Quella rivelazione
imprevista mi offrì una grande occasione per arrivare
a sua madre.
E' il caso di dire: tale
figlia tale madre.
Ma andiamo per gradi.
Quello che accadde
sull'autobus con Cristina, la scoperta del suo segreto, mi aveva
messo nelle mani un potere enorme, potevo pretendere di incontrarla
quando ne avevo voglia, ma soprattutto strusciarle il culo “ab
libitum” poi, eccitato come un stallone, chiavarla con estremo
gusto, dove capitava.
Una volta, in un giardino
pubblico, tra due olmi, mi sono preso il gusto di sodomizzarla. La
penetrazione peraltro non fu problematica, perché il pertugio anale
della bella nipote era già ampiamente slabbrato.
Tuttavia, quando me la
inculavo, non potevo fare a meno di pensare a quello di mia nuora.
Quel quadro era diventato
il mio chiodo fisso.
Le domeniche in famiglia,
e ogni volta che la incontravo, era una sofferenza immane guardarle
il fondo schiena senza poterlo toccare e strusciarlo con il mio cazzo
duro.
Anna era una donna
matura, un splendida quarantenne, che si curava il fisico con sedute
presso centri di bellezza e la frequenza assidua di palestre.
Cristina era un gran
pezzo di fica, ma sua madre non era da meno.
Tutte le volte che mi
scopavo Cristina sognavo di farlo con la madre. Le accarezzavo il
culo immaginando di toccare quello di Anna.
Una volte, per sentire
anche l'ebbrezza di averla, le chiesi di cambiare il taglio dei
capelli e di farli stirare come quelli di sua madre. Non ci pensò
due volte ad accontentarmi.
Ormai era diventata
succube delle mie fantasie perverse ed era felice di realizzare tutti
i miei fantasmi erotici.
Pur di soddisfare i miei
desideri più libidinosi, indossava persino lingerie intima da
sballo. Lo faceva perché ne ricavava un mio atteggiamento più
morboso, che sfogavo chiavandola con un accanimento inaudito,
stimolandogli il corpo con cura e perizia in ogni parte. Era diventata
il cibo prelibato della mia bramosia, che cuocevo a fuoco lento.
Dopo quella estate
indimenticabile arrivò la stagione invernale.
Possedevo un vecchio
casolare di montagna, non lontano da una famosa località di
villeggiatura con piste di sci. Cristina ci raggiunse una settimana
prima della vigilia di natale.
Nei momenti in cui mia
moglie era impegnata nelle faccende domestiche, facevamo lunghissime
passeggiate nei boschi innevati. Per fortuna non erano affollati come
la città, quindi ogni angolo era adatto a ritagliarci dei momenti di
intimità, che finivano tutti allo stesso modo, con lei piegata a
pecorina ed io da tergo che le trivellavo il culo con foga,
riscaldandola dalla temperatura rigida che le increspava la pelle
delle natiche.
Due giorni prima della
vigilia di natale mio figlio Giulio giunse con la moglie Anna.
Come sempre le mie
attenzioni furono solo per lei. Mi era entrata nel sangue fin dal
primo giorno che Giulio la presentò come la sua fidanzata.
Comunque la conoscevo
già, perché l'avevo vista quando era una teenager, sfilare sulle
passerelle durante le selezioni locali di miss Italia. Già in quel
tempo mi impressionò il suo culo. Difficile da dimenticare.
Quando divenne la moglie
di mio figlio, sviluppai dentro di me un forte sentimento di libidine
nei suoi confronti, che cresceva negli anni in modo esponenziale.
Le vacanze estive
divennero un vero inferno dantesco. Vederla in bikini, prendere il
sole sulla spiaggia, uscire dal mare o fare la doccia, era come
ammirare una dea. Un bellezza conturbante che mi suscitava un
attrazione morbosa, che poi sfogavo con mia moglie o con una sublime
pugnetta, all'interno della cabina.
L'auto si fermò nel
cortile del casolare, lei scese con gesto elegante, indossava un
jeans bianco attillato e un pullover della stessa tinta stretto, che
esaltava le magnificenze della sue tette, dalle misure generose. I
capelli lunghi e biondi le cadevano sulle spalle. Era una gioia
poterla ammirare e desiderare nello stesso tempo.
Dopo averli salutati
chiamai Cristina e le proposi una passeggiata nel bosco. Lei, come di
consueto, solo guardandomi negli occhi capiva che ero eccitato e
voglioso di sfogare un incipiente erezione.
“Nonno sei insaziabile!
“Lo sai quando sono
vicino a te ho sempre voglia di divertirmi!
“Solo con me hai voglia
di divertirti? Ahahah
Quel giorno non andammo
molto lontani. Appena usciti dalla visuale della casa, spinsi
Cristina in mezzo a due pini. Mi sbottonai i pantaloni ed estrassi un
cazzo duro e palpitante.
