Capitolo
quarto: Sedotto dalle Nipotine (pompinare).
Ovidio: "O
non tentatare neppure o vai fino in fondo".
La vita alla casa
nell’uliveto riprese come ai vecchi tempi. Lavoro e sesso senza limiti. Anna
rimase nuovamente incinta.
Gli impegni di lavoro
agreste ripresero con l’intensità di prima e furono equamente distribuiti tra
me, Angelo e le figlie, Teresa e Agnese, ormai donne fatte.
Era l’autunno del 1949,
Teresa era diventata una bella ragazza, aveva diciotto anni ed esprimeva un atteggiamento sfacciato, ed interessato a me.
Agnese aveva solo sedici anni, ma ne dimostrava molti di più. Lei
era più pacata, ma vivendo in perfetta simbiosi con la sorella maggiore, la
imitava emulando ogni sua azione, e così anche lei approfittava delle stesse circostanze per esprimere la sua malizia.
Del resto, avevo solo venti
sette anni ed ero nel pieno delle mie forze.
Quando Anna giunse
all’ottavo mese di gravidanza, i rapporti s’interruppero e cominciò una nuova fase di astinenza
forzata da figa, che mi provocava qualche tormento notturno.
Era una fortuna che in paese
ci fosse una giovane donna, discretamente attraente, che aveva perso il marito in guerra e per
mantenersi in vita faceva le marchette, ricordo che partorì cinque figli da
uomini diversi, uno dei quali, credo, fosse mio.
La frequentazione della
puttana, quindi, diventò una necessità perché anche con la mamma c’era
stato un giro di vita totale, e gli incontri diventarono sempre più
inconcludenti.
La gente, del resto, sospettava sulla natura dei nostri ritrovi, per cui era meglio non incoraggiarla. Per certi aspetti fu lei a
prendere le distanze da me, avendo ceduto alle lusinghe del raffinato e forbito
farmacista.
Ricordo che in quel periodo le donne
disponibili erano tante. La guerra aveva decimato la maggior
parte degli uomini validi, e quindi c’era abbondanza di femmine, e tutte in cerca di
consolazione.
Anche alla casa
nello ’uliveto le donne non facevano difetto, Teresa e Agnese erano belle e
sensuali, ed avevano ereditato dalla madre una mentalità trasgressiva e
libertina.
Erano ragazze molto disinibite,
quasi selvagge, e non si vergognavano a mostrarsi nude. Infatti, presero
l’abitudine di lavarsi in una tinozza di legno, senza curarsi della mia
presenza.
Si viveva in un ambiente
domestico, completamente promiscuo, e per questo, a volte, le ragazze si
spogliavano senza tanti problemi.
Tuttavia, era un piacere poterle
ammirare, senza veli, mentre si divertivano a giocare con l’acqua, ridendo in
modo lascivo.
In quei momenti suscitavano
un naturale sentimento di libidine. Belle e disinibite, avvolte come un sogno dal vapore dell'acqua, era come ammirare due
ninfe immerse nella fonte dell’estasi.
Una era bionda e l’altra
mora, un contrasto cromatico che si fondeva in una sintesi meravigliosa.
Anna, in quello autunno del
1949, dovendo partorire nel mese di novembre, si limitava a fare lavori
leggeri, per evitare eventuali minacce di aborto.
Teresa e Agnese, si
sobbarcarono gran parte del lavoro nei campi.
Per raggiungere la località
della Rupe viaggiavano entrambe con me, a bordo di una moto, un sidecar.
Era una motocicletta con la
carrozzella attaccata da un lato, un modello tedesco, abbandonata in un dirupo,
durante la ritirata dell’esercito teutonico. Angelo, ormai solitario, percorreva la distanza con il
carro trainato dall'asina.
Durante i lavori di
raccolta delle olive, qualche volta mi soffermavo ad osservare le mie nipotine.
Certe volte sorprendevo
Teresa, che era la più audace, intenta a fissarmi con un sorrisetto malizioso,
subito imitata scioccamente dalla sorella.
Non era facile controllare
quello uragano di adrenalina, che mi aggrediva i sensi, facendomi fremere le membra. Per questo, molto spesso, mi soffermavo affascinato ad ammirarle, alimentando la mia fervida
fantasia.
