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lunedì 30 luglio 2012

Il capanno del cacciatore.


La baita del sole era una vera e propria perla della natura, perfettamente mimetizzata con la vegetazione alpina
La struttura era stata edificata con blocchi di pietra rosa, con il tetto di legno, che si allungava fino a sfiorare il prato.
Per darvi un’idea della bellezza estetica, pensate a quei paesaggi svizzeri che abbiamo apprezzato nei film di Haidi (mi riferisco a quelli porno).

Torniamo alla storia.
Era il primo di luglio. Mio figlio maggiore aveva prenotato la baita, gestita dal corpo forestale.
Oltre a me, c’era la famiglia dei miei figli e quella di alcuni amici.
In tutto eravamo una ventina di persone.
Tutti mi riverivano come il patriarca. Non fraintendetemi.
Non è che fossi vecchio come un matusalemme.
Fui considerato il patriarca perché ero il più anziano.
Insomma quella condizione mi faceva comodo perché mi permetteva di dedicarmi al riposo assoluto ed a lunghe passeggiate nel bosco, mentre gli altri erano tutti impegnati nella preparazione del pranzo.

Poi c’erano i miei nipoti, Vera, la maggiore, le sorelle Emilia e Margherita, a seguire venivano i cugini Florio, Gianluca e la piccola Elisa.
Dopo aver preso possesso della baita, iniziammo a sistemare le cose e ad utilizzare i locali, tra cui la cucina, con il forno a legna

Attorno alla baita c’erano sparsi i tavoli in legno, piantati nel terreno e le panche attorno.

Fin dall’inizio mi accorsi che Vera aveva preso di mira il figlio di una famiglia ospite.
Si chiamava Marco, ed era, più o meno, un suo coetaneo, forse più vecchio.

Vera gli lanciava dei veri e propri messaggi subliminali, cercando di attirare la sua attenzione come meglio poteva.

Vera era una ragazza molto spigliata.
Elena, la madre, ogni tanto si lamentava per la condotta spregiudicata che teneva verso i ragazzi. In parole povere era un po’ troia.

Ostentava un carattere incostante e indolente, e non era appagata di quello che possedeva.
Tuttavia, era una bella ragazza, è non lo nascondeva, considerato il modo di vestire, succinto, perciò, sapeva di potersi permettere qualsiasi atteggiamento.
Vera si dannava l’anima per fargli capire che ci stava, ma lui rimaneva distante, quasi timido, ignorando quei segnali così palesi.
Piuttosto mi pareva che le sue attenzioni fossero rivolte più a Emilia che a lei.

Mi divertivo, comunque, a osservare quel giro di sguardi e corteggiamenti più o meno sfacciati.
Quel giorno, stavo immergendo le bottiglie di birra nell’acqua fresca della vasca di legno, quando Vera mi passò vicino con aria triste.

“Tesoro che cosa hai?
“Nonno! Porca miseria! Qui i ponti non si prendono!
“Porta pazienza tesoro! Per un giorno potresti anche fare a meno del cellulare!
“Nonno io senza il cellulare sono persa! Mi sento fuori del mondo! Maledizione quando ho accettato di venire in questo posto di merda! La mamma mi ha fatto due palle con la storia che la famiglia deve restare unità! La prossima volta non mi fotte più!
“ahahah e pensare che ai miei tempi, quando avevo la tua età, non c’erano queste diavolerie tecnologiche! Avevamo altri sistemi per comunicare! Lenti ma più efficaci!
“Ma era la preistoria? Mi viene difficile immaginare un mondo senza il cellulare! Come facevi a comunicare con la nonna?
“Le mandavo i bigliettini! Tramite il suo fratellino! Lo zio Michele! Lei mi rispondeva nello stesso modo!
“I biglietti! Bello! Molto romantico! Cazzo! Mi hai fatto venire un’idea!
“Ho capito a cosa stai pensando! Anzi a chi! Ahahah ! Marco! Vero?
“Nonno, sei terribile! Non ti sfugge nulla! Hahah Che dici gli scrivo un biglietto?
“Aspetta! Ho quello che fa per te!

Dallo zainetto estrassi un bloc notes e una penna.

“Tieni! Divertiti con questi!
“Grazie nonno! Sei un genio!

Mi baciò su una guancia e corse verso il tavolo, si sedette e cominciò a scrivere.
Dopo alcuni minuti tornò da me.

