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sabato 17 marzo 2012

La figlia convalescente


Una figlia convalescente, da accudire anche nei bisogni più intimi. Alla fine la mente si lascia condizionare da situazioni particolarmente stimolanti e tutto diventa possibile. Buona lettura.

Mia figlia Alessia, è cocciuta come un asino. Quando decide di fare una cosa, non c’era verso di farle cambiare idea.
L'inverno scorso stavamo passando le vacanze di natale in montagna.
Una mattina, ignorando il parere dell’esperta guida, decise di unirsi agli sciatori che stavano accingendosi a salire sulla funivia, per raggiungere la pista più difficile.
Si credeva già una provetta sciatrice, convinta di poter affrontare quella che si riteneva a ragion veduta, la madre di tutte le piste, con pendii da capogiro, perché metteva a dura prova l’abilità atletica degli sciatori.
Per questo motivo non era molto frequentata, venendo sconsigliata persino dagli stessi operatori degli impianti.

Quella mattina, raggiante come il sole, partì con il gruppo di sciatori. Per certi aspetti non mi preoccupai più di tanto, considerato che con lei c’era una guida in gamba, sicuramente le avrebbe dato una occhiata.

Io e mia moglie Sandra, quel giorno non avevamo molta voglia di sciare, così, imbacuccati nelle nostre tute termiche raggiungemmo il rifugio di Mario, che preparava una sublime cioccolata e ciambelle alla crema molto gustose, da fare sciogliere il palato.

Dopo aver fatto colazione, mentre eravamo comodamente seduti sulle sdraie, a goderci il candido manto nevoso, su quale si riflettevano i raggi di un sole brillante, suonò il cellulare.
Rispose mia moglie.

“Cosa? Mio Diooooooo noo! Dove è ora?

Poco prima avevamo notato l’elicottero della croce rossa che stava sorvolando le piste, senza altro era intervenuto in soccorso di quale ignaro sciatore infortunato.
In quel momento mai avrei immaginato che lo sventurato fosse nostra figlia Alessia.

Preoccupati dalla notizia, ci precipitammo all’ospedale. I dottori ci dissero che si era fratturata una spalla e il femore della gamba sinistra.
Il referto medico ci annunciava candidamente che le vacanze erano finite e che da quel momento dovevamo accudire a nostra figlia, perche consigliava almeno due mesi abbondanti di convalescenza, prima che potesse iniziare a camminare e riprendere le normali funzioni degli arti infortunati.

Così, dopo una settimana di degenza, fu dimessa con la gamba e la spalla ingessate.
Il viaggio di ritorno fu una vera pena, poiché era bloccata come una statua marmorea, per lei fu una grande sofferenza restare in quella posizione, seduta sul sedile anteriore.

La vita familiare fu completamente stravolta da quello evento.
Alessia aveva necessità di un’assistenza continua, anche nei bisogno più elementari.
Mia moglie non poteva trascurare il suo lavoro, era un avvocato penalista, e in quel periodo doveva
assistere un cliente in un processo difficile, che richiedeva la massima attenzione e presenza.
Quindi io dovetti sacrificarmi, anche perché il mio lavoro mi permetteva un’ampia autonomia gestionale, con la possibilità di potermi assentae anche per alcuni mesi, perciò mi accollai l’incarico di provvedere ai bisogni di Alessia, con l’aiuto di una badante russa per le necessità private.

Il compito non mi creò alcun fastidio, anzi all’inizio mi apparve facile da eseguire.
Ma presto dovetti ricredermi a causa di alcune circostanze imbarazzanti.
Una mattina, in cui la badante Russa non era presenta in casa, perché impegnata a sbrigare delle faccende personali, in sua assenza dovetti provvedere personalmente all’esigenza imprevista:



“Papàààà!
“Arrivo tesoro!
“Dioooo sento un prurito alla gamba! È insopportabile!
“Tesoro sto arrivando! A che altezza senti il prurito?
“Qui sotto! Oddio è insopportabile papà! Ti prego fai qualcosa!

M’indicò un punto sull’ingessatura bianca, a metà coscia, quasi vicino allo scoscio.
Lei ci aveva provato a lenire il pizzicore, infilando alcune dita dentro, ma invano perché non era riuscita ad arrivarci.

