E' la storia di un vecchio porco che gli piaceva strusciarsi contro il posteriore delle passeggere di autobus, poi un giorno il destino gli mette davanti quello di sua nipote, e lui non lo riconosce, del resto anche la ragazza non era li per caso.
Salve. Sono vecchio e canuto, un anonimo, come se ne incontrano tanti in città, che si sposta solo sui mezzi pubblici per necessità, non avendo la patente di guida.
Preferisco viaggiare in piedi piuttosto che seduto, e spesso
cedo volentieri il posto, anche ai giovani.
La primavera è la stagione che più prediligo per viaggiare.
In quel periodo mi compiaccio ad ammirare le giovane donne, che
ci allietano la vista con abitini leggeri, che mettono in evidenza ogni
particolare anatomico del loro corpo, senza nulla celare alla fantasia.
Sono vestite in tutti i colori e foggia: jeans attillati come
calze maglie; pantaloncini corti ficcati nei glutei e minigonne vertiginose,
che non coprono assolutamente nulla.
Oggi la donna è più disinvolta, direi quasi sfacciata rispetto
ai miei tempi.
Ostenta liberamente la sensualità del corpo, esaltando
ogni aspetto della propria bellezza con accorgimenti vari.
In piedi o sedute è sempre un bel vedere. A volte siedono sui
seggiolini dell'autobus, quasi distratte con le cosce scoperte o accavallate
divinamente. A volte le vedi con le gambe oscenamente spalancate, mostrando il
loro celestiale scoscio, con vista di mutandine, che si perdono in modo sublime
nelle abbondanti e carnose natiche.
Nonostante le occhiate insistenti, che personalmente non lesino
di lanciare tra le loro cosce, esse non si preoccupano minimamente di nascondersi, nessuna
bada ad un vecchio porco, anzi continuano ad ostentare serenamente le loro intimità,
indifferenti, senza coprirsi, e credo a volte anche divertendosi a provocare il
poveraccio di turno.
Che pena guardare e non toccare. Con il cazzo duro che pulsa al
ritmo degli scossoni dell'autobus.
Ma nella vita si sa c'è anche un po di giustizia. La fortuna
aiuta gli audaci.
E' accaduto anche di eccitarmi nei percorsi di linea e su autobus
super affollati, allora erano guai. Perché il grosso pacco diventava un
problema. Anche se la turgidezza era celata sotto i pantaloni, si avvertiva
subito appena urtavi contro il culo o i fianchi dell'ignara passeggera che mi
precedeva.
In quelle occasioni spesso venivo fatto oggetto di sguardi di
disprezzo, e respinte celate dietro gesti involontari, perché quell'ingombre non
era gradito.
Però è capitato che alcune hanno continuato a tenersi stretto
tra le natiche la mole del cazzo, continuando tranquillamente a viaggiare,
ignorandomi.
In quelle occasioni, anzi, le sentivo spingere con il culo,
senza staccarsi di un millimetro.
Erano casi rari, ma quando capitavano era un piacere tenere il
cazzo schiacciato contro il loro culo.
In quei momenti, vista la disponibilità della tipa al contatto,
era difficile tenere a bada le mani, ma la reazione della gente era
imprevedibile, così il buonsenso consigliava di evitare qualsiasi azzardo, per
non correre il rischio che qualcuno lo interpretasse male.
Pertanto mi accontentavo di tenere l'erezione pressata contro il
posteriore della fortunata di turno, godendomi quel dolce struscio contro i
glutei, fino al capolinea.
Viaggiare nelle ore di punta era la garanzia che potesse
capitare un ottimo approccio.
La vittima sacrificale la sceglievo tra quelle che esibivano il
più bel posteriore. Possibilmente vestita in modo succinto.
Appena ne individuavo una mi avvicinavo da tergo. Con cautela,
ed agendo come un cinico predone, mi impossessavo di quel spazio privato nel
quale campeggiava il loro stupendo lato b.
L'approccio avveniva per gradi. Il primo contatto capitava
accidentalmente alla prima frenata. Allorquando cozzavo con il cazzo contro
l'incavo posteriore tra le cosce e i glutei.
