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mercoledì 15 febbraio 2012

La nuora russa


Correva l’anno 1987, i paesi dell’est erano in fermento, si intuiva che in quelle nazioni stavano accadendo fatti di straordinaria importanza.
Mio figlio Carlo, 18 anni, diplomando in Ragioneria, durante una gita scolastica a Roma incontrò una bellissima ragazza dell’Unione Sovietica, di nome Anastasiya, che era venuta in Italia al seguito della squadra olimpica di ginnaste.
Alcuni giorni dopo la ragazza fugge dalla comitiva sportiva ed in treno raggiunge la nostra città.

Il giorno in cui si presentò a casa nostra sembrava un uccellino caduto dal nido. Era spaventata per quello che aveva fatto e per le conseguenze prevedibili del suo gesto.
La cosa che mi colpì in quel momento fu la straordinaria bellezza del suo volto. Mio figlio mi aveva parlato di lei, l’aveva descritta con perizia, ma vederla dal vivo era tutto un'altra cosa.
Una sventola di ragazza, alta e bionda, con un fisico vigoroso e longilineo, modellato da anni di pratica sportiva.
Venne accolta subito come una figlia. E come tale venne trattata. In pochi mesi ci siamo affezionati a lei come se fosse stata sempre una componente della famiglia. Le autorità Sovietiche fecero pressione sul governo Italiano affinché la ragazza facesse rientro in patria. .

Ma fu tutto inutile perché Anastasiya chiese l’asilo politico e sei mesi dopo convolò a nozze con Carlo.
Dalla loro unione, nel settembre del 1998, nacque Iya.

I ragazzi, nei primi due anni di matrimonio, per problemi economici rimasero in famiglia.
Io e mia moglie ci siamo occupati della bambina, mentre loro si davano da fare per trovare un lavoro. Ebbero fortuna perché Carlo venne assunto come contabile presso una ditta di trasporti e Anastasiya come commessa in un centro commerciale.

Durante la permanenza in casa la ragazza non perdeva occasione per dimostrare l’affetto e la sua riconoscenza per quanto avevamo fatto per lei.
Aiutava nelle faccende domestiche e spesso veniva nella mia piccola officina meccanica a fare le pulizie dei locali.
In quelle occasioni, al termine del lavoro, tiravo fuori la moka e preparavo un caffè molto forte. Così tra battute divertenti e risate anche esagerate ci gustavamo la bevanda fumante ed aromatica.

Sin dal principio Anastasiya si era affezionata moltissimo a me.
Alcune volte si sedeva sulle mie ginocchia e mi coccolava affettuosamente come un padre, facendomi sentire il calore del suo spirito ma soprattutto quello del suo fisico imponente.

Tutte le volte che veniva nell‘officina, appena finito le solite pulizia in garage, ci rifugiavamo nel piccolo ufficio a prendere il caffè. Anche in quelle circostanze, succedeva che Anastasiya, in crisi di affetto, si sedeva sulle ginocchia facendosi coccolare.

Mia nuora era una tipica bellezza dell’est, alta, bionda ed occhi azzurri, con un petto sporgente, caratterizzato da due grosse tette. Non passava inosservata.

Dopo la gravidanza l’aspetto adolescenziale cedette il passo a quello di una donna matura ed affascinante. La bellezza acerba divenne più raffinata, sensuale e provocante.

Con il passare del tempo le sue premure cominciarono a turbarmi; perchè un po’ alla volta acquisirono i connotati di un vero e proprio attaccamento morboso.

La sera, quando guardavamo la TV, lei si sedeva regolarmente al mio fianco appoggiandosi a me e baciandomi con accanimento la guancia per qualsiasi motivo.
Quello strano modo di comportarsi non suscitava alcun sospetto in Carlo e mia Moglie, passando per un normale rapporto filiale; tuttavia quello slancio di tenerezza cominciò a suscitare pensieri perversi ed iniziai così a considerarla più come una donna che figlia.

Tutte le volte che mi trovavo in sua presenza mi trasmetteva una forza erotica incredibile, tale da destarmi una bramosia imbarazzante, che produceva come effetto immediato una erezione del cazzo, oltre misura.

All’epoca avevo 43 anni, mi trovavo in piena crisi esistenziale, quella fase in cui cominci a perdere di vista la gioventù e sembra che ti manchi il terreno sotto i piedi.
In me c’era una gran voglio di cambiare vita, di fare qualcosa di straordinario e di trasgressivo. Una dare una botte alla vita insomma.
Il vigore fisico era giunto alla sua massima espressione possibile, quindi cominciai a sentire la mancanza di emozioni speciali, simili a quelle che avevo vissuta da ragazzo.
Mi sentivo depresso e demoralizzato perché davanti a me scorgevo solamente il viale del tramonto, che mi avvisava dell’imminente cupa vecchiaia.
In cuor mio desideravo ancora vivere un avventura straordinaria, magari con una danna più giovane.

La comparsa di Anastasiya aumentò quel senso di crisi. Il suo modo sensuale di porsi, l’entusiasmo giovanile e l’amore naturale che generosamente offriva a mio figlio, la rendevano una donna meravigliosa, meritevole di essere apprezzata.
Mi piaceva il suo carattere dolce, il modo come parlava e la delicatezza dei movimenti del suo corpo atletico.
Così, a causa di quel vento caldo dell’est, cominciai a desiderare di cambiare vita, di vivere un avventura con una donna simile a lei e di provare a vivere quelle stesse sensazioni che lei mi suscitava quando si avvicinava a me.

Quel pensiero si insinuò profondamente nella mente, condizionando i rapporti familiari, soprattutto con lei.
Col passare del tempo la sua presenza finì per turbarmi e causarmi dei gravi conflitti interiori, perché scatenava una passione simile al desiderio carnale, che era nettamente in contraddizione con la morale comune, che imponeva il sacro rispetto per la moglie di un figlio.

Tuttavia quei dolorosi dilemmi interiori non mi impedirono di infatuarmi di lei, mescolando il desiderio carnale con la passione, perchè quando lei mi abbracciava sentivo il cuore battere forte come un adolescente alla prima cotta, e l’anima bruciare dall’emozioni.

Inoltre, cominciai a notare che gli atteggiamenti di affetto, da parte sua, spesso, oltrepassavano i normali limiti dei rapporti di parentela.
In alcune circostanze, capitava, di sorprenderla a fissarmi intensamente, poi quanto rispondevo al suo sguardo ostentava un sorriso malizioso, mentre i suoi occhi parlavano in silenzio, come se cercassero di trasmettere i suoi pensieri.

Mi venne il dubbio che fosse lei a provocare tutte quelle emozioni. E non mi ero sbagliato:

La sera del 20 marzo del 1989, Anastasiya, come di consueto, arrivò in officina.
Si presentò con un vestitino viola, leggero e corto, molto aderente, che esaltava in modo sublime le forme sinuose del corpo.
In quel momento ero disteso sotto una macchina intento ad avvitare alcuni bulloni.

Lei si avvicinò per salutarmi, fermandosi davanti alla fiancata dell‘auto.
Alzai la testa verso l’esterno e risposi al suo saluto. Davanti a me non vidi altro che le sue gambe lunghissime ed il suo meraviglioso scoscio, che dal basso si poteva ammirare in tutta la superba e conturbante provocazione.
Da dove mi trovavo potevo chiaramente scorgere le fattezze dei glutei e le mutandine nere che coprivano la figa e si ficcavano nella fenditura del culo. Era una visione da infarto. Si allontanò e dall’armadietto prese la scopa.
Ogni volta che passava accanto all’auto era difficile evitare di ammirare quel panorama idilliaco.
Alcuni minuti dopo, terminate le pulizie dei locali, la sua candida voce straniera mi avvertiva che il caffé era pronto.

“Papà! Vieni il caffé è pronto!

Come sempre, quella voce, dal forte accento straniero, mi faceva sciogliere come il burro. La raggiunsi con i pensieri in subbuglio, che vagavano ancora tra le sue conturbanti cosce.
Mi accolse con un sorriso e con un gesto delicato versò la nera ed aromatica bevanda nelle tazzine.

Mi sedetti e dopo aver gustato il caffè si accomodò, con mio grande imbarazzo, sulle ginocchia. Per fortuna che la rigidità del cazzo nel frattempo si era ridotta.

In quelle condizioni iniziammo a parlare di tante cose. Di Iya e del lavoro. Poi mi confidò che desiderava avere un altro figlio. Il tono della voce però tradiva una velata preoccupazione.

“Sei preoccupata?
“Si, l’idea del figlio è mia, mentre Carlo è contrario!
“Un figlio adesso? Se consideri che Iya è ancora piccolina! Non avrebbe torto!
“Lo so! Ma non voglio che tra lei ed il fratellino ci siano troppi anni di differenza!

Mentre l’ascoltavo, con movimenti meccanici facevo scivolare una mano lungo i fianchi magri. Una volta non mi faceva nessun effetto averla seduta sulle gambe, ma da qualche tempo, era sufficiente osservarla per destare in me un desiderio incontrollabile, che si trasformava subito in una erezione dolorosa. Come era successo poco prima.

In quel frangente, ascoltavo la sua voce ed attraverso il tatto percepivo la tonicità del suo giovane fisico, il calore e le vibrazioni vigorose delle sue membra.

Ad un certo punto la sua voce subì un cambiamento di tono, balbettava, come se fosse impacciata, direi turbata.

