…..si resiste al peccato ma non alla tentazione della carne
….
Stazione ferroviaria Centrale di Milano. Il treno per
Roma stava attendendo sul suo binario, pronto a partire alla volta della capitale.
Pietro e sua figlia Caterina, trafilati e stanchi, si
trascinavano i pesanti bagagli fino alla scaletta che accedeva nel vagone sul
quale avevano prenotato i posti. Scompartimento numero due. Entrarono e dopo
diversi movimenti impacciati, con tanto di sforzi in affanno, sistemarono le
pesanti valigie.
I posti, uno di fronte all’altro, erano vicino al
finestrino.
La prima settimana di ottobre, bassa stagione, il convoglio
non era affollato. Subito dopo entrò un signore anziano, distinto e canuto. Sembrava
un professore in pensione.
“Buongiorno! (posò la ventiquattrore nell'apposito spazio)
“Giorno! (in coro).
Pietro, si era preso alcuni giorni di ferie per accompagnare
la figlia a Roma. Caterina aveva superato i test d’ingresso all’università e
doveva aiutarla a sistemare il mini appartamento che aveva trovato e
condivideva con un'altra ragazza. Lui si era offerto di tinteggiare i locali e
sistemare l’impianto elettrico e altri lavoretti di bricolage.
Il viaggio in treno fu una scelta obbligata perché Pietro
aveva la patente di guida scaduta e Caterina non aveva ancora conseguito la
sua.
Caterina era una ragazzetta piena ma non obesa. Fianchi
larghi; tette generose e gambe robuste. Nonostante la silhouette non affine a
quelle delle modelle, non aveva alcun problema a indossare minigonne e vestirsi
con abiti succinti, che esaltavano il suo corpo robusto, ma gradevole a
guardarsi. Del resto a diciotto anni la vita offriva il meglio e cioè la
bellezza dell’asino.
Difatti Caterina aveva un visino aggraziato, contornato da
capelli castani, ribelli e lunghi.
Dopo i primi scossoni, il treno iniziò a muoversi. Nello
scompartimento entrò un altro viaggiatore, un ragazzino, forse della stessa età
di Caterina. I due ragazzi si fissarono a lungo primi di presentarsi e, dopo i
convenevoli di rito, fecero conoscenza. Del resto la socievolezza è nel DNA dei
giovani di oggi.
I ragazzi, appena fuori Milano, quando il treno correva in
piena campagna, iniziarono a discutere di tutto. Scuola, hobby, viaggi, musica,
social net e progetti futuri. Il rapporto diventava sempre più intimo.
Caterina, da come lo guardava, gli faceva intuire che era di suo gradimento.
Anche il ragazzo ricambiava con occhiate dello stesso tono.
Caterina in quelle circostanze non si curava di coprirsi le
gambe. A volte le teneva aperte esponendo alla pubblica vista l’interno coscia
e la biforcazione della fica, in cui si perdevano le mutandine di cotone
bianche.
Quei movimenti, apparentemente involontari, attirarono
subito l’attenzione dell’attempato viaggiatore, che si sentiva a disagio,
perché non riusciva a distogliere lo sguardo dalle gambe della ragazza. Ogni
tanto lei alzava lo sguardo e lo sorprendeva a spiare e lui, imbarazzato,
girava la testa verso il corridoio oppure si alzava uscendo nervoso.
Caterina, nonostante tutto, incurante delle reazioni del
vecchio canuto, non cambiava atteggiamento, continuando a tenere le cosce
aperte, senza adottare alcuna precauzione.
Pietro, un po’ alla volta, iniziò a risentirsi di quell'atteggiamento sfacciato. Se non fosse stata sua figlia avrebbe senza
dubbio pensato che quella impertinente lo facesse apposto, tipico comportamento
di una zoccola.
Anche il ragazzetto era turbato dalla visione di tutto quel
ben di dio. Ma si tratteneva e non osava alcun azzardo perché temeva la
reazione del padre.
