Il proverbio dice che chi disprezza compra..... è possibile che dietro
un sentimento di repulsione si nasconda un grande desiderio di
possedere.....
buona lettura
Una mattina
buona lettura
Una mattina
“Buon giorno Signorina! Sono il
Dottor Alberto Rossi!
La ragazza stacca lo sguardo dal
monitor: Buon giorno dottore!
“Ho un appuntamento con il Dottor
Bianchi! Credo alle ore 10.00 circa!
Alberto Rossi, avvocato penalista
in pensione, si è presentato nel mio studio legale puntuale come un orologio
svizzero. Voleva una consulenza professionale su faccende private, attinenti ad
interessi patrimoniali di famiglia, che era la mia competenza, essendo avvocato
civilista.
Premetto che Alberto ha
esercitato l’attività forense fino alla veneranda età di 70 anni.
Tuttavia, essendo ancora uomo
vigoroso, con la mente lucida, ha continuato la sua passione accettando la
nomina di Giudice di Pace.
E’ stato un penalista di primo
ordine. Ricordo che, ancora giovane studente in legge, con entusiasmo correvo alle
udienze dibattimentali in cui si esibiva con un eloquio brillante ed una
orazione da grande trascinatore.
Lo ricevo in piedi, come a
volergli tributare tutta la mia stima.
Entra nell’ufficio, ammiccando un
mezzo sorriso, mi ricorda subito che la visita è principalmente d’interesse e
poi di cortesia.
M’invita ad ascoltare con piena
attenzione e dato che gli argomenti che avrebbe trattato erano insoliti, non
dovevano essere giudicati ma analizzati con mente distaccata e professionale.
Poi aggiunse che la vicenda
richiedeva un riserbo assoluto e che la sua divulgazione avrebbe creato dei
veri e propri disastri in famiglia, gettando discredito sulla dignità del suo
casato.
Gli feci un cenno con la testa, annuendo
all’invito e, appoggiando le mani sulla scrivania, lo guardai aspettando che cominciasse
a parlare.
“La questione riguarda Carlo e la
moglie Alessia!
Carlo era suo figlio, un amico personale
di lunga data, dai tempi del Liceo.
“Dimmi!
“Vado, dunque, al nocciolo della
questione! E’ possibile apportare alcune modifiche al testamento?
“Certo!
“Ma vedi c’è un problema, anzi
una svolta radicale, vorrei lasciare la metà del mio patrimonio ad Alessia!
Era la nuora. Quella rivelazione
mi lasciò letteralmente basito. Sapevo che c’erano stati dei dissapori tra loro! Che cosa era successo da fargli cambiare
completamente opinione sulla nuora? La richiesta suscitò la voglia di capire i
motivi di tanta generosità verso una persona che lui non aveva mai apprezzato, facendo
un gesto che avrebbe danneggiato economicamente il figlio.
“Sul tuo volto, noto un velo di
perplessità! In questo momento non ritengo utile che tu conosca i motivi della
mia azione, quello che voglio da te è un consiglio professionale!
“Alberto, le tue parole mi
lasciano letteralmente stupito. Conosco tuo figlio, che tra l’altro è un amico
fraterno e ritengo che lui non sarà entusiasta della notizia!
“Credi forse che io sia diventato
completamente rincoglionito?
“No! Affatto! Potrei aiutarti
nella decisione, ma devo capire almeno i motivi di un’azione così importante!
Considera che tuo figlio, per difendere l’integrità del patrimonio, ha tenuto Alessia
fuori dei suoi affari e, tra l’altro, credo che abbia stipulato un contratto di
divisione dei beni!
“E’ vero! Non ha mai nutrito
molta fiducia in sua moglie! Ancora adesso non capisco che cosa lo abbia spinto
a sposarla!
“La sua bellezza! O forse per
sfidarti!
“Certamente per ripicca nei miei confronti!