“Nonno ti dispiacerebbe fare il corriere?
“Cribbio! Vera! Chiedilo a Margherita! Quella piccola peste si presterebbe volentieri a farti da ruffiana!
“Preferisco evitare di coinvolgerla quella stronza! Ha solo tredici anni, ma si comporta come una adulta! E’ sempre in competizione, e sarebbe capace di tutto pur di farmi dispetto! Anzi mi sputtanerebbe con gli altri! No meglio evitarla quella iena! Tieni nonno!
“Ma porca miseria! Se tua madre venisse a scoprire che ti faccio da ruffiano sarebbero guai per entrambi! Lo sai?
“Dai nonno! ti prego! Lo so che mi vuoi bene!

Me lo chiese quasi implorando; poi mi abbracciò schioccandomi un grosso bacio sulla guancia.

“Va bene!
“Grazie Nonno! Ti prego! Consegnalo a lui, personalmente! Poi aspetta che lo abbia letto, forse ti darà la risposta subito!
“che mi tocca fare! Vado

Presi il biglietto e lo infilai nel taschino della camicia. Marco era sul prato con gli altri ragazzi, tra i quali c’era anche mio figlio, il genero e i loro amici, a giocare a pallone.

Prima di raggiungerlo dovetti soddisfare un impellente bisogno fisiologico.
Mentre ero in bagno a pisciare, il biglietto mi cadde a terra.
Lo raccolsi e mentre stavo per riporlo nel taschino mi venne la tentazione di leggere che cosa aveva scritto Vera.

Marco! Mi annoio da morire! Mi piaci un casino! Che ne diresti se andassimo a fare un giretto nel bosco? Mi piacerebbe giocare da sola con te! Un bacione! Vera
“P.S: dai la risposta al nonno!”

Sorrisi, perché aveva già deciso che io dovevo essere il cupido della situazione, e capì anche che cosa intendesse con quel “mi piace giocare”.
I giovani di oggi vanno dritti alla meta. Vera non si era smentita.
Una mente spregiudicata! Ai miei tempi era difficile incontrare donne come lei; che avrebbero fatto la felicità di qualsiasi uomo. In quel momento invidiai Marco.

Quando mi vide Florio, fece una rovesciata e mi lanciò il pallone.

“Dai nonno! Colpiscilo al volo!
“E’ una parola!

Lo stoppai e glielo lanciai con le mani.

“Ragazzi non sono qui per giocare! Mi sto godendo il paesaggio!

Un altro tiro e di nuovo un fuori campo. Questa volta fu incaricato Marco a venire a prendere il pallone.

Appena mi fu vicino.

“Marco tieni! E’ di Vera!

Il ragazzo afferrò velocemente il biglietto e poi, con una scusa, si allontanò dal gruppo.
Dopo circa un quarto d’ora torna con un biglietto.

“Ecco la risposta!
“E’ una raccomandata espressa?
“ahahhaha certo!

Mi avviai a cercare Vera. Anche stavolta mi prese la curiosità di leggere la risposta. Solito tragitto. Quando fui nel cesso:

Ti piace giocare? Conosco dei giochetti molto divertenti! Per esempio a mosca cieca! Lo conosci? Tu sei bendata e cerchi di afferrarmi e poi quando mi hai preso! Ti lascio immaginare il seguito! Aspettami nel capanno dei cacciatori! Mi raccomando bendati gli occhi! Altrimenti il gioco non vale!


Pensai – Cazzo! Hai visto il ragazzino? Altro che timido! Quello sapeva il fatto suo!

Ero curioso di vedere l’espressione di Vera, nel momento in cui leggeva la risposta. Conoscendola quell’invito gli sarebbe andato a nozze. Marco era pane per i suoi denti.

Non ebbi la soddisfazione di vederla leggere.
Entrò nella baita e si andò a rintanare in una delle stanze, arredata con letti a castello e vecchi armadi di legno, in stile tirolese.

Dopo un po’ la vidi uscire e si diresse verso il prato dove giocavano i ragazzi. Cercò di farsi notare da Marco e quando ebbe la sua attenzione, sventolò un foulard, come dire: che sarebbe andata all’appuntamento e che il fazzoletto di seta era la maschera per giocare a mosca cieca.

Si diresse verso il bosco con passo veloce, quasi correndo, sapevo, dove era diretta.