Dopo il primo appoggio, raffinando la mira, quando capitava la
seconda frenata, ficcavo la turgidezza del cazzo dritto in mezzo ai glutei.
La seconda volta era quella che determinava la tendenza della
donna, poiché ci rimanevo incollato il più possibile.
Quando notavo che la tipa non reagiva a quell'invasione
imprevista, alla terza frenata mi attaccavo definitivamente a lei, cercando
anche di spingere più in profondità.
E' capitato anche di subire l'iniziativa di alcune donne, che
si appoggiavano ad ogni occasione fino a quando non si adagiavano completamente
contro il mio grembo.
Una volta è avvenuto addirittura che una giovane studentessa,
dopo essersi appoggiata in modo sfacciato, iniziò a muovere il culo fino a quando
non incastrò il cazzo tra i suoi glutei. In quei momenti cercava persino di
stringere le natiche, serrandoci dentro il nerbo.
Fu una vera sorpresa trovarmi davanti una giovane a cui piaceva
il contatto con il cazzo di uno sconosciuto.
Quella volta, quando arrivammo al capolinea, appena sceso, mi
fece un cenno di seguirla.
La pedinai fino ai bagni della stazione degli autobus. Appena
dentro, mi prese da una mano e mi tirò in uno cesso, dopo aver chiuso la porta
mi supplico di infilargli il cazzo nel culo.
Era super eccitata e tremava come un fuscello. Appena glielo
infilai nel culo prese a muoversi verso di me in modo convulso, come se fosse
stata morsa dalla tarantola. Non ebbi alcuna difficoltà ad infilarlo dentro
perché il buco era ampiamente spianato.
La giovane studentessa si rivelò una grandissima troia.
Me la inculai con gusto per una buona mezzora, fino a riempirle
il buco del culo di sborra.
Dopo quel miracolo non ebbi più fortuna, però ero diventato un vero
esperto nel godermi i glutei delle ignare passeggere degli autobus.
Sapevo riconoscere al volo la donna disponibile a tutto, che non
gliene importava un fico secco se qualcuno glielo appoggiava sul didietro.
Non era facile individuarla e a volte passavano molti mesi prima di
poterne incontrare una e provare il piacere di un dolce contatto.
Non ero un fanatico o maniaco del culo, ma certamente quando
capitava non mi tiravo indietro.
Si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
E' risaputo che persone che hanno la stessa tendenza primo o poi
si incontrano.
Ed è quello che è capitato a me.
Una calda mattina, dei primi giorni del mese di giugno, mi
trovai a viaggiare su un autobus affollatissimo. Quel giorno c'erano più
ragazzi che donne. Alzai il capo e, poco distante da me, intravidi un
cappellino azzurro calzato da una ragazza dai capelli biondi e ricci, che le
arrivano sulle spalle. Se ne stava appoggiata ad un seggiolino tenendosi
aggrappata allo corrimano. Nel frangente notai il suo stupendo culo. Lo teneva
rivolto contro le persone e non si curava di spostarsi ogni qualvolta qualcuno
le passava dietro.
Un perverso sa riconoscere un altro perverso. Appena notai quel
modo di comportarsi dissi a me stesso che quella era la giornata giusta per
godermi un dolce contatto.
Eccitato all'idea, escogitai la tecnica di avvicinamento,
facendomi strada tra la folla riuscì ad arrivare alle sue spalle.
Appena abbassai lo sguardo fui aggredito da un culo rotondo e
ben diviso da pantaloncini corti attillatissimi. Una panorama stupendo che
suscitò subito l'erezione del cazzo, ed in pochi secondi divenne duro ,
palpitante e pronto ad invadere quella nicchia di piacere.
Aspettai trepidante la prima frenata, che avvenne quasi subito.
Mi appoggiai a lei, con tutto il mio peso, premendo con forza la
turgidezza del cazzo tra quei glutei sodi e rotondi. Lei non si voltò e non
disse nulla.
Nella seconda frenata fu lei a venirmi addosso, anticipando la
mia azione.
