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mercoledì 4 luglio 2012

Il viaggio


  Un viaggio in auto che si è trasformato in una avventura emozionante, toccando una sfera sensuale inimmaginabile: l’incesto. 
Per certi aspetti non fu una vera sorpresa se lo valutiamo da alcune pregresse esperienze di vita, che ci hanno coinvolto emotivamente in situazioni ambigue, anticipando nella sostanza quella meravigliosa esperienza.

Non è un vanto avere alle spalle un matrimonio fallito. Quando mi separai da Roberta, Sophia aveva appena tre anni.
Un dolce cucciolo, che viveva nutrendosi di amore. Ricordo che la sera, quando rientravo a casa, dopo una giornataccia di lavoro, pesante e massacrante, la sua presenza mi dava una gioia infinita, speravo sempre di trovarla sveglia, per potermela spupazzare e coccolare con grande affetto. Vivevo solo per lei, per i suoi occhi, per il suo respiro. Non avrei mai potuto farle del male.

Il giorno in cui trovai la casa vuota, provai una fitta al cuore, quel silenzio innaturale mi aveva stordito la mente.
Le stanze sembravano deserti senza vita. Mi era impossibile immaginare la casa senza le risate e le urla della mia piccola Sophia.
Sul tavolo c’era un biglietto, scritto velocemente, quasi incomprensibile, dalle linee incerte ma chiare nel concetto che intendevano comunicare:

“Non sopporto più questa vita, ritorno dai miei genitori, non cercarmi! Addio! Roberta!”

Nei giorni successivi andai più volte a Roma, tentando di contattarla per riconciliarmi. Ma fu invano. I suoi genitori, solidali con lei, innalzarono un muro di protezione, impenetrabile.
Con il passare dei mesi cominciai a rassegnarmi.
La mia vita sembrava priva di senso. Mi mancava mia figlia, il suo amore, le sue attenzioni, il suo sguardo curioso mentre mi osservava. Passai un periodo di crisi depressiva con alcuni episodi di alcolismo.
Poi l’incontro con Mariagrazia, un’assistente sociale di Torino, la città in cui vivevo, segnò l’inizio della mia rinascita. Divenne la mia compagna.
Mi diede anche la gioia di un figlio Alessandro, ma in cuor mio sentivo sempre la mancanza del mio piccolo scoiattolo.

Sono passati venti anni da quella maledetta sera. Ancora scolpita nella mente, come una cicatrice profondamente tracciata nella memoria.

Mariagrazia, l’estate scorsa fu coinvolta in un brutto incidente stradale e perse la vita.
Alessandro, già diciottenne, subì un grosso trauma. Ma grazie alla giovane età, con l’aiuto della sua ragazza, riuscì a superare il brutto periodo, a giugno ha conseguito, con fatica, il diploma.
Ora frequenta il primo anno del corso di Laurea d’Ingegneria.

Sophia non ha studiato, ho saputo che ha dato molti grattacapi alla madre. E’ cresciuta come una ragazza ribelle. Negli ultimi tempi si era unita ad un gruppo di ragazzi che frequentano i centri sociali.
Roberta mi ha informato che nel mese di marzo ha partecipato a manifestazioni di protesta, nel corso di alcuni tafferugli, ha colpito un poliziotto quindi fu arrestata.
Il giudice fu clemente. Le ha inflitto solo due mesi di reclusione, con il beneficio della saspensione della pena sostituita con un lavoro socialmente utile, di volontariato, in una casa di riposo per anziani.

Roberta mi ha telefonato la settimana scorsa, in piena crisi di pianto, mi ha supplicato di aiutare Sophia, di portarla lontana da Roma, chiedendomi di ospitarla e cercare di sistemarla nella mia città.

Erano circa dieci anni che non vedevo Sophia, dal giorno in cui, davanti al giudice conciliatore disse di non volermi, preferendo restare con sua madre. Accettai la sua decisione con grande dolore. Ho tenuto fede a quella scelta, da quel giorno, mi sono limitato ad aiutarla con i soli alimenti, perdendola di vista.

