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giovedì 12 gennaio 2012

Inaugurazione


I lavori per la costruzione del grande centro commerciale erano terminati da circa un anno.
Nel giro di pochi mesi i vari locali vennero tutti occupati da diverse attività commerciali nei settori di elettronica, boutique, edicole, bar, e persino un ristorante self-service. Insomma c’era pane per tutti denti e tutti i gusti.
Da mesi fervevano i preparativi per l’ inaugurazione in pompa magna, con tanto di taglio del nastro ed intervento da parte dei politici locali.
Anche la mia banca aveva aperto un agenzia all’interno,  pertanto, essendo stato nominato direttore responsabile, come rappresentante dell’istituto di credito venni invitato a partecipare al grande avvenimento.
Finalmente arrivò il giorno di apertura ufficiale del centro commerciale.
Tutti i partecipanti invitati e curiosi occasionali, si erano riuniti nel grande parcheggio, nei pressi dell’ingresso ultra automatizzato del centro.
Mentre attendevo quasi annoiato il fatidico momento del taglio del nastro, il cellulare, che era stato impostato in modalità silenziosa, cominciò a vibrare nella tasca della giacca.
Era mia moglie. Mi informava che nostro figlio Carlo aveva avuto in incidente stradale. In quel momento si trovava al pronto soccorso dell’ospedale.
Chiamai il direttore generale e gli dissi che avevo dei problemi familiari e che dovevo correre urgentemente a casa. Lui rispose che avrebbe provveduto a farmi sostituire con un funzionario. Lentamente, facendomi strada tra la ressa, riuscì ad arrivare ai parcheggi che erano stati destinati alle auto delle autorità ed invitati.
In venti minuti, con molta angoscia in corpo, arrivai al pronto soccorso, quindi, dopo aver preso informazioni dalla reception, posta all’ingresso del nosocomio, raggiunsi la saletta dove si trovava Carlo:

“Ciao Pà!

Ero angora agitato dall’angoscia, per cui stentavo a rispondere, dovendo rifiatare. Dopo, come per liberarmi da un peso:

“Cristo! Mi hai fatto prendere una paura terribile! Come stai!
“Sto bene pà! Credo di aver una leggera contrattura alla spalla destra! Forse Fabio ha avuto la peggio!

Fabio era il marito di mia figlia Valentina, erano sposati da circa un mese.

Il lieto evento fu tale solo per lei, io serbavo in me alcune riserve, perché il ragazzo, pur in possesso di una ottima qualifica nel settore dell’informatica, ancora non aveva travato un lavoro, soprattutto viveva sulle spalle di mia figlia.
Valentina è una ragazza intelligente e piena di iniziativa. Lavora anche lei nel settore bancario, nel mio istituto di credito, precisamente alla sede centrale.

