“No ti capisco! Ti ho regalato
una crociera da favola! Un’occasione unica, per rivivere la nostra meravigliosa
luna di miele e tu cosa fai? Poni come condizione che nostra figlia venga con
noi!
“Carlo! Lo sai come la penso? Ilaria non la
lascio a nessuno!
“Ma ci sono i tuoi genitori o i
miei? E loro sarebbero contenti di potersi prendere cura della loro nipotina!
Almeno dimmi il motivo di questa tua paura? Perché… perchè non c’è dubbio che
si tratta di paura!
“Ilaria è ancora una bambina! È
nell’età più difficile, e credo che non sia consigliabile lasciarla in balia a
dei vecchi!
“Bambina! Ha già compiuto tredici
anni! E da quello che ho potuto capire è anche sveglia per la sua età! E poi è
ora che cominci anche lei a prendersi qualche responsabilità!
“Non cambio idea! Ilaria verrà
con noi! Non sei d’accordo? Allora rinuncio alla crociera!
“Sei incredibile! La mandi in gita
con la scuola senza esitare un istante e quando si tratta di lasciarla dai
nonni ti opponi! Eppure dovresti essere diffidente più verso gli estranei! Che
razza di fobia è la tua?
“La nave è grande abbastanza da
ritagliarci dei momenti di intimità! Ilaria non rappresenterà alcun problema!
Vedrai! E poi lei si divertirà un mondo, ne sono sicura!
“Quella ragazzina la vizi troppo!
Non dovresti essere così protettiva! Rischi di trasformarla in una ragazza
imbranata!
“Ilaria è una ragazzina
intelligente! Non voglio sacrificarla per scelte egoistiche!
“Ok! Hai vinto tu! Ilaria verrà
con noi!
Carlo non avrebbe mai potuto
immaginare il terribile trauma che nascondevo dietro quel muro di paura, che avevo subito all’età di tredici anni.
Oggi ho trentasette anni, eppure ogni
volta che rievoco quei giorni tremendi, ancora adesso la pelle reagisce come se
fosse esposta a folate di vento gelido, inoltre il cuore mi batte forte, perché
rivivo quelle forti emozioni e gli episodi terribili che li hanno
caratterizzati, sempre presenti nella mia mente.
Eppure sono accaduti:
“Estate del 1987, la scuola era
terminata da una settimana. Le prove d’esame di terza media mi avevano
provocato alcuni problemi. La paura di non superarli si era trasformata in una
vera e propria angoscia, lasciandomi completamente affaticata.
In quel periodo, la mamma e papà
avevano programmato una crociera per celebrare degnamente l’anniversario del
loro quindicesimo anno di matrimonio, ripetendo la fantastica esperienza della
luna di miele. La vacanza sarebbe durata due settimane.
Durante la loro assenza decisero
di affidarmi al nonno paterno. Un vecchio di sessanta cinque anni, vedovo.
Pensarono che la casa del nonno
fosse adatta a farmi riprendere le energie consumate durante la sessione
d’esame. La scelta, invece, si rivelò terrificante e angosciante perché il
nonno nei miei confronti aveva sempre palesato un atteggiamento ambiguo e
libidinoso.
Ricordo, tutte le volte che andavamo
a fargli visita, mi trattava sempre con modi accattivanti, ed eccessivamente
affettuosi, che mi suscitavano subito diffidenza circa le sue reali intenzioni nei
miei confronti.
A volte mi costringeva a sedermi
sulle sue ginocchia, anche contro la mia volontà. In quelle circostanze le sue
mani si muovevano sul mio corpo in modo lascivo ed innaturale, lasciandomi intendere
propositi poco seri e niente affatto amorevoli.
Alla presenza dei miei genitori
si comportava come un nonno esemplare, ma appena restavo da sola con lui mi
costringeva a sedermi sul suo grembo, come un amazzone, con le gambe spalancate,
aperte al suo inguine, ed il seno rivolto verso di lui.
In quelle occasioni ficcava le
mani sotto il vestito e ridendo mi palpava le natiche e la schiena. Poi
tenendomi stretta al suo grembo, premeva contro il mio scoscio facendomi
percepire la possente erezione, che palpitava nei suoi pantaloni.
In quei momenti tentava anche di
baciarmi, ma io giravo la testa. E lui, per niente intimorito da quel
atteggiamento contrariato, persisteva nella sua azione perversa, e tenendomi
serrata mi baciava il collo in modo osceno.
Man mano che crescevo, le sue
attenzioni diventavano sempre più morbose.
Il natale precedente la crociera,
la sua perversione sessuale si svelò per la prima volta in tutta la sua estrema
bassezza.
Alla vigilia, mamma e papà, andarono
al supermercato a fare le ultime compere, lasciandomi da sola con lui.
