Chiara è una ragazza robusta, quindi complessata a causa dell suo aspetto fisico. Un giorno scopre un segreto. Chiara decide di approfondire quel mistero, ormai dimenticato nel passato di sua Nonna, ma riportandolo in vita gli fa intraprendere una strada che la porterà nel girone infernale dell'incesto. Ne trarrà vantaggio perché le darà la forza di uscire dal suo isolamento. Buona lettura
Per molte ragazze il terzo anno
delle scuole superiori è ritenuto una tappa importante della loro vita.
E’ il periodo in cui i tratti
grezzi dell’adolescenza cominciano a scemare lasciando avanzare quelli più
raffinati della donna.
Per tutte le ragazze della mia
classe fu così, tranne che per me.
Ero di costituzione robusta, la
vita, i fianchi ed il tronco erano indistinguibili. La mia ombra non era la
proiezione di una figura snella, caratterizzata dalla vita stretta, fianchi
larghi e spalle delicate. Era quella di un monolito, massiccio, che nulla aveva
a che vedere con i lineamenti delle ragazze in erba. L’unico particolare che mi
faceva includere nella specie femminile, erano le grosse tette che sporgevano
unitamente al ventre, formando una tipica immagine muliebre dei quadri di
Botero. Ero robusta.
La pena era tangibile, nelle ore
di educazione fisica e quando le mie amiche si compravano vestitini, gonne e magliette
con taglia “S”, mentre io dovevo scegliere i miei capi di abbigliamento negli
scaffali delle taglie forti.
Conducevo una vita da disperata,
perché nelle mie condizioni era impossibile avere rapporti normali. I ragazzi
mi guardavano con derisione e le ragazze mi contattavano solo per confidarmi la
loro pena d’amore ed utilizzarmi come cassa di risonanza.
Divenni un mero strumento per
fini meschini, come spiare i ragazzi e riferire se alcuni avevano parlato di
loro o fatto lo scemo con altre ragazze. Insomma la mia esistenza non valeva un
fico secco.
Il fine settimana era il momento più
tragico della mia vita, perché le amiche del cuore sparivano, ed io mi
ritrovavo da sola, di fronte all’angosciante consapevolezza di essere stata
emarginata a causa del mio fisico robusto.
Le persone, che incontravo per la
città, mi scrutano con ironia, leggendo chiaramente sul loro volto
l’espressione divertita di circostanza, di chi osserva una grassa cicciona.
Per evitare di accentuare
l’effetto voluminoso del mio corpo, evitavo di indossare abiti attillati,
cercando di mascherare quanto potevo la robustezza, con lunghe e larghe gonne.
Lo stato mentale era
continuamente tormentato da quella difficile situazione.
Sebbene appartenessi al sesso
femminile, nella realtà vivevo una vita amorfa, asessuata. Mi era impossibile
discutere certi argomenti con le amiche, perché mi sentivo annullata
completamente come donna.
I miei genitori erano disperati.
Mi avevano più volte portato da dietologi e ciarlatani vari, sempre con
risultati disastrosi. Oramai mi ritenevo un caso disperato e senza speranze di soluzioni.
Era difficile rassegnarsi a
quella situazione di emarginazione sociale, e così, col tempo, cominciai a
somatizzare la sofferenza nel pessimo rendimento scolastico.
Un pomeriggio, dopo l’ennesima
insufficienza in latino e greco, dovetti affrontare l’ira di mio padre.
Rassegnata, stavo in silenzio, seduta
sul divano, a sorbirmi tutte le imprecazioni che la mente umana fu in grado di sciorinare.
Alla fine anche lui esausto si abbandonava
come un sacco di patate al mio fianco e fissandomi negli occhi:
“Chiara! Non so cosa dirti! Ho
l’impressione che tutte queste parole non servono a nulla! Sei un caso
disperato! Qui ci vorrebbe un miracolo!
Ogni volta rimanevo delusa dal
suo scoramento, perché ero incompresa, avendo coscienza che quell’atteggiamento
nascondeva un giudizio di sfiducia nei miei confronti.
Papà, nel suo intimo, pensava che
una ragazza nelle mie condizioni non avesse molte possibilità di successo nella
vita, perché nella nostra società è il vestito che fa il monaco. Credo che lui in
cuor suo, forse, avrebbe voluto che al pessimo aspetto estetico avessi
sopperito almeno con la genialità, che sinceramente non avevo.
La mamma, che era donna tenace e
testarda, intervenne:
“No! Qui ci vuole una soluzione
drastica! Non possiamo arrenderci così! Conosco uno che potrebbe aiutarla!
“A chi stai pensando?
“Allo zio Aldo!
“Chi? Quel vecchio professore
rimbambito? Da quando è in pensione, vive come un eremita!
“Rimbambito o no! Credo che lui
sia in grado di aiutare Chiara!
“Non lo contattiamo da una vita!
Forse non si ricorderà neanche di noi?
“Parla per te! È il fratello di
mia madre! Quando ho avuto la possibilità sono sempre andata a trovarlo!
“A me sembra un misantropo! Non
si veda mai giro! Ascolta musica classica a tutto volume ed i vicini di casa pare
che siano disperati! Ma perché non si è mai sposato?
“Quando era studente liceale ha
avuto una storia con una ragazza del paese! Poi lei si è invaghita di un
militare di leva ed è scappata con lui! Credo che da allora non abbia più avuto
molta fiducia nelle donne! Fu preda dello sconforto, e grazie alla mamma riuscì
a salvarsi dalla depressione! L’aiutò anche un cugino, il vecchio dottor Ugo.
Formarono un trio inseparabile. Dove c’era l’uno si trovavi anche gli altri. Era
una bella amicizia, che è durata per tanti anni.
“Comunque, per me non ci sono
problemi! Se dici che lui potrebbe aiutare Chiara, ben venga!
“Bene! Allora, domani vado a
trovarlo!
Il giorno seguente la mamma andò
a far visita allo zio Aldo. Quando tornò ci porto la bella notizia che, il
vecchio eremita aveva accettato l'offerta, suo malgrado, di impartirmi lezioni di latino e
greco, ed anche di matematica.
Fisso delle condizioni che fossi stata io ad andare da lui, il martedì ed il sabato.
Preferiva, inoltre, incontrarmi
nelle prime ore del pomeriggio, perché la sera lui non voleva avere gente in
giro per casa.
Così, alle quattordici in punto
del primo martedì disponibile, mi presentai a casa dello zio con i libri di
grammatica di latino e greco.
Suonai alla porta. Attesi invano
per almeno un quarto d’ora. Suonai nuovamente. Non successe nulla. Alla fine mi
ero spazientita, mi ero girata per andare via, quando sento il rumore di due
scatti secchi della serratura.
Non so cosa mi sia successo. Ma
quel modo di fare mi aveva suscitato un po’ di timore. Ho avuto difficoltà a voltarmi
e impaurita rimasi con la schiena rivolta alla porta. Tremavo dall’emozione, quando
mi arrivò il tono sommesso della sua voce, era serena, appena percepibile.
“Chiara? Sei tu?
Mi girai lentamente, quasi a
rallentatore. Appena lo ebbi di fronte rimasi colpita dalla sua figura. I suoi
occhi verdi, ingranditi dalle lenti degli occhiali, mi fissavano con un’intensità
tale da farmi venire la pelle d’oca.
I suoi sessantacinque anni
c’erano tutti. Capelli bianchi, lunghi e legati dietro a coda di
cavallo. Collo esile e spalle strette. Il fisico era asciutto e ricurvo, come se
dovesse sopportare il peso di un’era millenaria. La cosa che più mi affascinava
era l’espressione del suo volto. Irradiava una luce di saggezza, che suscitava
un senso di tranquillità e fiducia. Il sorriso sembrava che facesse parte del
suo volto. Ebbi una sensazione buona e mi sentì subito attratta da lui.
La tensione, quindi, scemò e guardandolo
mi colse un senso di calma, come se fossi osservata dallo sguardo di un santo.
“Si! Buon… Buongiorno.. Zio Aldo?
“Si! bene! Entra pure! E scusami
per il gran disordine!
Entrai in casa e fui colpita dal
disordine generale, un vero casino. Non era sporcizia ma caos allo stato puro,
dovuta alla posizione senza logica dei mobili. Fui colpita dalla mancanza di
soprammobili. Mi guardai attorno e non vidi alcuna foto, solo quadri appesi
senza un ordine ed altri appoggiati un po’ da ogni parte; poi libri, pile di
libri, addossati sul pavimento, sulle sedie e sui tavoli. La mancanza di
polvere mi fece supporre che almeno in quella casa la pulizia fosse curata.
