La baita del sole era una vera e
propria perla della natura, perfettamente mimetizzata con la vegetazione alpina
La struttura era stata edificata
con blocchi di pietra rosa, con il tetto di legno, che si allungava fino a sfiorare
il prato.
Per darvi un’idea della bellezza
estetica, pensate a quei paesaggi svizzeri che abbiamo apprezzato nei film di
Haidi (mi riferisco a quelli porno).
Torniamo alla storia.
Era il primo di luglio. Mio
figlio maggiore aveva prenotato la baita, gestita dal corpo forestale.
Oltre a me, c’era la famiglia dei
miei figli e quella di alcuni amici.
In tutto eravamo una ventina di
persone.
Tutti mi riverivano come il
patriarca. Non fraintendetemi.
Non è che fossi vecchio come un
matusalemme.
Fui considerato il patriarca
perché ero il più anziano.
Insomma quella condizione mi
faceva comodo perché mi permetteva di dedicarmi al riposo assoluto ed a lunghe
passeggiate nel bosco, mentre gli altri erano tutti impegnati nella
preparazione del pranzo.
Poi c’erano i miei nipoti, Vera, la
maggiore, le sorelle Emilia e Margherita, a seguire venivano i cugini Florio,
Gianluca e la piccola Elisa.
Dopo aver preso possesso della
baita, iniziammo a sistemare le cose e ad utilizzare i locali, tra cui la cucina,
con il forno a legna
Attorno alla baita c’erano sparsi
i tavoli in legno, piantati nel terreno e le panche attorno.
Fin dall’inizio mi accorsi che
Vera aveva preso di mira il figlio di una famiglia ospite.
Si chiamava Marco, ed era, più o
meno, un suo coetaneo, forse più vecchio.
Vera gli lanciava dei veri e
propri messaggi subliminali, cercando di attirare la sua attenzione come meglio
poteva.
Vera era una ragazza molto
spigliata.
Elena, la madre, ogni tanto si
lamentava per la condotta spregiudicata che teneva verso i ragazzi. In parole
povere era un po’ troia.
Ostentava un carattere incostante
e indolente, e non era appagata di quello che possedeva.
Tuttavia, era una bella ragazza, è
non lo nascondeva, considerato il modo di vestire, succinto, perciò, sapeva di
potersi permettere qualsiasi atteggiamento.
Vera si dannava l’anima per
fargli capire che ci stava, ma lui rimaneva distante, quasi timido, ignorando quei
segnali così palesi.
Piuttosto mi pareva che le sue
attenzioni fossero rivolte più a Emilia che a lei.
Mi divertivo, comunque, a
osservare quel giro di sguardi e corteggiamenti più o meno sfacciati.
Quel giorno, stavo immergendo le
bottiglie di birra nell’acqua fresca della vasca di legno, quando Vera mi passò
vicino con aria triste.
“Tesoro che cosa hai?
“Nonno! Porca miseria! Qui i
ponti non si prendono!
“Porta pazienza tesoro! Per un
giorno potresti anche fare a meno del cellulare!
“Nonno io senza il cellulare sono
persa! Mi sento fuori del mondo! Maledizione quando ho accettato di venire in
questo posto di merda! La mamma mi ha fatto due palle con la storia che la
famiglia deve restare unità! La prossima volta non mi fotte più!
“ahahah e pensare che ai miei
tempi, quando avevo la tua età, non c’erano queste diavolerie tecnologiche!
Avevamo altri sistemi per comunicare! Lenti ma più efficaci!
“Ma era la preistoria? Mi viene
difficile immaginare un mondo senza il cellulare! Come facevi a comunicare con
la nonna?
“Le mandavo i bigliettini!
Tramite il suo fratellino! Lo zio Michele! Lei mi rispondeva nello stesso modo!
“I biglietti! Bello! Molto
romantico! Cazzo! Mi hai fatto venire un’idea!
“Ho capito a cosa stai pensando!
Anzi a chi! Ahahah ! Marco! Vero?
“Nonno, sei terribile! Non ti
sfugge nulla! Hahah Che dici gli scrivo un biglietto?
“Aspetta! Ho quello che fa per te!
Dallo zainetto estrassi un bloc
notes e una penna.
“Tieni! Divertiti con questi!
“Grazie nonno! Sei un genio!
Mi baciò su una guancia e corse
verso il tavolo, si sedette e cominciò a scrivere.
Dopo alcuni minuti tornò da me.
“Nonno ti dispiacerebbe fare il
corriere?
“Cribbio! Vera! Chiedilo a
Margherita! Quella piccola peste si presterebbe volentieri a farti da ruffiana!