Mi soffermai a osservarla mentre si allontanava, iniziai a fissarla per la prima con occhi diversi. Quei pantaloncini in jeans ficcati nel culo, esaltavano divinamente un lato B da infarto. Quel diavolo aveva un corpo sensuale e forgiato per far sesso estremo.
La vidi come una donna trasgressiva, passionale che si stava offrendo ai piaceri della carne, senza porsi alcun limite.
La sua mente libertina mi eccitava. Nipote o no, era pure sempre un atteggiamento lascivo e da grande troia.
L’idea di quello che sarebbe successo in quel capanno dei cacciatori, mi stimolava i pensieri.
Così in modo del tutto naturale, concretizzai quelle immagini con un’iniziale erezione.
L’ebbrezza della montagna, la natura selvaggia, e il pensiero di mia nipote in quella situazione conturbante giocarono come dei potenti corroboranti.

Vera scomparve nel bosco e subito dopo notai Marco che si avviava nella stessa direzione.
Mi batteva il cuore al pensiero che quei due giovani amanti si sarebbero incontrati per giocare con i loro sensi.
Si stavano cimentando in un divertimento sensuale e perverso, fatto di carezze al buio, di respiro e di sensazioni tattili e di piacere sospeso.
Solo a pensarci mi veniva la pelle d’oca.

Ero intento a girare le bottiglie di birra nell’acqua fresca, con aria distratta, avendo nella mente quelle immagini, che turbinavano accendendomi i sensi.
Mi sarebbe piaciuto assistere.
Mi grattai il mento e poi, fissando il bosco, cercai di vedere oltre.
Alla fine mi venne l’impulso del guardone.
Accidenti! Si insinuò come un forte istinto che m’induceva in quella direzione, dovevo soddisfare quella curiosità morbosa, che turbava i miei pensieri e non mi dava tregua.

Mi avviai verso il sentiero che portava al capanno dei cacciatori.
In pratica era una specie di altana, con due lati quasi scoperti.
Appena la vidi, mi avvicinai con cautela..
Trovai un punto di osservazione perfetto. Dovevo evitare che mi scorgessero

Vera era già dentro, appoggiata con i gomiti alla balaustra. Si era legato il foulard attorno al capo coprendosi gli occhi. Marco era dietro di lei. Le accarezzava le cosce. Poi salendo verso l’alto, sfiorò il ventre scoperto fino ad arrivare al seno.
Con  il palmo delle mani le massaggiò con delicatezza, poi le stringe forte e la bacia sul collo.
A Vera piaceva quel contatto violento.

Era una scena terribilmente piacevole. Era difficile restare neutrali. Dentro di me sentivo l’eco del pensiero di Vera, la sua depravazione. Mi eccitai come un vecchio caprone, cosicché mi venne naturale sbottonarmi i pantaloni, tirare fuori il cazzo, e iniziare a muovere il polso, per praticarmi una lenta e sublime pugnetta.

L’audacia di Marco cresceva sempre di più.
Si era avventato su Vera come un feroce predatore.
Non le dava tregua. Vera reagiva a quell’aggressione agitandosi e muovendo il culo verso Marco. Era eccitata e cercava di offrire al suo amante un corpo accaldato dell’eccitazione. 

Marco, in preda al delirio dei sensi, le sbottona i pantaloncini di jeans e gliela abbassa insieme alle mutandine di cotone.

Il culo di Vera assalì il mio sguardo, mostrandosi borioso in ogni piccolo dettaglio.
Era straordinario.
Anche Marco subisce il fascino di quel fondo schiena perfettamente tornito.  Non ci pensò due volte, infatti, ad inginocchiarsi e ficcare la faccia in mezzo ai quei dolci glutei.

Mi ero talmente riscaldato che gli occhiali si erano appannati, colpiti dal vapore del sudore che imperlava la pelle del viso.

Ad un tratto vidi le sue mani separare i glutei e scrutare quella nicchia.
L’istinto di affondarci la bocca era palesemente incontenibile, e lo fece con grande entusiasmo, quando s’incuneò profondamente tra le candide natiche.
La faccia era completamente sparita ed immersa nello scoscio di Vera, rozzolando come una spazzola su e giu.

La mia mano si era perfettamente messa in sintonia con l’azione di Marco.

Marco, finito di raspare la fenditura delle natiche, si alza in piedi e si tira fuori il cazzo.
Lo brandì per alcuni secondi, duro e pulsante, poi, ci giocò allegramente, colpiva con il glande le natiche di Vera. Da come si comportava si capiva che non era il momento di penetrarla. Aveva in mente qualcosa.
Non mi ero sbagliato. Afferra Vera dai fianchi e la costringe a girarsi, poi la spinge giù, facendola inginocchiare davanti a se.
Vera, seguendo un istinto naturale, direi da grande da troia che era, anche bendata, riuscì a brandire il cazzo duro di Marco.
Dopo averlo menato, lo lecca e lo succhia con grande slancio, facendo scorrere la bocca fino alla base.
Era un lavoretto di bocca e di lingua raffinato, che durò per alcuni minuti.

