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venerdì 17 febbraio 2012

La fattoria dello Zio Tobia

Salve a tutti, oggi vi parlerò dello zio Tobia, un contadino, dai modi rudi e dal fisico forgiato dal duro lavoro dei campi.
Tutte le mattino si alza alle cinque in punto, quando il sole è ancora pigro ed il gallo dorme tranquillo.
Ha una mandria da governare, Buoi maremmani, che producono una carne genuina.

Era l’unico uomo della fattoria. La moglie gli aveva partorito tre figlie. Maria, Anna e Cristina.
Tra queste l’unica che ha dimostrato una certa passione per i lavori agresti è stata Cristina.
Maria ed Anna, erano impedite, perché con loro la natura non è stata generosa, sono cresciute gracili ed in condizioni di salute cagionevoli.
Cristina invece si è sviluppata forte, con un fisico imponente, alto e vigoroso, molto somigliante alla madre Carla, figlia anch’essa di contadini.
Spesso si cimentava in lavori manuali, che richiedevano una forza fisica notevole, in cui gli uomini forzuti della fattoria spesso incontravano difficoltà.

Cristina oltre ad avere un fisico massiccio e temprato dal duro lavoro, possedeva un dono che molte donne le invidiano. Il seno. Le sue tette erano immense. E’ impossibile ignorarle.

Tanta abbondanza della natura non le ha mai creato imbarazzo, anzi essendo di carattere vivace e giulivo, si divertiva persino a prendersi in giro da se.
Una volta, scherzando, disse che mentre stava mungendo un mucca il latte non usciva fuori, si era accorta che si stava mungendo una tetta che le era balzata fuori dalla larga scollatura della maglietta. Ridendo disse che si era sentita come una mucca che mungeva un’altra mucca.

Tutti gli uomini del circondario le stavano dietro come le mosche, ma lei era di gusti difficili, i ragazzi rudi e zoticoni, come li chiamava lei, non gli piacevano.
Dal primo sguardo intuiva subito che quelli la volevano solo il fisico da maggiorata, dimostrandosi indifferenti verso la sua personalità.
Sto fatto la faceva incazzare tantissimo. Comunque, qualche esperienza se l’era fatta lo stesso, ma soltanto con uomini della città, perché le piaceva sentire la delicatezza del loro profumo, i modi gentili e soprattutto l’atteggiamento interessato più al dialogo che al fisico.
Col passare del tempo si accorse che anche gli uomini di città non erano diversi da quelli della campagna, quelli erano più sottili nei modi, ma alla fine finivano per comportarsi come quelli della campagna, che pure essendo più grezzi apparivano forse più sinceri.
Perciò mandò al diavolo l’idea di trovarsi un compagno fisso e si diede anima e corpo alle faccende della fattoria.

Cristina si è diplomata con il massimo profitto, rifiutando tuttavia di proseguire gli studi.
Il suo senso pratico, un valore aggiunto, contribuisce favorevolmente alla gestione dell’azienda di famiglia.

La fattoria è gestita dallo zio Tobia, con l’aiuto di Cristina ed il nipote Roberto, figlio del fratello Ugo, della stessa età della figlia.
Poi c’erano altri due aiutanti stagionali, mentre la moglie Carla si occupava delle altre figlie e delle faccende domestiche.

Ora che avete fatto la conoscente dei protagonisti di questa storia, vi narrerò la trama perversa, diretta ad arte dal destino cieco e sordo a qualsiasi morale, nel cui ambito si sono create le condizioni straordinari ed imprevedibili che hanno coinvolto lo zio Tobia e Cristina, la moglie e suo nipote, in un rapporto incestuoso, voluto o no, intenso e piacevole.


Un lunedì mattina del mese di giugno.

Il fuoristrada di Roberto, varcò veloce l’ingresso del cortile della fattoria, con la musica rock a canna, facendo starnazzare le galline, sollevate in aria dalla polvere e dallo spostamento d‘aria.
Le gomme, in frenata, slittarono sul fondo in terra battuta, alzando una bruma che si disperse nell’aria come una nube marrone.

Roberto era un vero idiota, uno scellerato che sperperava il denaro in auto e con tutte le puttane del circondario. Un ragazzo con la testa bacata che non aveva nessuna intenzione di programmarsi un futuro. Tuttavia era un grande lavoratore, utile e sempre disponibile a qualsiasi fatica manuale.


Il suo entusiasmo penetrò in cucina come l’ondata di marea, colpendo tutti i presenti.

“Ciao Zionaaaaaaaaaaa!

Così dicendo afferrò la zia Carla, sollevandola in aria, poi l’abbracciò forte baciandola sulla guancia ripetutamente, con una affetto non diverso da quello di un figlio.

C’era un motivo, la madre di Roberto era morta quando lui venne al mondo. Di fatto fu Carla a farle da madre e per questo lui l’adorava come tale.

“Cristo! Roberto mettimi giù! Oooooo mi gira la testaaaaaa!
“Ti metto giù ad una condizione! Lo sai vero?
“Ti ho preparato le tue frittelle! Le vedi? Sono sul tavolo?

Quando Roberto sollevò Carla, il vestito a fiori andò su, scoprendo il suo magnifico culo. In quella circostanza lo zio Tobia non poté fare a meno di ammirarlo.
Carla era ancora una donna piacente, dal fisico robusto, con un culo rotondo ed il seno abbondante, un corpo possente e ben foggiato dalla natura e dalle fatiche agresti.
Osservandolo Tobia non poté fare a meno di scrutarlo con gusto, considerando che non era inferiore per beltà a quello di una ragazza giovane.

