Silvia scrive:
… il Nonno è parzialmente sufficiente. Qualche anno fa, una
paralisi gli ha condizionato lievemente la funzione degli arti inferiori.
Inoltre, una precoce senescenza, l’ha reso un po rimbambito, ma è buono, con atteggiamenti
divertenti. Si muove con il bastone e nei bisogni fisiologici gli serve
qualcuno che lo accompagni al bagno.
Per tale motivo abbiamo assunto una badante, che lo aiuta ad affrontare le difficoltà quotidiane, salvo la sera e i festivi quando papà è in casa o quando non è impegnato con
il lavoro.
La storia che sto per raccontare rasenta l’assurdo.
Con alcuni aspetti anche divertenti.
Con alcuni aspetti anche divertenti.
Premetto che sono una studentessa universitaria laureanda in
biologia. Per tenermi aggiornata sullo stato della ricerca scientifica, nel
settore che mi riguarda, sono abbonata a una rivista mensile.
Proprio una di queste pubblicazioni è stata la causa, una
settimana fa, di una serie di eventi inauditi, peraltro creati da me, che mi hanno portato
a far sesso con mio nonno, sebbene prima di allora non ci avessi pensato
neanche per l’anticamera del cervello.
Vi sembrerà incredibile; ma la scopata è stata la conseguenza
di un esperimento scientifico, proprio così! Si era resa necessaria per togliermi da una situazione imbarazzante ed evitare di fare una figura di merda con i miei
genitori.
Andiamo per ordine e sveliamo il mistero.
Un martedì mattina papà ricevette una telefonata da suo
fratello che gli annunciava la morte della cognata.
Lo zio abitava in un'altra città, abbastanza lontana dalla
nostra, perciò papà per partecipare ai funerali, è partito lo stesso giorno, programmando
un soggiorno in quel posto per altri due giorni pieni.
Le brutte notizie non erano finite. La badante, la stessa
mattina, ci informò che doveva rientrare immediatamente nel suo paese di
origine, poiché il vecchio padre era andato a miglior vita.
Anche in questo caso si trattava di un’assenza lunga
quattro giorni pieni.
Morale della favola restava a me il compito di assistere il
vecchio canuto, per almeno tre giorni.
La preoccupazione iniziale diventò disperazione, quando
pensai ai problemi pratici che dovevo affrontare.
Non c’era altra possibilità, quindi mi rimboccai le maniche
e rassegnata accettai il mio infausto destino.
Per fortuna che il nonno Pino godeva ottima salute e, per
certi aspetti, era anche autonomo nei movimenti in casa.
Le sue fisime, tuttavia, lo inducevano a rifare sempre lo
stesso percorso, soggiorno, cucina, camera e via.
Era un vecchio tranquillo, e per molto tempo restava a guardare
la televisione.
Inoltre non era un gran chiacchierone, così non dovevo
ascoltare le sue farneticazioni.
C’era solo un problema: dovevo ricordarmi di andare a cercarlo
per chiedere se dovesse soddisfare i bisogni, altrimenti vi lascio immaginare
come sarebbe finita.
Bene!
Dopo questa chiara prospettiva di scena, diamo inizio al
racconto.
La prima sera, prima di accompagnarlo in camera, lo portai
al bagno. Mi fece capire che doveva solo pisciare. Meno male, pensai.
Entrammo nella toilette, il mio compito si riduceva a
sostenerlo da un braccio, poiché non avendo il bastone, aveva difficoltà a
tenersi in equilibrio, perché doveva tirarlo fuori e orinare.
Per evitare di dovermi sentire in imbarazzo, e per rispetto
del suo pudore, guardavo altrove. Lo sentivo armeggiare sulla
patta dei pantaloni e poi il rumore dell’urina che batteva sullo specchio
d’acqua del cesso, mi faceva capire che stava pisciando.
Il tremolio del braccio mi segnalava che prima di metterselo
dentro se lo stava scrollando per bene.
Alcune gocce di urina colpirono le mie gambe e le scarpe.
