E' la storia di un prete, che abbraccia tutta la sua vita, dalla vocazione, al seminario, al magistero, fino alla soglia cardinalizia.
Una canonica, un Vescovo assorto nei ricordi del suo passato. Entriamo nei suoi pensieri e seguiamolo.
Una canonica, un Vescovo assorto nei ricordi del suo passato. Entriamo nei suoi pensieri e seguiamolo.
Sfogliavo il libricino della
liturgia della parrocchia che stavo visitando, in un lampo riemersero immagini
del passato.
A sedici anni non si può
scegliere un via definitiva, che poi ti condizionerà l’intera esistenza. Facevo
il secondo anno di ginnasio, mi svegliai sudato, avevo avuto un incubo. Il
signore mi era apparso in sogno indicandomi con il dito indice.
Lo raccontai a mia madre. Perché ebbi
paura che fosse arrivata la mia ora e temevo di morire quel giorno.
Per lei non c’era alcun dubbio
ero stato chiamato da Dio, vocazione o no, per lei dovevo seguire la via del
sacerdozio.
Lo stesso giorno ci recammo da
Don Vincenzo, il parroco del nostro quartiere. Anche lui, come mia madre,
interpretò il sogno come una palese manifestazione del volere del signore a seguire la via che mi aveva
indicato.
Forse lo fece per opportunità,
vista la carenza di vocazioni, ma sta di fatto che nel giro di pochi mesi mi
trovai chierico a frequentare il seminario della mia città.
Dopo quasi otto anni di studi
intensi, del diritto canonico, filosofia e teologia, S.Agostino, S. Tomaso e
tutti i grandi filosofi del passato, che in qualche modo hanno tentato di sostenere
con argomenti logici vari la verità del messaggio evangelico.
Fui ordinato sacerdote. Prima di
arrivare ad esercitare il magistero tra la gente, dovetti fare esperienze e
gavetta nelle maggiori segreterie episcopali d’Italia.
Infine, alle soglie dei trenta
anni mi fu assegnato una parrocchia, tutta per me.
Il giorno in cui arrivai c’erano
tutti ad aspettarmi, almeno i cristiani timorati di dio, che avevano il coraggio
di vivere nella pratica le parole del signore.
La canonica era attigua alla chiesa.
Un grande appartamento, arredato in modo
spartano. Ben pulito. La chiesa risaliva al periodo barocco. Gli altari erano
stati decorati con cura e addobbati con figure sacre e fantasie tipiche del
barocco.
Per motivi di segretezza mi
astengo dal dire il nome della chiesa, comunque dedicata ad un Santo che
ammiravo moltissimo.
La prima mattina fui svegliato
dalla voce allegra di Caterina, la santa donna che si occupava delle pulizia
della Canonica e della Chiesa, insieme al marito, Ubaldo, invalido civile, che
lavorava anche come sacrestano.
Caterina era una bella donna di
quaranta anni, ben curata nell’aspetto. Capelli ricci e neri, altissima, con
fianchi larghi ed un seno abbondante. Si vestiva con abiti tipici della
campagna, con fantasie di fiori, corti, chiusi davanti con un serie di bottoni,
che partivano dal petto e terminavano in fondo.
“Che ore sono?
“Le sei in punto, Don Tommaso! I
fedeli sono già in chiesa!
“O mio Signore! è vero oggi c’è
la messa del ringraziamento! devo abituarmi a questa nuova vita!
“Non si preoccupi Don Tommaso!
Che ci sto a fare io? Solo le pulizie? Ahahah
“Grazie Caterina!
Quando rideva il suo grosso seno
si muoveva come se fosse tormentato da un vento impetuoso. La guardai, dalla
punta dei piedi fino al viso. Mi soffermai sulle sue gambe, erano dritte e
toniche. Per un attimo mi turbai l’anima. Lei ricambiò lo sguardo, non rideva,
era acuto, mi stava penetrando nelle mente. Arrossì come un peperone, come se
mi avesse colto con le mani nella marmellata, impacciato abbassai gli occhi
sulle mie scarpe.
Caterina lasciò la canonica, mentre si allontanava non potei fare a meno di
osservarle il fondo schiena, il vestito, si incuneava tra i glutei, facendo un
affossamento che rivelava le meravigliose fattezze del suo lato B.
