.....a
volte immagino: che cosa succederebbe se anche le donne andassero in calore e si
comportassero come le cagnette di strada? Vedremmo colonne di maschi arrapati in lotta
tra loro con la bava alla bocca all’inseguimento di femmine accaldate! Sarebbe curioso
vedere per strada donne placcate da uomini eccitati dal suo odore di cagna
in calore, che cercano di leccare fiche infiammate e vogliose di cazzi! E
poi vederli montare le cagne alla fermata di un autobus! In un parco, su una
panchina o un verde prato o sui marciapiedi! Sotto lo sguardo deluso degli
altri uomini rimasti in bianco! Certo sarebbe divertente!
Bando
alle fantasie. La storia che mi accingo a raccontare nella sostanza, non è
lontana dallo scenario rappresentato in premessa.
La
protagonista è mia nuora. Un colpo di calore gli ha mandato in tilt la ragione,
semmai l’abbia avuta.
Nel
mese di luglio mia nuora Vanessa, con la piccola Elisa, come ogni anno, ci raggiunge
alla casa che avevamo al mare.
L’edificio
era inserito in un complesso di case a schiera, una accanto all’altro,
circondati da verdi e floridi giardini, arricchiti da un pergolato e una loggia
sulla quale potevi rilassarti su una sedia a sdraio facendoti accarezzare dal
sol leone.
Mio
figlio Alberto, di trenta sei anni, avendo le ferie in agosto, da circa tre anni ha
preso l’abitudine di mandare la moglie in vacanza nel mese di luglio, per concedere
alla piccola Elisa, di tre anni, i benefici dell’aria marina ricca di iodio.
Vanessa
ha trenta tre anni. Qualche anno fa ha lasciato il lavoro per occuparsi a tempo
pieno della piccola Elisa. Alberto ha un buon lavoro di dirigente, che gli
permette di avere una vita comoda e di poter mantenere la moglie a casa.
Prima
dei fatti che sto per raccontare, non mi era mai venuto in mente di pensare a
lei come donna sensuale e avere dei pensieri libidinosi verso le sue
conturbanti grazie.
Era
la moglie di mio figlio e madre di mia nipote; questo bastava a tenere nei suoi
confronti un atteggiamento assolutamente rispettoso.
Ma
l’estate scorsa tutto cambiò.
La
mia vicina di casa aveva due figli, Marco di diciotto anni e Andrea di ventitré.
Erano due esemplari di maschi ben sviluppati. Due adoni, atletici che avevano
una cura maniacale per la forma del corpo, modellato con intensi esercizi e
allenamenti in palestra come le statue di Fidia.
Quella
estate i ragazzi non partirono per l’estero, come facevano di consueto.
Si
vedevano girare per il giardino in bermuda e a petto nudo. Purtroppo non ero
l’unico ad averli notati.
I
giovani erano simpatici, educati e generosi, perché qualche volta mi aiutavano
in lavori di bricolage. Il padre era morto da alcuni anni e loro si erano
legati a me, fin da, quando erano adolescenti, adottandomi come figura paterna,
che forse gli era mancata.
La
prima domenica di luglio, organizzai un barbecue nel mio giardino, ed invitai i
ragazzi.
La madre e mia moglie erano molte amiche, e spesso si scambiavano le visite di cortesia.
La madre e mia moglie erano molte amiche, e spesso si scambiavano le visite di cortesia.
Quella
domenica, io e i ragazzi stavamo seduti sotto il pergolato a bere una birra.
La
piccola Elisa si era affezionata a Marco e non voleva saperne di scendere dalle
sue ginocchia.
Vanessa, ogni tanto, arrivava con vassoi pieni di panini e carne arrostita.
Si
rideva e si scherzava su tutto e sul campionato di calcio, che era finito male
per la squadra del cuore dei due giovani.
La
ragazza di Andrea era inglese e doveva arrivare la settimana successiva. Marco
si era appena lasciato con la sua ed era reduce dallo stress degli esami di maturità
che si erano conclusi la settimana precedente, in modo non tanto brillante.