Rimase incollata al mio grembo per alcuni istanti. Quel gesto
lasciò capire le sue intenzioni lascive e la disponibilità a lasciarsi toccare
il culo.
Nella terza frenata il movimento avvenne in perfetta sinergia.
Ci incontrammo a metà strada. Il mio cazzo si incastrò tra i suoi glutei. Lei
non reagì, rimase tranquillamente appoggiata a me, cercando anzi di trovare una
posizione più comoda e di maggiore effetto.
Ad un tratto sentì qualcuno che mi toccava il cazzo e lo
stringe. Abbassai lo sguardo e strabiliato vidi la sua mano che serrava la
stoffa dei pantaloni, in corrispondenza del pacco, stimolando il contenuto.
Rimasi sconcertato, perché fu la prima volta che mi capitava di
incontrare una donna che avesse azzardato una azione del genere.
Sbottonai subito la giacca per per nascondere quel gesto
inaudito.
La ragazza, con disinvoltura, continuava nella sua azione
audacia e spregiudicata, poi, infila la mano nei pantaloni, scavando dentro
fino a raggiungere il cazzo, che cinse con forza.
Ero molto imbarazzato perché il tutto stava succedendo in
pubblico, in mezzo a quella folle di passeggeri ignari, che distratti da chissà
quali pensieri non avevano notato nulla.
La giovane ragazza iniziò a masturbarmi. I movimenti furono
difficoltosi ma lei dimostrando un talento acquisito senza altro da lunga
esperienza sul campo, si limitava a muovere solo il polso della mano, riuscendo
così a dare un ritmo regolare alla sega.
Era perfettamente coordinata al movimento dell'autobus, si
teneva ferma, e nello stesso tempo rimanendo attaccata a me, come se la stessi
abbracciando, continuava a masturbarmi.
Il mio corpo era letteralmente scosso da quella meravigliosa
sega. Quel diavolo mi stava facendo scoppiare le coronarie.
La situazione era talmente eccitante che qualsiasi tentativo di
resistere era vano, stavo per sborrare nelle mutande.
La sua mano si era accanita senza alcuna tregua, erano gli
ultimi maneggi, poi cominciai ad avvertire i primi impulsi di sborra.
Quando arrivò lo stimolo estremo, le gambe stavano quasi per
cedere e la testa mi girava come una trottola, stavo per perdere i sensi.
Dovetti attaccarmi con entrambe le mani alla barra, altrimenti sarei caduto a
terra come un sacco di patate.
Appena finito, la giovane passeggera, senza voltarsi si portò
avanti per scendere alla prima fermata.
La guardai mentre si allontanava. Poi decisi che dovevo
conoscerla ad ogni costo, così mi incollai a lei.
Appena sceso dall'autobus cercai di bloccarla. Era svelta di
gambe e prese a camminare veloce, così dovetti seguirla adeguandomi al suo passo.
Era una spettacolo vederla camminare da tergo, con le sue lunghe gambe e il
culo divinamente separato dai pantaloncini corti. Un pezzo di figa di notevole
pregio. Dovevo conoscerla ad ogni costo.
Il problema però si presentò arduo, perché il suo passo era
veloce e per stargli dietro dovetti correre.
Dopo un poco mi fermai a prendere una boccata d'aria, e nello
stesso tempo le urlai:
“Accidenti a te! Ti vuoi fermare?
Nello stesso istante, la ragazza si bloccò come se fosse stata
colpita da una saetta.
“Adesso ragioniamo! Caspita mi hai fatto venire il fiatone!
Lei continuava a restare girata, dandomi le spalle. Mi avvicinai
e, dopo avergli posato una mano sulla spalle.
“Sull'autobus sei stata straordinaria! Hai talento nel
manipolare il cazzo! ragazza mia! E non mi dispiacerebbe se continuassimo il
discorso in separata sede! Possiamo anche metterci d'accordo sul prezzo se
per te è un problema! Ci siamo capiti?
La ragazza scrollò le spalle stava per riprendere la corsa.
Allora l'afferrai da un braccio e la costrinsi a girarsi.
Rimasi di ghiaccio per la sorpresa.
