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venerdì 24 febbraio 2012

La fattoria del nonno


Salve, il mio nome è Maria, ho trenta anni, e sono veterinaria.

La passione per gli animali è sempre stata una caratteristica della mia personalità, sin da bambina.
Mio nonno era un contadino, a sua volta discendente da una famiglia di contadini. Mia madre stufa di continuare le tradizioni ataviche ha scelto di lasciare i campi per la comoda città.
I miei, in ogni caso, non persero l’abitudine di passare alcuni periodi dell’anno in campagna. Per me erano giorni felici. Perché potevo godere di ampia libertà e nutrire la mia fantasia con i misteri della natura selvaggia, con i suoi boschi e ruscelli, facendomi sognare di vivere storie fantastiche.
In quei periodi ero molto felice perché potevo muovermi liberamente e soprattutto vivere accanto alle persone che amavo più della mia vita.
Le vacanze estive in campagna, quindi, erano delle vere e proprie avventure. Ogni giorno c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire.
Accudire i cavalli, nutrire le mucche e, cosa meravigliosa, cavalcare il mio piccolo pony.
Lo chiamai “polì”, in ricordo di un cavallino protagonista di una vecchia serie di film televisivi, dedicati proprio ad un cavallo simile al mio.

Il mio pony lo consideravo un cavallo fantastico, epico, simile al mitico pegaso. Con lui ho cavalcato tantissimo, in zone pianeggianti ed impervie. Insomma era diventata un’amica speciale, visto che era una femmina.

Un giorno dovetti prendere coscienza che la vita di campagna non era fatta solo di belle passeggiate e piacevoli corse all’aria aperta. Scoprì che oltre l’apparenza romantica, tra l’uomo e la natura c’era un’unione empatica bestiale, che celava emozioni forti, uniche e difficilmente riproponibili in città. E’ impossibile dimenticare il giorno in cui mi trovai di fronte ad una realtà agreste imprevista, selvaggia, che svelò anche le mie vere attitudini, facendomi vedere un aspetto insolito della vita del contadino, tale da coinvolgermi totalmente, trascinandomi per sentieri inesplorati del piacere.

Quell’estate di quattordici anni fa, la scuola era finita da una settimana. I vecchi decisero che ero abbastanza grande da riuscire ad affrontate un viaggio da sola. Così, zaino in spalle e trolley al seguito, presi il treno che portava dritto nella splendida regione dei miei nonni.
Pregai la mamma di non informarli del mio arrivo. Volevo fare una sorpresa.
Dopo aver cambiato treno, arrivai a destinazione nelle prime ore del pomeriggio, ero stanca ma felice.
La distanza tra la fattoria e la stazione ferroviaria non era eccessiva, così mi incamminai di buona lena ed in mezzora feci la strada sterrata che portava fino alla casa dei miei nonni.
Appena giunta, fui ricevuta dai soliti latrati dei cani, billy, un bastardino, avendomi riconosciuta, inizio a scodinzolare festeggiando a modo suo, poi si appoggiò con le zampette anteriori sui jeans. Finalmente, la fine di quell’odissea, ero in piedi davanti all’ingresso di casa, quindi lasciai i bagagli sull’uscio e mi precipitai all’interno. Trovai nonna Teresa, in cucina, intenta preparare gli ingredienti per il minestrone.

“Mio buon Dio! Maria sei tu!
“Ciao Nonnaaaaaaaaaaaaa!

Gli corsi incontro con le braccia aperte. Ci stringemmo forti, fino a toglierci il respiro. Mia nonna era tutta la mia vita, per me, l’amavo più di qualsiasi cosa al mondo.

“Sei proprio tu!
“Si Nonna! Ho preso il treno da sola! poi a piedi dalla Stazione!
“Ma perché? Potevi avvisarci? Il nonno ti avrebbe aspettato all’arrivo!
“Nonna! Oramai sono grande abbastanza! Ho voluto farvi una sorpresa!
“E che sorpresa! A momenti mi veniva un colpo! Dio quando sei cresciuta! Caspita! sei veramente una signorina!
“Guarda! Non trovi che ho un seno troppo grosso!
“Quanto sei sciocca! Il tuo seno è perfetto! Scommetto che fai impazzire già i ragazzini? E magari hai anche il fidanzatino?
“Diciamo di si! c’è un moro tenebroso che mi piace da morire! però!
“Però?
“Ancora lui non lo sa!

Scoppiammo a ridere come sceme. L’abbracciavo ricoprendola di baci.
Dopo aver parlato del più e del meno.

“Dove il nonno?
“A questa ora dovrebbe essere nella stalla a dare la biada ai cavalli!
“Il nonno è sempre indaffarato!
“Quello si fermerà solo il giorno in cui il signore lo chiamerà in cielo!
“Spero il più tardi possibile!
“Come stanno i tuoi genitori?
“Bene nonna! Papà è sempre indaffarato nella sua azienda! La mamma è occupata come membro esterno in una commissione d’esame! Ed io sono qui! hahah
“Sono contenta! E tu! come è andata la scuola?
“Non troppo bene! Ho avuto un debito in matematica!
“Maria! Maria! Devi studiare di più!
“Lo faccio nonna! La materia è molto ostica! Vado a cercare il nonno!
“Ci vediamo dopo! Mi raccomando! Non ti allontanare troppo e fai molta attenzione!
“Va bene nonna non ti preoccupare!

I cavalli, erano la mia passione. Il nonno mi aveva insegnato tutto quella che c’era da sapere sui nostri destrieri. Non vedevo l’ora di prendermi cura di loro. Era straordinario cavalcarli sui prati e lungo i pendii delle colline, che in quel periodo erano verdi ed in pieno rigoglio. Mi piaceva spazzolare il pelo della criniera fino a farla brillare.

La porta della stalla era aperta, segno che il nonno era ancora dentro. Entrai, camminando lungo il corridoio tra le staccionate in legno. Infine vidi il nonno. Era girato di schiena.
Le sue larghe spalle sporgevano dalla palizzata. Ad un certo pungo sento la sua voce sovrapposta al nitrito di un cavallo:

“Buonaa poliiii mmmm stai buonaa mmm!

Il tono della voce era deformato.
Osservai meglio e notai che stava con il capo abbassato. Ogni tanto le larghe spalle si sollevavano e si abbassavano. Guardando con più oculatezza mi accorsi che il movimento del corpo era costante. La sua voce continuava ad arrivarmi deformata, come se stesse facendo degli sforzi:

“Bravaa Poliii, mmm cazzooo che bucoo caldoo mmmm siiii!

Buco caldo? Ma che cazzo stava facendo? Quella frase mi allarmò, così decisi di spiarlo. Però mi trovavo in un angolo di osservazione che non permetteva di vedere bene la scena. Tornai indietro, fino alla scala in legno, che portava sulla balaustra. Era un gran ripiano in legno che sormontava la parte destra della stalla, su cui era stata depositata la paglia.
Strisciai silenziosa, fino a raggiungere l’estremità interna della balconata, proprio sopra il recinto in cui si trovava il nonno.
Mi tremavano le gambe ed a stento riuscivo a trattenere il respiro. Infine presi coraggio e mi affacciai dalla balaustra.
Rimasi scioccata. La scena che stava avvenendo sotto i miei occhi, mi sconvolse i sensi. Ho dovuto stringere i denti e sforzarmi enormemente per mantenere la calma ed evitare di gridare dal disgusto. Iniziai a piangere. Le lacrime solcavano le guance come rivoli di fiumi, e soffrivo per polì e per quello che il nonno le stava facendo.

