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sabato 14 settembre 2013

In viaggio con papà

Pietro scrive a Guzzon59….

…..si resiste al peccato ma non alla tentazione della carne ….

Stazione ferroviaria Centrale di Milano. Il treno per Roma stava attendendo sul suo binario, pronto a partire alla volta della capitale.

Pietro e sua figlia Caterina, trafilati e stanchi, si trascinavano i pesanti bagagli fino alla scaletta che accedeva nel vagone sul quale avevano prenotato i posti. Scompartimento numero due. Entrarono e dopo diversi movimenti impacciati, con tanto di sforzi in affanno, sistemarono le pesanti valigie.
I posti, uno di fronte all’altro, erano vicino al finestrino.
La prima settimana di ottobre, bassa stagione, il convoglio non era affollato. Subito dopo entrò un signore anziano, distinto e canuto. Sembrava un professore in pensione.

“Buongiorno! (posò la ventiquattrore nell'apposito spazio)
“Giorno! (in coro).

Pietro, si era preso alcuni giorni di ferie per accompagnare la figlia a Roma. Caterina aveva superato i test d’ingresso all’università e doveva aiutarla a sistemare il mini appartamento che aveva trovato e condivideva con un'altra ragazza. Lui si era offerto di tinteggiare i locali e sistemare l’impianto elettrico e altri lavoretti di bricolage.  
Il viaggio in treno fu una scelta obbligata perché Pietro aveva la patente di guida scaduta e Caterina non aveva ancora conseguito la sua.

Caterina era una ragazzetta piena ma non obesa. Fianchi larghi; tette generose e gambe robuste. Nonostante la silhouette non affine a quelle delle modelle, non aveva alcun problema a indossare minigonne e vestirsi con abiti succinti, che esaltavano il suo corpo robusto, ma gradevole a guardarsi. Del resto a diciotto anni la vita offriva il meglio e cioè la bellezza dell’asino.

Difatti Caterina aveva un visino aggraziato, contornato da capelli castani, ribelli e lunghi.

Dopo i primi scossoni, il treno iniziò a muoversi. Nello scompartimento entrò un altro viaggiatore, un ragazzino, forse della stessa età di Caterina. I due ragazzi si fissarono a lungo primi di presentarsi e, dopo i convenevoli di rito, fecero conoscenza. Del resto la socievolezza è nel DNA dei giovani di oggi.

I ragazzi, appena fuori Milano, quando il treno correva in piena campagna, iniziarono a discutere di tutto. Scuola, hobby, viaggi, musica, social net e progetti futuri. Il rapporto diventava sempre più intimo. Caterina, da come lo guardava, gli faceva intuire che era di suo gradimento. Anche il ragazzo ricambiava con occhiate dello stesso tono.

Caterina in quelle circostanze non si curava di coprirsi le gambe. A volte le teneva aperte esponendo alla pubblica vista l’interno coscia e la biforcazione della fica, in cui si perdevano le mutandine di cotone bianche.

Quei movimenti, apparentemente involontari, attirarono subito l’attenzione dell’attempato viaggiatore, che si sentiva a disagio, perché non riusciva a distogliere lo sguardo dalle gambe della ragazza. Ogni tanto lei alzava lo sguardo e lo sorprendeva a spiare e lui, imbarazzato, girava la testa verso il corridoio oppure si alzava uscendo nervoso.

Caterina, nonostante tutto, incurante delle reazioni del vecchio canuto, non cambiava atteggiamento, continuando a tenere le cosce aperte, senza adottare alcuna precauzione.

Pietro, un po’ alla volta, iniziò a risentirsi di quell'atteggiamento sfacciato. Se non fosse stata sua figlia avrebbe senza dubbio pensato che quella impertinente lo facesse apposto, tipico comportamento di una zoccola.

Anche il ragazzetto era turbato dalla visione di tutto quel ben di dio. Ma si tratteneva e non osava alcun azzardo perché temeva la reazione del padre.
Caterina, ad un tratto invitò il giovane a fare un giro nel corridoio. I due si alzarono e sfilando davanti al vecchio canuto, uscirono dallo scompartimento.
Il signore anziano, eccitato come uno stallone da quelle visioni conturbanti, ne approfittò per osservare da vicino i particolari del culo di Caterina e del suo corpo massiccio, mentre gli passava davanti. Sottolineando il gesto con una smorfia di compiacimento. Il vecchio lupo bavoso si era leccato le labbra.

Passarono i minuti e i due giovani non si vedevano rientrare. Pietro si preoccupò, allora decise di andarli a cercare. Attraversò il corridoio, prima a destra fino alla motrice, poi ritornò indietro. Mentre stava entrando nello stretto passaggio che univa i due vagoni, sentì una cantilena che proveniva dal bagno.
Si bloccò all’istante e, con circospezione, poggiò l’orecchio alla porta:

“Si così mmmmm il tuo cazzo è magnifico mmmmmm oddio godo oooooo
“Cazzo! To to mmm Avevo capito subito che razza di troia eri  mmmm to to to
“Mi piace chiavare mmmm tantissimo mmmmm

La voce della ragazza era di sua figlia. Pietro restò di ghiaccio e strinse la
maniglia con l’intenzione di aprire e annunciarsi. Ma si fermò all'istante  Caterina era una donna adulta e maggiorenne. Era libera di scopare come meglio gradiva. Del resto erano due giovani e si sa che a quell'età i testosteroni quando partono girano nel corpo a mille all'ora.
Era comunque deluso per l’atteggiamento di sua figlia, si stava comportando come una puttana da quattro soldi, che in poche ore stava scopando con uno sconosciuto che aveva incontrato per caso, in treno.

Pietro, sdegnato, ritornò a sedersi nello scompartimento.

Dopo una mezzora abbondante i ragazzi rientrarono e sulla loro faccia si notava una certa euforia, di cui Pietro conosceva l’origine, che si trasformò poi in una intima relazione che appariva esagerata, in considerazione che i giovani si erano appena conosciuti.

Caterina riprese a scherzare e giocare come se non fosse successo nulla. Le sue cosce ripresero a provocare il vecchio canuto.
Pietro notò che la figlia, stavolta, indugiava un po troppo nella scosciata e, di sottocchio, cercava di sorprendere lo sguardo del vecchio mandrillo.
Quando lo  incontrava, gli sorrideva compiaciuta.
Sembrava che lo provocasse apposta, per compiacersi di quelle occhiate lussuriose.

Pietro cominciò a preoccuparsi di quel comportamento sfacciato. 
Stentava a riconoscere sua figlia. 
Chi era? Cosa era diventata?
Eppure l’educazione che gli aveva dato lui e sua moglie era stata attenta e misurata.

Il ragazzo scese dal treno in una stazione posta alle pendici degli Appennini. Si salutarono, con la promessa che lui sarebbe andato a trovarla a Roma, a fine ottobre.