Quella sera mi ricordo che, prima
che i miei genitori lasciassero l’appartamento, corsi subito in camera, per
chiudermi dentro.
Appena entrai mi venne un colpo.
Il nonno aveva tolto la chiave dalla serratura.
Infatti, alcuni minuti dopo lo
sentì arrivare. Mi rifugiai immediatamente sotto il letto. Ma lui non si fermò
davanti a nulla. Entrò in camera, e con un ghigno malefico, inizio a cercarmi.
“Diavoletto! Dove ti sei
nascosta? Vuoi giocare? E allora stabiliamo una regola! Se ti trovo dovrai
subire una penitenza! Hahahah! Cu cu! Sei qui? No! Fuochino!
All’improvviso, il bagliore della
luce mi investì in pieno, scoprendo il nascondiglio. Mio nonno mi apparve come
un gigante. Come un ciclope teneva sollevato il letto, mentre io giacevo sul
pavimento nella tipica posizione fetale.
“Eccoti! Ti ho trovata! Ora
dovrai subire la penitenza!
“Nonno! Ti prego! Vai via!
Lasciami sola! Non voglio giocare!
“Come? Non eravamo d’accordo? Non
si fa così! I patti si devono rispettare! Forza alzati!
Mi alzai, tenendomi le mani in
mezzo alle cosce. All’epoca già avevo intuito quale era il punto del mio corpo
che più gli interessava.
Abbassò il letto e si sedette
sulla sponda.
“Vieni qua! Non ti mangio mica!
Sono tuo nonno no?
“Ti prego nonno! Lasciami stare!
Non voglio essere toccata!
In quel momento indossavo il
pigiama. Una T-shirt ed un pantaloncino corto. Sotto avevo soltanto le
mutandine di cotone. Non portavo reggiseno.
“MMM lo sai che sei già una
donnina!
Mentre mi parlava, mi fissava con
uno sguardo bramoso, e afferrandomi dalle braccia mi costrinse a ficcarmi in
mezzo alle sue cosce spalancate.
Appena mi accostai a lui, le sue
mani afferrarono le natiche ed iniziarono ad accarezzarmi in modo osceno.
“Certo che hai un culo bello
sodo! Scommetto che la tua fichetta e già ricoperta di peli!
“Nonno ti prego! Mi vergogno!
“Non devi vergognarti! Sei una
bella bambina! Dovresti essere orgogliosa della tua bellezza! Dai! Fammi vedere
la fichetta!
Così dicendo mi abbassai i
pantaloncini e le mutande fino a meta coscia.
Appena esposi la figa, i suoi
occhi strabuzzarono fuori dalle orbite. La bocca si aprì e la lingua scura
iniziò a scorrere lungo le sue labbra.
“Cribbio come sei pelosa!
Non finì la frase che la sua mano
destra iniziò a razzolare con le dita nel folto vello.
“Mmm è morbida! Il tuo seno mi
sembra già cresciuto! Scommetto che è più grosso di quello di tua madre! Dai,
togliti la maglietta!
“Nonno ti prego! Smettila! Mi
vergogno!
“Non fare storie! Guardo solo un
pochino!
Mi fissò intensamente aspettando
che mi comportassi nel modo che aveva chiesto.
Impotente di fronte alla forza
della sua autorità afferrai i lembi inferiori della maglietta e lentamente, con
molto imbarazzo, sfilai l’indumento, scoprendo il seno, che era a pochi
centimetri di distanza dalla sua bocca.
“Accidenti! Hai un seno
sviluppato! Ho voglia di baciartelo!
Avvicinò la bocca umida di saliva
e con rudezza strinse le labbra attorno ad un capezzolo. Quel contatto
improvviso mi fece rabbrividire la pelle. Una scarica di adrenalina si diffuse
lungo tutta la spina dorsale ed i capezzoli divennero turgidi come rocce.
“A! Ti sei eccitata! Lo vedo dai
capezzoli duri! Ti è piaciuto!
“Nonno ti prego! Lasciami andare!
“Non ho ancora finito! Ricordati
che devi fare una penitenza! Ora girati dall’altra parte!
Feci quello che mi aveva chiesto.
“Nipotina mia! La natura è stata molto
generosa con te! Hai un culo da favola! Hai già avuto le mestruazioni!
“Si! una settimana fa!
“Allora sei già una donna! E lo
sai cosa fanno le donne con gli uomini!
“No!
“Il nonno ti vuole bene! E ti
insegnerà tante cose! Così non farai brutte figure con il tuo moroso!
“Ma io non ce l’ho ancora il
moroso!
“Sei bella! E non ci vorrà molto
tempo! Ora pensiamo alla penitenza! Allarga leggermente le cosce!
Divaricai le gambe fintanto che
non estesi l’elastico dei pantaloncini.