Dopo la morte di mia moglie, mi sono consolato con una vita mondana sfrenata.

Con un carissimo amico, anche lui vedovo, cominciai a frequentare i locali notturni. Non era più come ai vecchi tempi. Le ragazze adesso erano spregiudicate, più disponibile a dare tutto, ma sopratutto belle. La maggior parte erano ragazze straniere, che si lasciavano conquistare facilmente.

Così senza l’obbligo di dover assistere mio figlio, ormai indipendente, impegnato negli studi universitari, mi dedicai completamente ai divertimenti più trasgressivi.
Certe sere mi portavo a casa anche due ragazze alla volta, erano giovanissime, con cui facevo sesso sfrenato fino alle prime luci del mattino.
Debbo ammettere che per un uomo di cinquantasei anni mi difendevo bene.
Le ragazze partecipavano scopando con grande slancio, un vero inferno di passione e di bellezza.
Un po’ alla volta mi feci un giro di donne stabili, così potevo cambiarle a mio piacere.
La mia preferita era Debora, una mora Rumena, di venti anni, bella, con occhi verdi. Se non ci avessero divisi trenta anni di differenza l’avrei presa in casa a tempo pieno. Alla mia età comunque non era opportuno fare scelte azzardate. Così mi limitai a frequentarla solo quando avevo una gran voglia di scopare.

Per questi motivi la telefonata di Roberta mi colse impreparato. Ero consapevole che il mio nuovo stile di vita di libertino non si sarebbe potuto conciliare con i doveri di padre.
Ma Sophia era il mio piccolo scoiattolo, aveva bisogno di me.

La scelta, in ogni caso, non mi avrebbe impedito di divertirmi, solo che avrei dovuto muovermi con prudenza, celando a Sophia la relazione con Debora, che era addirittura una sua coetanea.
Certamente non l’avrebbe presa tanto bene.
Tuttavia la voglia di ricucire i rapporti con lei, valeva la pena sacrificare quella vita frenetica.

Nelle prime ore del mattino arrivai a Roma, dopo aver viaggiato tutta la notte.
Roberta viveva in periferia, in una casa a schiera.
Quando aprì la porta mi trovai davanti una donna con il volto segnato dalla sofferenza e dal tempo. Aveva solo quaranta otto anni, ma ne dimostrava di più. La vita non era stata generosa con lei.
L’abbracciai con tenerezza. Suo marito era a lavoro. In casa c’era la figlia più piccola, Sonia, di quindici anni, una ragazzina molto carina, che mi abbracciò come se fossi un suo parente.

“Vieni in cucina! Ti faccio un caffè!

Gli sorrisi, assentendo con il capo.

“Sophia?
“Dovrebbe rincasare a momenti! Ha passato la notte da un’amica, almeno così mi ha detto, ma sinceramente non so dove sia stata! E non mi azzardo a chiederglielo, altrimenti sono litigi e urla. Ho imparato a farmi i fatti miei. Mi si spezza il cuore vederla ridotta così! E’ una ragazza infelice! E tutto per colpa mia!
“Nostra! Anche mia! Per non aver capito i tuoi disagi! Forse se fossimo stati più aperti al dialogo magari avremmo potuto risolvere i problemi che ci affliggevano, e non avevo capito i tuoi!
“Ormai è andata così! Ora cerchiamo di salvare la vita di Sophia!
“Certo! Ma lei è d’accordo a seguirmi?
“Si! Stavolta è determinata a cambiare vita! Anzi negli ultimi giorni è stata serena! Credo che in cuor suo sia felice di questa decisione! Lei ti ama tantissimo e credo che abbia sofferto molto per averti escluso dalla sua vita dieci anni fa! Una decisione sofferta, nata da una valutazione sbagliata dei fatti! Mi dispiace per te e per lei! Forse è stata anche colpa mia.
“Basta con ste colpe! Ora pensiamo a Sophia! E alla sua felicità!

