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sabato 9 giugno 2012

Carlotta

E' la storia di una ragazza che incontra il padre dopo quindici anni. E' subito attratta dal suo fascino. Il padre, puttaniere, quando scopre che sua figlia ha un debole per lui, non si tira indietro. Anzi.... buona lettura

Sono le sette e trenta del mattino, di un Settembre che manteneva ancora l’incantesimo delle dolci e calde giornate estive.
La scuola riapriva i cancelli.
I ragazzi erano scocciati per la fine delle vacanze, e si sentivano beffati dalla bella stagione ancora in corso, quindi dovettero sforzarsi psicologicamente per affrontare l’inizio di un nuovo anno scolastico.
C’erano anche quelli che non vedevano l’ora di varcare il portone di quel santuario del sapere, per rivedere ed abbracciare i vecchi compagni e impazienti di raccontare la propria storia vissuta sulla calda sabbia delle spiagge bruciate dal sole.
C’erano i nostalgici, sofferenti per le cotte d’amore consumate nelle magiche serate estive ed interrotte dolorosamente con la fine delle vacanze.

Carlotta era sotto la doccia.
Stava risciacquando i lunghi capelli biondi dalla schiuma dello shampoo. I suoi pensieri erano diversi da quelli dei suoi coetanei.
Non soffriva di nostalgia e nemmeno fremeva per rivedere i propri compagni di classe.

Era arrabbiata perché un senso di turbamento disturbava i suoi pensieri. Il suo corpo longilineo, perfettamente proporzionato, sussultava dall’angoscia che permaneva come un tarlo nella sua mente.
La pelle era liscia e vellutata, su cui scorreva l’acqua calda come torrenti in piena.
Eppure il tepore dei getti non impediva alla cute di incresparsi, come se congelasse di freddo.
Che cosa la stava angosciando?

Alcuni giorni prima aveva ricevuto un email. Spedita da suo padre. Un padre che prima di allora non esisteva.
Dalla madre aveva imparato ad odiarlo. Quel puttaniere non meritava neanche un secondo del suo pensiero.
Ai suoi compagni aveva raccontato che era morto tragicamente in un incidente stradale. Così evitava l’imbarazzo di dover raccontare di lui e del male che aveva fatto a sua madre.
In quindici lunghi anni aveva rimosso la sua esistenza. Ora era comparso improvvisamente nella sua vita, come un fulmine a cielo sereno.
Nell’email l’aveva chiamato cucciolo. Quel nome che odiava più di ogni cosa al mondo. Nessuno l’aveva chiamata in quel modo dopo che lui era scomparso dalla sua vita.

Faceva ancora caldo ed il corpo soffriva per quel fastidioso scirocco che persisteva, nonostante che l’estate fosse ormai all’epilogo.
Carlotta, come tutte le sue coetanee, non nascondeva nulla agli occhi curiosi degli uomini.
Anche quella mattina il vestito del primo giorno di scuola non doveva celare i segni dell’estate.
Scelse quello che avrebbe fatto impazzire i sensi dei maschietti della classe, leggero e fine come la seta, per risaltare le line del corpo e succinto per la magnificenza dell’abbronzatura dorata.

Non doveva permettere ai cattivi pensieri di rovinare quel giorno.
Non era più una bambina, e non avrebbe permesso all’uomo nero di intromettersi nella sua vita e rovinarla, come aveva fatto con la madre.
Già la madre! L’alcol l’aveva trasformata in un involucro privo di volontà, in balia dei fumi; come se fosse stata imprigionata in un vortice terribile e senza vie di uscita.
Ora stava bene. La sua vita era ricominciata da zero. L’uomo che le stava vicino l’aveva resa felice, mentre Carlotta aveva trovato in lui un padre.
L’angoscia, comunque, era una compagna che quella mattina le stava maledettamente incollata sulla pelle.
Si sforzava inutilmente di scacciare quel tormento perché aveva voglia di pensare ad Alessio.
Il ragazzo dagli occhi di giada, l’uomo che l’aveva fatta diventare una donna. Doveva concentrarsi su di lui, perché quel vestito era solo per lui.

L’autobus si fermò a pochi metri dal portone d’ingresso della scuola. Il palazzo, nonostante fosse illuminato dai raggi splendenti del sole, in quel momento le appariva grigio e cupo. Lo guardò per alcuni istanti e il respiro si fermò formando un blocco alla gola.
No! – pensò - Doveva vincere quella sfida! Per quindici anni aveva lottato contro il nulla ed ora quel nulla si stava materializzando.

“Carlotta!

Carlotta si girò verso l’origine di quel suono familiare.

“Serena! Accidenti! Ma sei proprio tu?
“Si! che te ne pare eh?

Serena, l’amica e compagna di scuola, aveva cambiato completamente look. I jeans consunti e pieni di buchi non esistevano più. Al loro posto c’era una gonna cortissima. La maglietta, attillata e scollata, esaltava un busto perfettamente magro. I capelli si erano schiariti in un biondo platino. Era uno schianto.

“Accidenti! Sei irriconoscibile! Ma che hai fatto ai capelli!
“Lo so! Sono una pazza!
“Altro che pazza! Quando ti vedranno gli altri ci resteranno di sasso!
“Ebbè! Che crepino pure dalla rabbia ahahahahah
“Già! Ahahah pensa a quel vecchio gufo del preside! Non ci voglio pensare! Ahahahah
“ahahahah!

In quei pochi secondo Carlotta aveva dimenticato le sue angosce.
Le ragazze, affiancate l’una all’altra, attraversavano il cortile alberato consapevoli di essere attraenti, attirando lo sguardo libidinoso dei maschietti che incontravano sul loro cammino.
Persino il bidello, vecchio e decrepito, smise di ramazzare le scale e si soffermò a guardare quella pariglia di bontà, sospirando tra se che se avesse avuto qualche anno in meno le avrebbe senz’altro castigate.