“Ora siediti sul mio grembo!
Appena mi sedetti, qualcosa di
duro si infilò nel mio scoscio. Abbassai lo sguardo e vidi la grossa cappella
del suo cazzo che spuntava minacciosa dal basso ventre e sbatteva contro il mio
pube.
Era rossa e bagnata da un
sostanza luccicante.
“Ora stringi le cosce e muovi
lentamente il bacino! Avanti e indietro!
Cominciai a muovermi come mi aveva
detto. In quei momenti sentì la consistenza del suo cazzo che strofinava contro
le labbra della figa.
Anche se ero terrorizzata e
scioccata per quanto stava succedendo, quel contatto continuo mi stava
provocando delle lievi sensazione di piacere.
“Cosìììììì mmm dai
muovitiiiiiiiiii!
Mio nonno mi teneva serrata a lui
e spingeva contro il mio culo, strusciando il cazzo tra le labbra della vagina, per ottenere il massimo godimento possibile. Ad un certo punto si sdraiò sul
letto trascinandomi con se.
Si era
steso supino sul letto, io nella stessa posizione sopra di lui, con il suo cazzo stretto
in mezzo alle cosce. In quei frangenti le sue mani si erano chiuse a coppa sulle
mie tette stringendole con violenza.
“MMMM non ce la faccio piùùùù!
Non finì la frase che alcune
gocce di sperma uscirono dalla sua cappella impregnandomi i peli del monte di
venere. in quegli istanti, continuando a muovere il suo cazzo in mezzo alle mie cosce, segava quel grosso ingombro fino all’ultima stilla di sborra. Poi lo
cosparse sulla figa e sul ventre.
“Sei stata brava! Se ti
comporterai sempre così ti farò dei bei regali!
Ero sconvolta e terrorizzata, mi
alzai i pantaloncini e corsi a rinchiudermi nel bagno. Mi piegai nella vasca ed
iniziai a piangere. Anche se ero una ragazzina, capivo che le attenzioni del
nonno non erano corrette.
Lui stava abusando del mio corpo,
contro la mia volontà. Ero terrorizzata ed incapace di reagire a quelle azioni
deplorevoli. Avrei voluto raccontare tutto ai miei genitori, ma non trovai mai il
coraggio di farlo, perché mi sentivo responsabile delle attenzioni del nonno.
Temevo il loro giudizio,
soprattutto l’accusa di essere la causa del suo comportamento, perché lo avevo
provocato. Così decisi di non dire nulla,
serbando dentro di me il terribile segreto.
Da quel giorno cercai di evitare
di restare da sola con lui. E nei mesi successivi, quando andavamo a trovarlo,
inventavo mille scuse per mantenermi lontano dalle sue attenzioni morbose.
Avevo paura di subire lo stesso trattamento che avevo vissuto a natale.
Quando i miei mi lasciarono da
lui, in quelle due settimane estive, mi resi subito conto che per me era come
affrontare l’inferno, e sarebbe stato difficile mantenere quella linea di
difesa senza la presenza dei miei genitori.
Nonostante che mi fossi lamentata
energicamente con i miei, che non comprendevano la natura di quella paura e
nonostante avessi espresso il desiderio di restare in città con gli zii, mio
padre fu irremovibile, non cambiò idea.
Così alla vigilia della partenza
mi portarono dall’orco e lasciandomi in balie delle sue perverse manie mi
condannarono ad una sorte terribile.
Appena vidi l’auto dei miei
genitori allontanarsi lungo il viale, mi venne un crampo allo stomaco. Mi
sentivo in trappola, e, per quanto mi guardavo attorno non vidi alcuna
possibilità di fuggire dall’attenzione di quel maniaco. Così mi rassegnai
impotente al mio destino.
Il primo giorno corsi in camera e
scesi soltanto a tarda sera, vinta dai pungoli della fame. Il nonno aveva già mangiato.
Il televisore era acceso e lui
era comodamente seduto sul divano. Attraversai il corridoio senza soffermarmi a
guardare nel soggiorno. Entrai in cucina mi preparai un panino in fretta, poi
afferrai una coca cola e mentre stavo lasciando la cucina la sagoma del suo
corpo massiccio si stagliò di fronte a me.
“Ei diavoletto! Ti sei
spaventata? Ahahah
Mi guardava con occhi truci,
rideva con la bocca aperta, mostrando il colore marrone della dentatura. Piegai
le spalle e mi appoggiai alla porta.
“Nonno! Ora vado in camera! Buon
notte!
“Come? Mi lasci da solo? Vieni
nel soggiorno, fammi un po’ di compagnia! Non vuoi bene al tuo nonno?
“Si! Ma preferisco andare in
camera!
“No! Non sono d’accordo! Ora tu
vieni in salotto con me! Senza discutere!
