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venerdì 15 giugno 2012

Sull'autobus con la nipote




E' la storia di un vecchio porco che gli piaceva strusciarsi contro il posteriore delle passeggere di autobus, poi un giorno il destino gli mette davanti quello di sua nipote, e lui non lo riconosce, del resto anche la ragazza non era li per caso.

Salve. Sono vecchio e canuto, un anonimo, come se ne incontrano tanti in città, che si sposta solo sui mezzi pubblici per necessità, non avendo la patente di guida.

Preferisco viaggiare in piedi piuttosto che seduto, e spesso cedo volentieri il posto, anche ai giovani.
La primavera è la stagione che più prediligo per viaggiare.
In quel periodo mi compiaccio ad ammirare le giovane donne, che ci allietano la vista con abitini leggeri, che mettono in evidenza ogni particolare anatomico del loro corpo, senza nulla celare alla fantasia.
Sono vestite in tutti i colori e foggia: jeans attillati come calze maglie; pantaloncini corti ficcati nei glutei e minigonne vertiginose, che non coprono assolutamente nulla.

Oggi la donna è più disinvolta, direi quasi sfacciata rispetto ai miei tempi.
Ostenta liberamente la sensualità del corpo, esaltando ogni aspetto della propria bellezza con accorgimenti vari.
In piedi o sedute è sempre un bel vedere. A volte siedono sui seggiolini dell'autobus, quasi distratte con le cosce scoperte o accavallate divinamente. A volte le vedi con le gambe oscenamente spalancate, mostrando il loro celestiale scoscio, con vista di mutandine, che si perdono in modo sublime nelle abbondanti e carnose natiche.

Nonostante le occhiate insistenti, che personalmente non lesino di lanciare tra le loro cosce, esse non si preoccupano minimamente di nascondersi, nessuna bada ad un vecchio porco, anzi continuano ad ostentare serenamente le loro intimità, indifferenti, senza coprirsi, e credo a volte anche divertendosi a provocare il poveraccio di turno.

Che pena guardare e non toccare. Con il cazzo duro che pulsa al ritmo degli scossoni dell'autobus.

Ma nella vita si sa c'è anche un po di giustizia. La fortuna aiuta gli audaci.

E' accaduto anche di eccitarmi nei percorsi di linea e su autobus super affollati, allora erano guai. Perché il grosso pacco diventava un problema. Anche se la turgidezza era celata sotto i pantaloni, si avvertiva subito appena urtavi contro il culo o i fianchi dell'ignara passeggera che mi precedeva.

In quelle occasioni spesso venivo fatto oggetto di sguardi di disprezzo, e respinte celate dietro gesti involontari, perché quell'ingombre non era gradito.
Però è capitato che alcune hanno continuato a tenersi stretto tra le natiche la mole del cazzo, continuando tranquillamente a viaggiare, ignorandomi.
In quelle occasioni, anzi, le sentivo spingere con il culo, senza staccarsi di un millimetro.
Erano casi rari, ma quando capitavano era un piacere tenere il cazzo schiacciato contro il loro culo.

In quei momenti, vista la disponibilità della tipa al contatto, era difficile tenere a bada le mani, ma la reazione della gente era imprevedibile, così il buonsenso consigliava di evitare qualsiasi azzardo, per non correre il rischio che qualcuno lo interpretasse male.
Pertanto mi accontentavo di tenere l'erezione pressata contro il posteriore della fortunata di turno, godendomi quel dolce struscio contro i glutei, fino al capolinea.

Viaggiare nelle ore di punta era la garanzia che potesse capitare un ottimo approccio.
La vittima sacrificale la sceglievo tra quelle che esibivano il più bel posteriore. Possibilmente vestita in modo succinto.

Appena ne individuavo una mi avvicinavo da tergo. Con cautela, ed agendo come un cinico predone, mi impossessavo di quel spazio privato nel quale campeggiava il loro stupendo lato b.
L'approccio avveniva per gradi. Il primo contatto capitava accidentalmente alla prima frenata. Allorquando cozzavo con il cazzo contro l'incavo posteriore tra le cosce e i glutei.
Dopo il primo appoggio, raffinando la mira, quando capitava la seconda frenata, ficcavo la turgidezza del cazzo dritto in mezzo ai glutei.
La seconda volta era quella che determinava la tendenza della donna, poiché ci rimanevo incollato il più possibile.
Quando notavo che la tipa non reagiva a quell'invasione imprevista, alla terza frenata mi attaccavo definitivamente a lei, cercando anche di spingere più in profondità.