“Preferisco evitare di
coinvolgerla quella stronza! Ha solo tredici anni, ma si comporta come una adulta!
E’ sempre in competizione, e sarebbe capace di tutto pur di farmi dispetto! Anzi
mi sputtanerebbe con gli altri! No meglio evitarla quella iena! Tieni nonno!
“Ma porca miseria! Se tua madre
venisse a scoprire che ti faccio da ruffiano sarebbero guai per entrambi! Lo
sai?
“Dai nonno! ti prego! Lo so che
mi vuoi bene!
Me lo chiese quasi implorando;
poi mi abbracciò schioccandomi un grosso bacio sulla guancia.
“Va bene!
“Grazie Nonno! Ti prego!
Consegnalo a lui, personalmente! Poi aspetta che lo abbia letto, forse ti darà
la risposta subito!
“che mi tocca fare! Vado
Presi il biglietto e lo infilai
nel taschino della camicia. Marco era sul prato con gli altri ragazzi, tra i
quali c’era anche mio figlio, il genero e i loro amici, a giocare a pallone.
Prima di raggiungerlo dovetti soddisfare
un impellente bisogno fisiologico.
Mentre ero in bagno a pisciare,
il biglietto mi cadde a terra.
Lo raccolsi e mentre stavo per
riporlo nel taschino mi venne la tentazione di leggere che cosa aveva scritto
Vera.
“Marco! Mi annoio da morire! Mi
piaci un casino! Che ne diresti se andassimo a fare un giretto nel bosco? Mi
piacerebbe giocare da sola con te! Un bacione! Vera
“P.S: dai la risposta al nonno!”
Sorrisi, perché aveva già deciso
che io dovevo essere il cupido della situazione, e capì anche che cosa
intendesse con quel “mi piace giocare”.
I giovani di oggi vanno dritti
alla meta. Vera non si era smentita.
Una mente spregiudicata! Ai miei
tempi era difficile incontrare donne come lei; che avrebbero fatto la felicità
di qualsiasi uomo. In quel momento invidiai Marco.
Quando mi vide Florio, fece una
rovesciata e mi lanciò il pallone.
“Dai nonno! Colpiscilo al volo!
“E’ una parola!
Lo stoppai e glielo lanciai con
le mani.
“Ragazzi non sono qui per
giocare! Mi sto godendo il paesaggio!
Un altro tiro e di nuovo un fuori
campo. Questa volta fu incaricato Marco a venire a prendere il pallone.
Appena mi fu vicino.
“Marco tieni! E’ di Vera!
Il ragazzo afferrò velocemente il
biglietto e poi, con una scusa, si allontanò dal gruppo.
Dopo circa un quarto d’ora torna
con un biglietto.
“Ecco la risposta!
“E’ una raccomandata espressa?
“ahahhaha certo!
Mi avviai a cercare Vera. Anche
stavolta mi prese la curiosità di leggere la risposta. Solito tragitto. Quando
fui nel cesso:
“Ti piace giocare? Conosco dei
giochetti molto divertenti! Per esempio a mosca cieca! Lo conosci? Tu sei bendata
e cerchi di afferrarmi e poi quando mi hai preso! Ti lascio immaginare il
seguito! Aspettami nel capanno dei cacciatori! Mi raccomando bendati gli occhi!
Altrimenti il gioco non vale!
Pensai – Cazzo! Hai visto il
ragazzino? Altro che timido! Quello sapeva il fatto suo!
Ero curioso di vedere
l’espressione di Vera, nel momento in cui leggeva la risposta. Conoscendola
quell’invito gli sarebbe andato a nozze. Marco era pane per i suoi denti.
Non ebbi la soddisfazione di
vederla leggere.
Entrò nella baita e si andò a
rintanare in una delle stanze, arredata con letti a castello e vecchi armadi di
legno, in stile tirolese.
Dopo un po’ la vidi uscire e si
diresse verso il prato dove giocavano i ragazzi. Cercò di farsi notare da Marco
e quando ebbe la sua attenzione, sventolò un foulard, come dire: che sarebbe
andata all’appuntamento e che il fazzoletto di seta era la maschera per giocare
a mosca cieca.
Si diresse verso il bosco con
passo veloce, quasi correndo, sapevo, dove era diretta.
Mi soffermai a osservarla mentre
si allontanava, iniziai a fissarla per la prima con occhi diversi. Quei
pantaloncini in jeans ficcati nel culo, esaltavano divinamente un lato B da infarto.
Quel diavolo aveva un corpo sensuale e forgiato per far sesso estremo.
La vidi come una donna
trasgressiva, passionale che si stava offrendo ai piaceri della carne, senza
porsi alcun limite.