“Carlotta! Serena!

Gli occhi color giada di Alessio si illuminarono appena il suo amico Franco pronunciò il nome della ragazza che lo aveva fatto diventare uomo.
Smise di parlare con alcuni ragazzi, girandosi ad ammirare la bellezza conturbante di Carlotta.
Carlotta ed Alessio incrociarono il loro sguardo. Un caldo sorriso brillò sul volto di Carlotta, ricambiato da quello del suo compagno.
Si avvicinarono e dopo un solo secondo di esitazione, si abbracciarono. Quel contatto era comunque una sofferenza perché era limitato al solo accostamento fisico, quando in cuor loro c’era una gran voglia di unire la bocca e baciarsi in modo passionale.
Tenendosi per mano si avviarono verso l’atrio dell’edificio scolastico.

“Allora ti sei divertita in Grecia?
“Si è stato un viaggio bellissimo! Il partenone! Atene! Era tutto magnifico! E tu? Come è andato il viaggio in Nuova Zelanda?
“Eccezionale! Vedessi che paesaggi da sogno! Però sono contento di rivederti! Mi sei mancata tantissimo!
“Anche tu!

Proprio in quel momento suonò la campanella

“Dio, quanto odio questa suono!
“Addio vacanze! Si ricomincia! Per fortuna questo è l’ultimo anno!
“Si! ma siamo ancora all’inizio!

Serena:
“Ei piccioncini! È ora di entrare!

Carlotta guardò Alessio.

“Ci vediamo durante l’intervallo!

Presa da un istinto irrefrenabile di farle sentire le sue emozioni, Carlotta si baciò la mano e la posò sulla guancia del ragazzo, lui girò il capo e le sfiorò le dita con le labbra della bocca.
Il gesto piacque a Carlotta che si sciolse come il burro.

Serena: “Dai corriamo dentro prima che arrivi il preside!
Carlotta: “Hai paura di farti vedere cosi? Eh?
Serena: “Bo! Non temo quella vecchia cornacchia! ahahahah

Ridendo entrarono in classe. I ragazzi lanciarono un boato di gioia appena Carlotta e Serena varcarono la soglia. La professoressa di lettere, che stava parlando con alcune allieve, si girò subito verso di loro ed accolse Carlotta con un sorriso smagliante, mentre sbruffò, quando posò lo sguardo su Serena, non gli era simpatica. Serena ricambio il gesto con una smorfia che fece ridere i ragazzi.

Come uno sciame di api, alcune ragazze si avvicinarono a loro, e dopo essersi salutati con un bacio sulla guancia, una disse:

“Lo sapete che quest’anno avremo un nuovo professore di matematica?

Quella frase giunse alle orecchie di Carlotta come un colpo di cannone dirompente, che in pochi secondi le fece riemergere quel peso angosciante che premeva sul petto e che si era portata da casa, e forse, non l’aveva abbandonata di un solo istante.

“Carlotta lo sai che il nuovo professore ha il tuo stesso cognome? Che strano? Forse è un tuo parente?

Serena: “Magari! Così non dovremmo preoccuparci per le verifiche impossibili!
“Ei! Carlotta che ti prende! Sei completamente sbiancata!
“Non è niente! Ho appena avuto il ciclo! E sono ancora scombussolata!
“Dai che poi quando rivedi Alessio ti passerà tutto! Ahahahah
Le altre ragazze in coro.
“Già! Ahahahahh

La voce della professoressa di lettere mise tutti a tacere.
“Forza ragazzi sedetevi! Ora si fa sul serio! Tra pochi istanti arriverà il preside, penso che con lui ci sia anche il nuovo professore di matematica!
“Professoressa!
“Si Giulia!
“Dicono che è un gran fico! Capelli brizzolati ed occhi profondi! Somiglia a George Clooney!
“Zitta pettegola! Se no ti metto un tre!
“Ok Proff! Abbiamo capito chi ci già ha messo gli occhi addosso! Ahahahah

L’email diceva: “Cucciolo! Quest’anno sarò il tuo nuovo professore di matematica! Sei contenta? Così avremo modo di conoscerci meglio! Tua madre mi ha sempre impedito di vederti! Ti prego rispondimi!

Carlotta aveva cancellato quella email dal computer, quelle quattro parole che l’avevano turbata tantissimo. Quel miserabile non solo era ricomparso nella sua vita, ma aveva fatto in modo di vederla ogni giorno, contro la sua volontà.
Un rumore di passi preannunciò l’arrivo del preside. La folta capigliatura bianca fece capolino sulla porta poi, la figura imponente del vecchio canuto entrò in aula, dietro c’era lui, il nuovo professore di matematica.
Un uomo distinto, vestito elegantemente, con un completo classico color blu notte che esaltava la capigliatura d’argento.
Gli occhiali, dalla montatura leggera, non nascondevano i suoi occhi azzurri che erano simili a quelli di Carlotta. Un attento osservatore avrebbe notato benissimo che i tratti somatici del professore erano simili a quelli della ragazza.

Carlotta non conosceva suo padre. Era la prima volta che lo vedeva dopo quindici anni. Di lui serbava un ricordo labile.
Appena lo notò il cuore cominciò a batterle nel petto, vibrando come un tamburo.
Le ginocchia sembravano che le cedessero, tanto che per non lasciarsi andare da quel senso di vertigine, dovette appoggiarsi con entrambe le mani sul banco.
I suoi occhi iniziarono a fissare suo padre senza mai staccarsi. Nello stesso istante il professore di matematica identificò immediatamente sua figlia. Non gli fu difficile individuarla subito, era proprio come l’aveva sempre immaginata. Anche lui ebbe un attimo di smarrimento, tanto che posò una mano sulla scrivania.
Carlotta ed il padre, dopo quel impatto emozionante, cominciarono ad osservarsi. Il loro sguardo era intenso, nessuno dei due accennava ad abbassare gli occhi.