Dopo alcuni minuti iniziai ad osservare la scena con minore coinvolgimento emotivo. La repulsione lentamente si era trasformata in curiosità. Ero turbata. Cominciai a considerare quello strano rapporto ed a riflettere sul fatto che, in fondo, il nonno non stava facendo nulla di male a Polì. Anzi, per certi aspetti, forse, era un atteggiamento che celava anche sentimenti d’affetto. Le mani del nonno si muovevano con dolcezza, accarezzando il dorso di Polì, come si fa con le persone che si amano.

Il nonno aveva i calzoni calati fino alle ginocchia, la camicia aperta davanti. Era quasi nudo, in piedi, dietro a Polì. Muoveva il bacino avanti ed indietro. Essendo di statura più alta della media, teneva le gambe leggermente flesse. Il suo sedere nudo dondolava in avanti e indietro, mentre il suo grembo s’incuneava tre i glutei pelosi di Polì. A tratti si notava il suo grosso cazzo che spariva completamente nella fessura vaginale scura di Polì.

Non ero più una ingenua educanda, sapevo quello che stava succedendo. In pratica il nonno stava ficcando la figa di Polì. Vedere il suo cazzo che sprofondava in quella vagina nera comincio a turbare i miei sensi.
La figa prese a pizzicarmi, come se fosse stata invasa dalle formiche. Iniziai a sudare.
Man mano che il nonno aumentava il ritmo degli affondi, cresceva la voglia di toccarmi la figa.

Le effusioni del nonno erano coinvolgenti, le sue parole mi trascinavano emotivamente nell’alveo della sua depravazione sessuale e scatenavano in me un desiderio inaudito.
Così, in preda ad una forte eccitazione, sbottonai i jeans e infilai una mano nello scoscio. Prima iniziai a palpeggiarmi le grosse lebbra, poi, dopo essermi sollazzato il clitoride, infilai alcune dite nella vagina. Non ero più vergine, quindi scivolai dentro con grande facilità.

I movimenti del nonno intanto erano diventati più frenetici. Ad un tratto si era disteso sul dorso di Polì, con il busto, e tenendola abbracciata dalla pancia dava dei possenti colpi dal basso verso l’alto. Sollevandola dal pavimento, sembrava che tenesse un grosso peluche.
Il corpo massiccio del nonno era imponente e sovrastava la piccola Polì.

L’azione del nonno si faceva sempre più intensa. Parimenti la mia mano si muoveva tra le cosce all’unisono con il cazzo del nonno. Ad un tratto iniziai ad immaginare quella grossa fava nella mia figa. Il pensiero era talmente vivo che le pareti della vagina si contorsero dal godimento, come se qualcuno le avesse strette con le mani.

Mi lasciai andare in quel delirio dei sensi. Masturbandomi con molta foga.
All’improvviso vidi il nonno che afferrò il culo peloso di Polì,  sollevandolo e tenendolo schiacciato contro il suo ventre.
In quella strana posizione lo vidi tremare, come se fosse esposto ad una folata di vento gelido, alla fine:

“Hoooooo. Mmmmm gruuuuu Bravaaaaa Poliiiiiiiiiiiiiii,

Il nonno stava sborrando nella figa della cavallina.
Nello stesso istante avevo le dita ficcate nella vagina e, immaginando di essere al posto di Polì, ebbi l’impressione di essere inondata dalla sborra del nonno. Mi lasciai andare all’estasi estrema, godendomi quello attimo di assoluto piacere.

Quando mi destai da quello stato di incoscienza, notai che il nonno non era più nella stalla. Mi aggiustai i vestiti e scesi dalla balaustra.
Le gambe mi reggevano appena, ero ancora sotto l’influenza di quella depravazione sessuale, che mi aveva sconvolto il corpo.
Mi avvicinai cauta al recinto in cui si trovava Polì. Non potei fare a meno di osservarle la fessura della vagina. Palpitava ancora, le labbra schioccavano, con un rumore secco.
Entrai nel recinto e mi inginocchiai. Lo sperma del nonno colava abbondante dalla vagina di Polì. Mentre guardavo la protuberanza vaginale del cavallino, pensai se anche lei aveva goduto come il nonno.
Osservai il seme del nonno e mi venne la tentazione di gustare quella delizia della natura.
Così infilai un dito, immergendolo profondamente nella fenditura pregna di liquido seminale, che colava ancora copioso. Poi portai il dito alla bocca e lo assaporai come se cosse miele. L’aroma forte, ed inebriante, la sborra del nonno mi fece venire le vertigini.
Quindi venne naturale il desiderio di appoggiare le labbra sulla apertura vaginale di Polì e leccarmi avida i rivoli di sborra che stava ancora uscendo.

“E brava la mia nipotina perversa! Prova a leccare anche questo!

La voce del nonno mi colpì come un dardo infuocato. Rimasi inginocchiata, bloccata, accovacciata dietro il culo di polì.
Poi, mi feci coraggio e girai il capo, trovandomi al cospetto del nonno. Aveva i pantaloni aperti. Il suo cazzo duro, spuntava come il pennone di una bandiera, borioso e palpitante, davanti al mio naso.

Mi afferrò il capo, e brandendo il cazzo come l’elsa di una spada appoggiò la grossa cappella contro le labbra della bocca:

“Dai apri la bocca a fammi vedere se sei brava!

Appena aprì la bocca il suo cazzo mi penetrò dentro, fino alla gola.
Il cazzo del nonno era largo di circonferenza, enorme per cui mi riempiva le gote.
Infatti, ebbi dei problemi a respirare. Intanto mi aveva afferrato la testa e mi stava letteralmente chiavando in bocca.

“Aspetta un attimo! Adesso te lo rendo più appetitoso!

Estrasse il cazzo dalla bocca, costringendomi ad espellere grumi di vomito. Si avvicinò a Polì, gli spostò la coda di lato, ed infilò nuovamente il grosso cazzo nella fessura vaginale. Le palpitazioni vaginali di Polì ricominciarono ad aleggiare ed aumentarono con l’accelerazione degli affondi del nonno.

Successivamente si rivolse verso di me.

“Ora accomandati! È tutto tuo!

Mi infilò nuovamente il cazzo in gola e riprese a scoparmi con movimenti veloci. Gli aromi della sborra si mischiavano ai conati di vomito, che fuoriuscivano abbondanti dai lati della bocca, formando una sostanza biancastra e limacciosa.

“Togliti i jeans e le mutande!

Mi alzai in piedi e feci quando mi aveva ordinato. Ero eccitata e soggiogata da lui. Mi piaceva accontentare la sua perversione. Un schiava che godeva a sottomettersi.

“Ora cavalca Polì e stenditi sul suo dorso!.

Era la prima volta che cavalcavo un cavallo nuda. Appena appoggiai le labbra vaginali sulla pelle calda di Polì avverti una sensazione di brivido.
Poi mi distesi sul dorso del cavallo, come mi aveva chiesto, esibendo il culo alla sua ingordigia libidinosa.

“Meraviglioso! Vedo che sei diventata un gran figa! Hai un culo da infarto!

Mi afferrò i fianchi tirandomi verso di lui. Po lo vidi inginocchiarsi dietro.

“Prima di tutto una bella leccatina a questa stupenda fichetta!