Era questione di poco, e
sicuramente avrei ceduto alle loro insistenti provocazioni.
Così fu.
Accadde una mattina di ottobre. Quel dì fu il
principio dell’iniziazione delle care nipotine alle prime ed elementari pratiche di sesso.
Ricordo che mi ero allontanato per
soddisfare un bisogno fisiologico. Teresa e Agnese, con passo silenzioso, mi
raggiunsero comparendomi davanti. Fui sorpreso dalla loro
audacia, quindi incapace di sottrarmi a quello agguato,
con naturalezza ho continuato a pisciare in loro presenza. Le
ragazze, senza alcun imbarazzo, si alzarono la gonna e poi, con disinvoltura,
si abbassarono sul terreno ed iniziarono a pisciare liberamente,
sotto il mio sguardo basito. Mi ricordavano Anna, quando lo feceva davanti a
papà.
Era uno spettacolo stupefacente.
Le ragazze si erano piegate sul terreno, con le gambe oscenamente spalancate, ostentando la
loro intimità, senza alcuna vergogna. La figa di Teresa era scura come la pece,
caratterizzata da un folto pelo riccio, mentre quella di Agnese era bionda e riverberava
i raggi luminosi del sole, sembravano tanti fili d’oro.
Mi fissavano diveretite, senza
alcun timore, anzi sostenevano il mio sguardo, con un’intensità tale da farmi
venire i brividi alla schiena.
Fu Teresa, la più
spregiudicata, la prima a prendere l’iniziativa. Si mosse come un felino, gattonando
sulle ginocchia, fino ad avvicinarsi sotto il mio cazzo. Si sedette sui talloni fissando
divertita la cappella del cazzo. Sorrise, quando, con un gesto spontaneo,
afferrò il pene ed iniziò a spostare la pelle, lentamente, scoprendo la grossa cappella e poi, su e giù, con mano
sicura. Era determinata a realizzare i suoi propositi lascivi.
La situazione si scaldò
immediatamente, diventando rovente come le fiamme dell’inferno. La mente andò subito in tilt,
mentre il cazzo s'ingrandiva nella mano di Teresa, diventando duro e palpitante. Lei invece, come una bambina curiosa, seguiva quelle evoluzioni della natura con molto interesse.
Agnese, non si era ancora
mossa, ma osservava intrigata l’azione di Teresa, che continuava con disinvoltura a praticare una piacevole sega.
Alla fine anche lei cedendo
alla tentazione della sua morbosa curiosità, piano piano, vincendo l’iniziale
timidezza, si accostava, guardando divertita la scena, fino ad arrivare sotto la punta del cazzo.
Stavo in piedi, agitato e succubo di quell'azione turbolenta ed imprevista, quando Agnese, con sorpresa, per spirito di emulazione, si
avventa sul cazzo, lo cinge alla base, e poi accosta le labbra della bocca alla
cappella.
Mi è sembrato un gesto puerile. Lo lambiva appena, dandogli dei baci, sembravano tentativi goffi di un pompino. Non aveva alcuna pratica.
Da buon maestro intervenni:
“Tesoro! Devi aprire la
bocca e succhiare la cappella! Come se fosse un gelato gustoso!
Ricambiò lo sguardo con un’espressione
stupita, poi sorridendo, riprese a baciare il cazzo che stava agitando Teresa. Improvvisamente apre la bocca e ghermisce la cappella, come un guanto vellutato. In quel
modo andava meglio.
Si trovarono affiancate
e genuflesse ai miei piedi. Il cazzo era diventato il trastullo del loro divertimento,
e lo menavano come un giocattolo, divertendosi a stimolarlo a vicenda, con la bocca e le
mani. Un po’ alla volta iniziarono a
produrre qualche effetto. Lo leccavano e lo succhiavano seriamente, alternandosi, in modo turbolento
e selvaggio,.
“Ei… fate attenzione, ai denti,
pungolano la cappella! La bocca deve essere aperta di più! e i denti non devono
graffiare!
Si guardarono sorridendo all'unisono La lezione fu subito recepita. Quando ripresero, infatti, tutte e
due, si impegnarono a fare di meglio. Il pompino era migliorato in poco tempo ed
iniziò a darmi un reale effetto sintomatico all'inguine, un piacevole godimento
che partiva dalla radice dei coglioni.