“Vieni! Andiamo in cucina! Lì è
più pulito!
La cucina, infatti, era linda. Il
tavolo, bianco e asettico, era completamente sgombero e l’arredo pulito. Sembrava la saletta di un ambulatorio. Gli scaffali
delle mensole erano vuoti e nella vetrina della credenza non c’era l’ombra di
un piatto o bicchiere. L’unico piatto esistente giaceva vicino al lavandino,
con un solo bicchiere, in cui c’erano infilati un coltello, una forchetta e un
cucchiaio.
Papà aveva ragione; quella era la
casa di un eremita.
Il confort era limitato all'essenziale. Dalla mancanza del televisore e dalla presenza di tanti libri
posati su ogni dove, si capiva che la vita dello zio doveva essere semplice e
votata esclusivamente ad un’intensa attività di studio.
Lo fissai negli occhi, la
dolcezza del suo sguardo mi commosse, e dentro di me sentì una compassione per
lui, per la sua vita solitaria.
Appena seduti, iniziammo subito
le ripetizioni di latino e greco: versioni, verbi ecct. In quei momenti, potei
apprezzare la sua pazienza. Non ero un’allieva modello, e stentavo a seguirlo perché
la traduzione delle versioni presupponeva una buona conoscenza della
grammatica. Lui non perdeva mai la calma e con voce dalla tonalità temperata
riprendeva a spiegarmi i tempi, le declinazioni ed i generi.
Al termine delle lezioni mi
accompagnava subito alla porta, senza proferire parole. Ebbi l’impressione che
volesse cacciarmi via ed evitare volontariamente di imbastire un dialogo che esulasse dal motivo
per cui ero lì.
Un giorno, mi presentai con un
mazzo di fiori, margherite di colore bianco e arancione.
Appena le vide rimase di sasso e,
con grande stupore, notai nei suoi occhi un velo di commozione. Quell'ambiente asettico m’incuteva inquietudine e così, con quel gesto, volli segnare un piccolo
cambiamento nei nostri rapporti. Volevo che lui lo valutasse come un segno
tangibile dell’affetto che nutrivo nei suoi confronti.
“Sono molto belli! Un tempo, erano
gli uomini che facevano omaggio floreale alle donne! hahah
“Zio! Mi occorre un vaso!
“Vieni! Ho quello che fa per te!
In un ripostiglio ricavato nel
sottoscala, recuperò un vecchio vaso di rame. La superficie era totalmente
intarsiata di linee nere e verdi, che s’incrociavano formando dei disegni
floreali.
“Che bello! E’ antico!
“No! È vecchio! L’ho comprato da
un rigattiere!
“Adesso lo riempio d’acqua e poi ci
mettiamo i fiori!
Dopo aver decorato il vaso.
“Zio dove lo posso mettere?
“Che ne dici se lo portissimo con
noi in cucina? Così ci fa compagnia!
Posai il vaso sulla credenza. Mi
voltai verso lo zio Aldo. E prima di sedermi.
“Zio!
“Si Chiara!
“Oggi non ho voglia di studiare!
“Allora cosa sei venuta a fare?
“Vorrei fare una cosa che mi
balena nella testa da molto tempo!
“Che cosa?
“Vorrei mettere in ordine la tua
casa! Oggi mi va di fare la domestica!
“Cosa?
Si guardò attorno e poi ritorno a
scrutarmi.
“ahahah! Sei matta! Qui ci
vorrebbe un esercito di domestiche!
“Scommettiamo che da sola ci
riesco?
“hahah! Chiara! Mmm e cosa vorresti
scommettere?
“Che mi porti fuori a mangiare una
pizza!
“E’ tanto che non esco! Non
conosco alcun locale!
“Su questo ci penso io! Conosco
delle ottime pizzerie sul lago!
“Sul lago? È una cosa sdolcinata!
Ti ci vedi, tu giovane e fresca come una rosa, con me? Una vecchia cornacchia!
“Non me ne frega niente del
giudizio degli altri! Sei mio zio!
“Sei cocciuta? quando parli in
questo modo, mi ricordi tua madre!
“E allora?
“Va bene! Ti do tre ore di tempo!
Io intanto approfitto del tempo per andare a fare una commissione!
“No! Ho bisogni di almeno tre ore abbondanti!
“Vada per le tre ore!
Hahahah! Se ti servono gli attrezzi, li trovi nel ripostiglio! Buon lavoro!
Aspetta! C’è una piccola condizione però!
“Quale?
“Gradirei che non ti occupassi
della camera da letto! Preferisco che rimanga così com’è! Me lo prometti?
Altrimenti non se ne fa nulla!
“Va bene zio! La camera da letto
la ignoro!
Lo zio, dopo aver indossato la giacca di
lana, mi sorride, saluta con un gesto delicato del capo, e poi esce.
Non
potevo perdere tempo. Mi sono rimboccata le maniche. Ho Iniziato prima dal salotto. Ho subito sgomberato il divano
dai grossi tomi che ho riunito, insieme agli altri libri, davanti al mobile del soggiorno e poi, con
cura, li ho riposti uno accanto all'altro.
Dal ripostiglio ho prelevato due
cartoni, che contenevano bicchieri, tazzine e quanto altro; dopo averli lavati li ho ordinati
nella credenza della cucina. Il tavolo bianco è stato coperto con una tovaglia che aveva
delle trame floreali, in mezzo ci ho messo il vaso di rame.
Nel ripostiglio nascosti sotto una montagna di oggetti, ho trovato alcuni soprammobili Dopo averli spolverati, li ho sistemati sui
mobili del salotto e del corridoio. I quadri che erano appoggiati a terra sono stati appesi sui muri del corridoio e del soggiorno,
cercando di tenera una buona euritmia. Dopo due ore di duro lavoro avevo
quasi finito. Alla fine mi sono soffermata ad ammirare l’opera, con soddisfazione, notai che
la casa aveva assunto un aspetto più decoroso. Compiaciuta, infine, mi sono stravaccata sul
divano a riposare.
Mentre attendevo lo zio, pensai:
“”Ma perché lo zio ha chiesto di non sistemargli la camera da letto?””
La curiosità è donna. Così, siccome
aveva tempo in abbondanza, e certamente lo zio me ne avrebbe concessa ancora un pochino, decisi di visitare la sua camera da letto.
Salì le scale di legno. I gradini
cigolavano ad ogni passo. Raggiunto il piano superiore, mi sono diretta alla porta
della camera aprendola con cautela.
Era tutto perfettamente in
ordine. C’erano alcuni libri sul comodino e gli occhiali posati sopra.
L’armadio in legno, intarsiato di trame a forma di fiori, brillava riverberando
la luce che entrava dalla finestra.
Guardai sotto il letto. In mezzo notai una vecchia scatola
di legno per sigari cubani. Attirò subito la mia curiosità.
“Chissà che cosa contiene? Incuriosita: Visto che ero arrivata fino a lì
tanto valeva dargli un’occhiata!”
Così decisi di prenderla.
Mi ero seduta sulla poltrona di
velluto giallo. Avevo la scotola sulle ginocchia, in preda alla curiosità, lentamente ho sollevato il
coperchio.
Dentro c’erano quattro buste. La
carta era grigia e rovinata dal tempo. Erano state chiuse con elastici verdi.
Ne ho presa una. Tolsi l’elastico e l’aprì. Custodiva un mazzo di fotografie,
erano vecchie, ed avevano i bordi ingialliti e seghettati. Le tirai fuori.
Appena vidi la prima foto mi venne un colpo. Non credevo ai miei occhi.
Erano foto in bianco e nero.
Forse risalivano agli anni sessanta. La donna, ritratta nuda con le gambe
spalancate, che mostrava la figa ispida, coperta di pelo nero, era una persona
che conoscevo benissimo, nonostante la sua giovane età, i tratti del viso mi
erano familiari. Non avevo alcun dubbio sull'identità di quella ragazza; era mia
nonna, la sorella dello zio Aldo.
Sentì un colpo allo stomaco e le
mani mi tremavano. In quelle pose oscene appariva molto disinibita e
spregiudicata, eppure era così giovane, quasi adolescente, mi venne la pelle
d’oca.