Carlotta, guardando gli occhi del padre, scoprì che il suo odio, in fondo, non era così intenso. Il senso di angoscia stava lentamente scemando.
Ad un tratto si accorse che era attratta da lui. Il legame di sangue, alla fine, aveva giocato un ruolo preponderante. Di prima acchito le è sembrato un uomo forte che infondeva fiducia.
Trovarsi di fronte a lui non le dava alcun fastidio, anzi iniziò a sentirsi sicura e protetta.

Il preside fece le sue raccomandazioni sull’impegno scolastico e sul rispetto delle regole minime del buon costume, e qui si soffermò a guardare Carlotta e Serena, le uniche ragazze che, a parere suo, erano vestite in modo provocante. Poi, indicando il nuovo insegnante, lo presentò ai ragazzi.

“Ragazzi lui è il nuovo professore di matematica! Prof. Luigi Bianchini!

Si fece da parte e lasciò campo libero al padre di Carlotta. Il professore di matematica si avvicinò ai primi banchi, e precisamente davanti a quello occupata da sua figlia e Serena.

“Ragazzi sedetevi!

Gli occhi azzurri di Carlotta impattarono contro quelli del padre. Lei non smetteva di fissarlo e lui ricambiava con la stessa forza.

La voce del professore cominciò ad aleggiare nell’aula. Il timbro era cordiale, lento e senza inflessioni.
Carlotta fu completamente incantata dal padre. Stentava a credere che quello uomo, così bello e gentile, fosse in realtà un mostro.
Sua madre, quando raggiunse l’età della ragione, le aveva raccontato storie squallide, fatte di avventure con donne di facili costumi, tradimenti e persino atteggiamenti perversi verso ragazzine adolescenti ed ingenue, che lui aveva corrotto sfruttando il suo ruolo di professore.

Come era possibile che quell’uomo dallo sguardo pulito, dal volto intelligente e dall’aspetto saggio fosse in realtà l’orco cattivo e malvagio che aveva descritto sua madre?

Si guardò attorno e si accorse che tutte le sue compagne erano completamente affascinate dalla figura del padre. Serena, la sua compagna di banco, se ne stava col mento appoggiato sulle nocche delle mani, ammaliata a fissarlo con gli occhi lucidi e con l’espressione estasiata di quando si contempla un dio.

“Adesso vi lascio nella mani della vostra professoressa di lettere! Ci vediamo alla prossima ora. Mi raccomando, cercate di seguire miei consigli e soprattutto non abbiate alcun timore a chiedere il mio aiuto! Ricordatevi che sono sempre a vostra completa disposizione!

Un silenzio piombò nell’aula. Gli occhi erano tutti concentrati sul professore di matematica. Persino la professoressa di lettera si era bloccata a guardarlo con interesse e non aveva colto l’invito del professore di matematica a riprendersi l’aula.

Intervenne il vocione rauco del preside:
“Bene! Molto Bene! - poi si rivolse alla donna - Professoressa Prego!
“Ah si… mi scu.. si!

Il preside rise sotto i baffi perché aveva colto quel momentaneo imbarazzo.

La testa di Carlotta era un vulcano in piena attività.
Era confusa e turbata nello stesso tempo. Trovarsi davanti il padre non le aveva suscitato alcun risentimento.
Al contrario, lo aveva trovato bello, gentile e raffinato. Fu spiazzata, così l’odio con cui si era presentata alla fine si sciolse come cera.
Quell’uomo le piaceva. In quei pochi istanti, vederlo al centro dell’attenzione delle sue compagna, che si erano lasciate andare in sguardi languidi ed lascivi, la faceva sentire speciale, perché era orgogliosa di avere con lui un legame segreto ed unico.

Carlotta non era più angosciata. Il suo cuore batteva forte, ma questa volta non era più l’odio che alimentava la forza dei nervi, ma un altro sentimento, altrettanto forte: L’Amore.

La voce di Serena la destò dai sui pensieri.

“Accidenti! Il prof è uno schianto! Non so se riuscirò a resistere al suo fascino! A te piace!
“Si! tantissimo!
“Ei! Carlotta! Hai sospirato! I tuoi occhi si sono illuminati! Non ti dimenticare di Alessio!
“E tu non dimenticarti che sei solo una ragazzina! Il nostro prof è già un uomo maturo!
“E allora? Io ho un debole per i prof come lui! Anzi sento già di amarlo!

Sentire parlare Serena in quel modo le provocava una sensazione di antipatia. Possibile che fosse già gelosa di suo padre?

Dopo circa un mese, in cui Carlotta aveva ricucito i rapporti col padre, alcune domeniche si erano anche incontrati, recuperando il tempo perduto e chiacchierando di tutto.
Carlotta si impegnò al massimo per dimostrare al padre che era felice di averlo vicino, e che lo amava; Si impegnava in modo lodevole, fornendo un ottimo profitto nella sua materia, che lo rese orgoglioso e fiero di averla come figlia.

Serena e Giulia cominciarono ad avere dei sospetti perché, col passare del tempo, notarono che il rapporto tra Carlotta e suo padre diventava sempre più intimo. Alcuni studenti diffusero la voce che si incontrava con lui e che tra loro c’era una tresca. Agli occhi dei più i sospetti erano confermati dagli ottimi voti che Carlotta prendeva in matematica.