La sua mente libertina mi
eccitava. Nipote o no, era pure sempre un atteggiamento lascivo e da grande
troia.
L’idea di quello che sarebbe
successo in quel capanno dei cacciatori, mi stimolava i pensieri.
Così in modo del tutto naturale, concretizzai
quelle immagini con un’iniziale erezione.
L’ebbrezza della montagna, la
natura selvaggia, e il pensiero di mia nipote in quella situazione conturbante
giocarono come dei potenti corroboranti.
Vera scomparve nel bosco e subito
dopo notai Marco che si avviava nella stessa direzione.
Mi batteva il cuore al pensiero
che quei due giovani amanti si sarebbero incontrati per giocare con i loro
sensi.
Si stavano cimentando in un divertimento
sensuale e perverso, fatto di carezze al buio, di respiro e di sensazioni
tattili e di piacere sospeso.
Solo a pensarci mi veniva la
pelle d’oca.
Ero intento a girare le bottiglie
di birra nell’acqua fresca, con aria distratta, avendo nella mente quelle
immagini, che turbinavano accendendomi i sensi.
Mi sarebbe piaciuto assistere.
Mi grattai il mento e poi,
fissando il bosco, cercai di vedere oltre.
Alla fine mi venne l’impulso del
guardone.
Accidenti! Si insinuò come un
forte istinto che m’induceva in quella direzione, dovevo soddisfare quella
curiosità morbosa, che turbava i miei pensieri e non mi dava tregua.
Mi avviai verso il sentiero che
portava al capanno dei cacciatori.
In pratica era una specie di altana,
con due lati quasi scoperti.
Appena la vidi, mi avvicinai con
cautela..
Trovai un punto di osservazione
perfetto. Dovevo evitare che mi scorgessero
Vera era già dentro, appoggiata
con i gomiti alla balaustra. Si era legato il foulard attorno al capo
coprendosi gli occhi. Marco era dietro di lei. Le accarezzava le cosce. Poi
salendo verso l’alto, sfiorò il ventre scoperto fino ad arrivare al seno.
Con il palmo delle mani le massaggiò con
delicatezza, poi le stringe forte e la bacia sul collo.
A Vera piaceva quel contatto
violento.
Era una scena terribilmente
piacevole. Era difficile restare neutrali. Dentro di me sentivo l’eco del
pensiero di Vera, la sua depravazione. Mi eccitai come un vecchio caprone, cosicché
mi venne naturale sbottonarmi i pantaloni, tirare fuori il cazzo, e iniziare a
muovere il polso, per praticarmi una lenta e sublime pugnetta.
L’audacia di Marco cresceva
sempre di più.
Si era avventato su Vera come un
feroce predatore.
Non le dava tregua. Vera reagiva
a quell’aggressione agitandosi e muovendo il culo verso Marco. Era eccitata e
cercava di offrire al suo amante un corpo accaldato dell’eccitazione.
Marco, in preda al delirio dei
sensi, le sbottona i pantaloncini di jeans e gliela abbassa insieme alle
mutandine di cotone.
Il culo di Vera assalì il mio
sguardo, mostrandosi borioso in ogni piccolo dettaglio.
Era straordinario.
Anche Marco subisce il fascino di
quel fondo schiena perfettamente tornito.
Non ci pensò due volte, infatti, ad inginocchiarsi e ficcare la faccia
in mezzo ai quei dolci glutei.
Mi ero talmente riscaldato che
gli occhiali si erano appannati, colpiti dal vapore del sudore che imperlava la
pelle del viso.
Ad un tratto vidi le sue mani
separare i glutei e scrutare quella nicchia.
L’istinto di affondarci la bocca era
palesemente incontenibile, e lo fece con grande entusiasmo, quando s’incuneò
profondamente tra le candide natiche.
La faccia era completamente
sparita ed immersa nello scoscio di Vera, rozzolando come una spazzola su e
giu.
La mia mano si era perfettamente
messa in sintonia con l’azione di Marco.
Marco, finito di raspare la
fenditura delle natiche, si alza in piedi e si tira fuori il cazzo.
Lo brandì per alcuni secondi, duro
e pulsante, poi, ci giocò allegramente, colpiva con il glande le natiche di
Vera. Da come si comportava si capiva che non era il momento di penetrarla.
Aveva in mente qualcosa.
Non mi ero sbagliato. Afferra Vera
dai fianchi e la costringe a girarsi, poi la spinge giù, facendola
inginocchiare davanti a se.
Vera, seguendo un istinto
naturale, direi da grande da troia che era, anche bendata, riuscì a brandire il
cazzo duro di Marco.