“Fabio? Era con te?
“Si!
“Adesso dove?
“Lo stanno visitando, forse dovrà passare anche una T.A.C, per via della commozione!
“Perché era con te?
“La sua auto è rimasta in panne, per non disturbare Valentina, mi ha chiamato sul cellulare chiedendomi se potevo passare a prenderlo, per accompagnarlo urgentemente al Centro Commerciale! Papà, mi raccomando non dire nulla a Valentina! lo ha chiesto Fabio, in un momento di lucidità, ha detto di attendere la fine degli accertamenti clinici!
“Ma allora è grave?
“No! Non mi è sembrato, era un po’ stordito, ma intero!
“Come è successo!
“All’incrocio di S. Giovanni! un camioncino non si è fermato allo stop, ci è piombato addosso! La macchina è completamente distrutta!
“Chi se ne frega della macchina! L’importante è aver salvato la pelle!
“Adesso vado ad informarmi sulle condizioni di Fabio!
“Aspetta papà, c’è un problema!
“ancora!
“Lo sai perché Fabio stava correndo al Centro Commerciale?
“Penso per l’inaugurazione!
“Si, ma soprattutto perché era il suo primo giorno di lavoro!
“Veramente? Porca miseria che sfiga! Comunque non ci sono problemi, conosco tutti i dirigenti del Centro, penso che potrò aiutarlo! In quale negozio doveva lavorare? In quello di informatica?
“No! Per conto di una azienda tedesca, lui doveva presentare la gamme dei prodotti della casa!
“Un rappresentane insomma!
“Si!
“Be! Dove il problema?
“Il problema è, che doveva indossare il costume di un orso, con le insegne dell’azienda!
“Ma stai scherzando! E’ possibile che uno si deve mascherare da pagliaccio per poter lavorare!
“Si, trovo che è molto imbarazzante, me credo che lui, invece, lo trovasse divertente!
“A! Certo che le persone non si conoscono mai abbastanza! E allora?
“Se non si presenta perde anche questa opportunità!
“Be, penso che ormai non ci sia più nulla da fare! Chissà, Forse capiranno la situazione!
“E un posto di rappresentante e chiunque è in grado di farlo! E lui ci teneva tanto! Teme che lo sostituiranno con un altro!
“Pazienza! È ancora giovane! L’importante è aver salvato la pelle! Non credi?
“Per lui invece è una tragedia! Teme il giudizio di Valentina! Se perde anche questa opportunità ha paura di perdere la sua stima!
“Cristo! È la vita!
“Possiamo aiutarlo! C’è una soluzione!
“Come? Facendolo scappare dall’ospedale?
“Non c’è bisogno! La vedi quella scatola!
“Si!
“Li dentro c’è il costume dell’orso! C’è anche il catalogo dei prodotti, scritto in tedesco ed italiano?
“La vedo!
“Papà, sei alto quanto Fabio vero?
“Si! più o meno abbiamo la stessa statura! Noooo! Non se ne parla nemmeno per scherzo! Sei impazzito?
“Papà! C’è in gioco anche la tranquillità di Valentina!
“Ma porca miseria! Ti rendi conto! Nella mia posizione! Ma è ridicolo!
“Sarai completamente mascherato! Nessuno ti potrà riconoscere!

Dopo una accesa discussione Carlo riuscii a convincermi a fare quella pazzia. Così animato da un senso estremo di vergogna presi la scatola e ritornai al centro commerciale.
I nastri erano già stati tagliati e la gente si era precitata in massa all’interno del centro e sul ricco bouffè.
Cercando di evitare le persone che mi conoscevano raggiunsi la sede dell’agenzia della banca e, con discrezione, entrai dentro. Mi cambiai in fretta nel mio ufficio.
Certamente con quel costumo da orso yoghi addosso mi sentivo veramente ridicolo. Ripassai velocemente catalogo, quando fui pronto, uscii dai locali della banca, senza farmi notare, e mi avviai nel corridoio facendomi strada tra la folla.
I bambini appena mi videro si precipitarono tutti attorno a me, aspettando che io facessi chissà che cosa. Bè, non ci crederete, ma, li per li, mi inventai qualche capriola, facendo il solletico ai più piccoli, riuscii infine a divincolarmi, tra mille peripezie, raggiungendo finalmente il negozio di informatica.
Un signore, con un forte accento “tedesco”, mi attendeva con ansia, infatti mi afferrò da una zampa, trascinandomi dentro, invitandomi a sbrigarmi perchè ero già molto in ritardo.
Raggiungemmo lo stand, e, dopo aver fatto mente locale degli apparecchi elettronici esposti, cercai di fare del mio meglio per attirare le attenzioni dei passanti.
Quel maledetto costume era veramente pesante da portare, per calmare i bollori del caldo che suscitava, bevevo come un cammello. Dopo un ora circa di quella intensa terapia sentii la vescica che cominciava a borbottare. Alla fine, quando il bisogno fisiologico divenne impellente, dissi al Tedesco che mi sarei allontanato un attimo per andar al bagno.
Dopo aver soddisfatto il bisogno fisiologico, sulla via del ritorno al negozio di informatica, lungo il corridoio, incontrai la persona che mai in quel momento mi sarei aspettato di vedere.
Il sangue si gelò letteralmente nelle vene. Cercai di trovare una via di uscita quando la sua voce mi investì in pieno, scatenando un senso di estremo imbarazzo.

“Fabio! Accidenti! Sei un figo vestito così! Aspetta! ti faccio una foto!