Il treno riprende a muoversi. Caterina si era affacciata al finestrino, a salutare il suo nuovo amico e amante. In quella circostanza la gonna di jeans si era alzata scoprendo il culo. Le mutandine si perdevano tra i glutei paffuti e pallidi.

Pietro era imbarazzato perché notava che il vecchio canuto, senza alcun riguardo per la sua presenza, insisteva a fissare il lato B di sua figlia. Si leccava le labbra e il sudore imperlava la fronte.

Il suo respiro in affanno, si percepiva chiaramente e sembrava che annaspasse dall'eccitazione.
Caterina indugiava un po troppo in quella posizione. Ormai il treno era uscito dalla Stazione ma lei continuava a fissare indietro muovendo il braccio.
 
Finalmente si sedette. Fatti pochi chilometri imboccarono la prima galleria. Fu buio pesto. Le luci non si erano accese.

La galleria era corta e ritornò nuovamente la luce del giorno.

“Speriamo che rimettano a posto il sistema di illuminazione tra un po’ dovremmo imboccare una serie di gallerie tra cui una lunghissima, ci vogliono almeno dieci minuti abbondanti per attraversarla!

Era il vecchio canuto, che con un sorriso cordiale, aveva informato Pietro di quella notizia. Caterina gli sorrise e, prendendo la palla al balzo, diede sfogo alla curiosità di conoscere a fondo il vecchio guardone.

“Scommetto che lei è un professore!
“No! Sono un ufficiale dell’esercito in pensione!

Caterina spalancò la bocca in segno di stupore.

“Lei era un militare? ha fatto anche le missioni all’estero?
“Si! sono stato nei Balcani e in Afganistan!
“Caspita! Allora ha rischiato la vita?
“Qualche volta si!

Caterina lo guardava affascinata. Ha sempre avuto un debole per gli uomini che portavano una divisa. Tra i sui tanti fidanzati figuravano poliziotti, finanzieri, vigili urbani e anche qualche metronotte. Insomma era una patita dell’uniforme.
La situazione non era cambiata, perché continuò a tenere le cosce aperte e stavolta in bella vista proprio davanti e sotto gli occhi del vecchio ufficiale, con il quale si era impegnato in una accesa discussione.
L’attempato militare rispondeva alle domande di Caterina, ma si notava il suo affanno perché era ipnotizzato dalla vista dello scoscio che lei gli mostrava senza alcun pudore. Sicuramente era super eccitato e se non ci fosse stata la presenza di Pietro sarebbe saltato addosso a quella impertinente, che lo stava provocando in modo lascivo.

Pietro incavolato per l’atteggiamento osceno di sua figlia. Si avvicinò al suo orecchio:

“Caterina chiudi subito le gambe e comportati da persona civile!

Caterina, imbarazzata dalle parole del padre, assunse subito una postura più severa.

Fatti pochi chilometri, il movimento costante del treno provocò un assopimento nei sensi di Pietro, che dopo aver tentato di tenere le palpebre aperte, si appoggiò di lato e si lasciò abbracciare dal mantello di morpheo. Caterina, con un ghigno malizioso, riprese a parlare con il vecchio rimettendosi nella posizione di prima. Anzi si stese sul sedile, mostrando quanto poteva al vecchio colonnello.

Pietro si svegliò di scatto. Era buio pesto. Erano entrati nella galleria. Sentiva dei rumori provenire dal sedile della la figlia che forse si stava agitando a causa del buio pesto.

“Caterina tutto a posto?
“mmm si si si si papà!

Nello stesso istante il vagone incrociò un altro treno. Le luci del convoglio schiarirono a tratti lo scompartimento. Pietro fissò il vetro del finestrino e per poco non gli venne un infarto. Il chiarore entrava ad intermittenza mostrando il riflesso dell’interno, per cui, anche se le immagini sembravano come quelle delle discoteche quando sono colpiti dalle luci psichedeliche, si notava chiaramente e la scena che specchiava era incredibile.

Il vecchio canuto era completamente allungato su la figlia. Le gambe di Caterina erano poggiate sulle spalle del colonnello mentre lui oscillava il suo bacino tre le cosce aperte. A tratti si vedeva il cazzo del militare in pensione che penetrava velocemente la figa della figlia.
Entrambi lo guardavano ma non accennavano a smettere.

Pietro, sconvolto da quella visione, si sentiva confuso. Era in imbarazzo. Si capiva che lui non la stava violentando. La figlia partecipava attivamente al coito, tirando la giacca del vecchio e abbracciandolo.

Decise di restare fermo, con gli occhi semichiusi, fingendo di dormire. La coppia credendo che Pietro non si fosse avveduto di nulla, riprende a scopare con grande foga. Caterina aveva spalancato al massimo le sue gambe accogliendo il corpo massiccio del vecchio militare, che, nonostante l’età, si muoveva agilmente tra le cosce della ragazza.

Pietro lentamente cominciò a riflettere. Caterina, si stava comportando da grande troia. In poche ore si era scopato due perfetti sconosciuti. Quella non era la dolce e tenera figlia. Quella era una vera mantide religiosa affamata di cazzi.

Scoprirla in quella posizione oscena, mentre incassava gli affondi del vecchio, gli procurò un sentimento di sdegno e delusione.

La rabbia, tuttavia, iniziò a scemare, perché la scena lo aveva colpito, e quello che provava non era più sdegno ma uno strano sentimento, inaudito per lui.
Pietro sentì il cazzo ingrossarsi. Con sorpresa, si era eccitato di quella situazione infuocata. Assistere alle performance erotiche della figlia mentre scopava come una sgualdrina da quattro soldi gli stava stimolando una bramosia che riteneva fuori luogo, considerando che la donna verso cui era rivolta fosse la figlia.
Nonostante il buio pesto, restò fermo ad ascoltare i suoni soffusi dell’evoluzione di quella chiavata frenetica, che si stava consumando nell'oscurità, a pochi centimetri da lui, e che aveva il tempo contato. Quelle poche immagini, che aveva visto riflesse sul vetro, si erano impresse nelle sua memoria ed agivano da impulso ai suoi sensi già alterati. Tuttavia era una condizione piacevole. Tra un po’ la galleria terminava e loro dovevano concludere.

Infatti, i rumori dei vestiti che sfregavano frenetici sulla pelle sintetica dei sedili si sentivano distintamente e, Caterina ansimava cercando di controllare gli effetti del godimento, strozzando i mugugni in gola. Sicuramente avrebbe voluto gridare come una maiala. Ma le circostanza non glielo permettevano.
Solo verso la fine, quando il vecchio aumentò gli affondi, non riuscì a trattenere un profondo sospiro.

“mmmmmmmmmmmmmmmmmmm
 
Sicuramente gli stava sborrando nella figa.
Pietro li sentì bofonchiare per alcuni secondi. Poi ci fu un silenzio tombale.

Quando uscirono dalla galleria, notò il vecchio al suo posto, appoggiato serenamente di lato mentre fingeva di dormire e Caterina allungata sul divanetto che simulava un sonno profondo e innocente.