Vanesse,
da perfetta padrona di casa, aveva insistito affinché restassimo seduti sotto
il pergolato, offrendosi di servire tutto quello che ci occorreva.
Marco,
ridendo e scherzando, disse che non era il caso di contraddirla perché si intuiva
che era una donna decisa a farsi rispettare.
Tutte
le volte che Vanessa ci raggiungeva e si piegava in avanti, posando il vassoio sul
tavolino di metallo, mi colpirono le occhiate che i due ragazzi
lanciavano al suo decolté, molto scoperto.
Quando si allontanava, li sorprendevo entrambi a osservare il suo lato B, chiuso nei jeans, molto attillati.
Quando si allontanava, li sorprendevo entrambi a osservare il suo lato B, chiuso nei jeans, molto attillati.
L'atteggiamento dei ragazzi non mi creava alcun fastidio. Poiché erano giovani e pieni di entusiasmo, e
alla loro età, quando si viene stimolati dalla bellezza, è naturale che l’adrenalina vortichi
nel sangue come un possente tornado. Vanessa è una bella ragazza ed era scontato
che attirasse il loro interesse.
Il
più attratto dalle sue grazie sembrava Marco. Del resto, ricordo che anch’io
alla sua età ero affascinato dalle donne più anziane di me, anche se sapevo che
era un terreno minato e il desiderio, una mera fantasia che non si sarebbe mai realizzata.
Con
Andrea mi sentivo più mio agio. Era un ragazzo maturo e un brillante studente
di matematica. Da geometra in pensione, mi trovai spesso a ragionare sui
calcoli di stabilità dei progetti che avevo realizzato.
Marco
era ancora un ragazzino e, trovandosi tra adulti, gli veniva naturale giocare
con la piccola Elisa, facendola saltare e correre in giardino.
Più
tardi, lungo il viale che costeggiava il giardino, durante una passeggiata con
Andrea, notai che Marco e Vanesse stavano chiacchierando sottovoce.
Non
so che cosa stava raccontando Marco, ma lei non la smetteva di ridire. Si
coglieva una certa complicità che molto spesso caratterizzano i rapporti intimi di
amicizia.
La
cosa non mi sorprendeva, perché Vanessa possedeva una grande capacità di
mettere le persone a loro agio.
Tuttavia,
li scrutavo con molta attenzione mentre ero appoggiato alla staccionata,
rivolto verso il giardino.
In
quel momento stavo ascoltando Andrea, ma stavo anche riflettendo su quanto
stava succedendo tra Marco e Vanessa..
Non
so perché, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da loro. Lei era seduta
accanto a Marco. Ed Elisa addormentata, giaceva sulle gambe del ragazzo.
Lei
si esprimeva gesticolando e ogni tanto toccava la gamba di Marco. Qualche volta
la mano si posava su una spalla. Lui continuava a parlare, ma si notava che quei
contatti fisici, apparentemente spontanei, lo mettevano a disagio.
Ad
un tratto i due si alzano. Marco tiene in braccio la piccola Elisa.
In
quel frangente erano soli, perché mia moglie e la madre dei ragazzi si erano spostate
nel pergolato del giardino attiguo.
I
due si avviano verso l’ingresso. Vanessa precedeva il ragazzo, che da dietro
non aveva occhi che per il suo fondo schiena. Mi era parso di cogliere nei
movimenti di mia nuora un certo atteggiamento provocatorio, come se intuisse
che il ragazzo la stava osservando. Mi sembrava che le oscillazioni delle anche
fossero volutamente più accentuate.
Vanessa,
prima di entrare in casa, fece una panoramica del giardino. Osservò mia moglie
e la sua amica, impegnati a chiacchierare. Poi girò lo sguardo verso di me e valutò
che ero lontano ed occupato con Andrea, fuori dal giardino e sul vialetto che
costeggiava il lungo mare.
La
vidi sparire all’interno della casa, seguita da Marco che teneva in braccio la
piccola Elisa addormentata. Probabilmente, per non svegliarla, l’aveva fatto
portare dal ragazzo.
Passarono
almeno venti minuti abbondanti e dalla casa non vidi uscire nessuno. La faccenda cominciò a farmi insospettire.