Man mano che scorrevo il mazzo di
foto, le immagini si facevano sempre più scabrose. La nonna si era fatta
fotografare in tutte le posizioni. Era una ragazza robusta, all'epoca molto di
moda, e l’espressione del viso non nascondeva alcun imbarazzo. Dall'atteggiamento allegro immortalato in quelle foto, si capiva che era una donna pienamente consapevole
di quello che stava facendo, esibendo senza alcun pudore il suo fisico robusto.
Finito di sfogliare il primo
mazzo di foto, presi un'altra busta, e con mani nervose tolsi l’elastico e
tirai fuori il secondo blocco di foto. Il soggetto stavolta era maschile. Mi venne un
colpo. Anche lui era familiare. Era il vecchio dottor Ugo, cugino della nonna. Ancora
giovanissimo. Si era messo in pose buffe. Mentre gonfiava i muscoli del petto,
mostrando i bicipiti, con i pedalò corti ed attaccati al polpaccio, esibiva la
sua possente erezione. Dal suo grembo spuntava un cazzo, grosso e lungo,
caratterizzato da una cappella rotonda e scura. In primo piano, potevo scorgere
anche le nervature delle vene, filamenti che si dipanavano lungo l’asta, come
fiumi in piena, mentre i coglioni pendevano inerti, racchiusi nello scroto
pendente.
Ero scioccata. Mai avrei
immaginato di trovare quella roba lì. Tirai fuori il terzo mazzo di foto.
Questa volta il personaggio riguardava lo zio Aldo. Anche lui era giovanissimo
con capelli lunghi e biondi. Un bel ragazzone, ancora adolescente. Pure lui era
dotato di un cazzo ragguardevole. Mi era impossibile stabilire se la grandezza
del suo cazzo fosse dovuto al fisico snello, ma, nei primi piani si intravedeva
una massa carnosa voluminosa e possente.
Estrassi il quarto mazzo di foto
che era il più voluminoso, forse il doppio degli altri. Quando ho visto la prima
foto mi stava venendo un infarto. La nonna era piegata su un fianco a
ridosso dello zio Aldo, con la bocca aperta sul suo cazzo ed il bulbo già
dentro. Seguirono altre foto in cui la nonna continuava a succhiare il cazzo
dello zio Aldo.
Infine sono arrivata alle
fotografie che mi hanno sconvolto le budella. La nonna aveva le gambe in aria,
spalancate, e lo zio Aldo in mezzo, mentre gli infilava il cazzo nelle fenditure
della figa pelosa. Seguirono altre foto, in cui la nonna e lo zio Aldo si
accoppiavano in tutte le posizioni possibili ed immaginabili. Continuai a sfogliare
basita fino a, quando non venne il turno del vecchio dottor Ugo, il cugino
della nonna e anche con lui, si era sbizzarrito in pose d’incredibile
erotismo.
Quelle quelle foto mi avevano turbato l’anima. La pelle mi tremava e cominciai a
sentire una sensazione di caldo che partiva dal basso ventre. Strinsi le cosce,
perché quella percezione mi aveva sconvolto con la forza di un uragano, così
intenso da farmi vibrare la figa. L’avvertivo completamente bagnata dai fluidi
umorali che avevano inondato le mutande.
Ero eccitata. Fu la prima volta in
vita mia che provai quelle sensazioni inaudite.
Quando le mie amiche mi
riferivano di sentirsi turbate e vogliose di scopare, mi era difficile
comprendere che cosa volessero dire.
Ora, coinvolta emotivamente da quell'impeto incestuoso tra mia nonna e suo fratello, mi sentivo la mente completamente
sballata. Il corpo fremeva come se fossi in preda alla febbre. Non era
influenza ma voglia, desiderio, brama, di essere posseduta da un cazzo. Guardavo
le foto e d’istinto m’infilai una mano sotto la gonna massaggiandomi la fica.
Più guardavo e più la mano si muoveva tra le fenditure della figa. Alcune dita
le avevo infilate nella vagina, muovendole su e giù, cercando di trarre da esse
il massimo diletto possibile. Il piacere era immenso, quando sentii l’interno
della vagina che inizia a fremere, fu seguito subito da un forte spasmo, tale
da costringermi a serrare le gambe e a gemere per alcuni minuti. Fu il mio
primo orgasmo.
Ritornata savia, misi tutto in
ordine e scappai giù dalle scale correndo. Con la mente ancora sconvolta attesi
il ritorno dello zio Aldo. L’attesa mi faceva fremere le membra.
Immaginavo di essere la Nonna,
che stava attendendo trepidante di desiderio di incontrare il suo amante
maledetto.
La mamma disse che fu la nonna a
salvare lo zio Aldo dalla depressione. Io sapevo, cosa fece la nonna per curare
suo fratello. Fu la cura del sesso, ecco perché la loro amicizia durò per
parecchi anni. Con una donna spregiudicata come lei non gli occorreva
certamente una nuova ragazza.
Gli scatti della serratura
annunciarono il rientro dello zio. Mi era difficile mantenere la calma. Le
immagini scabrose della nonna che si accoppiava con lui, nelle pose più
incredibili, erano stampate ancora nitide nella mia mente.
“Accidenti! Ci sei riuscita!
La sua voce mi faceva tremare
come una foglia sbattuta dalla furia della tempesta. Avevo difficoltà a
contenere le mie emozioni. Era incredibile, perché la figa cominciò nuovamente a
palpitarmi, solo a vederlo.
Avvertivo le parti interne che
pulsavano. Gli guardai la patta dei pantaloni cercando di fantasticare sul suo
cazzo. Lo avevo visto all'opera e quindi, lo immaginavo duro e possente.
Restavo seduta sul divano, con le cosce serrate al massimo. Percepivo nuovamente
le vibrazioni che partivano dal basso ventre investendomi l’addome ed il seno.
Ero maledettamente eccitata.
“Ti senti bene?
“Si… non.. è niente! Forse… sono
un po’ stanca!
Ero pallida e l’eccitazione aveva
fatto affluire tutto il sangue nelle parti intime, alterate dalle emozioni che ancora agitavano il corpo.
Temevo che si fosse accorto della
mia reazione emotiva. Fondamentalmente sono una ragazza impulsiva. Incapace di
nascondere i propri sentimenti. Lui continuava a fissarmi negli occhi. Avevo
difficoltà a sostenere il suo sguardo.
“Sono stato un idiota! Non dovevo
accettare la tua scommessa! Ecco ora stai male per colpa mia!
“No! Sto bene! Non ti devi preoccupare! Cosa
vuoi che sia un po’ di stanchezza! Piuttosto guarda che mi devi il premio della
scommessa!
“E’ giusto! E già? E cosa dovrei
fare ora?
“Sabato sera! Mi piacerebbe
uscire fuori città! Andare al lago!
“Ma è lontano! Potremmo fare
tardi!
“Non ha nessun’importanza! Per
una sera vorrei fare una cosa che mi piace!
“Dovrò chiedere il permesso ai
tuoi genitori!
“Non ci sono problemi!
“Non ti scoccia a farti vedere in
giro con una vecchia mummia?
“No! Sei mio zio! E poi sei un vecchio
affascinante!
“ahahahah! Questa è bella! Ahahah
io affascinante!
“Ti faccio ridere?
“Si! sei molto simpatica! Ma
soprattutto schietta! ahaha
“A volte vorrei che qualcuno mi
trovasse anche bella!
“E no! Questa non lo permetto! Se
un uomo non ti apprezza è un vero cretino!
“Magari la pensassero come te a
scuola! Per caso lo fai solo per non offendermi? Lo so che sono una ragazza
robusta!
“Chiara! Ti assicuro che non sei
brutta! La tua bellezza femminile è solo diversa dalle altre! Ma nel complesso,
non sei brutta! Ho conosciuto uomini che sono letteralmente impazziti per
ragazze come te! Credermi!
Era sincero, - pensavo - si
notava dal modo come mi guardava. Del resto se ha amato la nonna che era una
ragazza robusta perché non poteva desiderare anche me? Lo zio Aldo mi piaceva.
La sua dolcezza mi aveva conquistato fin dal primo momento in cui avevo messo
piede nella sua casa. Lo guardavo, mentre dentro di me si stava facendo strada
una strana idea. Lui sarebbe stato perfetto per essere il primo uomo della mia
vita, l’amante ideale a cui donare la mia verginità.
Quando raccontai ai miei genitori
quello che era successo a casa dello zio Aldo, la loro reazione fu di stupore.