“C’è per caso qualche problema
tra Carlo e Alessia!
“Si! Il loro matrimonio è
naufragato! Il divorzio è imminente!
La notizia mi lasciò perplesso.
Stavolta stentavo a capire, perché Alberto aveva sempre sperato che il figlio
divorziasse da Alessia. La decisione di cambiare il testamento proprio alla
vigilia di un evento tanto desiderato e che si stava anche realizzando, mi
apparve ancora più incomprensibile.
Approfittando di un momento di
pausa, lo incalzai.
“La modifica dell’atto, in ogni
caso, potrebbe creare dei problemi tecnici! Giacché l’entità del tuo patrimonio
è di notevole consistenza! Suggerirei piuttosto l’istituto della donazione di
qualche bene, che oltre ad essere la scelta migliore è, nello stesso tempo, un
atto che potrebbe soddisfare le tue aspettative e, soprattutto, eviterebbe il
sorgere di eventuali contenziosi tra Alessia e gli eredi legittimi!
“No! Voglio lasciare la metà dei
miei beni ad Alessia!
Quella volontà fu espressa con determinazione
e appariva irremovibile. Com’era possibile tanta generosità? Alberto, da quello
che sapevo, non aveva mai nutrito simpatia per la nuora.
Ricordo bene il periodo del fidanzamento
di Carlo. Le difficoltà incontrate nel fare accettare Alessia a suo padre. Spesso si era lasciato andare alla disperazione e, in quei momenti tragici, mi aveva confessato che il padre era contrario all’unione
con Alessia, in quanto la considerava una furba in cerca di fessi ricchi da
sposare.
Che cambiamento! Che cosa era
successo?
“Alberto! prima di esprimere il
mio giudizio vorrei almeno conoscere i motivi di tale decisione! Per trovare un
cavillo a cui affidarci!
Mi fissò con un’intensità
incredibile. Ebbi difficoltà a sostenere il suo sguardo. Alla fine fu lui a
cedere e, abbassando gli occhi, cominciò a parlare, come se fosse entrato in uno
stato ascetico.
Mi misi comodo, in posa di
ascolto, lui intanto non stava fiatando ma riflettendo. Poi iniziò a parlare
fissando il muro.
““Sono quaranta anni che vivo da
solo! Carlo ormai ha la sua vita! Dopo il suo matrimonio ho cercato di
rispettare la sua scelta di avere una casa propria, evitando di comportarmi
come un vecchio impiccione! Lo so che forse ho esagerato a tenerlo distante! Ma
vedi! Ho avuto l’esempio negativo di mio padre! Quello che era diventato! Un vecchio
petulante che per affermare la sua autorità, cercava ogni scusa per inserirsi
nella mia vita privata! Fino a rovinarla! Io non volevo fare il suo stesso
errore! Anche se non ho mai accettato il matrimonio di Carlo con Alessia,
Proseguendo:
““Quando mi sposai credevo che la
mia vita si concludesse felice, nella mia vecchia casa con Teresa. Invece la
vita, coma sai, a volte ci riserva sorprese amare e dolci, come se un
burattinaio intrecciasse i nostri destini a suo piacimento, senza alcuno scopo
se no quello di procurarsi un divertimento proprio fine a se stesso, un cinico che
gioca sulle nostre spalle.
“”Teresa, mia moglie, si è
separata da me che ero ancora giovane, lasciandomi Carlo in tenera età. Ho
affrontato quella decisione con coraggio, e con l’aiuto di mia madre sono
riuscito a dare a mio figlio quello che avrebbe voluto e desiderato anche lei,
il meglio. Carlo è un valido imprenditore, perché è riuscito a creare dal
niente una grande azienda di distribuzione alimentare, con diverse filiali sparse
in tutta la regione.
““In questi anni non ho mai
voluto colmare l’assenza di Teresa con un'altra donne. Le occasioni ci sono
state, ma non ho mai visto in loro quello che io volevo da una compagna.