“Caspita se sei
eccitato!
La nipotina, senza che
glielo avessi chiesto, si inginocchiò al mio cospetto cominciando a
praticare un lavoretto di bocca e di lingua.
L'arrivo della
conturbante nuora mi aveva messo il fuoco nelle vene, quindi mi colse
un desiderio di sfogare all'istante quel turbinio di emozioni che mi
aveva suscitato all'inguine.
“Girati ho voglia di
scopare!
Cristina, sorrise con
malizia, poi si appoggiò con le mani ad un albero di pino,
mostrandomi il suo lato b. Quel giorno portava una minigonna in
jeans, per cui fu sufficiente sollevargliela oltre i fianchi, e i
liggings di lana, che calai giù insieme alla mutande di
cotone.
Come sempre l'apparizione
del suo stupendo culo mi impressionava con le sue linee rotonde e ben
tornite. Pelle liscia e tesa, priva di smagliature
Dalla mia prospettiva
sembrava di vedere una stupenda pera. Era sempre spettacolare
ammirarlo.
Appena incarcò la
schiena, le afferrai i fianchi e la tirai verso di me.
Con una mano brandivo un
cazzo duro e voglioso di penetrare in quelle tenere carni.
In piena frenesia presi a
strusciare la cappella tra le fenditure della figa, spinsi e in un
attimo il grosso bulbo fu inghiottito dalla fica ingorda di Cristina.
“mmmmmm è sempre un
piacere sentirlo dentro di me! Mmm sei tremendo nonno!
A quelle temperature
rigide le pareti interne della fica mi sembravano quelle di una
fucina incandescente.
Inizia a scivolare dentro
quella calda tana immaginando che fosse quella di mia nuora Anna.
Era sublime ammirare lo
spessore del cazzo che penetrava in quella figa bollente. Il buco era
perfettamente adeguato al diametro del nerbo. Lo spingevo veloce ed
in profondità agognando quello di mia nuora.
Il sogno del resto non
era lontano dalla realtà. Cristina era la copia esatta di sua madre,
per cui non dovetti fare eccessivi sforzi per immaginare la cara
nuora a pecorina davanti a me.
Quel pensiero erotico,
come di consueto, alimentava il mio impeto, che mi spingeva a
scuotere la fica di Cristina con profondi affondi e spinte poderose.
Come sempre la figa impregnava la pelle del cazzo di una sostanza
limacciosa e biancastra, che sui bordi della labbra della fica
lasciava un sedimento spesso, che colava verso l'interno coscia.
“mmmmm nonno ooooooo
godo ooooo mmmm
Le parole sottolineavano
un orgasmo intenso, che la costringeva a serrare la cosce. Le pareti
della vagina pulsavano allo stesso ritmo del suo cuore, che io
percepivo con forti vibrazioni del corpo.
In quei momenti aumentai
lo sforzo per prolungare quel senso di piacere, gradito da Cristina.
Con tanta foga in corpo,
con il desiderio per mia nuora che fluiva nelle mie vene come lava
incandescente, dopo alcuni colpi dati in sequenza e assestati in modo
devastanti, arrivai subito all'agognato orgasmo.
“mmmmmm godo oo mmmm
Nel momento in cui stavo
scaricando fluidi si sborra nella cavità vaginale di Cristina,
all'apice dell'estasi dei sensi, si udì l'eco della voce di Anna.
“Papà! Cristina! dove
siete?
Porca vacca. Estrassi
velocemente il cazzo dalla fica, ancora scossa, impregnata di umori e
di sborra.
Feci in tempo a chiudermi
la zip dei pantaloni, quando sento i rumori dei passi di Anna. Era
già alle mie spalle. Cristina si era defilata in tempo dietro un
pino, per cercare di tirarsi su i liggings e sistemarsi la gonna.
“Papà sei qui! Dove è
Cristina?
“Gli scappava la pipì!
E' dietro quel pino!
Gli sfuggì un sorriso
mentre fissava il pino, oltre il quale si intravedeva Cristina che
agitava le spalle.
Guardai mia nuora. Era
meravigliosa in quella cornice di candida neve. Gli anni erano
passati ma lei era migliorata come il vino. La bellezza dell'asino
aveva ceduto il passo ad una bellezza matura, raffinata.
In quel momento non avevo
occhi che per lei. Il suo profumo mi giungeva in tutta la sua
fragranza naturale. Sapeva di sandalo, lei era brava ad abbinare gli
effluivi aromatici al suo stile di vita.
Aveva un ruolo di
direttrice di un ufficio postale di un piccolo paese. Una donna
abituata a comandare. La guardavi e capivi subito di che pasta era
fatta.
“Allora Anna! Quando
facciamo il salto di qualità per la città?
“Se nessuno mi mette i
bastoni tra le ruote, ancora un anno di gavetta e poi dovrei aspirare
alla direzione provinciale!