“Aspetta ci provo io! Ho le dita più lunghe delle tue!
“Grazie papà!

Quel giorno fu la prima volta che mi trovai in una situazione complicata, che mi turbò i sensi, provocandomi un moto inaudito di libidine.
Alessia, con molta naturalezza, si era seduta sul letto con le cosce oscenamente spalancate, arrotolandosi sui fianchi la sottana da notte.

La prima cosa che attirò il mio sguardo fu la sua figa in bella mostra. Non portava le mutande. Il pelo era raso, appena pochi centimetri le coprivano il monte di venere e parte delle grosse labbra. La vulva era oscenamente schiacciata sul materasso, con le piccole labbra frastagliate che sporgevano dalla vagina come dei petali di papavero rosso.
Il clitoride, molto pronunciato, era leggermente impregnato di una sostanza umida che rifletteva la luce.

Quell’immagine mi aggredì con tutta la sua vigorosa forza erotica. Il mio sguardo, nonostante tentassi di distoglierlo da quel bocciolo di rosa, si non riusciva a staccarsi, soffermandosi spesso a fissare quella nicchia sensuale, ed alterando lo stato della mente, che iniziò a fantasticare situazioni morbose inaudite ed imbarazzanti.

“Papà! Allora? Ti decidi a fare qualcosa?
“Certo! Tesoro!

Allungai la mano tra le sue cosce spalancate ed infilai le dita sotto il bordo dell’ingessatura, che arrivava quasi a lambire il suo inguine. Facendo attenzione di non toccarlo, perciò adottai tutte le precauzioni possibili.

“Ci sei papà! Le tue dita sono arrivate al posto giusto! Dai! Ora gratta!

Iniziai a muovere le dita. La mente era totalmente stordita dalla visione della sua figa spalancata al mio sguardo. Il cazzo cominciò ad ingrossarsi, irrigidendosi in pochi secondi.
I sensi si erano alterati e un desiderio morboso impregnò i miei pensieri.
Mentre muovevo la mano nell’ingessatura, mi era impossibile evitare il contatto con la sua figa. Infatti, il dorso urtava continuamente contro la vulva vaginale, massaggiandola nell’azione convulsa. La percepivo calda e morbida.

“Papà! Sto sentendo un certo piacere! Il prurito sta scemando! Continua così! Non fermarti! Ti prego!

Era difficile agire con mente fredda in quella situazione infernale. Le dita si agitavano sotto l’ingessatura, mentre il dorso era completamente aderente alle labbra della figa.
Era tiepida e soffice al tatto. Stavo impazzendo dal desiderio. Avrei voluto infilare le dita in quel forno e stimolarla come si doveva.
Mentre lenivo le sofferenze di Alessia, lei mi guardava con una certa curiosità. Non capivo il senso di quelle occhiate. Soprattutto non capivo se il movimento della mano le stava dando piacere alla coscia o alla figa.

“Si! Continua! Mmm.. mi prude ancora!

Il dilemma fu capire quale parte del suo corpo stavo sollazzando, giacché il movimento della mia mano stava razzolando di brutto con il dorso contro le labbra della figa.
Ebbi l’impressione che la sensazione di caldo si fosse alzata, mentre le dita si agitavano sotto l’ingessatura.
In quella situazione la temperatura del corpo stava raggiungendo limi altissimi, mi sentivo turbato, era senza altro la conseguenza degli effetti di quel coinvolgimento emotivo.
Il cazzo, in quelle condizioni, prese a pulsare come un cavallo furioso, anche causa del contatto con la sua figa, che mi stava facendo sudare freddo e avvertivo le gocce di sudore che colavano gelide lungo la schiena.
Ad un certo punto Alessia si lascia andare ad un singulto, un lungo e sospirato lamento con la gola.

“MMMMMMM siiiiiiiiiiiii mi piaceeeeeeeeeeeeeee !

Si allungò sul letto serrando le cosce, e imprigionando la mano in mezzo allo scoscio.

Quella reazione mi sconvolse. Mi vergognai per quanto fosse successo, e mi ripresi subito:

“OK! Penso che possa bastare!