Chiesi perdono a Dio, per i
pensieri di cupidigia che avevo avuto. Lo cosa scioccante fu che mi vennero
naturali. Era la prima volta che mi trovai da solo con una donna. Mi sentivo
turbato e soffrivo, perché mi venne il senso di colpa. Maledivo il demonio tentatore
perché la mia volontà non ha saputo resistere alle sollecitazioni della carne.
Inoltre ero in piena crisi, perché
il mio pene si era ingrossato e palpitava al ritmo impazzito del mio cuore
agitato.
Madido di sudore corsi in bagno a
ficcarmi sotto la doccia, fredda naturalmente. Dopo mezzora mi presentai ad
officiare la santa messa, con l’abito talare ed i paramenti dei colori del
periodo che anticipava la pasqua.
Ubaldo era al mio fianco e mi
aiutava nelle vari fasi della liturgia. Diedi un’occhiata alle persone sedute
tra i banchi. Erano tutte anziani, non c’erano giovani.
In prima fila c’era lei,
Caterina, mi guardava fiera con un sorriso sereno, seguendo ogni momento della
messa. Più la fissavo e più mi turbava l’anima. Persino dal pulpito sentivo
dentro di me un impeto sensuale che condizionava ogni atto della messa. Non
faceva caldo eppure sudavo come se fossi in un bagno turco.
Lei era lì bella, statuaria,
provocante e sensuale, che mi osservava con due occhi fissi, intensi. Ogni tanto
accennava a qualche sorriso.
Appena terminata la messa mi
infilai in sacrestia a togliermi i paramenti, mentre li stavo sfilando, la sua
voce irruppe da dietro.
“Don Tommaso! Le faccio i mei
complimenti! Lei è bellissimo con l’abito talare! Ed anche bravo!
“Ciao Caterina! Però ho notato
che ci sono soltanto persone anziane e solo donne!
“Caro Don Tommaso, la religione
non è più di moda! I Giovani hanno altri interessi! Ho quattro figli e ne so
qualcosa!
“Caspita già quattro figli? Ma
lei è cosi giovane!
“Giovane? Ho quaranta anni
suonati! La più grande, Lucia, ha già quindici anni, poi c’è Federico di
dodici, Marco di otto ed il piccolo Arturo di quattro!
“Che bella famiglia! Le faccio i
miei auguri! Non vedo l’ora di fare la loro conoscenza!
“Li vedrà! E quando incontrerà
Lucia sono sicuro che si innamorerà di Voi! Un prete giovane e bello! E quando
si è visto? Certamente tutto il paese ne parlerà! Vedrà che domenica avrà la
chiesa piena!
“Caterina! Caterina! Vai piano
con le lusinghe! Il Signore non vuole che si apprezzi solo l’apparenza! Spero
di conquistare i paesani con le parole del Signore!
“L’Aspetto fisico comunque
l’aiuterà moltissimo! Ne sono sicura! Mi dia i paramenti che li stiro prima di
metterli nel cassettone!
Mi piaceva il suo modo di parlare
franco. Non aveva alcuna esitazione ad esprimere liberamente i sentimenti che
nutriva in quel momento. Era una donna energica.
Afferrò i paramenti sfiorandomi
le mani, quasi stringendole, mentre lo faceva mi fissava profondamente negli
occhi.
Quello sguardo così sfacciato e
sostenuto mi infondeva un senso di imbarazzo. Avevo tenuto testa a prelati di
altissimo rango eppure non riuscivo a sostenere le sue occhiate.
Era come se mi leggesse l’anima.
Come se si fosse accorta che la sua bellezza non mi era indifferente.
Tuttavia era normale, prete o no,
ero pur sempre un uomo, con tutte le debolezza che la carne induceva nell’animo,
anche nei più forti e timorati di Dio.
Appena Caterina uscì dalla
sacrestia, guardai il crocifisso e facendomi il segno della croce chiesi
perdono per i pensieri lascivi che avevo avuto nei confronti di una donna,
onesta, madre e moglie esemplare.
Dovevo fare penitenza, così mi
imposi una giornata di astinenza dal cibo.
Nei mesi seguenti cominciai a
fare la conoscenza dei paesani.
La catechista, la signorina
Valeria, una ragazza di trentacinque anni, maestra elementare, zitella.
Per fortuna era una donna gracile
e bruttina che non mi suscitava nulla, la facciata opposta della medaglia
rispetto a Caterina.