Cristo, Mia figlia Valentina! Ma che accidenti ci faceva lì. Spinta dall’entusiasmo mi abbracciò stringendomi forte a lei. In quei pochi istanti potei percepire la forza del suo corpo. Quasi sussurrando:

“Alza la maschera! Ti voglio baciare!
“No! adesso no ti prego!
“Certo che la tua voce è irriconoscibile!
“Ma che ci fai qui!
“Sostituisco papà! Ha avuto un impegno improvviso; così il grande capo ha incaricato me a rappresentare i colori dell’azienda!

Accidenti a lui, non avevo considerato quell’ipotesi. Mi sentì in trappola. Il costume cominciava a farsi sempre più stretto, forse erano le mie angosce o il fardello di quegli istanti veramente imbarazzanti. Volevo dirle la verità, ma Carlo mi aveva avvertito di non farlo, non era opportuno, si sarebbe allarmata troppo, era meglio aspettare che le cose migliorassero. Così, anche di fronte a lei dovetti fingere di essere Fabio.

“Fabio, non ti riconosco più, non mi hai ancora toccata, lo sai quando mi piace sentire le tua mani o pardon (sorrisetto) le tu zampe sul culetto!
“Ma sei impazzita! Qui! Di fronte a tutti!
“Be! sei mio marito! Che c’è di male!

Così dicendo si strinse ancora di più verso di me e, con mossa rapida, afferrò l’intero pacco.

“Caz! Ma che fai!
“Come? Non mi dire che non ti piace?
“Si! Ma non qui! Insomma! Davanti a tutti! Ci sono anche i bambini!

Scoppiò a ridere, poi fissandomi nelle fessure della maschera,

“Si! hai ragione, ho una idea magnifica! La situazione è molto intrigante! Sono già eccitata! Seguimi bestia!
“No! Non pos…

Non feci in tempo ad oppormi a quello uragano, perché mi aveva afferrato la zampa trascinandomi letteralmente con forza dietro di lei.
Certo che chi guardava quella scena doveva trovare strano vedere una ragazza, vestita elegantemente, con tacchi alti, trascinarsi un orso, malridotto, che con difficoltà riusciva appena a tenere il suo passo.

Si fermò davanti all’ingresso dell’agenzia della banca, poi dalla borsa estrasse un mazzo di chiavi, con un gesto veloce aprì la porta di ingresso.
Con la stessa forza di prima, tenendomi saldamente da una zampa, mi trascinò dentro.
Appena chiusa la porta, mi sbatté con le spalle contro il muro cercando di togliermi il costume.

“No! Non posso! Lo sai sto lavorando! Quel tedesco! Se faccio tardi mi licenzia!
“Si hai ragione! La cosa mi piace! rimani mascherato! Così ho l’impressione di essere la Belle con la sua Bestia! Guardami!

Si allontanò da me e si appoggiò con il culo sulla scrivania, poi guardandomi intensamente, cominciò a sbottonarsi la camicetta di raso.

“Val.. che cosa… noo… non possiamo!
“SSS.. guardami! Lo so che ti piace quando mi spoglio! Dai goditi lo strip? ihihi

La camicetta volò sul pavimento lasciandola in reggiseno. Ora davanti ai miei occhi apparve un Valentina diversa.
Madonna santissima. Dovevo dirgli di fermarsi. Dovevo dirgli chi ero. Eppure non avevo la forza di reagire, mi sentivo paralizzato dall’imbarazzo, che bloccava qualsiasi iniziativa. Se mi fossi qualificato sarebbe stata lei in imbarazzo. Mi sentivo in un vicolo cieco.

Tuttavia quella situazione assurda cominciò a suscitarmi delle strane sensazioni.

“Ora arriva il pezzo forte! Era la sorpresa che ti avevo preparato per questa sera!

Sbottonò la gonna, questa spinta dalla sola forza di gravità, scivolò lungo le gambe accartocciandosi attorno alle caviglie.
Lo spettacolo che si presentò davanti ai miei occhi era di quelli che, chi soffriva di patologie coronarie, gli avrebbe certamente provocato un infarto.

Valentina indossava superbe reggicalze nere, con l’aggiunta dei tacchi a spillo, la rendevano un immagina dannatamente eccitante, degna delle modelle di Playboy.
Davanti a quello spettacolo smisi di vedere mia figlia asessuata e cominciai a notare le fattezze di una donna straordinaria, e che donna.