In quell’istante due colpi secchi della serratura segnalarono l’ingresso di qualcuno.
Era Sophia. Entrò in cucina. Appena la vidi mi venne un colpo.
Irriconoscibile. Stentavo a vedere in lei il mio piccolo scoiattolo secco e sdentato. Ebbi difficoltà a convincermi che la ragazza che mi stava guardando, in piedi, sulla porta d’ingresso della cucina, fosse lei.

Mi apparve bellissima. Alta, tacchi a spillo, minigonna da vertigini, gambe ben tornite. Una canotta, attillata, che aderiva al busto facendo risaltare due seni abbondanti e boriosi. Il viso rotondo, occhi verdi, capelli castano chiaro, lisci e tagliati come quelli della Carrà.
Rimasi incantato, di fronte a lei, ad ammirare la sua conturbante bellezza.
Molto simile a quella delle ragazze che frequentavano i night, e che mi scopavo. Anzi per certi aspetti mi ricordava il fascino provocante di Debora.

Mi venne naturale, provare un’attrazione fatale verso di lei.
Il primo segnale in tale senso lo ebbi dalla reazione del mio cazzo che, di fronte a tanta grazia, incurante del legame di sangue, ormai abituato ai bordelli, sussultò impennandosi furiosamente nelle mutande.
Mi era difficile tenere a bada i miei istinti. Ormai avvezzo a frequentare quel tipo di ragazze, non mi resi conto di avere di fronte mia figlia Sophia.
Dal primo impatto intuì subito che anche lei faceva parte di quel mondo notturno, non c’era dubbio apparteneva alla vita affascinante e misteriosa dei locali notturni.
Vestita in quel modo non mi fu difficile immaginarla, sulla pista, muoversi sinuosamente al ritmo della musica dance, davanti agli occhi eccitati di vecchi uomini libidinosi come me.
I tipi come lei le sgamavo d’istinto, erano molto disponibili a ficcarsi nel letto del primo vecchio bavoso, come me, che fosse generoso nei doni, e poi se la sbranava centimetro per centimetro, godendosi con gusto le sue giovani carni.

Provai un moto di gelosia, per gli uomini sconosciuti che l’avevano toccata, posseduta, amata.
Tuttavia mi trovai a mia volta a desiderarla fisicamente. Sophia mi piacque subito perché era una ragazza sensuale, attraente e stuzzicante, che suscitava una vigorosa energia sessuale.

“Papà!

Mi corse incontro, con le braccia aperte. Si calcò contro il mio petto, stringendomi il collo, mentre le sue labbra si schiacciavano sulle guance.
In quell’istante mentre la cingevo percepivo l’energia del suo fisico snello, perfettamente allineato al mio. Era una sensazione piacevole sentirla vibrare tra le mie braccia. Ebbi un moto istintivo, provai un atto di libidine, molto simile a quelli che avvertivo, quando stringevo Debora.
Mi colse un forte desiderio sessuale che mi sconvolse i sensi.
Le mie mani scivolarono lascive lungo la sua schiena. Fu difficoltoso fermarmi appena sorpa i fianchi quando la mente mi suggeriva di andare oltre di scendere giù, stringerle glutei ed impastarli con impeto.
Il mio cazzo si era bloccato contro la sua borsa. Per fortuna, altrimenti sarebbe stato imbarazzante giustificare la presenza di quel fagotto osceno.

“Tesoro! Mi sei mancata tantissimo!
“Anche tu papà! Vado a prendere la mia valigia! Voglio andarmene via! Subito!

Intervenne Roberta:
“Ma Sophia! Tuo padre è appena arrivato! Sarebbe meglio farlo riposare! Proteste partire dopo pranzo!
“No voglio andarmene ora! Papà vado a prendere la mia roba!