Dopo averlo menato, lo lecca e lo
succhia con grande slancio, facendo scorrere la bocca fino alla base.
Era un lavoretto di bocca e di
lingua raffinato, che durò per alcuni minuti.
Marco, quando avvertì la bocca di
Vera avvolgergli il cazzo, con entrambe le mani, afferrò il suo capo iniziando
a scoparla velocemente in bocca.
Vera rimane ferma, mentre quel
grosso cefalo penetra velocemente fino a toccarle il fondo della gola. Più
volte deve staccarsi da quel nerbo bagnato, per sputare i contati di vomito e di
saliva, e prendere una boccata d’aria.
Marco, dopo alcuni minuti
d’intensa penetrazione orale, rimette Vera a pecorina, con i gomiti appoggiati
sulla balaustra.
Lo vedo fermo, ad ammirare quel
fondo schiena da oscar.
Nel momento in cui stava
apprestandosi a penetrarle la fica, gira la testa verso di me. In quel momento
non avendo preso alcuna precauzione mi notò subito e scoprì la mia presenza.
Rimane basito per la scoperta, e
poi spaventato mi guarda intensamente per alcuni istanti. Alla fine desiste dai
suoi propositi, si alza i pantaloni e lentamente si allontana da Vera. Poi gira
le spalle e scappa via come un coniglio.
Vera, ignara di quanto è
successo, rimane ancora in quella posizione.
La sento lamentarsi:
“Marco che fai? Ti prego scopami
mmmmm cristo! Sono un fuoco! Mmm dai iiii. spegnimi il fuoco della lussuria mmmm
Le parole di Vera sono
sconvolgenti.
Mi agitai come un dannato immerso
nelle fiamme dell’inferno, mentre Vera se ne stava a pecorina con il culo
scoperto.
Era una visione che mandava in
tilt i sensi, come se fosse stato colpito da un terremoto. Mi asciugai il
sudore. Feci una panoramica dei dintorni, e poi tornai a fissare quel
meraviglioso culo.
Fu in quel momento che mi venne
un’idea folle.
Del resto, in quelle condizioni,
non ero più in grado ragionare. Ero totalmente turbato da uno stato di libidine
che si era impossessato dei miei pensieri.
Il desiderio morboso mi spinse a
valutare la possibilità di prendere il posto di Marco.
Così uscì dal nascondiglio e, con
il cazzo oscenamente sporgente dal grembo, e mi avvicinai al capanno.
Entrai dentro e trovai Vera, a
pecorina, con il suo stupendo culo esposto al mio sguardo allupato.
Appena lo vidi, mi leccai i
baffi, come un lupo famelico davanti al suo cibo prelibato.
Mi avvicinai titubante, senza
osare toccare quel gioiello della natura. Ma alla fine mi feci coraggio, e vinto
dagli istinti primordiali, allungai finalmente una mano.
Le infilai alcune dita nella
fessura vaginale, sfiorandole il clitoride e sprofondando nella carne viva.
“mmmmmm sei qui! Mi fa impazzire
quest’attesa! Mmmm sei un diavolo! Ti prego scopami!
Un invito a cui era impossibile
dire di no.
Il cazzo era talmente duro che il
sangue pulsando sembrava che lo volesse fare esplodere come un petardo. Inoltre,
era già abbondantemente fuori dei pantaloni, pulsante come un vibratore ma pronto
per fare il suo dovere di trivella. La cappella era rossa e tesa come una
biglia.
Lei sussulto nel momento in cui
appoggiai la punta del cazzo contro l’apertura.
“Mmmmmmm si iiiii mmmmm dai iii
Fu lei a completare l’opera, indietreggiando
con il culo fino a farsi impalare dal resto del cazzo.
“Mmmmm si iiiii Marco mmmm
scopami iiii
Appena il caldo infernale della
sua fica avvolse il nerbo l'afferrai dai fianchi ed iniziai a spingere in
avanti, facendo scivolare il cazzo dentro di lei, velocemente.
Le spinte erano così possenti da farmi
urtare violentemente con il ventre contro le sue candide natiche, quindi indurla
a oscillare avanti e indietro, insieme ai suoi lunghi capelli.
Era una gioia vederla traballare
insieme alle tette, mentre il suo culo, a forma di pera, ondeggiava mostrandosi
in tutta la sua strabiliante bellezza giovanile. Quella scena mi spingeva a
scoparla con grande slancio emotivo.
“Mmmmm si iiiiiiiii mmmmm sei
fantastico oooo mmmm mi fai impazzire… sei un demonio oooo
Azzardai anche la mossa più
audace.
