Con questo racconto inizia una saga che parte dal 1930. Attraversa il periodo fascista, toccando le tappe più importanti della nostra storia: la nascita della repubblica ed il benessere degli anni sessanta. L'importanza del bordello nella vita degli italiani e la sua funzione sociale. Una storia incestuosa che si sviluppa all'interno di una famiglia contadina. Buona lettura.
Ovidio: ”Ciò che è lecito non da piacere, quello che è
proibito infiamma”
Capitolo
primo: Un’ombra si aggira nella notte.
Nel 1930, il fascismo aveva portato una trasformazione
radicale nella vita di tutti gli abitanti del nostro paese, compreso il mio
villaggio, che era situato in una località isolata, in pieno Appennino nel
centro Italia.
All’epoca frequentavo il primo anno dell’O.N.B. (opera
nazionale balilla), l’attuale terza elementare.
Il partito era diventato uno stile di vita totalizzante,
soprattutto nelle attività sociali. La Maestra, ogni mattina, dopo l’appello,
ci costringeva a cantare le canzoni del fascio. Gesticolava con le mani come un direttore di orchestra,
incitandoci a gridare con forza il nome del duce.
I bambini della mia età si esaltavano a portare una
divisa, perché erano felici di essere inquadrati come dei piccoli soldati nei
balilla.
Per raggiungere la scuola percorrevo a piedi ogni giorno quattro
chilometri, due all’andata e due al ritorno, abitavo in una zona periferica, dimenticata
persino dagli abitanti del villaggio.
La mia famiglia era povera e contadina. Papà era un
bracciante che lavorava la terra concessa in mezzadria, di proprietà del
Marchese Pinanco (nome di fantasia).
Spesso lo accompagnavo, quando doveva incontrare il
marchese per discutere la scelta delle semenze da utilizzare nei campi, e le
spese da affrontare per la raccolta delle olive.
Il nobile blasonato viveva in una reggia sfarzosa, che
sembrava quella di un re. Era una vecchia villa, risalente al tempo del
risorgimento, arredata con mobili antichi, grandi specchi, lampadari di vetro, tappeti,
arazzi con santi e cavalieri e tanti quadri di personaggi epici della mitologia
greca.
L’ingresso era costituito da un grande androne, dove si
poteva entrare anche con la carrozza e i cavalli. Una lunga scalinata di pietra
portava alla dimora del nobile uomo.
Il vecchio marchese era una persona buona e dall’aspetto
accattivante. Aveva capelli e barba bianchi, e ogni volta che lo incontravo, mi
faceva venire in mente babbo natale.
Anzi, all’epoca, considerato la sua personalità bonaria,
credevo che fosse lui il benefattore dei bambini bravi.
Quando tornavo a casa, avevo le tasche piene di dolci e
caramelle che mi davano le serve, su suo ordine.
Correvo come un fulmine da mia sorella Anna a mostrargli le
leccornie avute in regalo e anche per condividere con lei il piacere di
mangiarle.
Anna all’epoca era un’adolescente di quindici anni, con
cui passavo molto tempo a giocare, quando non era occupata nelle faccende di casa o
con papà nei campi.
La nostra casa era in mezzo ad un uliveto, sulla porzione
più alta. Eravamo completamente isolati
dal resto del paese, che distava due chilometri, e nel raggio di quello spazio
non c’erano altre abitazioni che la nostra.
All’epoca avevo appena otto anni e condividevo la camera
da letto con mia sorella.
Anna non era mai andata a scuola e quindi non sapeva
leggere e scrivere. Qualche volta mi chiedeva di farlo per lei.
Il libro che le piaceva ascoltare era pinocchio di Collodi,
un testo rilegato con una copertina di cartone rigida che ci aveva regalato il
Marchese.
IL giorno nel quale lo ebbi in dono gli avevo annunciato
che sapevo leggere, scrivere e far di conti, lui fu molto contento della
notizia e, per premiarmi, mi regalò quel libro.
Leggevo parole senza capire il loro significato. Anna
restava in estasi ad ascoltare la lettura del racconto e si arrabbiava, quando recitavo
la parte in cui Pinocchio abbandonava la scuola per seguire il perfido
Lucignolo.
