Gabriella, ventitré anni, è una studentessa universitaria di storia
antica, impegnata a preparare la tesi di laurea. L’argomento scelto
riguardava i personaggi mitologici. E precisamente il Dio Pan, metà uomo e metà
capra, famoso per il suo famigerato appetito sessuale. Era talmente tormentato
che quando non riusciva a sedurre una donna, sfogava i suoi istinti bestiali
con la pratica dell’onanismo, oppure accoppiandosi con qualsiasi animale.
Gabriella era appassionata da quel periodo storico, a tal
punto che aveva più volte visitato i siti archeologici dell’antichità, in
Sicilia e in Grecia.
Studiava con impegno, tuttavia, per quando cercasse di sforzarsi,
gli era difficile concentrarsi. In casa c’erano i suoi fratellini che disturbavano
con schiamazzi e urla continui.
Inoltre, di fronte a quel casino, si sentiva disarmata, perché
non c’era alcuna possibilità di fuggire.
Una sera, mentre cenava con il suo fidanzato:
“Allora tesoro! Come sei messa con la
tesi?
“Male! Sono in ritardo! A casa c’è
troppo casino! Non riesco a concentrarmi! Sono costantemente disturbata dai
miei fratellini. Due specialisti nel fare bordello! La casa è quella che è!
Devo trovare la forza di concentrarmi!
Piero fissò Gabriella, con aria pensierosa perché si stava preoccupando
per l’esito dei suoi studi. Ad un tratto sorride, come se gli si fosse accesa
una lampadina in testa:
“Mi è venuta un’idea brillante, che
potrebbe aiutarti!
“Magari! E quale sarebbe questa brillante
idea?
“Casa mia è da escludere! non è
possibile ospitarti! Anche da me troveresti lo stesso casino! Le mie sorelline
sono peggio dei tuoi fratellini! Però, c’è una possibilità!
“Quale?
“Lo zio Aldo!
“Chi è?
“E’ il fratello minore di mio nonno!
Ha sessantacinque anni e vive in campagna! E’ rimasto vedovo da quattro anni
circa! Non ha figli e vive da solo! Secondo me potresti andare da lui! Sono
sicuro che lo zio ti ospiterebbe! volentieri! Pensa! Ha una fattoria! Ci sono
tutti gli animali! Il cavallo, l’asino, le mucche, le caprette, le galline e i
conigli! Non è lontano da qui, appena due ore di macchina! Inoltre, potresti
trovare ispirazione per la stesura della tua tesi di laurea! Mi pare che il Dio
Pan vivesse nei boschi! vero?
“Sarebbe una soluzione eccezionale!
Certo! viveva in simbiosi con la natura! La parte inferiore ricordava le zampe
di una capra! E sulla testa aveva le corna a spirale! Oltre ad un’ossessione
esagerata per il sesso!
“Un maniaco sessuale insomma!
“ahahahah Si! Adesso sarebbe stato considerato
un maniaco sessuale! I Greci lo adoravano come un Dio!
“Allora, che faccio? Chiamo lo zio
Aldo?
“Si! L’idea mi piace, e potrebbe
essere anche una fuga da questo stress!
Piero chiamò subito lo zio Aldo, con il cellulare. Dopo
qualche minuto.
“E’ fatta! Lo zio era entusiasta all’idea
di accoglierti! Puoi andare subito o quando vuoi!
“E io non vedo l’ora di fare la sua
conoscenza! La campagna mi ha sempre affascinato!
I fidanzatini, due giorni dopo, partirono per la tranquilla fattoria. Il paesino si trovava alle pendici dell’Appennino.
Gabriella, appena furono in vista della tenuta dello Zio
Aldo, rimase affascinata dal paesaggio agreste, che circondava la fattoria.
Boschi, prati verdi e ruscelli in cui scorreva acqua trasparente.
Davanti c'era un recinto in cui razzolavano liberamente alcuni
animali domestici. Era una visione pastorale idilliaca; sembrava la valle della
mitica arcadia.
L’auto, dopo aver percorso il viale alberto, entrò nel cortile ad andatura
sostenuta, passando in mezzo alle galline, che saltarono in aria, starnazzando con le ali
aperte.