Poi conobbi la bella e
conturbante Lucia, una adolescente incantevole. Era la copia esatta della
madre, ma con venticinque anni in meno. Guardandola ebbi un idea di come fosse
Caterina alla sua età.
Caterina aveva ragione. Lucia si
infatuò subito di me, qualsiasi scusa era buona per starmi sempre attorno. Si
era proposta persino di servire la messa. La cosa era divertente e la lasciavo
fare.
Da come mi guardava si capiva
chiaramente che si era presa un cotta tremenda, per questo motivo gli amici la
prendevano in giro.
Aveva visto il film “uccelli di
rovo”, sapeva che sotto la veste religiosa c’era un uomo che poteva amarla alla
follia.
La vidi spesse volte in canonica
al seguito della madre, che cogliendo quel turbamento del cuore, sembrava si
divertisse a stuzzicarla.
Lucia era una ragazza dolcissima,
mi dispiaceva che il suo amore non fosse corrisposto.
Anche per un prete di campagna,
le tentazioni sono frequenti, lo mettono
a dura prova. Ma quando la seduzione raggiunge un grado oltre il quale c’è il paradiso,
arriva il momento di cedere.
Quel giorno ero nel
confessionale. Dall’altro capo trovai Lucia, il suo respiro era affannoso. Si
sentiva che stava palpitando dall’ansia. Appena pronunciai le prima parole lei
di slancio disse:
“Tommaso ti amo! Voglio diventare
la tua ragazza!
“Lucia! Apprezzo la tua proposta!
Ma tra noi non potrà esserci un futuro! Io sono già sposato con il Signore!
Lo dicevo con amarezza. Perché non
era lei l’interesse dei miei pensieri ma sua madre Caterina.
“Ma io ti amo!
“Anche io ti amo! Ma non è
l’amore che cerchi tu! Il signore vuole che la gente si ami! Perché odia il
male! Lucia! Sei ancora una ragazzina e non dovresti fare certi discorsi!
“Ma non capisci! Io voglio
diventare la tua ragazza!
Era come parlare ad un sordo. Ero
cosciente della sua fragilità. Una delusione a quell’età poteva traumatizzarla.
Non sapevo cosa fare.
“Ascolta Lucia! Tu sei troppo
piccola! E la legge non vuole che io mi metta con te! Ti prometto che quando
sarai più grande prenderò in considerazione la tua proposta!
“Giuralo!
Mi mise con le spalle al muro.
Non mi costava nulla giurare. Un giorno si sarebbe resa conto che il nostro
giuramento non aveva alcun valore.
“D’accordo! Giuro sul signore che
quando sarai grande tu diventerai la mia ragazza!
“Tommaso! Ti amooooooooooo tantissimoooooo!
“Un momento mi devi promettere
che fino a quel giorno non tenterai di fare ancora queste sciocchezze! La
confessione è sacra e va rispettata!
“Chiedo perdono a Dio!
“Si! Ora vai in pace!
La senti correr via.
Aspettai un quarto d’ora. Non
c’era anima viva. Così mi recai in sacrestia, all’improvviso irrompe Caterina ridendo
a crepapelle.
“hahaha Don Tommaso! Questa la
deve vedere! Non sa cosa sta combinando quella matta di Lucia? hahah
La seguì fino in canonica. Poi mi
fece segno di non fare rumore. Entrammo in camera da letto. Accese la luce, si
notavano le coperte del letto rigonfie. Si capiva che sotto c’era qualcuno.
Ma la circostanza che mi
sconvolse di più furono i vestiti, sparsi sul pavimento, compreso il reggipetto
e le mutandine. Caterina si avvicinò al letto ed afferro un lembo della
coperta.
Appena capii che sotto quelle
coperte c’era Lucia nuda tentai di impedirle quel gesto. Non volevo metterla in
imbarazzo. Ma non feci in tempo a fermarla, la coperta già stava svolazzando in
aria.
Rimasi scioccato. Sotto c’era
Lucia, nuda. Non potei fare a meno di ammirare la sua bellezza ingenua. Era
meravigliosa. Il pelo pubico, appena accennato, le copriva lo scoscio. Il seno,
ancora in fase di sviluppa, era comunque sviluppato. Un giglio di bontà, che
avrebbe fatto morire di infarto qualsiasi cardiopatico.