Caterina, ad un tratto invitò il giovane a fare un giro nel
corridoio. I due si alzarono e sfilando davanti al vecchio canuto, uscirono
dallo scompartimento.
Il signore anziano, eccitato come uno stallone da quelle
visioni conturbanti, ne approfittò per osservare da vicino i particolari del
culo di Caterina e del suo corpo massiccio, mentre gli passava davanti.
Sottolineando il gesto con una smorfia di compiacimento. Il vecchio lupo bavoso
si era leccato le labbra.
Passarono i minuti e i due giovani non si vedevano rientrare.
Pietro si preoccupò, allora decise di andarli a cercare. Attraversò il
corridoio, prima a destra fino alla motrice, poi ritornò indietro. Mentre stava
entrando nello stretto passaggio che univa i due vagoni, sentì una cantilena
che proveniva dal bagno.
Si bloccò all’istante e, con circospezione, poggiò
l’orecchio alla porta:
“Si così mmmmm il tuo cazzo è magnifico mmmmmm oddio godo oooooo
“Cazzo! To to mmm Avevo capito subito che razza di troia
eri mmmm to to to
“Mi piace chiavare mmmm tantissimo mmmmm
La voce della ragazza era di sua figlia. Pietro restò di
ghiaccio e strinse la
maniglia con l’intenzione di aprire e annunciarsi. Ma si
fermò all'istante Caterina era una donna adulta e maggiorenne. Era libera di
scopare come meglio gradiva. Del resto erano due giovani e si sa che a quell'età i testosteroni quando partono girano nel corpo a mille all'ora.
Era comunque deluso per l’atteggiamento di sua figlia, si
stava comportando come una puttana da quattro soldi, che in poche ore stava
scopando con uno sconosciuto che aveva incontrato per caso, in treno.
Pietro, sdegnato, ritornò a sedersi nello scompartimento.
Dopo una mezzora abbondante i ragazzi rientrarono e sulla
loro faccia si notava una certa euforia, di cui Pietro conosceva l’origine, che
si trasformò poi in una intima relazione che appariva esagerata, in considerazione che i
giovani si erano appena conosciuti.
Caterina riprese a scherzare e giocare come se non fosse
successo nulla. Le sue cosce ripresero a provocare il vecchio canuto.
Pietro notò che la figlia, stavolta, indugiava un po troppo nella scosciata e, di sottocchio, cercava di sorprendere lo sguardo del vecchio mandrillo.
Quando lo incontrava, gli sorrideva compiaciuta.
Sembrava che lo provocasse apposta, per compiacersi di quelle occhiate lussuriose.
Quando lo incontrava, gli sorrideva compiaciuta.
Sembrava che lo provocasse apposta, per compiacersi di quelle occhiate lussuriose.
Pietro cominciò a preoccuparsi di quel comportamento sfacciato.
Stentava a riconoscere sua figlia.
Chi era? Cosa era diventata?
Stentava a riconoscere sua figlia.
Chi era? Cosa era diventata?
Eppure l’educazione che gli aveva dato lui e sua moglie era
stata attenta e misurata.
Il ragazzo scese dal treno in una stazione posta alle
pendici degli Appennini. Si salutarono, con la promessa che lui sarebbe andato
a trovarla a Roma, a fine ottobre.
Il treno riprende a muoversi. Caterina si era affacciata al
finestrino, a salutare il suo nuovo amico e amante. In quella circostanza la gonna di jeans si era alzata scoprendo il culo. Le mutandine si
perdevano tra i glutei paffuti e pallidi.
Pietro era imbarazzato perché notava che il vecchio canuto,
senza alcun riguardo per la sua presenza, insisteva a fissare il lato B di sua
figlia. Si leccava le labbra e il sudore imperlava la fronte.
Il suo respiro in affanno, si percepiva chiaramente e
sembrava che annaspasse dall'eccitazione.
Caterina indugiava un po troppo in quella posizione. Ormai
il treno era uscito dalla Stazione ma lei continuava a fissare indietro
muovendo il braccio.