“Ma tu sei brava e
anche bella! Quel posto sarà tuo! Ne sono certo!
“Grazie per la fiducia
e per il complimento! - rivolta a sua figlia - Cristina che stai
combinando la dietro?
“Arrivo mamma! Ho
finito!
Ci raggiunse con un
sorriso sgargiante stampato sulla faccia. La scopata le aveva messo
il buono umore.
“Allora continuiamo la
passeggiata?
Mi prese a braccetto, ed
insieme, proseguimmo lungo un sentiero immerso nel bosco innevato.
Anna ci precedeva di una
passo. Camminava flessuosa, oscillando il suo meraviglioso culo. Era
un incanto vederlo muovere. Lo fissai per alcuni secondi, poi mi
rivolsi a Cristina e con un sorriso malizioso, passandomi la lingua
tra le labbra, le feci un segno, indicando il culo di sua madre.
Con il pugno chiuso
imitai la scopata. Lei capì immediatamente le mie intenzioni e
sorrise, c'era molta complicità tra noi. Continuai a muovere il
braccio fino a quando Cristina, per farmi smettere, mi assestò una
gomitata nel fianco.
“Ei vuoi due che cavolo
avete da ridere?
“Niente Mamma! E' il
nonno che continua a stuzzicarmi con battute cretine!
“Voi due, da qualche
tempo, siete diventati culo e camicia! C'è qualcosa che mi sfugge!
Non è che vi state prendendo gioco di me? Vi faccio ridere per come
cammino? Me ne sono accorta! Con il filo dell'occhio ho notato papà
che indicava con un gestaccio il mio posteriore!
“ahahah si mamma! Ti
muovi come una gallina! Sembra che tu stia calpestando una cesta di
uova hahahaha
Cristina era una ragazza
intelligente. Con una battuta riuscì ad allontanare i sospetti della
madre.
“A! è così! Allora
vieni tu davanti! Io camminerò a braccetto con papà! E vediamo come
muovi il culo!
Detto, fatto. Cristina
iniziò a precederci di un passo, mentre io mi godevo il caldo
contatto con Anna. Quando la strada diventava impervia azzardavo a
cingerle i fianchi per sostenerla nei tratti difficoltosi. Attraverso
il vestito percepivo un corpo tonico, rassodato da lunghissime sedute
in palestra. Era emozionante tenerla e stringerla. Come capitava
sovente. Averla vicino mi provocava sempre una possente erezione. La
desideravo come l'aria che respiravo.
Ero talmente concentrato
in quei pensieri morbosi che non mi ero accorto che la strada
impervia era finita. Stavamo attraversando un tratto si strada
sterrata perfettamente battuta, senza alcune anomalie. Ma il mio
braccio continuava a cingerla dai fianchi. Lei non mi disse nulla.
Così continuammo a camminare abbracciati per un bel tratto.
“Guardate un aquila!
Che bello!
Anna alzò il capo verso
il punto che aveva indicato Cristina. Nel torcere il busto perse
l'equilibrio. Per evitare che cadesse a terra dovetti afferrarla con
entrambe le mani.
Alla fini mi trovai
dietro di lei, con il grosso pacco perfettamente incuneato tra le sue
chiappe.
Nello stesso istante
Cristina si girò verso di noi e fu sorpresa nel trovarci abbracciati
in quella strana posizione.
Mi lanciò subito un
occhiataccia, cercando di capire che cosa stessi combinando.
Appena mi resi conto
della situazione, mi staccai immediatamente da Anna.
Anna, non reagì a quel
contatto improvviso, ostentando indifferenza ha continuato a guardare
incantata il volo dell'aquila.
Cristina mi fissò con
una intensità tale da mettermi in imbarazzo.
Lei conosceva
perfettamente le intenzioni che nutrivo per sua madre. In alcune
circostanze le avevo confidato che il culo della madre era un
ispirazione divina, ed era molto simile al suo, e scherzando, le
dissi che non mi sarebbe dispiaciuto poterlo manipolare a mio
piacimento.
Poi sorrise e mi
schiacciò un occhio, di nascosto mi fece il segno della sega. Come
dire che per adesso dovevo accontentarmi di quella, perché la madre
era una preda difficile da conquistare. Ricambiai l'occhiata con una
smorfia ironica e un gestaccio, con la mano chiusa a pugno imitai la
scopata. Come dire: “al mondo tutto era possibile, qualsiasi donna,
presa nel momento giusto, avrebbe ceduto all'assalto”.
Lei si sganasciò dalle
risate. Come dire: vedremo presuntuoso.
Era una sfida.
Anna abbassò lo sguardo
su di noi:
“Ei voi due la smettete
di prendermi in giro? Stata di nuovo ridendo alle mie spalle?