Mio padre la prese sul ridere e disse che una ragazza della mia età non era
normale che uscisse il sabato sera con una vecchia cornacchia.
Mia madre fu entusiasta. Era contenta che suo zio, per la prima volta dopo
tanti anni, si concedesse uno svago che lo allontanasse dalla solita routine e
soprattutto rompesse quel clima di solitudine. Mi confidò che lei non ha mia
sopportato l’idea di vederlo vivere una vita solitaria e lontana dal mondo,
come un eremita.
Anzi, mi fece i complimenti, perché ero stata capace di imbastire un dialogo
con una persona difficile, ostica, riuscendo dove lei aveva provato invano.
Per la prima volta mi sentivo apprezzata, e la
mia autostima aumentò.
Il progresso si era notato anche a scuola. Il
rendimento migliorò con grande stupore dei professori. Avevo anche abbassato le
barriere della difesa psicologica. Non mi curavo più della reazione delle
persone che mi circondavano. Ero diventata più disinvolta e nei rapporti
assumevo un atteggiamento sicuro e sufficiente. La stima di mio zio mi aveva
contagiato. Per me contava solo il suo giudizio. In cuor mio, per lui, provavo
un sentimento d’affetto che non era diverso dall'amore.
Durante le notti cominciai a sentirmi turbata. Il ricordo delle foto dello Zio Aldo
che si scopava la nonna erano stampate come tatuaggi nella mia mente, fino a
costringermi a stimolarmi le fenditure della figa e a forzare la serratura con
energiche sollecitazioni, accompagnati da un forte strofinamento del clitoride.
In quei momenti, la voglia e la brama
sconvolgevano i sensi, scatenando un desiderio incontrollato, che mi induceva ad introdurre
alcune dita nella vulva vaginale, stimolando fino all'estremo la fica, agognando il
cazzo dell’unico uomo che avrebbe potuto placare le rapide di quel fiume di
perversione in piena: mio zio Aldo.
Finalmente arrivò il sabato sera, il giorno del giudizio, che consideravo l’inizio di una nuova vita
Ma gli ostacoli che mi separavano
dallo zio Aldo erano ancora tanti e insormontabili, anche se tra noi c’era un’affinità
che poteva legarci: l’incesto.
Eppure, nonostante che lo zio Aldo avesse nel suo DNA i geni repressi del
desiderio incestuoso, io non ero la nonna, per cui si preannunciava un impresa
ardua sedurlo e destare le condizioni ideali affinché i suoi geni si
svegliassero dopo un lungo letargo. Dovevo far scatenare quell'impulso e
mostrarle la persona che poteva soddisfarlo, quindi spingerlo così verso di me con
gli occhi della brama e non con l’affetto asessuato di uno Zio.
Quel pomeriggio andai a trovare la nonna. Appena la vidi sentì un velo d’imbarazzo,
perché io avevo scoperto una parte della sua vita misteriosa, che doveva
restare celato per sempre nei suoi ricordi. Ero turbata e tremavo come se
sentissi freddo. Lei mi abbracciò e tenendomi le mani:
“Che cosa ti è successo? Sei raggiante! Hai l’espressione di una ragazzina
innamorata!
Divenni rossa dalla vergogna. Ebbi l’impressione che mi avesse letto la mente,
e avesse scorto anche l’oggetto dei miei desideri.
“E’ così vero? Sono contenta! Ho sempre detto che l’amore rende la gente più
bella!
“in ogni modo rimango sempre una
ragazza robusta!
“Ei! Non ti devi abbattere! Io
alla tua età non ero diversa da te! Ahahah
“Lo so! Ma ai tuoi tempi il
canone di bellezza era diverso! Piacevano le donne in carne!
“Ma guarda che ancora adesso
vanno di moda! Te lo vedi tu un uomo con una pelle e ossa, come le modelle che
vedi in televisione, che sembrano scheletri! Credimi, tu hai tutte le qualità
per piacere! Diciamo che sei una donna prosperosa! Hahah come si dovrebbe
essere!
“Peccato che tu e lo zio Aldo
siete gli unici a pensarla così!
Appena pronunciai il nome dello zio Aldo il suo sguardo si fece pensieroso,
come se quel nome le avesse richiamato alla memoria le sue vicende scabrose. Ed
io sapevo che cosa stava rievocando la sua mente.
“Già lo zio Aldo! È vero lui ha sempre preferito le ragazze robuste!
“Come te! Anche tu non scherzavi!
“Si…. come me… ora basta pensare
al passato! Piuttosto è vero che quella vecchia cornacchia ti porta fuori
stasera? Me lo ha detto tua madre!
“Si è vero! Ho vinto una
scommessa! Così, suo malgrado, ha dovuto accettare il mio invito! Una pizza!
“ahahah… penso che tu lo abbia messo in difficoltà! Lo sai che sono anni che
non esce da quel buco!
“Lo so! L’altro giorno ho rimesso in ordine la sua casa! Ora ha un aspetto
decente!
“Finalmente! Si è scontrato con
un vero terremoto hahahah Hai fatto bene! E dove andate?
“Hai laghi! Ho voglia di portarlo
in un luogo magico! Credo che per l’aiuto prezioso che mi sta dando, se lo
meriti! Non credi?
“Si, stavolta lo hai messo nei
guai! Ahahah! Seri!
“Nonna, potrei guardare i tuoi
vestiti! Quelli che indossavi da ragazza!
La nonna mi fissò con aria indagatrice. Poi sorridente.
“Viene! Sono di sopra!
Mi portò nella sua camera da
letto. I vestiti erano appesi nel vecchio armadio laccato, meravigliosi nei
colori e nei disegni e, cosa strana, ancora nuovi. Erano tutti nel vecchio
stile degli anni cinquanta e sessanta. Alcuni sembravano addirittura recenti.
“Nonna, posso provare questo?
Era un vestito, ti taglia larga, con una scollatura che lasciava scoperto la
parte superiore del seno, unita da due bottoni, poi una cintura che stringeva i
fianchi, da cui partiva la gonna, a campana, con frange laterali. Con il
permesso della nonna lo indossai subito.
“Ma è bellissimo! Come mi sta?
“Sembra cucito su misura! Questo
era molto usato dalle ragazze in carne! Quando lo indossavi sotto dovevi avere
delle calze di seta nere tenute su da reggicalze. Dovevi vedere che effetto
faceva sugli uomini, quando ti sedevi, nel momento in cui accavallavi le gambe!
“lo immagino! Hai anche le calze!
“Certamente! Sono in quella
scatola di velluto rosso!
Mi porse la scatola. L’aprì con delicatezza, me la porse ed io afferrai le calze di seta.
Erano leggerissime e davano una sensazione di freschezza. Poi sotto c’erano i
reggicalze, orlate da un filo di merletto.
“Ma ai vostri tempi che tipo di mutande si portavano?
“Non c’era il perizoma! C’era le
mutande classica, a vita non sgambate, di cotone. Però sono convinta che oggi accosterebbe
anche con un perizoma! Comunque io a volte non mettevo nulla, mi sentivo più
libera, così prendeva un po’ di fresco! Ahahahaha
“ajajajaj Ci credo! Ahahah Dovevi
essere terribile da ragazza!
“Tuo nonno l’apprezzava molto!
Ahahah
“ahahahah!
Pensai – non solo lui –
Indossai le calze, attaccate ai reggicalze, sotto lo sguardo turbato della
nonna. Non smetteva di fissarmi il corpo. Ogni tanto si avvicinava, e con
dolcezza mi accarezzava la schiena.
“ti stanno benissimo! Se il tuo uomo misterioso ti vedesse in questo momento,
gli prenderebbe un colpo!
“Uomo misterioso?
“Non fare la misteriosa! Hahahh
Ho capito tutto sai! Non sono ancora rimbambita! Ti piacciono?
“Si tantissimo!
“Allora puoi prenderli!
“No ooo? Ma sono i vestiti del
tuo passato? Non so…
“Prendili! Ti stanno bene! Vedrai,
con questi indosso, farai un figurone!
“Grazie nonna! Sei fantastica!
“Non stringermi troppo! Mi
soffochi!
Corsi subito a casa. Non stavo più nella pelle. Ero felice. Con quel vestito
addosso avrei senz'altro suscitato le attenzioni dello zio Aldo. Del resto lui
doveva averlo già visto addosso alla nonna.
La mamma quando lo vide scoppiò a
ridere.