Mi destai subito dai pensieri, intuendo subito la causa di quel cambiamento repentino e provai una sensazione di immenso imbarazzo.
Come al solito mi ero lasciato andare in fantasie erotiche che la riguardavano, e non mi ero curato del fatto che lei stesse seduta sulle mie ginocchia. Tali fantasie erotiche vennero somatizzate dal cazzo che, diventando duro e palpitante, iniziò a spingere in modo insolente tra le sue natiche.

Lei deve aver percepito quell’impeto naturale improvviso, ed dal tremore del suo corpo percepivo uno stato di agitazione.

Davanti a quella reazione mi sentì impacciato e divenni rosso dalla vergogna. Non osavo alzare lo sguardo per timore di dovermi giustificare, perché ero costernato per quanto era successo. Tuttavia qualcosa dovevo fare

“Anastasiya! Scusami! Non so cosa mi sia preso!

Mentre le stavo chiedendo scusa, le spinsi leggermente la schiena per aiutarla ad alzarsi.
La mano stranamente urtò contro un muro di resistenza, perché lei non si mosse di un solo centimetro.

Le fissai gli occhi azzurri. Il suo sguardo era lucido e palesemente eccitato. Avvertivo i fremiti del suo corpo, come se fosse stato esposto ad una folata di vento gelido.
Nell’ufficio calò un silenzio innaturale. Il suo petto si muoveva velocemente come se le mancasse l’aria. Cercavo di interpretare quei segnali.

La sua reazione inaudita, comunque, iniziò a turbarmi.
Mentre, il cazzo, duro come la roccia, stimolato dalla pressione del suo morbido culo, continuava a palpitare senza alcun ritegno, premendo spavaldo contro le boriose natiche.

Lei era perfettamente consapevole che quei moti convulsi del nerbo erano il riflesso osceno dei miei pensieri, un desiderio libidinoso che pulsava al ritmo impazzito del cuore e del respiro affannoso.

All’improvviso notai le labbra della sua bocca che si increspavano, come se volesse dire qualcosa.

Rimasi un pò perplesso, poiché non sapevo come interpretare quel gesto, alla fine, in cuor mio, finsi di consideralo come un esplicito consenso al mio ardore.

Così, in pieno subbuglio ormonale, stravolto dal desiderio di quel giovane corpo, con i sensi incendiati e senza controllo, decisi di osare quello che fino ad allora ritenevo una chimera, un sogno impossibile, quindi posai una mano su un ginocchio, poi, in mancanza di reazioni negative, la feci scivolare verso l’interno coscia.

Quel contatto la fece sussultare, mentre le gambe bloccarono la mano, imprigionandola in mezzo alle cosce.
Restai in silenzio, ma da come respirava ed ansimava, si percepiva la forte emozione che stava provando. Quel contatto improvviso le piaceva sottolineato dal tremore del suo corpo e dal movimento convulso del petto, che sentivo ansare come se le mancasse il respiro.
Allora mi feci più spavaldo e cominciai a lisciare le cosce a pieni mani, e sull’onda dell’entusiasmo le afferrai un seno, impastandola come un panetto di pizza.

Qualsiasi dubbio oramai era completamente sciolto: Le sue difese morali erano completamente annullate ed il suo corpo si era reso disponibile per l‘inferno.

Consapevole di quella certezza, continuai a muovere il cazzo spingendolo allegramente tra i morbidi glutei. Ero come impazzito, ora le mie mani impazzite, seguendo l’istinto della bramosia sollecitata dalla mia anima infiammata, tormentavano tutto il suo corpo, irrequieto e agitato, alimentando la gran voglia di scopare quel giglio di bontà.

Il vestito venne sollevato oltre i fianchi, esponendo in piena vista il meraviglioso scoscio, era una visione celestiale, provocante e sensuale.

Lentamente, mentre le stavo palpando le protuberanze vaginali, lei, già sconvolta dal delirio dei sensi, per facilitare il compito della mano, divaricò completamente le gambe; esibendo le mutandine nere che si perdevano allegramente tra le natiche abbondanti.
Ne approfittai subito, e chiudendo il palmo a coppa, continuai ad incalzare con più forza la figa, manipolandola come se fosse argilla fresca. La stoffa era completamente umida, ed i suoi umori stavano già impregnando le dita.

“mmmmmmm!

Il suo sospiro si levò nell’ufficio come un suono liberatorio.

D’istinto avvicinai la bocca alla sua, fino a sfiorare le labbra.
Fu lei ad aprire le labbra, investendomi con il dolce palato. Non appena avverti il calore delle sua morbida bocca fui colto da una scossa di adrenalina e la penetrai profondamente con lingua fino ad intrecciarla alla sua.

Ormai il dado era stata tratto. La mia audacia aumentava sempre di più, come le rapidi di un fiume in piena, e proseguendo in quello impeto libidinoso le infialai la mano dentro le mutandine di cotone, ghermendo la pelle nuda della figa e delle fenditure molli delle labbra interne.

Le dita penetrarono nelle carne viva, scoprendo che era completamente bagnata, infatti gli umori, secreti in abbondanza, impregnarono subito le dita della mano.

Hoooooo! Mmmmmm! Siiiii!

Mentre le muovevo dentro la vagina, i sospiri crescevano di intensità disperdendosi nell’ufficio come un canto di sirena.
Toccare quel giovane giglio era come respirare aria divina, mi sconvolgeva i sensi e mi trasmetteva un’energia straordinaria.
Era giunta l’ora di liberare la figa dalla prigionia di quel indumento scomodo. Così afferrai l’elastico delle mutandine e le tirai via. Lei inarcò il culo e muovendo le anche mi aiutò a sfilarle.
Finalmente era nuda, ora potevo vedere la sua fica boriosa, che fino ad allora avevo solo immaginato e bramato come un dannato dell‘inferno.

Per giove mi sembrava di morire. La pelle era liscia e tonica, le labbra esterne erano voluminose, mentre quelle interne spuntavano appena. Esaltato da quel miracolo della natura, cominciai ad incalzare il clitoride, mentre alcune dite sprofondarono felicemente dentro la carne viva della vagina.

Hooooooo mmmmmm è Belloooooooooo

Il movimento della mano in mezzo alle cosce la stava facendo impazzire, più insistevo e più ansimava frenetica, fino a tal punto che per placare quel turbinio di piaceri calcò la bocca alla mia, baciandomi con una passione incredibile, fino a togliermi il respiro.

I suo occhi azzurri, eccitati, mi fissava con una intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena:

“Voglio vedere il tuo cazzo!

Quella richiesta andava soddisfatta subito. Mi alzai in piedi, lei si inginocchiò davanti a me, in attesa del miracolo.
Dopo alcuni secondi i calzoni si abbatterono attorno alle mie caviglie, seguite a ruota dalle mutande, ed infine mi ritrovai nudo, con un imponente erezione che puntava solenne contro il suo muso.

Appena vide il cazzo i suoi occhi si illuminarono e le labbra carnose lo agguantarono avide, come una morsa.
Nello stesso istante iniziò ad accarezzare il fallo, facendo scivolare dolcemente la pelle tesa sulla mossa spugnosa e dura.
Il tocco delle sue mani mi dava una sensazione da brivido, e tale da farmi increspare la pelle.
La delicatezza con cui manovrava il nerbo mi faceva venire le vertigini, come se stessi viaggiando a velocità folle sulle montagne russe.

Anche lei era presa dall’entusiasmo di quel momento straordinario; infatti la sua bocca si dimostro famelica e la lingua seguiva il profilo della cappella e la lunghezza dell’asta, ingoiando, succhiando e leccando il glande con maestria.

Era molto brava a stimolare il cazzo ed i coglioni, si capiva che il suo impegno era tutto profuso a farmi godere con la sua bocca calda ed accogliente, quindi prese a scivolare avanti ed indietro, mantenendo un ritmo veloce, ingollando la cappella fino in fondo alla gola.

“Hoooo! Mmmm! Accidenti! Sei un diavolo!

Mi venne naturale muovere il bacino. Era incredibile stavo scopando nella sua bocca. Era una sensazione nuova, che stavo sperimentando per la prima volta. La tenevo ferma dai capelli, spingendo velocemente il cazzo dentro quella calda caverna, fino in fondo alla gola. Quel movimento veloce costringeva i coglioni sbattere in modo vigoroso contro il mento. Alcune volte ho dovuto fermarmi per lasciarla respirare e farle sputare i conati di vomito e di saliva

Successivamente la feci sedere sulla scrivania, con le gambe spalancate. Poi mi abbassai in mezzo alle cosce tuffandomi con la bocca tra le fenditure della figa. La fragranza di quella giovane figa mi inebriò le narici, facendomi fremere come un leone.
Eccitato da quello odore forte, iniziai a leccare e succhiare avido le piccole labbra ed il clitoride, gustandomi il profumo eccitante degli umori:

Hooooo ! è bellissimooooooooo! Siii! (in russo)

Mi eccitava sentirla ansimare nella sua lingua di origine. Non capivo cosa stesse dicendo. Ma dal tono delle parole intuivo che le piaceva e che stava godendo immensamente. Aveva gli occhi spalancati e la bocca contratta e l’espressione del volto mi faceva capire che era in pieno estasi dei sensi.