Finalmente si sedette. Fatti pochi chilometri imboccarono la
prima galleria. Fu buio pesto. Le luci non si erano accese.
La galleria era corta e ritornò nuovamente la luce del
giorno.
“Speriamo che rimettano a posto il sistema di illuminazione
tra un po’ dovremmo imboccare una serie di gallerie tra cui una lunghissima, ci
vogliono almeno dieci minuti abbondanti per attraversarla!
Era il vecchio canuto, che con un sorriso cordiale, aveva
informato Pietro di quella notizia. Caterina gli sorrise e, prendendo la palla
al balzo, diede sfogo alla curiosità di conoscere a fondo il vecchio guardone.
“Scommetto che lei è un professore!
“No! Sono un ufficiale dell’esercito in pensione!
Caterina spalancò la bocca in segno di stupore.
“Lei era un militare? ha fatto anche le missioni all’estero?
“Si! sono stato nei Balcani e in Afganistan!
“Caspita! Allora ha rischiato la vita?
“Qualche volta si!
Caterina lo guardava affascinata. Ha sempre avuto un debole
per gli uomini che portavano una divisa. Tra i sui tanti fidanzati figuravano
poliziotti, finanzieri, vigili urbani e anche qualche metronotte. Insomma era
una patita dell’uniforme.
La situazione non era cambiata, perché continuò a tenere le
cosce aperte e stavolta in bella vista proprio davanti e sotto gli occhi del
vecchio ufficiale, con il quale si era impegnato in una accesa discussione.
L’attempato militare rispondeva alle domande di Caterina, ma
si notava il suo affanno perché era ipnotizzato dalla vista dello scoscio che
lei gli mostrava senza alcun pudore. Sicuramente era super eccitato e se non ci
fosse stata la presenza di Pietro sarebbe saltato addosso a quella
impertinente, che lo stava provocando in modo lascivo.
Pietro incavolato per l’atteggiamento osceno di sua figlia.
Si avvicinò al suo orecchio:
“Caterina chiudi subito le gambe e comportati da persona
civile!
Caterina, imbarazzata dalle parole del padre, assunse subito
una postura più severa.
Fatti pochi chilometri, il movimento costante del treno
provocò un assopimento nei sensi di Pietro, che dopo aver tentato di tenere le
palpebre aperte, si appoggiò di lato e si lasciò abbracciare dal mantello di
morpheo. Caterina, con un ghigno malizioso, riprese a parlare con il vecchio
rimettendosi nella posizione di prima. Anzi si stese sul sedile, mostrando
quanto poteva al vecchio colonnello.
Pietro si svegliò di scatto. Era buio pesto. Erano entrati
nella galleria. Sentiva dei rumori provenire dal sedile della la figlia che forse si stava agitando a causa del buio pesto.
“Caterina tutto a posto?
“mmm si si si si papà!
Nello stesso istante il vagone incrociò un altro treno.
Le luci del convoglio schiarirono a tratti lo scompartimento. Pietro fissò il
vetro del finestrino e per poco non gli venne un infarto. Il chiarore entrava
ad intermittenza mostrando il riflesso dell’interno, per cui, anche se le
immagini sembravano come quelle delle discoteche quando sono colpiti dalle luci
psichedeliche, si notava chiaramente e la scena che specchiava era incredibile.
Il vecchio canuto era completamente allungato su la figlia.
Le gambe di Caterina erano poggiate sulle spalle del colonnello mentre lui
oscillava il suo bacino tre le cosce aperte. A tratti si vedeva il cazzo del
militare in pensione che penetrava velocemente la figa della figlia.
Entrambi lo guardavano ma non accennavano a smettere.
Pietro, sconvolto da quella visione, si sentiva confuso. Era in imbarazzo. Si
capiva che lui non la stava violentando. La figlia partecipava attivamente al
coito, tirando la giacca del vecchio e abbracciandolo.