Lo zio Aldo spuntò sull'uscio, come un uccellino a cucù. Si presentò un vecchio canuto e basso, con il fisico secco e asciutto, come una cannuccia.
Piero e Gabriella erano di statura alta, e quando lo zio
Aldo si avvicinò a loro per salutarli, entrambi hanno dovuto abbassarsi di parecchio per lo scambio dei convenevoli. Lo zio era un omino di appena un metro e
sessanta.
Gabriella, oltre ad essere alta e abbondante, ostentava un seno generoso. Capelli neri e lunghi. Ricordava una dea bucolica.
L’accoglienza fu calorosa. Lo zio, prese subito in
simpatia la nipote, e per questo, gli offrì la sua camera, la più grande.
Gabriella:
“Zio! No! Non posso accettare! Mi
sistemerò nello stanzino degli ospiti! Per me è più che sufficiente!
“No! Non se ne parla! Assolutamente!
Tu dormirai nella camera grande! Lì c’è tutto quello che ti serve per studiare
e preparare la tua tesi!
Alla fine Gabriella dovette arrendersi davanti
all’ostinazione dello zio Aldo.
Piero rimase ancora una settimana prima di rientrare in
città. Gabriella, in quei giorni, ebbe la gioia di apprezzare la generosità
dello Zio Aldo.
Il vecchio era premuroso e sempre gentile. Si occupava di tutto.
La mattina si alzava prestissimo per preparare la colazione. Poi il pane era
sempre caldo e croccante. Il cibo era di una fragranza genuina assoluta. Uova,
carne, latte e verdura, erano sempre freschi.
Gabriella a volte cercava di dare il suo aiuto, ma lo zio si
opponeva.
Lei doveva solo pensare a studiare.
Il vecchio sembrava rinato. Il suo volto esprimeva un’espressione felice, stampata sul viso. Era contento di occuparsi dei nipoti.
Aveva vissuto da solo per molto tempo e in quei giorni stava apprezzando nuovamente il
piacere di avere persone care vicine, con cui
poter interloquire.
Piero partì la domenica successiva.
Gabriella, nei giorni seguenti, volle a tutti i costi
rendersi utile. Così, lo zio Aldo, cedendo alla sua insistenza, gli permise di
raccogliere la verdura, cercare le uova, di governare gli animali domestici.
Tenendosi per se i lavori più duri e faticosi.
Alla fine trovarono un compromesso anche in cucina e qualche
volta il pranzo e la cena, erano preparati da Gabriella.
Gli studi intanto stavano procedendo in modo brillante.
Con Il tempo, lo zio prese l’abitudine di chiamarla Gabry.
Gabriella, tuttavia, cominciò a notare che c’era qualcosa che
non quadrava.
La campagna, con la sua bellezza solitaria e silenziosa, a
volte, accentuava la sensibilità dei sensi. Come se oltre alle normali sensazioni,
se ne sviluppassero delle nuove.
Gabriella, quindi, si accorse di un particolare insolito, che non aveva notato la prima settimana. Capitava
che lo zio Aldo a volte sparisse dalla circolazione, anche per parecchie ore. In
quei momenti era impossibile trovarlo. Il mistero s’infittiva perché l’auto restava in garage. Sembrava che fosse svanito nel nulla.
Gabriella, quando lo cercava, si aggirava per tutta la
fattoria, facendosi prendere dall’ansia, perché quel silenzio gli dava un senso
di inquietudine.
Era una situazione assurda. A casa avrebbe pagato qualsiasi
somma per avere quella quieta. Ora, quella calma piatta, la opprimeva.
Lo zio, infine, compariva all’improvviso, così com’era sparito. A
Gabriella gli sarebbe piaciuto sapere dove andasse e cosa facesse. Per lei
diventò un mistero che gli suscitava molta curiosità. Ebbe l’impressione che lo zio
Aldo si nascondesse, come se avesse un segreto da custodire.
Gabriella era decisa a scoprire ad ogni costo quel mistero.
Cominciò a tenere d’occhio il vecchio canuto.
La mattina, quando Gabriella si svegliava, lui
era già in piedi e impegnato nei lavori rurali. Era un vecchio coriaceo e pieno
di energie. La sera guardava la televisione fino alle dieci e
andava a dormire presto, come le galline.
Era un uomo metodico, ma soprattutto pudico che rispettava
la privacy di Gabriella.