Pietro, per evitare situazioni imbarazzanti, continuò a restare nella stessa posizione, inerte, spiando quei diabolici amanti con le palpebre leggermente socchiuse.
Qualcosa si era rotto tra lui e sua figlia. L’enorme eccitazione che agitava ancora il suo inguine testimoniava un atteggiamento mentale diverso, inedito ed estremo, che lo faceva sentire in imbarazzo. Pietro stava desiderando la figlia.

Il Vecchio scese alla prima stazione. Salutò con grande calore e, soffermandosi su Caterina, gli schiacciò un occhio lanciandogli un sorriso malizioso che aveva mille significati.

Caterina ritornò dal bagno profumata come una rosa, ripulita e pronta ad affrontare una nuova fatica. Il destino provvide subito, perché entrò un giovane di bell'aspetto  Era vestito con jeans attillati e maglietta color rosa. Era un bel ragazzo e Caterina non perse tempo a corteggiarlo con sguardi languidi ed espliciti.
Lui si dimostrò discreto. Caterina tentò di farci amicizia, ma lui era di poche parole. Allora decise di provocarlo mostrando quando di meglio avesse il suo repertorio. Pietro lo conosceva a memoria e cominciò ad ammirarlo di sottocchio, apprezzando quelle avvenenze. Oltre alle cosce ostentava anche il seno, generoso. Il ragazzo ricambiava gli sguardi e, qualche volte sorrideva.

Pietro ormai rassegnato, osservava Caterina che stava tessendo una nuova trappola. Già sapeva come sarebbe andato a finire. La troia, sempre in tensione, non smetteva un attimo di cercare sensazioni forti. Su quella linea c’erano altre galleria, sarebbero state sue alleate e se il ragazzo non l'avesse seguita alle toilette, allora sarebbe stata lei a sedurlo lì, fulminandolo al buio con le sue prestanze, come una feroce pantera in un agguato mortale.
Pietro decise che doveva fingere di dormire. Non voleva trovarsi nuovamente in situazioni imbarazzanti.

Tutto sommato, non gli dispiaceva affatto quella nuova eventualità. Anzi, per certi aspetti sperava che alle prossime gallerie si rinnovasse la scena di prima. Perché dentro di se avvertiva un forte desiderio di spiare la figlia.

Pietro, mentre studiava il comportamento del giovane, gli cadde lo sguardo sul braccialetto d’oro che il ragazzo portava al polso. C’erano incisi due nomi, divisi da cuoricino d'oro, i nomi erano Alberto e Alessio.
Pietro sorrise dentro di se, perché aveva capito le tendenze sessuali del passeggero.

Poi, riflettendo su quella provvidenziale circostanza, il sorriso si trasformò in un ghigno malizioso che lasciava capire un progetto sinistro. Quella situazione poteva essere sfruttata a suo vantaggio.

Intanto Caterina continuava a provocare l’ignaro passeggero e lui rispondeva con sorrisi e sguardi di complicità. Senza dubbio si stava divertendo alle sue spalle, perché lei non aveva capito ancora nulla.

All’improvviso lo scompartimento piombò nel buio, ma fu un lampo perché subito dopo apparve la luce.
Pietro aveva appreso altri particolari dal vecchio colonnello, e cioè che su quel tratto ferroviario c’era un'altra galleria lunghissima. Infatti, quando imboccarono quel tunnel lo scompartimento divenne scuro come la pece.

Pietro si mosse veloce, come uno scaltro predatore. Saltò su sua figlia. La ragazza sembrava che stesse aspettando quel momento con impazienza. Con mani frenetiche gli tirò fuori il cazzo. Pietro indossava i jeans, standard, come quelli del ragazzo. Per cui la figlia non si era accorta del tranello. Del resto nelle sue condizioni, con i sensi alterati dall’eccitazione, certi dettagli erano irrilevanti. Le mani della giovane iniziarono subito ad agitare il cazzo del padre. Caterina si mosse verso Pietro tentando di montargli sul grembo, aveva alzato una gamba per cimentarsi in un smorza candela. Pietro la fermò subito. Temeva che il contatto ravvicinato del suo viso a quello della figlia, potesse rivelare la sua identità. 

Con pochi gesti gli fece capire che doveva mettersi a pecorina. Cosa che fece subito. Tastando il suo culo scoprì che la piccola peste si era già tolta le mutande. La figa era bagnata fradicia e grondante di umori. Avanzò con il grembo verso i paffuti glutei, poi, iniziò a strofinare la cappella dura e tesa su e giù,  tra le fenditure della figa, alla ricerca dell’ingresso vaginale. Quando lo trovò, spinse il bacino in avanti, con forza e un caldo infernale avvolse subito il suo cazzo. 

La figlia si predispose nella posizione ideale per incassare gli affondi del padre. Il più era fatto ora doveva solo chiavare con gusto. Pietro non si pentì di quella azione immorale. Scoprì che trovarsi con il cazzo nella figa di sua figlia era la cosa più emozionante che avesse provato nella sua vita. Tutto era straordinario. Toccare quel culo rotondo e morbido, accarezzare i fianchi. Erano sensazioni assolutamente sublimi, e ringraziava il destino di avergli dato quella occasione, ma sopratutto di aver scoperto di avere una figlia zoccola e ninfomane, perché così non avrebbe avuto rimorsi di coscienza o sensi di colpa.



Affamato di quel corpo massiccio e desideroso di gustarsi ogni particolare anatomico di quel bocconcino prelibato, si allungò sulla sua schiena con l'intenzioni di acchiappare le grosse tette. Quando le ghermì, le strinse con forza e abbandonandosi alla euforia dei sensi, attaccò a martellare con maggiore impeto la figa di Caterina, con quanto energia avesse in corpo.

Gli affondi erano penetranti, possenti e costanti. Il cazzo duro scivolava nella vagina fino in fondo, in modo devastante.
Caterina stava godendo ed il corpo fremeva come una foglia sbattuta da vento impetuoso. Pietro sentiva la figlia tremare dal godimento mentre si sforzava di soffocare in gola i gemiti del piacere.
Per lui era l’apoteosi del diletto dei sensi. Violare quella nicchia proibita dalla morale, si rivelò un’esperienza da brivido.

Il pensiero che stava scopando la figlia lo mandava al settimo cielo, ma il tempo incalzava e lui doveva terminare in fretta quell'atto che avrebbe voluto che durasse in eterno.


I conati di sborra si annunciarono subito, dopo una sequenza di colpi secchi e profondi,  impazienti di esplodere nell’utero di Caterina.
La ragazza in delirio, si era rannicchiata sul sedile, come un gattino, incassando gli assalti finali del padre, e mordendo la cinghia della borsetta per non urlare dal piacere. Alla fine dopo gli ultimo affondi, in successione, veloci e penetranti, avvertì il suo ventre in subbuglio e invaso da un caldo intenso che si diffuse nel suo utero infiammato dagli intensi orgasmi.