Mentre il mio cazzo le stava
sconquassando la fica, le afferrai le tette e gliele strinsi con forza, soddisfacendo
quell’impulso iniziale che provai, quando le vidi.
Avrei voluto insultarla, dirle
parolacce.
Ma un caso fortuito mi aveva posto
in quella situazione infernale e non potevo svelare la mia identità. Forse lo
avrebbe scoperto in seguito.
Però non me ne importava un cazzo.
Quello che contava in quel
momento era scoparmi quella troia e godermi la sua calda fica.
“Mmmm si mmmmmmmmm
La chiavavo con grande impeto,
tale da farle vibrare il corpo, mentre le pareti vaginali si contorcevano come
calde morse, costrette dagli orgasmi.
Si Mmmmmmmmm godo ooooooooooooo
mmmm
Anche per me, arrivò subito il momento
di gettare la spugna.
Ogni successiva resistenza fu
inutile. Il desiderio di prolungare quel momento magnifico dovette arrendersi
davanti ai primi conati di sborra.
Lo scroto si indurì, il cazzo
divenne più solido e gli affondi più devastanti.
“Si si si mmmmmmm sto impazzendo
ooooo mmmmm
Alla fine mi bloccai dentro di
lei, e restando attaccato, scaricai spessi fluidi di sborra, che le inondò l’utero.
I movimenti continuarono per
alcuni minuti. Ma erano solo atti d’inerzia.
Quando il cazzo si afflosciò tra
le sue cosce, non mi curai di metterlo nei pantaloni, allontanandomi
velocemente da quel luogo.
La lasciai in ginocchio,
appoggiata alla balaustra. Era spossata e sembrava che avesse difficoltà a
tenersi in piedi.
Pensare alle conseguenze di quel
gesto scellerato fu l’ultimo dei miei problemi.
Raggiunsi in fretta la baita.
Marco si era nuovamente unito ai
ragazzi e stava giocando a pallone.
Gli passai vicino, mi guardò
negli occhi, ostentando un’aria indifferente, come se non fosse successo nulla.
Lo assecondai per ovvie ragioni.
Girai lo sguardo e vidi Vera che
stava uscendo dal bosco.
Si avvicinò ostentando un sorriso
sgargiante; la scopata le aveva sollevato l’umore.
Notai anche due grossi arrossamenti
nella zona delle ginocchia.
Poi si siede al mio fianco.
La guardo e le sorrido:
“Bè! Tutto a posto?
“Si! Benissimo!
“I biglietti hanno avuto
successo?
“Alla grande!
“E ora! Che cosa intendi fare con
Marco!
“Nulla! Lui è già fidanzato! Non
mi interessa più!
“A! come dire: Una botta e via
ahahahha
“Nonno ooo ! sei terribile!
ahahaha
Una voce dalla baita.
“E’ pronto! Venite!
Eravamo seduti ai tavoli. Notai
che Vera e Marco non si erano messi vicini.
Anzi, notai che Vera non lo
calcolava per niente, e faceva la smorfiosa con suo cugino Florio.
Pensai a quello che mi dissi un
giorno sua madre: “Vera è una ragazza volubile, dal carattere incostante, mai
soddisfatta, che si stanca subito delle novità”
Chissà forse un giorno avrei
potuto dirle la verità. Speravo in una storia.
Il pranzo fu deliziato da ricche
portate confezionate con cura da mia figlia Elena, da mia nuora e dalla loro
amica.
Dopo il caffè, preso commiato dai
commensali, raggiunsi i piedi di un grosso albero di abete, portandomi dietro
la sedia sdraia.
Appena appoggiai la schiena mi abbracciò
Morfea (moglie del dio del sonno) e dolcemente mi inoltrai nel fantastico mondo
dei sogni.
Satollo e con il cazzo
soddisfatto, mi sentivo pienamente appagato. Il destino è stato molto generoso
come me, che cosa potevo darmi di più?
Mi ero Sbagliato. Non la storia
non era finita lì.
“Nonno! Nonno!
Mi destai da quel stato di
dormiveglia e mi trovai di fronte il bellissimo viso di Elisa, la nipotina più
piccola del gruppo.
“Tesoro che c’è?
“Ti è caduto questo biglietto!
“Biglietto? Azzo! Ancora Vera? Ci
risiamo!
A chi poteva essere diretto? La
troietta aveva ancora voglia di cazzo.
Forse non era lei. C’erano ancora
due ragazzi nel gruppo, ma erano molto più giovane di lei.
“Grazie tesoro!
Afferrai il biglietto e dopo
essermi stirato a dovere mi diressi nuovamente verso i cessi.
Per recapitare il nuovo biglietto
dovevo almeno vedere a chi era diretto.
