano sulla massa come fiumi in piena.

Robinia afferrò con entrambe le mani il cazzo di Roberto e cominciò segarlo.

“Leccalo!

Ubbidendo iniziò a far scorrere la punta della lingua lungo i contorni della cappella liscia e brillante. Appena accennò a succhiarlo.

“Basta!

Roberto allontanò Robinia da se, spingendola sul pavimento, con una pedata. Il collare pendeva dal collo, come un serpente ancorato ad un ramo.
Roberto prese a girarle intorno, in silenzio, incutendole timore, perché lei non capiva quali fossero le sue intenzioni.

“Alzati e sdraiati sul tavolino! a pancia in giù!

Robinia, pienamente consapevole del suo ruolo di slave, ubbidiva docile al suo ordine senza esitare. Anche perché in caso contrario sapeva che ne avrebbe pagato le conseguenze.
Roberto continuava a girare attorno al tavolo, osservandola come se fosse un animale in vendita. 
La sua mano scivolava lasciva sul corpo di Robinia facendola ansimare come una preda in trappola.

Ad un tratto le strappa le mutande e le getta per terra.

“Allarga le gambe! Ricordati! Non dovrai mai girarti a guardarmi!

Robinia eseguì l’ordine, non capiva le sue intenzioni, si sentiva impotente, timorosa ma terribilmente eccitata da quella situazione di subordinazione assoluta.
La figa le pulsava e le forti emozioni le provocavano una voglia, che come un fiume in piena, produceva una quantità di fluido umorale che si riversava sul tavolo.

L’odore di sesso e del sudore che le imperla la pelle, aleggiava nell’aria inebriando la mente dei protagonisti.
Robinia era immobile sul tavolo con le gambe spalancate. Roberto doveva essere alle sue spalle.
La stava osservando in silenzio.
Robinia era ansiosa, inquieta perché non riusciva a capire che cosa stesse passando per la testa del suo padrone.

Il gioco perverso di Roberto fu quello di creare una suspense inquietante tra l’attesa ed il silenzio. Un abuso e un controllo totale dei sensi della schiava.
Robinia si sentiva braccata dalla volontà lasciva di Roberto.

Lo sentì uscire dall’ufficio e ritornare quasi subito. Non osava guardarlo per timore di essere punita, ma di sottocchio notò che teneva in mano un oggetto bianco.
Robinia appena capì di cosa si trattava le venne la voglia di rizzarsi in piedi e scappare via. Ma non poteva, la sua volontà aveva accettato il ruolo di sottomessa, di schiava docile e malleabile da quella mente diabolica, che prevedeva la totale accettazione delle punizioni corporali inflittagli dal suo padrone.

Roberto brandiva un corno d’avorio, dal diametro di almeno otto centimetri. Era un trofeo di caccia del Capo, che ostentava sulla sua scrivania. Quel bastardo era andato a cercarlo.

“Separa le natiche! Con le mani!

Roberto si avvicinò da tergo, scandagliando la fessura delle natiche oscenamente separate dalle mani di Robinia.
Le accarezzò lascivamente la zona tra il perineo e l’ano. Poi si lecco il dito medio e iniziò a pressare contro l’orifizio  anale.

Robinia prese a tremare dalle emozioni quando avvertì il dito di Roberto che s’infilava nel buco del culo. Poi un altro dito le penetrò la vagina.
Ad un tratto li sentì entrambi muoversi dentro di lei. Tentavano di congiungersi, di toccarsi attraverso la sottile membrana che separava la cavità del culo dalla figa.
Era una sensazione inaudita, che non aveva mai provato prima di allora. Quei movimenti, insieme allo stato di sottomissione, le davano una sensazione di vertigini che le facevano perdere il senso della ragione, del tempo e dello spazio.

Roberto, fece colare un rivolo di sputo sul buco del culo e cominciò a lavorarselo. Uno, due e tre e cosi via, le dita si infilarono in quel buco dilatandolo in modo osceno.
Robinia girò il capo verso Roberto.

Ad un tratto le dita vennero tolte e Roberto iniziò a sferzare manate sui glutei.

“AAAAAAAAAAAAAAAA
“Ti avevo avvertita! Non devi guardarmi!

Le urla di dolore di Robinia lo incitavano a colpire con più forza.

Il dolore non era poi così insopportabile. I sensi di Robinia si erano talmente alterati, che la sua mente si confondeva, accogliendo quegli impulsi di dolore come un piacere sublime.
Una miscela idilliaca, tra piacere e dolore.
I colpi cessarono all’improvviso e furono sostituiti da qualcosa di non umano. Un oggetto rigido che iniziò a premere. Robinia lo avvertì entrare nell’apertura anale, percependo la sensazione delle pareti viscerali che cedevano il passo a quell’intruso estremamente duro.

Era il corno di avorio che Roberto le stava infilando nel culo, spingendo profondamente grazie all’azione della saliva che agiva da lubrificante.

AAAAAAAAAAAAAAAAaaaa mmmmmmmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiii


Roberto godeva a osservare quel manufatto fallico sparire per metà nel culo di Robinia.

Il grosso ingombro veniva spinto in profondità fino a fermarsi nella parte più larga del suo diametro. Robinia si sentiva svenire dal dolore, ma il piacere della tortura ere maggiore della sofferenza.

Roberto sembrava in estasi. Le sue sensazioni di libidine le avevano sconvolto i pensieri, era eccitato, emozionato, aveva raggiunto quello stato di grazie di ascesa mistica, che lo immerse completamente nel girone infernale della lussuria, perché prima di dominare il corpo di Robinia voleva possederlo mentalmente:

“Ora ti fotto il culo! Cagna!

Quindi, estrasse il corno di avorio, lasciando una voragine sconcia; tirò verso se i fianchi di Robinia, fino a fargli assumere una posizione di novanta gradi, poi puntò la cappella ingrossata dalla voglia di sesso, contro il buco del culo, oscenamente slabbrato e arrossato dall’azione del fallo di avorio, e iniziò a sodomizzarla con forza e cattiveria.

“Cagna! Il tuo padrone ti fotte il culooooooooooo!

Da quel giorno gli incontri tra Robinia e Roberto continuarono in un crescendo di emozioni intense e senza limiti.
Robinia fu una brava allieva, ed ebbe modo di apprezzare altre tecniche Sadomaso e di Bondage, che mise in pratica anche con altri amanti incontrati occasionalmente nei siti specializzati della rete.


Secondo Capitolo: Sonya (Credo ut intelligam = credo per comprendere)

Sonya, fu avviata giovanissima alle pratiche del BDSM, il suo mentore nonché professore di italiano, la definì “Una discepola instancabile e piena di voglia”.

Continua

Guzzon59 (Claudiogusson@Ymail.com)

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