E' capitato anche di subire l'iniziativa di alcune donne, che si appoggiavano ad ogni occasione fino a quando non si adagiavano completamente contro il mio grembo.

Una volta è avvenuto addirittura che una giovane studentessa, dopo essersi appoggiata in modo sfacciato, iniziò a muovere il culo fino a quando non incastrò il cazzo tra i suoi glutei. In quei momenti cercava persino di stringere le natiche, serrandoci dentro il nerbo.
Fu una vera sorpresa trovarmi davanti una giovane a cui piaceva il contatto con il cazzo di uno sconosciuto.
Quella volta, quando arrivammo al capolinea, appena sceso, mi fece un cenno di seguirla.
La pedinai fino ai bagni della stazione degli autobus. Appena dentro, mi prese da una mano e mi tirò in uno cesso, dopo aver chiuso la porta mi supplico di infilargli il cazzo nel culo.
Era super eccitata e tremava come un fuscello. Appena glielo infilai nel culo prese a muoversi verso di me in modo convulso, come se fosse stata morsa dalla tarantola. Non ebbi alcuna difficoltà ad infilarlo dentro perché il buco era ampiamente spianato.
La giovane studentessa si rivelò una grandissima troia.
Me la inculai con gusto per una buona mezzora, fino a riempirle il buco del culo di sborra.

Dopo quel miracolo non ebbi più fortuna, però ero diventato un vero esperto nel godermi i glutei delle ignare passeggere degli autobus.
Sapevo riconoscere al volo la donna disponibile a tutto, che non gliene importava un fico secco se qualcuno glielo appoggiava sul didietro.

Non era facile individuarla e a volte passavano molti mesi prima di poterne incontrare una e provare il piacere di un dolce contatto.

Non ero un fanatico o maniaco del culo, ma certamente quando capitava non mi tiravo indietro.

Si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
E' risaputo che persone che hanno la stessa tendenza primo o poi si incontrano.
Ed è quello che è capitato a me.

Una calda mattina, dei primi giorni del mese di giugno, mi trovai a viaggiare su un autobus affollatissimo. Quel giorno c'erano più ragazzi che donne. Alzai il capo e, poco distante da me, intravidi un cappellino azzurro calzato da una ragazza dai capelli biondi e ricci, che le arrivano sulle spalle. Se ne stava appoggiata ad un seggiolino tenendosi aggrappata allo corrimano. Nel frangente notai il suo stupendo culo. Lo teneva rivolto contro le persone e non si curava di spostarsi ogni qualvolta qualcuno le passava dietro.
Un perverso sa riconoscere un altro perverso. Appena notai quel modo di comportarsi dissi a me stesso che quella era la giornata giusta per godermi un dolce contatto.
Eccitato all'idea, escogitai la tecnica di avvicinamento, facendomi strada tra la folla riuscì ad arrivare alle sue spalle.
Appena abbassai lo sguardo fui aggredito da un culo rotondo e ben diviso da pantaloncini corti attillatissimi. Una panorama stupendo che suscitò subito l'erezione del cazzo, ed in pochi secondi divenne duro , palpitante e pronto ad invadere quella nicchia di piacere.

Aspettai trepidante la prima frenata, che avvenne quasi subito.
Mi appoggiai a lei, con tutto il mio peso, premendo con forza la turgidezza del cazzo tra quei glutei sodi e rotondi. Lei non si voltò e non disse nulla.
Nella seconda frenata fu lei a venirmi addosso, anticipando la mia azione.
Rimase incollata al mio grembo per alcuni istanti. Quel gesto lasciò capire le sue intenzioni lascive e la disponibilità a lasciarsi toccare il culo.
Nella terza frenata il movimento avvenne in perfetta sinergia. Ci incontrammo a metà strada. Il mio cazzo si incastrò tra i suoi glutei. Lei non reagì, rimase tranquillamente appoggiata a me, cercando anzi di trovare una posizione più comoda e di maggiore effetto.

Ad un tratto sentì qualcuno che mi toccava il cazzo e lo stringe. Abbassai lo sguardo e strabiliato vidi la sua mano che serrava la stoffa dei pantaloni, in corrispondenza del pacco, stimolando il contenuto.
Rimasi sconcertato, perché fu la prima volta che mi capitava di incontrare una donna che avesse azzardato una azione del genere.