Mmmm, brave! Così va
meglio!
Le ragazze impararono in
fretta. Avevano un vero talento nel dare piacere, si accanivano sul cazzo con
grande slancio, credo che fosse puro istinto animale.
Era lo stesso istinto che
caratterizzava le attitudini delle puttane. Le loro lingue seguivano i contorni
della cappella, come se assaporassero un gelato gustoso e, a volte, si toccavano
tra loro fino a fondersi un bacio lesbico.
Indubbiamente si rivelarono
due demoni, che non si fermavano davanti a nulla, dimostrando di non avere
alcun limite morale.
Del resto erano cresciute
in ambiente trasgressivo, come due selvagge e conoscevano solo il linguaggio e l’istinto
generato dal loro corpo, alla ricerca continua di sperimentare nuove
emozioni.
Energia allo stato puro. Del
resto avendo vissuto in pieno lo stile di vita vizioso, che aveva caratterizzato
il rapporto della loro madre con i maschi dominanti della famiglia, conoscevano
benissimo il rimedio per soddisfarlo.
Giocare con il cazzo
divenne un vero accanimento terapeutico, per la loro fantasia. E si evolveva continuamente in meglio fino a farmi giungere al punto estremo, nel quale gli stimoli
della sborra stavano già sollecitando la base del cazzo, impaziente di
esplodere all'esterno.
Le ragazze sembravano
invasata dal demone dell’eros, perché trattavano il pene come uno simbolo sacro, lo segavano, lo succhiavano e lo strattonavano a turno, con grande
partecipazione emotiva. Era impossibile resistere oltre a quel turbinio di
sensazioni.
“Mmmm ragazze sto per
sborrare mmmmm
Detto e fatto. Afferrai
la prima che in quel momento mi stava succhiando il pene. Era Agnese. Gli chiavai la bocca per alcuni secondi, poi, stringendo le natiche, gesto indotto dell’ebbrezza provocata dall'orgasmo, ho estratto il cazzo dalla cavità orale e
gli ho scaricato sul viso una densa colata di calda sborra, era la prima di una
lunga serie.
“Mmmm siete terribili
mmmmmmmm
Teresa, indispettita perché
era toccato alla sorella prendere lo sperma in faccia, la spinse da parte, e con
foga prese a succhiare la cappella, sporcandosi le labbra con le ultime gocce
di sborra.
Mentre le ragazze mi stavano
pulendo il cazzo, mi sono accorto che Angelo ci stava spiando, nascosto dietro
ad un albero, Si stava sparando una sega. Non amava scopare, ma gli
piaceva guardare. Col tempo quella mania, diventò un’abitudine.
Da quel giorno le ragazze
approfittarono di ogni occasione per succhiarmi il cazzo. Col tempo diventarono sempre più esigenti e sfacciate. Inoltre avevano migliorato la pratica del
pompino, diventando vere esperte come le puttane dei bordelli.
Tuttavia, non si vive di
soli pompini.
Teresa e Agnese, non
avevano ancora avuto rapporti sessuali completi. Pensai che primo o poi
dovessero fare quell'esperienza straordinaria. Non mi sarebbe dispiaciuto
interpretare il ruolo del mecenate del sesso. Del resto erano due allieve
volenterose e disposte ad imparare tutto.
Era apprezzabile il livello
di bravura raggiunto nella pratica del pompino, ma alla lunga lasciava l’amaro
in bocca a tutti, perché si sentivo il bisogno di sensazioni più forti, che
solo una scopata poteva dare.
Anche Teresa e Agnese, scalpitavano
quando mi succhiavano il cazzo ed insistevano sull'argomento supplicandomi di
andare oltre.
Era anche il mio desiderio
perché era passato parecchio tempo dall'ultima volta che avevo ficcato il cazzo
in una calda fica.
Anna era gravida e non se
la sentiva di far sesso con quel pancione.
In cuor suo non gli sarebbe
dispiaciuto se avessi rivolto quel tipo di attenzione alle figlie.
Con la mamma non c’era più
nessun tipo di rapporto intimo, perché era diventata la moglie del farmacista.