“hooooo! Lo voglio dentroooo Prendimiiiii! (in russo)
“Non capisco! Cosai hai detto?
“Chiavami! ti pregoooo!

Oddio, quella richiesta fatta in quella maniera. Mi face morire.
La stangona slava andava soddisfatta immediatamente.
Mi sembrava di sognare mentre osservavo la sua figa arrossata dall’azione della mia bocca, che luccicava in mezzo alle gambe spalancate. Quella posizione mi face bramare come un vecchio caprone.
Era bellissima e vederla li, trepidante in attesa del mio cazzo, mi dava una sensazione da brivido e sembrava di toccare il cielo con un dito.
Così, in piena euforia mi avvicinai tra le sue cosce aperte, impugnando il cazzo come una mazza. Prima di penetrarla le stuzzicai la figa strusciando il glande tra le pieghe delle labbra.

Hoooo! Daiiii ora! Ti prego chiavami!

Quando il grosso bulbo si insinuò tra le piccole labbra, diedi una spinta possente, e finalmente, come avevo sognato tante volte, mi trovai a varcare la soglia del paradiso, del piacere proibito dell’inferno terreno.
Vedere il cazzo che scompariva dentro la sua calda figa mi dette una gioia immensa.

Le pareti vaginali erano come una fucina bollente che avvolsero il cazzo come una calda coperta termica, l’entusiasmo era alle stelle e le ginocchia quasi stavano per cedere dalla gioia di trovarmi dentro quella nicchia di piacere, che avevo desiderato da tanto tempo, e che mi avevano fatto patire le sofferenze dell’inferno.
Mi sentivo pienamente soddisfatto. Il mio sogno si stava realizzando. Alle soglie dei cinquanta anni stavo rivivendo le stesse emozioni di quando era ragazzino. Anastasiya mi stava regalando l’entusiasmo giovanile, l’ultima botta di vita.

Quei pensieri mi avevano eccitato come un ariete in calore, così iniziai a spingere profondamente dentro di lei, mentre la tenevo le gambe sospesa in aria, con il culo che sporgeva dalla scrivania.
Le gambe di Anastasiya erano appoggiate sulle mie spalle, mentre muovevo il bacino tra le cosce aperte penetrandola profondamente.
Ogni affondo era possente e devastante. I coglioni seguivano quel moto convulso e sbattevano violentemente contro l'osso pelvica..

“Hoooo sei divinooooo mmmmm! (in russo)
“Non capiscoooo cosaaa diciiii mmm ti piace il mio cazzo?
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è magnificooooooo mmmm mi fai impazzireeeee!

Dopo alcuni colpi la girai a pecorina. Dio santissimo che spettacolo da infarto.
In quella posizione offriva uno immagina strabiliante. Non potevo credere ai miei occhi. Una scena del genere, se fossi stato un cardiopatico, mi avrebbe ucciso all’istante.
Il culo era in carne e rotondo come il fondo di una pera, la nicchia della figa sembrava incastonata nello scoscio, la pelle delle natiche era bianca come la neve e liscia come la superficie di una pesca. Affondai gli artigli su quella candida e soffice cute, accarezzandola con una cupidigia tale da farmi sbavare come un cane in calore.
Eccitato da quello spettacolo mozzafiato, senza esitare, le infilai il cazzo nella calda ed accogliente vulva vaginale. Appena avverti il caldo infernale delle pareti vaginali presi a spingere il bacino ed il cazzo iniziò nuovamente a scivolare veloce dentro di lei, in profondità, mentre i coglioni continuavano a sbattere sulla zona pubica.

Il suo corpo massiccio e longilineo, era preda delle mie mani libidinose, lo toccavo da per tutto, impastandole le grosse mammelle come un selvaggio.

Ero preso dalla avidità di quel fisico atletico, ed avrei fatto qualunque cosa per farla godere come nessuna aveva mai fatto prima. Ad un tratto, mentre la stavo chiavando a pecorina, iniziai a prenderla a schiaffi sul culo.

“Siiiii Mi piaceeee groooooggg godooooooooooo! O sto godendolo mmmmm!
Mmm monellaaaaa ! tieeeeeeeee monellaaaaaa mmmm

I rumori secchi delle sberle sul culo cominciarono a risuonare nella stanza, accordandosi divinamente con le urla di piacere di Anastasiya.

Il dolore provocato dagli schiaffi sulle natiche ed il piacere che stava provando dal movimento veloce del cazzo dentro di lei, si combinarono in una miscela erotica esplosiva:


“MMMMMMm vengoooooooooooooooo

Stavolta si era espressa in italiano. Ma quello che disse lo stavo già percependo direttamente dagli spasmi delle pareti vaginali, che si contorcevano attorno al cazzo.
Dopo alcuni minuti, un liquido biancastro cominciò a fuoriuscire dalla figa sconquassata dall’orgasmo. Il mio pelo pubico fu completamente impregnato di quel latte colloso, ed il cazzo sembrava che scivolasse più veloce, immergendosi profondamente in quella crema appiccicosa e spessa.


Appena i conati di sborra si fecero sentire, iniziai a pompare con maggiore furore.
Quello sforzo maggiore e frenetico suscitarono veri e propri ululati di piacere, che rimbalzavano sulle pareti dell’ufficio e nell’officina meccanica, come il rombo di fuochi d’artificio. Era l’apoteosi dei sensi che coronava quella magnifica scopata, come la ciliegina sulla torta.

Infine l’afferrai dai fianchi e, dopo avere dato alcuni colpi possenti e penetranti.

“Dentro vienimi dentroooooo mmmmmm!

Mi sembrò naturale accontentarla. Mi incollai al suo culo pressando il cazzo profondamente dentro di lei, infine svuotai i coglioni. Fiotti di sperma calda si riversarono dentro il suo grembo.

Quel giorno segnò l’inizio della nostra storia d’amore e di passione. Ogni occasione era buona per scopare. Il mattino, il pomeriggio, la notte in cucina mentre tutti dormivano. Era diventata la mia ossessione, non poteva più fare a meno di lei.

Quando restò incinta mi disse che il figlio era mio.

Nel gennaio del 1990 nacque Irina, concepita dal mio seme.

Nel natale del 1991, Carlo ed Anastasiya tramite un agenzia di viaggi, organizzarono una vacanza alle Bermuda. Per l’occasione prenotarono il viaggio presso una compagnia aerea straniera, che praticava prezzi vantaggiosi.

L’aereo su cui viaggiavano purtroppo si inabissò nell’oceano atlantico.

La perdita di Anastasiya ha significato la fine di una splendida storia d’amore e di passione. Quel giorno non persi solo l’amore ma anche la vita. Non riuscivo a più darmi una ragione di quanto era successo. Per alcuni mesi mi chiusi in un doloroso silenzio, rifiutando qualsiasi conforto.
Il tempo è la migliore medicina..
Le figlie mi aiutarono a superare quel dolore. Sono cresciute e Iya somigliava moltissimo alla madre.


Iya ed Irina ci vennero affidate dopo una lunga e stressante battaglia legale. Così, il dolore per la perdita del figlio e della nuora, divenne un motivo per dare amore ai loro figli.
Le bambine si affezionarono a noi come a dei veri genitori.

Iya era identica a sua madre, mentre Irina somigliava tantissimo a me, ma aveva preso il fisico di sua madre. Entrambe avevano un corpo imponente, alto e bello.

Iya, a diciotto anni, prese il diploma di segretaria di azienda. La sua bellezza l’aiutò ad entrare in una grossa società finanziaria, ed iniziò a lavorare come segretaria.
Il figlio del direttore generale, Guido, appena la conobbe restò fulminato dalla sua grazia. Il classico colpo di fulmine che coinvolse anche lei. Così decisero di convivere.
Nel aprile del 2008, nacque Anastasiya.
Un mese dopo morì mia moglie Attilia.
Lo stesso anno Irina finì la scuola superiore e si iscrisse all’università, nel corso di laurea di lettere e filosofia. Così rimasi da solo in casa .

Durante i funerali Iya mi disse che la nascita di Anastasiya aveva inclinato i rapporti con Guido.
Nonostante il momento di dolore ed i problemi che stavano affliggendo Iya, non potei fare a meno di notare la straordinaria somiglianza con sua madre.
Era diventata un donna. La gravidanza aveva raffinato la sua bellezza, rendendola più affascinante. Sembrava sua madre quando aveva la stessa età.
Per l’occasione indossava un vestitino nero, attillato, che ne esaltava le forme boriose del culo e del seno. La sua vicinanza cominciò a turbarmi, perché richiamava alla memoria le grazie di sua madre, ed i momenti belli che avevo trascorso con lei, nei quali avevo goduto senza limiti delle sue grazie.
Quindi, con la complicità di un paio di occhiali scuri, durante la cerimonia, presi ad scrutarla nei minimi particolari. La scollatura metteva in evidenza una pelle candida e liscia, il vestitino corto, quando si sedeva, lasciava scoperto le cosce robuste e bianche come la neve.
Infine, il suo sguardo, gli occhi azzurri, sembravano quelli di Anastasiya.
Accanto a me c’era anche Irina. Lei era una ragazza pratica, prediligeva i jeans ed i vestiti che la coprivano tutta. I capelli castano chiari erano cortissimi, ed il viso ovale era evidenziato in modo netto. Era una bellezza diversa da sua sorella, per certi aspetti somigliava tantissimo a mia madre.
Era più bassa di Iya, ma ben proporzionata.
Dopo la cerimonia mi ritrovai da solo con le nipotine.