Le cose belle si sa non durano a lungo. L’idillio tra Carlotta ed il padre prese a scricchiolare quando iniziò a notare gli sguardi di complicità che l’amica Serene scambiava con il padre durante le lezioni.
I sorriseti accennati di Serena rivolti al padre di Carlotta iniziarono a suscitare in lei un sentimento di gelosia.

Durante una pausa, nel cortile della scuola.

Carlotta: “Non stai esagerando ad intortarti il professore di matematica?
Serena: “Credi che lui l’abbia notato?
“Solo un cieco non lo vedrebbe!
“Il prof mi piace! È un uomo affascinante!
“Sei matta! E’ un vecchio!
“Vecchio! Ma lo hai guardato bene! E’ vigoroso come un giovane! Poi è bellissimo! I capelli brizzolati, gli occhi azzurri! Sento già di amarlo! Poi ho notato che ricambia il mio sguardo! Credo che gli piaccio anche io!
“Sei matta! Lui ti guarda come guarda un numero! E poi non sei neanche brava nella sua materia!
“Non credo che per lui sono un numero! Spesso lo sorpreso a guardarmi le gambe, e anche le tette!
“Che film hai visto! Il prof non è tipo da perdersi dietro una ragazzina scema!
“Magari vuole qualcosa di nuovo? Penso che si sia stufato di scoparsi la professoressa di Italiano!
“Ma come cazzo disi? E tu saresti capace di andare con un uomo più vecchio?
“E me lo chiedi?
“Fai schifo! Parli come una puttana!
“Ei modera i termini! Non credi di esagerare?

Carlotta si era adirata, ed in preda alla rabbia iniziò ad insultare Serena. Le urla delle ragazze attirarono l’attenzione di tutti gli studenti presenti, che si avvicinarono a loro formando un cerchio. Erano al centro, si fronteggiavano verbalmente, insultandosi con parole velenose. Alla fine Carlotta si avvicinò a Serena e gli diede uno schiaffo. In un silenzio totale, prima di fuggire in lacrime, notò che tutti gli studenti la stavano osservando perplessi.

Carlotta fu convocata dal preside che, suo malgrado, pur riconoscendo che era una allieva esemplare, e nonostante l’intercessione del professore di matematico, dovette sospenderla per tre giorni.

La madre di Carlotta si presentò dal padre ed infuriata come una iena le aveva rinfacciato la responsabilità di quello che era successo alla figlia. La sfuriata non passò inosservata e così tutti vennero a sapere che il professore di matematica era il padre di Carlotta.

Il primo giorno di sospensione lo passò chiusa nella sua camera a piangere. La disperazione che angosciava il suo cuore non era pentimento per quello che aveva fatto a Serena, ma rabbia per quello che aveva sentito.
Da lei aveva saputo che il padre e la professoressa di lettere erano amanti. Suo padre, l’uomo che considerava perfetto, a cui aveva dato il suo amore, era un traditore. La gelosia era scattata subito in una violenta aggressione a Serena. E continuava a farla soffrire. Non sopportava che una donna potesse prendere il suo posto nel cuore del padre.
Così il pomeriggio del giorno seguente, in preda alla disperazione ed al desiderio di riabbracciare il padre, prese l’autobus e si recò presso la casetta a schiera, posta in una zona residenziale.

Dopo aver percorso il viale alberato, si avvicinò al cortile del giardino dell’abitazione del padre. Appena arrivò davanti al cancello le prese un blocco allo stomaco. Davanti alla porta del garage c’era un motorino. Lo guardò bene, non aveva dubbi era quella di Serena.
Ad un tratto la sua attenzione venne richiamata da un ombra che aveva attraversato la vetrata delle porte finestre del balcone. D’istinto, si nascose dietro il cancello, appoggiandosi alla ringhiera della recinzione, poi, ripreso fiato, ritornò a guardare. Quello che vide la lasciò basita. Il padre stringeva tra le braccia il corpo nudo di Serena e la baciava sul collo.
Lei si divincolò e corse verso l’interno della casa. Il padre, era a petto nudo, si girò ed anche lui scomparve dalla vista.
Non ci voleva le predizioni della sibilla cumana per capire quello che stava succedendo in quella casa.
Carlotta scoppiò in lacrime, e sconvolta corse per le vie della città, attraversando le strade senza curarsi delle auto in transito, costringendo gli ignari automobilisti a brusche frenate. Alla fine andò sbattere contro un ostacolo. Era un uomo. Dall’aspetto si sarebbe detto che fosse un professore. Aveva la stessa età del padre.

“Ei signorina faccia attenzione! A momento l’investivano!

Lei alzò gli occhi bagnati dalle lacrime, fissò l’uomo e, d’istinto, appoggiò il capo sul suo petto lasciandosi abbracciare.

“Ei! Calmati! È successo qualcosa! Ti hanno fatto del male!

Carlotta respirava con affanno, singhiozzando a pieni polmoni. Non era in grado di parlare.

“Va bene! Ora calmati! Vieni andiamo in quel bar! Bevi qualcosa di caldo! Adesso calmati!

Carlotta si fece prendere la mano e come un automa seguì lo sconosciuto fino al bar. Si sedettero in un posto appartato.
Mentre attendevano il cameriere, lo sconosciuto tirò fuori un fazzoletto e le asciugò le lacrime.