Marco, quando avvertì la bocca di Vera avvolgergli il cazzo, con entrambe le mani, afferrò il suo capo iniziando a scoparla velocemente in bocca.
Vera rimane ferma, mentre quel grosso cefalo penetra velocemente fino a toccarle il fondo della gola. Più volte deve staccarsi da quel nerbo bagnato, per sputare i contati di vomito e di saliva, e prendere una boccata d’aria.

Marco, dopo alcuni minuti d’intensa penetrazione orale, rimette Vera a pecorina, con i gomiti appoggiati sulla balaustra.
Lo vedo fermo, ad ammirare quel fondo schiena da oscar.

Nel momento in cui stava apprestandosi a penetrarle la fica, gira la testa verso di me. In quel momento non avendo preso alcuna precauzione mi notò subito e scoprì la mia presenza.

Rimane basito per la scoperta, e poi spaventato mi guarda intensamente per alcuni istanti. Alla fine desiste dai suoi propositi, si alza i pantaloni e lentamente si allontana da Vera. Poi gira le spalle e scappa via come un coniglio.

Vera, ignara di quanto è successo, rimane ancora in quella posizione.
La sento lamentarsi:

“Marco che fai? Ti prego scopami mmmmm cristo! Sono un fuoco! Mmm dai iiii. spegnimi il fuoco della lussuria mmmm

Le parole di Vera sono sconvolgenti.
Mi agitai come un dannato immerso nelle fiamme dell’inferno, mentre Vera se ne stava a pecorina con il culo scoperto.
Era una visione che mandava in tilt i sensi, come se fosse stato colpito da un terremoto. Mi asciugai il sudore. Feci una panoramica dei dintorni, e poi tornai a fissare quel meraviglioso culo.
Fu in quel momento che mi venne un’idea folle.
Del resto, in quelle condizioni, non ero più in grado ragionare. Ero totalmente turbato da uno stato di libidine che si era impossessato dei miei pensieri. 
Il desiderio morboso mi spinse a valutare la possibilità di prendere il posto di Marco.
Così uscì dal nascondiglio e, con il cazzo oscenamente sporgente dal grembo, e mi avvicinai al capanno.

Entrai dentro e trovai Vera, a pecorina, con il suo stupendo culo esposto al mio sguardo allupato.
Appena lo vidi, mi leccai i baffi, come un lupo famelico davanti al suo cibo prelibato.
Mi avvicinai titubante, senza osare toccare quel gioiello della natura. Ma alla fine mi feci coraggio, e vinto dagli istinti primordiali, allungai finalmente una mano.
Le infilai alcune dita nella fessura vaginale, sfiorandole il clitoride e sprofondando nella carne viva.

“mmmmmm sei qui! Mi fa impazzire quest’attesa! Mmmm sei un diavolo! Ti prego scopami!

Un invito a cui era impossibile dire di no.

Il cazzo era talmente duro che il sangue pulsando sembrava che lo volesse fare esplodere come un petardo. Inoltre, era già abbondantemente fuori dei pantaloni, pulsante come un vibratore ma pronto per fare il suo dovere di trivella. La cappella era rossa e tesa come una biglia.

Lei sussulto nel momento in cui appoggiai la punta del cazzo contro l’apertura.
 
“Mmmmmmm si iiiii mmmmm dai iii

Fu lei a completare l’opera, indietreggiando con il culo fino a farsi impalare dal resto del cazzo.

“Mmmmm si iiiii Marco mmmm scopami iiii

Appena il caldo infernale della sua fica avvolse il nerbo l'afferrai dai fianchi ed iniziai a spingere in avanti, facendo scivolare il cazzo dentro di lei, velocemente.

Le spinte erano così possenti da farmi urtare violentemente con il ventre contro le sue candide natiche, quindi indurla a oscillare avanti e indietro, insieme ai suoi lunghi capelli.
Era una gioia vederla traballare insieme alle tette, mentre il suo culo, a forma di pera, ondeggiava mostrandosi in tutta la sua strabiliante bellezza giovanile. Quella scena mi spingeva a scoparla con grande slancio emotivo.

“Mmmmm si iiiiiiiii mmmmm sei fantastico oooo mmmm mi fai impazzire… sei un demonio oooo

Azzardai anche la mossa più audace.
Mentre il mio cazzo le stava sconquassando la fica, le afferrai le tette e gliele strinsi con forza, soddisfacendo quell’impulso iniziale che provai, quando le vidi.