Lei, in quei giorni, non si era mai trovata in situazioni imbarazzanti. Lo zio sapeva muoversi nei tempi giusti, perché aveva imparato a conoscere le sue abitudini.
Lei, in quei giorni, non si era mai trovata in situazioni imbarazzanti. Lo zio sapeva muoversi nei tempi giusti, perché aveva imparato a conoscere le sue abitudini.
Gabriella, dall’ultima scomparsa, divenne attenta perché erano
passati alcuni giorni, quindi doveva stare controllarlo in quanto poteva succedere da
un momento all’altro. Quindi, lo teneva
d’occhio, con discrezione, e certamente, nulla gli sarebbe sfuggito.
Una mattina mentre era impegnata a rivoltare il terreno attorno alle
piante delle melanzane, vide lo zio Aldo che, con la capra al guinzaglio, imboccava la via del bosco.
Gabriella mollò tutto e lo segui con discrezione. Dopo un quarto
d’ora di cammino, su un sentiero sterrato, che correva all’interno del bosco,
arrivarono davanti ad una parete rocciosa. Ai piedi c’era l’ingresso di una
grotta. Il vecchio entrò tirandosi dietro la capra.
La nipote aspettò qualche minuto, prima di andargli dietro.
L’ingresso era una stretta gola. Dopo dieci metri si apriva di nuovo. Non era completamente al buio perché la caverna era schiarita da una luce che proveniva dal fondo. La ragazza, cautamente, si avvicinò e scoprì l’origine di quella luminosità: un grosso falò, che ardeva al centro della volta. Vide che la capra era stata legata a una stalattite.
L’ingresso era una stretta gola. Dopo dieci metri si apriva di nuovo. Non era completamente al buio perché la caverna era schiarita da una luce che proveniva dal fondo. La ragazza, cautamente, si avvicinò e scoprì l’origine di quella luminosità: un grosso falò, che ardeva al centro della volta. Vide che la capra era stata legata a una stalattite.
La scena sembrava inverosimile. Gli rammentava le foto raffiguranti le immagini epiche della mitologia greca, stampati sui testi, che stava
studiando. Quei preparativi gli ricordavano i riti pagani, simile a quelli del
dio Dioniso. Gabriella era emozionata e attendeva trepidante lo sviluppo di
quella situazione bizzarra. Pensò persino all'arrivo delle baccanti filli, i
tamburi dei coribanti e l’irruzione del Dio peloso.
Ad un tratto davanti alle fiamme magicamente comparve la
figura del vecchio zio. Era completamente nudo. In testa aveva un cappello
strano, perchè dai lati pendevano due strisce che ricordavano le corna a spirale del caprone.
Un particolare attrasse l’attenzione di Gabriella. Il corpo
del vecchio era completamente coperto da un folto pelo.
Guardò incantata quella strana figura, come fosse stata folgorata da
una visione fantastica, perché gli rammentava qualcosa che in
quel momento era al centro dei suoi studi.
Lo zio Aldo, nell'aspetto, somigliava al Dio Pan.
L’emozione fu tale, che il corpo vibrò come fosse
stata colpito da una saetta di Giove.
Nella sua mente stava prendendo corpo tutto ciò che riguardava i riti della fertilità e del Dio Pan
Notò un altro particolare che gli fece venire la pelle
d’oca. Dal grembo peloso come un cespuglio spuntava il suo cazzo scuro, duro e
grosso, che oscillava su e giù, perché indotto dai movimenti del corpo. Nella memoria di Gabriella riaffiorarono le
ossessioni estreme del Dio per il sesso. Lo scrutava affascinata, e si emozionò,
quando lo vide piegarsi in ginocchio dietro la capra.
Si impressionò, soprattutto quando notò che le sue mani accarezzavano vogliose quello animale, delicatamente; sembravano i preliminari di un rito di accoppiamento.
Si impressionò, soprattutto quando notò che le sue mani accarezzavano vogliose quello animale, delicatamente; sembravano i preliminari di un rito di accoppiamento.
Gabriella osservava la scena con sguardo stralunato,
sedotta. Gli sembrava tutto fantastico. La luce del fuoco che schiariva quel
corpo peloso; La capra, dalle corna a spirale; Lui, Dio Pan, piegato con il
busto in avanti e la faccia dietro alle terga dell’animale.