“ahahah no mamma! Mi è
venuta in mente la storiella che mi ha raccontato il nonno alcuni
giorni fa, a proposito di un'aquila che ha cagato sulla testa di un
turista ahahahahah
“accidenti
ahahahahahahhaha che sfiga! Ahahah
“Sfiga? Ma se dicono
che porta fortuna hahahahah
“ma non a lui
hahahahahah
“ahahahha (risata
corale)
Rientrammo al rifugio di
buono umore. Come sempre Cristina si era rivelata un vero portento ad
animare l'ambiente. Le sue battute avevano sempre un doppio senso.
Palesemente riferite alla relazione che avevamo intrecciato
segretamente.
Quel pomeriggio in
giardino, lontani da orecchie indiscrete:
“Nonno ho voglia di
sentire il tuo cazzo duro che struscia contro il mio culo!
“E poi dici a me che
sono insaziabile? Birichina che non sei altro! Se vuoi potremmo
andare in cantina, li potrei accontentarti subito! Non immagini
quanto sia eccitato in questo momento!
“La mamma vero? Hai
gradito il suo abbigliamento domestico?
“Per te sono un libro
aperto! Si! Quando è scesa in salotto con quella gonna corta per
poco mi veniva un infarto!
“Ti capisco! La mamma è
una bella donna! Come diresti tu un gran pezzo di fica! ahahah
“E tu gli somigli
tanto! Che facciamo andiamo in cantina a sfogare i nostri istinti
primordiali?
“Non così! Ho voglia
di sentirti in pubblico! Ho nostalgia del pullman!
Gli sorrisi, e con tono
compiaciuto:
“Tesoro c'è la
funivia! La mattina è sempre affollata! Che ne pensi?
“Nonno sei un genio!
Domani mattina ci facciamo un giro, poi troviamo un posticino
nascosto dove potremmo sfogare a modo nostro l'eccitazione accumulata
su quel giro di giostra!
“ahahah sei una
benedizione Cristina! La nipote che ogni nonno vorrebbe avere! E io
ce l'ho! “Ahahahah che fortuna!
“ahahahah (risata
corale)
“Ei voi due? Sempre a
ridere! La vostra complicità mi fa quasi rabbia! Ma che avete da
raccontarvi voi due?
Era la voce di Anna, che
apparve come una dea sull'uscio della casa. Il sole le faceva
splendere i capelli biondi, che sembravano d'oro. La gonna corta
attillata esaltava le stupende rotondità dei fianchi. Le gambe, poi,
erano uno spettacolo poterle ammirare nude e abbronzate.
“Ciao Mamma! Il nonno
ha le battute pronte! È impossibile non ridere ahahah
“Papà perchè non mi
racconti qualcosa di divertente anche a me?
“Ti avverto che sono
sporche?
“non è una novità!
Certamente come le barzellette dei colleghi di lavoro! Hahah
“tutto il mondo è
paese! Lo sapevi che la barzelletta ha una funzione molto importante
nelle relazioni tra un uomo e una donna?
Mi guardò perplessa:
“Non ci avevo pensato!
E quale sarebbe questa funzione?
“Il maschio con le sue
battute “sporcaccione” sonda il terreno! Cerca di capire la
personalità e le tendenze della donna! Quindi le possibilità di
successo! Il sorriso si sa è il veicolo più efficace per
traghettare una donna sulla sponda della trasgressione sessuale!
Mi ascoltava con molto
interesse.
“Azzo! Lo sai che non
ci avevo mai fatto caso! E pensare che rido facilmente alle battute
dei colleghi!
La fissai intensamente.
“stai attenta che
potresti indurre cattivi pensieri in qualcuno! Hahahah
“accidenti adesso che
ci penso! Gino, il postino, non perde occasione per fare battute a
doppio senso, e io come una cretina ci rido dietro!
“direi che il caro Gino
ci sta provando! Del resto anche io avrei fatto lo stesso con una
bella direttrice come te! Hahah
“papà! E tu che tipo
di barzellette propini alle tue prede?
“per esempio questa:
“Un giorno, Gino il postino, alla guida della bicicletta si imbatte
in una bella ragazza che sta facendo l'autostop. Si ferma e gli
propone di darle un passaggio. La ragazza ringrazia e contenta si
siede sulla canna. Gino prima di uscire dall'ufficio postale si era
imbattuto nelle sua bella direttrice e parlando con lei, come di
consueto, si era eccitato. Mentre pedalava la ragazza, comodamente
seduta sulla canna, confessa che è la prima volta che accetta un
passaggio su una bicicletta da uomo. Gino sorride, e con un tono
malizioso risponde: Signorina guardi che questa è una bicicletta da
donna! La ragazza perplessa pensa tra se: “da donna? Ma se sono
seduta sulla canna?”
“hahahahah (risata
corale)
“papà sei terribile!
Hahahah molto forte!
“ne conosco altre,
ancora più sporche di questa!