Caterina continuava a ridere.
“haha Ma ti rendi conto! Questa
ha visto uccelli di rovo! E si sta comportando come la protagonista! hahahah
“Lucia scusaci! Caterina ti prego!
coprila!
“Ma è ancora una bambina! Non
dovrebbe turbarla!
Caterina era incredibile. Non
aveva capito che io mi riferivo alla dignità di Lucia. Allora senza ribattere alla
sua battuta uscì dalla stanza.
Aspettai in cucina. Dopo un
quarto d’ora Caterina e Lucia mi raggiunsero. La Ragazzina era completamente stravolta.
Provai pena per come sua madre
l’aveva umiliata. Mi venne naturale prenderla tra le braccia.
“Lucia, il tuo candore è un dono
del signore! Sono onorato di dormire nel letto cha ha ospitato un angelo come
te!
Gli occhi di Lucia si
illuminarono, sorrise e mi diede un bacio sulla guancia, sfiorandomi le labbra.
Poi corse via.
“Mio Caro Don Tommaso, quella ha
perso la testa per lei!
“Sono cotte giovanili, vedrà che
col tempo le passerà!
Mi voltai, Caterina non era più
là. Entrai in camera da letto, la vidi che stava riassestando il letto. Appena
la notai mi venne un colpo. Era completamente piagata, con un ginocchio posato
sul bordo del letto, mentre il suo meraviglioso culo era completamente esposto
al mio sguardo.
Le mutande di cotone erano
ficcate nello scoscio e si notava il pacco voluminoso della sua figa. Mi venne
un brivido alla schiena.
I pensieri cominciarono a
riscaldarsi, il corpo iniziò a sudare, come se la temperatura della stanza si
fosse alzata fino a raggiungere i gradi dell’inferno..
I movimenti del suo culo erano flessuosi.
Agitava i fianchi. Il vestito a causa di quelle evoluzioni si spostava sempre
più su.
La cosa curiosa era il fatto che
Caterina stava indugiando troppo ad aggiustare il cuscino. Come se sentisse che
i miei occhi la stavano fissando e le piaceva offrirmi quel panorama.
Il suo culo era borioso e oscillava
sinuosamente. Era una provocazione diabolica, non c’era dubbio.
Il cazzo nei pantaloni ebbe un
sussulto violento. Sembrava un leone in procinto di saltare addosso a quella
prelibata preda.
Erano mesi che Caterina faceva di
tutto per attirare la mia attenzione sulle sue grazie. Quando lavava per terra,
non usava il bastone ma si metteva a pecorina cercando di provocare i miei
sensi.
Però quel giorno, sul letto, mi
sembrò un gesto voluto. Ero disorientato, non capivo più se fosse realtà o
sogno. I miei sensi erano completamente sconvolti.
Mentre osservavo il culo di
Caterina, fui colto da un violento attacco di libidine con una gran voglia di
mettere le mani su quel ben di Dio. Quindi, come un automa, mi avvicinai a lei,
inginocchiandomi.
“Scusami Caterina! Non riesco a
controllare più miei istinti!
Nel momento in cui le afferrai le
natiche lei si girò e fissandomi.
“OOOOO Don Tommasoooooooooooo
Sbavavo come un cane rognoso, e iniziai
a baciare frenetico la pelle candida, ficcando le mani nella mutande impastai quei
grossi glutei morbidi, una vera delizia al tatto
Era la prima volta in vita che
toccavo una donna con propositi libidinosi. Eppure non ebbi nessun incertezza
su quello che dovevo fare. Tutto mi venne naturale. Le afferrai le mutande e le
abbassai fino alle ginocchia. Poi guardai il suo straordinario scoscio. La figa
pelosa, appariva incastonata divinamente
tre le cosce.
Il cazzo era duro e palpitante.
Mi sbottonai l’abito talare, poi mi aprì i pantaloni ed infine lo tirai fuori.
Non ero mai andato con una donna prima di allora, ma l’istinto guidò i miei
gesti. Afferrai l’asta e spinsi la
cappella in mezzo alle sue cosce, poi spinsi fino a quando la vidi scomparire
in mezzo a quel fitto pelo nero. Il tepore della sua figa avvolse il cazzo
inghiottendolo fino alla base dei coglioni.