“Ecco! Adesso sorridi! Hai due bellissimi occhi azzurri! È un peccato vederli tristi! Delusione d’amore?
“Si….siii!
“Ah l’amore! Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona….
“Dante!
“La conosci?
“Si!
“Soffri per il tuo Francesco?
“Si! Lei è un professore?
“Così mi chiamano i miei allievi! Mi chiamo Marco M… sono professore di lettere e filosofia! Insegno al liceo Classico P.... e tu? Sei una studentessa? Presumo!
“Si! Sono al terzo anno di liceo dello scientifico G…...
“Allora sei una allieva della professoressa Martini…
“Quel nome rievocò le parole di Serena…””si scopa la professoressa di lettere””….
“Si è la mia insegnante…

Ad un tratto Carlotta si accorse che il professore le stava fissando le tette e le gambe che spuntavano dalla gonna. E subito pensò:
“”Cristo questo è un porco come mio padre””.
Mentre assaporava la calda cioccolata cominciò ad osservare il professore. La bocca, masticava un cornetto, e si apriva e si chiudeva lasciando intravedere a tratti i denti e la lingua umida. Sembrava un maiale.
Che cosa si prova a far sesso con uomini del genere? Quel pensiero iniziò ad assillarla. Meditava sul rapporto tra Serena e suo padre.
Ad un certo punto guardò di nuovo il professore e fissandolo negli occhi:

“Professore lei è sposato?
“No!
“Abita da solo?
“Si”
“E’ lontano da qui?
“No! Solamente a due isolati da qui!
“Potremmo andare a casa tua?

Il professore, perplesso per quella richiesta, si soffermò dubbioso a fissare lo sguardo di Carlotta. La disperazione era completamente scomparsa. I suoi occhi riflettevano una luce strana. Quella ragazza aveva in mente qualcosa.

“Scusami! Posso sapere perché vuoi venire a casa mia?

Carlotta, apparendo decisa, con voce ferma, sostenendo lo sguardo del professore.

“Non ti piacerebbe scopare con me?

Quelle parole, dette a brucia pelo, lo lasciarono completamente basito.

“Ma… veramente io…
“Senta professore… le consiglio di approfittarne prima che cambi idea!

Il professore, tirò fuori il fazzoletto e si asciugò il sudore che colava abbondante lungo le tempie e sul collo. Poi, guardò di nuovo Carlotta e osservò il suo sorriso. Quindi si alzò e dopo aver pagato il conto.

“Vieni! andiamo!

La chiave aprì la serratura con un scatto secco. La porta si aprì. Il professore le fece strada. Era imbarazzato e non sapeva da dove cominciare. Fu Carlotta a prendere l’iniziativa.

Lo prese dalla mano e si fece guidare fino in salotto. Il professore si sedette sul divano come un sacco di patate. Sembrava un fantoccio privo di anima.

“Prof.. mi sembri agitato!
“Io.. non sono abituato a….

Prima che finisse la frase, Carlotta si era inginocchiata davanti a lui e con movimenti decisi aveva iniziato a sbottonargli i pantaloni.
Carlotta, iniziò ad armeggiare con la cerniera lampo, divise i lembi dei pantaloni e dopo aver scostato le mutande esibì alla sua vista il cazzo del professore.
Non era molto dotato, ma lo trovò già duro e palpitante.

“Ti sei eccitato e?
“Mmm sii!
“Ti piace come lo accarezzo?
“Si mi piace!

Il professore sembrava impacciato.
Alcuni uomini non sono abituati a subire l’iniziativa delle donne. E quando capita sembrano dei bambini ingenui ed indifesi.

Carlotta, intanto, aveva afferrato il cazzo del professore con entrambi le mani, e masturbandolo face scivolare la pelle tesa lungo l’asta.
Dopo aver stimolato la cappella e soppesato i coglioni con gesti delicati, avvicinò la bocca ed iniziò a succhiare il glande, poi si spinse giù col capo, fino ad ingoiare l’intero corno.

“mmmmm … siii mi piace….

La bocca di Carlotta si muoveva lenta, senza fermasi. Il cazzo stimolato dalla mano e dalla bocca palpitava al ritmo impazzito del cuore del professore. L’uomo maturo era completamente in estasi, si era allungato sul divano, con gli occhi chiusi e la bocca in affanno, lasciando che Carlotta continuasse a masturbarlo con la bocca.

“Prof! Vieni!

Carlotta si distese sul lato opposto del divano e divaricando le gambe attese che il vecchio professore affondasse la sua bocca nello scoscio.

Il professore con mani tremolanti, scostò di lato le mutande di cotone bianche, esponendo la figa imberbe di Carlotta. Le grosse labbra racchiudeva tra se quelle piccole e frastagliate. Non era deformata ed allargata, segno che quella figa non aveva visto molti cazzi.

Carlotta, infatti, aveva scopato una sola volta con Alessio. Però aveva fatto molta pratica con la bocca. Quindi quella era in assoluto la seconda scopata della sua vita.

Il professore affondò la bocca in quella nicchia di piacere, e dopo aver allargato le labbra interne ficcò la punta della lingua nella carne viva. Il contatto della lingua provocò un singulto profondo e nasale:
“hooooooooo siiiiiiiiiii mmmmmmmmm è bellooooo!

Carlotta, in preda al godimento, infilò le dita tra i capelli grigi del professore e lo tirò verso di se, come se volesse farlo entrare con la faccia nella figa.

Il professore appariva goffo nei movimenti, non si era spogliato, aveva ancora la giacca, i pantaloni le pendevano dai piedi, titubane si allungò sopra Carlotta. Anche lei era ancora vestita, con la gonna tirata oltre i fianchi. Il vecchio filosofo, tenendo le mutandine scostate di lato, puntò la cappella tra la fenditura della figa. Appena il glande intraprese la via tra le piccole labbra, diede una spinta possente del bacino e in un lampo il suo cazzo si trovò completamente dentro la figa della ragazzina. La penetrazione violenta provocò un urlo di piacere:

“ohhhhhh siiiiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiii dioooooooooooo che belllllllllloooo

Il professore davanti a quella reazione si fermò.