Intervenne Cristina:
“Nonno ti prego mi
fanno male le mandibole a furia di ridere! Vado un attimo in casa a
bere qualcosa!
Restai da solo con Anna.
“papà guarda che non
sono stupida! Ho capito a cosa alludevi con quella barzelletta!
Il respiro mi si bloccò
sul gozzo. Fissai Anna.
“tu pensi che io ed il
postino ce la intendiamo vero?
“ahahah (sorriso di
circostanza) assolutamente no! Ho solo preso in prestito la tua
situazione per inserirla in una barzelletta vecchia come il cucco! Lo
sai quanti Gino ci sono in giro? Sei mai salita su un autobus
affollato!
Ci pensò per un alcuni
istanti poi disse:
“Si! So a cosa ti
riferisci! A quei maiali che si appoggiano dietro! E quando li guardi
storti si giustificano dicendo che è il cellulare! Che facce di
bronzo! Ahahah
“si proprio a loro!
Però succede che uno si eccita veramente e in quelle circostanze non
è facile evitare il contatto! La natura ci ha fatti così!
“papà non dirmi che ti
è capitato di appoggiarti a qualcuna?
La guardai intensamente
negli occhi:
“Si mi è successo!
Anche più di una volta!
“Azzo! e loro come
hanno reagito? Scusa la mia curiosità non vorrei che mi considerassi
inopportuna!
Era proprio quello che
volevo. Suscitare il suo interesse per capire che tipo di donne
fosse.
“no tranquilla!
Qualcuna mi ha mandato a quel paese, altre invece hanno gradito
l'intrusione, anzi!
“Anzi?
I suoi occhi erano
lucidi. Attendeva la risposta con curiosità morbosa. Le vene del
collo pulsavano al ritmo accelerato del suo cuore. La cara nuora si
era eccitata. Ora il gioco lo conducevo io. La pollastra stava
cadendo nella pentola. Pronta per essere cotta a puntino.
“Anna! Vorrei
confidarti alcune cose! Però mi devi giurare che rimarranno tra noi!
Quella era la prima volta
che osai azzardare un tentativo di complicità dopo anni.
Condividere una
confidenza con lei mi sembrava un buono inizio.
Mi fissò negli occhi.
Con sguardo pensieroso e con curiosità morbosa che si era
impossessata della sua mente. Impaziente di conoscere i particolari
scabrosi di quella storia, che forse già immaginava, rispose:
“Certo!
Le raccontai per filo e
per segno l'occasione che capitò con una studentessa. Mi dilungai
nei particolari. Vidi il suo sguardo illuminarsi ed emozionarsi nel
momento in cui le confessai di essermi lasciato andare con lei nei
bagni della stazione degli autobus.
Dopo che ebbi finito di
raccontare la storia. Continuò a fissarmi con una intensità tale
che mi fece venire la pelle d'oca.
“Accidenti!
Era eccitata e si
percepiva dallo sguardo, dalle labbra tremolanti, e dalle mani
contratte.
Alla fine di un lungo
silenzio.
“Scusami, mi sono
ricordata che dovevo fare un cosa urgente.
Girò i tacchi e corse in
casa. Rimasi lì come un baccalà. Quando subentrò un minimo di
lucidità mentale mi resi conto di aver fatto una grossa cazzata.
Porca puttana aveva appena confessato a mia nuora di aver tradito mia
moglie, sua suocera. Mi chiesi come l'avesse presa.
Lo seppi subito, perché
da come mi trattava credo che l'abbia presa male. Anche Cristina si
accorse di quel cambiamento repentino.
Mi cercò subito, e mi
torturò i coglioni per alcune ore. Alla fine gli raccontai quello
che era successo con sua madre.
“Azzo! Sei impazzito? È
adesso?
“Non so che cosa mi sia
preso! Il clima era così intimo che mi sono lasciato andare!
“nonno sei un pazzo!
Pensa che ho raccontato alla mamma che queste estate ti incontravo
spesse volte sugli autobus? Adesso crederà che tu sia una specie di
maniaco del culo!
“Lo credo anche io! E
pensare che questa mattina, nel bosco, le ho dato anche un grosso
anticipo!
“già! Hahah Pensiamo a
noi! Allora domani mattina si fa in funivia?
“Si! E' meglio
distrarsi un pochino! Credo di essermi giocato tua madre! Ahahah
“Lo credo anche io!
Ahahah ma hai me no?
“hahah Si! Sei un
diavolo di nipote! Ahahahah
Anna mi evitava di
proposito. A volte la sorprendevo a fissarmi. Chissà che cazzo le
passava per la mente in quei momenti?
Trascorsi la notte
agitato. Poi al mattino, tutti i componenti ci ritrovammo in cucina a
fare colazione. Come al solito Cristina, da grande dormigliona,
continuò a restare a letto, avvolta nel piumone.