Quando la conobbe, infatti, fu colpito soprattutto dal suo fisico di maggiorata, ma poi, col passare degli anni, cominciò ad apprezzare anche la forte personalità.

Roberto, dopo aver salutato il resto della famiglia, si impossessò del piatto di frittelle divorandole come un leone affamato. Appena se ne ficcò quattro in bocca provocò le risate delle cugine, che lo adoravano come un fratello.

Il piatto non era mai vuoto, appena terminava l’ultima frittella, Carla, solerte, lo riempiva con altre dieci. Del resto quel ragazzo aveva bisogno di tutta quella energia, non solo per nutrire il suo fisico robusto, ma per compensare quello che sprecava con le donne.

Cristina:.

“Robby! Ma perché continui a frequentare quella zoccola di Ilaria?
“Cris fammi un piacere! Non ti impicciare!

Maria ed Anna erano molto pudiche e non avevano ne il coraggio ne la mentalità di parlare come Cristina. Si limitavano ad ascoltare quelle parole con una espressione che cambiava a secondo del tenore del discorso.

“A! Mi devo fare i cazzi miei? Mio cugino si scopa le peggiori puttane del paese, butta fango sulla nostra famiglia, ed io dovrei farmi i cazzi miei! Ma quando cresci? Quella povera Caterina, che è una brava ragazza e ti ama alla follia, se dovesse aspettar i comodacci tuoi morirebbe vergine, ne sono sicuro!
“Non ti preoccupare non morirà vergine! Ahahahahah
“Cazzo ooooo te la sei scopata aaaaaaa ? Sei… sei … sei proprio un maniaco perverso!

Intervenne lo zio Tobia.

“Cristina modera le parole! Ti ricordo che siamo in casa! Qualche volta vorrei fare colazione in santa pace, senza sentire le stronzate che vi rinfacciate tu e tuo cugino! E tu Roberto quando cavolo la metti a posto sta testa?
“Quando Cristy finirà di rompere e di farsi gli affari miei!
“Ma guarda sto imbecille! Certo che ho un cugino fesso!
“Io sarei fesso! E tu piuttosto cosa combini in città? La gente mormora cara mia! Sapessi quante ne dicono!
“Io della gente me ne frego! Lo so chi rosica, sono i tuoi amici, quei quattro zoticoni! Magari vorrebbero che fossi come Ilaria! Be caro cugino, le vedi ste cose - si afferrò il seno - Be loro non le toccheranno mai! Piuttosto morta!
“Se continui con queste idee del menga, sono sicuro che resterai zitella!

Dopo aver pronunciato quella parola si pentì subito, fissando lo sguardo scioccato di Maria ed Anna, poi si commosse come se volesse chiedere scusa per la frase pronunciata. Era consapevole che loro zitelle ci sarebbero rimaste per sempre.

“Adesso Basta! Un po di lavoro vi schiarirà le idee! Stamattina dovrebbe arrivare il toro dei Bianchi, inseminerà le giovani mucche.
“Papà! Ma sono quelle nata dall’inseminazione dell’anno scorso?
“Si!
“Ma ti rendi conto che il toro dei Bianchi è anche il loro padre? E magari l’anno prossimo lo farai anche le nipoti e via all’infinito?
“Che ci posso fare è l’unico toro disponibile e per giunta a buon mercato!
“Certo se la natura non si ribella? L’uomo fa quello che vuole!

L’operazione di inseminazione non era complicata. Bisognava far montare il toro su un manichino con le sembianze di una mucca e raccogliere il seme in un contenitore. Poi ci pensava il veterinario a fare il resto.

Dopo il primo prelievo, col metodo artificiale, era consuetudine, far accoppiare il toro con una mucca vera. Cosi, dopo il dovere anche il piacere.
Lo portarono nel recinto in cui si trovavano quattro giovane vacche, praticamente le figlie nate dall‘inseminazione dell‘anno precedente.
Appena entrò cominciò a correre dietro a tutte fino a quando non si scelse quella adatta. Dopo averla tampinata con il muso incollato alla vagina, la mucca si fermò davanti alla staccionata, il toro da dietro prese a leccargli le fenditure della figa, poi sollevo il capo e con un slancio impetuoso saltò con gli arti anteriori sul dorso della mucca.
La punta della verga, spuntò rossa e dritta puntando contro l’ingresso della vagina, la penetrazione duro pochi istanti.
Durante le fasi della penetrazione Tobia notò lo sguardo di Cristina che fissava la verga dura del toro. Per un attimo gli è sembrato di cogliere una certa emozione. 
Non era la solita espressione disinteressata, ormai la conosceva, ma quella di una donna eccitata che si era lasciata trascinare dalle alchimie sensuali della natura.
Anche Tobia ebbe difficoltà a controllare i sensi, lasciandosi affascinare da quella forza della natura che diede impulso al suo cazzo facendolo indurire come il marmo.
Dovette ammettere che in quegli istanti le tette di Cristina, parzialmente esposte, contribuirono moltissimo ad aumentare quel senso di disagio. Ad un tratto:

"Scusate! ho un impegno urgente da sbrigare. Vado un attimo a casa.”

Cristina lo fissò negli occhi, cercando di capire quale fosse il problema. A Tobia gli venne la pelle d’oca, perché gli sembrava che gli stesse leggendo i pensieri. Allora, impacciato abbassò lo sguardo ed uscì veloce dalla stalla.