Decise di restare fermo, con gli occhi semichiusi, fingendo
di dormire. La coppia credendo che Pietro non si fosse avveduto di nulla, riprende
a scopare con grande foga. Caterina aveva spalancato al massimo le sue gambe
accogliendo il corpo massiccio del vecchio militare, che, nonostante l’età, si muoveva agilmente tra le cosce della
ragazza.
Pietro lentamente cominciò a riflettere. Caterina, si stava
comportando da grande troia. In poche ore si era scopato due perfetti sconosciuti.
Quella non era la dolce e tenera figlia. Quella era una vera mantide religiosa
affamata di cazzi.
Scoprirla in quella posizione oscena, mentre incassava gli
affondi del vecchio, gli procurò un sentimento di sdegno e delusione.
La rabbia, tuttavia, iniziò a scemare, perché la scena lo
aveva colpito, e quello che provava non era più sdegno ma uno strano sentimento,
inaudito per lui.
Pietro sentì il cazzo ingrossarsi. Con sorpresa, si era
eccitato di quella situazione infuocata. Assistere alle performance erotiche
della figlia mentre scopava come una sgualdrina da quattro soldi gli stava
stimolando una bramosia che riteneva fuori luogo, considerando che la donna
verso cui era rivolta fosse la figlia.
Nonostante il buio pesto, restò fermo ad ascoltare i suoni
soffusi dell’evoluzione di quella chiavata frenetica, che si stava consumando
nell'oscurità, a pochi centimetri da lui, e che aveva il tempo contato. Quelle
poche immagini, che aveva visto riflesse sul vetro, si erano impresse nelle sua
memoria ed agivano da impulso ai suoi sensi già alterati. Tuttavia era una condizione piacevole.
Tra un po’ la galleria terminava e loro dovevano concludere.
Infatti, i rumori dei vestiti che sfregavano frenetici sulla
pelle sintetica dei sedili si sentivano distintamente e, Caterina ansimava cercando
di controllare gli effetti del godimento, strozzando i mugugni in gola.
Sicuramente avrebbe voluto gridare come una maiala. Ma le circostanza non
glielo permettevano.
Solo verso la fine, quando il vecchio aumentò gli affondi,
non riuscì a trattenere un profondo sospiro.
“mmmmmmmmmmmmmmmmmmm
Sicuramente gli stava sborrando nella figa.
Pietro li sentì bofonchiare per alcuni secondi. Poi ci fu un
silenzio tombale.
Quando uscirono dalla galleria, notò il vecchio al suo
posto, appoggiato serenamente di lato mentre fingeva di dormire e Caterina
allungata sul divanetto che simulava un sonno profondo e innocente.
Pietro, per evitare situazioni imbarazzanti, continuò a
restare nella stessa posizione, inerte, spiando quei diabolici amanti con le
palpebre leggermente socchiuse.
Qualcosa si era rotto tra lui e sua figlia. L’enorme
eccitazione che agitava ancora il suo inguine testimoniava un atteggiamento
mentale diverso, inedito ed estremo, che lo faceva sentire in imbarazzo. Pietro
stava desiderando la figlia.
Il Vecchio scese alla prima stazione. Salutò con grande
calore e, soffermandosi su Caterina, gli schiacciò un occhio lanciandogli un
sorriso malizioso che aveva mille significati.
Caterina ritornò dal bagno profumata come una rosa, ripulita
e pronta ad affrontare una nuova fatica. Il destino provvide subito, perché
entrò un giovane di bell'aspetto Era vestito con jeans attillati e maglietta
color rosa. Era un bel ragazzo e Caterina non perse tempo a corteggiarlo con
sguardi languidi ed espliciti.
Lui si dimostrò discreto. Caterina tentò di farci amicizia,
ma lui era di poche parole. Allora decise di provocarlo mostrando quando di
meglio avesse il suo repertorio. Pietro lo conosceva a memoria e cominciò ad
ammirarlo di sottocchio, apprezzando quelle avvenenze. Oltre alle cosce
ostentava anche il seno, generoso. Il ragazzo ricambiava gli sguardi e, qualche
volte sorrideva.