Quella situazione mi aveva letteralmente mandato in estasi. Ero super eccitata. Il suo potere su di me mi dava delle sensazioni incredibili. Appena percepì la sua lingua che si muoveva tra le labbra della figa non potei fare a meno di ansimare dall’intenso piacere.

“Siiiiiiiiiiii! Mi piaceeeeeeeeeeeee!
“Sapevo che eri una troiaaaa! Come tua madre! Ahahahah!
“Ti sei scopata anche la mamma?
“Si! proprio in questo recinto! In mezzo alla paglia! Dove capitava! Non le bastava mai!
“Sei un porco! Un depravato! Ma mi piaciiiiiiiiiiiiiiiiiii!
“Adesso lecchiamo la fichetta anche a Poliii!

Era immorale e depravato, per questo mi faceva impazzire. Lo sentivo raspare la figa di polì, mentre respirava forte.

“E’ arrivato il momento di scopare la bella nipotina!
“Siiiii! Ti pregooooo! Fottimi! Come una giumentaaaaa

Si alzò in piedi, appoggiò una mano sulla zona lombare, poi accostò la grossa cappella, spingendo contro l’ingresso della figa, poi diede una spinta possente, sprofondando velocemente con il resto del cazzo, ed entrò interamente dentro la figa.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii meravigliossssssssssssssssssoooooo


Appena quella massa carnosa iniziò ad incalzare dentro di me, mi colse un senso di vertigine. Il cazzo lo sentivo duro e massiccio, e avvertivo i movimenti della figa mentre si riempiva; percependo le sue grosse dimensioni che spostavano con tracotanza le pareti vaginali. Era una sensazione galattica che non avevo mai provato fino ad allora.

Le sue mani ruvide si appigliarono ai fianchi, come tenaglie, per dare più forza alla spinta. Il suo cazzo cominciò a muoversi dentro di me, penetrando profondamente, fino a urtare la base dell’utero.

Era la posizione che più preferivo, anche da dal nonno visto che iniziò a chiavarmi senza un attimo di tregua. Un vero e proprio animale da monta. Per me era l’epifania del piacere che avevo immaginato sulla balaustra.
Ora ero li, nel posto che avevo sognato ed era meraviglioso esserci. Le pareti della vagina, sottoposte a quella terapia devastante, si contorcevano come serpenti arsi nel fuoco dell’inferno.

“Ora un paio di colpetti anche alla cara polì!

Appena pronunciata quella frase, estrasse il cazzo. Si abbassò un pochino e cominciò a chiavarsi il piccolo pony. Mentre lo martellava con la sua grossa fava, avvertivo le vibrazioni che si sprigionavano dalle membra del cavallino. Anche lei, come me, stava vivendo intensamente la passione di piacere, suscitata da quella scopata folle.

Dopo alcuni minuti sento nuovamente quel grosso cazzo che si infila dentro di me.
Il nonno, era un uomo virile, una belva come le sue bestie, e come tale continuò a chiavarmi selvaggiamente per un lungo periodo. Poi si allungò sopra la mia schiena e ripresa a scoparmi con gli stessi movimenti che avevo visto prima, dal basso verso l’alto, facendo prendere al cazzo un’inclinazione tale da mandarmi in estasi.

“mmmm! Hai una figa bollenteeee! Ora te la riempio di sborra!
“ooooohhhh! Siiiiii!


Il suo cazzo, infatti, era diventato duro come l’acciaio e lo sentivo entrare, senza deformarsi. Mi stava sconquassando la figa, facendomi godere come una pazza.
Gli orgasmi si ripetevano senza tregua. Alla fina mi afferrò dai fianchi, accelerando il movimento del bacino. Non potei fare a meno di gridare il piacere immenso che stavo provando, i lamenti echeggiavano nella stalla, come se stessero sgozzando un’animale.

Infine cominciai a percepire il suo caldo seme che si spargeva dentro il mio ventre. Era una sensazione incredibile e meravigliosa.

Il nonno continuò a scoparmi in ogni angolo della fattoria, persino la notte, mentre la nonna dormiva, come aveva fatto con la mamma, quando viveva con lui in campagna.
Le vacanze divennero una vera avventura piena di sensazioni, sempre nuove, che mi arricchirono la vita e mi aiutarono nella scelta del mio mestiere.

P.S. Un giorno il nonno mi fece scopare dal bastardino billy e a fare i pompini ai cavalli.

Cosi va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )

venerdì 17 febbraio 2012

La fattoria dello Zio Tobia

Salve a tutti, oggi vi parlerò dello zio Tobia, un contadino, dai modi rudi e dal fisico forgiato dal duro lavoro dei campi.
Tutte le mattino si alza alle cinque in punto, quando il sole è ancora pigro ed il gallo dorme tranquillo.
Ha una mandria da governare, Buoi maremmani, che producono una carne genuina.

Era l’unico uomo della fattoria. La moglie gli aveva partorito tre figlie. Maria, Anna e Cristina.
Tra queste l’unica che ha dimostrato una certa passione per i lavori agresti è stata Cristina.
Maria ed Anna, erano impedite, perché con loro la natura non è stata generosa, sono cresciute gracili ed in condizioni di salute cagionevoli.
Cristina invece si è sviluppata forte, con un fisico imponente, alto e vigoroso, molto somigliante alla madre Carla, figlia anch’essa di contadini.
Spesso si cimentava in lavori manuali, che richiedevano una forza fisica notevole, in cui gli uomini forzuti della fattoria spesso incontravano difficoltà.

Cristina oltre ad avere un fisico massiccio e temprato dal duro lavoro, possedeva un dono che molte donne le invidiano. Il seno. Le sue tette erano immense. E’ impossibile ignorarle.

Tanta abbondanza della natura non le ha mai creato imbarazzo, anzi essendo di carattere vivace e giulivo, si divertiva persino a prendersi in giro da se.
Una volta, scherzando, disse che mentre stava mungendo un mucca il latte non usciva fuori, si era accorta che si stava mungendo una tetta che le era balzata fuori dalla larga scollatura della maglietta. Ridendo disse che si era sentita come una mucca che mungeva un’altra mucca.

Tutti gli uomini del circondario le stavano dietro come le mosche, ma lei era di gusti difficili, i ragazzi rudi e zoticoni, come li chiamava lei, non gli piacevano.
Dal primo sguardo intuiva subito che quelli la volevano solo il fisico da maggiorata, dimostrandosi indifferenti verso la sua personalità.
Sto fatto la faceva incazzare tantissimo. Comunque, qualche esperienza se l’era fatta lo stesso, ma soltanto con uomini della città, perché le piaceva sentire la delicatezza del loro profumo, i modi gentili e soprattutto l’atteggiamento interessato più al dialogo che al fisico.
Col passare del tempo si accorse che anche gli uomini di città non erano diversi da quelli della campagna, quelli erano più sottili nei modi, ma alla fine finivano per comportarsi come quelli della campagna, che pure essendo più grezzi apparivano forse più sinceri.
Perciò mandò al diavolo l’idea di trovarsi un compagno fisso e si diede anima e corpo alle faccende della fattoria.

Cristina si è diplomata con il massimo profitto, rifiutando tuttavia di proseguire gli studi.
Il suo senso pratico, un valore aggiunto, contribuisce favorevolmente alla gestione dell’azienda di famiglia.

La fattoria è gestita dallo zio Tobia, con l’aiuto di Cristina ed il nipote Roberto, figlio del fratello Ugo, della stessa età della figlia.
Poi c’erano altri due aiutanti stagionali, mentre la moglie Carla si occupava delle altre figlie e delle faccende domestiche.

