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giovedì 28 febbraio 2013

La casa nell'uliveto. Sedotto dalle nipotine (pompinare)



Capitolo quarto: Sedotto dalle Nipotine (pompinare).

 
 Ovidio: "O non tentatare neppure o vai fino in fondo".


La vita alla casa nell’uliveto riprese come ai vecchi tempi. Lavoro e sesso senza limiti. Anna rimase nuovamente incinta.

Gli impegni di lavoro agreste ripresero con l’intensità di prima e furono equamente distribuiti tra me, Angelo e le figlie, Teresa e Agnese, ormai donne fatte.

Era l’autunno del 1949, Teresa era diventata una bella ragazza, aveva diciotto anni ed esprimeva un atteggiamento sfacciato, ed interessato a me.
Agnese aveva solo sedici anni, ma ne dimostrava molti di più.  Lei era più pacata, ma vivendo in perfetta simbiosi con la sorella maggiore, la imitava emulando ogni sua azione, e così anche lei approfittava delle stesse circostanze per esprimere la sua malizia.

Del resto, avevo solo venti sette anni ed ero nel pieno delle mie forze.

Quando Anna giunse all’ottavo mese di gravidanza, i rapporti s’interruppero e cominciò una nuova fase di astinenza forzata da figa, che mi provocava qualche tormento notturno.
Era una fortuna che in paese ci fosse una giovane donna, discretamente attraente, che aveva perso il marito in guerra e per mantenersi in vita faceva le marchette, ricordo che partorì cinque figli da uomini diversi, uno dei quali, credo, fosse mio.

La frequentazione della puttana, quindi, diventò una necessità perché anche con la mamma c’era stato un giro di vita totale, e gli incontri diventarono sempre più inconcludenti.
La gente, del resto, sospettava sulla natura dei nostri ritrovi, per cui era meglio non incoraggiarla. Per certi aspetti fu lei a prendere le distanze da me, avendo ceduto alle lusinghe del raffinato e forbito farmacista.

Ricordo che in quel periodo le donne disponibili erano tante. La guerra aveva decimato la maggior parte degli uomini validi, e quindi c’era abbondanza di femmine, e tutte in cerca di consolazione.

Anche alla casa nello ’uliveto le donne non facevano difetto, Teresa e Agnese erano belle e sensuali, ed avevano ereditato dalla madre una mentalità trasgressiva e libertina.
Erano ragazze molto disinibite, quasi selvagge, e non si vergognavano a mostrarsi nude. Infatti, presero l’abitudine di lavarsi in una tinozza di legno, senza curarsi della mia presenza.

Si viveva in un ambiente domestico, completamente promiscuo, e per questo, a volte, le ragazze si spogliavano senza tanti problemi.
Tuttavia, era un piacere poterle ammirare, senza veli, mentre si divertivano a giocare con l’acqua, ridendo in modo lascivo.
In quei momenti suscitavano un naturale sentimento di libidine. Belle e disinibite, avvolte come un sogno dal vapore dell'acqua, era come ammirare due ninfe immerse nella fonte dell’estasi.
Una era bionda e l’altra mora, un contrasto cromatico che si fondeva in una sintesi meravigliosa.

Anna, in quello autunno del 1949, dovendo partorire nel mese di novembre, si limitava a fare lavori leggeri, per evitare eventuali minacce di aborto.

Teresa e Agnese, si sobbarcarono gran parte del lavoro nei campi.
Per raggiungere la località della Rupe viaggiavano entrambe con me, a bordo di una moto, un sidecar.
Era una motocicletta con la carrozzella attaccata da un lato, un modello tedesco, abbandonata in un dirupo, durante la ritirata dell’esercito teutonico. Angelo, ormai solitario, percorreva la distanza con il carro trainato dall'asina.

Durante i lavori di raccolta delle olive, qualche volta mi soffermavo ad osservare le mie nipotine.
Certe volte sorprendevo Teresa, che era la più audace, intenta a fissarmi con un sorrisetto malizioso, subito imitata scioccamente dalla sorella.