Girò i tacchi, e oscillando sinuosamente i fianchi ed il culo uscì dalla cucina.
La osservai, mentre si allontanava, muovendo flessuosamente il culo, con passo felpato, da pantera. Le gambe erano meravigliose, mentre le caviglie, delicate, spiccavano su quelle scarpe con i tacchi a spillo. La mia piccola era diventata una donna adulta, bella e seducente. Non riuscivo a prendere le distanze da lei. Mi era entrata nel sangue. Il suo corpo mi infondeva un desiderio morboso.
Ero come drogato, ormai ero troppo avvezzo a scoparmi ragazze come lei.
Quel giorno mi resi conto che la convivenza con Sophia sarebbe stata difficile, perché implicava il controllo forzato dei miei istinti naturali, già messi a dura prova in quel momento.

“Diglielo tu! Magari a te ti ascolta!
“Lascia perdere! Se vuole partire! Partiamo! Mi riposerò alla prima area di servizio!
Sophia ritornò con un trolley ed una borsa. Li presi, salutammo Roberta e Sonia, e ci avviammo verso la macchina.

Mentre sistemavo le valigie nel cofano Sophia si accomodò in auto. Quando la raggiunsi, apprezzai meglio il suo corpo. Le cosce spuntavano dalla gonna succinta scoprendo lo scoscio in cui si notava perfettamente il perizoma nero. Le vidi nettamente mentre si perdevano nei glutei. Era una visione impressionante. Sophia era un gran pezzo di figa. Una come lei poteva fare solo un mestiere, l’escort, come la mia Debora.
Il suo modo di fare, del resto non lasciava alcun dubbio.
Era troppo raffinata, curata nei particolari, soprattutto si vestiva in modo provocante. Le labbra rosse fuoco infondeva un forte desiderio di baciarle, mentre fantasticavo di vederle succhiare il cazzo.
Già la immaginavo impegnata a farmi un pompino. Stavo sudando freddo. Mi resi conto che da quel momento la mia vita sarebbe stata un vero inferno, poiché non riuscivo più a vederla con mente fredda.

Anche lei aveva passato la notte in bianco. Dal vestito si capiva che era reduce da una notte brava. Infatti, appena percorsi pochi chilometri crollò in un sonno profondo, piegò la testa di lato e si addormentò con il capo poggiato al vetro. Non era il caso di proseguire. Il suo corpo, senza controllo, oscillava come una bambola di pezza.
Quindi uscì dall’autostrada e mi infilai in una area di sosta alberata. Parcheggiai l’auto dietro una siepe. Anche io ero stanco, ne avrei approfittato per riposare, cercando di raffreddare gli spiriti bollenti che mi stavano tormentando la mente.
Le abbassai il sedile e le misi un cuscino sotto il capo, poi presi un plaid e la coprì, per togliermi dalla vista le sue meravigliose cosce. Abbassai il mio sedile e in pochi minuti mi addormentai.

Sogno:
“….Debora era distesa meravigliosamente sul letto. Il suo corpo nudo aveva assunto una posa lasciva; lei lo faceva apposta per provocarmi. Mi sedetti sul bordo ed iniziai a toccarle le cosce. La pelle era liscia e vellutata. La mano, lentamente, cominciò a risalire lungo i fianchi, poi, si chiusero a coppa sulle tette. I suoi seni erano sodi ma piacevoli al tatto. I capezzoli si inturgidirono tra le dita…..