“Cristina? Cazzo eri tu?
Mi ritrovai davanti il viso pallido di mia nipote Cristina. Era
imbarazzata e appena mi vide divenne rossa dalla vergogna.
In quel momento l'imbarazzo era reciproco. Con quel diavolo di
cappellino in testa non l'avevo riconosciuta. Inoltre ero stato talmente
incantato ad ammirare il suo stupendo culo che non avevo badato agli altri
particolari.
Anche per lei fu un colpo duro scoprire la mia identità.
Nell'autobus mi dava le spalle e quindi non poteva accorgersi che lo
sporcaccione di turno che la stava tampinando il culo da tergo, altri non era che il suo amato nonno
paterno. La scoperta l'aveva lasciata senza fiato.
Pensai alla coincidenza assurda. Quante probabilità c'erano che
primo o poi mi potessi imbattere nel culo di mia nipote? Pensai nessuna,
considerato che lei abitava all'altro capo della città.
Purtroppo è capitato veramente! E adesso?.
Ma la cosa che più mi stava turbando in quell'istante, oltre
all'imbarazzo di essermi imbattuto accidentalmente nel culo di mia nipote, fu
il fatto che lei si fosse rivelata una donna trasgressiva, cosciente
dell'approccio tra il suo culo ed il cazzo di uno sconosciuto.
Sopratutto mi sconvolse la sua iniziativa cosi perversa, andando
persino oltre il normale contatto e arrivando addirittura a dare un piacere
fisico reale ad uno sconosciuto.
Stentavo a riconoscere mia nipote. La dolce, tenera e affettuosa
nipotina.
L'aspetto che più mi colpì in lei fu la sua disinvoltura nel
lasciarsi manipolare il culo in pubblico. Senza porsi alcun limite morale.
Intuivo una certa mentalità libertina. Molto simile alla mia mentalità.
Non c'era alcun dubbio: mia nipote aveva le mie stesse
attitudine perverse. Era il caso di dire tale Nonno tale Nipote.
“Cristina! Io non ho parole per scusarmi! Accidenti a te! Ma che
ci facevi su questa linea? A fare quelle cose? Rispondimi?
Non rispondeva. Mi fissava basita come se fosse rimasta bloccata
da una paralisi.
Tuttavia quella novità imprevista mi stava scombussolato i
sensi. Indubbiamente era una situazione eccitante.
Cristina è un gran pezzo di fica. Somigliava tantissimo a sua
madre.
La mia cara nuora, che tante volte avevo spiato di nascosto con
estrema libidine, immaginando le sue meravigliose grazie alle mercé delle mie
mani.
Non nascondo di essermi masturbato pensando al suo culo, alle
sue tette e alle sue stupende cosce. Desiderando di scoparmela con gusto.
Cristina le somigliava come una goccia d'acqua.
Ora, in quelle circostanze inaudite, la sua sensualità mi
attraeva, suscitandomi un senso di libidine incredibile
Mi convinsi che dovevo approfittar di quella circostanza
imprevista per trarne il massimo diletto possibili, quindi battere il ferro
fino a quando era caldo.
Vidi in Cristina una possibilità per prendermi una rivincita
sulla vita, una occasione di piacere che non potevo farmi sfuggire. La sua
trasgressione mi aveva affascinato.
Sentivo ancora addosso le vibrazioni della sua stupenda sega. La
sua mano mi aveva dato un piacere sublime e mi incoraggiava ad osare
l'impossibile: scoparla.
Quello che era successo sull'autobus non doveva restare un caso
isolato.
Le afferrai un braccio.
“Cristina seguimi!
“Ma nonno! Ti prego, perdonami ti giuro che non lo farò più! Non
dirlo a mamma e papà!
“Tranquilla! Non ho nessuna intenzione di sputtanarti! Troviamo
un posto tranquillo dove poter discutere!
Il suo viso era disperato. Senza altro si aspettava una
ramanzina. Ma le mie intenzioni erano tutt'altro che finalizzate a darle una
lezione di vita.
La lezione ci sarebbe stata, ma a modo mio.