Carla era intenta a stirare, Anna e Maria stavano riposando nelle loro stanze.
Si avvicinò da tergo, allungando le mani le fece scivolare lungo i fianchi. Poi le infilò sotto il vestito di fiori proseguendo fino ad accarezzarle la figa e le natiche. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro in mezzo ai glutei.

“Possibile che ogni volta che vedi montare quel toro tu ti ecciti!

Era in preda alla pulsioni dei sensi, prese ad impastare le grosse tette, come se fossero plastilina. Proprio in quello istante gli venne un flash, nel suo campo visivo si materializzarono quella di Cristina.
Si sorprese all’idea di immaginare le tette della figlia.
Anche se non fu un vero trauma, la cosa gli piacque comunque, così lasciò che la sua fantasia si sfogassero ricordando quelle magnifiche tette.

“Allora? Ti sei eccitato a guardare il toro?
“Si, ed adesso ho un gran voglia di infilartelo nella figa! Che ne dici?
“Accomodati!

Così dicendo, Carla si abbassò le mutande fino alle ginocchia. Tobia, intanto, le  sollevò la sottana di fiori oltre i fianchi, facendola inarcare sull’asse della tavola da stiro, fino ad assumere la posizione di una perfetta pecorina.
Non appena espose il suo magnifico culo, Tobia con la bocca si tuffò in mezzo alle grosse natiche raspando ingordo e leccando famelico ogni affranto della figa, seguendo solo l’istinto bestiale che gli stava sconvolgendo la mente.

“mmmm, sei proprio affamato oooo dai prendimi iiiiiiii oraaaaa!

I pantaloni e le mutande scivolarono lungo la coscia fino alle caviglie, spinte solo dalla forza di gravità, quindi si appoggiò con la punta del cazzo in mezzo allo scoscio di Carla, spingendo il grosso bulbo tra le fenditure della figa.
La penetrazione avvenne velocemente, favorita dagli umori vaginali secreti in abbondanza durante quel meraviglioso preliminare con la lingua.

“oooo ora dacci dentro torello ooooooooooo, accontenta la tua vacca aaaaaaaa!
“Cribbio come sei calda. Sembri un forno ooooo aaaaaaa !!
“Dai! Chiavami forte! Ho voglia di vedere le stelle del firmamento oooo!
“To! To! Ora ti faccio ooooooo volare eeeeee nel blu dipinto di blu uuuuuuuuu!
“Tobia aaaaaaaa sei un animale eeeeeeee da monta aaaaaaa, e mi piac eeeeeee tantissimo ooooo che mi tratti come una vacca aaaaaaaaaaaa!
“E tu sei la mia vacca preferita aaaaaa hahahahahha

Si afferrò dai suoi fianchi cominciando a muoversi dentro di lei, sempre più veloce. Carla godeva come una cagna, perché quei moti forsennati le provocavano degli orgasmi incredibili.
Tobia era un uomo virile, forte e massiccio come la roccia.
Anche lui percepiva gli orgasmi di Carla, trasmessogli  dagli spasmi della figa, mentre le pareti si contorcevano attorno al suo cazzo quasi a volerlo stritolare, una sensazione bellissima.

Il posto non era ideale per scopare. Chiunque poteva entrare. Dovevano affrettarsi a concludere. Ma Carla era semplicemente straordinaria, ed era un vero peccato staccarsi da lei, bella, calda e sensuale.
La situazione del resto non lasciava altra scelta. Così, Tobia aumentò il ritmo degli affondi, sempre più intensi, fino a quando non avvertii i primi impulsi di sborra.
Quindi i coglioni si irrigidirono ed il cazzo divenne duro come la punta di una trivella, penetrando senza deformarsi. Era l’apoteosi dei sensi.
Affondava dentro quell'inferno con una veemenza tale da fare urlare dal godimento. Poi, si bloccò, in profondità, fino a toccare l’utero, svuotando dentro ogni goccia di sborra ed inondandolo come il diluvio universale.
Anche Carla, alla fine, dopo essersi dimenata per alcuni minuti, si placò, lasciandosi cadere a peso morto sull'asse della tavola da stiro

“Cribbio ogni volta mi sembra di morire! Il tempo passa ma tu migliori come il vino!
“Il tempo passa e tu sei sempre fresca, come una rosa! E provocante come un’orchidea!
“Si! Ahahah. Adulatore…. Adesso vai via che ho da fare!

Tra Tobia e Carla sembrava che ci fosse una intesa perfetta, esclusiva, affinatasi in lunghi anni di convivenza. Eppure le cose non erano come apparivano.

Prima di lasciare la stanza la baciò con passione.

Quel giorno successa un altra cosa che cambiò la storia della fattoria.

Tobia , da qualche tempo, si era accorto che Roberto aveva l’abitudine di sparire dalla circolazione per alcune ore, sempre tra le nove e le dieci.
Non aveva mai dato importanza al fatto, ma quella mattina, avendo necessita di parlargli lo cercò.
Iniziò a controllare tutti i luoghi della fattoria ma di lui non c’era alcuna traccia. Eppure il suo fuoristrada era ancora lì, parcheggiato nel cortile.
Per tornare alla stalla, invece di attraversare il cortile, imboccò il vialetto che passava dietro casa. A meta strada vide una cosa insolita. Una scala in legno appoggiata alla parete della casa. Alzò lo sguardo e vidi Roberto che stava scendendo i gradini della scala. Lo attese ai piedi, e quando il ragazzo fece per posare l’ultimo piede a terra lo afferrò da una spalle urlandogli:

“Che cazzo combini!