Certo, ero ancora un uomo giovane
e vigoroso e, quindi naturale che sentissi dentro di me un forte desiderio di divertirmi.
Così ho fatto un compromesso con me stesso. Di rispettare il celibato di fronte
agli occhi di mio figlio e, al di fuori delle mura domestiche, di sfogare le
pulsioni sessuali ed il desiderio carnale con qualsiasi puttana che mi fosse
capitata nel raggio di azione, clienti, colleghe di lavoro e amiche, che
contattavo a causa del mio lavoro, evitando relazioni complicate con legami
sentimentali e duraturi.”””
…si ferma a riflettere….
Alberto prende un attimo di
pausa. Mentre lo ascoltavo, mi venne in mente che, nel nostro ambiente, era ricordato
come un vero lupo famelico, la fama di donnaiolo lo aveva fatto diventare un
mito. Un dubbio, però, ha arrovellato la mia testa per tanti anni: Mia madre
era molto legata a sua moglie e, stranamente non gli ha mai rimproverato la
separazione. Continuando a tenere con lui un legame d’amicizia che mi ha sempre insospettito.
Ritornai a concentrarmi sul
racconto…
Alberto continua:
““L’anno scorso, alla vigilia di
Natale, ho avuto un incidente stradale che mi ha cagionato dei problemi alla
schiena. Le conseguenze del sinistro mi hanno lasciato gli arti inferiori semi
paralizzati. Dopo due mesi di degenza, all’atto delle dimissioni dall’ospedale,
Carlo disse che non era opportuno che andassi a vivere da solo nella mia abitazione.
Giacché, ero ancora convalescente e bisognoso di cure mediche. Mi propose di
andare a vivere a casa sua, dove, senza preoccuparmi eccessivamente, mi avrebbe
attrezzato una stanza per poter effettuare tranquillamente le sedute di
fisioterapia per il recupero della funzionalità delle gambe.
…. Il dottor Rossi smette di
parlare. Da qui in poi è il suo pensiero ad esprimersi:
““Nonostante le proteste, dovetti
cedere alla sua insistenza ed accettare, malvolentieri, la reclusione forzata
presso la casa di Carlo, che significava la perdita della libertà, della
privacy e, soprattutto, la fine dei miei giochetti erotici con le puttane che acconsentivano
a prestare la loro preziosa opera a domicilio, dietro lauti compensi. Insomma
quella decisione ha rappresentato la fine del piacere che come un drogato, appagavo
con le troie di strada per colmare i frequenti momenti di sconforto e di
solitudine.
““Così ebbe inizio la mia vita di
prigioniero, un vero calvario. Carlo ed Alessia, con la massima gentilezza
possibile, hanno cercato, in tutti i modi, di farmi sentire a mio agio. Ma era
impossibile perché, non conoscendo le mie abitudini, nonostante la loro buona
volontà, non potevano darmi quello stile di vita a cui ero avvezzo da anni.
Insomma iniziai a sentire la mancanza delle puttane. Ero come un leone in
astinenza, seduto sulla sedia a rotelle che si aggirava per la casa come un
animale braccato.
I miei 70 anni non mi pesavano
affatto. Mi sentivo ancora forte e vigoroso, e qualche notte, sotto l’impulso
cieco dei sensi eccitati, sognavo di trovarmi nelle braccia calde di troie
sconosciute. Quei momenti onirici sublimi e piacevoli mi provocavano sofferenti
erezioni che sfociavano di solito in polluzioni notturne incontrollate.
La cosa mi recava molto
imbarazzo, soprattutto agli occhi di mia nuora.
“Una sera ho deciso di confidare le
mie esigenze a Carlo, soprattutto le pene che stavo soffrendo in quelle
condizioni. Mi rivolsi a lui da uomo a uomo e gli chiesi se poteva aiutarmi a
trovare una soluzione, arrivai persino a proporgli di invitare qualche mia
“amica”, le sere in cui lui e sua moglie erano fuori, per le serate mondane.