“Andrea!
Scusami! Vado un attimo in casa a cercare dei fazzolettini! Quest’aria marina
mi sta facendo venire un raffreddore allergico! Torno subito!
“mi
trovi al chiosco! Laggiù!
“Ok!
Ci vediamo dopo!
Anche
io, prima di entrare in casa, feci una panoramica completa. Aprì la porta
lentamente. Cercavo di non fare rumori.
La
casa sembrava vuota. Non si sentiva una mosca volare, come se gli abitanti si
fossero volatilizzati nel nulla. Eppure sapevo che dentro c’erano Vanessa e
Marco. Ma dove cavolo si erano nascosti?
Rimasi
fermo ad ascoltare quel silenzio assurdo. Ad un tratto sentì un brusio
provenire dalla cucina. Piano, piano, mi accostai alla porta. Appena ebbi la
possibilità di vedere l’interno mi fermai subito. Perché sul vetro del forno notai
chiaramente il riflesso di mia nuora, appoggiata con le mani sul lavandino, i
pantaloni calati giù e Marco, da tergo, inginocchiato, che teneva separate
le natiche, mentre razzolava con la bocca dentro la nicchia vaginale.
La
faccia del ragazzo era completamente immersa tra i suoi rotondi glutei.
Quella
scena mi sconvolse. Mi fece pensare ai preliminari dei cani.
Dopo avrei visto il ragazzo estrarre il suo cazzo duro e infilarlo in quella nicchia scura come la pece.
Dopo avrei visto il ragazzo estrarre il suo cazzo duro e infilarlo in quella nicchia scura come la pece.
Guardando
meglio mia nuora, infatti, mi appariva come una cagna in calore, in stasi, mentre stava
piegata in avanti, con le braccia appoggiate sui bordi del lavandino e la testa
infilata nel lavello.
I
suoi capelli biondi si agitavano davanti al rubinetto, man mano che la faccia
di marco incalzava in mezzo alle sue cosce spalancate al massimo, per dare al
ragazzo maggiore possibilità di azione.
Ad
un tratto il giovane amante, arrapato come uno stallone, si aprì i jeans e si
tirò fuori un cazzo grosso e scuro. Lo menò per alcuni secondi, poi accostandosi al culo di Vanessa puntò la grossa cappella, tesa come una biglia, dentro la
nicchia vaginale. Avanzò quel tanto da farla scomparire all'interno.
Mia
nuora appena avvertì l’intrusione di quella grossa fava, ficcò la testa nel
lavello e tenendosi dai bordi del lavandino, si preparò ad incassare gli
affondi devastanti del suo giovane amante.
I
movimenti erano veloci e convulsi. Il giovane appariva emozionato e inadeguato alla
situazione. Si teneva stretto ai fianchi di Vanessa e poi come un folle oscillava
il bacino avanti e indietro. I jeans, a causa di quei movimenti disordinati, un
po alla volta calarono fino alle caviglie.
Dopo
il primo impatto scioccante, riconsiderai la situazione e, con animo pacato, mi
adattai emotivamente agli eventi. Quella scena mi stava eccitando.
Lo sdegno stava scemando, cedendo il passo ad altri sentimenti.
Lo sdegno stava scemando, cedendo il passo ad altri sentimenti.
Non
riuscivo a disprezzare quella troia di mia nuora, mentre si lasciava scopare da quel ragazzino, anzi quell'azione me la fece apprezzare ancora di più.
Pensai:
Cazzo che coraggio! a farsi fottere in casa dei suoceri, senza adottare un minimo di
precauzioni!
Immaginai
le cagne di strada che si accoppiavano dove capitava seguendo l’unico istinto
che in quel momento guidava il loro atteggiamento: il calore della fica
infiammata dal desiderio incontrollato di ricevere un cazzo occasionale da un
mastino arrapato.
Emozionato e fremente mi allontanai da quel luogo infernale, con una dolorosa
erezione che pulsava nelle mutande. Raggiunsi Andrea, seduto su una panchina
del chiosco.