Per la prima volta mi resi conto di quanto fosse bella e conturbante, ma soprattutto desiderabile.
Si sedette sulla scrivania e divaricò le gambe lasciando vedere lo scoscio, con le mutandine nere che si perdevano tra i glutei rotondi.

Non potei impedire al cazzo di reagire di fronte al suo naturale nutrimento, alla fine mi trovai in preda al dilemma, da una parte la fava che non chiedeva altro di soddisfare le proprie attitudine sessuali e dall’altra la ragione che in quei pochi sprazzi di lucidità mi ricordava chi ero e chi fosse la donna che avevo di fronte.

Valentina, dopo essersi massaggiato lo scoscio, spostò di lato l’orlo delle mutandine mostrando una figa fantastica. Due grosse labbra divise da quelle interne, leggermente sporgenti e convergenti in alto verso il clitoride, il tutto sormontato da una ciuffo di peluria riccia e nera.
Rimasi letteralmente a bocca aperta, a vederla a gambe aperte, vestita in una lingeria da paura, avvertii subito una scossa tremenda lungo la spina dorsale, quello fu il segnale che avevo perso definitivamente qualsiasi freno inibitorio. Non vedevo altro che un gran pezzo di figa che anelava ad essere scopata selvaggiamente, ed io in quello istante ero l’unico rimedio.

“Dai! Cosa aspetti! Non ti piaccio più!

Cosa? Mi piaceva! cristo se mi piaceva! La guardai ancora una volta, e poi feci quello che il destino aveva deciso per me. Mi inginocchiai tra le sue cosce, mi alzai la maschera, scoprendo solo la bocca, quindi iniziai a leccare quella fonte di piacere, inebriando le labbra dei suoi umori e affogando definitivamente la ragione per soddisfare gli impulsi bestiali della perversione e della libidine.

“MMM… Che enfasi… Diooo… non ti ricordavo così bravooo.. mmm

Mentre le raspavo ingordo la figa, mi aveva afferrato le orecchie dell’orso per tenermi il più possibile serrata a lei.

“Caz…mmmm… sei magnificoooo.. ho l’impressione di essere presa da un animale….Anche io voglio succhiarti il cazzo!

La stanza era illuminata da una lampada posta su angolo dell’ufficio, quindi mi spostavo cercando di avere sempre la luce alle spalle.
Quando mi sdraiai sulla scrivania, Valentina, aprendomi il costume, armeggiò alcuni secondi tra le mutande, ad alla fine estrasse lo strumento che l’aveva generata.
Poi si sdraiò anche lei sopra di me, ed insieme formammo un superbo 69, che ci ha fuse in una simbiosi perfetta, con un sublime cunnlingus e un magnifico pompino. Mi sentì sollevato, non aveva riscontrato alcuna differenza tra il mio cazzo e quello del marito. In quelle condizioni lussuriose i cazzi sono tutti uguali. 


Tuttavia il cuore batteva come se fosse in preda alla pazzia. Il corpo eccitato al massimo, si contorceva in spasmi di piacere infinito, sublimato dalla sua bocca calda che pompava e scivolava lentamente lungo le pareti del cazzo, soffermandosi, alcune volte a leccare i particolari della cappella ed i coglioni.
Davanti ai mie occhi il paradiso celeste era cosa da niente rispetto al il suo magnifico culo rotondo e candido, con la pelle bianca delle gambe esaltata superbamente dal nero delle calze, scena che stimolava la mia libidine più estrema e rendevano quella visione magica ed unica.

“Il tuo cazzoo…mmm

Pensai: "Oddio, ci siamo!

“Oggi lo trovo più duro del solito… mi piace.. vuol dire che sei eccitato un casino… porcello, ti piaccio come sono vestita?
“MMMmmm!
“Siiii.. dio quanto sei bravo a leccare! Non resisto più scopami! Adesso…

Così dicendo si alzò sopra di me, in piedi sulla scrivania, poi, in corrispondenza del mio grembo, si abbassò con il suo bacino facendo collimare la figa alla punta del cazzo. Quindi tenendolo dritto, puntò la grossa cappella rotonda tra le labbra delle figa, infine si lasciò vincere dalla forza di gravita, fagocitando interamente il nerbo fino alla base dei coglioni.
Quel contatto rovente come una fornace, mi diede subito una forte sensazione alla schiena, che inarcai per dare a mia volta una spinta maggiore alla penetrazione.
Valentina, cogliendo il mio movimento, in perfetta sinergia, cominciò a muoversi come se stesse cavalcando un destriero.