Roberto, appena se lo trovo davanti, divenne rosso scarlatto, balbettando parole prive di senso.

“Che cazzo ci fai con sta scala!

Gli diede un calcio a la fece cadere a terra.

Proprio in quel momento la finestra si aprì. Cristina si affacciò, tenendosi un telo sulle tette e li scrutò con una espressione basita:

“Ma che cosa ci fate li?
“Niente stiamo cercando un vitellino scappato dalla stalla!
“A! adesso scendo e vi do una mano a cercarlo!
“Non ti preoccupare lo abbiamo già individuato!
“Vabbe!

Appena Cristina chiuse la finestra.

“Cristo! Adesso ho capito! Quello è il bagno delle ragazze! Sei proprio un maniaco! Stavi spiando tua cugina! Vero?
“No! Zio! Non è come credi!
“Stai zitto! Imbecille!

Prese dalla rabbia Tobia gli sferrò un pugno in faccia.
Mentre lo vedeva cadere a terra, da tergo arrivarono le urla di sua moglie Carla.

“Fermati che fai! Sei impazzito! Hai colpito tuo nipote!
“Si! E‘ quello che merita! Sto stronzo! Lo sai cosa stava facendo?
“Non mi interessa so solo che lo hai colpito al viso! Con violenza!

Mentre Tobia discuteva con Carla, Roberto si alzò e corse via.

“Sei contento! E cosa avrà fatto di male? È solo un ragazzo!
“Un ragazzo! È un porco maniaco! Lo sai che stava spiando Cristina nel bagno?
“E allora? Cosa c’è di male? Cristina è una bella ragazza! Lo fanno tutti gli uomini in paese! perché non può farlo anche suo cugino?
“Bella filosofia del cazzo! Secondo il tuo ragionamento allora se la potrebbe anche scopare, come fa con le sue puttane da quattro soldi!
“Se lei ci sta! perché no?
“Ma sei impazzita?
“No! semplicemente dotata di buon senso! E poi proprio tu dovresti essere l’ultimo a parlare!
“Che cosa vuoi dire?
“Non sono stupida! Ho sempre saputo che in gioventù hai fatto sesso con tua cugina Elena, la figlia del fratello di tua madre! Non hai niente da dire?
“Be. È stato un errore di gioventù!
“Tu hai consumato ed è stato un errore di gioventù, mentre tuo nipote vive le sue emozioni a livello mentale ed è un mostro! Non ti sembra che nella tua testa la giustizia funzioni male?
“Va bene! Ora lo cerco e gli chiedo scusa! Ok?
“No! Lo cerco io! Tu potresti picchiarlo di nuovo! Non hai tatto con i giovani!
“Vai a cercare quel cretino e facciamola finita! Digli che mi dispiace e che, se lo desidera, potrà continuare a spiare la cugina! Cosa da pazzi! Adesso vado ho un lavoro urgente da sbrigare!

Carla andò a cercare il nipote, dopo vari giri raggiunse la vecchia stalla in disuso, aprì la porta ed in fondo, seduto sopra una balla di fieno, scorge suo nipote, con le spalle reclinate e la testa nella mani.
Lo sente singhiozzare. Vederlo in quelle condizioni gli si spezzò il cuore. Si avvicinò lentamente, i suoi passi erano attutiti dalla paglia sparsa in ogni dove.

“Roberto! Tesoro! Non piangere!
“Cristo! Mi ha scoperto! Lo sai! Ora lui mi odia!
“Non ti odia! Gli ho parlato! Ha riconosciuto di aver esagerato con quel gesto estremo e ti chiede scusa!
“Non potrò più guardarlo in faccia dopo quello che mi ha detto!
“E invece non dovresti dargli peso! Se la cosa ti può consolare, sappi che il nostro eroe, quando aveva la tua età! Si è scopata sua cugina Elena!
“cosa aaaaaa?
“Hai capito benissimo!
“Lui ed Elena! E poi fa la morale a me!
“ahahahah, divertente vero?

Carla si era seduta sulla parte opposta della balla. Il suo corpo sfiorava quello di Roberto. Erano l’uno di fronte all'altro ed entrambi percepivano il calore emanato dalla loro carne.
Roberto fissava le tette di sua zia e respirava con affanno. Carla aveva colto quell'interessamento morboso ed aveva anche notato che il caro nipotino si stava eccitando. Del resto era palese che succedesse. Erano circa due mesi che Roberto, tutte le mattine, aveva preso l’abitudine di spiarla dalla finestra del bagno. Lei se ne era accorta subito perché lo aveva notato riflesso nello specchio.
La prima volta rimase scioccata, poi scoprì che lo sguardo di suo nipote, incantato a fissa il suo corpo nudo, le piaceva, facendole provare sensazioni inaudite. Così un po alla volta iniziò a giocare con lui. Ogni movimento era studiato nei particolare. Man mano che si esibiva in evoluzioni sensuali, notava nei suoi occhi il desiderio crescere in modo esponenziale. Quando il ragazzo lasciava la finestra lei correva in camera a masturbarsi, immaginando che fossero le mani di Roberto a penetrare le fenditure della figa.