Ricordo che vivevo ancora in un mondo incantato. La vita di
una famiglia contadina, che dava protezione e sicurezza, ed io ero l’oggetto
delle dolci cure di Mamma, Papà e Anna.
A quel tempo ignoravo l’esistenza di compromessi che
obbligavano gli adulti a dover sottostare alla volontà altrui per vivere in
sicurezza, mai avrei pensato che le persone arrivassero persino a calpestare la loro
dignità per soddisfare i desideri altrui.
La prima volta che mi trovai a ragionare su certi
comportamenti strani degli adulti, che non comprendevo, avevo solo otto anni.
Tutto ebbe inizio nei primi giorni di settembre del 1930,
quando verso le tre di notte fui testimone di alcuni movimenti misteriosi che
succedevano nella mia camera e che suscitarono la mia curiosità.
In piena oscurità fui svegliato dallo stridio
dei cardini della porta di legno, che aprendosi rompeva il silenzio della
notte.
Da piccolo ero capace di riconoscere i miei
genitori e Anna, anche senza vederli. Mi bastava sentire il loro odore.
La puzza di sudore caratterizzava gli effluivi
che emanava il corpo di papà. Mentre quello di Anna e mamma era una dolce
fragranza, che ricordava la lavanda.
La prima volta che avevo visto l’ombra entrare nella
camera da letto, che condividevo con Anna, non mi aveva spaventato perché sapevo
chi era. La sua identità faceva venir meno la paura del buio, ma quello che non
capivo era la ragione della sua visita in quella stanza, e per quale motivo entrava
come un ladro, dirigendosi verso il letto di Anna.
Dopo alcuni minuti che era entrata, si sentiva
lo scricchiolio delle stecche di legno del letto di Anna, che sfregando sulle
spranghe di ferro, emettevano un cigolio costante.
In quei lunghi minuti percepivo dei lievi
singulti di Anna, mentre l’ombra grugniva come un maiale.
Anna, in quegli istanti, per quando si sforzasse
di controllare le sue emozioni, non riusciva a trattenere i gemiti, che
aleggiavano in camera come dei latrati di cane.
I rumori, prima che finissero, diventavano
sempre più forti e poi all’improvviso si placavano. L’ombra smetteva di
grugnire e guaiva come un cane.
Subito dopo, in silenzio, l’ombra si alzava
furtivamente uscendo veloce dalla stanza. Una cosa che mi aveva colpito in
quelle circostanze, era il forte odore che proveniva dal letto di Anna. Anni
dopo, nell’età dello sviluppo, scoprì che era l’odore della sborra.
Avevo assistito a quei fatti misteriosi, in
silenzio, per parecchie notti. Un giorno, decisi di raccontare tutto alla
mamma.
Lei mi ascoltò senza batter ciglio, poi disse
che erano fantasie di un bambino che aveva sognato.
Provai ad insistere a convincerla che l’ombra
era una cosa reale, lei continuava ad ignorare le mie parole, proseguendo con
indifferenza nelle faccende di casa.
Scoraggiato per il suo disinteresse, in un
impeto d’ira gli urlai che l’ombra era papà.
L’espressione indifferente del suo viso cedette
e reagendo alle mie parole contrasse le mani, così tanto che si aprirono lasciando
cadere un piatto a terra. Mi guardò con uno sguardo quasi indignato.
“E’ un sogno! Tesoro è solo un sogno! Hai
capito?
“Si!
Quella riposta non mi convinse molto, perché la
curiosità di sapere che cosa facesse papà con Anna diventò ancora più
fastidiosa, come un tarlo; una fissazione che mi tormentava la mente. Così
cominciai a spiare Anna e papà per cercare di capire.
Papà sembrava una statua di marmo e non lasciava trasparire alcun’emozione. Anna invece era sempre più servizievole verso di lui, come se gli fosse devota per le sue attenzioni notturne.
Papà sembrava una statua di marmo e non lasciava trasparire alcun’emozione. Anna invece era sempre più servizievole verso di lui, come se gli fosse devota per le sue attenzioni notturne.