Aveva
ordinato due birre.
Gradì
molto quella offerta, perché la sete che stava tormentando la mia gola non era
fisica ma psicologica. Dentro di me i pensieri vorticavano come incubi. Pensavo
a mia nuora e al suo giovane e diabolico amante intenti a scopare come animali.
Chissà
come stava evolvendo quella chiavata bestiale? Forse Vanessa si trovava
sdraiata sul tavolo e Marco, incastrato tra le sue cosce aperte, stava
incalzando dentro di lei, con veemenza. Aiutato dai suoi stupefacenti muscoli, infilava
il suo grosso cazzo in modo devastante nella fica infiammata e affamata di
sensazioni forti.
Stavo
riflettendo quando:
“Mario!
“Si?
“Ti
senti bene?
“Si!
Si! Tranquillo! È il raffreddore! Un allergia che non mi abbandona mai!
“ti
sei fatto vedere da uno specialista?
“Si!
Ci devo convivere!
Ero
eccitato. Quella troia di mia nuora mi aveva sconvolto i sensi. Non era il
gesto materiale che mi aveva impressionato, ma la mente che lei celava dietro
quella trasgressione sfacciata.
Una
donna, di trenta tre anni, che si faceva sbattere da un ragazzino. In casa dei
suoceri. Cribbio che spregiudicatezza. Il suo ardire mi affascinò. In vita mia
non aveva mai avuto donne così. In lei vidi solo istinto, come le cagne di
strada.
Da
bambino spesso rimanevo incantato a guardare i cani per strada mentre si accoppiavano. Vedere quei bastardi
con la bava alla bocca, arrapati, con i loro bastoni rossi e appuntiti, infilarsi
in quelle fiche gocciolante di desiderio, mi eccitava molto.
Erano
animali, lo so, ma era difficile non paragonarli agli esseri umani che vivevano
intorno a me. Guardavo la mamma e pensavo al cazzo di papà, che come quello dei
cani, si infilava nella sua figa pelosa. A mia zia e alle vicine di casa.
Nei
giorni successivi, il ricordo del sesso animalesco di mia nuora teneva acceso i
miei sensi e mi costringeva a sonni tormentati con voglie insoddisfatte.
Vanessa,
mi appariva come una cagna di strada.
Nonostante
mi sforzassi di mantenere la calma, mi era difficile ignorare quello che era
successo in casa mia. La cara nuora, si era fatta spavalda. Provocante e
trasgressiva, si aggirava in giardino in un succinto costume da bagno.
Dall’altra
parte della staccionata, c’era Marco, che non perdeva occasione per comunicare
con lei. Messaggi subliminali fatti di gesti, sorrisi, e una volta con un
osceno pugno chiuso che oscillava su e giù per esprimere il suo insito
significato di sesso e poi, subito dopo, vederli sparire.
Ed
io tra loro che mi struggevo l’anima. La notte dormivo agitato perché non
riuscivo a rimuovere il ricordo di mia nuora. Vedevo sempre il suo meraviglioso
culo offerto al giovane amante. Mi era impossibile placare le mie pulsazioni
sessuali che fremevano al solo pensiero di mia nuora mentre si abbandonava a
gesti lascivi dettati dalla sua mente spregiudicata.
I
due si incontravano di nascosto. A volta Vanessa spariva per alcune ora. Riappariva
completamente serena e con l’aria di chi si sentiva appagata dopo aver soddisfatto
quella maledetta astinenza di cazzo.
Alcuni
giorni dopo, la mia curiosità si arricchì di nuovi elementi. I sorrisi
ammiccati e i gesti subliminali non appartenevano solo a Marco. Ma anche Andrea
aveva iniziato a scambiare con lei una forma di comunicazione fatta di sorrisi,
sguardi languidi e gesti osceni. La cagna aveva suscitato l’interesse degli
altri mastini e forse li aveva coinvolto nei suoi giochetti.
I
due fratelli non mi sembravano in competizione. Si intuiva una chiara intesa.
All’improvviso mi era tutto chiaro. Vanessa faceva sesso con tutti e due
insieme.