Mentre proferiva quella frase con
tono minaccioso, mi guardò intensamente.
Così vinta dalla sua prepotenza,
lo seguì come un agnellino. Costringendomi a sedere sul divano al suo fianco.
“Certo che in Italia le
trasmissioni sono tutte uguali! Una vera schifezza! Ti piacerebbe vedere un
film?
“Non lo so! Che film?
“Film che tu non hai mai visto!
Ti assicuro che sono molto interessanti!
Si alzò ed andò verso il
televisore. Nelle mensole del mobiletto c’erano allineate della cassette video,
senza etichetta. Lui n’afferrò una e la infilò nel videoregistratore, poi
sorridente tornò a sedersi.
Pigiò sul telecomando e lo schermo
s’illuminò di un colore giallo. Poi comparve un logo ed infine il titolo del
film: Inzest.
Quel titolo non prometteva niente
di buono.
Le prime immagini riguardavano la
figura di una persona anziana che si aggirava per la casa. Ad un certo punto si
ferma davanti ad una porta chiusa.
Sul pavimento ci sono dei vestiti
di donna. Lui le raccoglie, le annusa e poi impreca contro la nipotina
disordinata. Dopo alcuni minuti il vecchio e la nipotina sono seduti in cucina.
Lui si avvicina da tergo e comincia ad accarezzarle le tette. Lei non si
oppone, lasciandosi toccare il seno e le cosce, poi sorridente si inginocchia
di fronte al vecchio, le apre la cerniera dei pantaloni estrae il cazzo e dopo
averlo menato per alcuni secondo, inizia a succhiarlo.
“Guarda! Non è eccitante! Ti
piace?
Ero completamente terrorizzata.
Bloccata su quel divano, non ero in grado più di muovere un solo muscolo.
Stavo seguendo quelle scene
spaventata, mentre lui si godeva con un sorriso disgustoso le evoluzioni di
quel pompino, mentre il mio stomaco era in preda dei crampi.
Ad un certo punto accadde ciò che
temetti. Il nonno si aprì i pantaloni ed estrasse il suo enorme cazzo.
“Guarda quella cagna come
succhia! Cribbio mi piacerebbe che succhiasse il mio mmmmm
La sua voce era stravolta
dall’eccitazione. E mentre guardava il televisore, una mano scivolava lungo
l’asta del cazzo, muovendo la pelle su e giù. Poi, si rivolse a me:
“Non ti eccitano queste scene? Io
sto impazzendo dal desiderio per quella troietta! Mmmm è bello! Dai masturbati
anche tu!
La sua mano correva veloce sul
cazzo, mentre le scene pornografiche si succedevano sullo schermo in un
crescendo sempre più eccitante. La ragazzina si era messa a pecorina ed il
vecchio da tergo la stava chiavando con il suo enorme cazzo. Era lucido e nero,
e si muoveva velocemente nella figa, dentro e fuori. Intanto che osservavo sgomentata
quelle scene, l’urlo del nonno irruppe coprendo i lamenti della ragazza.
“Grrrruuuuuuuuuu mmmmmmmmmmmm
tooooooooooo puttanellaaaaaaaa mmmm
Il nonno stringeva il cazzo,
mentre dal foro del glande uscivano zampilli di sperma. Alcune gocce mi avevano
colpito le gambe e rivoli, spessi e biancastri, colavano lentamente verso
l’interno coscia.
Spaventata buttai il panino a
terra e corsi via. Presi sonno solo a tarda notte. La mattina seguente mi
svegliai e ringraziai il signore per essere stata risparmiata dalle attenzioni
del nonno.
La giornata si svolse senza
incidenti. Il nonno rimase tutto il giorno nell’autorimessa a lavorare sul
motore di un vecchio motocarro.
Durante il pranzo non successe
nulla. Mi raccontò la storia della sua vita. In quei momenti mi sembrava tenero
e stentavo a vedere in lui il maniaco sessuale che mi aveva obbligato a
soddisfarlo. Anzi mi invitò per la pizza. Così il pomeriggio mi preparai ed
insieme ci recammo in città.
Mi lasciò da sola nel centro
commerciale.
“Sonia! Mi raccomando non ti
allontanare! Ci vediamo qua tra un’ora circa, adesso debbo sbrigare una
faccenda urgente!
“Va bene nonno!
Dopo un’ora abbondante ritorno.
Lo vidi molto compiaciuto. Gironzolammo a lungo per il centro e infine, a tarda
sera, ci siamo recati presso la Pizzeria del Moro.
Durante tutta la sera è stato
gentile. Per un momento ho sperato che fosse veramente cambiato. Quando si
comportava bene era veramente un nonno amabile.
Cantai vittoria troppo in fretta,
infatti mi ero sbagliata sul suo conto. L’orco riemerse.