Sbottonai subito la giacca per per nascondere quel gesto inaudito.
La ragazza, con disinvoltura, continuava nella sua azione audacia e spregiudicata, poi, infila la mano nei pantaloni, scavando dentro fino a raggiungere il cazzo, che cinse con forza.
Ero molto imbarazzato perché il tutto stava succedendo in pubblico, in mezzo a quella folle di passeggeri ignari, che distratti da chissà quali pensieri non avevano notato nulla.

La giovane ragazza iniziò a masturbarmi. I movimenti furono difficoltosi ma lei dimostrando un talento acquisito senza altro da lunga esperienza sul campo, si limitava a muovere solo il polso della mano, riuscendo così a dare un ritmo regolare alla sega.
Era perfettamente coordinata al movimento dell'autobus, si teneva ferma, e nello stesso tempo rimanendo attaccata a me, come se la stessi abbracciando, continuava a masturbarmi.

Il mio corpo era letteralmente scosso da quella meravigliosa sega. Quel diavolo mi stava facendo scoppiare le coronarie.
La situazione era talmente eccitante che qualsiasi tentativo di resistere era vano, stavo per sborrare nelle mutande.
La sua mano si era accanita senza alcuna tregua, erano gli ultimi maneggi, poi cominciai ad avvertire i primi impulsi di sborra.
Quando arrivò lo stimolo estremo, le gambe stavano quasi per cedere e la testa mi girava come una trottola, stavo per perdere i sensi. Dovetti attaccarmi con entrambe le mani alla barra, altrimenti sarei caduto a terra come un sacco di patate.

Appena finito, la giovane passeggera, senza voltarsi si portò avanti per scendere alla prima fermata.

La guardai mentre si allontanava. Poi decisi che dovevo conoscerla ad ogni costo, così mi incollai a lei.
Appena sceso dall'autobus cercai di bloccarla. Era svelta di gambe e prese a camminare veloce, così dovetti seguirla adeguandomi al suo passo. Era una spettacolo vederla camminare da tergo, con le sue lunghe gambe e il culo divinamente separato dai pantaloncini corti. Un pezzo di figa di notevole pregio. Dovevo conoscerla ad ogni costo.

Il problema però si presentò arduo, perché il suo passo era veloce e per stargli dietro dovetti correre.
Dopo un poco mi fermai a prendere una boccata d'aria, e nello stesso tempo le urlai:

“Accidenti a te! Ti vuoi fermare?

Nello stesso istante, la ragazza si bloccò come se fosse stata colpita da una saetta.

“Adesso ragioniamo! Caspita mi hai fatto venire il fiatone!

Lei continuava a restare girata, dandomi le spalle. Mi avvicinai e, dopo avergli posato una mano sulla spalle.

“Sull'autobus sei stata straordinaria! Hai talento nel manipolare il cazzo! ragazza mia! E non mi dispiacerebbe se continuassimo il discorso in separata sede! Possiamo anche metterci d'accordo sul prezzo se per te è un problema! Ci siamo capiti?

La ragazza scrollò le spalle stava per riprendere la corsa. Allora l'afferrai da un braccio e la costrinsi a girarsi.
Rimasi di ghiaccio per la sorpresa.

“Cristina? Cazzo eri tu?

Mi ritrovai davanti il viso pallido di mia nipote Cristina. Era imbarazzata e appena mi vide divenne rossa dalla vergogna.

In quel momento l'imbarazzo era reciproco. Con quel diavolo di cappellino in testa non l'avevo riconosciuta. Inoltre ero stato talmente incantato ad ammirare il suo stupendo culo che non avevo badato agli altri particolari.
Anche per lei fu un colpo duro scoprire la mia identità. Nell'autobus mi dava le spalle e quindi non poteva accorgersi che lo sporcaccione di turno che la stava tampinando il culo da tergo, altri non era che il suo amato nonno paterno. La scoperta l'aveva lasciata senza fiato.

Pensai alla coincidenza assurda. Quante probabilità c'erano che primo o poi mi potessi imbattere nel culo di mia nipote? Pensai nessuna, considerato che lei abitava all'altro capo della città.

Purtroppo è capitato veramente! E adesso?.

Ma la cosa che più mi stava turbando in quell'istante, oltre all'imbarazzo di essermi imbattuto accidentalmente nel culo di mia nipote, fu il fatto che lei si fosse rivelata una donna trasgressiva, cosciente dell'approccio tra il suo culo ed il cazzo di uno sconosciuto.
Sopratutto mi sconvolse la sua iniziativa cosi perversa, andando persino oltre il normale contatto e arrivando addirittura a dare un piacere fisico reale ad uno sconosciuto.
Stentavo a riconoscere mia nipote. La dolce, tenera e affettuosa nipotina.