“ooooooooooo signoreeeeeeeee che
deliziaaaaaaaaaaaa
“Don Tommasoooooooooooo ora
scopamiiiiiiiiiii
Provai una sensazioni inaudita
trovarmi con il cazzo dentro un forno incandescente.
Trafilato, emozionato, il corpo tremava
dalla paura e dalla gioia. Non controllavo più i miei sentimenti.
Era bellissimo sentire la figa di
Caterina attorno al mio cazzo. Un calore che mi infondeva una forza
incredibile.
Mi attaccai ai suoi fianchi e
comincia a muovermi dentro di lei, prima in modo convulso, poi, calmandomi
riuscii a controllare la situazione.
Gli affondi erano penetranti e
sentivo i coglioni che sbattevano violentemente contro il suo pube peloso.
Lentamente cominciai a prendere
un ritmo costante e regolare.
Caterina si era inginocchiata sul
letto, come un gatto, il vestito era completamente spostato verso le sue
spalle. Il suo culo rotondo e bianco allietava i miei occhi. Era straordinario
vedere il mio cazzo che scompariva veloce tra i suoi glutei.
Tutto era sublime. L’amore fisico
era piacevole. Non poteva essere un peccato. Il signore non lo avrebbe permesso
se fosse stato un gesto sbagliato.
“oooooooooo siiiiiiiiiiii
Donnnnnnnnn Tommasooooo godooooooooo mmmm sei divinoooooo!
La voce di Caterina era alterata
dagli orgasmi che stava provando. La sua figa, sconquassata dall’assalto di un
cazzo che non aveva mai visto niente del genere, si contorceva con lunghi
spasmi.
Ormai ero giunto al limite di
quella maratona di sesso. Allungai le mani, e stringendo le sue grosse tette,
le inondai la figa di sborra, molta sborra, che aspettava da anni di fare il
suo dovere.
Appena finì, mi abbottonai velocemente
i pantaloni e l’abito talare e corsi in sacrestia ad inginocchiarmi di fronte
al crocifisso.
Pregavo con passione e mi
disperavo per essermi fatto sconfiggere dalla potenza della carne. Ma dentro di
me mi sentivo bene, sereno. Un senso di spossatezza che mi dava euforia.
Riflettendo, un po’ alla volta
cominciai a ragionare. Perché i preti non potevano sposarsi?
L’amore fisico era un gesto
bello, la massima espressione della passione che anima gli innamorati, perché
era preclusa a noi preti! Il mio magistero sarebbe stato più completo con una
donna al fianco.
La Chiesa ci obbligava al
celibato, però nessuna legge della natura poteva impedirci di fare sesso con
donne, che non fossero prostitute.
Pensai alla Madonna. Senz’altro
una madre, una moglie esemplare come Caterina, poteva essere la degna amante di
un prete. Mentre ero assolto nella preghiera fui destato da una voce:
“Mi scusi Don Tomaso! Ha per caso
visto Caterina?
Era Ubaldo, il marito claudicante
di Caterina. Le maldicenza del paese dicevano che era un uomo impotente e che
Caterina, per avere un po di gaudio, non disdegnava di darsi a qualsiasi uomo
del circondario.
Da quel giorno la maldicenza
sarebbe cessata. Perché ci avrei pensato io a lei.
Dissi a me stesso che quello che
era successo in Canonica era stato un segno del Signore. Un gesto di
misericordia.
Purtroppo quella vita felice durò
solo due anni. In quel periodo Caterina mi aveva dato anche la gioia della
paternità.
Ubaldo lo volle chiamare con il
mio nome per onorarmi. Un dubbio che ancora adesso mi coglie, chissà se fosse a
conoscenza della tresca tra me e Caterina.
Il vaticano mi spedì in Eritrea,
nelle opere di missioni a favore dei bambini orfani.
La settimana prima della partenza,
al fine di portarmi dietro un bel ricordo di Caterina, abbiamo scopato come dei
dannati. Non c’era luogo in cui non avevamo fatto sesso, persino sul campanile.
In quella settimana di fuoco
volle che la prendessi da dietro. Mi ero sempre rifiutato, ma un giorno mi
lasciai convincere così scoprì che anche per quella via si poteva godere dei
piaceri del sesso.
Il giorno della vigilia della
partenza mi trovavo nel confessionale.
“Ciao Tommaso!
“Sei tu Lucia!
“Tommaso! Non ti vedrò mai più lo so!