Durante il tragitto di rientro a
casa, la sua perversione si manifestò nuovamente. La mano destra, quando non
era impegnata a manovrare il pomello delle marce, si muoveva in mezzo alle mie
cosce, stimolandomi le labbra della figa.
“Nonno! Ti prego smettila!
“Lo so che ti piace! Dite tutti
così! Poi in fondo provate piacere! Tieni le gambe larghe!
Mi aveva sbottonato i jeans ed
aveva ficcato la mano nelle mutandine. Percepivo le sue dita che si muovevano
tra le labbra interne cercando di penetrarmi. In quei momenti, sebbene fossi
sconvolta dalla sua azione, non potei fare a meno di provare emozioni forti ed
una piacevole sensazione che saliva dal basso ventre facendomi vibrare l’addome
ed il seno. Mi ero appoggiata con la testa sul vetro, tenendo gli occhi chiusi,
e mi sforzavo di non urlare dal godimento. Non volevo incoraggiarlo.
Ad un tratto avverto la macchina
che si ferma.
Siamo in una piazzala circondato
da alti cespugli.
Fuori è buio pesto. La sua mano
non è più in mezzo alle mie cosce.
“Perché ci siamo fermati?
“Perché mi è venuta una gran
voglia di scoparti!
“Nonno! Ti prego non farlo! Ho
paura!
“Non ti preoccupare! Non
succederà adesso! Però potresti aiutarmi a soddisfare la voglia che mi sta
facendo impazzire il cazzo!
“Non capisco?
Mi prese la mano e la posò sul
suo cazzo duro. Nel buio non lo vedovo, ma lo percepivo voluminoso e pulsante
nella mia mano.
“Ora stringi e muovila
velocemente!
Iniziai a segarlo, dopo alcuni
minuti mi faceva male il braccio, per questo i movimenti cominciarono a
scemare, riducendosi a dei lenti scatti.
“No! Così non va bene! Ho un’idea
migliore! Forse sarebbe meglio se tu lo prendessi in bocca!
“Nonno! Ti prego! Portami a casa!
Iniziai a piangere. Lui, spietato
come un diavolo dell’inferno, mi afferrò la testa e la spinse giù fino a farmi
urtare con la faccia contro il suo cazzo.
“Ora apri sta cazzo di bocca e
succhia!
Tremavo dalla paura. Il tono
deciso della sua voce mi aveva terrorizzata. Così rassegnata aprì le labbra e
presi in bocca la cappella.
Lui ne approfittò spingendo la
testa verso il basso.
“Ora cerca di ingoiarlo fino in
fondo alla gola! Poi vai su e giù, fino a quando non senti la sborra in bocca!
hahahah
Feci come mi aveva detto. Il suo
cazzo era talmente grosso che avevo difficoltà a contenerlo nelle gote. Ogni
tanto dovevo staccarmi per sputare i conati di vomito e di saliva.
Un po’ alla volta cominciai a
prendere un ritmo costante. E questo a lui piaceva.
“mmm cominci ad essere bravaaaaaaa mmm ora lecca la cappella come se
fosse un gelato!
Dopo una mezzora abbondante di
quel trattamento.
“Grrrr godooooooo mmm non
fermartiiiiiiiiii mmmm
Mi afferrò la testa e tenendola
ferma, spinse il suo cazzo in profondità, fino in fondo alla gola, poi lo sentì
palpitare per alcuni secondi. Infine la sborra uscì copiosa, riempiendomi la
bocca.
Quello fu l’inizio della fine. Nei
giorni successivi, quando le prendeva la follia del sesso, mi raggiungeva in
camera e mi costringeva a fargli un pompino.
Una mattina, come di consueto, mentre
stavo in camera a disperarmi per lo stato di segregazione in cui mi aveva costretto,
mi raggiunse. Ormai mi muovevo come un automa. M’inginocchiavo di fronte a lui
aspettando che si aprisse i pantaloni.
“No! Ho in mente un altro
giochetto! Vedrai che ti piacerà! Spogliati!
“Ma nonno! Mi vergogno! Ho paura!
Cosa vuoi farmi!
“Stai tranquilla! Non voglio
scoparti! La ciliegina l’ho riservata per un’occasione speciale! Non fare
storie e spogliati!
Il tono della sua voce m’incuteva
sgomento, così, tremolante ed in preda alla disperazione mi tolsi i vestiti,
esponendo il mio corpo nudo al suo sguardo libidinoso.
“Sei una ragazzina, ma il tuo
corpo è bello come quello di una donna! Mmm vieni! Voglio insegnarti un nuovo
giochetto!
Non finì la frase che anche lui
iniziò a spogliarsi. Man mano che si toglieva gli indumenti il suo corpo tozzo
e deformato dalla massa adiposa, si svelava sotto i miei occhi disgustati.