Era il dazio che dovevo pagare per quel sacrificio, pazienza.
La fine del tremolio segnalava che aveva finito. Dopo che si era
riappropriato del bastone, sostenendolo da un braccio mi avviai verso la porta.
Mi venne d'istinto guardare giù e notai che il
cazzo era ancora fuori.
“Nonno! Non puoi restare in queste condizioni! Mettilo
dentro! Aspetta! Ti tengo da un braccio!
“Caterina.. brava… Caterina … brava…
Non capivo che cavolo volesse dire. Caterina era il nome
della badante. Caterina brava! Brava a far cosa?
Mi venne la pelle d'oca, perché valutando quello che aveva detto il nonno e visto che non
dimostrava alcuna intenzione di rimettersi dentro il pene, arrivai alla
conclusione che fosse Caterina a farlo.
Provai un senso di ribrezzo. Non potevo lasciarlo andare in
giro con il cazzo che gli pendeva dal grembo. Così, rassegnata, con un pizzico
di disgusto, mi piegai di fronte a lui e maneggiandogli il cazzo
cercai di infilarlo dentro i pantaloni.
In quel momento mi venne da ridere, perché pesavo a cosa
avrebbero detto i miei genitori, non appena sapranno quella novità.
Un'altra cosa mi faceva ridere. Qualsiasi uomo al posto del
nonno, vedendo il proprio cazzo manipolato da una donna, si sarebbe eccitato
con un’abbondante erezione. Lui no, invece, se ne stava pacifico, guardandomi
con indifferenza.
Ho dovuto lottare parecchio per metterlo dentro. E,
nonostante i tentativi di piegarlo e arrotolarlo per farlo entrare, non
riuscivo a concludere nulla. Alla fine presi una decisione drastica, gli ho
sbottonato i pantaloni calandoli fino alle ginocchia insieme alle mutande.
Mio dio, mi sentivo impacciata. Non solo dovevo toccargli il cazzo ma anche i
coglioni che gli pendevano avvolti in un lungo scroto.
Per evitare che gli restassero fuori, con una
mano soppesavo i testicoli e il cazzo, e con l’altra sistemavo le mutande.
Mi venne un senso di sconforto a pensare che quel maneggio osceno
si sarebbe ripetuto per altri due giorni.
La seconda sera, dopo aver terminato le faccende del nonno, mi ero ritirata nel mio eremo a rilassarmi leggendo la rivista scientifica di quel mese. Trovai
un capitolo interessante, che riguardava il viagra, era molto interessante!
Appresi che il viagra, all’inizio degli anni novanta, era
stato sintetizzato in laboratorio per la cura dell’angina pectoris, una minaccia
d’infarto leggera. Durante i test i ricercatori scoprirono che il farmaco non
aveva avuto alcun effetto sulla patologia cardiaca, per contro, durante i test,
avevano notato che aumentava la potenza sessuale dei campioni in esame.
Si era verificato che alcune persone anziane, dopo
l’assunzione del farmaco, avevano riacquistato la funzione sessuale. Fu una
scoperta formidabile che in pochi anni arricchì la società che aveva i diritti
sulla vendita.
Mi venne naturale pensare a Nonno Pino.
Che fosse impotente non c’era alcun dubbio.
Che fosse impotente non c’era alcun dubbio.
In quei due giorni gli lo avevo agitato con energia e se avesse
avuto un briciolo di virilità, avrebbe avuto una minimo di erezione.
Pensai: Chissà che cosa sarebbe successo se avesse assunto il viagra?
Pensai: Chissà che cosa sarebbe successo se avesse assunto il viagra?
Ero curiosa. Possibile che una piccola pillola azzurra potesse
cambiare le sorti di un cazzo morto?
La scienza mi aveva sempre appassionato, tanto da acquisire
una mentalità di ricercatrice. La studio di alcune molecole da
utilizzare in medicine era un settore che interessava i miei impegni accademici, così, mi
venne una idea folle: che cosa sarebbe successo se avessi sperimentare su mio nonno il farmco e quli sarebbesro satti gli effetti della pillola
azzurra?