Entrammo nella stazione degli autobus. La portai nei bagni degli
uomini. Non c'era nessuno.
Ci infilammo in uno. Mi seguiva con un espressione dimessa, come
un cagnolino addomesticato.
Le afferrai le spalle e la spinsi contro la parete di
cartongesso.
“Nonno! Perdonami!
“Ti ho già perdonata! Tesoro! Forse non hai capito perché siamo
qua! Ora finiamo quello che abbiamo iniziato!
"cosa?
"Non hai capito? devi continuare a stimolarmi il cazzo!
"cosa?
"Non hai capito? devi continuare a stimolarmi il cazzo!
“Ma nonno! io... non ci riesco, per me prima eri uno sconosciuto! Adesso non
so se sarei capace di....
Senza dargli il tempo di rendersi conto di quanto stava
succedendo. Gli saltai addosso dando sfogo alla mia estrema libidine che in
quell'istante premeva come lava incandescente, diventando un fiume di fuoco in
piena, incontrollabile.
Senza alcun indugio appoggiai il cazzo duro come la
pietra contro il suo grembo, incastrandolo contro l'incavo della figa,
stupendamente disegnato nei particolari dai pantaloncini attillati.
Le afferrai le natiche con entrambe le mani e iniziai a spingere
contro di lei. Simulando una vera scopata.
“Cristina ho ancora il cazzo bagnato di sborra! Scoprire una
nipote troia non c'è prezzo! Ho voglia si, ma di scoparti, qui!
Quelle parole scossero il suo corpo come un fuscello. Finalmente
si era resa conto della situazione. Il suo viso assunse un espressione di
stupore.
Intanto le mie mani ingorde, come la mia mente, manipolavano i
suoi glutei con forza, mentre il mio cazzo duro spingeva nell'incavo della
figa, diventando più incisivo. Ero eccitato come un montone in calore.
Avere tra le mani quel ben di dio mi dava un senso di brio e di
bramosia che a stento riuscivo a controllare.
La girai con la faccia contro il muro. Con gesti frenetici le
sbottonai i pantaloncini, trascinandoli giù insieme alle mutandine di cotone.
Il suo stupendo culo mi apparve in tutta la sua boriosa bellezza
giovanile. Sembrava di rivedere quello della madre.
Agivo come un cane idrofobo, indiavolato, mentre mi sbottonavo i
pantaloni. Quindi estrassi un cazzo duro, pulsante e ancora impregnato di
sperma.
Quando lo liberai dai fronzoli, strofinai la grossa cappella
lucida contro la zona lombare del culo di Cristina.
Per gustarmi quella sensazione di euforia, mi ero completamente
appoggiato a lei con il cazzo incastonato tra le natiche sode e calde.
Ero emozionato ed il cuore batteva a cento all'ora.
Cristina mi lasciava fare tutto quello che la mia mente contorta
fantasticava, senza opporre alcuna resistenza. Mi permetteva di manovrarla come
una bambola. Una bellissima Barbie a mia completa disposizione.
Ero dannatamente eccitato e voglioso di penetrare quel carpo
magnifico.
Brandendo il cazzo, infilai la punta nello scoscio. In preda
alla frenesia dei sensi schiacciai la cappella contro la sua figa alla ricerca
dell'ingresso vaginale.
La strusciavo con forza tra i solchi delle labbra impregnate di
liquido seminale. Non riuscivo a concludere nulla, tremavo dall'emozione di
avere mia nipote tra le mani. Ero talmente impaziente di entrare in lei che non
riuscivo a tenerlo dritto.
Così, per facilitare la penetrazione, infilai una mano davanti e
con le dita separai le piccole labbra. Erano bagnata di umori, segno che anche
lei si era eccitata da quella situazione incestuosa.
Una volta che aveva diviso le labbra ci ficcai la cappella in
mezzo, e schiacciandola con forza la guidai dentro la vulva vaginale.