Alla fine anche lui si trovò
nudo, con il suo enorme ventre peloso. Il suo cazzo era già duro e lo vedevo vivo
a pronto a minacciare la mia intimità.
“Ora io mi sdraio sul letto e tu
vieni sopra di me!
“Oddio nonno cosa vuoi fare?
“Calmati! Non devi salirmi sul
grembo! Dovrai aprire le gambe ed appoggiare la fichetta sulla mia bocca! In
volgare si chiama sessantanove! Vedrai ti piacerà un casino! Ahahah
Il nonno, dopo essersi sdraiato sul
letto, mi fissò con uno sguardo da pazzo furioso e poi m’invitò a raggiungerlo.
Con molta difficoltà riuscì a stendermi sopra di lui nella posizione che aveva chiesto.
“Ora prendimi il cazzo in bocca e
succhia! Ed io mi diletterò a leccarti la fichetta! Mmmm che delizia! hahahah
Il nonno iniziò a stimolarmi il
clitoride, man mano che procedeva, percepivo le sue dita che razzolavano lungo
le pieghe della figa. Tuttavia, il terrore che sentivo verso di lui, non mi
impedirono di provare piacere. Non appena infilò la lingua nella carne viva
della figa non potetti fare a meno di lanciare un singulto di piacere. Mentre
la sua lingua si muoveva nella vulva vaginale il godimento che provavo mi
costringeva ad ansimare. Per un momento dimenticai tutte le vessazioni che
aveva subito e stavo subendo. Chiusi gli occhi e cominciai a muovere il bacino
come un’ossessa, per prolungare quella sensazione di benessere che saliva dal
basso ventre ed impregnava ogni cellula del mio corpo.
“OOOOOOOOO mmmmmmmm!
“Lo sapevo che ti piaceva!
Ahahahah Dai sfogati sul mio cazzo e fallo sborrare!
Fu la prima volta che accolsi con
piacere il cazzo del nonno nella mia bocca, la voglia mi aveva scombussolato la
mente, per cui mi colse il desiderio di soddisfarlo. Il mio corpo fremeva dal
godimento e la mia mente aveva trovato nel cazzo del nonno lo stimolo ideale
per conciliare in modo sublime quella situazione idilliaca.
Muovevo veloce le labbra lungo
l’asta, facendo scivolare la pelle sulla massa dura e pulsante. Ogni tanto
leccavo i contorni della cappella soffermandomi a lungo sul prepuzio. Il foro
del glande era largo perciò mi venne naturale infilarci la punta della lingua.
Sentivo il corpo del nonno che fremeva, all’unisono con il mio. In quegli
istanti aveva dimenticato le amarezze, i soprusi, il terrore e dolcemente stavo
naufragando in un mare di piacere.
Ad un tratto il cazzo del nonno
divenne più rigido, segnalandomi un imminente sborrata.
Aumentai il ritmo del pompino. Lui,
colse quel momento e lo sentì mentre mi afferrava le labbra della figa e
tenendole separate infilò la lingua in profondità. La sua bocca era affondata
nello scoccio e si muoveva in perfetta simbiosi con la mia.
Nello stesso istante in cui la
sborra del nonno mi riempiva la bocca, senti una forte sensazione al basso
ventre, erano delle contrazioni vaginali e la figa sembrava presa in un vortice
incredibile. Fu il mio primo orgasmo.
Quella notte, per la prima volta,
ho dormito serena. Ero sempre consapevole che il nonno si stava comportando in
modo sbagliato. Ma dopo quel giorno, ormai rassegnata al mio destino, pensai
che quel trattamento tutto sommato era il male meno peggiore.
Dovevo tirare avanti ancora una
settima e poi i soprusi sarebbero terminati.
Tuttavia, avevo perso il senso
del pudore, ero disorientata e sinceramente non mi ripugnava sentire la bocca
del nonno sulla mia figa. La mia coscienza si era annullata ed ero
completamente soggiogata dalla sua forte personalità. In psicologia la chiamano
la sindrome di Stoccolma, quando la vittima si lega affettivamente al
carnefice.
Quindi, mi sembrò naturale
aderire al suo invito di dormire insieme nel lettone matrimoniale.
Così la sera, prima di
addormentarci ci congiungevamo in quella meravigliosa posizione per darci il
massimo piacere reciproco.
Ma nei giorni seguenti capì che
il nonno si stava preparando per il grande evento. Quello che avevo temuto più
di tutti.
La domenica ci alzammo molto
tardi. La sera precedente avevamo fatto le ore piccole e lo avevo spompinato a
dovere per tre volte di seguito.
Durante la colazione.
“Lo sai che cosa è oggi?
“E’ domenica!
“Si! ma è anche un giorno speciale!
Indovina perché?
Lo guardai perplesso.