L'aspetto che più mi colpì in lei fu la sua disinvoltura nel lasciarsi manipolare il culo in pubblico. Senza porsi alcun limite morale. Intuivo una certa mentalità libertina. Molto simile alla mia mentalità.

Non c'era alcun dubbio: mia nipote aveva le mie stesse attitudine perverse. Era il caso di dire tale Nonno tale Nipote.

“Cristina! Io non ho parole per scusarmi! Accidenti a te! Ma che ci facevi su questa linea? A fare quelle cose? Rispondimi?

Non rispondeva. Mi fissava basita come se fosse rimasta bloccata da una paralisi.

Tuttavia quella novità imprevista mi stava scombussolato i sensi. Indubbiamente era una situazione eccitante.
Cristina è un gran pezzo di fica. Somigliava tantissimo a sua madre.
La mia cara nuora, che tante volte avevo spiato di nascosto con estrema libidine, immaginando le sue meravigliose grazie alle mercé delle mie mani.
Non nascondo di essermi masturbato pensando al suo culo, alle sue tette e alle sue stupende cosce. Desiderando di scoparmela con gusto.

Cristina le somigliava come una goccia d'acqua.
Ora, in quelle circostanze inaudite, la sua sensualità mi attraeva, suscitandomi un senso di libidine incredibile

Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare l'impossibile: scoparla.

Quello che era successo sull'autobus non doveva restare un caso isolato.

Le afferrai un braccio.

“Cristina seguimi!
“Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non dirlo a mamma e papà!
“Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo un posto tranquillo dove poter discutere!

Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt'altro che finalizzate a darle una lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.

Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli uomini. Non c'era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come un cagnolino addomesticato.

Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di cartongesso.

“Nonno! Perdonami!
“Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo qua! Ora finiamo quello che abbiamo iniziato!
"cosa?
"Non hai capito? devi continuare a stimolarmi il cazzo!
“Ma nonno! io... non ci riesco, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non so se sarei capace di....

Senza dargli il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in quell'istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in piena, incontrollabile.

Senza alcun indugio appoggiai il cazzo duro come la pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l'incavo della figa, stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere contro di lei. Simulando una vera scopata.

“Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire una nipote troia non c'è prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!

Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di stupore.
Intanto le mie mani ingorde, come la mia mente, manipolavano i suoi glutei con forza, mentre il mio cazzo duro spingeva nell'incavo della figa, diventando più incisivo. Ero eccitato come un montone in calore.

Avere tra le mani quel ben di dio mi dava un senso di brio e di bramosia che a stento riuscivo a controllare.

La girai con la faccia contro il muro. Con gesti frenetici le sbottonai i pantaloncini, trascinandoli giù insieme alle mutandine di cotone.
Il suo stupendo culo mi apparve in tutta la sua boriosa bellezza giovanile. Sembrava di rivedere quello della madre.

Agivo come un cane idrofobo, indiavolato, mentre mi sbottonavo i pantaloni. Quindi estrassi un cazzo duro, pulsante e ancora impregnato di sperma.
Quando lo liberai dai fronzoli, strofinai la grossa cappella lucida contro la zona lombare del culo di Cristina.

Per gustarmi quella sensazione di euforia, mi ero completamente appoggiato a lei con il cazzo incastonato tra le natiche sode e calde.
Ero emozionato ed il cuore batteva a cento all'ora.

Cristina mi lasciava fare tutto quello che la mia mente contorta fantasticava, senza opporre alcuna resistenza. Mi permetteva di manovrarla come una bambola. Una bellissima Barbie a mia completa disposizione.

Ero dannatamente eccitato e voglioso di penetrare quel carpo magnifico.
Brandendo il cazzo, infilai la punta nello scoscio. In preda alla frenesia dei sensi schiacciai la cappella contro la sua figa alla ricerca dell'ingresso vaginale.

La strusciavo con forza tra i solchi delle labbra impregnate di liquido seminale. Non riuscivo a concludere nulla, tremavo dall'emozione di avere mia nipote tra le mani. Ero talmente impaziente di entrare in lei che non riuscivo a tenerlo dritto.