Dopo aver parlato con la mamma, stranamente,
notai che l’ombra aveva smesso di venire in camera a far visita ad Anna.
Quel pensiero, comunque, era entrato nella mia
testa come un chiodo fisso. Diventai più guardingo, cercando di interpretare
l’atteggiamento di mamma, papà e Anna.
Un giorno, mentre stavo giocando sotto la
finestra della cucina, intento ad intarsiare un pezzo di legno, sento la voce
della mamma, arrabbiata, che inveisce contro papà. Anna in quell’istante era
nella stalla a governare gli animali.
“Sei una testa di cazzo! Ti rendi conto che
Tommaso ti ha sentito entrare in camera sua! Ha anche sentito mentre ti
scopavi quelle cretina di tua figlia!
“Erano le tre di notte e mi pareva che dormisse
sodo!
“Evidentemente hai fatto casino! Come al solito!
“Non è la prima volta che vado a trovarla!
“Si! Ma gli altri giorni ci andavi al mattino,
quando lui era a scuola! Ma che cazzo ti ha preso! Poteva scoprire quello che
facevi con sua sorella!
“Avevo voglia di scopare! Cazzo! Tra noi c’è un
accordo? Io non ti rompo le palle fino a quando scopo con lei! Mi sono
trovato alle tre di notte con il cazzo duro! L’impulso di chiavare era
così forte che non ho resistito! Così sono andato da lei a sfogarmi!
“potevi farti una sega!
“A me non piace soddisfarmi con le seghe! Quanto
ho la possibilità di chiavare!
“sei un animale! Cazzo ma sei proprio un
maniaco! Ti devi controllare! Potevi andare nella stalla e scoparti l’asina! Mi
pare che tu l’abbia hai già fatto?
“Si! lo facevo prima, quando tu non mi davi la
figa! Ma ora, da quando mi scopo Anna, se permetti preferisco lei all’asina!
“Adesso la finisci di andare in camera sua! Se
te la devi scopare fallo in campagna! Qui è meglio che gli giri a largo! Hai
capito?
“Va bene! Va bene!
“E vedi di fare attenzione a non metterla
incinta!
“Si!
Quelle parole all’epoca mi sembravano senza
senso. La mamma sapeva quello che succedeva la notte in camera di Anna.
Tuttavia mi chiedevo che cosa facessero papa e
Anna? E perché Anna rischiava di restare incinta? Il mistero si stava
infittendo, come la mia curiosità.
Un pomeriggio del mese di ottobre. Dopo aver pranzato.
Dissi alla mamma che sarei andato al ruscello a caccia di rane.
“Tommaso, mi raccomando! Fai attenzione! Stai
attento a non cadere in acqua!
“Si mamma!
Papà e Anna erano andati alla tenuta
dell’uliveto, in località la rupe. Dovevano preparare i teli per la raccolta
delle olive. La settimana successiva sarebbero giunti gli aiutanti.
Così, invece di andare al ruscello, appena
uscito dalla sua visuale, ho imboccato la mulattiera che portava alla rupe.
Dovevo coprire un chilometro abbondante. Di buona
lena mi misi a camminare veloce e, in alcuni tratti, anche a correre. Dopo
venti minuti arrivai sul posto.
Fu il desiderio di conoscere la verità che mi
portò laggiù, come un ladro, in incognita. Volevo spiare per scoprire il
segreto che legava Anna a papà, capire che cosa facesse con lei, durante le
visite notturne in camera nostra.
Trovai un punto di osservazione perfetto. Mi ero
messo defilato, dietro alti arbusti.
Notai il carro e il mulo, che stava rodendo
l’erba secca. Anna e papà erano intenti ad stendere i teli. Li osservai
per circa mezzora, senza che succedesse nulla.
Ad un tratto scorgo papà che si tira fuori il
cazzo e inizia a pisciare.
Il gesto sarebbe stato un atto naturale, ma
quello che lo rese scandaloso fu che lo fece alla presenza di Anna.
Anna guardò il cazzo di papà, sorridendo
stupidamente. Quel gesto non l’aveva per niente impressionata. Anzi sembrava
che fosse abituata a vederlo.