Ora che avete fatto la conoscente dei protagonisti di questa storia, vi narrerò la trama perversa, diretta ad arte dal destino cieco e sordo a qualsiasi morale, nel cui ambito si sono create le condizioni straordinari ed imprevedibili che hanno coinvolto lo zio Tobia e Cristina, la moglie e suo nipote, in un rapporto incestuoso, voluto o no, intenso e piacevole.


Un lunedì mattina del mese di giugno.

Il fuoristrada di Roberto, varcò veloce l’ingresso del cortile della fattoria, con la musica rock a canna, facendo starnazzare le galline, sollevate in aria dalla polvere e dallo spostamento d‘aria.
Le gomme, in frenata, slittarono sul fondo in terra battuta, alzando una bruma che si disperse nell’aria come una nube marrone.

Roberto era un vero idiota, uno scellerato che sperperava il denaro in auto e con tutte le puttane del circondario. Un ragazzo con la testa bacata che non aveva nessuna intenzione di programmarsi un futuro. Tuttavia era un grande lavoratore, utile e sempre disponibile a qualsiasi fatica manuale.


Il suo entusiasmo penetrò in cucina come l’ondata di marea, colpendo tutti i presenti.

“Ciao Zionaaaaaaaaaaa!

Così dicendo afferrò la zia Carla, sollevandola in aria, poi l’abbracciò forte baciandola sulla guancia ripetutamente, con una affetto non diverso da quello di un figlio.

C’era un motivo, la madre di Roberto era morta quando lui venne al mondo. Di fatto fu Carla a farle da madre e per questo lui l’adorava come tale.

“Cristo! Roberto mettimi giù! Oooooo mi gira la testaaaaaa!
“Ti metto giù ad una condizione! Lo sai vero?
“Ti ho preparato le tue frittelle! Le vedi? Sono sul tavolo?

Quando Roberto sollevò Carla, il vestito a fiori andò su, scoprendo il suo magnifico culo. In quella circostanza lo zio Tobia non poté fare a meno di ammirarlo.
Carla era ancora una donna piacente, dal fisico robusto, con un culo rotondo ed il seno abbondante, un corpo possente e ben foggiato dalla natura e dalle fatiche agresti.
Osservandolo Tobia non poté fare a meno di scrutarlo con gusto, considerando che non era inferiore per beltà a quello di una ragazza giovane.

Quando la conobbe, infatti, fu colpito soprattutto dal suo fisico di maggiorata, ma poi, col passare degli anni, cominciò ad apprezzare anche la forte personalità.

Roberto, dopo aver salutato il resto della famiglia, si impossessò del piatto di frittelle divorandole come un leone affamato. Appena se ne ficcò quattro in bocca provocò le risate delle cugine, che lo adoravano come un fratello.

Il piatto non era mai vuoto, appena terminava l’ultima frittella, Carla, solerte, lo riempiva con altre dieci. Del resto quel ragazzo aveva bisogno di tutta quella energia, non solo per nutrire il suo fisico robusto, ma per compensare quello che sprecava con le donne.

Cristina:.

“Robby! Ma perché continui a frequentare quella zoccola di Ilaria?
“Cris fammi un piacere! Non ti impicciare!

Maria ed Anna erano molto pudiche e non avevano ne il coraggio ne la mentalità di parlare come Cristina. Si limitavano ad ascoltare quelle parole con una espressione che cambiava a secondo del tenore del discorso.

“A! Mi devo fare i cazzi miei? Mio cugino si scopa le peggiori puttane del paese, butta fango sulla nostra famiglia, ed io dovrei farmi i cazzi miei! Ma quando cresci? Quella povera Caterina, che è una brava ragazza e ti ama alla follia, se dovesse aspettar i comodacci tuoi morirebbe vergine, ne sono sicuro!
“Non ti preoccupare non morirà vergine! Ahahahahah
“Cazzo ooooo te la sei scopata aaaaaaa ? Sei… sei … sei proprio un maniaco perverso!

Intervenne lo zio Tobia.

“Cristina modera le parole! Ti ricordo che siamo in casa! Qualche volta vorrei fare colazione in santa pace, senza sentire le stronzate che vi rinfacciate tu e tuo cugino! E tu Roberto quando cavolo la metti a posto sta testa?
“Quando Cristy finirà di rompere e di farsi gli affari miei!
“Ma guarda sto imbecille! Certo che ho un cugino fesso!
“Io sarei fesso! E tu piuttosto cosa combini in città? La gente mormora cara mia! Sapessi quante ne dicono!
“Io della gente me ne frego! Lo so chi rosica, sono i tuoi amici, quei quattro zoticoni! Magari vorrebbero che fossi come Ilaria! Be caro cugino, le vedi ste cose - si afferrò il seno - Be loro non le toccheranno mai! Piuttosto morta!
“Se continui con queste idee del menga, sono sicuro che resterai zitella!

Dopo aver pronunciato quella parola si pentì subito, fissando lo sguardo scioccato di Maria ed Anna, poi si commosse come se volesse chiedere scusa per la frase pronunciata. Era consapevole che loro zitelle ci sarebbero rimaste per sempre.

“Adesso Basta! Un po di lavoro vi schiarirà le idee! Stamattina dovrebbe arrivare il toro dei Bianchi, inseminerà le giovani mucche.
“Papà! Ma sono quelle nata dall’inseminazione dell’anno scorso?
“Si!
“Ma ti rendi conto che il toro dei Bianchi è anche il loro padre? E magari l’anno prossimo lo farai anche le nipoti e via all’infinito?
“Che ci posso fare è l’unico toro disponibile e per giunta a buon mercato!
“Certo se la natura non si ribella? L’uomo fa quello che vuole!

L’operazione di inseminazione non era complicata. Bisognava far montare il toro su un manichino con le sembianze di una mucca e raccogliere il seme in un contenitore. Poi ci pensava il veterinario a fare il resto.

Dopo il primo prelievo, col metodo artificiale, era consuetudine, far accoppiare il toro con una mucca vera. Cosi, dopo il dovere anche il piacere.
Lo portarono nel recinto in cui si trovavano quattro giovane vacche, praticamente le figlie nate dall‘inseminazione dell‘anno precedente.
Appena entrò cominciò a correre dietro a tutte fino a quando non si scelse quella adatta. Dopo averla tampinata con il muso incollato alla vagina, la mucca si fermò davanti alla staccionata, il toro da dietro prese a leccargli le fenditure della figa, poi sollevo il capo e con un slancio impetuoso saltò con gli arti anteriori sul dorso della mucca.
La punta della verga, spuntò rossa e dritta puntando contro l’ingresso della vagina, la penetrazione duro pochi istanti.
Durante le fasi della penetrazione Tobia notò lo sguardo di Cristina che fissava la verga dura del toro. Per un attimo gli è sembrato di cogliere una certa emozione. 
Non era la solita espressione disinteressata, ormai la conosceva, ma quella di una donna eccitata che si era lasciata trascinare dalle alchimie sensuali della natura.
Anche Tobia ebbe difficoltà a controllare i sensi, lasciandosi affascinare da quella forza della natura che diede impulso al suo cazzo facendolo indurire come il marmo.
Dovette ammettere che in quegli istanti le tette di Cristina, parzialmente esposte, contribuirono moltissimo ad aumentare quel senso di disagio. Ad un tratto:

"Scusate! ho un impegno urgente da sbrigare. Vado un attimo a casa.”