Un dolore acuto sulla fronte mi svegliò. Mi ritrovai in macchina. Stavo sognando. Sophia si era girata e mi aveva colpito il viso con una mano.
Il suo sonno era agitato, si girò di nuovo. Mettendosi su un fianco, nella tipica posa fetale.
Il suo culo era quasi sopra di me. La gonna si era arrotolata oltre i fianchi e le sue natiche, entro le quali si intravedeva il tenue perizoma, aggredirono il mio sguardo. Cribbio fu una visione da infarto.
Il cazzo cominciò a palpitarmi nelle mutande, anelando di infilarsi in mezzo a quella nicchia di piacere. Sotto la stoffa nera delle mutandine si notavano le tracce perfettamente immaginabili delle linee della figa. Era sufficiente spostarle di lato e l’avrei esposta al mio sguardo libidinoso. Stavo soffrendo le pene dell’inferno. Dovevo concentrarmi su qualcosa che mi distraesse da quella visione provocante.
Vidi la sua borsa. Allora decisi di dargli un’occhiata. La presi ed uscì dall’auto.
Cominciai a rovistare dentro. Rimasi fulminato quando trovai quello che avevo immaginato. Una scatola di profilattici, aperta, ne mancavano quattro. Il suo portafoglio conteneva quattro biglietti da cinquanta euro, nuovi, come se fossero appena stati ritirati da un bancomat. Infine trovai la sua agenda. C’erano tanti nomi di uomini, con date e orari di incontri. Nomi di hotel, insomma sembrava di consultare l’agenda di Debora, solo che in quella di Sophia mancava il mio nome.
Quindi non avevo più dubbi, Sophia era una ragazza squillo. Come Debora. Entrai nuovamente in auto. Ero sconvolto per la scoperta. La mia piccola era diventato una prostituta, l’oggetto del desiderio di depravati come me.

Mi misi su un fianco, perfettamente allineato al suo corpo. Guardai il mio inguine, era quasi a contatto del suo culo.
Un escort che si concedeva al migliore offerente, del resto era sufficiente estrarre il cazzo, spostare le mutandine e ficcarlo in quell’inferno di fuoco, per lei non avrebbe fatto alcuna differenza.
Cercai di immaginare la sua reazione. Stavo impazzendo. La stavo guardando con bramosia e nello stesso tempo avevo coscienza che era solo uno stimolo intenzionale, non condiviso, forse irrealizzabile.
Mi girai per togliere dalla mia vista quel corpo che desideravo come un folle. I sensi erano completamente sconvolti e li controllavo a stento. Dovevo uscire da quell’auto per evitare di commettere una cazzata.

Non feci in tempo ad aprire la portiera.

“Papà!
“Si tesoro?
“So che cosa ti passa per la testa!
“Non capisco!
“Papà! Non sono stupida! Hai capito perfettamente che lavoro faccio!
“Certo! Per me non cambierà nulla! Sei sempre il mio scoiattolino!
“Papà! Ho capito anche un'altra cosa!
“Cosa!
“Che ti piaccio! come donna! L’ho notato subito a casa! Appena mi hai vista e da come mi hai guardato! Inoltre ho capito che eri abituato a frequentare ragazze come me! In te ho notato lo stesso sguardo dei miei clienti!
“Ma cosa dici Sophia!
“Papà! Ti piacerebbe scoparmi?
“Ma Sophia! Cosa dici?
“Papà! A me piacerebbe tantissimo! Saresti il primo uomo che mi scoperebbe con amore!
“Ma Sophia……

Si girò verso di me. Io rimasi incantato dal suo sguardo dolce e eccitato. Anche lei si era fatta coinvolgere emotivamente da quella situazione infuocata. Mi accarezzò il petto, facendo scivolare la mano giù, fino a fermarsi sulla patta dei pantaloni.
Mi aprì la lampo. E dopo aver armeggiato dentro, estrasse un cazzo duro come una roccia di granito. Appena lo vide i suoi occhi sorrisero. Lo lisciò, delicatamente, facendo scorrere la pelle sulla massa carnosa.
Lo cingeva con forza, iniziando a muovere il polso con un ritmo lento e costante. Mentre mi masturbava mi fissava intensamente negli occhi. Era una donna sensuale, l’espressione del suo viso era adeguata alla situazione. Mi venne una gran voglia di baciarla.
Desiderio subito esaudito. Perche fu lei ad avvicinarsi unendo le sue labbra alle mie, le lingue iniziarono a danzare con frenesia.
Mi venne naturale in quella situazione infilare la mano in mezzo alle cosce. Erano calde, sembrava la bocca di un forno. Lei le divaricò per favorire l’azione intima.
In pochi istanti avevo le dita nelle sue mutandine che stimolavano le fenditure della fica, morbide e umide. Le infilai alcune dita dentro, era bagnata. Poi le estrassi e, come facevo con Debora, le leccai avido.
A Sophia piacque quel gesto che lo interpretò nel suo giusto significato. Si chinò ed iniziò a succhiarmi la cappella. Poi cominciò a muovere la bocca sul cazzo, facendo scivolare le labbra lungo l’asta, fino a toccare con la punta il fondo della sua gola. Era bravissima. Dovetti stringere le natiche per i forti brividi che la sua bocca mi stavano provocando.