Iya: “Nonno! Sono disperata per te! Quando Irina andrà via resterai da solo!
“Da solo? Scherzi? Ho voi e la cara nipotina Anastasiya!
Iya: “Intendevo dire solo in questa casa!
“Mi adatterò!
Irina: “Hoo Nonno! Mi manca la nonna!

Piangendo corse nella mia braccia e mi strinse a lei con una forza incredibile. Nell’occasione si unì anche Iya, e tutte e tre restammo abbracciati.
In quel momento potei constare personalmente la tonicità del corpo di Iya.
Mentre le tenevo strette a me facevo scivolare le mani lungo i loro fianchi. Ad un certo punto mi accorsi che il contatto con Iya mi aveva eccitato ed il cazzo cominciò diventare duro e palpitante.
Quella reazione imprevedibile mi fece sentire meschino. Ma era più forte di me. Per certi aspetti avevo già superato le barriere morale che condannava in modo assoluto l’incesto. Nonostante tutto mi era piaciuto e devo dire, mia malgrado, che ero predisposto per natura ad infrangere nuovamente quel tabù. Tuttavia, per evitare una situazione imbarazzante mi divincolai subito da loro.

“Grazie! Bambine mie! Il Vostro amore mi darà conforto! E mi aiuterà a sopportare anche questo dolore!

Irina andò via a settembre.

Iya, per non farmi sentire solo, veniva spesso a trovarmi qualche fine settimana. Alcune volta, lei e Guido, si fermavano a cena, e anche a dormire.
Iya era molto affezionata a me. Fin da bambina aveva preso la stessa abitudine di sua madre, di sedersi sulle mie ginocchia per coccolarmi con molto affetto. Si comportava come una gattina che faceva le fuse.

Un sabato sera, mentre ero seduto in poltrona, Iya si avvicinò con uno sguardo dolce:

“Nonno!
“Si tesoro!
“Anastasiya si è addormentata!
“Bene! Ora vado in cucina e preparo un buon caffè!

Guido:
“No! Nonno non ti scomodare, ci penso io!

Iya mi prese una mano.

“Nonno! Posso sedermi sulle tue ginocchia? Ho voglia di coccolarti!
“Certamente tesoro! Sei sempre la mia bambina!

Anche quel giorno indossava un vestitino scuro, attillato e corto.

Appena si sedette, non badò molto al fatto che il vestito si era spostato verso l’alto, scoprendole le cosce e soprattutto lo scoscio.

Si appoggiò a me, baciandomi la guancia. Poi cinse il collo con un braccio ed appoggiò il viso al mio.

“Ho nonno! Soffro al pensiero che vivi da solo in questa casa!
“Niente affatto, non sono solo, ho i bellissimi ricordi di te ed di Irina che mi tengono compagnia!
“Ti ricordi della mamma?

E come posso averla dimenticata. La donna che ancora amavo più della mia vita. E lei, seduta sulle ginocchia, la rievocava in tutto la sua conturbante bellezza.

“L’amavi molto la mamma?

Amore? Perché mi stava parlando di amore?

“Certamente! L’avevamo accolta in casa come un figlia e per noi era tale!
“So che anche lei ti amava! Me lo ha detto la nonna!
“Tua madre era un pulcino caduto dal nido! Aveva bisogno di tanto affetto! Proprio quello che gli abbiamo dato io, tuo padre e tua nonna.
“Papà e mamma, dio, mi sembra di non averli mai conosciuti!
“Tu li hai conosciuti! ora sei qui grazie a loro e ti hanno amata tantissimo!
“Lo so nonno! Per fortuna che ci sei tu a ricordameli! Ti voglio bene!

Dopo quella frase si strinse a me, con una foga incredibile, facendomi percepire la tonicità della sue meravigliose tette.
Mentre parlava non mi era sfuggito il fatto che avesse lo scoscio scoperto. Quando abbassavo lo sguardo, gli occhi si posavano sul quel triangolino d’oro, ad ammirare le mutandine nere che si perdeva tra le cosce bianche come la neve.

Iya, era bella e provocante. Averla sulle ginocchia mi causava le stesse emozioni che avevo provato per sua madre, anche quelle più scabrose. Quindi la cupidigia ritorno nuovamente a far capolino tra i miei pensieri per cui, mentre osservavo le sue grazie, il cazzo cominciò ad ingrossarsi. Tra qualche minuto avrebbe iniziato a spingere contro i suoi glutei. Per cui stavo sudando freddo.

La voce di Guido irruppe come un ancora di salvezza, traendomi fuori da quella imbarazzante situazione.

“Venite è pronto! Ei voi due, invece di stare li a pomiciare! Alzatevi poltroni!
Iya sorrise a quella battuta e rispose:

“Mi piace farmi pomiciare dal nonno! È un uomo affascinante! Ed io lo amo tantissimo! La nonna mi raccontava che anche alla mamma piaceva giocare sulle ginocchia del nonno!

“Quindi è un vizio di famiglia!
“Direi di si! ahahahahah

Iya nascondeva qualcosa, o per lo meno, dava l’impressione che sapesse qualcosa che riguardava la madre e me. Il dubbio cominciò a scavare nella mia mente come una fissazione.

Una sera di gennaio del 2010, che pioveva a dirotto e faceva molto freddo, mentre ero nel letto intento a leggere un libro, il silenzio venne rotto dal trillo del campanello d’ingresso, che suonava con insistenza.

Indossai subito l’accappatoio e corsi giù dalle scale. Appena aprì la porta trovai Iya, era avvolta in un cappotto bagnato, e stringeva tra le braccia un fagottino: Anastasiya
Ai suoi piedi notai una valigia.

“Iya! E‘ mezzanotte! Che ci fai qui con la bambina?

Scoppio a piangere, si strinse la bambina al petto e corse in casa. Afferrai la valigia e la raggiunsi in salotto. Stava in piedi con lo sguardo spaventato e perso nel vuoto, mentre cullava la piccola Anastasiya.

“Dorme?
“Si!
“Dammela! La porto in camera !

Me la porse, la portai nella vecchia camere della ragazze, mettendola sul letto di Irina, tra due cuscini, poi la coprì con un coperta di lana. I riccioli biondi le avvolgevano il volto, sembrava un angelo. Per fortuna stava bene e dormiva pacificamente.

Ritornai in salotto. Iya era ancora sotto shock.

“Vieni! Abbracciami!

Mi corse incontro con le braccia aperte, appena la cinsi scoppiò in un pianto liberatorio.
“Adesso calmati e dimmi cosa è successo! Prima però togliti il cappotto, è completamente bagnato! Poi vai in bagno ad asciugarti i capelli! Va bene?
“Si Nonno!
“Però, adesso smetti di piangere!
“Si!

Con mani tremolanti iniziò a sbottonarsi il cappotto, l’aprì e fremetti appena intravidi gli indumenti che indossava. Poi con un gesto repentino si scrollo il paltò di dosso gettandolo su una poltrona.

Infine, quando la vidi senza il pastrano mi prese un infarto. Iya indossava solamente una sottana di seta nera, trasparente. Il suo corpo si delineava nitidamente in ogni particolare ed in tutta la sua conturbante giovane bellezza.
Non portava il reggiseno per cui potevo vedere perfettamente la forma del seno ed i capezzoli che spingeva contro la leggera stoffa.
Le mutandine erano talmente succinte che si notavano appena, ridotte quasi ad un triangolino nero che le copriva solamente la figa. Le scarpe rosse con il tacco a spillo, le dava un aria straordinariamente eccitante. Sembrava una di quelle bellissime ragazze che appaiono nelle pubblicità dei profumi.

Appena si manifestò in quelle condizioni provai una forte emozione che mi bloccò il respiro.
Vederla quasi nuda mi suscitò una libidine talmente esplosiva che ci stavo quasi rimettendo le coronarie, peraltro già malandante.
Strabuzzai gli occhi sul suo magnifico corpo, respirando con affanno. Il cazzo, di conseguenza, ubbidendo come un perfetto soldatino, somatizzò gli stimoli che gli arrivavano dalla mente e divenne duro e palpitante, sembrava un cane che guaiva davanti ad un osso prelibato.

Avevo l’abitudine di dormire solo con il pigiama. Quindi sotto non portavo nulla, di conseguenza, il nerbo irrigidendosi aumentò il volume del pigiama, evidenziando una grossezza spropositata che protendeva oscenamente dall‘inguine.

Iya notò solo la reazione del mio viso, per fortuna, perché se avesse abbassato lo sguardo avrebbe notato senz’altro anche il rovescio della medaglia di quella reazione convulsa.
Imbarazzata:

“Nonno! Scusami se mi sono presentata in queste condizioni!
“Dovevi essere proprio arrabbiata per essere andata via in questo stato!
“Ho nonno sono disperata! Mi sento a pezzi!

Mentre proferiva quella frase aprì nuovamente le braccia e si gettò contro il mio petto, piangendo.
Ero commosso, e non potei fare a meno di accoglierla con calore, nonostante l’incipiente erezione in corso.
Tentai di non pressare il bacino contro di lei, per evitare di non farle sentire quel grosso ingombro, che sporgeva oscenamente e pulsava come un cavallo pazzo.
Ma fu del tutto inutile perché fu lei a serrarsi verso di me, facendo combaciare il suo grembo al mio inguine, cosi il cazzo, tenuto occultato solo dalla tenue stoffa del pigiamo, urto con tutta la sua imponente rigidità e si incastrò in modo sfacciato nel suo scoscio.