Le puttane del paese, col
tempo, non mi davano più alcuna emozione. Erano diventato anche un onere che non potevo permettermi. Tuttavia, sentivo il bisogno di sensazioni nuove e forti.
Quindi, la gran voglia di scopare le dolci nipotine, cominciò a fare solide radici dentro di me, diventando un desiderio che mi stava tormentando assiduamente. Un desiderio che andava soddisfatta a qualunque costo. Così decisi di passare alle vie di fatto e di cambiare programma. Volevo affrettare i tempi creandomi un’occasione.
Quindi, la gran voglia di scopare le dolci nipotine, cominciò a fare solide radici dentro di me, diventando un desiderio che mi stava tormentando assiduamente. Un desiderio che andava soddisfatta a qualunque costo. Così decisi di passare alle vie di fatto e di cambiare programma. Volevo affrettare i tempi creandomi un’occasione.
Teresa era la più
spigliata, mi sembrava quella più adatta per essere la prima a sperimentare la
via alternativa al piacere del pompino per quello dell’incesto. Così, una sera
l’ho invitata a fare un giro in moto, ma la vera intenzione non era quella di fare
una gita amena, ma di portarla da qualche parte, in posto tranquillo dove poter scatenarmi tre le sue cosce.
Non avevo fatto i conti con
la cocciutaggine di Agnese che, come una ombra, condivideva tutto con sua
sorella. Pertanto, non accettando l’idea di essere esclusa dalla passeggiata, s’impose
con la forza, ho dovuto adattare la strategie a quella nuova situazione e portarmela dietro. Del resto non potevo fare altrimenti, perché si era seduta
nel sidecar con le mani incrociate.
E cosa sia! pensai. L’idea
di una scopata in tre non mi dispiaceva, anzi.
Avrei potuto farlo alla fattoria, ma la presenza della giovane Maria, di tredici anni, sempre più curiosa, e del piccolo Giovanni, di otto anni, sempre in mezzo ai piedi, consigliava di andare altrove.
Avrei potuto farlo alla fattoria, ma la presenza della giovane Maria, di tredici anni, sempre più curiosa, e del piccolo Giovanni, di otto anni, sempre in mezzo ai piedi, consigliava di andare altrove.
La mamma mi aveva messo a
disposizione una casa di proprietà del Marchese, che si trovava in un paese
vicino. Era un luogo speciale, una vera alcova, dove ci eravamo incontrati tante volte, per sbrigare le faccende della Mezzadria, e pure con qualche puttana del paese.
La casa era priva di
corrente elettrica. C’erano in ogni caso dei lumi a petrolio.
Arrivati nel cortile, dissi
a Teresa e Agnese di seguirmi in casa.
Le accompagni subito in una
delle stanze da letto. Mi sentivo euforico ed impaziente per
quello che stavo realizzando. Il cazzo, infatti, pulsava dal desiderio,
voglioso di interrompere la lunga astinenza da fica. Era inutile perdersi in
chiacchiere. Inoltre, la possibilità di aprire nuovi orizzonti alle mie care
nipotine, mi entusiasmava, e la tensione era tutta concentrata nel mio inguine, con una
possente erezione.
Ero ansioso di rendere concreto un desiderio erotico che avevo fantasticato quando quei due diavoli mi succhiavano il cazzo.
Ero ansioso di rendere concreto un desiderio erotico che avevo fantasticato quando quei due diavoli mi succhiavano il cazzo.
Dopo aver acceso i lumi a
petrolio del corridoio e della camera da letto, mi sedetti sul lettone
matrimoniale, lo stesso che aveva accolto le fatiche sessuali con la mamma,
anzi mi sembrava di sentire nell'aria ancora il suo aroma.
Teresa e Agnese erano
ancora in piedi, in mezzo alla stanza, mi guardavano sorridendo stupidamente,
non so se avessero capito la situazione.
“Avvicinatevi! Tutte e due!
Appena le ho avute a
portata di mani, ho infilato le mani frementi sotto i loro vestiti, toccando
con gusto il sedere sodo e liscio come la pelle della pesca. Erano toniche e
straordinariamente rotonde. Era un piacere accarezzarle.
“Zio! Non staremmo più
comodi se andassimo sul letto?
Continua… finalmente le care nipotine…
Così va la vita
Guzzon59