Pietro ormai rassegnato, osservava Caterina che stava tessendo una nuova trappola. Già sapeva come sarebbe andato a finire. La troia, sempre in tensione,
non smetteva un attimo di cercare sensazioni forti. Su quella linea c’erano
altre galleria, sarebbero state sue alleate e se il ragazzo non l'avesse seguita alle
toilette, allora sarebbe stata lei a sedurlo lì, fulminandolo al buio con le
sue prestanze, come una feroce pantera in un agguato mortale.
Pietro decise che doveva fingere di dormire. Non
voleva trovarsi nuovamente in situazioni imbarazzanti.
Tutto sommato, non gli dispiaceva affatto quella nuova eventualità. Anzi,
per certi aspetti sperava che alle prossime gallerie si rinnovasse la scena di
prima. Perché dentro di se avvertiva un forte desiderio di spiare la figlia.
Pietro, mentre studiava il comportamento del giovane, gli
cadde lo sguardo sul braccialetto d’oro che il ragazzo portava al polso.
C’erano incisi due nomi, divisi da cuoricino d'oro, i nomi erano Alberto e Alessio.
Pietro sorrise dentro di se, perché aveva capito le tendenze
sessuali del passeggero.
Poi, riflettendo su quella provvidenziale circostanza, il
sorriso si trasformò in un ghigno malizioso che lasciava capire un progetto
sinistro. Quella situazione poteva essere sfruttata a suo vantaggio.
Intanto Caterina continuava a provocare l’ignaro passeggero
e lui rispondeva con sorrisi e sguardi di complicità. Senza dubbio si stava
divertendo alle sue spalle, perché lei non aveva capito ancora nulla.
All’improvviso lo scompartimento piombò nel buio, ma fu un
lampo perché subito dopo apparve la luce.
Pietro aveva appreso altri particolari dal vecchio
colonnello, e cioè che su quel tratto ferroviario c’era un'altra galleria
lunghissima. Infatti, quando imboccarono quel tunnel lo scompartimento divenne scuro
come la pece.
Pietro si mosse veloce, come uno scaltro predatore. Saltò su
sua figlia. La ragazza sembrava che stesse aspettando quel momento con impazienza.
Con mani frenetiche gli tirò fuori il cazzo. Pietro indossava i jeans,
standard, come quelli del ragazzo. Per cui la figlia non si era accorta del
tranello. Del resto nelle sue condizioni, con i sensi alterati
dall’eccitazione, certi dettagli erano irrilevanti. Le mani della giovane
iniziarono subito ad agitare il cazzo del padre. Caterina si mosse verso Pietro
tentando di montargli sul grembo, aveva alzato una gamba per cimentarsi in un
smorza candela. Pietro la fermò subito. Temeva che il contatto ravvicinato del
suo viso a quello della figlia, potesse rivelare la sua identità.
Con pochi gesti gli fece capire che doveva mettersi
a pecorina. Cosa che fece subito. Tastando il suo culo
scoprì che la piccola peste si era già tolta le mutande. La figa era bagnata
fradicia e grondante di umori. Avanzò con il grembo verso i paffuti glutei, poi, iniziò a strofinare la cappella dura e tesa su e giù, tra le fenditure della figa, alla ricerca
dell’ingresso vaginale. Quando lo trovò, spinse il bacino in avanti, con forza e un caldo infernale avvolse subito il suo cazzo.
La figlia si predispose nella posizione ideale per incassare gli affondi del padre. Il più era
fatto ora doveva solo chiavare con gusto. Pietro non si pentì di quella azione immorale.
Scoprì che trovarsi con il cazzo nella figa di sua figlia era la cosa più
emozionante che avesse provato nella sua vita. Tutto era straordinario.
Toccare quel culo rotondo e morbido, accarezzare i fianchi. Erano sensazioni
assolutamente sublimi, e ringraziava il destino di avergli dato quella occasione, ma sopratutto di aver scoperto di avere una figlia
zoccola e ninfomane, perché così non avrebbe avuto rimorsi di coscienza o sensi di colpa.