Scoppiò in lacrime. Uscì dal
confessionale
“Lucia! Sei commossa! Vieni
abbracciami!
Ci abbracciamo. Ma questa volta era
diverso. Appena l’ebbi tra le braccia fui investito da un fragranza che mi
inebriò le narici. Il suo profumo contribuì ad esaltare la sua già conturbante
bellezza. Mi accorsi che non ero indifferente al suo fascino.
La sentivo tremare, il suo corpo
appena si appoggiò al mio, sussultò come se fosse stato colpito da una scarica
di corrente elettrica.
Ci guardammo a lungo negli occhi.
Non sapevo cosa dire. Vederla li, nelle mie braccia mi dava una gioia
indescrivibile.
“Vieni andiamo in canonica, ti
faccio un caffè cosi ti riprendi.
Tenendomi per mano mi seguì fino
all’appartamento.
Appena entrati corse in cucina.
La osservai mentre preparava il caffè. Era raffinata nei movimenti. Aggraziata.
Si capiva che dietro quella apparenza bellissima si nascondeva una forte
personalità.
“Che cosa farai dopo il diploma?
“Mi voglio laureare in
Giurisprudenza!
“Un avvocato? Quindi vuoi
diventare una persona importante!
“Lo faccio per te!
“Per me?
“Si! vuoi sapere perché?
La osservai, il tono della sua
voce era serio. Poso la moka sul tavolo ed appoggiando i gomiti si avvicinò con
il viso fino quasi a toccarmi. I suoi lungi capelli neri pendevano dal volto e
si erano ricomposti sul tavolo. Fissandomi intensamente negli occhi.
“Ti sei dimenticato la promessa?
Oddio, la promessa. E’ vero.
“Si! Me la ricordo! All’epoca eri
una ragazzina!
“Si! Ma ora sono una donna
adulta! Voglio studiare per raggiungere un livello culturale adeguato al tuo
rango. La donna che dovrà starti al fianco.
“Ma Lucia! Tu sei ancora
innamorata di me?
“No! Io non ti amo più! Io ti
adoro! Io vivo solo perché vivi tu! La mia vita non avrebbe senso senza di te.
Ora sono stufa di aspettare. Sono due anni che aspetto ed ora tu vai via!
“Ma io! Il mio lavoro, Non so
cosa pensare! Io sono un prete lo sai!
“Mia madre? Con lei non eri un
prete?
“tu sapevi?
“Si!
“Dolce Lucia ti chiedo perdono! Mi
sento in imbarazzo e non so che cosa dire?
“Io lo so! Vieni!
Mi prese per mano e mi condusse
nella camera da letto. Mi diede una spinta costringendomi a sedermi.
Poi si allontanò da me di un
metro. E seguendo un ritmo di musica che solo lei sentiva, cominciò a
spogliarsi.
Ma man che i vestiti cadeva giù,
il suo magnifico corpo si svelava sotto i miei occhi. Dio misericordioso era
diventata un vero incanto. L’avevo vista già nuda, ma adesso era tutto una
altra cosa, ed il contesto era diverso.
“Ma tu sei ancora vergine?
“Si! Te lo detto! Io sarò sempre
la tua donna! Tommaso amami ti pregooo!
No sapevo cosa dire. Se ne stava
in piedi davanti a me, nuda a fissarmi commossa.
Era impossibile resistere a quel
tormento della natura.
Mi alzai, la presi tra le
braccia. Lentamente feci scivolare le mani lungo la schiena perfetta. Poi lei
alzò il viso e quando le sue labbra toccarono le mie fu naturale baciarla con
passione. Lentamente iniziai a stringerla, ad accarezzarle i fianchi, i glutei.
Il mio corpo era già in fermento.
Difficile restare neutrale di fronte
a quell’uragano di bellezza.
Il mio cazzo, somatizzando quella
situazione incandescente, si ingrossò oltre modo ed iniziò a spingere contro il
suo grembo.
Lucia fremeva e si lasciava
accarezzare.
Dolcemente la adagiai sul letto e
dopo essermi spogliato mi stesi al suo fianco.
Le mia mani cominciarono a vagare
sul suo ventre, ad impastare il suo meraviglioso seno, e la bocca si chiudeva
dolcemente sui capezzoli turgidi.