Pietro, saldamente attaccato ai fianchi di sua figlia, in preda alle vertigini dell'orgasmo, stava sborrando nel suo utero, e nello stesso tempo sferzava dei fendenti micidiali che lentamente si attenuarono contro il culo di Caterina fino alla stasi finale.

La luce del giorno, quando arrivò, lui stava tranquillamente seduto al suo posto.
Caterina non smetteva di guardare lo sconosciuto. Era ancora in preda ai sensi sconvolti dall'orgasmo, ed era convinta che fosse stato il giovane a dargli quelle sensazioni galattiche.

Pietro, si dispiaceva di una cosa:  quella sarebbe stata l’unica scopata incestuosa. Era un peccato non poter avvantaggiarsi ancora delle grazie di sua figlia. Ora che aveva scoperto un lato nuovo di godersi la vita doveva rassegnarsi a ricordarlo come una meravigliosa e unica esperienza sessuale.

Il ragazzo prese la sua valigia. Salutò e prima di uscire rivolto a Caterina:

“Bella! Non sono stato io a darti quelle sensazioni! Ma dovresti ringrazia tuo padre! E’ stato lui a chiavarti nella galleria! Bella! Io sono dell’altra sponda! Buona giornata! hahahahaha

Caterina si girò verso suo padre. Lo fissò con un’espressione sconvolta. Pietro si sentiva paralizzato, non sapeva cosa dire e fare. Poi il viso di Caterina si addolcì.
Si alzò e chiuse le tende delle porte. Si girò verso suo padre, con la schiena appoggiata alle ante scorrevoli:

“Papà! Ci sono altre gallerie?
“Si! Tesoro! Altre due! Una è lunghissima!

Caterina sorrise.

“Tesoro, toglimi una curiosità!
“Certo papà!
“Perche sei diventata così troia?
“Mi piaceva chiavare, ma dovevo fare i conti con il pregiudizio della gente.  Un giorno mi capitò di vedere il film “Valerie, il diario di una ninfomane?”, dopo mi si aprì un universo!
“Solo un universo? Ahahahah
“ahahahahah (in coro)

Così va la vita.

Guzzon59

mercoledì 4 settembre 2013

La casa nell'uliveto 5^ Teresa la regina del bordello...

Quinto capitolo: Teresa regina del Bordello.

Abbiamo lasciato Tommaso nel suo eremo, mentre iniziava al vizio le nipoti Teresa e Agnese. (In fondo troverete i link dei precedenti capitoli)

Tommaso riprende a narrare la sua storia

… Teresa dopo aver pronunciato quella frase - sul letto staremmo meglio! - mi spinse facendomi cadere con la schiena sul materasso. Poi mi saltò addosso montando come una cavallerizza.
Mi aveva messo sotto con le mani poggiate sul petto che mi tenevano fermo. Il grembo era incastrato tra le sue cosce aperte che si stringevano con forza sui miei fianchi.

“Zio mmm sei bellissimo mmmm

Tra me e Teresa c’erano solo nove anni di differenza.

Agnese non fu da meno rideva con un’espressione da monella e seguendo l’esempio di Teresa, si lanciò sopra di me, abbracciandomi e baciandomi con enfasi impressionante.
Teresa, indispettita,  spinse Agnese di lato e mi ficcò la lingua in bocca togliendomi il respiro.

Sembravano in competizione tra loro, due folli erinni impazzite e in delirio. Mi baciavano a turno con gran trasporto emotivo. Quello che faceva l’una lo ripeteva l’altra. Come se si riflettessero in uno specchio.

Teresa fu la prima ad andare oltre e attaccò a sbottonare la camicia, e dopo averla aperta, mi leccò e succhiò i capezzoli.  Agnese, emulando l’audacia della sorella, fece scivolare la lingua sul petto, e seguendo la linea dell’ombelico arrivò fino alla cintura dei pantaloni.
Poi mi osservò con malizia e sorridendo accarezzò il grosso pacco.

In pratica mi trovavo in mezzo a due furie che si stavano dannando l’anima a spogliarmi e stimolare il corpo.

Si fermarono solo quanto mi tolsero l’ultimo indumento.

Ero nudo in mezzo alle care nipotine che mi fissavano come se ammirassero la statua di un dio. Avevano un sguardo eccitate che brillava come un astro, indugiando principalmente sul cazzo duro e pulsante.
Non si fecero tanti problemi a denudarsi frettolosamente, divertendosi come bambine a far volare in aria i vestiti, che fluttuavano come farfalle svolazzanti in ogni dove.
Si spogliarono, saltando sul letto. Ridevano in preda ad un’euforia contagiosa. Poi girarono allegre attorno a me, come le Baccanti di Dioneso.
Sembravano due meravigliose ninfe.
Si divertivano a lanciare i vestiti in alto; in ogni direzione, e alcuni finirono persino sul grande specchio.
Quando furono completamente nude si attaccarono al mio corpo, come sanguisughe, strusciando con le cosce, il seno, il ventre. Mi avevano serrato in mezzo facendomi sentire il calore infernale delle loro membra accaldate, toniche e robuste, temprate dalle fatiche della campagna, tuttavia ben sviluppate.

Ero in difficoltà davanti a tanto impeto. Ero confuso e non sapevo da chi cominciare!

Ricorsi all'esperienza. Una volta in un bordello su insistenza di un commilitone, mi portai due puttane in camera. Fu un’esperienza indimenticabile. Le prostitute, comunque, mi fecero sentire a mio agio perché erano professioniste abituate a farsi un cliente in due, e sapevano muoversi con disinvoltura, lesbicando tra loro in sublimi sessantanove, piacevole a vedersi.

“Aspettate! Adesso Teresa vieni qua! e mettiti al centro del letto! Tu Agnese ti stendi su di lei con la testa in mezzo alle sue cosce!

Le ragazze, sorprese da quella richiesta, risero stupidamente, osservandomi con curiosità. Assunsero goffamente quella posizione. Appena unirono i loro corpi in un eccelso sessantanove, senza che gli indicassi quale era la funzione di quello atto, iniziarono a leccarsi e stimolarsi la figa ed il buco del culo. Era uno spettacolo eccelso vedere due giovani puledre, belle, sovrapposte una su l’altra.
Compiaciuto, ammirai quelle giovani ninfe, mentre si accanivano nelle loro parti intime.
Le lasciai fare per alcuni minuti, pur essendo coinvolto emotivamente in quel turbinio di sensi, perché mi piaceva cibarmi delle loro membra, che accarezzavo, lisciandole, baciandole e strusciando il cazzo tra la figa di Agnese e la bocca di Teresa, alternando l’azione dalla parte opposta, per non suscitare la gelosia delle ragazze.
Eccitato, staccai Agnese, costringendola a sdraiarsi supina sul materasso, poi gli aprì le cosce e tenendole spalancate immersi la bocca nel folto pelo biondo.