“Pigrona ti vuoi
alzare? Hai dimenticato che oggi dobbiamo andare sulla funivia?
“Uffa nonno! Lasciami
ancora cinque minuti!
“Va bene! facciamo
così: io vado alla stazione di partenza. Ti aspetto al bar ok?
Ricordati tra mezzora parte il primo giro!
La stazione di partenza.
La cabina poteva portare fino a quindici persone alla volta. I
vacanzieri iniziarono ad arrivare presto. In pochi minuti
all'ingresso si formò una lunga coda.
Dopo aver preso un caffè
al bar, uscì e mi guardai attorno alla ricerca di Cristina. Vidi il
lungo serpentone di gente che aspettava l'apertura degli impianti di
risalita.
Ad un tratto la vidi. Era
la prima della fila. Quella testona si era dimenticata che la stavo
aspettando al bar.
Sorrisi. Mi era difficili
avvicinarmi a lei, perché tra noi c'erano una diecina di persone,
quindi l'avrei raggiunta all'interno della cabina.
Per l'occasione notai che
indossava i liggings con gli stivali di pelle di camoscio. Un poncho
di lana, colorato, e, al posto della gonna, i pantaloncini di jeans
super attillati. Si era vestita come piaceva a me. Appena notai il
suo stupendo culo mi eccitai all'idea di quello che sarebbe successo
nella cabina.
Gli inservienti aprirono
le barriere.
Le porte della cabina si
aprirono. I turisti vennero fatti entrare uno alla volta, dopo il
controllo del biglietto e degli sckipass.
Lo spazio all'interno
della cabina era appena sufficiente ad accogliere quindici persone,
tutti stretti come sardine. La cabina partì. Tra me e Cristina
c'erano solo quattro persone. Ormai ero diventato un vero esperto nei
movimenti in posti affollati. Con piccole spinte e accorgimenti vari
riuscì a pormi dietro le sue spalle. L'attesa mi aveva eccitato.
Così quando arrivai dietro di lei, senza alcun indugio le afferrai
un fianco e tirandola verso di me le infilai lo spessore del cazzo
tra i glutei.
Come di consueto, per lei
era sempre un contatto emozionante. Avverti il suo corpo sussultare
come se fosse stato percosso da corrente elettrica.
La Cabine non era come
l'autobus. Non c'erano scossoni o improvvise frenate. Era un grande
ascensore che dolcemente saliva lungo le pendici del monte.
Per cui dovetti spingere
verso il suo culo con piccoli movimenti, cercando di non attirare
l'attenzione degli altri.
Cristina, come sempre,
era brava a tenersi incollata a me. Anche lei cercava di soddisfare
quel contatto con piccole spinte e contrazioni delle natiche.
Quando arrivammo in cima:
“Vai avanti! dopo
l'Hotel Montana inizia un sentiero, io ti raggiungo lì', poi
scateneremo l'inferno!
Cristina scosse le spalle
in modo inconsueto, ma poi mosse il capo in segno di assenso.
Uscimmo, le sue lunghe
gambe iniziarono a muoversi. Non era facile starle dietro. Non mi
preoccupai perché sapevo dove l'avrei trovata.
Non feci in tempo a
mettermi sulla sua scia che il cellulare iniziò a vibrare.
Era Cristina. Guardai
avanti non 'cera più, forse era già arrivata al luogo
dell'appuntamento.
“Diavoletto! Sei già
lì?
“Nonno! Sono ancora a
casa!
“A casa? Ma se ti ho
appena incontrata sulla cabina della funivia?
“Non ero io! Mi hai
scambiata per un altra! Ahahahah glielo hai appoggiato vero?
“Si? È non ha detto
nulla!
“Azzo!
“Cazzo! Però ti
somigliava come una goccia d'acqua! Indossava un pocho simile al tuo!
“hahah nonno sei
terribile! Quel poncho è molto comune. Pensa che anche la mamma ne
ha uno simile al mio! Non te ne lasci scappare nessuna! Che faccio ti
raggiungo?
“No lascia perdere! Ci
organizzeremo per domani mattina! Adesso arrivo, dammi solo il tempo
di scendere e poi ci vediamo a casa!
“Se ti va potrei
venirti incontro! Così magari mmm che ne pensi?
Pensai alla ragazza
sconosciuta, chissà forse mi stava aspettando nel bosco? Cazzo era
una gran pezzo di fica. Dovevo comunque verificare se la proposta
indecente fosse andata a buon fine.
“Cristina lascia
perdere! Ci vediamo a casa!
“Come vuoi tu nonno! A
dopo!
Guardai il sentiero che
proseguiva oltre l'Hotel Montana.
cento metri dopo vidi la
stradina che si infilava nel bosco. Chissà se la tipa ha accettato
l'invito. Considerato che non ha fatto nessuna opposizione allo
struscio del cazzo nei suoi glutei, dovevo supporre che le era
piaciuto e adesso fosse lì ad aspettarmi.