Quando infilai la mano in mezzo
alla cosce, lei sussultò, poi le divarico lasciandomi inoltrare con le dita tra
le fenditure della figa.
Inizialmente incalzai sul
clitoride, facendo scivolare la punta della dita tra le piccole labbra.
In quegli istanti dalla sua bocca
uscivano dei singulti strozzati in gola.
La sua mano indecisa afferrò il
mio cazzo, poi con la stessa titubanza iniziò a menarlo. Tremava come un
fuscello in piena tempesta.
“Tranquilla tesoro! Ho voglia di prenderti!
“Si! anche io lo voglio!
Mi inginocchiai tra le sue gambe
spalancate. Era bellissima, il suo fisico era un opera d’arte. Mi abbassai
verso il suo ventre dopo averla baciata sulla pelle profumata e morbida, ed essermi dissetata a quella fonte di piacere, gli andai sopra ed impugnando il cazzo appoggiai il glande tra le fenditure
della vagina.
Lo strusciai delicatamente fino a quando non
affondai tra le labbra piccole. Una volta dentro iniziai a spingere. Era
stretta e si capiva che non aveva fatto mai l’amore. Tuttavia gli umori,
secreti in abbondanza, vinsero la resistenza iniziale ed aiutarono il cazzo a
scivolare interamente dentro di lei.
“OOOOOOOOOOOOOOOOOOO finalmente
sei miooooooooo mmmmmmmmmm è bellissimoooooooo Dioo mioooooo ti amoo
Tommasooooooooo!
“Luciaaaaaaaaa oohh dolce Luciaaaaaaaaaaaa
sei la mia musaaaaaaaa
Cominciai a spingere dentro di
lei con più foga, fino a raggiungere un ritmo continuo e regolare. Il mio cazzo
spariva dentro di lei a velocità supersonica, suscitando singulti di piacere.
“Oooooo Tommasoooooooooooo mmmmm
sto godendoooooooo mmmm è bellissimooo!
“Urlaaaaaaaaaaaa pureeeeeee le
stanze sono insonorizzateeeeeee nessuno ci senteeeeeeee!
Facemmo l’amore per tutto il
pomeriggio. Lucia si era dimostrata un vero diavolo. Aveva scoperto il sesso e
le piaceva. Mi aveva rinfacciato di non averla presa quando aveva quindici
anni.
Sorrisi, le confidai che la
tentazione mi venne appena la vidi nuda nel letto.
Durante l’esperienza Africana,
facevo dei lunghi periodi di vacanza in Italia. Il mio più grande problema era
quello di organizzare gli incontri con Lucia e Caterina, separatamente. Fino a
quando è durata mi sono divertito con entrambe.
Poi un giorno Caterina scoprì che
avevo un tresca con la figlia. Non mi fece alcuna scenata, con la sua solita
franchezza si mise da parte lasciando campo libero a Lucia.
Da parte mia, una volta scoperto
il sesso, non avevo più nessuna remore. Ogni volta che mi era capitato un
occasione non mi tiravo mai indietro.
Tra le tante che ho avuto mi ricordo
la belle e dolce Suora Cherubina, un sventola di ragazza, dell’Alto Adige. Una
bionda teutonica che non avrebbe sfigurato nelle sfilate di Miss Italia.
Era la mia assistente. Con il
passare dei mesi, le isolati lande sperdute dell’Eritrea contribuirono moltissimo
a ravvicinarci, fino quando il nostro rapporto non divenne intimo. Scoprì che
si era fatta suora per ripicca, perché aveva avuto una delusione d’amore. Con
me trovò l’entusiasmo che aveva perduto. Il suo candore durava solo per il
tempo in cui svolgeva la sua missione caritatevole, poi, tolti gli abiti sacri,
diventava un vera ninfomane. Una baldracca delle peggiori specie.
Ora sono vescovo. Lo so che agli
occhi dei cristiani sono un peccatore. Ma in cuor mio mi sento puro e vicino al
signore.
Ho svolto il mio magistero con il
massimo affetto per il prossimo, servendo il signore con fedeltà ed amore,
seguendo il suo esempio, compreso quello dell’amore per la sua dolce Maria
Maddalena.
Il resto della mia esistenza la
sto vivendo con la mia Maria Maddalena, Lucia, che ora, all’età di quaranta
anni, mi ricorda Caterina, bella e sensuale come lei.
Il primo amore non si scorda mai.
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