Affamato di quel corpo massiccio e desideroso di
gustarsi ogni particolare anatomico di quel bocconcino prelibato, si allungò sulla sua schiena con l'intenzioni
di acchiappare le grosse tette. Quando le ghermì, le strinse con forza e abbandonandosi alla euforia dei sensi, attaccò a martellare con maggiore impeto la
figa di Caterina, con quanto energia avesse in corpo.
Gli affondi erano penetranti, possenti e costanti. Il cazzo duro scivolava nella vagina fino in fondo, in modo devastante.
Caterina stava godendo ed il corpo fremeva come una
foglia sbattuta da vento impetuoso. Pietro sentiva la figlia tremare dal
godimento mentre si sforzava di soffocare in gola i gemiti del piacere.
Per lui era l’apoteosi del diletto dei sensi. Violare quella nicchia
proibita dalla morale, si rivelò un’esperienza da brivido.
Il pensiero che stava scopando la figlia lo mandava al
settimo cielo, ma il tempo incalzava e lui doveva terminare in fretta quell'atto che avrebbe voluto che durasse in eterno.
I conati di sborra si annunciarono subito, dopo una sequenza
di colpi secchi e profondi, impazienti
di esplodere nell’utero di Caterina.
La ragazza in delirio, si era rannicchiata sul sedile, come un gattino, incassando
gli assalti finali del padre, e mordendo la cinghia della borsetta per non
urlare dal piacere. Alla fine dopo gli ultimo affondi, in successione, veloci e
penetranti, avvertì il suo ventre in subbuglio e invaso da un caldo intenso che
si diffuse nel suo utero infiammato dagli intensi orgasmi.
Pietro, saldamente attaccato ai fianchi di sua figlia, in
preda alle vertigini dell'orgasmo, stava sborrando nel suo utero, e nello stesso tempo sferzava dei fendenti
micidiali che lentamente si attenuarono contro il culo di Caterina fino alla
stasi finale.
La luce del giorno, quando arrivò, lui stava tranquillamente
seduto al suo posto.
Caterina non smetteva di guardare lo sconosciuto. Era ancora
in preda ai sensi sconvolti dall'orgasmo, ed era convinta che fosse stato il giovane a
dargli quelle sensazioni galattiche.
Pietro, si dispiaceva di una cosa: quella sarebbe stata l’unica scopata
incestuosa. Era un peccato non poter avvantaggiarsi ancora delle grazie di sua figlia. Ora che aveva scoperto un lato nuovo di godersi la vita doveva
rassegnarsi a ricordarlo come una meravigliosa e unica esperienza sessuale.
Il ragazzo prese la sua valigia. Salutò e prima di uscire
rivolto a Caterina:
“Bella! Non sono stato io a darti quelle sensazioni! Ma
dovresti ringrazia tuo padre! E’ stato lui a chiavarti nella galleria! Bella!
Io sono dell’altra sponda! Buona giornata! hahahahaha
Caterina si girò verso suo padre. Lo fissò con un’espressione
sconvolta. Pietro si sentiva paralizzato, non sapeva cosa dire e fare. Poi il
viso di Caterina si addolcì.
Si alzò e chiuse le tende delle porte. Si girò verso suo
padre, con la schiena appoggiata alle ante scorrevoli:
“Papà! Ci sono altre gallerie?
“Si! Tesoro! Altre due! Una è lunghissima!
Caterina sorrise.
“Tesoro, toglimi una curiosità!
“Certo papà!
“Perche sei diventata così troia?
“Mi piaceva chiavare, ma dovevo fare i conti con il
pregiudizio della gente. Un giorno mi capitò di vedere il film “Valerie, il diario di una ninfomane?”, dopo mi si aprì un universo!
“Solo un universo? Ahahahah
“ahahahahah (in coro)
Così va la vita.
Guzzon59