“MMMm Sophia aa sei bravissima aaaaa ti desidero ooo tesoro oooooo
“Anche io papà àà

Dopo quella frase si adagiò con il dorso sul sedile reclinato, spalancando le cosce. Io mi collocai in mezzo alle sue gambe aperte. Il perizoma era già spostato di lato, davanti a me si aprì la sua meravigliosa figa, pronta per essere immolata al cazzo paterno.
Puntai la cappella in mezzo alle piccole labbra, spingendola fino a vederla scomparire. Il caldo della figa assalì il cazzo come le fiamme dell’inferno.
Era troppo forte per i miei sensi bruciati dalla cupidigia. Anelavo di entrare in lei con il resto del cazzo, per realizzare quel desiderio che mi stava martoriando la mente.
Così, fremente, con il peso del corpo, spinsi verso il suo bacino penetrandola profondamente, fino alla base dei coglioni.

Aaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmm si mmmmmmmmmmm

Vederla sotto di me, ansimante, mentre mi ammirava incantata, era una gioia che non riuscivo a contenere. Mi adagiai sopra di lei, e tenendola dalle natiche iniziai a muovermi. Il cazzo cominciò a sprofondare veloce dentro quella figa dalle pareti incandescenti.
Nello stesso tempo le mordevo le tette, non stavo più nella pelle per la frenesia di possederla. L’incesto mi aveva sconvolto il cervello. Quella donna era mia figlia, l’amavo, la desideravo, in un solo atto stavo realizzando qualcosa di straordinario ed unico. Scopare la propria figlia era una esperienza indescrivibile, che auguro a tutti con tutto il cuore. E’ magnifico, vederla fremere sotto di te. Abbracciarla, baciarla, e penetrarla. E’ il piacere completo che un uomo possa realizzare con una donna. La massima espressione dell’amore. Il mio scoiattolo si agitava sotto di me, mentre il mio cazzo le stava sconquassando la figa.

Oooooooooo papà ààààààà è meraviglioso farlo con te eeeeeeee mmmm
Tesoro… anche io sto provando qualcosa di straordinario ooooooo mmmmmm
Si iiiiiiiiii papà ààààà amami iiiiiiii è bellissimo sentirti dentro di me eeeeee
Tesoro ooooo io ti amo ooooooo tantissimo oooooooo mmmmm

L’eccitazione era talmente possente e vigorosa, che in poco tempo arrivai all’orgasmo. L’afferrai dai fianchi e la strinsi, con il cazzo piantato profondamente dentro di lei. Mentre la baciavo, le inondai la figa.

Oddio oooooooo papà àà non prendo la pillola aaaaaaaa
Cazzo oooooooo …

Arrivati a Torino. Sophia mi fece promettere che non sarei più andato a puttane. Le chiesi di cambiare look. Lei accettò. Ogni tanto si vestiva da troia solo per farmi piacere.
Purtroppo il guaio che avevamo combinato nella area di sosta dell’autostrada nacque nove mesi dopo. La bambina, per fortuna, non aveva alcun difetto, era sana come un pesce. La chiamammo Gaia.
Sophia trovò un lavoro. Dopo un anno conobbe un bravo ragazzo con il quale andò a convivere.
Una volta libero, ritornai a frequentare nuovamente le mie vecchie puttane.
Tuttavia tre me e Sophia non cambiò nulla, anzi ci incontravamo di nascosto, come amanti, ed era una situazione straordinariamente piacevole ed eccitante.

Così va la vita.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

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