Gabriella, appena si rese conto che stava leccando la vagina
della capra, ebbe un sussulto. Il corpo gli tremava.
La sua fantasia si scatenò, come un terremoto di adrenalina,
quando vide quello che stava facendo.
Fissava quella scena stregata da quelle immagini mitologiche che gli richiamavano alla mente i riti pagani dell’antichità e suoi misteri.
Fissava quella scena stregata da quelle immagini mitologiche che gli richiamavano alla mente i riti pagani dell’antichità e suoi misteri.
Ai suoi occhi lo zio Aldo era l’incarnazione del Dio Pan,
che si stava preparando ad accoppiarsi con un animale, come nelle immagini
epiche dipinte dagli antichi artisti greci.
L’azione del vecchio era costante. La sua bocca era
completamente immersa nei glutei pelosi della capra.
Ad un tratto si alzò col busto. Afferrò un otre la sollevo
in aria e bevve. Gabriella fu paralizzata dal profilo di quel dio pagano che
tracannava il liquido, spargendolo copioso sul petto. Era vino, il
nettare degli Dei. Il Dio Pan stava alterando i suoi sensi, per entrare in uno
stato di ebbrezza che lo avrebbe proiettato in una condizione estetica irreale.
Trangugiava ingordo il dolce liquido, mentre una mano stava agitando la
lunghezza della verga.
Gabriella ebbe un moto improvviso tra le cosce. La figa gli
pulsava e una strana sensazione di euforia si stava impossessando dei suoi
sensi. Percepiva i suoi capezzoli turgidi e sensibili al contatto con la maglietta.
Le pulsioni vaginali aumentavano man man che cresceva l'eccitazione e abbondanti fluidi umorali
cominciarono a inumidire le labbra della fica.
La sua mente era completamente rapita da quello atto osceno e quindi, non si
poneva alcuna remora morale, perché stava condividendo pienamente quei
sentimenti lascivi con una divinità. Si sentiva in unione empatica con lui, con i
suoi pensieri libidinosi, con i suoi desideri, con la sua ossessione per il
sesso.
Si sentiva una femmina attratta dal Dio Pan. Stringeva le
cosce cercando di lenire i pungoli del desiderio, che gli stavano stravolgendo
il corpo.
Dio Pan, dopo essersi soddisfatto con la bocca, avvicinò il suo grembo alle terga della capra, facendo sparire i
suo cazzo dentro la vagina della capra. Nel momento in cui, il pene s'insinuava tra i glutei della capra, nella sua immaginazione, credette
di assistere ad una scena sacra. Era il rituale del Dio, che si accoppiava con
un animale, che sfogava i suoi istinti sessuali, divini, in simbiosi con i
bisogni atavici indotti da madre natura.
Quel pensiero la fece fremeva. Il suo corpo bruciava dal desiderio.
Bramava la verga del Dio Pan. La desiderava. I suoi sensi erano
completamente alterati dalla brama, dall’estasi di fondersi con il suo Dio.
Guardava la sagoma del Dio Pan, in controluce, contro le
fiamme del fuoco. Gli appariva per metà uomo e meta animale. Gli sembrava l'esaltazione di
un dio, mentre si stava congiungendo con la capra.
Gabriella si lasciò trasportare da quell’immagine
mitologica. Si sdraiò per terra e cominciò a spogliarsi. A liberare il suo
corpo da tutto quello che era superfluo, voleva avere il contatto diretto con
la nuda terra. Sentire il freddo di quel suolo sacro, dimora del Dio Pan. Si
rotolava, si agitava, i suoi capelli erano completamente sciolti e cosparsi sul terreno. Alla fine di quella metamorfosi apparve come una folle baccante di
Dioniso, una sacerdotessa pronta ad immolarsi ai piaceri orgiastici del suo Dio
padrone.
Era in estasi, quando si avvicinò al fuoco e si inginocchiò
dietro le spalle del vecchio, accarezzando con grande foga la folta peluria.
Il vecchio canuto, si bloccò, con il cazzo dentro la capra,
appena si sentì afferrare le spalle dalle mani di Gabriella.