“E’ incredibile! Non avrei mai pensato che un vecchio vestito della mamma
potesse ritornare di moda! È fantastico! Ci credi? Da ragazza non mi era mai
passato l’idea di indossare un suo vestito!
Negli anni ottanta una minigonna
e una maglietta erano sufficienti!
Proprio in quell'istante entrò papà.
“Accipicchia! Ma sei fantastica! Ma sei sicura di uscire con quella vecchia
cornacchia! Non è che ci prendi in giro?
“No! Esco proprio con lui! Che
c’è di male! Dopotutto è un vecchio vestito!
“Lo dici tu! Ma ti sei vista allo
specchio? Quasi, quasi invidio quel rimbambito!
“Ma papà! Che dici!
Sorridente, si avvicinò mi prese da una mano e tirandomi verso di lui mi costrinse
fare una piroetta, il vestito si sollevò come una vela, formando un cerchio e
scoprendo le gambe.
Mia madre per fortuna era girata
di spalle e non vide nulla.
Invece mio padre notò le gambe
coperte dalle calze nere, interrotte a mezza coscia, sorrette da reggicalze.
Ma soprattutto vide che sotto non portavo le mutande. Notai subiti un
cambiamento di espressione. I suoi occhi strabuzzarono fuori delle orbite.
Restò in silenzio a fissarmi negli occhi. Fu la prima volta che mio padre mi
fece sentire un senso di turbamento. Il suo sguardo mi stava penetrando nell'anima Si capiva che si era eccitato. Non parlava più e si era chiuso in
un silenzio imbarazzante. Il suo atteggiamento mi aveva scosso. Fino allora non
aveva mai pensato a lui come uomo. Conoscendo la natura dello zio Aldo, la sua
reazione non mi stupiva più tanto.
Ricambiai lo sguardo di papà, senza timore. Fu lui ad abbassare per primo gli
occhi.
“Chiara!
“Si papà!
“Stasera, se vuoi, Vengo a
prenderti! Così lo zio non dovrà scomodarsi ad accompagnarti fino a casa!
S’intromise la mamma!
“Ma sei impazzito! Guarda che lo zio abita a due isolati da qui!
“Ma io intendevo ai laghi! Cioè
se Chiara è d’accordo vado a cercarla!
Papà era confuso e turbato, si capiva. La mamma non aveva notato nulla. Quella
strana proposta puzzava lontano un miglio. Papà prima di allora non aveva mai
dimostrato tanta disponibilità.
Lui la sera preferiva mettersi in
pigiama e pantofole e dedicarsi al suo hobby preferito: la televisione.
“Papà ha ragione! Magari in caso di difficoltà faccio uno squillo!
Papa sorrise soddisfatto, era come se tra noi si fosse creata già un’intesa.
Mentre mi avviavo verso la casa dello zio, papà continuava a fissarmi
pensieroso. Ebbi l’impressione che avesse capito quello che mi balenava in
testa. Lui era come me, impulsivo, ed era incapace di nascondere i propri
sentimenti.
La mamma era euforica, sembrava che dovessi incontrare il principe azzurro. Per
lei era una grande soddisfazione che le due persone più care avevano rotto
l’isolamento ed iniziato a vivere come persone normali.
Il mio cuore era completamente in
agitazione, quella serata l’avevo aspettata con ansia, e speravo che finisse
come avevo sperato, con il cazzo dello zio Aldo nella fica.
Suonai il campanello ed ero nervosa. Credo di avere anche esagerato a pigiare
l’interruttore. Lo zio comparve sull'uscio. Appena mi vide i suoi occhi si
illuminarono, e con tono di voce commossa:
“L’abito che indossi! Lo conosco!
“Si! era della nonna! Trovi che
mi stia bene?
“Ti sta benissimo! Sembri lei! È
incredibile!
Perfetto, era quello che volevo; creare un similitudine tra me e la nonna,
perché poi sarei stata io a condurre il gioco, a modo mio.
In quei giorni avevo letto molti
romanzi erotici, scaricati da Internet. In certi siti, alcune ragazze giovani,
avevano pubblicato storie simili alla mia. Insomma aveva letto tantissimo,
soffermandomi sulle tecniche di seduzioni. A tal proposito c’erano due correnti
di pensiero: una sosteneva che l’azione giusta era quella di essere espliciti e
andare dritto allo scopo, senza tanti fronzoli; l’altra invece era più
raffinata, suggeriva di mettere in evidenza gli aspetti del fisico che potevano
piacere al partner, accentuando il potere sensuale della seduzione, la
provocazione, con abbigliamenti e lingerie intima da sballo, molto apprezzate
dagli uomini maturi. Mi piaceva la seconda ipotesi. IL vestito della nonna era
capitato a fagiolo. Ora dovevo utilizzarlo come potente afrodisiaco e
verificare la sua efficacia di seduzione.
La mamma diceva sempre che lo zio Aldo era l’esempio del perfetto conducente.
La prudenza in lui era una connotazione del suo carattere.
Ma stranamente, quella sera,
mentre stavamo percorrendo la strada che portava ai laghi lo vidi nervoso, ogni
tanto rallentava e poi ripartiva.
Stavo seduta con la gonna leggermente tirata fino a meta coscia. Lui poteva
notare perfettamente le gambe velate dalle calze di seta nere, e cosa ancora
più sconvolgente, una parte dell’interna coscia scoperta, dove si poteva
scorgere la fine delle calze e l’inizio della pelle candida.
Quella scena lo stava turbando.
Io volutamente accentuavo il movimento delle gambe e, come se fossi distratta,
tenevo le gambe leggermente divaricate per permettere al suo sguardo di
penetrare lasciandogli immaginare le mie parti intime. Credo che il pelo
vaginale in alcuni movimenti in curva potevano scorgersi. Perché con voce
commossa:
“Coma mai, hai deciso di indossare questo vestito?
La voce dello zio mi arrivava distolta, non pura. Si percepiva un certo
nervosismo.
“Oggi pomeriggio ho fatto visita alla nonna. Mi ha mostrato i suoi vestiti. E
tra tutti mi è piaciuto questo. Poi lei ha insistito a regalarmelo. Mi ha detto
che aveva capito che lo avrei indossato per una serata speciale, e per un uomo
speciale.
“A! ti ha detto così?
“Zio com'era la nonna da giovane?
“Cosa?
Quella domanda imprevista lo colse impreparato. Nel momento in cui gliela
ponevo contrasse le mani sul volante e per un attimo ho avuto l’impressione che stessa perdendo il controllo della guida. Poi riprese il solito autocontrollo,
diede due colpi di tosse, e rispose:
“Lo sai, che c’è una cosa strana?
“Si!
“Dal primo giorno che ti ho vista non avevo ancora fatto alcuna considerazione,
ma adesso che mi ci fai pensare, noto che tre lei e te ce una grande
somiglianza. Notevole!
“Lo so, anche la mamma me lo dice
sempre! Che sono bella come la nonna!
Ho volutamente inserito quell'aggettivo per vedere la sua reazione.
“Concordo con tua madre! Hai molte cose in comune con lei! Adesso che indossi
questo vestito! Mi ricordi tanto lei!
Tombola! Lo zio si era finalmente deciso a calare le sue carte. Ora sapevo che
il mio vestito lo aveva colpito. Però non ero ancor soddisfatta, dovevo trovare
qualcosa che lo facesse sballare.
“Zio! Potresti fermarti per favore?
“Perché?
“Insomma! Mi scappa!
“O! scusami non avevo capito!
Resisti che trovo un posto nascosto. Laggiù, dietro quegli alberi, mi sembra
adatto alla circostanza!
L’auto entrò in una piccola radura alle pendici del bosco. Lo Zio si fermò
tenendo le mani sul volante aspettava che io scendessi. Passarono alcuni
secondi.
“Bè…. Non scendi?
“Ecco.. vedi.. io ho paura.. il
buio insomma… mi inquieta!
La luce del cruscotto illuminava il suo viso. Lo fissai e mi accorsi che i suoi
occhi brillavano. E mi puntavano come due fari. Era turbato. Le sue mani
continuavano a stringere il volante. Si notava la pelle tesa e aderente all'ossatura.
Respirava con affanno. Poi prese
una bella boccata d’aria. Chiuse gli occhi.
Tremò per alcuni secondi e poi, con calma. Apre gli occhi e inizia a fissarmi. Il silenzio viene rotto dalla sua voce
alterata. Non stava parlando con il suo solito tono calmo, dolce.