Anna aveva insegnato alle figlie a lavarsi, così anche le loro fighe profumavano. L’effluvio dolce mi entrava nelle narici stordendomi la mente.

Teresa, nello stesso istante, si era impossessato del mio bastone, sublimandolo con la sua bocca e le grosse tette. Se lo ficcava tra i seni, poi serrandolo lo stimolava in tutta la lunghezza. Quando spuntava da sopra, lambiva la cappella con la lingua e le labbra. Stavo morendo dal godimento.

Teresa prese il posto di Agnese, desiderosa di farsi stimolare dal mio cunnilinguo.
Mi ero allungato supino sul materasso, con la faccia ficcata tra le cosce di Teresa. Agnese, nello stesso istante, stava seduta sul mio grembo, stimolando la cappella del cazzo con le labbra della fica. Era una situazione infernale che mi stava facendo impazzire.

Durante lo stimolo delle fiche, ho costatato che le care nipotine avevano il pertugio vaginale molto allargato. Mi ero sbagliato circa la loro verginità. Qualcuno aveva già usufruito abbondantemente della loro virtù. Una curiosità che avrei approfondito dopo, ora urgeva soddisfare la fava.

Mentre Teresa, seduta sulla mia faccia strusciava la fica sulla bocca, Agnese puntò la cappella del cazzo tra le labbra della fica e si lasciò impalare fino ai coglioni.

“Mmmmm si si mmm zio ooo mmmm che bello, finalmente un cazzo vero mmmm
“un cazzo vero? Non avete già scopato?
“No! Mai!, finora abbiamo utilizzato carote, zucchine, cetrioli e pannocchie… mmm il cazzo e tutta un'altra cosa  mmm che bello mmmm

Svelato il mistero: si erano sverginate con i prodotti fallici dell’orto. Come aveva fatto Anna, alla loro età.

“Spostati voglio provarlo anch’io! Togliti!
“no non mi sposto! Ora ci sono io e ci resto! Mmm

Teresa, indispettita dalla risposta di Agnese, si incazzò e piena d’ira afferrò i capelli di Agnese tirando di lato.

“Ti ho detto di spostarti!

La situazione stava degenerando.

“Fermatevi! Agnese, non essere egoista, lascia il posto anche a tua sorella!

Erano due selvagge. Meravigliosamente selvagge. Agnese riluttante si spostò di lato. Teresa, energica come un amazzone, saltò in avanti, con il suo corpo longilineo, facendo coincidere lo scoscio sul mio cazzo unto dagli umori vaginali di Agnese poi, con mani frementi, se lo infilò nella fica.

“mmmm si si si mmm è bello mmmmm zio zio zio è bellissimo mmmm
“Siete straordinariamente sensuali! È difficile resistervi mmmm dai muovi il culo mmmm

Teresa iniziò ad oscillare le anche, tenendosi incollata al mio grembo, con il cazzo profondamente ficcato nel suo utero. Era tremendamente stimolante.
Si agitava con forti movimenti dei fianchi. Ho dovuto tenerla stretta per evitare che potesse cadere. Le sue mani erano due artigli saldamente attaccati alle mie gambe. In quel modo poteva dare più energia al suo moto oscillatorio.

“Mmmm si si mmmm godo godo mmm

Le ragazze si alternavano come scolarette ubbidienti, assumendo tutte le posizioni che la mia mente suggeriva e immaginava e che la mia fantasia perversa desiderava realizzare. Erano delle ottime allieve e in pochi minuti si comportavano come delle esperte prostitute.

Quando le scopavo a pecorina mi deliziavo ad osservare i loro fondi schiena. Le avevo sovrapposti e, con grande entusiasmo, mi divertivo ad alternare gli affondi, un po su e un po giu. Che piacevole diversivo, poter penetrare due culi completamente diversi. Teresa aveva una pelle scura, con un pelo nero. Agnese, bianca e con una crine dorata. Un contrasto cromatico opposto e sensuale.

Il panorama era talmente eccitante che i conati di sborra aggredirono le radici dei coglioni, e mentre stavo scopando Agnese a pecorina. L’afferrai dai fianchi concentrandomi a godere di quella giovane puledra, infine il cazzo esplose dentro di lei.
In quello istante, la placcai dai fianchi e spingendo in profondità il nerbo gli riempì l’utero, facendo trasbordare dai lati il liquido spesso e limaccioso, che fuoriusciva abbondante a causa del movimento concitato del cazzo, contro gli orli dilatati della figa, era una schiuma densa che colava sul materasso.

La casa divenne l’alcova dei miei incontri con Teresa e Agnese.
A Turno riempivo di sborra l’utero di tutte e due.

Dopo tre mesi mi accorsi che il ventre di Agnese stava crescendo. Era incinta.
Quello di Teresa, invece, rimaneva perfettamente piatto.

Teresa non la prese con entusiasmo. Ci restò male, perché anche lei avrebbe voluto essere pregna del mio seme.
Delusa, diventò isterica, il desiderio di avere un figlio la spingeva ad approfittare di qualsiasi occasione per scopare.
Per un periodo ho dovuto fare sesso solo con lei, trascurando Anna e Agnese. Tuttavia, il suo ventre continuava a rimanere piatto.

La voglia di maternità inappagata la stava facendo diventare ogni giorno più irritabile.
Una mattina, ci accorgemmo che Teresa non c’era più.
Il piccolo Giovanni ci disse che l’aveva vista mettere le sue cose in una tovaglia ed era andata via, allontanandosi verso il paese.
Presi la moto e corsi a cercarla. Alcuni paesani mi riferirono che l’avevano vista camminare verso la statale per Firenze.
Un altro raccontò di averla vista salire su un autocarro.
Ero disperato. La cercai per una settimana. Sembrava che fosse stata inghiottita dal nulla.

Una mattina di sei mesi dopo:
Riccardo, un giovane bracciante del paese, venne alla casa degli Ulivi per informarci di aver visto Teresa in un bordello.
In quella circostanza il giovane vide Agnese. Iniziò a fissarla con interesse, poiché il pancione stonava su una ragazza dai tratti adolescenziali.

“Lei è mia nipote Agnese! E’ stata sequestrata e violentata da alcuni soldati sbandati!
“Ho visto! Mi hanno raccontato che in alcuni paesi hanno violentato tutte le donne! Maiali!
“Ti ringrazio per la notizia su Teresa!
“Mi dispiace solo che non sia buona notizia! Chissà cosa starà patendo vostra nipote! In quelle case le donne sono sfruttate come animali!
“Solo quelle che ci lavorano perché costrette! Ma alcune ci vanno volontariamente e ci stanno bene perché è un luogo ospitale, un rifugio sicuro, e in ogni caso una scelta di vita! Per certi aspetti hanno anche una loro dignità! Ci sei stato?
“Si! Una volta! E non mi è piaciuto! Posso chiederti un favore?
“Dimmi?
“Sono disoccupato! Voi avete tanta campagna! E sicuramente avrete bisogno di due braccia – poi fissando Agnese – se mi volete, vengo volentieri a lavorare qui?