Avrei voluto insultarla, dirle parolacce.
Ma un caso fortuito mi aveva posto in quella situazione infernale e non potevo svelare la mia identità. Forse lo avrebbe scoperto in seguito.
Però non me ne importava un cazzo.
Quello che contava in quel momento era scoparmi quella troia e godermi la sua calda fica.

“Mmmm si mmmmmmmmm

La chiavavo con grande impeto, tale da farle vibrare il corpo, mentre le pareti vaginali si contorcevano come calde morse, costrette dagli orgasmi.

Si Mmmmmmmmm godo ooooooooooooo mmmm

Anche per me, arrivò subito il momento di gettare la spugna.
Ogni successiva resistenza fu inutile. Il desiderio di prolungare quel momento magnifico dovette arrendersi davanti ai primi conati di sborra.
Lo scroto si indurì, il cazzo divenne più solido e gli affondi più devastanti.

“Si si si mmmmmmm sto impazzendo ooooo mmmmm


Alla fine mi bloccai dentro di lei, e restando attaccato, scaricai spessi fluidi di sborra, che le inondò l’utero.

I movimenti continuarono per alcuni minuti. Ma erano solo atti d’inerzia.
Quando il cazzo si afflosciò tra le sue cosce, non mi curai di metterlo nei pantaloni, allontanandomi velocemente da quel luogo.

La lasciai in ginocchio, appoggiata alla balaustra. Era spossata e sembrava che avesse difficoltà a tenersi in piedi.

Pensare alle conseguenze di quel gesto scellerato fu l’ultimo dei miei problemi.
Raggiunsi in fretta la baita.
Marco si era nuovamente unito ai ragazzi e stava giocando a pallone.

Gli passai vicino, mi guardò negli occhi, ostentando un’aria indifferente, come se non fosse successo nulla. Lo assecondai per ovvie ragioni.

Girai lo sguardo e vidi Vera che stava uscendo dal bosco.
Si avvicinò ostentando un sorriso sgargiante; la scopata le aveva sollevato l’umore.
Notai anche due grossi arrossamenti nella zona delle ginocchia.
Poi si siede al mio fianco.
La guardo e le sorrido:

“Bè! Tutto a posto?
“Si! Benissimo!
“I biglietti hanno avuto successo?
“Alla grande!
“E ora! Che cosa intendi fare con Marco!
“Nulla! Lui è già fidanzato! Non mi interessa più!
“A! come dire: Una botta e via ahahahha
“Nonno ooo ! sei terribile! ahahaha

Una voce dalla baita.

“E’ pronto! Venite!

Eravamo seduti ai tavoli. Notai che Vera e Marco non si erano messi vicini.
Anzi, notai che Vera non lo calcolava per niente, e faceva la smorfiosa con suo cugino Florio.
Pensai a quello che mi dissi un giorno sua madre: “Vera è una ragazza volubile, dal carattere incostante, mai soddisfatta, che si stanca subito delle novità”

Chissà forse un giorno avrei potuto dirle la verità. Speravo in una storia.

Il pranzo fu deliziato da ricche portate confezionate con cura da mia figlia Elena, da mia nuora e dalla loro amica.

Dopo il caffè, preso commiato dai commensali, raggiunsi i piedi di un grosso albero di abete, portandomi dietro la sedia sdraia.
Appena appoggiai la schiena mi abbracciò Morfea (moglie del dio del sonno) e dolcemente mi inoltrai nel fantastico mondo dei sogni.
Satollo e con il cazzo soddisfatto, mi sentivo pienamente appagato. Il destino è stato molto generoso come me, che cosa potevo darmi di più?

Mi ero Sbagliato. Non la storia non era finita lì.

“Nonno! Nonno!

Mi destai da quel stato di dormiveglia e mi trovai di fronte il bellissimo viso di Elisa, la nipotina più piccola del gruppo.

“Tesoro che c’è?
“Ti è caduto questo biglietto!
“Biglietto? Azzo! Ancora Vera? Ci risiamo!

A chi poteva essere diretto? La troietta aveva ancora voglia di cazzo.
Forse non era lei. C’erano ancora due ragazzi nel gruppo, ma erano molto più giovane di lei.

“Grazie tesoro!

Afferrai il biglietto e dopo essermi stirato a dovere mi diressi nuovamente verso i cessi.
Per recapitare il nuovo biglietto dovevo almeno vedere a chi era diretto.
Quando lo sfogliai mi trovai davanti un lungo testo. Inforcai gli occhiali ed iniziai a leggere.