Cambiò subito espressione, quando la vide nuda, con i lunghi
capelli sciolti, che scendevano selvaggi fino ai fianchi. Notò che il suo
sguardo era perso nel nulla, non aveva alcuna espressione particolare. Le
fiamme del falò si riflettevano nei suoi occhi, come due carboni ardenti.
“Gabry?
“Mio dio! sono una tua devota
sacerdotessa!
Il vecchio, aveva i sensi eccitati. Il suo cazzo era duro e
pulsante. La capra poteva essere un valido palliativo e un surrogato adeguato
della figa della povera moglie, deceduta alcuni anni prima.
Gabriella, però, nuda e propositiva, gli appariva un rimpiazzo di lusso, un vero miracolo.
Gabriella, però, nuda e propositiva, gli appariva un rimpiazzo di lusso, un vero miracolo.
Si staccò subito dalla capra e rivolse le sue attenzioni morbose alla nipote. Non ritenne necessario chiedergli perché fosse lì in quel momento.
A lui stava bene così.
Gabriella si era impossessata dell’otre. Era vino. Bevve con
ingordigia.
Guzzon59, è il caso di spiegare il motivo di tutta quelle messa in scena:
Il vecchio si ubriacava per farsi coraggio. Quando la moglie morì gli aveva lasciato un grande vuoto, soprattutto a letto. Un giorno aveva notato che la vagina della capra non era differente da quella di sua moglie. Ma gli faceva schifo. I pungoli del desiderio sessuale, col tempo, ebbero la meglio sulla ragione. La prima volta che decise di scoparsi la capra, per farsi coraggio si era ubriacato, e nel delirio dello stato di ebbrezza si accorse che l’animale, da dietro gli ricordava lo scoscio della moglie. Così iniziò quella turpe abitudine, ubriacarsi prima di far sesso con l’animale.
Il vecchio si ubriacava per farsi coraggio. Quando la moglie morì gli aveva lasciato un grande vuoto, soprattutto a letto. Un giorno aveva notato che la vagina della capra non era differente da quella di sua moglie. Ma gli faceva schifo. I pungoli del desiderio sessuale, col tempo, ebbero la meglio sulla ragione. La prima volta che decise di scoparsi la capra, per farsi coraggio si era ubriacato, e nel delirio dello stato di ebbrezza si accorse che l’animale, da dietro gli ricordava lo scoscio della moglie. Così iniziò quella turpe abitudine, ubriacarsi prima di far sesso con l’animale.
Aldo si preoccupò il giorno in cui arrivò la nipote. Perché la sua presenza lo costringeva a cambiare abitudini: non poteva più scoparsi la capra in casa. La caverna aveva risolto tutti i suoi problemi, ma era troppo fredda. Il fuoco serviva per riscaldare l’ambiente. Poi si accorse che lo stato di ebbrezza, i vestiti e le fiamme scaldavano eccessivamente il suo corpo, quindi si spogliava, così completamente nudo non soffriva il caldo. Usava il cappello, con i paraorecchie, per proteggere i capelli dalla fuliggine che si sviluppava dalle fiamme.
.... continua...
.... continua...
Gabriella era in uno stato di completa ascesa mistica. Ora
il vino, agiva da catalizzatore alterandogli la mente, totalmente stravolta,
per cui quella esperienza fantastica gli
sembrava di riviverla realmente con il dio Pan.
Il suo immenso corpo sovrastava quello del vecchio. La
faccia di Aldo scomparve tra i grossi seni, mentre le sue mani si muovevano
avide sulla schiena, sui fianchi, sulle cosce, fino a chiudersi sui morbidi e
rotondi glutei.
Erano genuflessi, l’uno di fronte all’altro. Il cazzo di
Aldo si era incastrato tre le cosce di Gabriella, la cappella rotonda puntava
verso l’alto e spingeva contro le fenditure della fica.
“ohhh dio Pan, sento il tuo reale
scettro, che vuole insinuarsi dentro di me! prendo il posto della capra! Mio
dio!
La ragazza era completamente andata di testa.
Aldo era turbato dalla sua presenza, ma anche contento di quel miracolo inatteso. La follia di Gabriella gli sembrava assurda, tuttavia non la considerava un ostacolo alla realizzazione delle sue intenzioni libidinose. La guardava incanto, perché era bellissima anche se indemoniata. I suoi deliri erano incomprensibili. Lo chiamava Dio.