“Aspetta. Adesso ricordo.. se non erro tua nonna questo vestito lo portava… mmm
senza mutande! Vero?
Cribbio lo zio era completamente cambiato. Sembrava un altro uomo. Avevo
esagerato con la provocazione, oppure il mio comportamento era stato troppo
esplicito. Ero imbarazzata e non riuscì a rispondere alla sua domanda. Rispose
lui per me:
“Io… Credo di si!
Non feci in tempo a finire la
frase che la mano dello zio s’infilò in mezzo alle cosce e la sentii, mentre ghermiva
la figa.
“MMMMMM come immaginavo…. Hai una bella fica piena,
mmm..
“mmmmmm
Il tocco della sua mano mi sconvolse i sensi. Un brivido percorse il basso
ventre, allargandosi come un’onda in uno stagno, m’investì il seno e la mente.
Chiusi gli occhi, quel tocco mi
stava dando un’emozione inaudita. La sua mano strusciava sulla figa, mentre le
dita si perdevano nel folto vello. Poi le avverto muoversi nelle fenditure, ed
alcune stavano già penetrando nella vagina. Era impossibile resistere a quello
stimolo. I singulti mi uscirono dalla gola.
“MMMMMMMMMMM mMMMMMMMMM
“Ti piace.. mmmmmm… sei come tua
nonna… hai visto le foto? Vero?
“Si ..iiiiiiiiiiii. Mmmmmm
“Sei una monella! Ti avevo
avvertita! Mmmmm Adesso dovrei punirti!
“Si ..iiiiiiiiii Si ..iiiiiiiiiii
sono una monella mmm sto impazzendo mmm
La sua voce era completamente sconvolta dall'eccitazione Mentre parlava la sua
mano si muoveva frenetica tra le mie cosce. In pratica mi stava chiavando. La
sentivo impetuosa, forte, mentre mi penetrava con alcune dita. Le faceva
scivolare dentro di me, velocemente, spingendo fino in fondo, come se volesse
affondare con l’intera mano. Con l’altra mi aveva sbottonato la parte superiore
del vestito e si stava trastullando le grosse tette. Era un vero uragano.
Sentivo le sue mani su tutto il corpo. La bocca si era attaccata ai capezzoli
succhiandoli con forza.
“MMMMMm che belle tette che hai… mmm sono morbide e profumate!
“Mmmm si mmmm mi piaci quando me
le succhi m,mmmmm
“Hai una fica calda e bagnata
mmmm sei eccitata?
“Si mmm tantissimo mmmmm
“Adesso dovrai occuparti del mio
cazzo!
Lo zio si sbottona i pantaloni,
se li apre completamente, esponendo un cazzo duro e pulsante. La cappella era più
grossa rispetto a quella che avevo visto in foto. Dal vivo era completamente
diverso. Sembrava un grosso fungo scuro.
“Dai afferralo e fammi una sega!
Lo afferrai. Era la prima volta
che cingevo un cazzo vero. Era una sensazione piacevole. Lo sentivo duro e pulsare
nella mano, come se avesse un’anima. Mi venne naturale far scivolare la pelle
tesa sulla massa solida. Era grosso e lungo. Mi faceva impressione. Il pensiero
che quel corpo massiccio dovesse entrare nella mia figa mi spaventava.
“mmm dai lecca la cappella!
Mi abbassai con il capo sul suo
ventre e iniziai a leccare la punta del cazzo. Avevo la sensazione di leccare
un grosso cono. Lo spacco sopra la cappella era impregnato di liquido seminale.
Lo succhiai ingoiandolo. Poi con la lingua strusciavo la superficie della
cappella i bordi ed il frenulo, che sembrava un piccolo nervo.
Mmmmm ora apri la bocca e
succhialo!
Nelle foto avevo notato che la
nonna lo ingoiava fino alla base dei coglioni. Tirai una boccata d’aria e
infilai quella grossa cappella nella bocca. Era massiccia ed ebbi difficoltà a
contenerla nelle gote. Poi mi feci coraggio e iniziai a succhiare. Lo zio Aldo
mi spingeva il capo fino a farmi entrare il suo cazzo nella gola. Dovetti staccarmi
per prendere un forte respiro e tossendo sputai un conato di vomito ai miei
piedi.
“ora provaci di nuovo! Cerca di
tenere la bocca aperta e muovi la testa facendo scivolare il cazzo nella gola!
Prova!
Ci provai di nuovo. Superata la
prima difficoltà; riuscì a fare il mio primo vero pompino.
“mmmm hai visto? Mmmm sei già
brava mmmm dai così mmmm
Mi piaceva dargli diletto con la
bocca. Il suo cazzo scivolava nella bocca infilandosi nella gola. Ogni tanto
dovevo sputare rivoli di saliva schiumosa e respirare per non soffocare.
Lo zio mi spingeva la testa sul
suo cazzo come se mi chiavasse in bocca.
Mentre lo sbocchinavo le sue
mani, ogni tanto si impossessavano delle mie tette massaggiandole con forza.
“Fermati! Ho voglia di scoparti
mmmm adesso abbasso il sedile!
Con gesti frenetici tirò diverse
leve e fece abbassare lo schienale del mio sedile. Mi spinse indietro
costringendomi a coricarmi.
Mi saltò addosso come un grillo.
Era un fringuello rispetto alla mia stazza. Allargai le cosce e le sollevai in
aria, accogliendolo in mezzo con il cazzo duro che gli spuntava dal grembo.
Lo zio si appoggiò con le
ginocchia sul bordo del mio sedile piegando il suo cazzo verso il basso e
schiacciando la cappella tra le fenditure della fica pelosa.
Fu un attimo poi sentì il suo
cazzo che si apriva la strada dentro di me. Era una sensazione inaudita. Le sue
dita avevano già spianato l’apertura della vagina, favorito dai liquidi umorali
secreti in abbondanza, per cui il suo pene entrò nella mia fica come se fosse
già avvezza a ricevere cefali di quelle dimensioni.
Mi aveva fatto paura l’idea di
riceverlo dentro di me. Ora, mi sarebbe seccato se solo avesse provato a
toglierlo. Era un piacere sentirlo scivolare nell'utero grosso e pulsante.
Durante la penetrazione avvertivo
delle sensazioni forti al basso ventre. Mi accorsi che più andava veloce e più
godevo.
“mmmm si si zio… vai più forte
sto godendo mmmmm si così mmmm
“mmm sei stretta e calda mmmm hai
una fica che sembra un forno! Non sentivo una fica così da anni! Mmmm
Lo zio non scopava da almeno venti
anni. I movimenti furono prima convulsi poi intensi, e si avvertiva negli affondi profondi e nella
tenacia delle sue mani che si tenevano dalle natiche per dare più forza alle
spinte.
La faccia dello zio era completamente
immersa in mezzo alle tette. Era più basso di me e vedevo la sua testa bianca
che si agitava sopra il petto.
Nonostante fosse un fuscello
rispetto a me, lo sentivo potente. Il suo cazzo mi stava sconquassando la figa
e mi faceva vibrare il corpo come le corde di un violino. In pratica mi stava
suonando con il suo cazzo alla grande, un accordo armonioso di suoni e di note.
In quei momenti mi vennero in
mente i discorsi delle mie compagne di scuola. Nessuna di loro aveva descritto
un piacere così intenso. Sentivo la figa che si contorceva con forti spasmi. Mi
sembrava di svenire. La mente era completamente confusa. Mi ero lasciata andare
alla sua foga. Le cosce vibravano, mentre tenevo le gambe completamente
spalancate e aperte il più possibile per dare al suo grembo la possibilità di
incunearsi più affondo nelle mie intimità. Lo avevo afferrato dalle spalle e lo
tiravo verso di me. Desideravo che entrasse dentro, il più possibile.
Stavo impazzendo dal piacere.
“mmmm si si mmmm zio mmm godo
mmmmmm
“lo sento! Mmm mi fa impazzire
l’idea che stai godendo come una vacca to to to mmmmm Monella sto per
sborrare mmm
Proprio in quel momento mi
afferrò dai fianchi e tenendomi ferma si mosse con dei colpi in sequenza,
profondi, devastanti e divinamente piacevoli. La figa rispose con un orgasmo
impressionante che mi costrinse a lanciare urli da cantante lirica.