Ho visto tutto! sai? Ho visto, quando hai dato il biglietto di Vera a Marco. Ho visto, quando sono andati nel bosco alla capanna del cacciatore e tu li hai seguiti. Ho visto che cosa è successo lì. Ho visto, quando ti sei avvicinata a Vera e hai fatto l’amore con lei. Se ci tieni al mio silenzio, dovrai andare subito alla capanna del Cacciatore e bendarti come Vera!”

Fui costretto a sedermi sulla tazza del cesso per evitare di cadere a terra.
Il terreno mi era mancato letteralmente sotto i piedi.
Chi cazzo era? Era una domanda che mi arrovellava la mente.
Cosa voleva da me?
Era un uomo o una donna?
Dallo stile della scrittura, da perfetto scolaretto delle elementari, poteva essere una donna. Uno stile molto elementare.
Le donne erano in tutto dieci, Elena, mia figlia, e Caterina, mia nuora.
Poi c’erano le nipoti: Vera e Emilia, le maggiori, le altre due nipotine erano troppo piccole perché arrivassero a quel sottile ricatto.
Infine c’erano le mogli dei miei amici e le due figlie adolescenti, ma sembravano talmente lontane da quelle condizioni trasgressive.

Ragionando per esclusione, e considerando la determinazione che aveva dimostrato l’anonimo poteva essere una donna adulta, ma chi?
Mi tremavano le gambe perché non riuscivo ad immaginare quale fosse lo scopo di quel ricatto.
Mi guardai intorno e scrutai tutte le donne, ad una, ad una, persino la mia povera Concetta.
Nessuna di loro mi degnava di uno sguardo, anzi mi sembravano molto distanti, addirittura indifferenti.
Era brava a camuffare la sua spregiudicatezza.

L’unico modo che c’era per scoprire l’identità dell’autore, era quello di andare all’appuntamento.

Mi infilai in tasca un fazzoletto da tavolo e imboccai il sentiero che portava fino al capanno del cacciatore.

Quando arrivai sul posto notai subito le tracce di sborra per terra.
Poi mi affacciai dalla finestra e guardai fuori per cercare di scorgere l’eventuale arrivo di qualcuno. Non si vedeva anima viva.

Ero nervoso, mentre mi legavo il fazzoletto sugli occhi.

Attesi in silenzio. Si sentivano solo i rumori tipici del bosco, uccelli e qualche aereo che sorvolava la zona.

Ero appoggiato con le mani alla balaustra, quando da dietro sentii un rumore di passi.

Mi girai, stavo per togliermi la benda dagli occhi, quando mi sento afferrare i polsi.
Mi toccarono due mani minute.
Fu il primo indizio che confermava l’ipotesi che la persona fosse una donna.

“Ok! Ti piace giocare a mosca cieca! Cosa vuoi da me?

Non rispose. Ma dopo alcuni secondi di attesa, avvertì le sue mani che si agitavano frenetiche davanti alla chiusura lampo. Dopo le percepì che scavano all’interno.

Quel gesto mi fece tremare la schiena. Fu un atto palese, che mi fece capire le sue intenzioni.

“Ti piace giocare duro? Accomodati, è tutto tuo!

Era coraggiosa. Il suo gesto mi fece fremere come un fuscello.
Somatizzai quei momenti con una poderosa erezione.
Sentì una sensazione di vertigini, quando la sua mano cinse con forza il cazzo, stringendolo.
Il desiderio carnale iniziò subito a crescere dentro di me, impossessandosi di ogni cellula del mio corpo.

Lo tirò fuori. Lo afferrò con le due mani, scuotendolo come se fosse un ramo.
Iniziò a baciare la punta e la pelle.

“Ti piece toccarlo! Non sarebbe meglio se iniziassi anche a succhiarlo?

Quando dissi quelle parole, le sue mani si staccarono dal cazzo.
Rimasi in attesa con il cazzo duro che spuntava dal grembo e un brezza fresca che spirava e lo colpiva.

“Che cosa hai? Che cosa ho detto? Non ti piace succhiarmi il cazzo?

La tipa, appena ebbi pronunciato la frase, la sento che poggia le labbra della bocca sulla cappella.
Nonostante l’avesse aperta al massimo, per quanto si sforzasse, non riusciva a muoverla con disinvoltura. Anzi i suoi denti strofinavano dolorosamente sulla pelle.
Il pompino non era il suo forte.

“Lascia perdere! Forse è meglio che lo lecchi!

Con la lingua ci sapeva fare. Mi sollecitava la cappella facendomi venire i brividi allo scroto.