Lo scenario che seguì fu ancora più
sconvolgente.
All’epoca le donne portavano gonne lunghissime,
che arrivavano fino ai piedi. Anna, con disinvoltura, si alzò la gonna e si
abbassò i mutandoni giù, fino ai piedi. Poi si chinò sul terreno a pisciare,
con le gambe spalancate davanti a papà.
Papà, divertito da quell’atto sfacciato, invece
di rimettersi dentro il cazzo, si ferma a fissare Anna e la sua figa pelosa,
dalla quale usciva uno scroscio di urina, come una cascata.
Nello stesso istante, noto la sua mano cingere
il grosso cazzo, come l’elsa di una spada, che inizia a muoversi lentamente lungo
l’asta.
Rimasi colpito da quel gesto. Inoltre, notai che
il cazzo di papà, stimolato dalla sua mano, stava diventando lungo e grosso.
Anna, nonostante avesse finito di pisciare,
se ne stava accosciata sul terreno, come una rana, con le gambe aperte,
ostentando divertita la sua figa pelosa allo sguardo allucinato di papà. Anzi,
una mano prese ad accarezzare il pelo in modo lascivo separando le piccole
labbra.
Anna e papà, continuavano ad osservarsi le parti
intime, senza distogliere lo sguardo, intanto che le loro mani si muovevano
frenetiche.
Papà, ad un tratto, con il cazzo che spuntava
oscenamente dai suoi pantaloni, si avvicina a lei e l’aiuta ad alzarsi in
piedi.
Anna, tirandosi su, lascia i mutandoni calati
attorno alle caviglie, mentre con una mano si tiene sollevata la gonna, l’altra
continuava ad accarezzare la fica.
Le gambe erano pallide come neve ed erano coperte da lunghe calze di lana nere, tenute su con elastici allacciati a metà coscia.
Papà, muovendo il capo, la scruta dalla punta
dei piedi fino alla testa, poi l’agguanta con forza e la stringe a se,
incuneando il suo grosso cazzo tra le candide cosce.
Iniziò a baciarla con frenesia, sul collo e sul petto,
mentre le sue mani scendevano giù, sulle natiche bianche, impastandole con
forza, sembrava che le dita affondassero nella tenera pelle.
Anna, in quel momento, teneva la testa appoggiata
sul petto di papà, lasciandosi accarezzare il culo e le gambe, partecipando a
sua volta, con il movimento delle anche verso di lui, mentre il grosso cazzo era
sparito tra le cosce.
Dopo alcuni atti ondulatori si sposta di fianco,
afferra il pene e lo agita in tutta la lunghezza, spostando solo il polso.
Più tardi, imparai con mio gaudio che si
trattava di una pugnetta.
Papà, si agitò per alcuni istanti, poi ferma la
sua azione, gli afferrò una spalla e la costrinse a rannicchiarsi a terra, come
una pecora.
La fissò per alcuni istanti, poi gli va dietro,
le alza la lunga gonna, spostandola oltre i fianchi, fino a scoprire un sedere
bianco e rotondo.
Lo scruta ancora per alcuni secondi, scaricando
il desiderio con forti colpi di mano sul cazzo, poi si lascia cadere sulle ginocchia,
dietro di lei, quindi si avvicina con il bacino verso le natiche candide di
Anna.
Proprio in quel frangente vedo la punta del
grosso cazzo di papà che sparisce tra i glutei di mia sorella Anna, papà si accosta ulteriormente
fino a farlo sparire completamente dentro lo scoscio peloso.
Non ero molto distante, perciò lo vidi bene,
mentre lo ficcava dentro quella nicchia nera. Poi mi giunsero le loro voci
concitate.
“Mmmmmmm si papà mmmmmm ficcamelo tutto dentro
mmmmm è bello!
“Anna mmm hai un culo come quello delle
prostitute! Ne ho visti tanti al bordello a Firenze? Anzi il tuo è più bello!
mmm
“Si papà! Scopami! Mi piace sentire il tuo cazzo
nella fica mmmmmm Scopami come facevi con le puttane!