Quella
fu la goccia che fece traboccare il vaso e mandò i miei sensi in delirio,
facendoli esplodere come fuochi di artificio.
Un
pomeriggio, con mia moglie, portai la piccola Elisa al parco giochi. Vanesse
declinò l’invito, accusando presunti malori allo stomaco.
In
cuor mio sapevo quali fossero in verità, quegli asseriti malori. La troia aveva
programmato il suo pomeriggio di fuoco con i due fratelli. La cagna era in
calore e voleva sbollire i gradi facendosi sbattere dai due giovani segugi.
Il
parco giochi si trovava a pochi chilometri. La località, inoltre, era collegata
dalla tangenziale, una strada a quattro corsie. Per cui era percorribile in
pochi minuti.
La
decisione era presa. Dovevo sorprendere quella cagna in azione.
Elisa
si stava divertendo a girare sulla giostra dei cavalli. Mia moglie era
disperata perché ogni volta che tentava di farla scendere si ribellava con
pianti e urla. Allora decisi di acquistare una ventina di gettoni.
Dissi
a mia moglie che sarei andato un attimo al bagno.
Mi
precipitai al parcheggio e, come un fulmine, corsi verso casa.
Entrai
piano. Stavolta i rumori erano anche esagerati. Sentivo la voce di mia nuora
gemere con acuti e mugugni. Provenivano dalla sua camera da letto.
Senza
tanti riguardi, aprì la porta e li sorpresi in flagranza di scopata, tutte e
quattro.
Si!
Proprio in quattro! Marco e Andrea avevano invitato al festino un loro amico.
Andrea
era steso sul letto, e stava scopando Vanessa da sotto. Dietro di lei c’era un ragazzo
che non conoscevo che con il suo grosso cazzo gli stava trapanando il culo. Marco,
nello stesso istante, era davanti a lei che spingeva il suo nella bocca, in una
sublime chiavata orale.
Appena
mi videro si fermarono. Terrorizzati dalla mia presenza, si agitarono come
demoni accennando ad una fuga veloce.
“Fermi!
Non preoccupatevi! Continuate! Non curatevi della mia presenza! Fatemi vedere
come sbattete sta troia!
Tutti
e quattro mi fissarono sconcertati. Fu Marco il primo a riprendere la sua quota
di sesso. Mia nuora, indotta dal suo giovane amante, riprese a succhiare il suo
cazzo fissandomi con imbarazzo.
Il
ragazzo sconosciuto, riprese a spingere da dietro e poi a seguire anche Andrea
continuò a chiavarla da sotto.
In
pochi minuti ritorno l’atmosfera infuocata di prima.
Era
una scena erotica straordinaria, che mi stava stravolgendo i sensi. Cribbio,
Vanessa, era nuda, in mezzo a tre uomini che se la stavano scopando con grande
aggressività.
Era
difficile restare inerti di fronte a quella provocazione, cosicché con mani
frementi e nervose, mi sbottonai i pantaloni per dare la libertà al mio cazzo duro,
che stava soffrendo l’angusto spazio dei pantaloni.
I
ragazzi apprezzarono l’atto e tutti e tre risero compiaciuti del mio gesto.
Finalmente
potevo assistere e partecipare direttamente a quello che, fino a pochi istanti
prima, immaginavo struggendomi l’anima.
Mi
sembrava di essere tornato indietro negli anni, quando ero bambino e mi
eccitavo a guardare i cani accoppiarsi per strada.
Con
la mano cingevo il mio cazzo duro e pulsante, menandolo a ritmo folle, in
sinergia con quello dei ragazzi. I giovani si stavano scannando il corpo di
Vanesse. La vedevo agitarsi in modo spasmodico, incastrata tra quei tre
diavoli, mentre la penetravano in ogni buco.
Ad
un tratto il giovane sconosciuto si stacca da Vanessa e mi invita a prendere il
suo posto.
Mia
nuora, ancora imbarazzata, mi fissa cercando di capire le mie intenzioni.
Mi
avvicinai al suo culo e senza tanti complimenti, brandendo il cazzo come una
mazza
attaccai a
strusciare la cappella tosta in mezzo alle sue chiappe bianche e rotonde.