Aldo era turbato dalla sua presenza, ma anche contento di quel miracolo inatteso. La follia di Gabriella gli sembrava assurda, tuttavia non la considerava un ostacolo alla realizzazione delle sue intenzioni libidinose. La guardava incanto, perché era bellissima anche se indemoniata. I suoi deliri erano incomprensibili. Lo chiamava Dio.
“Padrone prendimi!
Gabriella, si mise a pecorina, fiacco alla capra, e quando
la scorse vicino, l’afferrò il collo e la baciò. La capra rispose a quel gesto
affettuoso leccandogli il viso e la bocca.
“siiii dio pan! Siamo pronte a
soddisfare la tua reale verga oooo ora aa
Aldo guardò il culo di sua nipote. Era perfetto, da infarto.
Nemmeno la moglie, da giovane, aveva un lato posteriore così superbo.
Non ci pensò due volte a tuffarsi dentro con la bocca.
“Mmm è tutto un'altra cosa, altro che
quello schifo di prima (rivolto alla capra)!
Dopo una lunga e particolareggiata leccata di fica, che
suscitarono gemiti, e brividi nel corpo di Gabriella.
Aldo era impaziente di possedere quel pezzo di fica.
Così, in preda all’eccitazione tentò di penetrare quel sublime buco. Era in
affanno perché voleva scopare prima che la ragazza riacquistasse il senno, a
meno che tutto quanto, non fosse un sogno.
Il primo tentativo non ha avuto successo, in quanto ebbe
difficoltà ad arrivare all’altezza della figa, giacché le sue cosce erano
più corte rispetto a quelle di Gabriella.
Pensò in fretta la soluzione, quindi afferrò un pezzo di
legno, ci buttò sopra i vestiti. Trafilato e con il respiro ansioso,
s’inginocchiò subito dietro le chiappe della nipote. Perfetto. La punta del
cazzo era esattamente in linea con la vulva vaginale.
Eccitato come un montone:
“Ora il tuo Dio ti consacrerà, per
sollazzare il suo regale cazzo!
“si… sono pronta!
Il vecchietto, tenendo dritto il pene, schiacciò la cappella
dura e rotonda tra le fessure della vagina. La fece razzolare su e giù, fino a,
quando non scomparve dentro, avvolta dal pertugio della fica, caldissimo, che si era allargato
come un elastico attorno al volume della verga.
L’improvviso caldo avvolgente della fica gli diede un
brivido alla schiena, aumentando il suo ardore, che si tramutò in un impeto di movimenti convulsi, che si
scatenarono come un martello pneumatico dentro la nicchia vaginale di Gabriella.
“Si iiiiiiiiiii Mio dioooo sono il
tuo sfogo ooo la tua aaaa concubina aaaaaa
“Si mmmm per me tu sei una troia aaaaa
mmmmmmmmm to to to
“Si iiii possiedimi! Fai di me la tua
schiava aaaaa mio dio oooo sono devota a te e al tuo reale scettro, che
indegnamente, mi penetra aaaaaaaaa
Per Aldo era una vera epifania dei sensi. Si stava scopando
un pezzo di figliuola, che neanche da giovane aveva sperato di avere, ed ai
suoi occhi sembrava immensa. La guardava con bramosia, inginocchiata, davanti a
se, mentre il suo cazzo si perdeva tra i suoi candidi glutei. La pelle era bianca ed
esaltata dalla luce del fuoco. Sembrava una dea.
Gabriella, mentre incassava gli affondi penetranti del suo cazzo, oscillava il capo, trasmettendo il movimento ai lunghi e scuri capelli. Sembravano onde nere. Aldo accarezzava compiaciuto la pelle morbida dei lombi, delle natiche, e della schiena. Il suo corpo era perfettamente disegnato, stretto in vita e largo nei fianchi. Uno scenario da infarto, che non avrebbe mai potuto immaginare se non l'avesse lì, davanti ai suoi occhi.
Nei tentativi di afferrare le grosse tette, che penzolavano
come grossi provoloni, doveva alzarsi e sporgersi in avanti. In quella posizione,
sembrava un fantino in corso, non era facile ficcare e schiacciare quelle
montagne di morbidezza.