Non era facile controllare quello uragano di adrenalina, che mi aggrediva i sensi, facendomi fremere le membra. Per questo, molto spesso, mi soffermavo affascinato ad ammirarle, alimentando la mia fervida fantasia.
Era questione di poco, e sicuramente avrei ceduto alle loro insistenti provocazioni.

Così fu.
Accadde una mattina di ottobre. Quel dì fu il principio dell’iniziazione delle care nipotine alle prime ed elementari pratiche di sesso.

Ricordo che mi ero allontanato per soddisfare un bisogno fisiologico. Teresa e Agnese, con passo silenzioso, mi raggiunsero comparendomi davanti. Fui sorpreso dalla loro audacia, quindi incapace di sottrarmi a quello agguato, con naturalezza ho continuato a pisciare in loro presenza. Le ragazze, senza alcun imbarazzo, si alzarono la gonna e poi, con disinvoltura, si abbassarono sul terreno ed iniziarono a pisciare liberamente, sotto il mio sguardo basito. Mi ricordavano Anna, quando lo feceva davanti a papà.

Era uno spettacolo stupefacente. Le ragazze si erano piegate sul terreno, con le gambe oscenamente spalancate, ostentando la loro intimità, senza alcuna vergogna. La figa di Teresa era scura come la pece, caratterizzata da un folto pelo riccio, mentre quella di Agnese era bionda e riverberava i raggi luminosi del sole, sembravano tanti fili d’oro.
Mi fissavano diveretite, senza alcun timore, anzi sostenevano il mio sguardo, con un’intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena.
Fu Teresa, la più spregiudicata, la prima a prendere l’iniziativa. Si mosse come un felino, gattonando sulle ginocchia, fino ad avvicinarsi sotto il mio cazzo. Si sedette sui talloni fissando divertita la cappella del cazzo. Sorrise, quando, con un gesto spontaneo, afferrò il pene ed iniziò a spostare la pelle, lentamente, scoprendo la grossa cappella e poi, su e giù, con mano sicura. Era determinata a realizzare i suoi propositi lascivi.

La situazione si scaldò immediatamente, diventando rovente come le fiamme dell’inferno. La mente andò subito in tilt, mentre il cazzo s'ingrandiva nella mano di Teresa, diventando duro e palpitante. Lei invece, come una bambina curiosa, seguiva quelle evoluzioni della natura con molto interesse.
Agnese, non si era ancora mossa, ma osservava intrigata l’azione di Teresa, che continuava con disinvoltura a praticare una piacevole sega.
Alla fine anche lei cedendo alla tentazione della sua morbosa curiosità, piano piano, vincendo l’iniziale timidezza, si accostava, guardando divertita la scena, fino ad arrivare sotto la punta del cazzo.

Stavo in piedi, agitato e succubo di quell'azione turbolenta ed imprevista, quando Agnese, con sorpresa, per spirito di emulazione, si avventa sul cazzo, lo cinge alla base, e poi accosta le labbra della bocca alla cappella.

Mi è sembrato un gesto puerile. Lo lambiva appena, dandogli dei baci, sembravano tentativi goffi di un pompino. Non aveva alcuna pratica.
Da buon maestro intervenni:

“Tesoro! Devi aprire la bocca e succhiare la cappella! Come se fosse un gelato gustoso!

Ricambiò lo sguardo con un’espressione stupita, poi sorridendo, riprese a baciare il cazzo che stava agitando  Teresa. Improvvisamente apre la bocca e ghermisce la cappella, come un guanto vellutato. In quel modo andava meglio.

Si trovarono affiancate e genuflesse ai miei piedi. Il cazzo era diventato il trastullo del loro divertimento, e lo menavano come un giocattolo, divertendosi a stimolarlo a vicenda, con la bocca e le mani.  Un po’ alla volta iniziarono a produrre qualche effetto. Lo leccavano e lo succhiavano seriamente, alternandosi, in modo turbolento e selvaggio,.