Euforico allungai il
passo e mi infilai nella stradina coperta di neve. Fatti pochi passi
intravidi tra i pini un sagoma, era lei. Il suo poncho era
riconoscibile a chilometri di distanza.
Mi dava le spalle. Mi
avvicinai a lei, lentamente. Quando l'ebbi davanti, a circa un metro.
L'Osservai attentamente. Per quando mi sforzassi mi era impossibile
immaginare che quella non fosse Cristina. Era alta come lei. I
capelli erano lunghi e le cadevano sulla spalle come spaghetti.
L'afferrai dalle spalle.
Il suo corpo era tonico.
“Ciao dolcezza!
Nello stesso tempo, da
tergo, la tirai verso di me, stringendola forte. Il mio inguine urtò
perfettamente contro il suo culo. Il cazzo, appena toccò il suo lato
b, si ravvivò subito, iniziando a palpitare contro le sue natiche.
Da parte sua ci fu un
leggero sussulto del corpo, poi, senza respingermi, si lasciò
toccare in silenzio. Le spostai i capelli di lato e la baciai sul
collo. Il suo profumo era forte. Sandalo. Un aroma che conoscevo
benissimo.
Mentre la stringevo,
manipolando le sue meravigliose tette, il suo respiro divenne
affannoso. Il petto si muoveva a scatti. Percepivo le sue membra
tremare, come se un vento gelido l'avessi investita.
Il mio cazzo incalzava
con accanimento nell'incavo del suo culo, mentre le mani, come
impazzite, l'accarezzavano su tutto il corpo. Era completamente in
mio potere.
Il suo profumo mi aveva
stordito i sensi, ampliando il desiderio di possederla.
Mentre le baciavo il
collo, ebbi un flash, l'aroma di quel profumo mi ricordava qualcuno.
Era una follia ma l'intuito mi spinse a dire:
“Anna! Sei
meravigliosa! Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento!
“Papà! Mmmmmm
Nello stesso istante si
girò. Stavo quasi per svenire quando incontrai i suoi occhi azzurri.
Mi fissavano con intensità. Erano lucidi e riflettevano uno stato di
libidine sconvolgente.
Quando l'ebbi di fronte
le afferrai i fianchi e la tirai verso di me. Appena il suo scoscio
urtò contro il mio cazzo duro fu come se il paradiso si fosse
materializzato in quell'abbraccio.
Me la strinsi con tutta
la forza che potevo esprimere.
Ero emozionato. Mossi il
bacino contro di lei, strofinando tra le sue cosce il grosso pacco,
che palpitava sofferente nelle mutande, simulando un movimento simile
alla scopata.
Eravamo entrambi in preda
all'eccitazione. La baciavo sul collo, l'accarezzavo con impeto,
infilando le mani sotto i vestiti, che scavarono fino ad arrivare
alle sue tette, che divennero preda assoluta delle mie dita. La pelle
era calda e liscia.
La mia azione era pari a
quella di un uragano. Lei non faceva altro che agitarsi tre le mie
braccia ed ansimare dal godimento che le stavo dando.
In preda all'euforia del
momento, le presi una mano e me la trascinai nel bosco. Appena
dentro, la girai costringendola ad appoggiarsi con le mani contro un
pino. Da dietro, con gesti frenetici, le sbottonai i pantaloncini,
che trascinai giù insieme ai liggings. Il suo culo bianco mi apparve
in tutta la sua meravigliosa rotondità. Un immagine che avevo
sognato tante volte.
La voglia di scoparla mi
aveva infiammato la mente. In quello attimo desideravo solo infilare
il mio cazzo duro in quella nicchia di piacere.
Mi aprì i pantaloni, che
scivolarono sulle caviglie spinti dalla forza di gravità.
Mi avvicinai a lei da
tergo brandendo un cazzo duro e pulsante. La cappella era tesa e
rossa come la superficie di una boccia da bigliardo.
La costrinsi ad inarcare
la schiena. Appena assunse la posizione della pecorina, le spostai il
poncho sulla schiena scoprendo le natiche e la zona lombare.
Dopo aver detto quella
frase, mi avvicinai con la punta del cazzo tra i suoi glutei ed
iniziai a strofinare la cappella tra le fenditure della figa, che si
notavano perfettamente.
Appena toccai la carne
viva della fica.
“mmmmmmmmmm papà
mmmmmmmmmmm
Quel singulto mi diede un
forza incredibile. Spinsi in avanti il bacino e lentamente vidi il
cazzo sparire tra i suoi candidi glutei, subito il caldo infernale
della sua fica avvolse la lunghezza dell'asta. Scivolai interamente
dentro di lei.
“mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm
mmmmmmm
Appena iniziai a
muovermi, prese ad ansimare come una cagna in calore. Con la voce
eccitata mi confessò:
“Mmmmmmmmmm Accidenti a
te! sei un porco! Ieri il tuo racconto mi ha fatto bagnare come una
maiala! Sono dovuta corre in bagno a masturbarmi!
“hahaha credevo ti
fossi indignata per le mie confessioni! Ahahahah
“invece mi hai fatto
sbrodolare dall'eccitazione! Non sai quanti maiali incontro sugli
autobus! Come te!
“hahahah peccato che
non hai mai incontrato me! To to to to! Prendi sto cazzo ora!
“mmmmm si fottimi
forte! Mmmmm la tua mente deviata mi fa impazzire! Maledetto maiale
mmmmmm
“Sei salita sulla
cabina sperando che ti tampinassi il culo vero? Troiona? mmmmmmm
“Si, ci speravo! Non mi
sono sbagliata! So riconoscere un maiale mmmmm adesso chiavami
mmmmmmm
Tra me pensai - tale
madre tale figlia.
“Anna se avessi
immaginato che eri così troia! Questa soddisfazione me la sarei
prese molti anni fa!
“mmmm guarda che me ne
sono accorta che mi guardavi il culo! Ti confesso che qualche scopata
con tuo figlio l'ho fatta pensando alla tua mente libidinosa! Non sai
quante volte mi hai fatto bagnare maledetto porco! Mmmm si. Mmmmmm
godo mmmmm dio mi stai facendo impazzire mmmmmm
Era in pieno orgasmo.
Infatti percepivo le pareti della sua figa che si contorcevano
attorno al cazzo, come calde morse. Quegli spasmi mi incitavano a
spingere in profondità dentro di lei, fino a toccare le cervici
dell'utero. Le stavo sconquassando la fica.
“aaaaaaaa mmmmmmmmmmmm
godo oooooooooo mmmmmm!
“Ora mia dolce nuora!
Passiamo al culo! Dopo tutto me lo merito no?
“mmmm si! Lo desidero
anche io!
Dopo alcuni colpi
assestati con una violenza inaudita, abbandonai la figa ancora in
fibrillazione e, con la cappella lubrificata dai suoi umori, passai
al buco del culo.
Lo strofinai a dovere con
un dito, lo lavorai per bene. Il freddo lo aveva un po contratto. Lo
lubrificai con la saliva, poi incalzai con la punta del cazzo, il
tepore della cappella lo dilatò ulteriormente, quando il grosso
bulbo entrò, non ebbi alcuna difficoltà a penetrare lo sfintere.
Scivolai felice in un buco ampiamente spianato.
“mmmm Gino il postino
ha fatto il lavoro sporco? E? ahahahahah
“mmmm lo ammetto quel
diavolo mi ha conquistato con le sue barzellette sporche!
“ahahah lo avevo capito
hahahahahah sei una maiala hahahahah
“Invece di insultarmi,
fammi vedere come mi inculi mmmmm
“Mia dolce nuora,
questa data storica resterà impressa nella tua memoria! Ora il caro
suocero si divertirà con il tuo culetto mmm to to to!
“si mmmm sei un porco!
Ci godi a incularti la nuora e? Mmmm bastardo mmmm
“immensamente mmmmmmm
Il mio ardore era come un
forte uragano. Avere la nuora a pecorina davanti ai miei occhi era un
evento che avevo immaginato da anni. Finalmente quel sogno si stava
realizzando. Anna dovette afferrasi al tronco del pino per non finire
a terra. Se lo abbracciò e nello stesso istante porgeva le
natiche cercando di farsi penetrare più in profondità. Che troia.
Scoprire di avere una nuora così troia non aveva prezzo.
Lo scroto cominciò a
pungolarmi, i primi conati di sborra iniziarono a spingere dalla
radice del cazzo. Quella sensazione fece aumentare il mio sforzo.
Così, saldamente attaccata ai suoi fianchi, scaricai dei fendenti
devastanti.
“Mmmmm si! sei un porco
mmmmmmmmmm così mmm
“Anna! Mmmm sei
magnifica mmmmm è un piacere immenso incularti mmmmmmm
“Aspetta! Voglio che mi
sborri in bocca!
Era una troia, non c'era
alcun dubbio.
Si inginocchiò afferrò
il cazzo con entrambi le mani e continuò a menarlo.
“Cribbio oooooo mmmmmm
sei un strega aaaaaaaaaaaaaaaam, mmmmm
“Dai iiiii sborrami in
faccia mmmmmm
Il liquido denso iniziò
ad uscire a spruzzi. I primi schizzi la colpirono negli occhi e sul naso.
Poi la sua bocca affamata ingoiò il nerbo fino alla base dei
coglioni, succhiando e spremendolo come un limone.
Lo pulì completamente,
con perizia. Quando finì la pelle era completamente coperta dalla
sua saliva e rifletteva la luce del sole che filtrava attraverso i
pini.
Così va la vita.
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