Lui mi ascoltò attentamente e da, uomo, rispose che comprendeva pienamente le
mie esigenze ma che certe emozioni, date le condizioni di salute in cui versavo,
potevano essere pericolose! Mi disse che avrebbe consultato un medico per farmi
prescrivere dei calmanti! Accidenti a lui ed al medico pensai! Ma che razza di
uomo era! Cominciai a riflettere su alcune situazioni tra lui e la moglie, che
mi fecero pensare che Carlo, da quel punto di vista, avesse dei grossi problemi
nei rapporti intimi.
“Lo mandai al diavolo. Afferrai
le ruote della carrozzella e facendola impennare uscì come una saetta dallo
studio per andare a rintanarmi in camera mia. A sbollire la rabbia. Possibile
che un uomo come lui, imprenditore, mondano, non capiva le mie necessità.
“Dopo alcune settimane, in cui c’eravamo
completamente ignorati, di proposito, Carlo mi affrontò chiedendomi di parlargli.
Io lo ignorai volutamente mandandolo a quel paese. La scena si ripeteva frequentemente
e sotto gli occhi attenti di mia nuora Alessia, che preoccupata tentava di
capire i motivi del mio malumore. Con lei non avevo alcun tipo di rapporto. Il
mio disprezzo era più che sufficiente a tenerla lontano. Del resto lei lo
percepiva e si teneva a debita distanza.
“Alla fine Carlo mi costringe ad
incontrare un medico, che, mentendo spudoratamente, disse che nelle mie condizioni
di salute certe abitudine non erano più consigliati. Si capiva che si erano
messi d’accordo. Quello idiota mi prescrisse alcune pillole, credo al bromuro,
che avrebbero dato la pace ai miei sensi.
“Ormai era una guerra a tutti gli
effetti, e da buon stratega riuscì ad ingannarli tutti, perché facevo finta di
prendere le pastiglie, ma regolarmente le gettavo nella spazzatura. Mi chiusi
in un mutismo totale e non chiesi più nulla. Carlo, dopo un po’, si
tranquillizzò, riducendo l’asfissiante controllo. Il coglionazzo, fesso come
era, non avrebbe mai potuto intuire dal mio atteggiamento il piano che avevo
escogitato.”””
“Un sabato pomeriggio, Carlo ed
Alessia uscirono, per andare da amici che li avrebbero ospitati per il fine
settimana. Per l’occasione presero un badante pakistano che si doveva occupare
di tutto, soprattutto tenermi d’occhio in caso avessi tentato di fare cose
assurde.
Appena vidi la loro auto uscire
dal cortile, mi strofinai le mani. Chiamai il pakistano.
“Vieni andiamo su! Ti devo
parlare!
“”Docile come un cagnolino,
spinse la carrozzella fin dentro la stanza.
“Li vedi questi?
“Si!
“Sono cinquanta euro! Sono tuoi!
“Ma dottore! Io non so se posso
accettarli! Suo figlio mi ha detto…
“Fesserie! Lascia perdere
quell’imbecille! Non devi fare altro che chiudere gli occhi!
“Chiudere gli occhi? Non capisco!
“Ora ti spiego! Tra mezzora
arriverà una signorina! Tu la farai entrare poi l’accompagnerai fino in camera
da letto! Quindi dovrai sparire per almeno due ore! Hai capito?
“Ma il signor Carlo mi ha detto
di….
“Ma che razza di uomo sei! Non ti
pare che sia malvagio trattare un vecchio in modo così spietato? In fondo non
chiedo altro che avere un momento di piacere! E che cazzo! Tieni! e non rompere
più i coglioni! Ora vai giù e aspetta la signorina! Mi raccomando! Con
discrezione! E soprattutto non fare domande inutili e inopportune!