MMMM, dio, godo…

Era il lamento di una cavalla che si stava nutrendo in modo sublime del nerbo di suo stallone.
Godeva e si muoveva a un ritmo sempre più veloce.
Ogni tanto si abbassava per baciarmi, ed io, facendo attenzione a non mostrare il volto tenevo scoperta solo la bocca.

Valentina doveva essere completamente in preda ai piaceri intensi suscitati da quella scopata frenetica, perché non coglieva la differenza tra la mia bocca e quella di Fabio.
In quegli istanti mi presi anche la soddisfazione di impastare quelle magnifiche tette, sode e boriose.
Ogni tanto lei si abbassava invitandomi a succhiare i capezzoli turgidi e rotondi come ciliegie.
Dopo alcuni minuti si alzò e riprese nuovamente a succhiarmi il cazzo.
Io intanto ero seduto sulla scrivania, e lei, inginocchiata tra le mia zampe, continuava, senza mostrare segni di cedimento, a succhiare avida la fava.
Successivamente, si misi a pecorina sulla moquette, mostrandomi lo spettacolo più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Il culo di Valentina esposto in quella posizione era di una spettacolarità inimmaginabile, tale da fare venire l’infarto mille volte.
Quindi, in preda alla più bassa lussuria, bramando quel corpo fantastico, senza ulteriori indugi, mi inginocchiai dietro di lei, e ripresi a strusciare la grossa cappella tra le fenditure della vagina, quindi la penetrai profondamente, fino a scomparirvi dentro completamente.

Cominciai a muovermi dentro di lei, e nello stesso tempo mi divertivo ad accarezzare quel culo da favola, poi una volta preso il ritmo giusto, iniziai ad assestare dei colpi profondi e sempre più veloci, tali che Valentina, dimostrando di gradire il mio impeto di stallone, ansimava con singulti strozzati con le labbra tra i denti, .

“Fabio… sei magnifico…mi stai facendo impazzire …mmmm ooo

Avrei voluto urlare dal piacere, dirle che era bellissima, dirle chi ero, ma la prudenza mi consigliò di limitare le parole, a semplici gemiti che per fortuna erano camuffati dalla maschera.

In quel turbinio di estasi estrema, ci eravamo avvinghiati sul pavimento, con desiderio reciproco, la sbattevo da dietro e su un fianco, sembravo un vero animale selvaggio intento a scannarsi la sua preziosa preda. 

Abbiamo scopato in tutte le posizioni possibili ed immaginabile, di sopra, di sotto, di fianco. 
Alla fine di quella maratone di puro sesso, giunsi al culmine del piacere, quando i coglioni bramavano il loro urlo di vittoria, quindi tenendole le gambe spalancate appoggiate alle mie spalle, allungato completamente sopra di lei, con le mani saldamente poste sul pavimento, cominciai a dare gli ultimi affondi, con una potenza tale da provocare un canto simile a quello delle sirene di scilla e cariddi:

OOO. Fabioo… mmmm, sei magnifico oooo

In quegli istanti lei, seppure in preda al delirio del godimento, cogliendo gli ultimi ruggiti dell’orso, si afferrò alle spalle pelose gridandomi:

“Vienni dentro oo mmmm mmmm

Mi lasciai andare sopra di lei, abbracciandola, poi spinsi il bacino verso l’interno e tenendola dalla natiche, con il cazzo profondamente incastrato in lei, sfogai tutta la potenza che si era concentrata nei coglioni con una poderosa sborrata dentro fino ad inondare l‘utero. Allagando di incenso il tempio di venere.

Gridammo all’unisono:

To, mmmmmmmmmm hoooo.

IL tempo di riprendermi, senza darle la possibilità di replicare.


“Cazzo il tedesco… devo correre…
“Aspetta… devo dirti una cosa…
Oddio no!
“Sei stato magnifico! Stasera voglio il bis!

Mi alzai di scatto e corsi verso l’ingresso, dopo aver guadagnato velocemente l’uscita, ma subito dopo mi prese nuovamente una sensazione di angoscia.
Pensai: "Cosa farà quando scoprirà la verità?


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