Cristina lo fissò negli occhi, cercando di capire quale fosse il problema. A Tobia gli venne la pelle d’oca, perché gli sembrava che gli stesse leggendo i pensieri. Allora, impacciato abbassò lo sguardo ed uscì veloce dalla stalla.

Carla era intenta a stirare, Anna e Maria stavano riposando nelle loro stanze.
Si avvicinò da tergo, allungando le mani le fece scivolare lungo i fianchi. Poi le infilò sotto il vestito di fiori proseguendo fino ad accarezzarle la figa e le natiche. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro in mezzo ai glutei.

“Possibile che ogni volta che vedi montare quel toro tu ti ecciti!

Era in preda alla pulsioni dei sensi, prese ad impastare le grosse tette, come se fossero plastilina. Proprio in quello istante gli venne un flash, nel suo campo visivo si materializzarono quella di Cristina.
Si sorprese all’idea di immaginare le tette della figlia.
Anche se non fu un vero trauma, la cosa gli piacque comunque, così lasciò che la sua fantasia si sfogassero ricordando quelle magnifiche tette.

“Allora? Ti sei eccitato a guardare il toro?
“Si, ed adesso ho un gran voglia di infilartelo nella figa! Che ne dici?
“Accomodati!

Così dicendo, Carla si abbassò le mutande fino alle ginocchia. Tobia, intanto, le  sollevò la sottana di fiori oltre i fianchi, facendola inarcare sull’asse della tavola da stiro, fino ad assumere la posizione di una perfetta pecorina.
Non appena espose il suo magnifico culo, Tobia con la bocca si tuffò in mezzo alle grosse natiche raspando ingordo e leccando famelico ogni affranto della figa, seguendo solo l’istinto bestiale che gli stava sconvolgendo la mente.

“mmmm, sei proprio affamato oooo dai prendimi iiiiiiii oraaaaa!

I pantaloni e le mutande scivolarono lungo la coscia fino alle caviglie, spinte solo dalla forza di gravità, quindi si appoggiò con la punta del cazzo in mezzo allo scoscio di Carla, spingendo il grosso bulbo tra le fenditure della figa.
La penetrazione avvenne velocemente, favorita dagli umori vaginali secreti in abbondanza durante quel meraviglioso preliminare con la lingua.

“oooo ora dacci dentro torello ooooooooooo, accontenta la tua vacca aaaaaaaa!
“Cribbio come sei calda. Sembri un forno ooooo aaaaaaa !!
“Dai! Chiavami forte! Ho voglia di vedere le stelle del firmamento oooo!
“To! To! Ora ti faccio ooooooo volare eeeeee nel blu dipinto di blu uuuuuuuuu!
“Tobia aaaaaaaa sei un animale eeeeeeee da monta aaaaaaa, e mi piac eeeeeee tantissimo ooooo che mi tratti come una vacca aaaaaaaaaaaa!
“E tu sei la mia vacca preferita aaaaaa hahahahahha

Si afferrò dai suoi fianchi cominciando a muoversi dentro di lei, sempre più veloce. Carla godeva come una cagna, perché quei moti forsennati le provocavano degli orgasmi incredibili.
Tobia era un uomo virile, forte e massiccio come la roccia.
Anche lui percepiva gli orgasmi di Carla, trasmessogli  dagli spasmi della figa, mentre le pareti si contorcevano attorno al suo cazzo quasi a volerlo stritolare, una sensazione bellissima.

Il posto non era ideale per scopare. Chiunque poteva entrare. Dovevano affrettarsi a concludere. Ma Carla era semplicemente straordinaria, ed era un vero peccato staccarsi da lei, bella, calda e sensuale.
La situazione del resto non lasciava altra scelta. Così, Tobia aumentò il ritmo degli affondi, sempre più intensi, fino a quando non avvertii i primi impulsi di sborra.
Quindi i coglioni si irrigidirono ed il cazzo divenne duro come la punta di una trivella, penetrando senza deformarsi. Era l’apoteosi dei sensi.
Affondava dentro quell'inferno con una veemenza tale da fare urlare dal godimento. Poi, si bloccò, in profondità, fino a toccare l’utero, svuotando dentro ogni goccia di sborra ed inondandolo come il diluvio universale.
Anche Carla, alla fine, dopo essersi dimenata per alcuni minuti, si placò, lasciandosi cadere a peso morto sull'asse della tavola da stiro

“Cribbio ogni volta mi sembra di morire! Il tempo passa ma tu migliori come il vino!
“Il tempo passa e tu sei sempre fresca, come una rosa! E provocante come un’orchidea!
“Si! Ahahah. Adulatore…. Adesso vai via che ho da fare!

Tra Tobia e Carla sembrava che ci fosse una intesa perfetta, esclusiva, affinatasi in lunghi anni di convivenza. Eppure le cose non erano come apparivano.

Prima di lasciare la stanza la baciò con passione.

Quel giorno successa un altra cosa che cambiò la storia della fattoria.

Tobia , da qualche tempo, si era accorto che Roberto aveva l’abitudine di sparire dalla circolazione per alcune ore, sempre tra le nove e le dieci.
Non aveva mai dato importanza al fatto, ma quella mattina, avendo necessita di parlargli lo cercò.
Iniziò a controllare tutti i luoghi della fattoria ma di lui non c’era alcuna traccia. Eppure il suo fuoristrada era ancora lì, parcheggiato nel cortile.
Per tornare alla stalla, invece di attraversare il cortile, imboccò il vialetto che passava dietro casa. A meta strada vide una cosa insolita. Una scala in legno appoggiata alla parete della casa. Alzò lo sguardo e vidi Roberto che stava scendendo i gradini della scala. Lo attese ai piedi, e quando il ragazzo fece per posare l’ultimo piede a terra lo afferrò da una spalle urlandogli:

“Che cazzo combini!

Roberto, appena se lo trovo davanti, divenne rosso scarlatto, balbettando parole prive di senso.

“Che cazzo ci fai con sta scala!

Gli diede un calcio a la fece cadere a terra.

Proprio in quel momento la finestra si aprì. Cristina si affacciò, tenendosi un telo sulle tette e li scrutò con una espressione basita:

“Ma che cosa ci fate li?
“Niente stiamo cercando un vitellino scappato dalla stalla!
“A! adesso scendo e vi do una mano a cercarlo!
“Non ti preoccupare lo abbiamo già individuato!
“Vabbe!

Appena Cristina chiuse la finestra.

“Cristo! Adesso ho capito! Quello è il bagno delle ragazze! Sei proprio un maniaco! Stavi spiando tua cugina! Vero?
“No! Zio! Non è come credi!
“Stai zitto! Imbecille!

Prese dalla rabbia Tobia gli sferrò un pugno in faccia.
Mentre lo vedeva cadere a terra, da tergo arrivarono le urla di sua moglie Carla.

“Fermati che fai! Sei impazzito! Hai colpito tuo nipote!
“Si! E‘ quello che merita! Sto stronzo! Lo sai cosa stava facendo?
“Non mi interessa so solo che lo hai colpito al viso! Con violenza!

Mentre Tobia discuteva con Carla, Roberto si alzò e corse via.