Carla, iniziò ad accarezzare le spalle di Roberto, con dolcezza, facendole scivolare lentamente lungo la schiena. Roberto iniziò a turbarsi per la vicinanza di sua Zia. Da due mesi la spiava dalla finestra del bagno. Aveva iniziato per caso, mentre stava sistemando il battente fatiscente.
Appena la vide, la prima volta, si vergognò per averla osservata, poi, non riuscì più a farne a meno di ammirarla, perché era ancora attraente, e lui rimase affascinato di fronte quella bellezza matura.
Conosceva ogni parte del suo corpo, che aveva desiderato possedere con tutta l’anima. Ora era con lui, da soli, in intimità, la sentiva aperta, disponibile, così, non riuscendo a controllare una forte pulsazione interiore, possente per un giovane della sua età, seguì un cieco istinto, allungando una mano che si infilò sotto la gonna, in mezzo alle cosce.
Quel primo contatto non provocò alcuna reazione contraria della zia. Quindi, incoraggiato dall'inerzia di Carla, fissandola intensamente negli occhi, incalzò la mano nelle cosce, facendola scorrere lentamente all'interno, fino a lambire la protuberanze delle mutandine.

Non appena Roberto toccò lo scoscio bollente, Carla si sentii rabbrividire la pelle, ed una vampata di calore l’assalì, trasmettendole una forte scossa che la percosse fino ai capezzoli, che si indurirono dall'eccitazione.
Il viso di Roberto e quello di Carla erano l’uno di fronte all'altro. Le labbra della bocca lentamente si avvicinarono e quando si sfiorarono si aprirono fondendosi in un bacio, lungo ed appassionato.

Agivano in silenzio, perché avevano paura di sentire la loro voce.
Le mani di Roberto si agitavano sul corpo di Carla, spaziando in ogni dove. Lentamente, il nipote le aveva sbottonato la veste ed il seno si manifestò borioso sotto i suoi occhi.
Appena Roberto vide le mammella di Carla la sua bocca si schiuse sui capezzoli turgidi, e come un poppante iniziò a succhiare quei due meloni morbi e caldi.

Mentre si liberavano dei vestiti, i corpi di Roberto e Carla cominciarono a sfiorarsi, le grosse tette, coi capezzoli turgidi, impattavano contro il petto del nipote, mentre il cazzo duro e palpitante di lui si incuneava perfettamente nello scoscio di lei.

Si baciavano con ansia, si abbracciavano con frenesia, le loro mani si muovevano veloci lungo la schiena e sui glutei.

Carla si sentiva al settimo cielo. Il giovane corpo robusto di Roberto, perfettamente scolpito dal duro lavoro della fattoria, lo sentiva caldo e palpitante nelle sue braccia, e lo accoglievano come un bambino.
Percepiva la sua timidezza, l’ingenuità così pura che la faceva impazzire dal desiderio, a causa anche del suo cazzo che spingeva in modo selvaggio contro il pube, alla ricerca della fonte della felicità. Ma prima di accontentare quella potenza cieca della natura, lo volle avere nella sua bocca.

Roberto era turbato dal contatto ravvicinato con il corpo nudo di sua zia Carla. Lo sentiva caldo e sensuale, non era la stessa cosa che aveva provato con le ragazzine del paese. Si sentiva inadeguato di fronte a sua zia, perché quello che stringeva tra le braccia era il corpo di una donna esperta, dalla bellezza conturbante e matura. Per cui aveva il timore di non essere all'altezza della situazione.

Carla, si inginocchiò di fronte al nipote, baciandolo dolcemente, fino a quando la sua bocca urtò contro la cappella. Afferrò il cazzo, lo segò delicatamente, mentre fissava lo sguardo sconvolte del nipote, poi le labbra si chiusero lentamente attorno al glande.
Roberto, nell'istante in cui la bocca di Carla accolse il suo cazzo, ebbe un sussulto, un attimo di smarrimento, che agirono sulle ginocchia quasi in procinto di cedere sotto il peso di quella enorme emozione, che lo faceva sentire in paradiso.

“oooooooooo zia aaaaaaaaaaaa mmmm è bellissimo oooooooo


Carla cominciò ad incalzare con la bocca, facendo scivolare le labbra lungo l’asta, mentre le mani soppesano delicatamente i testicoli del nipote. Roberto sembrava imbalsamato di fronte a tanta aggressività. Sua zia lo stava spompinando con una foga incredibile, mai così prima di allora.

Ad un tratto Carla si interrompe, afferra la mano del nipote e lo attira a se, quindi lo bacia mentre gli impasta i glutei sodi e duri.

“Vieni….

Così dicendo, Carla afferra la veste e la stende sulla balla di fieno, quindi si sdraia a sua volta sopra, tenendo le gambe oscenamente spalancate.

Roberto osserva sua zia mentre si adagia sul fieno, i loro occhi continuavano a fissarsi con una intensità inaudita. Poi, deciso, si inginocchia tra le sue cosce aperte ed inizia a palpare quella figa pelosa.
E’ caldissima, le labbra esterne sono abbondanti e quelle interne sporgono come la cresta di un gallo. Individua il clitoride e con il pollice lo incalza facendolo sciogliere come il burro. Poi, stordito dal profumo, affonda la bocca nelle fenditure della figa, raspando e leccando con gusto, come si fa con i dolci più saporiti.

“Si iiiiiiiiiiiiii così sssssssssss si iiiiii mi piace eeeeeeee!

Mentre Roberto leccava la figa di sua zia, le mani di Carla, infilate nella capigliatura del nipote, accompagnavano ogni attimo di quelle evoluzioni linguistiche.

“Vieni sopra di me! Scopami iiiiiiii ora aaaaaaaaaaa!