“Ei… fate attenzione, ai denti, pungolano la cappella! La bocca deve essere aperta di più! e i denti non devono graffiare!

Si guardarono sorridendo all'unisono  La lezione fu subito recepita. Quando ripresero, infatti, tutte e due, si impegnarono a fare di meglio. Il pompino era migliorato in poco tempo ed iniziò a darmi un reale effetto sintomatico all'inguine, un piacevole godimento che partiva dalla radice dei coglioni.

Mmmm, brave! Così va meglio!

Le ragazze impararono in fretta. Avevano un vero talento nel dare piacere, si accanivano sul cazzo con grande slancio, credo che fosse puro istinto animale.
Era lo stesso istinto che caratterizzava le attitudini delle puttane. Le loro lingue seguivano i contorni della cappella, come se assaporassero un gelato gustoso e, a volte, si toccavano tra loro fino a fondersi un bacio lesbico.
Indubbiamente si rivelarono due demoni, che non si fermavano davanti a nulla, dimostrando di non avere alcun limite morale.
Del resto erano cresciute in ambiente trasgressivo, come due selvagge e conoscevano solo il linguaggio e l’istinto generato dal loro corpo, alla ricerca continua di sperimentare nuove emozioni.
Energia allo stato puro. Del resto avendo vissuto in pieno lo stile di vita vizioso, che aveva caratterizzato il rapporto della loro madre con i maschi dominanti della famiglia, conoscevano benissimo il rimedio per soddisfarlo.

Giocare con il cazzo divenne un vero accanimento terapeutico, per la loro fantasia. E si evolveva continuamente in meglio fino a farmi giungere al punto estremo, nel quale gli stimoli della sborra stavano già sollecitando la base del cazzo, impaziente di esplodere all'esterno.
Le ragazze sembravano invasata dal demone dell’eros, perché trattavano il pene come uno simbolo sacro, lo segavano, lo succhiavano e lo strattonavano a turno, con grande partecipazione emotiva. Era impossibile resistere oltre a quel turbinio di sensazioni.

“Mmmm ragazze sto per sborrare mmmmm

Detto e fatto. Afferrai la prima che in quel momento mi stava succhiando il pene. Era Agnese. Gli chiavai la bocca per alcuni secondi, poi, stringendo le natiche, gesto indotto dell’ebbrezza provocata dall'orgasmo,  ho estratto il cazzo dalla cavità orale e gli ho scaricato sul viso una densa colata di calda sborra, era la prima di una lunga serie.

“Mmmm siete terribili mmmmmmmm

Teresa, indispettita perché era toccato alla sorella prendere lo sperma in faccia, la spinse da parte, e con foga prese a succhiare la cappella, sporcandosi le labbra con le ultime gocce di sborra.

Mentre le ragazze mi stavano pulendo il cazzo, mi sono accorto che Angelo ci stava spiando, nascosto dietro ad un albero, Si stava sparando una sega. Non amava scopare, ma gli piaceva guardare. Col tempo quella mania, diventò un’abitudine.

Da quel giorno le ragazze approfittarono di ogni occasione per succhiarmi il cazzo. Col tempo diventarono sempre più esigenti e sfacciate. Inoltre avevano migliorato la pratica del pompino, diventando vere esperte come le puttane dei bordelli.

Tuttavia, non si vive di soli pompini.

Teresa e Agnese, non avevano ancora avuto rapporti sessuali completi. Pensai che primo o poi dovessero fare quell'esperienza straordinaria. Non mi sarebbe dispiaciuto interpretare il ruolo del mecenate del sesso. Del resto erano due allieve volenterose e disposte ad imparare tutto.

Era apprezzabile il livello di bravura raggiunto nella pratica del pompino, ma alla lunga lasciava l’amaro in bocca a tutti, perché si sentivo il bisogno di sensazioni più forti, che solo una scopata poteva dare.