Appena ebbe luogo il contatto, Iya, sussultò. Il suo corpo fremette per una breve frazione di secondi. Non ebbi il coraggio di guardarla, mentre una sensazione di vergogna invase la mia mente, facendomi sentire un essere spregevole.

Però non successe nulla, su di noi calò un silenzio totale. Iya, nonostante fosse cosciente di quanto stava succedendo, continuò a restare avvinghiata a me come l’edera, con mio grande imbarazzo, perché non sapevo come comportarmi.

Fu lei a rompere il ghiaccio.

“Hoo nonno! Guido non mi ama più! Mi trascurata ed abbandonata!
“Tesoro non devi! E‘ soltanto una crisi passeggera! Ora stai tranquilla! Non abbatterti!

Il suo atteggiamento sdolcinato mi aveva contagiato. Il cazzo continuò a pulsare con più forza tra le sue cosce ed entrambi ci comportavamo ignorando quel contatto osceno.
Il suo corpo, comunque, non mentiva. Perché percepivo i tremori della anche ed il contatto dei capezzoli turgidi, per cui si intuiva che si era eccitata e stava volutamente soffocando le proprie emozioni.
Eppure, nonostante quella palese mia manifestazione di libidine incestuosa, non si mosse di un solo centimetro, quando sarebbe stato sufficiente interromper quel contatto ed alleviare la pressione del il mio cazzo, che continuava a pulsare contro il suo grembo.
Anzi inspirò un respiro profondo e riprese a parlare. Dal tono della voce si intuiva che era emozionata.
Le mani mi tremavano mentre le facevo scivolare nervose lungo la sua schiena, invece le sue si erano strette attorno ai fianchi, costringendomi a restare incollato a lei.

“Ho Nonno! Ho bisogno di un uomo che mi ami! Che mi apprezzi per come sono!
“Non è difficile apprezzarti! Sei una donna bellissim! Solo un imbecille non lo apprezzerebbe!

L’imbarazzo cominciò lentamente ad smorzarsi. La reazione di Iya aveva contribuita ad abbassare la tensione nervosa, e mi faceva sentire a mio agio, così continuai a restare attaccato lei, spingendo la possente rigidità del cazzo contro il suo basso ventre.

Nello stesso tempo percepivo le vibrazioni del suo corpo e capivo che quel gesto le piaceva.

Il suo comportamento tuttavia era comprensibile, infatti, Iya stava vivendo un momento di fragilità emotiva, era vulnerabile ed aperta ad ogni tipo di esperienza che lenisse lo sconforto in cui si trovava in quegli istanti.

Ritornai indietro nel tempo, alla sera del 20 marzo del 1989. I due momenti sembravano speculari, ed a distanza di venti anni si stava ripetendo la stessa ed identica situazione.

Non vedevo il volto di Iya, perché era nascosto tra il collo e la spalla, quindi, non potendo osservare il suo sguardo non riuscivo a capire fino a che punto mi era consentito azzardare.

“Oo nonno! Sono disperata…! Stasera ho capito… che.. Guido non mi desidera più! Gli ho detto che lui non mi faceva più sentire una donna desiderata! Gli l’ho urlato un paio di volte mentre facevo le valigie!

La sua voce era stravolta dall’emozione e aveva preso una tonalità sensuale che mi faceva impazzire, e mi ispirava una gran voglia di sbatterla sul divano e scoparmela brutalmente.
Davanti a quel vulcano in eruzione avevo difficoltà a tenere ferme con le mani.
I sensi erano gia compromessi dalla libidine che stavo provando per lei. I freni inibitori pertanto erano già andati a farsi benedire.

Iya ha trasformato un banale incidente in un gioco perverso, che stava conducendo lei, non c’era dubbio.

Pertanto, davanti a quel comportamento lascivo, il mio più basso istinto sessuale divenne incontrollabile.
Pertanto dando per scontato il suo consenso, decisi di azzardare alcune mosse, quindi feci scivolare le mani giù sui fianchi, e pressai le dita contro la morbida pelle dei glutei. Come al solito il suo corpo sussultò e lei ansimò lievemente con la gola. Iya accettò anche quel gesto palesemente lascivo.

“Hai ragione tesoro! Tu hai bisogno di un uomo passionale! Che ti ami follemente! Lui ti trascura vero?
“Siii! Nonno! Mmm Lui mi trascura… tantooo mmm! Sai…mm cosa mi ha detto mentre andavo via?
“Cosa?
“Che ero una stronza e che doveva andare a farmi fottere!
“Che Imbecille! Mancare di rispetto ad una donna straordinaria come te! Cristo! E poi?
“Gli ho urlato.. Mmm.. che avrei seguito il suo il suo consiglio!
“Già! Lo vedo….

In quel momento le mani si erano abbondantemente intrufolate sotto la sottana di seta nera, e con determinazione iniziai ad accarezzare la pelle nuda delle natiche e della zona lombare. Quel contatto suscitò un lieve sospiro.

Ormai era chiaro che era disponibile a qualsiasi gioco. Quindi, senza più ritegno, posai le labbra sul collo e comincia a mordere la pelle liscia e vellutata.

“Hooooo Siiii mmmm mi piace! Nonno! ho bisogno di amore! Di tanto amore!
“Ed io sono qui! Tesoro! Per dartelo! E‘ quello che desidero in questo momento!
“Anche io!

Cosi dicendo finalmente alzò il viso e mi guardò negli occhi. I suo occhi azzurri riflettevano la luce della bramosia, era eccitata come una cagna in calore.
Le labbra si sfiorarono. Stavolta fui io a prendere l’iniziativa ed appoggiai le mie sulle sue. Per lei aprire la bocca fu un gesto del tutto naturale, e le lingue iniziarono a danzare attorcigliandosi come anguille.
Poi afferrai le spalline della sottana da notte, abbassandole dalle spalle fino al costato, esponendo così le sue meravigliose tette, che divennero immediatamente preda delle mani e della bocca. Appena inizia a succhiare la punta delle mammelle, i capezzoli divennero turgidi e duri.

“mmmmmmmm

In quel momento percepì la sua mano che stava penetrando nel pigiama, poi la sentì mentre impugnava il cazzo stimolandolo.
Subito dopo iniziò un lento movimento delle dita che trascinavano su e giù la pelle tesa del cazzo, facendola scivolare lungo l’asta.

Intanto mi ero inoltrato con una mano nello scoscio, ed avevo spostato di lato le mutandine. Finalmente toccai la pelle viva della figa. Il monte di venere era coperto da un triangolino di peli biondi. Il contatto con la figa mi provocò un brivido lungo tutta la schiena.
Poi incalzai con la mano in mezzo alle cosce, penetrando profondamente nello scoscio ed alcune dita cominciarono a solcare le molli fenditure delle labbra interne ed il clitoride.

“MMmm mi piace. Ho voglio di succhiarti il cazzo!

La voce era terribilmente stravolta dall’emozioni che stava vivendo con una intensità straordinaria.
Quella frase mi fece sciogliere come neve al sole. Infatti la vidi subito inginocchiarsi davanti a me, tirandosi dietro il pigiama. Il cazzo si parò davanti ai suoi occhi lucidi ed eccitati.

Senza esitare afferrò il nerbo con entrambe le mani, poi avvicinò la lingua e lentamente seguì i contorni della cappella e della l’asta, e nello stesso istante alcune dita stavano soppesando delicatamente i coglioni.

Quella scena l’avevo già vissuta venti anni prima. Il ricordo di quella sera emerse con tutte le emozioni di allora.
Appena Iya aprì la bocca per succhiare il cazzo le afferrai il capo e cominciai a chiavarla nella bocca. Esattamente come avevo fatto con sua madre.
Il cazzo scivolando velocemente nella bocca, penetrava profondamente nella gola. Ogni tanto dovevo smettere di spingere per darle la possibilità di riprendere fiato e farle sputare i conati di vomito e saliva.
Dopo un po’ si alzò lentamente, baciandomi con le calda labbra la pelle del ventre fino a raggiungere i capezzoli, che li succhiò con avidità. La sensazione che provai non sono facilmente descrivibili, era come un brivido, che saliva dall’inguine e si disperdeva lungo la schiena.
Infine la bocca arrivò a toccare le mie labbra con cui si fuse in un bacio appassionato.

La girai di schiena, poi, facendo scendere le mani lungo i fianchi e le cosce, mi inginocchiai dietro il suo stupendo culo.
Dopo averle sfilato la sottana di seta nera, con entrambi le mani afferrai i lati delle mutandine, facendoli scivolare lentamente sulla pelle candita delle gambe, fino alle caviglie. Sollevò un piede e l’ingombro indumento venne definitivamente allontanato.
Prima di buttarlo via lo annusai assaporando la fragranza degli umori vaginali di cui erano impregnati.
Era completamente nuda. Gli chiesi di tenere le scarpette con i tacchi alti, poiché le dava un tocco sexy.