Alessia alzò il capo, fissandomi intensamente. Le sue gote si erano coperte di rosso scarlatto. Era palesemente imbarazzata.
Non le dissi niente, facemmo finta che non fosse successo nulla.
Lasciai la stanza in uno stato d’agitazione estrema.
Il mio corpo fremeva come un tamburo battuto da mille bastoni. Quella situazione mi aveva sconvolto i sensi, suscitando un moto di bramosia estrema.
Il mio cazzo era ancora duro, anelando la sua intimità, voglioso di penetrarla.
Dovetti fare uno sforzo smodato per uscire da quella stanza ed evitare di saltargli addosso e prenderla con forza, come meritava e forse come avrebbe voluto, visto il comportamento palesemente spregiudicato che aveva tenuto.

Cribbio quel gemito! Risuonava ancora nella mia testa, facendomi intuire chiaramente che tipo di perversione l’era passato per la testa.
Devo ammettere, mi aveva quasi sedotto, perché ha dimostrato un’attitudine da troia, che mi era piaciuta, approfittando della situazione senza alcuna remora morale.
Quel lungo singulto fu chiaramente la manifestazione palese di un orgasmo.

Agitato, con i sensi ancora scossi ed eccitato come un toro da monte, mi precipitai in bagno, mi chiusi dentro, mi sbottonai i pantaloni me lo tirai fuori iniziando a segarmi il cazzo con frenesia, immaginando la figa di Alessia.
Nel momento in cui ebbi l’orgasmo pensai a quella porca, alla sua mente perversa, che aveva goduto come una troia, in un orgasmo che le avevo provocato io.

Quel giorno, comunque, si era rotto un’armonia. Il rapporto con Alessia non sarebbe stato più lo stesso. La concupiscenza, il desiderio e la bramosia avevano fatto il loro ingresso.
Ora, lei nella mia mente era una donna sotto tutti i punti di vista, che potevo desiderare, possedere e scopare fino al delirio estremo.
Il suo atteggiamento sfacciato divenne sempre più sfacciato.
Mi stava bene, perché, in quel modo di proporsi mi aveva lenito il senso di colpa, che accompagnava i miei pensieri.
Quel diavolo, divenne provocante e non perdeva occasione per dimostrare un aspetto lascivo della sua personalità che mi piaceva.

I giorni passarono senza che succedesse nulla di nuovo. Irina, la badante russa, si occupava di tutto, mentre io me ne stavo tranquillamente nel mio studio a leggere, assicurando solo la mia presenza fisica, per eventuali imprevisti.

Il terremoto, distruttivo, che scombussolò per sempre la vita familiare, era stato rimandata di qual giorno, così una mattina:

Le urla delle donne arrivarono a violare la tranquillità del mio studio. Stava succedendo qualcosa. Mi precipitai nella stanza di Alessia. La badante Russa stava riponendo i suoi oggetti personali nella piccola valigia. Alessia la stava insultando con epiteti che sarebbe meglio evitare di scrivere.

“Ei! Fermati! Che sta succedendo!
“Non voglio più vederla tra i piedi! Guarda cosa mi ha fatto!

Mi mostrò un’ecchimosi sul gomito del braccio sinistro.

“Vorrei capire! Che cosa sta succedendo?
“Mi ha lasciato cadere sul pavimento! Sono finita a terra come un baccalà!
“Non è vero! Non è colpa mia! L’avevo avvertita di non muoversi! Lei ha voluta fare di testa sua! È una testarda! Non fa mai quello che le chiedo! Io non ci sto qui! Cercatevi un’altra donna! Non mi lascio insultare da una mocciosa!
“Hai visto? Pretende pure di avere ragione! Cribbio! Ma si vattene! Tanto non valevi un cazzo!
“Alessia! Porca miseria! Vuoi stare zitta! Irina scusala! È una testarda! Ti prego rimani! Ci penso io a sistemare le cose con lei!
“No! Me ne vado!

Girò le spalle e sparì dietro la porta. Mi rivolsi ad Alessia.

“E adesso? Mi dici come dobbiamo fare?
“Non ho bisogno di nessuno aiuto papà! Tra una settimana mi tolgono il gesso e potrò muovermi con le stampelle. Preferisco restare con te!
“Ma Alessia! Certe cose non so se potrò farle! Ci vuole l’aiuto di una donna!
“Papà sono tua figlia! Non ho alcun imbarazzo a farle con te!
“Ok! Però ti chiedo la massima collaborazione! E cerca di evitare certi comportamenti! Ci siamo capiti?