Guardai Agnese. Anche lei fissava il giovane con interesse. Pensai perché no? Poteva essere un’ottima soluzione.

“Riccardo! Sei il ben venuto! Al mio ritorno discuteremo la paga! Ore devo correre a Firenze, a recuperare Teresa! Grazie per l’aiuto!
“Tommaso! Potrei chiederti un favore?
“Cosa?
“Ho lasciato la casa dei miei genitori da circa due mesi e mi arrangio come posso! Aiuto i contadini dietro vitto e alloggio! Mi accontento anche di dormire nella stalla!
“Va bene! Agnese fai veder la stalla a Riccardo e avverti Anna che lavorerà con noi!
“Va bene zio!

Agnese fu contenta della scelta. Il ragazzo gli piaceva e lei piaceva a lui. Sembravano fratelli. Anche Riccardo era biondo con gli occhi azzurri.
Quella unione, non mi dispiaceva affatto perché non ero un califfo possessivo e geloso delle proprie donne. Era giusto che Agnese potesse avere la possibilità di farsi una famiglia sua.

Caricato la valigia sul sidecar, indossai gli occhiali ed il baschetto di cuoio e partì come un razzo alla volta di Firenze. Riccardo si propose di accompagnarmi, ma gli dissi di no, perché sarebbe stato meglio se fosse rimasto alla fattoria, una presenza maschile come lui mi tranquillizzava.

Dopo un lungo viaggio, finalmente arrivai a Firenze. Presi alloggio in un vecchio hotel che conoscevo.
Iniziai subito a visitare tutti i bordelli della città, chiedendo se ospitassero giovani ragazze alle prime esperienze. Le ricerche si stavano rivelando inconcludenti. Teresa sembrava sparita.
Nel bordello che avevo frequentato, quando ero un giovane fascista, chiesi di Elisa. Mi dissero che gestiva una casa di tolleranza, chiusa al grande pubblico, frequentata solo da gente ricca e potente.
Quella casa di tolleranza si trovava in una zona residenziale. Una sontuosa villa appartenuta ad un gerarca fascista trucidato dai partigiani.
Ci andai subito. Appena la vidi la trovai magnifica, era in stile medioevale, con giardini verdi e alti alberi, con cortili ben curati e pergolati di rose. Mi apparve un luogo di straordinaria bellezza naturale.
Come tutte le case di tolleranza, aveva le persiane chiuse. La gente non doveva vedere quello che succedeva dentro, perché alcuni clienti erano feticisti e maniaci del travestimento.
La villa era un eden terrestre. Suonai il campanello del cancello. Dopo alcuni minuti si presentò un vecchio. Mi squadrò dai piedi alla testa.

“Ragazzo, ho l’impressione che la merce di questa casa, non sia alla tua portata! Qui c’è roba raffinata, giovane e bella! In città ci sono bordelli che potrebbero fare al caso tuo!
“Veramente non sono qui come cliente! Sto cercando Elisa!
“Ah la Maitresse Elisa! – fissandomi con attenzione aggiunse – Si! È possibile che la conosca! A lei piacciono i giovani robusti e belli come te! Come ti chiami?
“Tommaso, ma gli dica che sono il giovane ardito,  “il mestolo” è il nome che mi ha affibbiato lei!
“ahahahah allora la conosci veramente. Lei ha queste abitudini di dare un nome ai suoi amanti! Vieni!  Entra! Credo che potrebbe gradire la tua visita! È un bel pezzo che non riesce a trovare un giovane amante! Un mestolo poi hahahah questa è bella ahahahahah

Mi condusse nell’atrio del bordello. L’arredo era opulento e raffinato. Un vecchio pianista diffondeva nell’aria le dolci melodie dei notturni di Schumann.

Le ragazze, erano nel salotto, sedute sui divani e sulle poltrone di velluto rosso. Aspettavano i clienti. Indossavano lunghe vestaglie di seta trasparente. Alcune avevano calze di seta tenute da reggicalze e non portavano le mutande. Il loro profumo aleggiava cosi forte da stordire la mente. Erano tutte giovani e belle. Le scrutai attentamente a una ad una, nella speranza di individuare Teresa. 

“Mestolo! Ahahahahha cribbio! Ti sei sviluppato! Accidenti che muscoli! Sei un bellissimo ragazzo! Mmmm viene! Vittoria! Maria! Portate il mio amico nei bagni e preparatelo per bene! Vi diffido però! Di non approfittare di lui, questo giovane è mio hahahahahah
“Elisa ti devo parlate urgentemente!
“Parliamo dopo! Ora vai con loro!
“Ma Elisa! Sto cercando una giovane ragazza! Fa il mestiere da sei mesi circa! Viene dalle mie parti! Si chiama Teresa! E’ mia nipote!

Mi posò un dito sulle labbra, avvicino le sue e mi baciò con passione. Ridendo.

“Ragazze! forza venite qua!  - si rivolge a me - La cerchiamo dopo la tua nipotina!

Vittoria e Maria mi portarono in una stanza con tanti specchi.
La vasca in ceramica bianca si trovava al centro, su una piattaforma. Aveva i piedi cromati d’oro. I rubinetti erano della stessa tonalità.
La conca era già piena di acqua fumante, emanava un forte profumo, era stata aromatizzata con spezie esotiche.

Man mano che le ragazze mi spogliavano, i loro occhi si soffermavano a guardare il corpo in ogni particolare.
Quando fui nudo, mi osservarono con desiderio accarezzando le spalle, la
schiena e le braccia. Ogni tanto si guardavano sospirando. Considerato il tipo di cliente che frequentava quella casa, vecchi decrepiti notabili della politica, dell’imprenditoria e del clero, per loro doveva essere un evento eccezionale occuparsi di un giovane come me.
Vittoria mi afferrò il cazzo e lo maneggiò con cautela fino a farlo diventare duro. Ridendo, poi, a turno guardavano la porta. Maria si dimostrò la più audace e avvicinando le labbra al cazzo, iniziò un piacevole pompino, sostituita subito dopo dalla teutonica bionda.
Stavano disobbedendo alla loro padrona.
Dopo che si erano tolto quel desiderio orale, mi fecero sedere nella vasca da bagno. Si collocarono ai lati e con spugne morbide iniziarono a tonificare il mio corpo.
La bionda Vittoria mi fissò con i suoi occhi azzurri, e sorridendo mi afferrò delicatamente le spalle, traendomi verso le sue labbra che mi baciarono con passione. Maria intanto mi stava masturbando con la mano immersa nell’acqua.
Ad un tratto la vedo che si spoglia. E’ bellissima.
Maria è una ragazza dai colori mediterranei, con la pelle scura e gli occhi neri come il carbone. Un corpo snello e slanciato. Nei suoi tratti si notano i lineamenti di chiare origini Eritree.
Vittoria, contrariamente era una bionda teutonica austriaca.
Si spoglia anche lei. Il suo seno, diversamente da quello di Maria, era più marcato, ma anche lei ostentava un corpo longilineo e magro.