“”Lo lasciai con il malloppo
nella mani e lo sguardo basito. Mi spinsi verso il letto e mi preparai a
ricevere la troietta, che avevo contattato poco prima. Il suo nome era Denise,
d’arte chiaramente, era una segretaria che avevo conosciuto alcuni anni prima.
Una bella cavallona, bionda e formosa, che mi avrebbe sollazzato il cazzo e dato
alcune ore di intenso piacere.
“”Dopo una mezzora sentì il
trillo dell’ingresso e alcuni secondi dopo qualcuno stava già bussando alla
porta della camera. Gridai di entrare. La stanza era in penombra e c’era solo la
luce soffusa delle abatjour. Appena si aprì la porta intravidi la sagoma
imponente di Denise. Io ero già sul letto che aspettavo trepidante che lei si
avvicinasse a me. Quando si fu accostata al bordo del letto si aprì il
soprabito e nella penombra riuscì ad intravedere il suo meraviglioso corpo
coperto solo da un babydoll trasparente, calze nere e reggicalze, senza
reggiseno. Era fantastica.
“”Nei preliminari Denise era
insuperabile. La sua bocca riusciva a fagocitare il mio cazzo in tutta la sua lunghezza, chiavandomi con la bocca in modo strabiliante. Sapeva alternare il
lavoro di bocca con quello delle tette. Era straordinaria. Il mio cazzo subiva
un vero e proprio tormento subliminale, senza alcuna tregua. Alla fine, al
culmine di quello intenso trattamento di piacere, si alza in piedi sopra di me,
poi si abbassa facendo collimare la sua figa pelosa sulla mia bocca. Profumava
come le rose. Era un piacere sublime immergersi in quella fragrante vulva
vaginale, caratterizzata da grosse labbra interne che sporgevano come la cresta
di un gallo. Mentre le succhiavo il clitoride e le piccole labbra, lei mi
sbocchinava energicamente il glande, ingoiandolo con il resto del cazzo fino in
fondo alla gola.
Era una sensazione bellissima. Mi
sentivo felice di poter accarezzare un culo rotondo e morbido come la gomma
piuma. Dopo quel sessantanove da oscar si alza in piedi come la statua della libertà,
con le gambe divaricate. In quella posizione, lentamente, si abbassa lo scoscio
sul mio grembo e tenendo dritto il cazzo lo fagocita con la figa fino alla base
dei coglioni. Finalmente, dopo mesi di astinenza era meraviglioso avvertire il caldo
tepore della gnocca attorno al cazzo. Denise cominciò a scoparmi in un smorza
candela da infarto. Si muove con le anche come un satanasso, stimolandomi in
modo sublime il pene, incastrato profondamente dentro la sua vagina infernale.
“”Mentre mi stava cavalcando come
una selvaggia cavallerizza, con le sua grosse mammelle che sbattevano libere
contro il mio volto, si accede la luce.
“Dio mio! Papà?
“”Denise lanciò un urlo di
terrore.
“”Davanti al letto si era
materializzata Alessia, mia nuora. Sembrava una statua di marmo. Ferma con lo
sguardo incollato sopra di noi. Denise, presa dall’imbarazzo, si tirò di lato,
afferrò il soprabito se lo infilò in fretta e uscì correndo dalla stanza,
sbattendo la porta.
“Io rimasi fermo come un baccalà.
Ero nudo sul letto, con il cazzo ancora duro, impregnato di umori vaginali, che
si ergeva dritto dal mio grembo. Alessia era davanti al letto, stava bloccata e scioccata, a fissarmi. Mi feci coraggio e gli urlai:
“Come cazzo ti sei permesso di
entrare nella mia stanza senza bussare!
“Ho... ho... Sentito dei lamenti
ed ho pensato che tu stessi male..... Mi sono spaventata perché il pakistano
appena mi ha visto è scappato via... ho temuto che ti avesse aggredito....