“Dai! Che cosa aspetti? Scopamiiii!

Al cospetto di quell’incitamento si destò ed iniziò a muoversi in modo convulso sopra Carlotta, che in quegli istanti teneva le gambe oscenamente spalancate, per permettere al vecchio di penetrarla senza difficoltà.

Il Professore si muoveva in modo spasmodico. Era maledettamente eccitato e stava sfogando la sua libidine come un cane rognoso. Sbavava e grugniva come un maiale. La pelle tenera e candida delle tette era diventa prede delle mani e della bocca del professore. Non si era rasato per cui era diventata rossa.

In quei momenti Carlotta pensava a suo padre. Forse, proprio in quel istante, stava scopando con Serena. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare come poteva essere. Si vide nel salotto di casa sua, sul divano rosso; e mentre accarezzava le spalle del professore desiderava stringere quelle del padre.

“Siiiiiiiiiiii scopamiiiiiii papaaaaa!


Il professore si era talmente ingrifato dentro quel giovane corpo che non colse le parole di Carlotta.

“Hooo Dolce musaaaaaaaaa mmmmm!
“Si! sono una ninfaaaaaaa la tua ninfomaneeee! papàààà!

La mente di Carlotta era completamente in estasi. Ansimava estasiata dal delirio dei sensi e sognava di scopare con il padre.
Gli orgasmi si ripetevano con una frequenza incredibile. Le pareti vaginali, stimolate dall’azione devastante del cazzo del professore, si contorcevano dal godimento.

Ad un certo punto il docente aumentò il ritmo degli affondi e tenendole le gambe spalancate, diede una spinta possente!

“Nooooooooooooo dentrooooooooo noooooooooo!

Il professore, sentendo quell’urlo, lo tirò fuori appena in tempo e subito una abbondante sborrata partì dal cazzo e si sparse sul ventre di Carlotta. Impregnando le mutande e la gonna.

Poi il professore, esausto prese una boccata di ossigeno e si lasciò andare sprofondando nel morbido divano, afflosciandosi, mentre il cazzo flaccido le pendeva in mezzo alle gambe.

Carlotta, per sganciarsi dal suo peso, le diede un forte spintone, e dopo essersi alzata, si sistemò la gonna e le mutande e si diresse verso la porta.

“Ei! Aspetta! non so come ti chiami?
“Non ha importanza! Tanto non mi vedrai più!
“Aspetta! io…
“Vai a vaffanculo stronzo!

Mentre ritornava a casa ripensò a tutto quello che era successo. Non piangeva più. Il professore di filosofia le aveva aperto gli occhi. Un nuovo orizzonte si era dipanato davanti a lei, ed ora sapeva che cosa avrebbe dovuto fare per riprendersi l’affetto del padre.
Per battere Serena doveva combattere ad armi pari. L’amore di una figlia non era sufficiente a vincere quella guerra, ci voleva qualcosa di più, ed ora lei sapeva cosa.

Infatti, terminato il periodo di sospensione. La prima cosa che fece appena rientrò in aula, fu quella di chiedere scusa a Serena, pensò che fosse meglio averla come alleata.
Ora tutti sapevano che il professore di matematica era suo padre, quindi poteva giocare a carte scoperte. Infatti, appena entrò in classe lo baciò sulle guance, e lo abbracciò stringendolo forte a se, per farle sentire la tonicità del suo corpo.
Quelle effusioni non destarono più alcun commento. Per tutti era naturale che una figlia abbracciasse suo padre e si facesse coccolare da lui, fu piuttosto invidia.
L’unica che ne risentiva di quel rapporto era Serena, perché avrebbe voluto anche lei abbracciarlo e stringerlo, ma per altri motivi.
L’abbigliamento di Carlotta subì un radicale cambiamento. I vestiti erano più provocanti e talmente succinti da lasciare immaginare nei particolari le forme anatomiche del suo meraviglioso corpo.
Voleva attirare l’attenzione del padre, no come genitore, ma come uomo.

Il rendimento scolastico vacillò fino a ridursi nel profitto. I voti di Carlotta non erano più quelli del primo quadrimestre. Il padre cominciò a preoccuparsi. Così pensò che la figlia avesse bisogno di alcune lezioni di ripetizione.
Carlotta, in quel periodo era completamente distratta, i suoi intenti erano tutti rivolti ad inventarsi qualsiasi scusa banale per distrarre il padre dalle attenzioni di Serena. Poi quella proposta arrivò opportuna, perché le permetteva di mettere in pratica il piano che aveva escogitato.

Aveva convinto la madre che forse, per evitare di andare avanti ed indietro dalla casa del padre, sarebbe stato più comodo sistemarsi da lui per un breve periodo..
Il professore di matematica non poté fare altro che accettare quella soluzione, anche per evitare che sua figlia pensasse male.
Quella decisione, tuttavia, voleva dire la fine dei suoi divertimenti. Infatti nel frattempo oltre a Serena, anche Giulia aveva iniziato a frequentare la sua casa, ed altre ragazze di classe diverse. Il lupo aveva perso il pelo ma non il vizio.
Al professore piaceva la carne tenera, l’agnellino di primo pelo. Per lui sarebbe stato un enorme sacrificio rinunciare a tutto quel ben di Dio, disponibile, disposte ad immolarsi ai piaceri del suo cazzo, al solo scopo di ottenere un beneficio nel rendimento scolastico a prescindere dalle proprie capacità.
Le ragazze avevano imparato in fretta le sue regole di vita. Se volevi qualcosa dovevi concedere qualcosa, e loro, tra le gambe avevano una miniera d’oro. Il professore conosceva molto bene la legge di mercato, della domanda e dell’offerta, infatti al mondo non c’erano beni materiali o ideali che non si potessero comperare con il denaro; in fondo tutto aveva un prezzo, anche le proposte più indecenti.