Anche Teresa e Agnese, scalpitavano quando mi succhiavano il cazzo ed insistevano sull'argomento  supplicandomi di andare oltre.
Era anche il mio desiderio perché era passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo ficcato il cazzo in una calda fica.
Anna era gravida e non se la sentiva di far sesso con quel pancione.
In cuor suo non gli sarebbe dispiaciuto se avessi rivolto quel tipo di attenzione alle figlie. 
Con la mamma non c’era più nessun tipo di rapporto intimo, perché era diventata la moglie del farmacista.

Le puttane del paese, col tempo, non mi davano più alcuna emozione. Erano diventato anche un onere che non potevo permettermi. Tuttavia, sentivo il bisogno di sensazioni nuove e forti. 
Quindi, la gran voglia di scopare le dolci nipotine, cominciò a fare solide radici dentro di me, diventando un desiderio che mi stava tormentando assiduamente. Un desiderio che andava soddisfatta a qualunque costo. Così decisi di passare alle vie di fatto e di cambiare programma. Volevo affrettare i tempi creandomi un’occasione.

Teresa era la più spigliata, mi sembrava quella più adatta per essere la prima a sperimentare la via alternativa al piacere del pompino per quello dell’incesto. Così, una sera l’ho invitata a fare un giro in moto, ma la vera intenzione non era quella di fare una gita amena, ma di portarla da qualche parte, in posto tranquillo dove poter scatenarmi tre le sue cosce.
Non avevo fatto i conti con la cocciutaggine di Agnese che, come una ombra, condivideva tutto con sua sorella. Pertanto, non accettando l’idea di essere esclusa dalla passeggiata, s’impose con la forza, ho dovuto adattare la strategie a quella nuova situazione e portarmela dietro. Del resto non potevo fare altrimenti, perché si era seduta nel sidecar con le mani incrociate.

E cosa sia! pensai. L’idea di una scopata in tre non mi dispiaceva, anzi.
Avrei potuto farlo alla fattoria, ma la presenza della giovane Maria, di tredici anni, sempre più curiosa, e del piccolo Giovanni, di otto anni, sempre in mezzo ai piedi, consigliava di andare altrove. 

La mamma mi aveva messo a disposizione una casa di proprietà del Marchese, che si trovava in un paese vicino. Era un luogo speciale, una vera alcova, dove ci eravamo incontrati tante volte, per sbrigare le faccende della Mezzadria, e pure con qualche puttana del paese.

La casa era priva di corrente elettrica. C’erano in ogni caso dei lumi a petrolio.

Arrivati nel cortile, dissi a Teresa e Agnese di seguirmi in casa.

Le accompagni subito in una delle stanze da letto. Mi sentivo euforico ed impaziente per quello che stavo realizzando. Il cazzo, infatti, pulsava dal desiderio, voglioso di interrompere la lunga astinenza da fica. Era inutile perdersi in chiacchiere. Inoltre, la possibilità di aprire nuovi orizzonti alle mie care nipotine, mi entusiasmava, e la tensione era tutta concentrata nel mio inguine, con una possente erezione.
Ero ansioso di rendere concreto un desiderio erotico che avevo fantasticato quando quei due diavoli mi succhiavano il cazzo.

Dopo aver acceso i lumi a petrolio del corridoio e della camera da letto, mi sedetti sul lettone matrimoniale, lo stesso che aveva accolto le fatiche sessuali con la mamma, anzi mi sembrava di sentire nell'aria ancora il suo aroma.
Teresa e Agnese erano ancora in piedi, in mezzo alla stanza, mi guardavano sorridendo stupidamente, non so se avessero capito la situazione.

“Avvicinatevi! Tutte e due!

Appena le ho avute a portata di mani, ho infilato le mani frementi sotto i loro vestiti, toccando con gusto il sedere sodo e liscio come la pelle della pesca. Erano toniche e straordinariamente rotonde. Era un piacere accarezzarle.

“Zio! Non staremmo più comodi se andassimo sul letto?


Continua… finalmente le care nipotine…

Così va la vita

Guzzon59

1 commento:

Unknown ha detto...

Sempre piu bello ed intrigante questi racconto non vedo l'ora di leggere il seguito e scoprire chi delle due nipotine rimane incinta per prima