“Aggredito un cazzo! Mi stavo
facendo una bella scopata! E tu che ci fai qui?
“Ho litigato con Carlo e l’ho
lasciato con i suoi amici.... lui mi ha
offesa davanti a tutti...
“Questa è buona! Tanto lo so chi
sei! È inutile che fai la vittima! Carlo te lo sei sposato per i soldi! Ed ora
fai la mogliettina offesa! Se sei coerente con te stessa, dovresti andartene da
questa casa e ritornare a fare la troia da quattro soldi!
“”La stavo offendendo
pesantemente.
“Il cazzo era duro e palpitante.
Soffrivo perché non ero riuscito a placarlo. Cristo era ancora impregnato dagli
umori vaginali di Denise.
“Guardai attentamente mia nuora.
In quel momento indossava un vestito corto e scollato. Le gambe spuntavano sode
e affusolate e, con le scarpe a spillo, sembravano lunghissime. Le sue tette si
potevano immaginare nel dettaglio. La sua presenza mi suscitò un impulso
sessuale inaudito verso di lei, incontrollabile.
“Così, con un impeto d’ira, mi
alzai dal letto. Senza rendermi conto di poter camminare. Le andai vicino e
l’afferrai da un braccio.
“Quella troia mi è costata
cinquecento euro! E non ha finito il suo lavoro! Ora sono qui con il cazzo duro
e cosa faccio? Una sega? No! non ci penso nemmeno! Visto che non sei diversa da
Denise, sarai tu a finire il lavoro! Hai capito? Troia!
Non reagiva. Era completamente
soggiogata dalla mia collera. La trascinai sul letto e la spinsi giù a bocconi.
Le sollevai il vestito e le strappai le mutande. Poi, le allargai le gambe e mi
avvicinai da tergo brandendo il cazzo. Ho schiacciato la cappella contro lo
scoscio e lo strusciata su e giù, fino a quando non la vidi affondare con il
resto del corno nella sua calda fica.
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaa cosa fai
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ?
“Zitta troia! To to to! Quanto
vuoi! To mmmm hai una fica stretta!
“Aaaaaa mi stai facendo male
aaaaaaaaaa
Gridava e si agitava ma non
faceva nulla per sottrarsi dalla mia azione. Gli stavo martellando la fica con
una rabbia e un impeto inauditi. La tenevo quasi sollevata dai fianchi mentre sferzavo
colpi possenti dentro la sua vagina.
Mmmmmm si si mmmmm sei una troia
,…. Ti piace il cazzo di tuo suocero? To to
Aaaaaa aaaaaa aaaaa
“”Ad un tratto smette di lamentarsi
e allarga le gambe, mettendosi comoda a pecorina sul letto. Le sue mani erano
contratte e stringevano le lenzuola, segno che stava incassando con piacere
quei fendenti.
Il suo culo era stupendo. L’avevo
disprezzata senza mai soffermarmi sulla sua bellezza ma, in quel momento,
mentre le stavo trapanando la fica, non potevo fare a meno di ignorare il suo
fondo schiena da oscar. Quella troia era dannatamente ben attrezzata. Ogni
tanto mi prendevo il gusto di strizzarle le tette e schiaffeggiare le candide
natiche.
“Mmmmmm sei un gran figa… mio
figlio ha scelto bene! Mmmmm
Alla fine successe una cosa che
mi sorprese piacevolmente.
“mmmm si iii, finalmente un cazzo
vero! Quel frocio di tuo figlio non mi scopava da anni! Mmm dai montami bastardo!