Eccitato come uno stallone in calore, alzai lo sguardo e gli occhi penetrarono la fenditura del culo e l’apertura della figa; divisa divinamente dalle labbra interne, scure e frastagliate.
Iya si appoggiò con le mani al tavolino, offrendomi una visione del lato B che, avrebbe ucciso all’istante i malati di cuore.
Prima di infilare la bocca in quelle nicchia di piacere, afferrai le labbra interne della figa e le separai, gustandomi con la lingua la carne viva e rosa della vulva vaginale, che si mostrava unta dagli umori secreti in abbondanza. Un profumo inebriante che mi stordì la mente.

Appena appoggiai la punta della lingua nella carne viva della figa, Iya emise un sospiro di sollievo che si diffuse nella stanza. Quel suono gutturale stimolò la mia azione, ed incalzando il clitoride iniziai a leccare e succhiare con maggiore sforzo le labbra interne.

“mmmmmm mi fai morireeeeee mmmmm!
“Iya, non ho parole… sei bellissima… il tuo culo è una favolaaaa!

Mentre stavo raspato con perizia le fenditure della figa e del buco del culo, al culmine del godimento:

“Hooooo nonnoooooo ti pregooo scopamiiiii! Non ce la faccio piùùùùùù!
“Lo desidero anche io, ma prima di procedere, voglio chiedertelo! E’ quello che vuoi?
“Si! In questo momento è quello che più desidero al mondo! Nonno Ho bisogno di provare sensazioni forti! Scopami! Nonno ti prego Scopamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
“Se è quello che vuoi! Ti accontento subito! Vieni!

La presi da un braccio e la trascinai fino al divano. La feci adagiare con la schiena sul morbido tessuto di alcantare. Poi mi inginocchiai tra le cosce oscenamente spalancate. Ripresi a leccare la figa per tenerla calda e pronta ad accogliere il cazzo, che in quel momento stava scalpitando come un puledro.

“Dai Nonnoooo! Oraaaaaaaa!

Mi allungai sopra di lei, in preda della libidine più estrema, mentre la fissavo negli occhi le facevo scivolare la grossa cappella tra le fenditure delle piccole labbra. Appena la tonda cappella intraprese la via dell’apertura vaginale, diedi una forte spinta con il bacino il resto del nerbo scomparve dentro la calda ed accogliente figa di Iya.

Il tepore della giovane vagina assalirono il cazzo come una fiammata infernale che bruciava l’anima dei dannati.

“hooooooooo nonnooooooooooooo è bellissimoooooo! avere il tuo cazzo dentro di meee mmmm mi sembra di impazzireeeeee !

Le gambe, con i piedi ancora infilati nelle scarpette rosse a tacchi alti, erano oscenamente spalancate, in quella posizione, mi appoggiai sulle braccia muovendo il bacino sopra di lei scopandola con forza.
Il ritmo convulso dei primi affondi divenne lentamente più regolare. Ogni volta che il cazzo penetrava in profondità Iya urlava con acuti che rimbombavano nella stanza.

"Siii scopami ..scopa la tua nipotinaaaaaa siii scopami .. il tuo cazzooo mi fa impazzireeee

I singulti erano forti e costanti. Ascoltare il lamento della sua voce, mentre godeva sotto l’azione devastante del mio cazzo, mi infondeva un energia che mi spingeva ad aumentare il ritmo.
Durante l‘azione martellante del cazzo, si stringeva le mammelle impastandole con frenesia, ogni tanto la sua bocca mordeva la punta rigonfia dei capezzoli.

Hooooo siiiiiiiiii godooooooooo mmm sto venendoooooo nonnoo scopamiiii sfondamiiiiiiii

Dopo quel orgasmo ne seguirono altri. La figa tremava tormentata da un piacere intenso. Il cazzo la stava battendo con un azione devastante e le pareti si contorcevano dal godimento.

Hoooooooooooooooo MMMMMMMMM muoiooooooooooo!

Dopo alcuni minuti la girai a pecorina. Appena assunse la posizione che più prediligevo, il suo fondo schiena si mostrò ai miei occhi in tutta la sua conturbante e stravolgente provocazione.
Era una immagina da fantascienza. Una visione che avevo visto solo nei film hard. Iya aveva avuto un dono della natura, e si vedeva. Il suo giovane corpo era sexy ed emanava una carico erotica che mi confondeva i sensi.
Aveva appena 21 anni, la pelle era liscia e tonica, senza smagliature e soprattutto non c’erano segni di cellulite.
Con la bava alla bocca, ed il fuoco infernale che scorreva come lava incandescente nelle vene, afferrai il cazzo e senza mezzi termini lo infilai nella figa. Poi arrapato come un cavallo da monta, la presi dai fianchi e cominciai a spingere il cazzo, in modo forsennato, dentro quella nicchia di piacere, mentre i coglioni si divertivano a sbattere contro il monte di venere.
Proprio in quel momento mi venne in mente sua madre. Le piaceva essere schiaffeggiata mentre la scopavo a pecorina. Così iniziai a colpire le candide natiche di Iya, fino a renderle rosse. Ficcavo e colpivo forte, mischiando il piacere ed il dolore in una miscela esplosiva che la faceva godere follemente, come sua madre

“Hoooo Iya… mmm sei bellissimaaaaaa mmmmm tiee monellaaaaaa!
“nonnooooooo Siiii! Picchiami sono stata cattivaaaaaaa ! sto morendooooooooo mmmmm vengoooooooo!


Continuammo a fare l’amore in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, seguendo solo gli istinti più depravati che in quel momento alimentavano le nostre menti perverse e sconvolte dalla cupidigia.

Dopo alcuni minuti di intensa e devastante penetrazione del cazzo, avvertì i primi conati di sborra. I coglioni si erano irrigiditi e si stavano preparando a svuotare il loco carico di piacere.
In quegli istanti il cazzo raggiunse la massima rigidità possibile, folleggiando nella calda ed accogliente figa di Iya senza deformarsi, come una punta di un trapano.
Lei colse quei momenti di estrema frenesia e con la voce stravolta dal godimento:

“hooooooooooooo nonnoooo sborrami dentroooooooooooo ti pregoooooooooo!

Non c’era bisogno che me lo avesse chiesto, perché nel momento in cui stavo svuotando i coglioni nella sua cala fica, avevo già dato un spinta talmente possente e penetrante che non era più possibile tirarlo fuori.

Hoooooooooooooo mmmmmmmmmm tieeeeeee monellaaaaaaaaa

Alla fine di quella maratona di sesso, spossati, ma non sazi, ci trovammo sdraiati sul tappeto, mentre eravamo ancora abbracciati ed il cazzo era ormai ridotto ad un budello flaccido e molle, con la cappella ancora umida ed appiccicosa.

“Ei nipotina! Sei ancora viva!
“Non lo so! Cristo che scopata! Non avevo mai goduto in un modo così intenso!
“Non so come è potuto accadere! Ma sono felice di averlo fatto!
“E’ stato bellissimo!
“Adesso spiegami che cosa è successo con Guido!
“Te lo detto! È un cretino! Stasera avevo un gran voglia di scopare. Mi ero preparata a dargli un accoglienza particolare!
“Ah, ecco perché avevi quella sottana di seta nera! Molto sexy!
“Appunto! E lui cosa fa! Si mette a ridere e dice che non era la serata giusta!
“e tu ti sei incazzata!
“Già! Ho perso le staffe! E dopo aver litigato ho fatte le valigie e sono ritornata a casa!
“Be, visto quello che è accaduto in seguito! Direi che hai soddisfatto comunque i tuoi istinti! Ahahahahah
“Già! Ahahahah
“Cosa intendi fare ora?
“Lo lascio bollire per una settimana nel suo brodo! Poi lo perdono!
“Solo un settimana?
“Dai nonno! Sarà un settimana straordinaria! Te lo prometto!
“A proposito! Mi farebbe piacere se ogni tanto indossassi della lingeria intima sezy, tipo calze autoreggenti, reggicalze, insomma quella roba lì!
“Nonno sei un porco!
“ti dispiace?
“No! Affatto! Anzi l’idea di vestirmi da troia mi eccita!



Quella sera venne a dormire nel lettone matrimoniale. La notte fu molto lunga e calda. Al mattino la svegliai con il vassoio della colazione.
Ormai facevamo l’amore ogni giorno, non disdegnando l‘utilizzo del secondo canale anale, molto gradita da Iya.

Un a sera, dopo l’ennesima galoppata di sesso. Mentre era appoggiata con la testa al mio petto.

“Nonno!
“si tesoro!
“Ti devo confessare una cosa!
“Un segreto?
“No! È qualcosa che riguarda te e la mamma?

Appena disse quella frase calò un silenzio di tomba. Che cosa ha voluto dire? Che cosa sapeva lei di me e Anastasiya?

“Nonno!
“Si!
“Lo so che ti scopavi la mamma!

Mi staccai da lei l’afferrai dalle spalle e fissandola negli occhi!

“Ma che cazzo dici! Chi te l’ha detto?
“Nessuno! Lo sapevi che la mamma teneva un diario segreto?
“Un Diario? Non lo sapevo!
“Non era un diario! Piuttosto era un quaderno!
“Un quaderno? Mi sembra di averne visti alcuni! Ma erano tutti scritti in russo!
“già!
“Tu conosci il russo?
“Si!
“come hai fatto a trovarli!
“La nonna! Li ha custoditi lei! Poi quando un giorno me li ha regalati! Poverina lei non conosceva il russo, quindi ignorava il contenuto!
“Anastasiya scriveva un diario? Incredibile!
“Nonno! La mamma ti amava tantissimo!
“Lo so! Era il nostro segreto!
“Anche tu l’amavi?
“Certamente!
“Lo sai, ti ha amato dal primo giorno che ti ha conosciuto! Se non ci fossi stato tu non avrebbe mai sposato papà!
“lo so!
“Ha annotato tutto quello che avete fatto! In modo particolareggiato! E so anche che Irina e tua figlia!