Carlotta, voleva riprendersi le attenzioni del padre. Aveva capito che lui era molto attratto dal fascino delle giovani ragazze, per cui si vestiva in modo provocante, esponendo il corpo allo suo sguardo sperando così di poter far breccia.
Infatti, a volte si aggirava in casa, indossando soltanto le mutande e il reggiseno, e muovendosi con abiti succinti senza curarsi se il suo abbigliamento potesse mettere il padre in imbarazzo.
I primi tempi il padre non badò a questi particolare, ma con il passare del tempo, l’astinenza dalla giovane figa cominciò a produrre i primi effetti.
Infatti, in alcune circostanze, iniziò a soffermarsi ad osservare i particolari anatomici della figlia, perché le ricordavano quelle sensuali e conturbanti delle giovani allieve che si era scopato.
Le lenzuola in cui aveva dormito la figlia emanavano un dolce profumo di donna, che rievocava i momenti in cui aveva goduto delle grazie di Serena e di Giulia.

Una sera mentre stava correggendo le verifiche di matematica alzò lo sguardo e fissò sua figlia, che adagiata sul divano, era intenta a studiare. In quel momento indossava una gonna di Jeans stretta e corta, che si era completamente arrotolata verso i fianchi, scoprendo il culo.
Le mutandine di cotone bianche, si erano ficcate tra le chiappe e si perdevano in mezzo alle cosce, oscenamente spalancate.
Il cazzo non ci mise molto a somatizzare i pensieri libidinosi che in quel momento occupavano la mente del professore.
Iniziò a riflettere. L’atteggiamento di sua figlia era completamente cambiato. C’era qualcosa che non andava per il verso giusto.
Non solo aveva cambiato il modo di vestire, ma, cosa strana, aveva lasciato il suo ragazzo. Non lo cercava più, come se qualcosa lo avesse cancellato dal suo cuore. Si comportava in modo lascivo, e provocante. Quando usciva dalla doccia non si curava di chiudersi l’accappatoio.

Cazzo! All’improvviso ebbe un flash! Sua figlia lo stava provocando di proposito. Anche Serena e Giulia si erano comportate allo stesso modo quando iniziarono a corteggiarlo.

Il cuore le batteva forte perché ebbe la consapevolezza che sua figlia ci stava provando con lui, come avevano fatto a suo tempo Serena e Giulia.
In quel momento si era eccitato. L’idea di far sesso con Carlotta le stava provocando un’emozione incredibile.
Continuò a fissarla, mente la sua mente la desiderava. Ad un certo punto si alzò e si diresse verso il divano.

“Carlotta!
“Si papà!
“Guardami negli occhi!

Gli occhi azzurri di Carlotta incrociarono quelli del padre.

“Credo che non ci sia più bisogno di ripetizioni!

Carlotta lo guardò perplessa.

“Perché!
“Perché ho trovato un nuovo metodo per farti migliorare il rendimento!
“Ah! E quale sarebbe!
“Questo!

Il professore si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il cazzo, che in quel momento era duro come la roccia. La cappella sanguigna e lucida come una biglia di biliardo, puntò dritto contro il viso di sua figlia.
Carlotta, sgranò gli occhi, per un attimo fu presa dalla confusione totale. Era emozionata e turbata da quell’improvvisa azione del padre, del tutto inaspettata.
Intanto i suoi occhi continuarono a fissare il cazzo scuro del padre, che pulsava come un animale selvaggio davanti al suo naso.
L’asta paterna era talmente vicina che poté notare i filamenti delle vene che si dipanavano come fiumi in piena sulla pelle tesa.

In quei frangenti, il padre continuò ad aprirsi i pantaloni fino a farli scivolare sulla caviglie.
Infine, guardò sua figlia, impugnò il cazzo come l’elsa di una spade e puntò il glande contro la sua bocca.
Carlotta, seguendo l’istinto, aprì le labbra ed accolse l’asta paterna, facendola penetrare fino in fondo alla gola. Poi, destatasi dallo shock iniziale, afferrò quel palo, stimolandolo lentamente lo face scivolare con ritmo regolare in profondità.

“MM sei brava! La sufficienza è garantita! Ahahah

L’atteggiamento sprezzante del padre gli infondeva molta energia. Amava quel puttaniere, perché era suo padre. La madre è stata una stupida a lasciarsi sfuggire un uomo del genere. La perversione del padre la faceva impazzire.

“Cazzo! Se avessi intuito che eri una troia come le tue amiche! Non avremmo perso tanto tempo!

Carlotta succhiava il cazzo del padre con un’enfasi inaudita. L’incesto le aveva incendiato i pensieri. Quel contatto proibito la faceva impazzire dalla voglia di essere posseduta come una cagna da quel mostro.

“Voglio leccarti la figa!

Carlotta si sdraiò sul divano divaricando oscenamente le gambe. nello steso istante, il padre si inginocchiò in mezzo alle sue cosce. Le spostò di lato le mutandine di cotone esponendo la figa imberbe della figlia.

“Bella! Cucciolotto, hai una gran bella figa! Adesso te la voglio mangiare! Gnam gnam!

Così dicendo allargò le labbra interne della figa e, senza esitar un solo istante, ficcò la punta della lingua nella carne viva.

“Mmmmm! Hoooooooooooo papàààààà!

Il padre, esaltato da quei singulti, iniziò a spingere alcune dita dentro la vulva vaginale, muovendoli freneticamente!