Avevi ragione tu! sono una troia! E adesso posso sfogarmi! Scopami mmmm hai un
cazzo all’altezza della mia fica mmmm montami mmmm
“ahahahahhaha maledetta, lo
sapevo che eri una troia! Ora si che si ragiona hahahah mmmm to to, dopo voglio
anche il tuo culo troia mmmm tieni
“fai pure! Me l’hanno già sfondato,
quando avevo quindici anni! Mmmmmm ed è un sacco di tempo che non lo prendo nel
culo! mmmmmm
“Sara mio piacere rinverdire la
vecchia gloria hahah Io me ne intendo di troie hahah sapevo di non essermi
sbagliato mmmm to to to to
Me la chiavai per una mezzora
abbondante. Si tolse il vestito e ci buttammo sul letto. Riprendemmo da dove
avevo lasciato con Denise. Ora c’era la mia bellissima nuora a muoversi sopra
di me, in un sublime smorza candela!
“Mmmmm dai muoviti veloce così
mmmm
“Mmm hai un cazzo possente per
l’età! Mmm tuo figlio non ti somiglia per niente! Non mi ha mai fatto godere
una volta! Con te è un orgasmo continuo mmmmm si si si si
“Ho sempre pensato a Carlo come
ad un coglione, concentrato solo a far soldi! Che idiota! Mmmm dai troia! muovi
sto culo mmmmmmmm
La serata finì in bellezza. Con
lei a pecorina sul letto mentre le spianavo lo sfintere e sul più bello.
“Papà! Alessia! Che cazzo state
facendo?
“Un momento che sto per sborrare
nel culo di tua moglie mmmmmmm to to mmm
Alessia: si si mmmmm mmmm godo
mmmmmmmmmm si
Carlo assistette basito all’atto
finale di quella meravigliosa scopata. Mi alzai dal letto, nudo, con il cazzo ancora impregnato di sborra gocciolante. Mi avvicino a Carlo.
Era scioccato per la scena di
prima
“Stasera tolgo il disturbo! Credo
di essermi rimesso bene! Grazie anche a quella troia di tua moglie!
Mi rivolsi ad Alessia.
“Vuoi venire a vivere con me? Mi
farebbe piacere avere al fianco una troia come te!
Alessia guardò suo marito.
“Credo di non avere altra scelta!
Certo! No mi dispiace il ruolo di troia! Visto che tutti lo hanno sempre
pensato è arrivato il momento di farla! Ahahahahahah
Siamo nuovamente nello studio
legale del Dottor Bianchi, che sta riflettendo su quella strana proposta.
Il dottor Alberto Rossi, si desta
dai suoi pensieri, ritrovandosi di fronte l’avvocato Bianchi.
“Allora? Che cosa è successo dopo
l’incidente?
“Niente! Alessia ha litigato con
suo marito ed è venuta a vivere con me! Mi assiste amorevolmente da buona
nuora! Mi ero sbagliato su di lei! è una brava ragazza e non merita l’odio di
Carlo! Temo che dopo il divorzio Carlo non le darà un centesimo! Così vorrei
garantirle una certa sicurezza economica, almeno, ricompensarla per tutto quello
che sta facendo per me!
“Capisco!
Il dottor Bianchi riflette:
In realtà non avevo capito
assolutamente nulla. Mi sembrava solo gratitudine per le cure che la nuora stava
offrendogli come una normale badante.
La vita è strana. La donna che disprezzava
e considerava una volgare cacciatrice di doti, alla fine aveva fatto breccia
nella sua anima indurita, spingendolo a tanta generosità.
“Il testamento non è possibile
modificarlo! Perché è impugnabile dall’erede legittimo! Io suggerirei
l’istituto della donazione!
“Bene! Facciamo come dici tu! Iniziamo
dalla casa in cui abitiamo! La dono a lei!
Alberto, dopo la consulenza, prima
di accommiatarsi.
“Dai un abbraccio affettuoso a
tua madre! Da parte mia!
“Sarà fatto!
Il vecchio riflette:
“La madre! Che troia! Avrei
voluto un centesimo per tutte le volte che me la sono inculata! A quest’ora
sarei miliardario!
Così va la vita
Guzzon59 (Claudiogusson@umail.com)
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