In quella piacevole atmosfera, allungai una mano per toccarla.
Come prima reazione la sentì allontanarsi subito da me.

“Cazzo! Mi farai toccare qualcosa? Volevo toccarti le tette!

Si avvicinò nuovamente. Acconsentendo a soddisfare quella supplica da porco libidinoso.
Infatti, allungai le mani e trovai il suo petto completamente scoperto.
Le toccai i fianchi. Era molto minuta. Feci scivolare le mani verso l’alto; mi accorsi che la tipa si teneva la maglietta sollevata. Non portava il reggiseno, perciò potei subito toccarle le tette.

I seni non erano molto grossi, ma erano dannatamente sodi e appuntiti.
Le pizzicai i capezzoli, che divennero subito turgidi come marmo.

Dopo quel contatto capì che era molto giovane. Poteva essere Emilia, oppure una delle ragazze ospiti. Inoltre, era molto inesperta.

“Adesso mi avvicino con la bocca! Ho voglia di baciarti le tette!

Questa volta non scappò.

Era più bassa di me. Dovetti piegare la schiena per arrivare a baciarle il seno. La pelle era liscia e profumata come una rosa in una giornata di primavera.

“Se ci spostassimo in quell’angolo staremmo più comodi! C’e una panca! Ho bisogno di sedermi, perché mi sono stancato a stare in piedi!

Tastai la parete di tavole, cercando di non inciampare, raggiunsi la panca e mi sedetti.

“Avvicinati!

La tipa si era tolta la maglietta. Era a petto nudo. L’accolsi in mezzo alle mie gambe spalancate.

Le toccai la schiena, il culo, le gambe. Era minuta, ma aveva gia le fattezze di una donna.
Decisi di tenermi la benda sugli occhi. Era più piacevole godersi quella troietta in quelle condizioni.
Indossava una mini gonna in cotone a balze. Erano in tre a portarla, Emilia e le due ragazze ospiti.
E tutte e tre erano più basse di me, quindi gli indizi si stringevano a sole tre persone.

Le gambe erano toniche e ben tornite. Il culo rotondo come un mandolino. Era molto sensuale. Le mie carezze l’avevano bloccata. Non capivo se avesse timore di me.

Le spostai le mutandine di cotone ed iniziai a solcare le fenditure della fica. Il pelo era morbido e le labbra tenere come il burro.
Strofinai con forza un dito tra le piccole labbra e facendo una leggera pressione sprofondai nella carne viva.

Mmmmmmmm

Un leggero singulto, seguito da un soffio di aria calda, colpì il mio collo.

La vagina, sebbene fosse già ampiamente usata, non era molto slabbrata.
Cercai di inoltrarmi con un dito dentro, e quindi la penetrai completamente con il medio.

Mmmmmmmmmmm

La trovai pregna di umori. Segno che era eccitata.
Feci scivolare il dito su e giù, simulando una scopata.
Nello stesso istante in cui muovevo il dito dentro di lei, la sentivo tremare tutta. Il suo corpo vibrava compatto.

Mentre le sditalinavo la figa, il mio cazzo aumentava la sua rigidità. Era talmente duro che palpitava tra le sue cosce, lambendo con la punta il buco del culo.

“Ora girati e siediti sul mio grembo!.

Si sedette stringendo il cazzo tra le cosce. La massa dura era completamente compressa contro la sua figa.
In quella posizione iniziai a masturbarmi, cercando di strofinare la pelle sulle fenditure della vagina. La ragazza aveva stretto le gambe per dare maggiore effetto a quell’azione.

“Mmmmmmmmmm

La sentivo miagolare, mentre il mio cazzo le stimolava le labbra ed il clitoride.

Con una mano mi masturbavo e con l’altra impastavo le sue meravigliose tette, stringendole.

“mmmmmm
“Alza il bacino!

Allargò le gambe e con la punta dei piedi sollevò i fianchi quel tanto da permettere alla punta del cazzo di incunearsi tra le piccole labbra.
Con una mano tenni separate le labbra, mentre con l’altra schiacciavo la cappella contro l’ingresso della fica.

Quando sentì il tepore della sua figa avvolgere il grosso bulbo, la costrinsi a spostare verso giù il bacino affinché  potessi penetrare fino in fondo. Il cazzo entrò tutto dentro.

Aaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmmmmm


Il suo lamento gutturale rilevò in modo sublime quell’invasione violenta.
La ragazza appena percepì il cazzo dentro di se, si lascio andare, sedendosi completamente sul mio grembo, con il cazzo profondamente infilato nella vagina.