“Sei contento! E cosa avrà fatto di male? È solo un ragazzo!
“Un ragazzo! È un porco maniaco! Lo sai che stava spiando Cristina nel bagno?
“E allora? Cosa c’è di male? Cristina è una bella ragazza! Lo fanno tutti gli uomini in paese! perché non può farlo anche suo cugino?
“Bella filosofia del cazzo! Secondo il tuo ragionamento allora se la potrebbe anche scopare, come fa con le sue puttane da quattro soldi!
“Se lei ci sta! perché no?
“Ma sei impazzita?
“No! semplicemente dotata di buon senso! E poi proprio tu dovresti essere l’ultimo a parlare!
“Che cosa vuoi dire?
“Non sono stupida! Ho sempre saputo che in gioventù hai fatto sesso con tua cugina Elena, la figlia del fratello di tua madre! Non hai niente da dire?
“Be. È stato un errore di gioventù!
“Tu hai consumato ed è stato un errore di gioventù, mentre tuo nipote vive le sue emozioni a livello mentale ed è un mostro! Non ti sembra che nella tua testa la giustizia funzioni male?
“Va bene! Ora lo cerco e gli chiedo scusa! Ok?
“No! Lo cerco io! Tu potresti picchiarlo di nuovo! Non hai tatto con i giovani!
“Vai a cercare quel cretino e facciamola finita! Digli che mi dispiace e che, se lo desidera, potrà continuare a spiare la cugina! Cosa da pazzi! Adesso vado ho un lavoro urgente da sbrigare!

Carla andò a cercare il nipote, dopo vari giri raggiunse la vecchia stalla in disuso, aprì la porta ed in fondo, seduto sopra una balla di fieno, scorge suo nipote, con le spalle reclinate e la testa nella mani.
Lo sente singhiozzare. Vederlo in quelle condizioni gli si spezzò il cuore. Si avvicinò lentamente, i suoi passi erano attutiti dalla paglia sparsa in ogni dove.

“Roberto! Tesoro! Non piangere!
“Cristo! Mi ha scoperto! Lo sai! Ora lui mi odia!
“Non ti odia! Gli ho parlato! Ha riconosciuto di aver esagerato con quel gesto estremo e ti chiede scusa!
“Non potrò più guardarlo in faccia dopo quello che mi ha detto!
“E invece non dovresti dargli peso! Se la cosa ti può consolare, sappi che il nostro eroe, quando aveva la tua età! Si è scopata sua cugina Elena!
“cosa aaaaaa?
“Hai capito benissimo!
“Lui ed Elena! E poi fa la morale a me!
“ahahahah, divertente vero?

Carla si era seduta sulla parte opposta della balla. Il suo corpo sfiorava quello di Roberto. Erano l’uno di fronte all'altro ed entrambi percepivano il calore emanato dalla loro carne.
Roberto fissava le tette di sua zia e respirava con affanno. Carla aveva colto quell'interessamento morboso ed aveva anche notato che il caro nipotino si stava eccitando. Del resto era palese che succedesse. Erano circa due mesi che Roberto, tutte le mattine, aveva preso l’abitudine di spiarla dalla finestra del bagno. Lei se ne era accorta subito perché lo aveva notato riflesso nello specchio.
La prima volta rimase scioccata, poi scoprì che lo sguardo di suo nipote, incantato a fissa il suo corpo nudo, le piaceva, facendole provare sensazioni inaudite. Così un po alla volta iniziò a giocare con lui. Ogni movimento era studiato nei particolare. Man mano che si esibiva in evoluzioni sensuali, notava nei suoi occhi il desiderio crescere in modo esponenziale. Quando il ragazzo lasciava la finestra lei correva in camera a masturbarsi, immaginando che fossero le mani di Roberto a penetrare le fenditure della figa.

Carla, iniziò ad accarezzare le spalle di Roberto, con dolcezza, facendole scivolare lentamente lungo la schiena. Roberto iniziò a turbarsi per la vicinanza di sua Zia. Da due mesi la spiava dalla finestra del bagno. Aveva iniziato per caso, mentre stava sistemando il battente fatiscente.
Appena la vide, la prima volta, si vergognò per averla osservata, poi, non riuscì più a farne a meno di ammirarla, perché era ancora attraente, e lui rimase affascinato di fronte quella bellezza matura.
Conosceva ogni parte del suo corpo, che aveva desiderato possedere con tutta l’anima. Ora era con lui, da soli, in intimità, la sentiva aperta, disponibile, così, non riuscendo a controllare una forte pulsazione interiore, possente per un giovane della sua età, seguì un cieco istinto, allungando una mano che si infilò sotto la gonna, in mezzo alle cosce.
Quel primo contatto non provocò alcuna reazione contraria della zia. Quindi, incoraggiato dall'inerzia di Carla, fissandola intensamente negli occhi, incalzò la mano nelle cosce, facendola scorrere lentamente all'interno, fino a lambire la protuberanze delle mutandine.

Non appena Roberto toccò lo scoscio bollente, Carla si sentii rabbrividire la pelle, ed una vampata di calore l’assalì, trasmettendole una forte scossa che la percosse fino ai capezzoli, che si indurirono dall'eccitazione.
Il viso di Roberto e quello di Carla erano l’uno di fronte all'altro. Le labbra della bocca lentamente si avvicinarono e quando si sfiorarono si aprirono fondendosi in un bacio, lungo ed appassionato.

Agivano in silenzio, perché avevano paura di sentire la loro voce.
Le mani di Roberto si agitavano sul corpo di Carla, spaziando in ogni dove. Lentamente, il nipote le aveva sbottonato la veste ed il seno si manifestò borioso sotto i suoi occhi.
Appena Roberto vide le mammella di Carla la sua bocca si schiuse sui capezzoli turgidi, e come un poppante iniziò a succhiare quei due meloni morbi e caldi.

Mentre si liberavano dei vestiti, i corpi di Roberto e Carla cominciarono a sfiorarsi, le grosse tette, coi capezzoli turgidi, impattavano contro il petto del nipote, mentre il cazzo duro e palpitante di lui si incuneava perfettamente nello scoscio di lei.

Si baciavano con ansia, si abbracciavano con frenesia, le loro mani si muovevano veloci lungo la schiena e sui glutei.

Carla si sentiva al settimo cielo. Il giovane corpo robusto di Roberto, perfettamente scolpito dal duro lavoro della fattoria, lo sentiva caldo e palpitante nelle sue braccia, e lo accoglievano come un bambino.
Percepiva la sua timidezza, l’ingenuità così pura che la faceva impazzire dal desiderio, a causa anche del suo cazzo che spingeva in modo selvaggio contro il pube, alla ricerca della fonte della felicità. Ma prima di accontentare quella potenza cieca della natura, lo volle avere nella sua bocca.

Roberto era turbato dal contatto ravvicinato con il corpo nudo di sua zia Carla. Lo sentiva caldo e sensuale, non era la stessa cosa che aveva provato con le ragazzine del paese. Si sentiva inadeguato di fronte a sua zia, perché quello che stringeva tra le braccia era il corpo di una donna esperta, dalla bellezza conturbante e matura. Per cui aveva il timore di non essere all'altezza della situazione.

Carla, si inginocchiò di fronte al nipote, baciandolo dolcemente, fino a quando la sua bocca urtò contro la cappella. Afferrò il cazzo, lo segò delicatamente, mentre fissava lo sguardo sconvolte del nipote, poi le labbra si chiusero lentamente attorno al glande.
Roberto, nell'istante in cui la bocca di Carla accolse il suo cazzo, ebbe un sussulto, un attimo di smarrimento, che agirono sulle ginocchia quasi in procinto di cedere sotto il peso di quella enorme emozione, che lo faceva sentire in paradiso.