Così mi venne la curiosità di costatare personalmente per verificare se quella medicina fosse stata in grado di risvegliare un pene morto da anni. Sinceramente ero un po’ scettica sull’esito positivo dell’esperimento.
Così mi venne la curiosità di costatare personalmente per verificare se quella medicina fosse stata in grado di risvegliare un pene morto da anni. Sinceramente ero un po’ scettica sull’esito positivo dell’esperimento.
Alla fine, comunque la curiosità della scienziata prevalse e così decisi di sperimentare dal vivo l'uso di quella pillola.
Come procurala?
Andai da un farmacista. Gli spiegai che ero laureanda in
Biologia e che stavo studiando le caratteristiche della pillola azzurra. Il tipo che stava dietro il baccano mi riferì che, oltre a quell’azzurra,
c’era anche quella gialla, detta cialis viagra. Continuò a spiegarmi che il
principio attivo della sostanza stimolava alcune cellule presenti nel corpo
cavernoso. Gli chiesi se c’erano effetti collaterali dannosi e di che tipo.
Solo in soggetti che avevano delle cardiopatie, per il resto finora nessuno si
era mai lamentato. Gli chiesi i tempi di reazione. Disse che, alla presenza di
uno stimolo sessuale, il principio attivo produceva subito i suoi effetti benevoli
e duraturi, e qui, il tipo rideva in modo malizioso, immaginando chissà quali
scenari erotici.
Comprai la confezione.
Giunta a casa, tolsi una pillola dalla confezione, la
sminuzzai fino a ridurla in polvere. La versai nella tisana che il nonno aveva
l’abitudine di bere dopo pranzo.
Erano le due del pomeriggio. Il nonno mi fece capire che
doveva andare al bagno. Era tranquillo. Non si era lamentato, segno che la
sostanza non aveva prodotto alcun effetto collaterale.
Come di consueto lo accompagnai fino alla toilette, appoggiò
il bastone e si tirò fuori il cazzo, con gesti abitudinari. La mia
presenza non lo disturbava per nulla. Stavolta ero curiosa di vedere se la
pillola avesse fatto effetto. Quindi, scrutai il suo pisello. Nulla, il suo
cazzo era completamente moscio. Finito di orinare toccava a me rimetterlo dentro, alla solita maniera.
Non avevo notato alcun risultato. Forse il nonno era troppo
vecchio e la sua impotenza era diventata permanente.
Non mi arresi. Andai a prendere un'altra pillola e dopo
averla polverizzata, gliela feci assumere con un bicchiere d’acqua.
Nel tardo pomeriggio sentì il nonno lamentarsi e mi chiamò per il
solito bisognino fisiologico.
Davanti al cesso lo vidi in difficoltà a tirarlo fuori.
Nonno! Aspetta ci penso io!
Gli aprì i pantaloni, facendoli scendere insieme alle mutande fino
alle caviglie.
Visto che c’ero, tanto valeva continuare il lavoro sporco.
Ho tenuto fermo il cazzo e l’ho puntato contro lo specchio
d’acqua del cesso. Man mano che pisciava assistevo a qualcosa di miracoloso.
“Eureka! Funziona!
Gridai il mio entusiasmo, come una vera scienziata. Il cazzo
del nonno stava aumentando di volume. Aveva finito di pisciare, ma lui stava
fermo. Lo sentivo lamentarsi. Stava gemendo.
Allora continuai a tenerlo in mano. Per rendere costante il
risveglio di quel pezzo di antiquariato gli praticai una lieve sega.
Man mano che muovevo il polso, il cazzo diventava sempre più grosso e
pulsante. In pochi minuti mi ritrovai sotto il naso un’erezione di tutto
rispetto.
Nello stesso istante suona il cellulare.
“Ciao pà! Cosa?
Erano i miei genitori, e mi stavano annunciando che
sarebbero arrivati da lì a poco.