Nonostante la gravità delle accuse, il suo sguardo era sereno.

“E tu cosa hai pensato quando hai letto tutto questo?
“I primi tempi ti ho odiato! Perché avevi tradito papà! Poi leggendo ho imparato a conoscere la personalità della mamma. A valutare il suo grande amore per te! Carlo non contava! Così un po alla volta anche io mi sono innamorato dell’immagine che la mamma si era fatto di te!
“quindi l’altra sera!
“Si! Non è stato un incidente!
“Cazzo lo avevo capito subito che c’era qualcosa di strano nel tuo comportamento! Ora tutto è chiaro!
“Nonno provo per te le stesse cose che sentiva la mamma. Quando abbiamo fatto l’amore ho provato le emozioni ed i sentimenti che la mamma aveva descritto nel suo diario, e finalmente ho capito che cosa intendesse dire che eri diventato una droga da cui non si sarebbe mai staccata!
“Ho Iya, sei l’incarnazione di tua madre! Attraverso te ho potuto rivivere le vecchie emozioni! Ma lei è il passato e tu sei il presente! Sono vecchio! E non so per quanto tempo ancora potremmo essere amanti!
“Io vorrei che durasse per tanto tempo!
“Ed io mi auguro per il tempo strettamente necessario! Il tuo futuro è con Guido non scordarlo!
“Si lo so! Ma ora non ci voglio pensare adesso! ora mi voglio godere il presente!

Dopo quella confidenza facemmo l’amore con molta enfasi, stavolta con una consapevolezza maggiore ed una intensità nuova. Dopo quella sera Iya divenne un amante perfetta.
In seguito mi rivelò anche che quando leggeva il diario di sua madre si eccitava moltissimo, e che per placare il desiderio si masturbava freneticamente immaginando il mio cazzo dentro di lei. Il giochetto durò fino a quando non fece l’amore con Guido. Inoltre mi aveva confidato che si sedeva sulle mie ginocchia sperando di sentire il palpito del mio cazzo. Poi l’altra sera quando accadde veramente, capì che era arrivato il momento giusto. Il resto è storia.

Arrivò il sabato, l’ultimo giorno di quella straordinari settimana di maratona di sesso. Quel pomeriggio, eravamo in camera da letto intenti a scopare come folli.
Iya era a gattoni sul materasso, e io da dietro le stavo schiaffeggiando le natiche e nello stesso istante la penetravo con veemenza nel culo.
Con Iya c’era già un intesa formidabile. Anche lei era appassionata di lingeria intima, e la cosa soddisfaceva anche me. La mia libidine poteva sfogarsi in tutto la sua più bassa perversione.

Quel giorno, indossava un babydoll si seta nero, con tutte gli accessori sexy che la mente potesse immaginare, calze e reggicalze di seta nere, e scarpe a spillo. Una vera bomba erotica.
In quella settimana ho potuto costatare che Iya, rispetto a sua madre, partecipava all’amplesso con maggiore passione. Sotto questo punto di vista era un vero vulcano latino.
Sul più bello, mentre le stavo sconquassando il culo con possenti affondi, una voce di donna aleggiò nell‘aria, rompendo quella perfetta armonia dei corpi.


“Nonno! Ci sei?

La voce di Irina ci penetrò nella pelle come una lama di un coltello. Fu un vero shock

Nello stesso istante si udirono i pianti di Anastasiya. Si era svegliata.

Dopo esserci ripresi dalla sorpresa, infilai in fretta una tuta da ginnastica e corsi nella stanza delle ragazze. Trovai Irina, seduta sul letto, mentre stava cullando la nipotina.

“Nonno! Che ci fa qui Anastasiya? E dove Iya?
E”.. E’ in camera da letto che riposa!

Ero impacciato, quella visita fu del tutto inattesa.

Nello stesso tempo percepivo un contatto fastidioso all’inguine, poiché il cazzo era ancora impregnato degli umori vaginali di Iya,
Inoltre, era ancora duro e palpitante, e pulsava al ritmo veloce del cuore.
Ero molto scosso per l’arrivo imprevisto di Irina, se fosse entrata in camere da letto avrebbe scoperto il misfatto incestuoso; il pianto inaspettato e tempestivo di Anastasiya per fortuna ha evitato il peggio.

Quel pensiero, tuttavia, continuò a suscitarmi ancora un senso di turbamento e di paura, provocando quasi una crisi di tachicardia.
Il senso di malessere comprendeva anche l’irritazione per il coito interrotto, proprio sul più bello, e mi sentivo adirato con Irina per il suo imprevisto rientro a casa, in un momento sbagliato.
Il cazzo era ancora duro, ma la tuta era sufficientemente larga da occultare qull’ingombro imbarazzante che, tuttavia, ad un occhio attento, non sarebbe certamente sfuggito.

“Sta riposando? A quest’ora del pomeriggio? Non capisco che cosa ci fa qui?
“Insomma! Domenica scorsa ha litigato con Guido! Ed ha deciso di stare lontano da lui, forse fino a domani! Si.. Riposa si… mm.. come dicevo.., perché ha avuto un leggero mal di testa! Poverina ha passato la notte in bianco a causa di Anastasiya! Sai come? sta facendo i primi dentini!

“AH ho capito!

La notte in bianco l’aveva passato scopando come una cagna.
Iya si era rivelata una vera ninfomane. Ha voluta far l’amore giorno e notte, era insaziabile, non le bastava mai! Proprio come sua madre.
Era difficile tenere il passo di quel giovane satanasso, costantemente affamata di sesso. Con grande sacrificio, comunque, riuscivo a tenerle testa.
Quando, quel sabato mattina mi disse che domenica sarebbe rientrata a casa sua, tirai un sospiro di sollievo.
Invece lei lo disse con un filo di tristezza, confidandomi che gli sarebbe piaciuto prolungare la sua permanenza e che era un sacrificio allontanarsi da me.
Tuttavia era felice perché gli promisi che ci saremmo incontrati almeno un paio di volte alla settimana.


“Ei sorellina!
“Ciao Iya!

Iya ci aveva raggiunto. Indossava una vestaglia di raso rossa. Appena la vidi mi si gelò il sangue.
Quella cretina non si era tolto le calze.
Quando si sedette sulla sponda del letto il cuore si fermò.

“Vieni qui! Tesoruccio della mamma! Hai pianto piccolina!

Nell’istante in cui Iya si era seduta la vestaglia di raso, molto liscia, si è aperta scoprendo le gambe. Lo scoscio apparve completamente, rivelando un immagina sconvolgente.
Si videro le gambe di Iya coperte dalle calze di seta nera, che si interrompevano a mete coscia, agganciate alle reggicalze di merletto. Era una visione che non lasciava dubbi.

Infatti Irina porse la bambina a sua sorella e nello stesso istante i suoi occhi strabuzzarono sulle sue gambe. Un espressione perplessa comparve sul suo volto. Poi alzò lo sguardo verso di me fissando con una intensità tale che sembrava quasi che mi volesse fulminare.
Del resto era comprensibile. Senz’altro si stava chiedendo che cavolo ci facesse sua sorella vestita come una puttana.
Iya non si era resa conto di quello che stava succedendo. Ignara, sorrideva cullando la propria bambina tra le braccia.

Ero imbarazzato e non sapevo dove cavolo andare a parare. Mi colse un forte stato ansioso. Mi preoccupavo, cercando di trovare una di spiegazione plausibile che potesse giustificare quell’abbigliamento inopportuno.

Stavo riflettendo sul casino che aveva combinato Iya, quando posai lo sguardo su Irina, e mentre l’osservavo pensieroso cominciai a notare alcuni particolari che mi erano sfuggiti.
I capelli erano cresciuti e le arrivavano sulle spalle. Li aveva schiariti, ed erano molto simili a quelli di sua sorella Iya.
Inoltre indossava vestito leggero scuro con fantasie, al posto dei vecchi jeans .
Le gambe accavallate, coperte da un paio di collant di nailon beige, spuntavano dal vestito corto boriose ed affusolate, terminando con un paio di scarpe nere a tacco alto.
Era una visione straordinaria. Fu la prima volta che potei apprezzare le grazie di Irina. Sembrava che il brutto anatroccolo si fosse trasformato d’incanto in un bellissimo cigno.
Irina colse al volo il mio interessamento per le sue gambe. Quasi imbarazzata, compose velocemente gli arti inferiori, stirandosi la gonna, come se volesse allungarla. Poi alzandosi repentinamente.

“Io vado a prendere la valigia! A proposito dove mi sistemo?
“Qui! Nella tua Camera! Iya e Anastasiya dormiranno nella camere da letto grande ed io mi sistemerò nella nel salotto.
Irina: “Ma nonno alla tua età! No! Non lo possiamo permettere! ci dormirò io in salotto!
Iya: “Irina ha ragione! Il divano non è adatto alla tua età! Ed io direi che non è adatto neanche come letto! Quindi Irina ed Anastasya potrebbero dormire qui, mentre nel lettone, che è grande abbastanza, ci dormiremo io e te! OK?