“Sei un dono prezioso! tesoro! E pensare che
fino a due mesi fa per scopare dovevo andare a Firenze, dalle prostitute del
bordello! Mmmm
“la mamma mi ha detto che soffrivi! Mi ha
chiesto di farlo per te! Ti confesso che mi piace molto anche a me! E lo faccio
volentieri!mmmm Perché non vieni più la notte a trovarmi in camera? Mm
“Tesoro, non possiamo più scopare in camera!
Tommaso ci ha sentito! Ha detto tutto a tua madre!
“O madonna! E mo?
“Lo facciamo qui! O a casa quando lui è a scuola
mmmm Anna Anna mmmm sto godendo mmm
“mmmm si papà mmmm anche io mmmm
Vedevo papà che si muoveva esagitato dietro
il culo di Anna, facendo leva sulle ginocchia, mentre lei, come un pecora, gemeva
con forti acuti, in risposta ad ogni affondo di papà. Mi spostai i pantaloncini
per guardare il mio cazzo.
Ero incuriosito, anche io avevo un cazzo, ma era
ancora piccolo, mentre quello di papà era grande e grosso.
All’epoca mi sembrava strano che papà potesse
provare piacere a ficcare il suo pene tra le cosce di Anna.
Tuttavia la mia curiosità non fu ancora appagata
perché non capiva il motivo che spingeva papà ad infilare il suo grosso cazzo
in mezzo alle gambe di Anna e perché si lamentavano in quel modo.
Anna iniziò a latrare, come faceva la notte,
quando papà veniva a trovarla, ma stavolta esternava suoni con una tonalità più
forte. Papà grugniva come un maiale e aumentava gli affondi man mano che il
tempo incalzava, imprimendo più forza al movimento del suo bacino.
Mi ricordava quello del cane pastore Buck,
quando si attaccava alle natiche di Laika, una cagnetta bastarda.
Mia sorella, infatti, era piegata in avanti come
Laika, e papà la montava da dietro, come faceva Buck.
Anna se ne stava rannicchiata, con la testa insaccata
nelle braccia, poggiate con i gomiti al suolo, sembrava che pregasse, muoveva a
scatti il sedere indietro, urtando il corpo di papà.
Papà, in quei momenti, la teneva ferma dai
fianchi, e spostandosi veloce verso di lei alternava una serie di colpi veloci
con affondi più profondi.
Ad un tratto papà:
“Anna mmmm sto per sborrare mmmm non ce la
faccio più!
“mmm papà sto godendo mmmm
“Lo sento Anna! Lo
sento mmmmmm to to to mmmm
Papà si aggrappò ai fianchi stretti di Anna e,
appiccicandosi al suo sedere, iniziò a tremare come se fosse stato investito da
una saetta. Poi la voce di Anna.
“Madonna! Papà sei venuto dentro!
“Porco Cane! No! E mo?
“E mo? Speriamo che non s’ingrossi la pancia!
Sarebbe una tragedia!
Papà scattò in piedi. Il suo cazzo era ancora
duro. Muovendosi lo faceva oscillare in aria, come la coda di un cane, e brillava
alla luce del sole, come se fosse bagnato. Dalla figa di Anna scendeva un liquido
bianco, che gocciolando cadeva sul telo.
Papà era agitato, quindi prese il
fazzoletto che teneva legato attorno al collo e cominciò a pulire la figa.
Addirittura costrinse Anna a chinarsi come una rana, come se stesse pisciando,
e la incitava a dare dei colpi verso il terreno.
“Dai! Continua così! sta scendendo tutto! Mi
sono distratto! Porca miseria!
“papà speriamo! Sennò la mamma ci ammazza!
Erano preoccupati per qualcosa che, in quello
istante, non avevo capito e l’ho compreso alcuni mesi dopo, quando, la
preoccupazione ha iniziato a notarsi. Anna stava ingrossando il ventre.