Maria si adagiò sopra di me, massaggiandomi dolcemente con il suo corpo. Le sue labbra sembravano carboni ardenti. Il cazzo, estrema propaggine delle mie emozioni in subbuglio, diventò duro come un monolite e si incastrò tre le cosce di Maria fino a collimare con le labbra della fica. L’avverto calda e vogliosa.
Vittoria si alzò in piedi, scavalcando con una gamba la vasca da bagno, e poi si posò con l’incrocio di Afrodite sulla mia faccia. Il profumo della sua fica mi aggredisce come un predatore. L’afferrò dalle anche e me la tiro giù. La faccia è fagocitata dai glutei morbidi.
La lingua si mosse in quelle delizie, per leccare, mordere e succhiare quella fica, che mi sembrava la cosa più sublime che potesse capitarmi quel giorno.

Ad un tratto avverto un forte calore attorno al cazzo. Nello stesso istante sento Maria che cominciò a muovere il bacino, incastrato sul mio. La ragazza si era impalata sul pene, offrendomi l’inferno torrido della sua fica.
Stavo letteralmente impazzendo. A tratti vedevo la mia immagine riflessa in un grande specchio posto su una parete. Ero letteralmente avvolto dalla sensualità di quelle due erinni, che si stavano accanendo su di me come furie con i sensi impazziti.

Vittoria, che aveva occupato il posto di Maria, si era messa pecorina nella vasca. D’istinto mi inginocchiai dietro di lei infilandogli il cazzo nello scoscio, appena fui avvolto dal calore della vagina iniziai a martellare la fica con grande foga. Il suo corpo bagnato rifletteva la luce che proveniva dalle lampade elettriche e dal riflesso della stessa sugli specchi. Aveva sciolto le sue lunghe trecce d’oro. Era una meraviglia della natura.

Non era finita lì. Le ragazze come se avessero ricevuto un ordine, smettono di accarezzarmi. Si staccano lasciandomi da solo nella vasca, fui perplesso per quel distacco improvviso, perché il cazzo restò duro e insoddisfatto. Non capivo che cosa stava succedendo.

Mi aiutarono ad uscire dalla vasca e subito fui avvolto da morbidi e profumati teli. Mi asciugarono con delicatezza, aromatizzando le parti intime.
Quando finirono di insaporire il corpo, mi presero dalle mani e mi guidarono in una stanza attigua.
Era una camera in stile Luigi XIV, al centro c’era un grande baldacchino.
Mi trovai lì dentro, solo, con il mio corpo ancora in tensione che pulsava dalla voglia di scopare per via degli stimoli ricevuti da Maria e Vittoria.

Quando andarono via, ci rimase male perché in vita mia non avevo mai avuto donne così belle, raffinate ed esperte.

Nell’attesa, incuriosito da quella strana situazione, mi guardai attorno, anche lì c’erano specchi sui muri, di cui uno grandissimo che occupava un intera parete.
Un particolare attirò la mia attenzione; nel vetro vidi riflesso l’immagina di una ragazza. Portava una maschera ed era in costume d’epoca, sembrava una dama del settecento, parrucca bianca in testa, vestito aperto davanti, calze bianche tenute da reggicalze rosa. Mi girai e la vidi, dal vivo. Bellissima.
Anche lei, alla pari di Vittoria e Maria, aveva un corpo longilineo e ben scolpito nei fianchi. Il seno era grande, e si teneva su bene.
Non era Elisa. Quella ragazza era giovane. Saltai sull’altra sponda del letto per andarle incontro. Mi fermai a metà strada perché fu lei ad avvicinarsi. Mi posò le mani con unghie affilate sulle spalle e mi costrinse a sedermi sul bordo del letto.

Quindi, lasciando a lei l’iniziativa, s’inginocchiò al mio cospetto prendendosi cura del mio cazzo. La sua bocca lavorava il pene in un modo divino. Sapeva toccare gli aspetti più sensibili del mio palo. Mi dava l’impressione che lo conoscesse. Mi leccava la cappella, facendo scivolare la lingua sull’asta fino a raggiungere i coglioni e ghermirli con le labbra.

“mmmm sei brava! Mmmmm scommetto che è stata Elisa a dirti che cosa mi piace!

Quando pronunciai il nome di Elisa mi parve di captare una leggera reazione.
Infatti mi spinse con forza sul letto, facendomi adagiare sul materasso con le spalle. Un attimo dopo l’avevo già sopra il grembo, come una cavallerizza, che mi accarezzava con il suo corpo profumato. Si era tolta la vestaglia del settecento e la parrucca, lasciando solo la maschera.

Quel mistero mi piaceva. Si Sciolse i lunghi capelli e me li fece cadere sul viso. I suoi occhi mi fissavano con un’intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena.
Quella ragazza aveva qualcosa, un’energia che mi elettrizzava.
Una strana sensazione si stava facendo strada nella testa.

Tuttavia, non mi piaceva farmi dominare da quella ragazza. Le afferrai le braccia e, rotolando sul letto, riuscì a metterla sotto di me.

“Sei una cavalla selvaggia da domare! Non c’è dubbio! Hai trovato il tuo padrone!

Rise…

Dopo quella frase la baciai con passione, riscontrando la stessa enfasi anche nella risposta.
La baciai, senza staccarmi dal suo viso, poi con le labbra scesi lungo il collo, per poi impossessarmi delle sue meravigliose tette. Grosse, sode e con capezzoli neri e pronunciati. Li compressi con le labbra, succhiandoli con vigore. Le sue mani scorrevano sulle spalle massaggiandomi la pelle come se volessero andare oltre e raggiungere la mia anima.

Quella ragazza mi stava dando la sua essenza. Non aveva senso, visto che ero uno sconosciuto.

Proseguendo la corsa seguì con la lingua una linea immaginaria che passava dell’ombelico fino a troneggiare sul monte di venere e sul pelo nero e morbido, aromatizzato con il profumo della lavanda.

Quel dolce aroma accese improvvisamente la mia mente. Avevo intuito l’identità di quella ragazza misteriosa. Evitai di svelare subito il nome, accettando il suo gioco.

Quando immersi la bocca nella biforcazione di venere, ebbi la conferma di avere sotto di me la mia cara nipotina Teresa. La lontananza dalla campagna gli aveva fatto schiarire la pelle. L’abbronzatura aveva lasciato il posto a una pelle candida come la neve. I capelli trattati con cosmetici si erano ammorbiditi e brillavano come l’ebano.

La lingua si scioglieva in mezzo alle fenditure della sua fica. La mia Teresa in pochi mesi era diventata una vera puttana di Bordello.

Ad un tratto mi sento afferrare da un braccio. Alzo lo sguardo. Si era tolta la maschera.