Mi guardò con un certo imbarazzo, aveva intuito a cosa mi riferissi.

La prova del nove, quella che mise a dura prova i miei impulsi, successe proprio mezzora dopo. Alessia doveva fare la doccia.

Quindi avrei dovuto aiutarla a spogliarsi, a mettere la protezione impermeabile attorno al gesso.
Il busto era ridotto ad una fascia elastica di cotone. La frattura della spalla si era quasi composta, ma aveva bisogno comunque di un aiuto concreto, poiché non poteva muovere agevolmente il braccio destro.
Appoggiata alla mia spalla l’accompagnai fino al bagno. L’aiutai a sfilarsi la camicia da notte. Le tolsi la fasciatura attorno al seno.

Appena la vidi nuda, fu l’inizia dell’apocalisse dei sensi.

Il suo meraviglioso petto si manifestò davanti ai miei occhi. Due tette sode, a forma di pera. I capezzoli erano neri e la pelle bianca le faceva risaltare in maniera sublime.
Il monte di venere, coperto da un pelo raso nero, si perdeva nello scoscio, formando un triangolo scuro, in cui erano distinguibili le labbra della figa.
Un ventre piatto e fianchi larghi. Una visione da infarto.
M’inginocchiai per aiutarla ad infilare la guaina di protezione dell’ingessatura. Alzò la gamba e dalla mia posizione potei vedere la nicchia della vulva vaginale, scura, mentre si apriva provocante al mio sguardo libidinoso.

Il cazzo ebbe un moto impressionante, iniziò a ingrossarsi come un fiume in piena. La mente era tutta impregnata di brama e di desiderio per quel diavolo tentatore.
Stavo sudando freddo. L’afferrai dai fianchi e lentamente l’aiutai ad entrare nel box della doccia. Il contatto con la sua pelle nuda mi fece increspare rabbrividire.
Dovetti fare un sforzo smodato per staccarmi da lei.

Aprì l’acqua e il caldo getto cominciò ad inondare il suo meraviglioso corpo di giovane ragazza. La pelle era perfettamente liscia e la cellulite non aveva ancora fatto la sua comparsa.
L’acqua scorreva sui fianchi formando dei rivoli che si perdevano in mezzo allo scoscio, da cui cadeva come una fontana.

“Papà mi insaponi la schiena ed il petto? Io devo reggermi per non cadere!

Avevo sentito bene. Mi ha chiesto di insaponarle la schiena ed il petto. Tremavo solo a pensarci.
Appena la insaponai, i brividi dell’eccitazione iniziarono a stimolarmi i sensi. La mente cominciò ad alterarsi in uno stato estremo di libidine;, Avrei voluto entrare con lei nella doccia, abbracciarla e baciarla, mentre le mie mani anelavano di scorrere sui suoi fianchi, sui glutei e sulle tette.
Ero eccitato ed il cazzo bramava di ficcarsi nel suo conturbante scoscio.
Mi riempì la mano di bagno schiuma e continuai ad insaponare la schiena. Il palmo della mano scorreva lentamente lungo la sua spina dorsale, nell’incavo dei lombi ed infine sulla pelle soda delle natiche.

“Papà! Dovresti andare anche sulla gamba non ingessata, non ci arrivo mai, perché ho difficoltà a piegarmi.
“Certo tesoro!

Così prosegui la mia folle corsa di emozioni, la mano proseguì a lisciare la coscia, poi la feci scivolare nell’interno, fino a lambire la vulva vaginale. Alessia aveva divaricato leggermente la gamba per permettermi di poter insaponarla meglio.
Risalì, facendo il percorso dell’inferno a ritroso, insaponai il collo e poi, scesi sui seni chiudendo la mano a coppa.
La guardai negli occhi, e prima che lei potesse dire qualcosa, le mie mani si erano fermate a massaggiare le sue tette e non le stavano insaponando.
Cosi mi sembrava. In verità mi ero soffermato a lungo sulle sue tette, forse troppo, e le stavo manipolando con vigore, il sapone si era trasformato in una sostanza oleosa che rendeva la pelle liscia. Non c’era alcun dubbio, le mani stavano toccando con frenesia quelle tette meravigliose.