Da
sotto notai il cazzo di Andrea che indefesso continuava a ficcarsi nella sua
fica infiammata. Il buco del culo era uno osceno e slabbrato foro nero. Si notavano
i contorni delle pareti interne, rosse e umide. Quel ragazzo lo aveva spianato
per bene prima di lasciarlo al giogo del mio cazzo.
Spinsi dentro quel tanto da trovarmi immerso interamente in quello inferno di fuoco.
“mmmmmmmmmmmmm
Vanessa
gemette, nonostante avesse le gote occupate. Ma non era stato la grandezza del
mio cazzo a suscitargli quel mugugno, ma il fatto che il cazzo fosse di suo
suocero. Era una condizione mentale eccezionale che le faceva sballare la
testa.
Anche
i ragazzi si eccitarono a vedermi inculare mia nuora. Per questo aumentarono il
loro ardore che provocarono dei forti sussulti nel corpo di Vanessa, un vero e
proprio terremoto di sensazioni.
Per
Vanessa era l’apoteosi del piacere.
Cominciai ad apprezzare il culo di mia nuora. Ed era un piacere immane sentire il mio
cazzo in quel forno incandescente e per dare più forza agli affondi mi afferrai
dai fianchi stretti, attaccando a ficcare profondamente in quello sfintere largo
e torrido come un forno.
Mi
sentivo rinvigorito, perché finalmente mi trovavo a godermi il corpo di mia nuora
mentre incassava gli affondi del mio cazzo. Lo avevo agognato per giorni e ora
quel sogno era reale.
Che
spettacolo straordinario, avere davanti agli occhi il suo fondo schiena, nudo, agitato
dal mio cazzo duro, mentre si ficcava profondamente all’interno del suo ano.
Marco
e il suo amico, a turno, gli ficcavano il cazzo in gola. La sentivo mugugnare
mentre io e Andrea da tergo incalzavamo contemporaneamente dentro di lei.
Dopo
alcuni minuti di devastante azione di godimento, il primo a sborrare fu Marco
che
gli inondò la gola di sperma.
Poi a seguire toccò al giovane
sconosciuto, che si chiamava Roberto, e infine a Andrea, che nel frattempo
aveva ceduto il suo posto a me, che gli inondò il buco del culo di sborra.
Io, intanto, resistevo ad oltranza a quegli incitamenti e continuai a scoparmi la
cara nuora alla missionaria. L’avevo messa sotto di me, con le cosce
spalancate, mentre accoglieva il mio grosso ventre, appoggiato sul suo, intanto
che il mio cazzo scivolava veloce e gaudente dentro la sua calda fica.
In
quegli ultimi minuti di follia la penetravo profondamente, e lei, con lo
sguardo sconvolta dal godimento, mi fissava trasmettendomi la sua intensa emozione.
La
baciavo più volte in bocca, mischiando la sua salvia al gusto della sborra che
aveva ingollato dal cazzo dei ragazzi.
Alla
fine, bilanciandomi sulle braccia, attaccai a spingere dentro di lei, più veloce,
per soddisfare un principio di conato di sborra che aveva aggredito la radice dei miei coglioni.
“si
si godo mmmmmm
I
ragazzi si erano messi attorno a me e mi incitavano come tifosi a chiavare mia
nuora con grande foga. Poi, quando urlai il mio godimento tutti e tre si misero
a gridare in coro con me.
“grgggggggga
si mmmm si iiiiiii (in coro)
Condividere
la nuora con quei ragazzi è stata la cosa più bella che mi potesse capitare
nella vita. Perché oltre a soddisfare personalmente la fava con mia nuora, appagavo
la voglia di guardare la troia scopare con quei giovani demoni e di
masturbarmi, pratica sessuale sublime che non aveva mai abbandonato.
Fu
un piacere immenso poter scopare una giovane inglesina di venti anni.
Anche
questa gemma preziosa fu un dono raro che la vita mi aveva riservato, e che io
accolsi con grande piacere.
Così
va la vita.
Guzzon59
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