Dopo averla chiavata abbondantemente alla pecorina, la volle girare sul
dorso, per poter baciare e leccare le sue meravigliose tette e ammirare il suo
viso bellissimo, avvolto nei capelli sciolti e sparsi come edera selvaggia,
mentre esprimeva il piacere che il suo cazzo gli dava scivolando nella sua
calda fica.
Gabriella, era in estasi, ubbidiente come un agnellino, e quando si sdraiò sulla schiena, lo
tirò verso di se accogliendolo tra le sue cosce spalancate. Le sue dita si
infilarono vogliose nel folto pelo brizzolato che copriva la schiena e le
spalle del vecchio, immaginando che fosse il Dio Pan.
Aldo si incastrò subito tra le sue gambe lunghe e aperte.
IL suo cazzo duro e vibrante, entrò di nuovo nel pertugio
della fica, bagnato e totalmente slabbrato, e si lasciò cadere con la faccia in mezzo a
grossi meloni, che si innalzavano come colossi sul petto di Gabriella.
Insinuato saldamente nello scoscio della ragazza, il bacino del
vecchio arzillo iniziò subito a ficcare con veemenza, penetrando profondamente
la figa già in fibrillazione, mentre le sue mani si trastullavano con le grosse
tette. Le baciava, le stingeva, si immergeva completamente con il viso,
lasciandosi accarezzare da quelle morbide montagne.
Era strano vedere un omino, mingherlino, muoversi su un
corpo così imponente. Eppure, nonostante la piccola statura, l’azione di Aldo
era impressionante. Il corpo di vecchio canuto, sebbene fosse secco come una
cannuccia, era duro come la roccia. Era un fascio di nervi e fibre, forgiato e
temprato dal lavoro della campagna. Era un uomo maturo, ma ancora virile, che
si accoppiava con le capre per lenire i pungoli di desiderio che gli
tormentavano i sensi. Un piccolo uomo che riusciva a tenere testa
brillantemente a quella grandiosa macchina di sesso, che era Gabriella, e con
grande efficacia:
“Siiiiiiiiii mmmmm Mio Dioooooo
godoooooooo godoooooooo ancoraaaaaa
Lo stato di ebbrezza dei diabolici amanti, indotto dall’abuso
di vino, stava avendo come effetto un tumulto di sensazioni fantastiche.
“Sei bellissima mmmm to to to mmm
Sono il tuo dio?
“Siiiiiiiiiii godooooooo
Aldo afferrò l’otre del vino e lo versò sul seno e sulla
bocca di Gabriella.
“Tieni bevi alla mia salute!
“mmmm si si si mmmmm
Le tette di Gabriella erano impregnate di vino. La bocca
vorace di Aldo si tuffò in mezzo, leccando e aspirando il nettare degli dei. I
due, in poco tempo, si erano estraniati dalla realtà ed erano completamente in
estasi. In una realtà quasi virtuale, nella quale esistevano solo le sensazioni
di piacere che i loro corpi pativano in quell’accoppiamento bestiale.
Anche Aldo, suggestionato dalle visioni della nipote, stava
farneticando di essere una divinità.
To to mia schiavaaaaaa mmmmm to to
Si si si ancora aaaaa
Il movimento del bacino era divenuto frenetico, i conati di
sborra si stavano già annunciando forti e pungolavano alle radici del cazzo. Il
vecchio, in pieno delirio, iniziò a ficcare profondamente, fermandosi e
strofinando l’inguine contro il pube della ragazza, girandoglielo dentro come un mestolo.
Le labbra infiammate dal godimento, le sentiva calde attorno al suo cazzo.
Le labbra infiammate dal godimento, le sentiva calde attorno al suo cazzo.
Alla fine, si strinse a Gabriella e gemendo come un animale
in agonia:
“grrrrrrrrr grrrrrrrrr ohhhhhhhhhh
mmmm
Con la bava alla bocca, e con la faccia ficcata in mezzo
alle tette, si lasciò andare ad una poderosa sborrata, che inondò l’utero di
Gabriella. Poi si fermò, inerte sopra di lei.
La nipote, in completa ascesa mistica, si era addormentata.
La nipote, in completa ascesa mistica, si era addormentata.
Il risveglio sarebbe stato molto amaro.
Così va la vita
Guzzon59