Mi accorsi che il gusto del sapone era amaro, ma la bocca, vogliosa, sopportava tutto pur di provare il piacere di succhiare quei meravigliosi capezzoli, turgidi come roccia.
Le mani di Alessia mi tormentavano i capelli bagnati mentre la mia bocca vorace si era impossessata delle sue tette. Ero entrato sotto la doccia, i vestiti ormai erano inzuppati di acqua. Alessia mi aiutò a sfilare la camicia e poi mi sbottonò i pantaloni. Il mio cazzo uscì dalle mutande sbattendo contro il suo ventre. Lei lo afferrò con una mano, stimolando la pelle, che scorreva piacevolmente sulla massa carnosa.
Intanto la bocca scivolava sul collo di Alessia, sulla guancia, infine si unì alla sua, in una danza passionale delle lingue. In pochi minuti ero completamente nudo, di fronte a lei, con il cazzo che pulsava come un demone inferocito, voglioso di entrare nella sua intimità. Mi abbassai leggermente, brandendo il cazzo con la mano destra, puntai la cappella in mezzo alla vulva vaginale inondata di acqua, cominciai a spingere fino a farlo scomparire completamente dentro il suo ventre. L’afferrai dai fianchi, mentre era appoggiata con la schiena al muro, tenendole sollevato la gamba ingessata, iniziai a ficcare dentro quella figa bollente. Le pareti avvolsero subito il mio cazzo come morse infuocate.

“mmmmmmmmmmmm papààà mmm stai facendo impazzireeeeee
“Testonaaaaaaa era questo che voleviiiiiiiiiiii ? maialaaaaaaaaa
“Siiiiiiiiii era questo che volevoooooooooo scopamiiiiiiii

Mentre la scopavo tormentavo i suoi fianchi stretti, il suo culo borioso, infilando alcune dita tra le natiche. La stavo sbranando come meritava. L’acqua ci aveva unito in un rapporto estremo. I getti caldi e scroscianti ci colpivano entrambi, mentre il mio cazzo le tartassava la figa. La sua bocca mordeva la mia spalla e l’unghia delle sue mani erano penetrate nella pelle della mia schiena.

“Siiiiiiiiiiiii papààà so venendooooooooo mmmm diooooo godoooo

Infatti, le pareti della figa pulsavano come se volessero tritarmi il cazzo. Si stavano contorcendo stringendo il cazzo in modo convulso.

Le su tette erano completamente pressate contro il mio petto, la mia bocca mordeva il suo collo, le mie mani si nutrivano del suo corpo meraviglioso, il mio cazzo scavava frenetico dentro la sua figa. Un amplesso incredibile, sublime. Unico.

Dopo alcuni minuti la girai, lei si appoggio con il petto contro le piastrelle porgendo il suo meraviglio culo, una visione da infarto, eccitato come un cane in calore, infilai il mio cazzo in mezzo al bellissime natiche, trovando facilmente la via dell’inferno, l’afferrai dai fianchi e comincia a martellarla da dietro, facendo scomparire il mio cazzo ad una velocità impressionante, pari al desiderio di lei, che stavo nutrendo i miei sensi.

Dopo un quarto d’ora di quel meraviglioso tormento, in cui la sua figa era diventata la calda ed accogliente tana del mio cazzo, iniziai ad avvertire i primi conati di sborra. I coglioni pungolavano vogliosi di sfogarsi, così, senza interrompere l’impeto con cui le stavo sconquassando la figa, aumentai gli sforzi fino al delirio estremo. Alla fine mentre la tenevo ferma, il mio cazzo si ficcava in profondità e fu il delirio.

“Ahhhhhhhhhhhhhh diooooooo papààààà sto venendoooooooo mmmmm
“Tesoro anche iooooooooooooo mmmmmmm tooooooooooooooooo

Le inondai la figa di sborra, continuando a muovermi dentro di lei fino a quando il cazzo non si afflosciò completamente.

Quel pomeriggio, ci furono altri tumulti dei sensi, irresistibili, che ci spinsero a scopare nuovamente, stavolta con maggiore enfasi.

Alessia si rivelò una grandissima porca. Divenne un’amante diabolica. E ogni occasione divenne buona per scopare.

Così va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )

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