Sinceramente non sapevo rispondere.
“Oggi è il mio compleanno! Compio
sessanta sei anni! Ed ho deciso di farmi il migliore regalo che un uomo possa
desiderare! Non indovini?
Il mio sguardo rimase ancora
perplesso.
“Anzi non ti dirò nulla! Vorrei
farti una bella sorpresa! Ahahah
La sua risata malefica mi fece
venire la pelle d’oca. Il suo sguardo compiaciuto non prometteva nulla di
buono. Dovevo aspettarmi il peggio.
La giornata si condusse nell’assoluta
normalità. Lui non mi cercò, anzi sembrava che volesse evitare qualsiasi
contatto. Iniziai ad agitarmi, perché ormai lo conoscevo. La sua mente malvagia
stava escogitando qualcosa di perverso.
Quella sera, dopo cena, guardammo
la TV. Per la prima volta mi risparmiò la sorte di costringermi a vedere un
film porno.
Verso le nove decidemmo di andare
a letto.
Oramai ero rassegnata, quindi m’infiali
nel letto nuda, aspettando che lui facesse la stessa cosa.
“Senti questa è una serata
speciale! Per la circostanza ho deciso di fare una cosa che ho sempre sognato!
La vedi quella scatola sul comodino?
“Si!
“Prendila, vai in camera tua ed
indossa quello che c’è dentro! Poi raggiungimi subito!
Scesi dal letto, mi avvicinai al
comodino, afferrai la scatola e mi diressi verso la mia camera.
Una volta dentro, posai la
scatola sul letto e lentamente sollevai il coperchio.
Appena l’aprì rimasi basita. Il
terrore ritorno a farmi tremare la pelle ed il cuore.
Dentro c’era un babydoll, nero,
trasparente. Un tanga succinto, nero con i bordini rossi. Calze e reggicalze
nere, di nylon, in fondo un paio di scarpette, cromate nere, con tacchi
altissimi.
Cominciai a respirare con
affanno. Quegli indumenti mi suscitavano nella mente il sospetto che il nonno
volesse fare qualcosa di diverso. Quello che avevo sempre temuto. Mi sentivo in
trappola. Esitai un momento, mi guardai attorno per cercare una possibilità di
fuggire da quella condanna a morte.
Mi arrivò la voce rauca del nonno
che reclamava il suo regalo.
Tremolante come un febbricitante,
iniziai ad indossare la lingerie. Quando m’infilai le scarpette mi avvicinai
allo specchio.
Mi spaventai per quello che
vedevo riflesso. Non ero io.
L’urlo del nonno mi fece
sobbalzare. Oramai il destino si stava avviando verso l’epilogo finale. Con le
mani tra le gambe raggiunsi la sua camera da letto. Appena entrai:
“Caspiterina! Sei un incanto! Ho
cercato di immaginare come potevi essere! Ma la realtà supera di gran lungo la
fantasia! Vieni qua! avvicinati!
Mi accostai a lui titubante.
Appena fui nel suo raggio di azione, le sue mani rozze si infilarono sotto il
babydoll impastando violentemente il glutei e le cosce.
“MMM non resisto! Siediti sul
bordo del letto! E spalanca le cosce! Dio quanto sei bella! Sei molto
eccitante!
Dopo che mi ero seduta, lui, in
preda alla più bassa libidine, s’inginocchiò tra le mie cosce aperte.
Poi, con lo sguardo famelico, iniziò
ad accarezzarmi le cosce, e risalendo lunghi i fianchi raggiunse il seno. Si
avvinghio con entrambi le mani, impastando le tette come gommapiuma. La sua
bocca si posò su un ginocchio e lentamente si spostò sul ventre. Poi mi diede
una leggere spinta, facendomi adagiare con la schiena sul letto.
In quella posizione mi alzò le
gambe, oltre le sue spalle.
“Accidenti! Sei un
favolaaaaaaaaaaaaaa!
Senza esitare, si tuffò con la
bocca in mezzo alle cosce spalancate, leccandomi la figa ed il perizoma. Poi
scostò di lato il tenue indumento e, voglioso, ripresa a razzolare con la
lingua lungo le fenditure della vagina.
“Sonia! Non ce la faccio più! Ho
voglia di prendere il mio regalo!
“Nonno! Cosa hai intenzione di
fare! Noooooooooo ti prego quello noooooo!
Le mie suppliche sembravano
rivolte ad un muro di pietra. Si era inginocchiato sul bordo del tetto, tenendo
il suo cazzo con una mano, come l’impugnatura di una spada. Poi avvicino il
glande alla vulva vaginale, facendola scivolare lungo l’apertura tre le piccole
labbra.
In quel momento sentivo qualcosa
che premeva contro la figa, ad un certo punto avvertì la sensazione di una cosa
che penetrava allargandomi la vagina.