Papà e mamma, in quel periodo, non facevano
altro che litigare, costringendomi ad uscire di casa. Non volevano che sentissi
quello che avevano da rinfacciarsi. Poi un giorno, nascosto sotto la finestra
della cucina:
“Lo sapevo che eri una testa di cazzo! Ti rendi
conto! Hai messo incinta tua figlia! Come cazzo facciamo a giustificarlo agli
occhi del paese? Solo a pensarci mi viene l’angoscia! E quella cretina non
poteva staccarsi! Gli piace il cazzo? E ora è incinta!
“io una soluzione ce l’avrei!
“Anche io! La portiamo subito da quella strega
di Matilde!
“No! È pericoloso! Anna potrebbe anche morire!
Ho pensato al figlio di Agostino lo storto! Sarebbe un marito perfetto!
“Chi? Lo scemo?
“Io non la faccio abortire! Il figlio di
Agostino è l’unico che potrebbe sposarla, sennò mi dici chi se la prenderebbe
con il pancione?
“Tutto questo non sarebbe successo se avessi
tirato fuori il cazzo! Non dovevo fidarmi di te! Sei un animale!
“E’ successo! Ora basta! Io vado a parlare con
Agostino!
Alcuni giorni dopo ci fece visita Agostino lo
storto con il figlio Angelo, un ragazzo semplice che i paesani trattavano
ingiustamente come lo scemo del villaggio.
Come al solito fui costretto a uscire.
“Compare Agostino! Ti domanderai perché sei qui?
“Be si!
“Tu hai un problema e noi pure! Insieme potremmo
risolverli tutte e due!
“Già - accarezzando la testa del figlio, che
rideva senza capire quello che stava succedendo – ma il vostro quale è?
“Tre mesi fa, durante la raccolta delle olive,
un aiutante ha approfittato di nostra figlia Anna!
“Accidenti! Anna è stata compromessa e mo?
“Già è un grosso guaio! Ma non è il solo! Perché
è rimasta anche incinta! E sai bene come finiscono certe cose!
“Caspita! E già, i paesani fanno presto a dire
che tua figlia è una puttana! Lo so come finiscono certe cose! Anche mio figlio
è vittima delle maldicenze del paese! E voi sapete che è un gran lavoratore!
Anche se è semplice!
“Lo so compare! Lo so! Io una soluzione l’avrei!
Con il vostro consenso!
Agostino alzò gli occhi, e si mese in ascolto
delle parole di papà.
“Maritiamo i nostri figli! Prendo tuo figlio in
casa e lo tratto come se fosse il mio! Cosa ne pensate?
Agostino guardò suo figlio. Lo accarezzò con
dolcezza. Una moglie per suo figlio? Lo avrebbe riabilitato davanti agli occhi
dei paesani. Anna era una bella ragazza, e Angelo sarebbe stato invidiato dagli
uomini del paese. Dopo alcuni minuti di silenzio:
“Accetto la vostra proposta! E vi confesso che,
sebbene Anna non sia più illibata, la vostra offerta mi fa molto piacere ed è
un onere concedere mio figlio a vostra figlia!
Si accordarono sulla data del matrimonio,
fissandola prima che la pancia di Anna si manifestasse palesemente agli occhi
dei paesani.
Dopo il matrimonio, ho dovuto lasciare la stanza
da letto, poiché divenne l’alcova di Anna e Angelo.
Anna partorì una bambina che fu chiamata Teresa,
come la mamma. Papà, dopo il parto, riprese nuovamente la tresca con lei; non
era cambiato nulla.
Angelo era un marito perfetto, perché la sua
ingenuità gli permetteva di fare i suoi comodi con Anna. Infatti, quando Angelo
era a lavoro, lui andava abusava di lei in ogni angolo della casa.
Anna rimase ancora incinta di altre due bambine,
Agnese e Maria, tra queste, credo, che Agnese fosse la figlia di Angelo, perché
era bionda con gli occhi azzurri come lui.
Nel 1941, all’età di diciannove anni, cominciai
ad interessarmi ad Anna. La mamma, per evitare un eventuale conflitto d’interessi
tra me e papà, cercò di convincermi a stare lontano da lei, ci riuscì, per un
breve periodo, prendendo il suo posto….
Continua..... la seconda parte si intitola: Una
mamma comprensiva (vi lascio immaginare come)
Guzzon59
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