Fu una questione di pochi secondi, poi senti il dolce tepore
della sua fica che si apriva avvolgendo il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Cristina, nello stesso istante, non poté trattenere un lungo
gemito e lo emise come se si fosse liberata da un forza che la teneva bloccata:
“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm i
Quel lamento di piacere, mi trasformò in un toro inferocito che
stimolato da un drappo rosso, iniziava a chiavarla con impeto.
I prima movimenti furono convulsi, poi, mi calmai e presi un
ritmo più regolare, senza mai placare la foga.
Ero emozionato. Non stavo scopando una donna qualunque. Stavo
martellando come un folle la figa di mia nipote. Solo a pensarci mi faceva
venire le vertigini ed i brividi alla schiena.
“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
Cristina stava ansimando. Era il segnale che la sua apparente
indifferenza non era tale, quindi anche lei iniziò a muoversi verso di me,
incassando quell'assalto e spingendo il suo fondo schiena in modo da farsi
penetrare in profondità.
Alla fine ebbi la sua collaborazione. Del resto era scontata dopo quello che che era successo sull'autobus.
Per facilitarmi nella penetrazione si era messa a novanta gradi.
Piegandosi in avanti fino a toccarsi la punta delle scarpe. In quel modo mi
offriva totalmente il suo culo, anche lei cercava di trarre da quella scopata
il massimo piacere possibile.
“Mmmmmmmmmmm nonnoooooooooo si mmm sto godendoooooooooooooooo
Piegata in quella posa oscena esibiva uno spettacolo di
straordinaria sensualità, che mi stimolava a spingere dentro di lei con maggior
forza, e nello stesso tempo mi dava la possibilità di ammirare il suo
bellissimo fondo schiena.
Mi sembrava di vedere quello di sua madre. Che tante volte al
mare l'avevo ammirato nell'atto di piegarsi sul telo. Assumendo quella
posizione superba, a pecora, che mi faceva sballare i sensi.
Mmmm Cristinaaaaaaaaaaaaa mmmmmmm
La situazione era talmente incandescente che mi era impossibile
resistere oltre.
Lo scroto cominciò a pungolare. I primi conati di sborra
iniziarono a farsi sentire nella radice del cazzo.
Mmmmmm cristinaaaaaaaaaaaa non ce la facciooooooo piùùùùùù
mmmmm nonnoooooooo sborrami dentroooooooooooo
Ero arrivato alla fine di quella stupenda maratona di sesso. In
piena frenesia dei sensi iniziai a martellare con forza la sua figa in
profondità, con una serie di colpi devastanti.
Mmmmmmmm godoooooooooooooooooooo
Infatti percepivo le pareti della figa stringersi come calde
morse, contorcendosi con forti spasmi attorno al cazzo: Era un orgasmo.
Nello stesso istante mi bloccai dentro di lei e tenendola ferma
dai fianchi scarica fluidi di sperma che le inondarono la fica.
Mmmmmmmmmmmmmm cristinaaaaaaaa mmmm
ooooooooooo nonno ooooooooooooo mmmmm
...fu l'inizio.... .
Due con la stessa indole perversa, prima o poi sono destinati ad incontrasi, non c'e dubbio.
Così va la vita
Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)
2 commenti:
Quando frequentavo le scuole medie, prendevo l'autobus per andare a scuola e, quando la stagione lo permetteva, indossavo sempre gonne senza le mutandine, nella speranza che , qualche vecchio porco mi maneggiasse e , accortosi della mia disponibilità, fosse tanto audace da chiedermi di penetrarmi. Purtroppo il mio sogno non si è mai realizzato, solo qualche toccatina, qualche strusciamento e, al massimo, due dita nel buco del culo.
Anche mio nonno, nonostante le mie evidenti provocazioni e, nonostante ne avesse palesemente voglia, non ha mai avuto il coraggio di andare oltre qualche fugace toccatina. Al massimo, quando gli sedevo in grembo e strusciavo vogliosamente il mio culo contro la sua verga, se ne veniva nei pantaloni.Peccato non aver avuto un nonno come te !
Complimenti per il racconto eccitantissimo..........
Bel commento. Il racconto nasce proprio da esperienze dirette. Prossimamente potrai leggere "con la nuora sulla funivia! Un abbraccio.
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