“oooooooooo zia aaaaaaaaaaaa mmmm è bellissimo oooooooo


Carla cominciò ad incalzare con la bocca, facendo scivolare le labbra lungo l’asta, mentre le mani soppesano delicatamente i testicoli del nipote. Roberto sembrava imbalsamato di fronte a tanta aggressività. Sua zia lo stava spompinando con una foga incredibile, mai così prima di allora.

Ad un tratto Carla si interrompe, afferra la mano del nipote e lo attira a se, quindi lo bacia mentre gli impasta i glutei sodi e duri.

“Vieni….

Così dicendo, Carla afferra la veste e la stende sulla balla di fieno, quindi si sdraia a sua volta sopra, tenendo le gambe oscenamente spalancate.

Roberto osserva sua zia mentre si adagia sul fieno, i loro occhi continuavano a fissarsi con una intensità inaudita. Poi, deciso, si inginocchia tra le sue cosce aperte ed inizia a palpare quella figa pelosa.
E’ caldissima, le labbra esterne sono abbondanti e quelle interne sporgono come la cresta di un gallo. Individua il clitoride e con il pollice lo incalza facendolo sciogliere come il burro. Poi, stordito dal profumo, affonda la bocca nelle fenditure della figa, raspando e leccando con gusto, come si fa con i dolci più saporiti.

“Si iiiiiiiiiiiiii così sssssssssss si iiiiii mi piace eeeeeeee!

Mentre Roberto leccava la figa di sua zia, le mani di Carla, infilate nella capigliatura del nipote, accompagnavano ogni attimo di quelle evoluzioni linguistiche.

“Vieni sopra di me! Scopami iiiiiiii ora aaaaaaaaaaa!

Il fisico possente di Roberto si allungò sopra quello della zia, che se ne stava a cosce aperte sotto di lui , offrendogli una visuale panoramica paradisiaca del suo corpo robusto.
Roberto afferra il cazzo e lo spinge in mezzo a quella nicchia pelosa, primi inizia a raspare il glande tra le fenditure interne della figa poi, quando la cappella sprofonda nella vulva vaginale, si lascia andare con il suo peso massiccio e la penetra in profondità fino alla base dei coglioni, che urtano violentemente contro il perineo.

“Dio oooooooooooooo mmmmmm ora fammi vedere le stelle del firmamento oooooo!
“Con.. Gran… grande eeeeeee piacere eeeeeeee zia aaaaaaaaaaaa!
“Da iiiiiiii montone eeeeeeeeeee fammi iiiiiiiiiiii godere eeeeeeeeeeeeeeeeeee
“Ooooo zia aaaaaaaaaa sei caldissima aaaaaaaaaaaa la tua figa è un forno ooo aaa
“Non perderti in chiacchiere eeeeeeeeee e muovi quel culo ooooooooooooooo
“Si iiiiiiiiiiiiii to to……
“e pensare che Tobia è convinto che spiavi iiiiiiiii cristina aaaaaaaa hahahah
“Non mi sarebbe eeeeeeee dispiaciuto ooooooooo dargli un occhiata aaaaaaaaaataa
“Ti piace eeeeeeeeee tua cugina aaaaaaaaaaaaa?
“Cazzo ooooooooooo se mi piace eeeeeeeeeee!
“Ora concentrati iiiiiiii sulla aaaaaaaaaa madre eeeeeeeeeeeeeeeee hahaahhhh
“Oooo zia aaaaaaaaaaaa sei una maiala aaaaaaa straordinaria aaaaaaaaaaaaaaa to to to
“Si iiiiiiiiiiiii insultami iii e fottimi ii più forte e eeeeeeee mmmm godo oooooooooooo

Carla stava godendo come una scrofa. Il nipote gli stava facendo provare le stesse emozioni che aveva vissuto in gioventù con suo marito e con altri contadini del paese, da cui si era fatto sbattere all'insaputa di Tobia, quando si recava al mercato a fare acquisti.
Il nipote le stava dando quello che aveva immaginato dal primo istante che lo aveva scorto sulla finestra, da allora aveva perso la tranquillità. Quel ragazzone, le era piaciuto subito, e avrebbe fatto di tutto per portarselo a letto. Come si dice: la fortuna aiuta gli audaci.

Zia e nipote si stavano cimentando in una grandiosa scopata. Se fosse stato possibile misurare la loro libidine il termometro sarebbe schizzato altre i cinquanta gradi. Quei due erano dei veri e propri satanassi.
Man mano che l’effusione si evolveva in una vera osmosi dei sensi, Roberto acquistava sicurezza di se, fino a condurre le lui danze ed a scopare con grande spavalderia.
In fondo aveva capito che tra lei e le troie che si scopava in paese non c’era molta differenza. L’atteggiamento mentale era uguale. Quindi prese in mano la situazione e si tolse tutte le soddisfazioni che aveva fantasticato dietro quella finestra del bagno.
Se la chiavò in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, prendendosi il gusto di sbatterglielo anche nel culo, peraltro abbondantemente slabbrato dal cazzo dello zio Tobia e di chissà di quanti altri.

Quello che Roberto ignorava in quel momento era che la cugina Cristina, spettatrice non pagante, nascosta in un angolo buio della stalla, si stava godendo la scena senza perdersi nulla di quella diabolica scopata.

La rabbia iniziale finì per essere assorbita dalle sensazioni strane che lentamente levitano dalla sua anima. Cristina non riusciva ad odiare quegli amanti diabolici, perché i sentimenti che stava provando erano di tutt'altro astiosi. Era eccitata a vedere quello che stava accadendo dentro la stalla. Quando poteva impedirlo, si è trattenuta dall'intervenire, lasciando che gli eventi si evolvessero verso quell'epilogo incestuoso.

Quel giorno era la terza volta che si eccitava guardando un coito. La prima volta era successo nella stalla nuova, durante l’accoppiamento del Toro con la vacca. Non fu tanto il gesto naturale a suscitare la sua fantasia erotica, quanto il fatto che il maschio non era un toro qualunque ma il padre della vacca.
Una altro particolare che l’aveva colpita fu lo sguardo del padre, colto nell'istante in cui gli stava fissando le tette. Non era un sguardo disinteressato, ma quello di un uomo eccitato dal desiderio. Lei si era sentita in imbarazzo ma anche strana, perché quella occhiata le avevano fatto venire una vampata di calore che dal basso ventre si era estesa al corpo facendola bagnare.

Fu uno sciok scoprire che il padre non era indifferente alle sue grazie.
Quando gli rivolse la parole, lo vide turbato, quasi imbarazzato dal suo sguardo. Se ne andò via con un scusa qualsiasi. Non so per quale motivo ma spinta dalla curiosità volle capire quello strano atteggiamento. Quindi lo seguì fino a casa, poi si defilò dietro una finestra del retro ed assistette a quello che le sembrò una ripetizione di quanto era accaduto nella stalla. La madre a pecorina mentre il grosso cazzo del padre la penetrava selvaggiamente da tergo, scatenato come un toro in calore. Anche in quella occasione ebbe un moto imprevisto, osservò tutta la scena mentre con una mano si stava palpeggiando la figa. Si era eccitata.

Ora, si trovava nelle stesse condizioni emotive mentre osservava la conclusione di quel rapporto incestuoso tra sua madre e suo cugino, che in quel momento gli menava il cazzo sopra la bocca aperta, in attesa della sborra.
Proprio in quell'istante la sua attenzione cadde su un ombra, era sulla balaustra, e lo vide. Non avrebbe mai potuto immaginarlo lì, ma scorse proprio suo padre mentre stava osservando la stessa scena.