Quando lo sfogliai mi trovai
davanti un lungo testo. Inforcai gli occhiali ed iniziai a leggere.
“Ho visto tutto! sai? Ho visto,
quando hai dato il biglietto di Vera a Marco. Ho visto, quando sono andati nel
bosco alla capanna del cacciatore e tu li hai seguiti. Ho visto che cosa è
successo lì. Ho visto, quando ti sei avvicinata a Vera e hai fatto l’amore con
lei. Se ci tieni al mio silenzio, dovrai andare subito alla capanna del
Cacciatore e bendarti come Vera!”
Fui costretto a sedermi sulla
tazza del cesso per evitare di cadere a terra.
Il terreno mi era mancato
letteralmente sotto i piedi.
Chi cazzo era? Era una domanda
che mi arrovellava la mente.
Cosa voleva da me?
Era un uomo o una donna?
Dallo stile della scrittura, da
perfetto scolaretto delle elementari, poteva essere una donna. Uno stile molto
elementare.
Le donne erano in tutto dieci,
Elena, mia figlia, e Caterina, mia nuora.
Poi c’erano le nipoti: Vera e
Emilia, le maggiori, le altre due nipotine erano troppo piccole perché
arrivassero a quel sottile ricatto.
Infine c’erano le mogli dei miei
amici e le due figlie adolescenti, ma sembravano talmente lontane da quelle
condizioni trasgressive.
Ragionando per esclusione, e
considerando la determinazione che aveva dimostrato l’anonimo poteva essere una
donna adulta, ma chi?
Mi tremavano le gambe perché non
riuscivo ad immaginare quale fosse lo scopo di quel ricatto.
Mi guardai intorno e scrutai
tutte le donne, ad una, ad una, persino la mia povera Concetta.
Nessuna di loro mi degnava di uno
sguardo, anzi mi sembravano molto distanti, addirittura indifferenti.
Era brava a camuffare la sua
spregiudicatezza.
L’unico modo che c’era per
scoprire l’identità dell’autore, era quello di andare all’appuntamento.
Mi infilai in tasca un fazzoletto
da tavolo e imboccai il sentiero che portava fino al capanno del cacciatore.
Quando arrivai sul posto notai
subito le tracce di sborra per terra.
Poi mi affacciai dalla finestra e
guardai fuori per cercare di scorgere l’eventuale arrivo di qualcuno. Non si
vedeva anima viva.
Ero nervoso, mentre mi legavo il
fazzoletto sugli occhi.
Attesi in silenzio. Si sentivano
solo i rumori tipici del bosco, uccelli e qualche aereo che sorvolava la zona.
Ero appoggiato con le mani alla
balaustra, quando da dietro sentii un rumore di passi.
Mi girai, stavo per togliermi la
benda dagli occhi, quando mi sento afferrare i polsi.
Mi toccarono due mani minute.
Fu il primo indizio che
confermava l’ipotesi che la persona fosse una donna.
“Ok! Ti piace giocare a mosca
cieca! Cosa vuoi da me?
Non rispose. Ma dopo alcuni
secondi di attesa, avvertì le sue mani che si agitavano frenetiche davanti alla
chiusura lampo. Dopo le percepì che scavano all’interno.
Quel gesto mi fece tremare la
schiena. Fu un atto palese, che mi fece capire le sue intenzioni.
“Ti piace giocare duro?
Accomodati, è tutto tuo!
Era coraggiosa. Il suo gesto mi
fece fremere come un fuscello.
Somatizzai quei momenti con una
poderosa erezione.
Sentì una sensazione di vertigini,
quando la sua mano cinse con forza il cazzo, stringendolo.
Il desiderio carnale iniziò
subito a crescere dentro di me, impossessandosi di ogni cellula del mio corpo.
Lo tirò fuori. Lo afferrò con le
due mani, scuotendolo come se fosse un ramo.
Iniziò a baciare la punta e la
pelle.
“Ti piece toccarlo! Non sarebbe
meglio se iniziassi anche a succhiarlo?
Quando dissi quelle parole, le
sue mani si staccarono dal cazzo.
Rimasi in attesa con il cazzo
duro che spuntava dal grembo e un brezza fresca che spirava e lo colpiva.
“Che cosa hai? Che cosa ho detto?
Non ti piace succhiarmi il cazzo?
La tipa, appena ebbi pronunciato
la frase, la sento che poggia le labbra della bocca sulla cappella.
Nonostante l’avesse aperta al
massimo, per quanto si sforzasse, non riusciva a muoverla con disinvoltura. Anzi
i suoi denti strofinavano dolorosamente sulla pelle.