Il fisico possente di Roberto si allungò sopra quello della zia, che se ne stava a cosce aperte sotto di lui , offrendogli una visuale panoramica paradisiaca del suo corpo robusto.
Roberto afferra il cazzo e lo spinge in mezzo a quella nicchia pelosa, primi inizia a raspare il glande tra le fenditure interne della figa poi, quando la cappella sprofonda nella vulva vaginale, si lascia andare con il suo peso massiccio e la penetra in profondità fino alla base dei coglioni, che urtano violentemente contro il perineo.

“Dio oooooooooooooo mmmmmm ora fammi vedere le stelle del firmamento oooooo!
“Con.. Gran… grande eeeeeee piacere eeeeeeee zia aaaaaaaaaaaa!
“Da iiiiiiii montone eeeeeeeeeee fammi iiiiiiiiiiii godere eeeeeeeeeeeeeeeeeee
“Ooooo zia aaaaaaaaaa sei caldissima aaaaaaaaaaaa la tua figa è un forno ooo aaa
“Non perderti in chiacchiere eeeeeeeeee e muovi quel culo ooooooooooooooo
“Si iiiiiiiiiiiiii to to……
“e pensare che Tobia è convinto che spiavi iiiiiiiii cristina aaaaaaaa hahahah
“Non mi sarebbe eeeeeeee dispiaciuto ooooooooo dargli un occhiata aaaaaaaaaataa
“Ti piace eeeeeeeeee tua cugina aaaaaaaaaaaaa?
“Cazzo ooooooooooo se mi piace eeeeeeeeeee!
“Ora concentrati iiiiiiii sulla aaaaaaaaaa madre eeeeeeeeeeeeeeeee hahaahhhh
“Oooo zia aaaaaaaaaaaa sei una maiala aaaaaaa straordinaria aaaaaaaaaaaaaaa to to to
“Si iiiiiiiiiiiii insultami iii e fottimi ii più forte e eeeeeeee mmmm godo oooooooooooo

Carla stava godendo come una scrofa. Il nipote gli stava facendo provare le stesse emozioni che aveva vissuto in gioventù con suo marito e con altri contadini del paese, da cui si era fatto sbattere all'insaputa di Tobia, quando si recava al mercato a fare acquisti.
Il nipote le stava dando quello che aveva immaginato dal primo istante che lo aveva scorto sulla finestra, da allora aveva perso la tranquillità. Quel ragazzone, le era piaciuto subito, e avrebbe fatto di tutto per portarselo a letto. Come si dice: la fortuna aiuta gli audaci.

Zia e nipote si stavano cimentando in una grandiosa scopata. Se fosse stato possibile misurare la loro libidine il termometro sarebbe schizzato altre i cinquanta gradi. Quei due erano dei veri e propri satanassi.
Man mano che l’effusione si evolveva in una vera osmosi dei sensi, Roberto acquistava sicurezza di se, fino a condurre le lui danze ed a scopare con grande spavalderia.
In fondo aveva capito che tra lei e le troie che si scopava in paese non c’era molta differenza. L’atteggiamento mentale era uguale. Quindi prese in mano la situazione e si tolse tutte le soddisfazioni che aveva fantasticato dietro quella finestra del bagno.
Se la chiavò in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, prendendosi il gusto di sbatterglielo anche nel culo, peraltro abbondantemente slabbrato dal cazzo dello zio Tobia e di chissà di quanti altri.

Quello che Roberto ignorava in quel momento era che la cugina Cristina, spettatrice non pagante, nascosta in un angolo buio della stalla, si stava godendo la scena senza perdersi nulla di quella diabolica scopata.

La rabbia iniziale finì per essere assorbita dalle sensazioni strane che lentamente levitano dalla sua anima. Cristina non riusciva ad odiare quegli amanti diabolici, perché i sentimenti che stava provando erano di tutt'altro astiosi. Era eccitata a vedere quello che stava accadendo dentro la stalla. Quando poteva impedirlo, si è trattenuta dall'intervenire, lasciando che gli eventi si evolvessero verso quell'epilogo incestuoso.

Quel giorno era la terza volta che si eccitava guardando un coito. La prima volta era successo nella stalla nuova, durante l’accoppiamento del Toro con la vacca. Non fu tanto il gesto naturale a suscitare la sua fantasia erotica, quanto il fatto che il maschio non era un toro qualunque ma il padre della vacca.
Una altro particolare che l’aveva colpita fu lo sguardo del padre, colto nell'istante in cui gli stava fissando le tette. Non era un sguardo disinteressato, ma quello di un uomo eccitato dal desiderio. Lei si era sentita in imbarazzo ma anche strana, perché quella occhiata le avevano fatto venire una vampata di calore che dal basso ventre si era estesa al corpo facendola bagnare.

Fu uno sciok scoprire che il padre non era indifferente alle sue grazie.
Quando gli rivolse la parole, lo vide turbato, quasi imbarazzato dal suo sguardo. Se ne andò via con un scusa qualsiasi. Non so per quale motivo ma spinta dalla curiosità volle capire quello strano atteggiamento. Quindi lo seguì fino a casa, poi si defilò dietro una finestra del retro ed assistette a quello che le sembrò una ripetizione di quanto era accaduto nella stalla. La madre a pecorina mentre il grosso cazzo del padre la penetrava selvaggiamente da tergo, scatenato come un toro in calore. Anche in quella occasione ebbe un moto imprevisto, osservò tutta la scena mentre con una mano si stava palpeggiando la figa. Si era eccitata.

Ora, si trovava nelle stesse condizioni emotive mentre osservava la conclusione di quel rapporto incestuoso tra sua madre e suo cugino, che in quel momento gli menava il cazzo sopra la bocca aperta, in attesa della sborra.
Proprio in quell'istante la sua attenzione cadde su un ombra, era sulla balaustra, e lo vide. Non avrebbe mai potuto immaginarlo lì, ma scorse proprio suo padre mentre stava osservando la stessa scena.