“Voglio giocare a carte scoperte! Dietro quello specchio ci sono clienti che si stanno masturbando a vederci giocare insieme! Aspetta! Adesso voglio dare a loro un motivo che li farà eccitare come montoni!

Si alzò sul letto, in piedi, poi si girò verso lo specchio.

“Guardate questo ragazzo! Lui è Tommaso! mio Zio! Pensate! Ora assisterete ad un vero rapporto incestuoso! Godetevelo!

Che carattere. La solita selvaggia. Teresa ritornò verso il letto. I suoi occhi brillavano dall’emozione.

“Zio! Quando ti ho visto! Mi hai riempito il cuore di gioia!

Come ai vecchi tempi, si buttò sopra di me, baciandomi con una passione da fare impallidire le scene d’amore dei film dell’epoca.

La sua bocca sembrava quella di un vulcano in eruzione. Mi baciava su tutto il corpo. Quando s’impadronì del cazzo allora capì che quella era la sua professione.

Ero letteralmente investito da un uragano di sensazioni. Mi montò sopra come un’amazzone, galoppando con il bacino e tenendo il cazzo profondamente ficcato nell’utero.

“mmmmmm si si mmm quanto mi è mancata il tuo cazzo mmmmmmmm
“tu sei diventata qualcosa di straordinario! Mmmm nipotina mi stai facendo impazzire!

Chiavammo in quella posizione per parecchi minuti.
Dopo, quando era impegnato a scoparla a pecorina, ammirando il suo fondo schiena, mi fece venire la voglia di infilare un dito nel culo. Con sorpresa lo trovai sfondato.

“mmm vedo che il secondo canale è stato aperto!
“sono stati quei camionisti! Lo stesso giorno che sono scappata di casa! Due vecchi energumeni, padre e figlio, mi hanno dato un passaggio fino a Firenze. Fatti pochi chilometri dal paese, si sono fermati in piena campagna, poi mi hanno trascinato sul cassone e li mi hanno scopata per ore e ore. Uno di loro, il più vecchio, alla fine mi ha rotto il culo! È stato doloroso, ma poi ci ho preso gusto! Vuoi farci un giro pure tu?
“Certo! Che rimpatriata sarebbe se non toccassi quel tasto sublime? Hahahah

Nonostante tutto, non era eccessivamente allargato. Lo trovai piuttosto stretto e caldo. Comunque fu un piacere raffinato incularmela.
Ci accoppiammo per parecchio tempo, in tutte le posizioni possibili e immaginabili. Il grande specchio a volte vibrava, segno che i clienti dall’altra parte si stavano dannando l’anima.

Alla fine, dopo un lungo pomeriggio di sesso, facemmo colazione in camera.

Elisa ci raggiunse:

“Allora la tua Teresa! È stata di tuo gradimento?
“Certo! Non poteva essere diversamente visto che è stata una mia allieva!
“hahahah me l’ha portata un cliente! L’ha trovata per strada con i vestiti laceri che chiedeva l’elemosina! Chiunque se la poteva scopare per pochi spiccioli! Appena l’ho vista ho capito subito che sotto quel vestito si celavano argomenti che potevano interessare i miei affari!

Teresa non parlava. Ascoltava in silenzio.

“come l’hai convita a fare la vita?
“con il lusso! Alcuni clienti stravedono per lei! E’ un dono tenersi lo sperma nella vagina e non restare incinta! Altro che dannazione come pensava lei!
“Già è scappata per questo!
“Voleva un figlio tuo! Mi ha raccontato la sua storia! La tratto come una figlia!

Mi girai verso Teresa.

“Vuoi tornare a casa?
“No! Sto bene qui! Mi sento una signora! Mi piace il lusso e i bei vestiti! Per me questa è una professione che amo!
“Capisco!
“Tommaso non ti preoccupare! Nessuno le farà del male! Mi sono affezionata a lei come a una figlia! I suoi clienti sono scelti con cura! Sono certa che tra questi primo o poi ci sarà qualcuno che se la porterà via! Vieni! Stasera sei nostro ospite. Il bordello è chiuso ed abbiamo organizzato una cena in tuo onore.
“Ti posso chiedere una cosa?
“Stasera tutto ti è concesso!
“Potrei parlare con Maria?

Teresa mi diede un pugno in un fianco.

“Perché? Io non ti sono piaciuta?
“No, Anzi sei stata magnifica! Vorrei solo costatare un’impressione che ho avuto!

Teresa mi guardò indispettita. Non aveva perso la sua grinta. Una donna selvaggia rimane tale, anche se veste da gran signora.

Dopo la cena, durante la quale mi ero sentivo un re, perché gli occhi di tutte le ragazze furono solo per me.
Quella sera ho ballato con tutte. Alcune sono state audaci e mi hanno baciato, suscitando la gelosia di Teresa.
Elisa, alla fine della festicciola, a sera tardi, mi offrì l’ospitalità del bordello, nella sua stanza da letto.

“Tommaso vieni!

Teresa, mentre mi allontanavo con la Maitresse, mi guardò come se mi volesse fare a pezzi. Era dannatamente gelosa.

“Entra!
“Non entri anche tu?
“Stasera è la tua serata fortunata! C’è qualcuno che ti sta aspettando!

Quando entrai rimasi incantato ad ammirare colei che mi aveva colpito con la sua grazia, dolcezza e bellezza.

“Maria!
“sono contenta che tu abbia scelto me!
“Non ti ho scelto io! ma la mia anima!

Sorrise. Poi fu l’inferno di passioni esotiche e di gusti africani a scandire i momenti magici delle nostre giovani pulsioni sessuali.

Dopo aver fatto l’amore, con un’enfasi straordinaria. Stavamo sdraiati, inerti e spossati tra le profumate lenzuola di flanelle e coperte di raso, a riprendere ossigeno, con la sua testa dai capelli ricci poggiata sul mio petto.

“Maria, ti chiedo una cosa, però vorrei che ci pensassi su bene! Primi di dirmi di no!
“Si!
“Vorresti venire via con me! Mi farebbe molto piacere!

Mi guardò negli occhi.

“Come?
“Come la mia donna! E forse anche moglie! Hai qualcosa dentro che mi incendia l’anima!
“anche tu sei speciale!
“Allora?

Guardò il soffitto, pensierosa, poi sorridendo.

“Si! Vengo con te! Mi sono stufata di questa vita!

Continua… 

Tommaso, rientrato alla fattoria, riprende da dove aveva lasciato, con una nuova avventura incestuosa! Lo svezzamento della giovane nipote Maria

Così va la vita

Guzzon69

Capitoli precedenti:
Primo: Un ombra si aggira nella notte.
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/01/la-casa-negli-ulivi-visite-notturne.html

Secondo:Una mamma comprensiva:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/02/la-casa-nelluliveto-una-mamma.html

Terzo: Finalmente mia sorella Anna.
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/02/la-casa-nelluliveto-finalmente-mia.html

Quarto: Sedotto dalle nipoti pompinare.
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/02/la-casa-nelluliveto-sedotto-dalle.html