Il glande del nonno si era già insinuato
tra le piccole labbra. Il grosso bulbo ora aveva la strada libera e nulla
poteva fermarlo. Piangevo e mi disperavo, ma era del tutto inutile.
“Sonia sei pronta?
“Nooooooooooo ti pregoooooooo non
farloooooooooo ho pauraaaaaaaa!
Non finì la frase, che avvertì
una forte lacerazione nella zona inguinale. Cominciai a provare un dolore acuto
che aumentava man mano che il cazzo si faceva strada dentro di me. Lo spasmo
era talmente forte che affondai i denti nell’avambraccio del nonno.
Alla fine lanciai delle urla
allucinanti:
“aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
“MMM sei strettissimaaaaaaaaaaa
mmm caldaaaa è bellissimoooooo! Dio ti ringrazio del dono
straordinarioooooooooooooo ora godiiiiiiiiiiii anche tuuuuuuuuuu
Così dicendo iniziò a muoversi
dentro di me, prima lentamente, poi con ritmi frenetici e sempre più veloci.
Alla fine il moto divenne regolare ed il dolore cominciò a svanire man mano che
il nonno aumentava gli affondi dentro di me.
La sua azione era impetuosa e
sembrava un diavolo dell’inferno.
Il suo rozzo corpo era
completamente steso sopra di me, tenendomi le gambe bloccate sulle sue spalle.
“E’ inutile che tenti di
soffocare il piacere! Lasciati andare! Mmmm lo senti! Ti piaceeeeeee?
Non gli rispondevo più. Guardavo
fissa nel vuoto, subendo impotente la sua vile aggressione. La sofferenza,
l’umiliazione, si fondevano tutto insieme. Ma, tuttavia, non potei negare a me
stessa la circostanza che il suo cazzo mi stava facendo impazzire dal
godimento. Il nonno continuò per parecchi minuti, sconquassandomi la figa fino
allo stremo. Anche se evitavo di urlare dal godimento, il piacere mi
costringeva a contorcermi come una biscia.
Quel giorno mi scopò in tutte le
posizioni possibili ed immaginabili.
Al termine di quella maratona di
sesso, quando stanco si alzò dal letto, mi lasciò in lacrime, nella tipica
posizione fetale. Le mani erano strette in mezzo alle cosce, e con la mente cercavo
di lenire il forte bruciore che avvertivo nelle parti intime.
L’ultima settimana fu terrificante,
perché il nonno, più volte al giorno, sfogò la sua folle libidine nei modi più
perversi possibili, e una sera, nell’autorimessa, ne approfittò anche per sodomizzarmi,
poi divenne la regola.
Quando vennero a prendermi i miei
genitori fu un sollievo indescrivibile. Piansi dalla gioia. Quel mostro propose
persino di ospitarmi tutta l’estate.
Io, per la prima volta, lo
affrontai con decisione opponendomi con tutta la forza alla sua offerta.
I miei genitori non compresero
quella strana reazione, e mi rimproverarono di essere stata maleducata con il
nonno.
Prima di lasciare la sua casa gli
lancia una maledizione per il male che mi aveva fatto. Mi aveva tolto i sogni
dell’adolescenza, facendomi vivere prematuramente le violenze della vita.
Qualche mese dopo morì in un
incidente stradale. Pregai affinché la sua anima dannata finisse dritta
all’inferno.
Non lasciate i vostri figli a
nessuno.
Guzzon59 (Claudigusson@ymail.com)
3 commenti:
Bellissimo come sempre però non sarebbe stato meglio se la ragazzina avesse avuto qualche anno di più?;-)
A buon intenditor poche parole...non aggiungo altro!
Questo racconto ha due chiavi di lettura, a seconda delle inclinazioni del lettore, quindi potrà suscitare passione o disgusto. L'età? il racconto non avrebbe avuto alcun senso se la protagonista non fosse stata ingenua e in balia della volontà perversa degli adulti...quella è l'età in cui si subiscono le maggiori prepotenze e soprusi. Non solo fisici ma anche psicologici.
Il racconto non mi ha assolutamente disgustata te lo assicuro, solo l'età mi ha lasciato perplessa ma tu hai spiegato le motivazioni che mi sembrano plausibili.
Piccola curiosità...
i tuoi racconti sono ben costruiti per cui immagino che pur essendo frutto della fantasia siano anche pensati. Non riesco a immaginare che tu scriva di getto senza aver prima deciso come procedere. In linea di massima tutti gli scrittori degni di questo nome riflettono prima di scrivere. E' anche il tuo caso o mi sono sbagliata e vai di getto?
Potrei fare altre domande ma preferisco fermarmi qui, non voglio essere considerata invadente e noiosa. In futuro magari...
Grazie per la pazienza e la cortesia.
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