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa si si
si si si mmmmmmmmmmmm no no
Era uscito sul più bello. Lo
strinsi, strattonandolo violentemente. Il corpo, sebbene privo di cazzo dentro
la fica, si contorceva dagli spasmi, come un serpente. Il godimento al basso
ventre ere assolutamente incontenibile.
“Mmmmmmmmmmmmmm tesoro
mmmmmmmmmmmmm
Il suo cazzo sputò copiosi
schizzi di sborra sul monte di venere, impregnando il pelo nero di candida
sborra calda.
Mi venne naturale, cospargerla
sul ventre e leccarmi le mani. Per me era nettare degli dei. Il succo del suo meraviglioso cazzo che mi aveva dato
un piacere che mai prima di allora aveva provato. Fu il primo e, per mia
fortuna, fu intenso e sublime. Mi sentivo una ragazza fortunata. Il mio primo
rapporto sessuale era avvenuto come l’avevo sempre immaginato.
Mi tenni lo zio stretto al petto.
In quel momento me lo coccolavo come un orsacchiotto. Era vecchio, ma aveva scopato come un Dio.
Non conoscevo la potenza dei ragazzi. Ma dalle parole delle mie compagne di
scuola si intuiva che non si avvicinavano minimante alla sua altezza.
“sei una monella terribile!
Ahahah ora andiamo a mangiare la pizza!
“Va bene! ma facciamo una cosa
veloce! Mi piacerebbe replicare! Che ne pensi?
“mmm sei proprio come tua nonna!
Va bene! Mi devo togliere un po di ruggine!
“mmm non vedo l’ora di farti da
antiruggine hahahahahah
“Monella hahaha andiamo va! Ho
anche fame!
“anche io! Ma non solo di pizza
hahahah
In pizzeria, mentre eravamo
seduti al tavolo a consumare una pizza calda e aromatica. Mi suona il telefono.
Era papà.
“Si!
“Tesoro allora? Che faccio? Vengo
a cercarti?
Papà era eccitato e si percepiva
dal tono della voce. In sostanza mi stava dicendo che voleva scopare con me. Quella
idea non mi dispiaceva. Guardai lo zio Aldo.
“Papà ti richiamo tra qualche
minuto!
“Ok tesoro aspetterò la tua
chiamata!
Rivolta allo zio:
“Zio ti dispiacerebbe se
rinviassimo la replica domani, a casa tua, quando vengo per le ripetizioni?
“Certo! Perché questo cambiamento
di programma? Mi pare che fossi eccitata all’idea di replicare?
“Lo sono! eccome! Ma la replica
vorrei farla con papà!
“Con tuo padre? Ahahah cazzo! Sei
proprio una monella! Con tuo padre? Cribbio ne hai fatto di progressi! Per
giunta in una sola giornata! Ahahah Fammi capire! Altrimenti impazzisco!
“Zio, toglimi una curiosità? Monella
sta per troia?
“ahahah si! Sei arguta! Certo! Non
mi piace la parola troia! Preferisco monella! Ahahaha
“Papà stasera, prima di uscire,
mi ha visto vestita così! Mi ha preso dai fianchi e mi ha fatto fare una
piroetta! La gonna, nel momento in cui giravo, si è allargata mostrando le
cosce e la fica al suo sguardo. Appena ha visto il panorama, si è impressionato
a tal punto che mi stava scopando con gli occhi! Era proprio eccitato. Allora
si è proposto di venire a cercarmi! Pensa un po’? ahahahah.
“ahahah si è come dici tu! Lo hai
colpito e affondato! Te lo avevo detto! Sei una ragazza sensuale! Gli uomini
impazziranno per te! Sei una donna da letto e lo riempi tutto! Hahahah E sono
onorato di essere stato il primo ad aprirti la strada ahahahahah
“Col cazzo che ti ritrovi altro
che strada! Ahahahah
“ahahahahahha dai chiama tuo
padre! Non lasciarlo bollire nell'attesa hahahah
“Papà! va bene, ti aspetto!
Abbiamo finito! Mi trovi all'ingresso della pizzeria!
Lo zio Aldo pagò il conto. Mi
accompagnò poi mi dette una pacca sul culo:
“Domani ti aspetto! Mi piacerebbe
fare qualche foto ahahahah
“ahahah non perdi l’abitudine tu
hahahah
“Ciao Monella! Mi raccomando non
maltrattare tuo padre! Non sa che cosa l’aspetta! ahaha
“ahahah Vai! Vai! Ci vediamo
domani pomeriggio, mmm dai dammi un bacio! Casto! Ahahah
Mi baciò su una guancia e andò
via. Dopo un quarto d’ora abbondante, i fari dell’auto di papà mi illuminarono
totalmente.
“Ciao papà!
“Ciao tesoro!
Salita in macchina, ci trovammo
pochi minuti dopo a percorrere la strada del ritorno. Ogni tanto beccavo papà a
guardare le gambe. Mi aveva visto senza veli, e avrei scommesso che stava
immaginando lo scenario che la gonna celava.
Il percorso era caratterizzato da
tratti di strada con curve a gomito per cui muovevo le gambe attirando il suo
sguardo libidinoso. Era pazzesco percepivo il suo eccitamento.
Papà, nonostante stesse fremendo
dal desiderio di saltarmi addosso, non accennava ad azzardare alcun avance.
Dovevo provocarlo. Mi venne un’idea.
“Papà hai dei fazzolettini di
carta?
“Si, guarda nel cruscotto!
Accesi la lunotto dello
specchietto retrovisore. Azionai quello direzionale puntandolo come un faro sulle
mie gambe. Per poco gli stava venendo un infarto. Avere sotto gli occhi due
cosce velate da calze di seta nera, interrotte a meta coscia dalle reggi calze,
era uno scenario da incubo per i suoi testosteroni. Aprì il cruscotto e presi
la confezione di fazzolettini di carte. Ne estrassi uno.
Mi tirai su la gonna, allargai le
gambe e cominciai a pulirmi la fica.
La macchina, appena papà vide
quel gesto, ebbe un leggero sbandamento. Dovetti attaccarmi alla maniglia per
evitare di sbattere contro il vetro.
“Che stai facendo?
“Sono bagnata! Ti dispiace se
continuo?
Mi guardò negli occhi. Se la
libidine si fosse materializzata in quel momento, avrebbe riempito l’abitacolo
dell’auto.
Lo stavo provocando in modo
sfacciato. Lo zio Aldo, mi aveva aperto una strada. Prima di allora ero una
ragazza robusta che invidiava le amiche belle e magre, che si vantavano delle
conquiste. Le sentiva discutere di sesso e di rapporti sessuali soffrendo.
Lo zio Aldo mi aveva aperto un
vero e proprio orizzonte. Mi sentivo consapevole della mie qualità. Un uomo ti
poteva dare un piacere immenso solo se ti desiderava. La provocazione era
l’antipasto della cupidigia, prima che si scatenasse.
In quel momento avevo percepito i
suoi pensieri libidinosi. I frequenti sguardi sulla scollatura e sulle gambe mi
avevano fatto grondare la fica di umori. Non ce la facevo più dovevo
stimolarmi, era un impulso che si era impossessato dei miei pensieri.
“Se vuoi ti metto l’aria
condizionata! Così non sudi!
“Papà io non sto sudando! Mi sto
bagnando dalla voglia di scopare!
L’auto sbandò, papà riuscì a
tenerla sulla carreggiata, ma stavolta svoltò repentinamente verso una
piazzola. Papà parcheggiò l’auto dietro alcuni alberi. A motore spento stringe
il volante. Con il respiro in affanno.
“Chiara! Sono confuso! Aiutami a
capire! A che gioco stai giocando?
“Papà, c’è poco da capire! Da
quando mi hai visto la fica ho capito che è diventata il tuo chiodo fisso! E
questo mi fa impazzire!
“E tu cosa ne pensi?
Era agitato, il grosso volume della
patta dei pantaloni faceva intuire che in quel momento aveva in atto una
erezione del cazzo, che forse le dava anche fastidio.
Allungai la mana sul su grembo e feci un gesto audace: strinsi la grosso mole e sorridendo, con voce
suadente.
“Papà, in questo momento sono
bagnata fradicia! Ho la fica che sta bruciando dalla voglia! Per calmarla ci
vuole questo! Il tuo cazzo!
Ero super eccitata e non
controllavo più i le mie reazioni, che m’inducevano a tenere un contegno da
troia.
Le foto della nonna si era
materializzata nella mia testa. Il suo volto era gaudente, quando il fratello
Aldo le stava sbattendo il suo grosso cazzo nella fica, mi indicava la strada
per arrivare al piacere estremo.