Così, per facilitare la penetrazione, infilai una mano davanti e con le dita separai le piccole labbra. Erano bagnata di umori, segno che anche lei si era eccitata da quella situazione incestuosa.
Una volta che aveva diviso le labbra ci ficcai la cappella in mezzo, e schiacciandola con forza la guidai dentro la vulva vaginale.
Fu una questione di pochi secondi, poi senti il dolce tepore della sua fica che si apriva avvolgendo il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Cristina, nello stesso istante, non poté trattenere un lungo gemito e lo emise come se si fosse liberata da un forza che la teneva bloccata:

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm i

Quel lamento di piacere, mi trasformò in un toro inferocito che stimolato da un drappo rosso, iniziava a chiavarla con impeto.
I prima movimenti furono convulsi, poi, mi calmai e presi un ritmo più regolare, senza mai placare la foga.
Ero emozionato. Non stavo scopando una donna qualunque. Stavo martellando come un folle la figa di mia nipote. Solo a pensarci mi faceva venire le vertigini ed i brividi alla schiena.

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Cristina stava ansimando. Era il segnale che la sua apparente indifferenza non era tale, quindi anche lei iniziò a muoversi verso di me, incassando quell'assalto e spingendo il suo fondo schiena in modo da farsi penetrare in profondità.
Alla fine ebbi la sua collaborazione. Del resto era scontata dopo quello che che era successo sull'autobus.
Per facilitarmi nella penetrazione si era messa a novanta gradi. Piegandosi in avanti fino a toccarsi la punta delle scarpe. In quel modo mi offriva totalmente il suo culo, anche lei cercava di trarre da quella scopata il massimo piacere possibile.

“Mmmmmmmmmmm nonnoooooooooo si mmm sto godendoooooooooooooooo

Piegata in quella posa oscena esibiva uno spettacolo di straordinaria sensualità, che mi stimolava a spingere dentro di lei con maggior forza, e nello stesso tempo mi dava la possibilità di ammirare il suo bellissimo fondo schiena.
Mi sembrava di vedere quello di sua madre. Che tante volte al mare l'avevo ammirato nell'atto di piegarsi sul telo. Assumendo quella posizione superba, a pecora, che mi faceva sballare i sensi.

Mmmm Cristinaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm

La situazione era talmente incandescente che mi era impossibile resistere oltre.
Lo scroto cominciò a pungolare. I primi conati di sborra iniziarono a farsi sentire nella radice del cazzo.

Mmmmmm cristinaaaaaaaaaaaa non ce la facciooooooo piùùùùùù
mmmmm nonnoooooooo sborrami dentroooooooooooo

Ero arrivato alla fine di quella stupenda maratona di sesso. In piena frenesia dei sensi iniziai a martellare con forza la sua figa in profondità, con una serie di colpi devastanti.

Mmmmmmmm godoooooooooooooooooooo

Infatti percepivo le pareti della figa stringersi come calde morse, contorcendosi con forti spasmi attorno al cazzo: Era un orgasmo.

Nello stesso istante mi bloccai dentro di lei e tenendola ferma dai fianchi scarica fluidi di sperma che le inondarono la fica.

Mmmmmmmmmmmmmm cristinaaaaaaaa mmmm
ooooooooooo nonno ooooooooooooo mmmmm

...fu l'inizio.... .
Due con la stessa indole perversa, prima o poi sono destinati ad incontrasi, non c'e dubbio.

Così va la vita

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando frequentavo le scuole medie, prendevo l'autobus per andare a scuola e, quando la stagione lo permetteva, indossavo sempre gonne senza le mutandine, nella speranza che , qualche vecchio porco mi maneggiasse e , accortosi della mia disponibilità, fosse tanto audace da chiedermi di penetrarmi. Purtroppo il mio sogno non si è mai realizzato, solo qualche toccatina, qualche strusciamento e, al massimo, due dita nel buco del culo.
Anche mio nonno, nonostante le mie evidenti provocazioni e, nonostante ne avesse palesemente voglia, non ha mai avuto il coraggio di andare oltre qualche fugace toccatina. Al massimo, quando gli sedevo in grembo e strusciavo vogliosamente il mio culo contro la sua verga, se ne veniva nei pantaloni.Peccato non aver avuto un nonno come te !
Complimenti per il racconto eccitantissimo..........

Guzzon59 ha detto...

Bel commento. Il racconto nasce proprio da esperienze dirette. Prossimamente potrai leggere "con la nuora sulla funivia! Un abbraccio.