Il pompino non era il suo forte.
“Lascia perdere! Forse è meglio
che lo lecchi!
In quella piacevole atmosfera, allungai
una mano per toccarla.
Come prima reazione la sentì
allontanarsi subito da me.
“Cazzo! Mi farai toccare
qualcosa? Volevo toccarti le tette!
Si avvicinò nuovamente. Acconsentendo
a soddisfare quella supplica da porco libidinoso.
Infatti, allungai le mani e trovai
il suo petto completamente scoperto.
Le toccai i fianchi. Era molto
minuta. Feci scivolare le mani verso l’alto; mi accorsi che la tipa si teneva
la maglietta sollevata. Non portava il reggiseno, perciò potei subito toccarle
le tette.
I seni non erano molto grossi, ma
erano dannatamente sodi e appuntiti.
Le pizzicai i capezzoli, che divennero
subito turgidi come marmo.
Dopo quel contatto capì che era
molto giovane. Poteva essere Emilia, oppure una delle ragazze ospiti. Inoltre,
era molto inesperta.
“Adesso mi avvicino con la bocca!
Ho voglia di baciarti le tette!
Questa volta non scappò.
Era più bassa di me. Dovetti piegare
la schiena per arrivare a baciarle il seno. La pelle era liscia e profumata
come una rosa in una giornata di primavera.
“Se ci spostassimo in quell’angolo
staremmo più comodi! C’e una panca! Ho bisogno di sedermi, perché mi sono
stancato a stare in piedi!
Tastai la parete di tavole, cercando
di non inciampare, raggiunsi la panca e mi sedetti.
“Avvicinati!
La tipa si era tolta la
maglietta. Era a petto nudo. L’accolsi in mezzo alle mie gambe spalancate.
Le toccai la schiena, il culo, le
gambe. Era minuta, ma aveva gia le fattezze di una donna.
Decisi di tenermi la benda sugli
occhi. Era più piacevole godersi quella troietta in quelle condizioni.
Indossava una mini gonna in
cotone a balze. Erano in tre a portarla, Emilia e le due ragazze ospiti.
E tutte e tre erano più basse di
me, quindi gli indizi si stringevano a sole tre persone.
Le gambe erano toniche e ben
tornite. Il culo rotondo come un mandolino. Era molto sensuale. Le mie carezze
l’avevano bloccata. Non capivo se avesse timore di me.
Le spostai le mutandine di cotone
ed iniziai a solcare le fenditure della fica. Il pelo era morbido e le labbra
tenere come il burro.
Strofinai con forza un dito tra
le piccole labbra e facendo una leggera pressione sprofondai nella carne viva.
Mmmmmmmm
Un leggero singulto, seguito da
un soffio di aria calda, colpì il mio collo.
La vagina, sebbene fosse già ampiamente
usata, non era molto slabbrata.
Cercai di inoltrarmi con un dito
dentro, e quindi la penetrai completamente con il medio.
Mmmmmmmmmmm
La trovai pregna di umori. Segno
che era eccitata.
Feci scivolare il dito su e giù,
simulando una scopata.
Nello stesso istante in cui
muovevo il dito dentro di lei, la sentivo tremare tutta. Il suo corpo vibrava
compatto.
Mentre le sditalinavo la figa, il
mio cazzo aumentava la sua rigidità. Era talmente duro che palpitava tra le sue
cosce, lambendo con la punta il buco del culo.
“Ora girati e siediti sul mio
grembo!.
Si sedette stringendo il cazzo tra
le cosce. La massa dura era completamente compressa contro la sua figa.
In quella posizione iniziai a
masturbarmi, cercando di strofinare la pelle sulle fenditure della vagina. La
ragazza aveva stretto le gambe per dare maggiore effetto a quell’azione.
“Mmmmmmmmmm
La sentivo miagolare, mentre il
mio cazzo le stimolava le labbra ed il clitoride.
“mmmmmm
“Alza il bacino!
Allargò le gambe e con la punta
dei piedi sollevò i fianchi quel tanto da permettere alla punta del cazzo di
incunearsi tra le piccole labbra.
Con una mano tenni separate le
labbra, mentre con l’altra schiacciavo la cappella contro l’ingresso della
fica.
Quando sentì il tepore della sua
figa avvolgere il grosso bulbo, la costrinsi a spostare verso giù il bacino affinché
potessi penetrare fino in fondo. Il
cazzo entrò tutto dentro.
Aaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmm
Il suo lamento gutturale rilevò in
modo sublime quell’invasione violenta.
La ragazza appena percepì il
cazzo dentro di se, si lascio andare, sedendosi completamente sul mio grembo,
con il cazzo profondamente infilato nella vagina.