Guardai il cazzo del nonno. Cristo! E adesso? Lo sentivo
lamentarsi. Si calmava solo, quando lo masturbavo.
“E’ meglio andare nella stanza da letto!
Lo feci stendere sul suo letto, con i calzoni abbassati fino
alle caviglie. Mi sedetti al suo fianco e ripresi a fargli la sega.
Dovevo abbattere quel palo duro, che faceva soffrire il
vecchio. Mi sentivo in colpa perché notavo che pativa gli effetti della rigidezza. Ero
molto imbarazzata perché pensavo a come avrebbero reagito i miei, se lo
avessero trovato in quella condizione. Il tempo incalzava e dovevo fare in
fretta.
La pelle tirata del cazzo scendeva su e giu sempre più
velocemente. Col passare del tempo dovetti ammettere che mi piaceva cingere
quel cazzo duro e vivo. Mi aveva colpito la resistenza del vecchio. Pensai al mio ragazzo
che, quando lo infilava dentro la fica, dopo appena due colpi veniva subito. Mi faceva
pensare a spidigonzales. Mio nonno invece era di una altra tempra, si stava
dimostrando coriaceo.
Alla fine ero stanca. Le braccia mi facevano male.
Mentre il nonno
aveva un’espressione gaudente, sembrava che dovesse sborrare da un momento
all’altro e invece niente. Che cavolo potevo fare? Il suo grosso palo spuntava
dal grembo duro e palpitante. Forse avevo esagerato con la dose di viagra.
Cosa altro potevo fare per ammosciarlo?
Avevo preso una confezione di cibo congelato, raffreddavo le
mani e poi glielo stringevo.
Nulla. Quel cazzone continuava a tenersi su duro e provocante.
Pensai al mio ragazzo, lui non era molto dotato e sborrava subito appena mi chiavava. Mi venne un’idea pazzesca. Forse quel modo era l’unico che potesse
funzionare. Inoltre non mi sembrava che fosse un sacrificio così faticoso, anzi!
Il tempo passava e dovevo trovare una soluzione.
Ma si, tanto non lo verrà a sapere nessuno.
Mi tolsi le mutande, e iniziai a frizionare la figa per
bagnarla un pochettino.
Con una mano continuavo a stimolare il cazzo del nonno e con
l’altra la vagina.
I sensi mi stavano tradendo perché cominciai a provare un’attrazione
morbosa per quel grosso palo. Mi attirava e così decisi che forse avrei potuto anche lavorarlo di
bocca.
Ormai arrivati a quel punto, tanto valeva fare un lavoretto
completo.
Attaccai così a pompare. Dovetti ammettere che mi piaceva. Lo leccavo e lo succhiavo nella
speranza di farlo sborrare. Era tutto inutile, alla fine anche la bocca mi
faceva male, soprattutto le mandibole perché costrette a spalancarsi al massimo per
accogliere quel grosso obelisco.
Ma chi se ne frega! Saltai su mio nonno. Come una amazzone.
Sputai sulle dita e lubrificai per bene l’ingresso della vagina. Ci infilai
alcune dita. L’eccitazione aveva in ogni modo fatto il suo dovere perché ero
abbondantemente bagnata dagli umori secreti. In fondo mi piaceva trovarmi in quella
posizione.
Quando mi sentì pronta, afferrai quel grosso palo e pressai
la rotonda cappella tra le fenditure della figa.
Era piacevolmente tiepido, e mi dava un bella sensazione mentre lo percepivo razzolare nelle parti
intime.
Lo feci strusciare fino a quando non avvertì quel grosso tubero farsi strada dentro di me. Quindi, mi abbassai per facogitare il resto del corno, fino a far collimare le labbra della fica al suo inguine.
Lo feci strusciare fino a quando non avvertì quel grosso tubero farsi strada dentro di me. Quindi, mi abbassai per facogitare il resto del corno, fino a far collimare le labbra della fica al suo inguine.