Rimase basita, ma la cosa che non si aspettava era che in quel momento il padre spostò lo sguardo nella sua direzione e la vide.

Turbata, impacciata, disperata corse via. Andò a rifugiarsi di corsa in casa.

Iniziò a riflettere su quanto era successo. Era  sconvolta, turbata ma eccitata da tutta quella situazione, la sua mente iniziò a riflettere come una centrifuga. Poi, guardò dalla finestra e vide che il padre stava venendo verso casa. Sorrise perché ora sapeva cosa fare.

Andò in camere dei genitori, aprì l’armadio e si impossessò di un vestito della madre, era uguale a quello che indossava quando il padre la stava scopando nella stanzetta.
Si spogliò e lo indossò, poi scese le scale ed entrò nella saletta. Afferrò il ferro da stiro e cominciò a stirare, sapendo già cosa sarebbe successo in seguito.

Sentì la porta della stanzette che si apriva e si chiudeva. Il padre si fermò ad un passo dai lei, con lo sguardo fermo sul suo corpo, stretto nel vestito a fiori. Lei in quell'istante percepiva chiaramente il suo respiro affannoso, era il gemito di un toro eccitato.

Torniamo indietro di mezzora.

Tobia dopo la sfuriata con la moglie, si era rifugiato nella stalla, a meditare o forse per avere un momento di pace.
Dopo alcuni minuti vide il nipote che entrava ed affranto andava a sedersi su una balla di fieno. Il primo istinto fu quello di raggiungerlo e parlargli ma un rumore secco lo fermò nell’istante in cui si stava decidendo di scendere.
Era la moglie Carla che entrava nella stalla e con passo felpato si avvicinava al nipote. Decise, allora, di starsene tranquillamente li, a spiare Carla mentre consolava quel cretino del nipote.
Man mano che la scena si evolveva sotto i suoi occhi attenti, cominciò sorprendersi delle intenzioni di Carla, che non sembravano chiare, soprattutto non sembravano dirette a lenire la rabbia di Roberto. Anzi un po alla volta notò che sua moglie, aveva accentuato la scollatura, sedendo con le cosce completamente scoperte e spalancate, stava provocando oscenamente suo nipote, in modo quasi spudorato.
Roberto, inizialmente si dimostrò timido, fino a quando non colse l’atteggiamento lascivo di sua zia.
A quel punto, Tobia, osservò sconcertato le varie fasi di quel approccio incestuoso, fino al tragico epilogo, con la scopata forsennata e lo sborra che il nipote eiaculò nella bocca di sua moglie.

Non fu in grado ne di intervenire ne di interrompere quel rapporto inaudito. Si era sentito impotente, ma anche straordinariamente coinvolto emotivamente. Tuttavia si stava disperando dalla rabbia, quando un riflesso attirò la sua attenzione.
Focalizzò quel punto e con sconcerto scorse Cristina, anche lei stava assistendo a quella inconsueta scopata tra il cugino e sua madre.
Mentre la stava osservando, a sua volta venne notato da Cristina, che iniziò a fissarlo sconcertata. L’imbarazzo lo colse all’improvviso, ma non fece in tempo a fuggire perché vide sua figlia scappare di corsa, sembrava sconvolta.

Tobia iniziò ad imprecare, a darsi dell’idiota per non aver capito che razza di serpe si era portato a casa, ma la sua più grande delusione fu scoprire un lato oscuro della personalità di sua moglie che fino ad allora aveva ignorato: quella della zoccola.
Soprattutto l’arroganza dei costumi e la facilità con cui si era proposta e concessa a suo nipote, senza alcun scrupolo, come una qualsiasi troia di strada.
Non sapeva che fare, così iniziò a vagare per la fattoria come uno zombi. I lavoratori stagionali che incontrava lungo il cammino lo salutavano e lui non rispondeva poiché era talmente assorto in quei drammatici eventi.
Cristina sapeva e questo lo faceva soffrire molto, pensava al trauma che stava patendo dopo aver visto scopare sua madre con suo cugino.
Conosceva sua figlia, era una ragazza impulsiva ed imprevedibile. Doveva raggiungerla e parlargli, almeno prima che decidesse di fare qualche cazzata.

Trafelato entrò in casa, salì le scali e si diresse nella sua stanza. Era vuota, notò i jeans e la maglietta sparsi sul pavimento, come se fossero stati gettati via in un gesto di rabbia.
Forse era in bagno a farsi una doccia, pensò. Bussò, ma non ottenne nessuna risposta, allora abbassò la maniglie ed entrò, anche quel locale era vuoto.

Una volta scese le scale un lieve rumore attirò la sua attenzione, veniva dalla stanzetta in fondo al corridoio. Si avvicinò abbassò la maniglia ed entrò.
Cristina era lì. Appena entrato notò qualcosa di insolito. Cristina indossava un vestito di sua madre, precisamente uguale a quello a fiori portava quando l'aveva scopata a pecorina.
Il suo atteggiamento cambiò radicalmente. Un lampo le attraversò la memoria. Cristina si era messo quel vestito per un ragione ben precisa.
Tobia, inizio a respirare con affanno, la sua mente si stava arrovellando alla ricerca di un motivo che giustificasse quel comportamento strano.