“sei un diavoletto! Ora muovi il culo
avanti e indietro!
“mmmmmm
Iniziò a muoversi in modo convulso.
Non aveva nessuna regola. Sembrava posseduta dal diavolo. La cosa non mi
dispiaceva per nulla, perché mi stimolava il cazzo fino alla radice, ma
rischiavo di cadere a terra, per quanta forza imprimeva al suo moto
ondulatorio.
Era talmente selvaggia che
dovetti tenermi alla panca.
“mmm fermati! Respira! Caspita
che ti ha preso?
La ragazza si bloccò all’istante.
“E’ meglio cambiare posizione!
Alzati!
Non si mosse di un solo
centimetro. Anzi continuò a oscillare il culo. Voleva tenersi il cazzo dentro. Mi
era parso un atteggiamento cocciuto. Forse temeva che volessi smettere.
“Cribbio non ti preoccupare! Non ho
voglia di smettere! Voglio solo cambiare posizione! Tranquilla!
Stavolta si decisa a staccarsi.
Si alzò in piedi, sfilandosi il
cazzo dalla figa. La cosa strana era che mi cinse il cazzo tenendolo stretto in
una mano. Era come se temesse di vederlo sparire.
“Ora, appoggiati con le mani
sulla panca! E mettiti a pecorina! Come Vera? Ti ricordi?
Dai movimenti capì che stava
obbedendo alla richiesta come una perfetta scolaretta. Avrei potuto togliermi
la benda.
Ma il mistero mi affascinava,
perché giocava un ruolo importante in quella situazione morbosa, in cui le
emozioni erano forti. Quindi continuai a mantenere quell’incognita così
sensuale.
Brandendo il cazzo mi avvicinai a
lei.
Con una mano razzolai davanti a
me, costruendomi nella mente lo scenario che doveva trovarsi al mio cospetto.
Infatti, il suo culo era già in
posizione, pronto ad immolarsi al piacere del mio cazzo.
Le mie dita lambirono le sue
natiche dalla pelle liscia e tonica.
Con la mente in fiamme seguì la
fenditura dei glutei ed arrivai infine a toccare le labbra della figa, che si
presentarono ampiamente slabbrate a causa della penetrazione precedente.
Mi accostai all’apertura della
vagina, con il respiro affannoso e con la mente stordita dal desiderio di quel
giovane corpo.
Schiacciai la cappella in mezzo
alle piccole labbra, e facendo pressione, sprofondai con il resto del cazzo
dentro quella fucina incandescente.
“Mmmmmmmmmmmmm
Quel lamento di sirena rilevò
nuovamente il piacere della sua mente nell’accogliere dentro di se il mio
cazzo.
Mi piantai con i piedi saldamente
a terra, l’afferrai dai fianchi e iniziai a chiavarla con foga.
Davo colpi profondi, mentre il
mio grembo urtava violentemente contro le sue natiche.
Mmmmmmmmmmmmmmmmmmm
Era un piacere sentire quella
giovane fica vibrare sotto i colpi del mio cazzo.
I coglioni, avvolti in uno scroto
molle, ondeggiavano allo stesso ritmo dei miei affondi, e li sentivo, mentre
sbattevano contro il monte di venere.
La ragazza teneva le cosce
spalancate al massimo per permettere al mio grembo di potersi incuneare con
maggiore efficacia.
Sentivo il mio cazzo avvolto
dalla circonferenza della sua fica, che si allargava ogni qualvolta spingevo
dentro di lei.
“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“Cribio, non so chi sei, ma la
tua fica è un vero inferno mmmmm
Dopo alcuni colpi in sequenza,
devastanti per le sue pareti vaginali, la sollevai dai fianchi e, tenendola sospesa
dal terreno, la chiavavo con una foga impressionante. Gli stimoli della sborra
iniziarono a bussare alla porta dell’orgasmo:
“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“To to to, piccola troia mmmmmmmm
Il cazzo pulsava come un martello
pneumatico. Uno, due e tre. La tenni stretta a me, mentre fluidi di sborra le
inondarono la vagina.
“Mmmmmmmmmm
“Mmmmmm tie tie mmmmmm
Dopo alcuni colpi, dati solo per
inerzia, mi fermai. La ragazza sembrava in coma. Non riusciva a tenersi in
piedi.
Mi sedetti sulla panca con lei
seduta sul mio grembo, e il cazzo mezzo moscio ancora ficcato nella sua fica.
La tenni stretta per timore che
scappasse. Ero curioso di conoscere la sua identità
Mi tolsi la benda.
“Cazzo sei tu? Non è possibile?
Così va la vita.
Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)
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