“sei un diavoletto! Ora muovi il culo avanti e indietro!
“mmmmmm

Iniziò a muoversi in modo convulso. Non aveva nessuna regola. Sembrava posseduta dal diavolo. La cosa non mi dispiaceva per nulla, perché mi stimolava il cazzo fino alla radice, ma rischiavo di cadere a terra, per quanta forza imprimeva al suo moto ondulatorio.
Era talmente selvaggia che dovetti tenermi alla panca.

“mmm fermati! Respira! Caspita che ti ha preso?

La ragazza si bloccò all’istante.

“E’ meglio cambiare posizione! Alzati!

Non si mosse di un solo centimetro. Anzi continuò a oscillare il culo. Voleva tenersi il cazzo dentro. Mi era parso un atteggiamento cocciuto. Forse temeva che volessi smettere.

“Cribbio non ti preoccupare! Non ho voglia di smettere! Voglio solo cambiare posizione! Tranquilla!

Stavolta si decisa a staccarsi.
Si alzò in piedi, sfilandosi il cazzo dalla figa. La cosa strana era che mi cinse il cazzo tenendolo stretto in una mano. Era come se temesse di vederlo sparire.

“Ora, appoggiati con le mani sulla panca! E mettiti a pecorina! Come Vera? Ti ricordi?

Dai movimenti capì che stava obbedendo alla richiesta come una perfetta scolaretta. Avrei potuto togliermi la benda.
Ma il mistero mi affascinava, perché giocava un ruolo importante in quella situazione morbosa, in cui le emozioni erano forti. Quindi continuai a mantenere quell’incognita così sensuale.
Brandendo il cazzo mi avvicinai a lei.
Con una mano razzolai davanti a me, costruendomi nella mente lo scenario che doveva trovarsi al mio cospetto.
Infatti, il suo culo era già in posizione, pronto ad immolarsi al piacere del mio cazzo.
Le mie dita lambirono le sue natiche dalla pelle liscia e tonica.
Con la mente in fiamme seguì la fenditura dei glutei ed arrivai infine a toccare le labbra della figa, che si presentarono ampiamente slabbrate a causa della penetrazione precedente.
Mi accostai all’apertura della vagina, con il respiro affannoso e con la mente stordita dal desiderio di quel giovane corpo.

Schiacciai la cappella in mezzo alle piccole labbra, e facendo pressione, sprofondai con il resto del cazzo dentro quella fucina incandescente.

“Mmmmmmmmmmmmm

Quel lamento di sirena rilevò nuovamente il piacere della sua mente nell’accogliere dentro di se il mio cazzo.

Mi piantai con i piedi saldamente a terra, l’afferrai dai fianchi e iniziai a chiavarla con foga.
Davo colpi profondi, mentre il mio grembo urtava violentemente contro le sue natiche.

Mmmmmmmmmmmmmmmmmmm

Era un piacere sentire quella giovane fica vibrare sotto i colpi del mio cazzo.
I coglioni, avvolti in uno scroto molle, ondeggiavano allo stesso ritmo dei miei affondi, e li sentivo, mentre sbattevano contro il monte di venere.

La ragazza teneva le cosce spalancate al massimo per permettere al mio grembo di potersi incuneare con maggiore efficacia.
Sentivo il mio cazzo avvolto dalla circonferenza della sua fica, che si allargava ogni qualvolta spingevo dentro di lei.

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“Cribio, non so chi sei, ma la tua fica è un vero inferno mmmmm

Dopo alcuni colpi in sequenza, devastanti per le sue pareti vaginali, la sollevai dai fianchi e, tenendola sospesa dal terreno, la chiavavo con una foga impressionante. Gli stimoli della sborra iniziarono a bussare alla porta dell’orgasmo:

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
“To to to, piccola troia mmmmmmmm

Il cazzo pulsava come un martello pneumatico. Uno, due e tre. La tenni stretta a me, mentre fluidi di sborra le inondarono la vagina.

“Mmmmmmmmmm
“Mmmmmm tie tie mmmmmm

Dopo alcuni colpi, dati solo per inerzia, mi fermai. La ragazza sembrava in coma. Non riusciva a tenersi in piedi.
Mi sedetti sulla panca con lei seduta sul mio grembo, e il cazzo mezzo moscio ancora ficcato nella sua fica.

La tenni stretta per timore che scappasse. Ero curioso di conoscere la sua identità
Mi tolsi la benda.

“Cazzo sei tu? Non è possibile?

Così va la vita.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

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