Tobia iniziò a fissare il corpo di Cristina. Quel vestito lo esaltava in modo meraviglioso.
Perché Cristina aveva indossato quel vestito? Era come se gli volesse trasmettere un messaggio! quale?.

Gli balenò un idea sconcertante, ma il messaggio era palese! Cristina si stava proponendo nel ruolo di sua madre.

Quel pensiero lo scombussolo perché era profondamente eccitante

Ad un tratto la tensione fu rotta dalla voce di Cristina:

“Allora? Ti sei eccitato a guardare quel torello di tuo nipote mentre montava quella vacca di tua moglie?

Il copione lo conosceva a memoria, ora sapeva cosa dovevo fare.

“Si! Ed adesso ho un gran voglio di infilartelo nella figa! Che ne dici?
“Accomodati!

Sembrava di assistere ad una scena già vista.

Si avvicinò da tergo, ed allungando le mani sui larghi i fianchi, poi le fece scivolare lentamente giù fino a toccare la pelle vellutata e tonica delle sue giovane cosce.

Nel momento in cui posò le mani sui fianchi avvertì un fremito nel suo corpo, simile ad un brivido di freddo.

Prima le accarezzò le cosce e poi infilò le mani sotto il vestito di fiori e lentamente si spostò sulla figa massaggiandola con frenesia. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro nella nicchia, in mezzo ai glutei.

Quel contatto improvviso fece sussultare Cristina.
Tobia percepiva dei lievi singulti, che fuoriuscivano ovattati dalla sua gola. Un mormorio appena percepibile.

Incalzando sul quel corpo imponente, Tobia un po alla volta si avvicinò al pezzo forte di Cristina, quando si ritrovò le mani chiuse su quelle maestose montagne, si diede da fare per sbottonare i lembi superiori del vestito fino liberare quelle magnificenze dalla prigionia della stoffa.
Non portava reggiseno per cui gli fu facile afferrarle e impastarle come se fosse pasta fresca. Erano talmente grosse che le sue mani grezze non riuscivano a contenerle tutte. I capezzoli era già duri e sodi.

Mentre impastava quei monumenti alla bellezza, si sentiva in paradiso. La pelle era morbida al tatto, sembrava di affondare in un cuscino di gommapiuma, calde ed abbondanti.

Proseguendo in quel girone infernale dei sensi, iniziò a, spingere il suo grosso cazzo duro contro le natiche di Cristina, lei per favorirlo, le andava contro muovendosi sinuosamente.

Tobia era completamente in preda alla più estrema bramosia. Desiderava possedere il corpo di sua figlia, così lentamente gli alzò il vestito a fiori esponendo al suo appettito libidinoso le straordinarie chiappe.
Appena le vide gli venne un attacco di bramosia, ormai senza controllo. Doveva affondare la bocca in mezzo a quei boriosi glutei. Con gesti nervosi le abbassò il perizoma, fino alle caviglie, quando alzò lo sguardo rimase fulminato, davanti a lui si manifesto il magnifico scoscio, nudo, senza veli. Credeva di sognare, mentre scorgeva, incastonata divinamente tra le natiche, la sua superba figa, un nicchia sublime, con labbra scure e rotonde, divise a metà da una linea irregolare, tra cui si intravedevano le piccole labbra. Era una scena da infarto.

Separò quella voragine naturale, esponendo la carne viva, poi si tuffò con la bocca in mezzo a quel tabernacolo di piacere, leccando avido e con forza tutto, dal buco del culo fino al grosso clitoride. Gli umori, secreti in abbondanza, gli aveva impregnato tutta la faccia ed il forte aroma gli aveva suscitato un leggere senso di ebbrezza.

Doveva scoparla subito, il suo corpo, i suoi pensieri tutto era incline a quel desiderio incontrollabile che fremeva per essere soddisfatto.

Tobia impugnò il cazzo e spinse la grossa cappella in mezzo alla vulva vaginale, strusciandola fino a quando non affondò dentro la carne viva. Una volta trovata la strada, con un colpo di reni, fece sprofondare il resto del cazzo dentro quella caverna infernale ed incandescente.

Il grido di Cristina si librò nell’aria come uno sfogo liberatorio.

“Dai iiiiiiiiiiiii gran toro oooooooooo scopati iiiiii la giovane vacca aaaaaaaaaaaaaaa
“Si iiiiiiii sei la mia vacca aaaaaaaaaaaa preferita aaaaaaaaaaaa mmm tooo tooooo
“ooooooo si fammi vedere eeeee le stelle eeeeeee del firmamento ooooo
“To To oooooooo ora voli iiiiii nel cielo…. Nel blu uuu dipinto oooooo di blu uuuuu


Cristina si era messa a pecorina, appoggiando le grosse mammelle sull’asta della tavola da stiro, mentre suo padre, attaccato ai suoi fianchi, la penetrava con una veemenza da farle vibrare come una corda di violino ogni singola cellula del corpo.
Cristina potè constatare dal vivo quello che aveva sempre immaginato, la potenza del suo fisico massiccio, da farla sembrava un fuscello nelle sue mani. Il suo impeto era pari ad un uragano al massimo grado di distruzione.
Infatti, il cazzo scivolava nella figa di Cristina ad una velocità incredibile, mentre i grossi coglioni sbattevano violentemente contro il monte di venere.

“Oo oooooo papà àààààààààààà godo ooooooo sei un Dio ooooooooo

Finalmente Cristina aveva trovato il suo maschio dominante.


Come dice la canzone: Nella vecchia fattoria … c’è lo zio Tobia ia ia ia ia ooooooooooo!

Così va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )

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