“hoooooooooooo! Diooooooo impazzisco ooooooo!
“Che voto vuoi iiiiiii eeeeeee! Otto ooooo, nove eeeeeeee o dieci iiiiiiiii!
“Dammi iiiiiiiiiiiiii il dieci iiiiiiiiiiiiiiii nooo voglio il tuo cazzo ooooooooooo!
“Sei una puttana! Ti accontento subito! ooooo

Il professore di matematica si spostò sopra la figlia, puntando la cappella contro le fenditure della figa, quindi diede una spinta possente e fece scomparire il resto del cazzo dentro quella giovane nicchia bollente di piacere.

“hoooooooooooo dio ooooooooo si iiiiiiiiiiiii scopami iiiiiiiii forte eee
“Cazzo ooooo sei stretta aaaaaaaaa! quel coglione di Alessio oooo non ti ha scopato molto e?
“si iiiiiiiiiiii una sola volta aaaaaaaaaaa!
“Bene! Adesso ci penso io ad allargarla tiè eee ! ahahahah

Carlotta era adagiata con le spalle sul divano, tenendo le gambe sollevate in aria e spalancate al massimo. Il padre si era messo sopra di lei e la stava scopando felicemente ad un ritmo sempre più veloce. Il cazzo si muoveva dentro di lei in modo devastante, trascinandosi nella foga le labbra interne. Inoltre, quando la penetrava, faceva assumere al cazzo delle angolazioni strane che le stimolavano tutto il basso ventre.

La figa era letteralmente sconquassata dal cazzo del padre, e lei non potè fare a meno di urlare dal godimento che stava provando quella furia della natura.

Si iiiiiii godo oooooooooooooooooo! ooooooooo

Quella non era una scopata qualsiasi. Tra loro c’era un legame di sangue che esaltava quel rapporto, perché voleva significare l’attraversamento morale del confine tra il lecito ed il proibito, sempre gradito al piacere.

Dopo alcuni minuti il professore di matematica fece mettere sua figlia a pecorina, sul tappeto del salotto, e lui da dietro iniziò subito a pompare nel pertugio, senza darle un attimo di tregua.
Il culo di sua figlie era considerato, a buon ragione, il più bello della scuola, e lui, in quel momento, poté apprezzarne le splenditi fattezze e constatare che il giudizio era pienamente fondato.

Scoparla in quella posizione era un piacere immenso, che sollazzava lo sguardo e soddisfaceva la libidine che gli aveva sconvolto i sensi.

Continuarono a scopare in tutte le posizioni possibili ed immaginabili dalla loro perversa fantasia.
Al culmine del piacere, il padre si pose in piedi e menando il cazzo sulla faccia della figlia, spruzzò fiotti di sperma nella sua bocca, sul naso e sugli occhi.

Epilogo.

Padre e figlia, varcando i confine del proibito, si abbandonarono ai piaceri della carne, vivendo come in un sogno, senza curarsi dei limiti e con una intensità emotiva straordinaria.
Il legame di sangue, che non aveva impedito di trasformare il loro incontro in una unione intima e trasgressiva, esaltava le scopate perché infondeva l’ebbrezza dal peccato. Maledettamente frizzante.
Carlotta aveva infranto il giuramento fatto a sua madre: di odiare quell’uomo.
Non c’era riuscita. Perché il fascino perverso di lui l’aveva conquistata.

Non passò molto tempo che dovette fare i conti con la personalità deviata del padre. L’idillio, infatti, non durò a lungo. Carlotta, ben presto, provò sulla sua pelle l’arroganza, il cinismo e la perversione di quel mostro che le aveva descritto sua madre.
Si ritrovò alla nella mani di quell’orco, affamato di giovani donne, che l’aveva ridotta ad un automa priva di volontà ed in balia dei suoi giochi perversi.
Il professore di matematica, infatti, la trattava come una qualsiasi troietta della scuola, alla pari delle altre. La umiliava costringendola a rapporti sessuali di gruppo con le sue compagne scuola.

Si sentiva avvilita da quel comportamento da maniaco sessuale, così cominciò ad odiare quel mostro che la trattava come una puttana da quattro soldi.
La madre l’aveva avvertita e lei non le aveva dato retta.
Ora le dispiaceva per come si era comportata con lei, e come l’aveva trattata, quando accettò la presenza del padre nella sua vita.

Alla fine decise di fuggire da quella fonte di dolore ed andare a cercare conforto altrove.
Ma Alessio ed altri ragazzi della sua età si dimostrarono ben presto peggiori del padre. Opportunisti ed approfittatori e, soprattutto, incapaci di offrirle l’amore e l’attenzione che lei desiderava avere da un uomo.

Un giorno, in preda alla disperazione, stava vagando per le strade della città, in lacrime e senza meta, quando si trovò nei pressi della casa del vecchio professore di filosofia.
Alzò gli occhi verso le finestre illuminate e gli venne in mente il vecchio canuto. D’istinto suonò il campanello della sua abitazione ed entrò in quel palazzo.

Il vecchio docente fu felice dei vederla e l’accolse con grande entusiasmo. Carlotta cominciò a frequentarlo regolarmente.
L’arzillo insegnante, col tempo, si rivelò una persona gentile e premurosa, ma soprattutto disponibile a darle quelle attenzioni affettive che cercava da un uomo.

Quando si iscrisse all’università, lasciò la madre e si trasferì definitivamente nella case del professore di filosofia.
Un giorno il padre andò a cercarla. Ma si scontrò con i pugni del professore di filosofia che lo fecero rotolare dalle scale come un sacco di patate.

Il mostro, dopo quell’impatto drammatico, scomparve dalla vita di Carlotta.
Alcuni anni dopo venne arrestato per corruzione di minorenni e violenza sessuale su minori.


Guzzon59 (Caludiogusson@ymail.com)

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