Quella immagina era un vero e
proprio testamento biologico, che mi ha aperto gli occhi sulle ragione del piacere
pratico, al di la delle morale comune, e sulle mie attitudini all'incesto.
Avevo capito che il diletto lo
potevi avere da chiunque; ma quello ottenuto in un rapporto incestuoso aveva
un’intensità emotiva straordinaria. Solo a pensarci mi veniva la pelle d’oca.
Con papà adottai il primo
atteggiamento che avevo letto nei racconti erotici.
Era inutile puntare alla
provocazione, la seduzione era già avvenuta, ora era super accalorato dalla
voglio di sbattermi, tanto valeva passare all'azione diretto con atti espliciti.
Dopo quella frase papà trovò il
coraggio di allungare una mano e ficcarla nelle mie cosce.
Per fargli capire che apprezzavo
quel gesto, posai la mia sul dorso della sua e spinsi in profondità. Le sue
dita sparirono nel folto pelo. Mi guardava perplesso, come se cercasse ancora
un consenso a quel suo gesto sconsiderato.
“Tranquillo papà! Lo desidero anch'io!
Sorrise sollevato dal senso di
colpa, che si era sciolto come neve al sole, permettendo alla sua mano di
muoversi con maggiore disinvoltura, autonomamente, a testimonianza del nuovo stato mentale, stringe
la fica, massaggiandola con energia, sottolineando il gesto con una smorfia di
piacere.
“Si papà mmmm mi piace mmmmm
“Hai una fica abbondante! Mmm
“E’ robusta come me mmmmm
“mmm si robusta mmmmmm
Alcune dita si erano ficcate
nella vagina stimolandomi la carne viva. Papà diventava ogni minuto più audace.
Si stava rilassando. Del resto doveva superare, in quei pochi secondi, secoli calcificati
di divieti morali.
Nello stesso istante mi accorsi
che il suo cazzo spuntava dal suo grembo in tutta la sua lunghezza. Appena lo
vidi mi impressionai. Non avevo mai pensato a papà come uomo.
Il suo cazzo aveva un volume notevole
ed era più lungo e più grosso di quello dello zio Aldo.
Ero ipnotizzata da quel fallo
gigantesco, magnetizzata da quella potenza, mossi subito la mano impossessandomi
di quel gioiello della natura. Era caldo e avevo difficoltà a cingerlo
completamente.
Feci scivolare la pelle su e giu.
Era piacevole sentirlo pulsare nelle mani. Papà nello stesso istante mi aprì i
bottoni del petto tirando fuori le tette.
La sua bocca, richiamata dal fascino di quelle montagne, si chiusero subito attorno ai capezzoli succhiandoli
fino a farli diventare turgidi.
Dopo alcuni minuti di quella
tortura non ce la facevo, inoltre manipolare quel grosso cazzo ed essere
stimolata dalle mani di papà, si rivelarono un combinato letale che mandò la
mente in tilt e la fica, somatizzando quegli istanti infernali, grondava di desiderio
in forma liquida, une vero diluvio.
“Papà lo voglio dentro! Ora! ti
prego!
“Aspetta! Vorrei prima togliermi
uno sfizio!
“mmm ti prego fai in fretta! Ho
la fica in fiamme!
Abbassò lo spalliera dei due
sedile. L’auto era una station wagon molto ampia, quindi m’invitò ad
inginocchiarmi in mezzo all’abitacolo, facendomi assumere la posizione della
pecorina.
“Cribbio! Chiara! Sei da infarto!
Mmmm che spettacolo!
Si era inginocchiato dietro le
mie cosce spalancate, con il suo grosso cazzo che spuntava dal grembo. Ma,
invece di infilarlo nella fica, si abbassa con la bocca e inizia a leccarmi la fenditure
vaginali, spazzolando tra il buco del culo e il perineo.
“mmmm si mmmm mi piace mmmmmm
“Tesoro… hai una fica mmmm profumata
mmmmm
Dopo avermela mangiata per un
quarto d’ora, stimolandomi il buco del culo con un dito. Si alzò con il busto,
schiacciando la punta del cazzo contro l’ingresso della fica, poi separò le
piccole labbra ficcandoci la cappella in mezzo, poi il resto di quella immensa
torre s’infilò interamente nella mia vagina.
“mmmmm dio mio oooooooooooo cazzo
se lo sento! mmmmm papà è impressionante!
“mmmm hai una fica calda … è un
piacere vedere fagocitare il mio cazzo! E bella grassa mmmm sei una super
maggiorata mmmmm cribbio Chiara mmmm
“mmmm papà fottimi mmmm fottimi
forte mmmmm lo sento dentro di me mmmmm
Papà si aggrappò ai miei fianchi,
facendomi posare le ginocchia sui due sedili. Avevo la testa ficcata nel sedile
posteriore. In quella postura iniziò a muovere verso di me il grembo, spingendo
in profondità il suo cazzo mostruoso, fino alla base dei coglioni.
Non sapevo com’era il parto, ma
in quel momento ebbi l’impressione che partorire era come prendere il cazzo di
papà.
“Ooooooooooooooo mmmmmmm mio dio
mmmmmm mi sto sciogliendo mmm impazzisco dal piacere mmmm è follia pura mmmmmm
ma non c’è la faccio a contenere il godimento senza gridare mmmm
aaaaaaaaaaaaaaaa
Lanciavo urla disumane. Era
impossibile restare inerti con un quel cazzo asinino che si agitava dentro di
me. Il basso ventre era un terremoto di emozioni. Mi aveva preso tutto il
corpo. Sentivo quelle sensazioni forti, in mezzo alle cosce e lungo la schiena che
mi impedivano di tenere a bada le mie mani, che con mio diletto stringevano le palle pendenti di papà. Ero piegata ma vedevo i suoi coglioni che si agitavano
sbattendo contro il mio monte di venere. Ogni tanto le soppesavo gustando il
piacevole contatto dello scroto. Lo incitavo ad andare più forte. Volevo che il
suo cazzo mi spaccasse in due. Ero meravigliosamente sconvolta dalle sensazioni
forti che mi stava dando.
Lo zio Aldo è stato la guida, papà
invece si e dimostrato la natura bruta, un tornado che si stava scatenando nel
mio utero.
Gli orgasmi, divennero una lunga
e continua sequenza che stavano sconquassando le pareti vaginali, che si
contorcevano con forti spasmi.
Ogni tanto le sue grandi mani
acchiappavano le tette massaggiandole con energia.
Ad un tratto gli affondi del
cazzo diventano più veloci e profondi, papa stava ansimando come un animale in
agonia. Papà si afferra dalle tette, e piegandosi sulle mie spalle aumenta le
spinte da dietro, che diventano talmente possenti che il capo si incastra nel
sedile posteriore. Lo sentivo ansimare come un montone. La postura, comunque,
non mi creava alcun fastidio perché il terremoto di adrenalina che si era
scatenato nel basso ventre era preminente su tutti le altre sensazioni.
“Tesoro sto per sborrare mmmmmmmm
Si staccò dalla mia fica e un
attimo dopo esplose in una copiosa sborrata che si sparse sulla zona lombare,
colando con lunghi rivoli sulle candide chiappe. Mi sentivo spossata e stanca.
Gli orgasmi mi avevano creato un turbinio di sensazioni nel corpo che ancora
sentivo, mentre papà giaceva sul mio dorso come un bambino.
Devetti riconoscere che la
replica è stata notevolmente migliore.
Papà si era rivelato uno stallone
di tutto rispetto. Il suo cazzo mi aveva distrutto.
Continuai ad andare dallo zio a
prendere lezioni di cazzo, piuttosto che di greco e latino.
Prima di prendere quello di papà
nel culo chiesi allo zio Aldo, che si teneva informato sui rapporti con papà,
di sfondarmelo e prepararlo a riceve quella mostruosità.
A scuola ero diventata un’altra
ragazza.
Non mi vergognavo più del mio aspetto fisico,
quindi iniziai a portare vestiti succinti che esaltavano i particolari sensuali da maggiorata, che attirarono subito l’attenzione
dei maschietti.
Col tempo diventai la ragazza più corteggiata
dell’istituto e la più invitata ai compleanni e alle serate in discoteca, perché si era diffusa la notizia che ero una grande troia.
Così va la vita
Guzzon59
(Claudiogusson@ymail.com)