Irina stralunò gli occhi non appena Iya ebbe pronunciato quelle parole.
Iya, era proprio ingenua, non si era reso conto che sua sorella stava già sospettando una tresca tre me e lei.
Quella proposta sembrava che l’avesse sconvolta ancora di più, perché le dava la conferma sui dubbi che le stavano frullando nella mente.
Dopo un breve silenzio fu proprio Irina a parlare.

“Nonno! Iya ha ragione! Penso che la sua idea sia quella più adatta alla situazione!

Irina, mentre proferiva quelle parole mi fissò con una espressione sibillina. Sembrava quasi che ci volesse mettere alla prova.

Alla fine di una stressante trattativa dovetti accettare senza alcuna possibilità di scelta.

Temevo che quella notte le cose si sarebbero messe male. Speravo solo che quella incosciente di Iya, almeno in quella circostanza, evitasse di seguire il proprio istinto libidinoso. Del resto era un sforzo necessario per evitare che i sospetti di Irina venissero confermati da un eventuale comportamento imprudente.

Successivamente Irina ci ha riferito il motive del suo rientro improvviso.

Quel giorno doveva incontrare un amico, a cui teneva molto, che non vedeva da un anno. Lo aveva contattato tramite internet e si erano dati appuntamento proprio per quella sera a cena.
Per l’occasione Irina aveva cambiato look, si era vestita con eleganza, con un tocco di femminilità, per apparigli più gradevole. Seguendo alcuni consigli di una amica si era lasciata convincere a curare l’aspetto estetico. Così avrebbe avuto certamente successo. Effettivamente il vestito esaltava le smaglianti forme del corpo. Le gambe, con quei trampoli, sembravano lunghissime. Insomma in quella mise appariva come una figa spaziale.

Mentre stavamo parlando del più e del meno squilla il telefono. Era Guido. Iya disse che era giù in strada, mi porse la bambina e corse subito da lui.

Irina non attesa il rientro della sorella, mi salutò dicendomi che avrebbe fatto tardi. Iya ritornò per far mangiare la bambina, poi anche lei uscì.
Così, dopo aver messo a letto la bambina, mi accomodai in salotto davanti la TV. Ero molto stanco e appena mi allungai sul divano crollai in un sonno profondo.
Fui svegliato da Iya:

“Nonno! È tardi! È mezzanotte passata! Dai Vieni a letto!
“Iya sei tu?
“Si! Irina è rientrata da circa un ora! Era cupa e direi molto arrabbiata!
“Cazzo! Deve essere andato storto qualcosa! Bo domani ce lo dirà lei! Se vorrà! E Guido?
“E’ andato via!
“Perché non sei andata con lui?
“La settimana finisce domani!E poi Anastasiya stava dormendo come un angelo! Non ho voluto turbarla! E’ meglio domani mattina!
“Sei terribile! Ok adesso andiamo a dormire!

Quella sera restai con la tuta. Dopo essermi infilato sotto la trapunta giunge Iya. Era nuda.

“No! Stasera no! Ti prego! Di la c’è tua sorella!
“Ma nonno! Facciamo una sveltina in silenzio e veloce!
“Ti prego, di la c‘è tua sorella!
“Ma io ho voglia di scopare!
“Mi sembri una bambina viziata! C’è un limite a tutto! Cazzo! Nella altra stanza c’è tua sorella! Lo capisci che non è la serata giusta! Stanotte si dorme! OK?

Con voce scocciata.

“Ok! Uffa!

Infastidita indossò in fretta il pigiamo e si infilò sotto la trapunta addossandosi contro le mia schiena. Spensi la luce.

Dopo una ora circa il silenzio della notte venne rotto dal pianto acuto di Anastasiya. Iya, d’istinto si alzò ed uscì velocemente dalla camera da letto. Qualche minuto dopo ritornò il silenzio e, subito dopo anche Iya.

Mentre cercavo di prendere sonno mi venne in mente Irina. La rievocai come l’avevo vista quella sera. Mi vennero in mente le sue meravigliose gambe e cominciai a sentire un desiderio che lentamente si stava manifestando in una possente erezione. Alla fine mi ritrovai col cazzo duro e pulsante. In quelle condizioni era difficile prendere sonno. Iya intanto si era addormenta. La sentivo respirare forte. Allora mi girai verso di lei. La luce era meglio tenerla spenta. Percepivo il calore del suo corpo sodo.
Quel diavolo tentatore alla fine l’aveva spuntata. Le sollevai la t-shirt, liberando le sue meravigliose tette dall’ ingombro della maglietta. Afferrai le mammelle e, lentamente, iniziai a massaggiarle.

“hoooooo!
“Shhhhh! Facciamolo in silenzio! Monella! Il nonnino ha deciso di soddisfarti! Sei contenta!

Mosse il capo in segno di assenso.
Per cominciare le baciai i capezzoli e, risalendo fino al collo, posai le labbra sulla bocca. Lei aprì la sua accogliendo la mia lingua. Il bacio fu lungo e appassionato.

L’aiutai a togliersi i pantaloni del pigiama. Mi infilai in apnea sotto la trapunta e seguendo il solo istinto raggiunsi la sua figa. Lei intanto aveva allargato le gambe permettendomi di infilare la bocca nello scoscio.
Il contatto della bocca con la carne viva della figa suscito un lieve sussulta del corpo ed un lamento appena percepibile.

Ritornai a baciarla . Poi fu lei a venirmi addosso, e dopo avermi aiutato a sfilare la tuta, si infilò sotto la coperta. Con le mani prese a stimolare il cazzo, facendo scivolare la pelle lungo l’asta. Le sue mani si muovevano come al solito con delicatezza. Poi una sensazione di caldo avvolse il cazzo e capì che la sua bocca aveva iniziato a pompare.

Nello stesso istante le presi la testa ed inizia a spingere il cazzo nella gola profonda. Lei era sopra di me ed io da sotto la stavo scopando con forza nella bocca. Ogni tanto fermavo il mio impeto per darle la possibilità di respirare e sputare i impulsi di vomito e di saliva. Infatti in quelle circostanza la sentivo respirare con affanno.

Dopo un po mi venne addosso, cavalcandomi come un amazzone. Tenendo l’asta del cazzo, puntò la cappella contro la vulva vaginale, impalandosi fino a toccare i coglioni con i glutei.
Non appena percepì il caldo avvolgente delle pareti della figa, iniziai a spingere con possenti affondi mentre lei si muoveva con i bacino.
Dopo un inizio convulso, prendemmo un ritmo più regolare e veloce. I movimenti divennero perfettamente sincronizzati.

Come al solita Iya cavalcava in modo divino, facendomi sentire le vibrazioni del suo giovane corpo, che fremente si agitava sopra di me, godendo ogni attimo di quella frenetica cavalcata. Successivamente, lei era sotto di me, con le gambe oscenamente spalancate, ed io infilato tra le sue cosce la scopavo con possenti effondi.
In quei momenti la sentivo gemere in modo convulso perché si stava sforzando di non gridare. Dal tono dei singulti, gutturali, si capiva che si stava sforzando di tenere un volume basso.

“mmmmmm. Mmmmmm.mmmm

Mentre le martellavo la figa con penetrazioni profondi e devastanti, le pareti della figa si contorcevano dagli orgasmi, che si ripetevano con una frequenza impressionante.
Quando mi muovevo dentro di lei sentivo il suo corpo che vibrava come le corde di un violino. Ansimava senza soluzione di continuità.

“Mmmmmmmmm mmmmmmm

Dopo alcuni minuti aumentai il ritmo, con una serie possente di affondi penetranti, infine, al culmine del godimento, quando cominciai a sentire che i coglioni si stavano irrigidendo, le afferrai il culo e tenendo il cazzo in profondità, le sborrai dentro l‘utero. Nello stesso istante, sentì le unghie delle sue dita che affondavano nella schiena.

Mmmmmmm hooooooooooo siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Mi afflosciai sopra di lei, esausto. La sentivo ancora fremere e muoversi, cercando di godersi il cazzo fino a quando fosse rimasto ancora duro.
Infine lo tirai fuori flaccido e mi distesi al suo fianco.
La bacia nuovamente e mentre osservavo il buio mi addormentai tenendola stretta al petto.

Alle prime luci dell’alba mi alzai per preparare la colazione. Iya stava ancora dormendo. Uscì dalla camera da letto, in punta di piede, per non fare rumore. Dopo essere andato in bagno e soddisfate i bisogno fisiologici mi avviai verso la cucina. La luce era accesa e si sentivano rumori di stoviglie. Pensai che fosse Irina.

Appena entrato trovai il seggiolini della bambina posato sul tavolo, e dentro c’era Anastasya che stava trastullandosi con un giocattolo. Iya era ai fornelli intenta ad armeggiare con un pentolino.

“Ti ho svegliato?
“No!
“Forse ho fatto rumore mentre uscivo dalla camera?
“Non è possibile perché stanotte non ho dormite nel lettone!
“Cosa hai detto?
“Ieri sera Anastasyia si è svegliata! Era nervosa e non prendeva sonno! Allora ho detto a Irina che forse sarebbe stato meglio se lei fosse venuta a dormire con te! Così potevo stare vicina alla bambina per calmarla.
“Ah!
“Sei stravolto! Ti senti bene?
“come? No! Anzi…. E sorrisi come un idiota..

Così va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )

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