Mmmmm nonno mmmm Perdonami! Nonno! Ma dovevo farlo mmmmm
certamente non ti dispiacerà mmmmm e neanche a me ee mmmm
Ero seduta sul grembo del nonno, con il suo cazzo
completamente impilato nella fica. Uno smorza candela ad opera d’arte, che
forse stava gradendo visto che aveva un sorrisetto gaudente stampato sul viso.
Quando iniziai a muovermi sentivo il volume solido di quel cazzo dentro di me.
Era una sensazione bellissima. Il viagra aveva fatto miracoli.
Man mano che saltavo gioiosa sul suo cazzo, avvertivo la
figa che pungolava. Non potevo nascondere il piacere che stavo provando. Mi
rendevo conto che l’atto commesso da me era incesto e per certi aspetti una
violenza sessuale.
Tuttavia l’idea del proibito, che molti ritengono
un’aberrazione peccaminosa, in me contribuiva a farmi eccitare ancora di più.
Alla fine anche il nonno cominciò a partecipare. Le sue mani
assecondavano il suo istinto sessuale, forse nella sua memoria si era destato qualcosa, e si erano avvinghiate alle mie natiche
accompagnando i miei movimenti.
“mmmm nonno mmmm cazzo sto godendo mmmmm
Alla fine mi liberai dai pregiudizi e felice mi lasciai
coinvolgere emotivamente. Le pareti della fica si stavano contorcendo dall’orgasmo
che quel grosso palo mi stava provocando.
“mmmmmmmm si mmmmmmmm cazzo godo oooo mmmmmm
Non ricordavo un orgasmo così intenso, era uno dei pochi che avevo provato in tutta la mia vita sessuale, forse il più sublime.
Dopo un quarto d’ora abbondante di su e giù, finalmente sentivo che stava succedendo qualcosa. Il corpo del nonno si era prima irrigidito e poi ha iniziato a tremare, improvvisamente si afferrò dalle natiche e lanciò un urlo liberatorio.
Dopo un quarto d’ora abbondante di su e giù, finalmente sentivo che stava succedendo qualcosa. Il corpo del nonno si era prima irrigidito e poi ha iniziato a tremare, improvvisamente si afferrò dalle natiche e lanciò un urlo liberatorio.
Grrrrrrrrrrrrrrr uuuuuuuuuuuuu mmmm uuuuuuuuuuuuu
Quel vecchio mi aveva coinvolto nella sua follia erotica,
per cui mi agitavo con lui come una indemoniata, primo perché stavo
godendo come una porca e secondo per svuotare completamente quel grosso cazzo per fargli raggiungere la pace dei sensi che io, contro natura, aveva osato svegliare,
con l’ostinazione di una scienziata. Adesso speravo che si assopisse.
“Eurekaaaaaaaaaaa mmmm siiiiiiiii mmmmmmm
Nello stesso istante sentivo il caldo seme dell’avo che mi riempiva
l’utero. Dopo alcuni movimenti convulsi, spossata, mi lasciai cadere sopra di
lui. Lo baciai con affetto su una guancia, grata anche per avermi fatto provare
quelle sensazioni straordinarie.
Mi guardava sorridente, poi, quasi come un bambino:
“Silvia…. Brava… Silvia … brava..
Lo abbracciai forte perché mi faceva una gran tenerezza.
Il cazzo per fortuna si era ammosciato. Appena in tempo.
Avevamo appena finito di sistemarci i vestiti, quando gli scatti
della serratura annunciarono l’arrivo di papà e mamma.
Abbracci e baci.
Abbracci e baci.
“Ciao!
“Tutto a posto! Come si è comportato il nonno!
“Bene! Anzi benissimo!
Con sorpresa anche il nonno rispose:
“Silvia…brava… Silvia ..brava…
hahahah (in coro)
Mi venne un dubbio.
Silvia ..brava… mi fece pensare a quello che aveva detto
il nonno il primo giorno nel gabinetto: Caterina …brava... Caterina ... brava?
C'era o ci faceva?
C'era o ci faceva?
Così va la vita.
Guzzon59