Rimase basita, ma la cosa che non si aspettava era che in quel momento il padre spostò lo sguardo nella sua direzione e la vide.

Turbata, impacciata, disperata corse via. Andò a rifugiarsi di corsa in casa.

Iniziò a riflettere su quanto era successo. Era  sconvolta, turbata ma eccitata da tutta quella situazione, la sua mente iniziò a riflettere come una centrifuga. Poi, guardò dalla finestra e vide che il padre stava venendo verso casa. Sorrise perché ora sapeva cosa fare.

Andò in camere dei genitori, aprì l’armadio e si impossessò di un vestito della madre, era uguale a quello che indossava quando il padre la stava scopando nella stanzetta.
Si spogliò e lo indossò, poi scese le scale ed entrò nella saletta. Afferrò il ferro da stiro e cominciò a stirare, sapendo già cosa sarebbe successo in seguito.

Sentì la porta della stanzette che si apriva e si chiudeva. Il padre si fermò ad un passo dai lei, con lo sguardo fermo sul suo corpo, stretto nel vestito a fiori. Lei in quell'istante percepiva chiaramente il suo respiro affannoso, era il gemito di un toro eccitato.

Torniamo indietro di mezzora.

Tobia dopo la sfuriata con la moglie, si era rifugiato nella stalla, a meditare o forse per avere un momento di pace.
Dopo alcuni minuti vide il nipote che entrava ed affranto andava a sedersi su una balla di fieno. Il primo istinto fu quello di raggiungerlo e parlargli ma un rumore secco lo fermò nell’istante in cui si stava decidendo di scendere.
Era la moglie Carla che entrava nella stalla e con passo felpato si avvicinava al nipote. Decise, allora, di starsene tranquillamente li, a spiare Carla mentre consolava quel cretino del nipote.
Man mano che la scena si evolveva sotto i suoi occhi attenti, cominciò sorprendersi delle intenzioni di Carla, che non sembravano chiare, soprattutto non sembravano dirette a lenire la rabbia di Roberto. Anzi un po alla volta notò che sua moglie, aveva accentuato la scollatura, sedendo con le cosce completamente scoperte e spalancate, stava provocando oscenamente suo nipote, in modo quasi spudorato.
Roberto, inizialmente si dimostrò timido, fino a quando non colse l’atteggiamento lascivo di sua zia.
A quel punto, Tobia, osservò sconcertato le varie fasi di quel approccio incestuoso, fino al tragico epilogo, con la scopata forsennata e lo sborra che il nipote eiaculò nella bocca di sua moglie.

Non fu in grado ne di intervenire ne di interrompere quel rapporto inaudito. Si era sentito impotente, ma anche straordinariamente coinvolto emotivamente. Tuttavia si stava disperando dalla rabbia, quando un riflesso attirò la sua attenzione.
Focalizzò quel punto e con sconcerto scorse Cristina, anche lei stava assistendo a quella inconsueta scopata tra il cugino e sua madre.
Mentre la stava osservando, a sua volta venne notato da Cristina, che iniziò a fissarlo sconcertata. L’imbarazzo lo colse all’improvviso, ma non fece in tempo a fuggire perché vide sua figlia scappare di corsa, sembrava sconvolta.

Tobia iniziò ad imprecare, a darsi dell’idiota per non aver capito che razza di serpe si era portato a casa, ma la sua più grande delusione fu scoprire un lato oscuro della personalità di sua moglie che fino ad allora aveva ignorato: quella della zoccola.
Soprattutto l’arroganza dei costumi e la facilità con cui si era proposta e concessa a suo nipote, senza alcun scrupolo, come una qualsiasi troia di strada.
Non sapeva che fare, così iniziò a vagare per la fattoria come uno zombi. I lavoratori stagionali che incontrava lungo il cammino lo salutavano e lui non rispondeva poiché era talmente assorto in quei drammatici eventi.
Cristina sapeva e questo lo faceva soffrire molto, pensava al trauma che stava patendo dopo aver visto scopare sua madre con suo cugino.
Conosceva sua figlia, era una ragazza impulsiva ed imprevedibile. Doveva raggiungerla e parlargli, almeno prima che decidesse di fare qualche cazzata.

Trafelato entrò in casa, salì le scali e si diresse nella sua stanza. Era vuota, notò i jeans e la maglietta sparsi sul pavimento, come se fossero stati gettati via in un gesto di rabbia.
Forse era in bagno a farsi una doccia, pensò. Bussò, ma non ottenne nessuna risposta, allora abbassò la maniglie ed entrò, anche quel locale era vuoto.

Una volta scese le scale un lieve rumore attirò la sua attenzione, veniva dalla stanzetta in fondo al corridoio. Si avvicinò abbassò la maniglia ed entrò.
Cristina era lì. Appena entrato notò qualcosa di insolito. Cristina indossava un vestito di sua madre, precisamente uguale a quello a fiori portava quando l'aveva scopata a pecorina.
Il suo atteggiamento cambiò radicalmente. Un lampo le attraversò la memoria. Cristina si era messo quel vestito per un ragione ben precisa.
Tobia, inizio a respirare con affanno, la sua mente si stava arrovellando alla ricerca di un motivo che giustificasse quel comportamento strano.

Tobia iniziò a fissare il corpo di Cristina. Quel vestito lo esaltava in modo meraviglioso.
Perché Cristina aveva indossato quel vestito? Era come se gli volesse trasmettere un messaggio! quale?.

Gli balenò un idea sconcertante, ma il messaggio era palese! Cristina si stava proponendo nel ruolo di sua madre.

Quel pensiero lo scombussolo perché era profondamente eccitante

Ad un tratto la tensione fu rotta dalla voce di Cristina:

“Allora? Ti sei eccitato a guardare quel torello di tuo nipote mentre montava quella vacca di tua moglie?

Il copione lo conosceva a memoria, ora sapeva cosa dovevo fare.

“Si! Ed adesso ho un gran voglio di infilartelo nella figa! Che ne dici?
“Accomodati!

Sembrava di assistere ad una scena già vista.

Si avvicinò da tergo, ed allungando le mani sui larghi i fianchi, poi le fece scivolare lentamente giù fino a toccare la pelle vellutata e tonica delle sue giovane cosce.

Nel momento in cui posò le mani sui fianchi avvertì un fremito nel suo corpo, simile ad un brivido di freddo.

Prima le accarezzò le cosce e poi infilò le mani sotto il vestito di fiori e lentamente si spostò sulla figa massaggiandola con frenesia. Nello stesso istante le aveva appoggiato il cazzo duro nella nicchia, in mezzo ai glutei.

Quel contatto improvviso fece sussultare Cristina.
Tobia percepiva dei lievi singulti, che fuoriuscivano ovattati dalla sua gola. Un mormorio appena percepibile.

Incalzando sul quel corpo imponente, Tobia un po alla volta si avvicinò al pezzo forte di Cristina, quando si ritrovò le mani chiuse su quelle maestose montagne, si diede da fare per sbottonare i lembi superiori del vestito fino liberare quelle magnificenze dalla prigionia della stoffa.
Non portava reggiseno per cui gli fu facile afferrarle e impastarle come se fosse pasta fresca. Erano talmente grosse che le sue mani grezze non riuscivano a contenerle tutte. I capezzoli era già duri e sodi.

Mentre impastava quei monumenti alla bellezza, si sentiva in paradiso. La pelle era morbida al tatto, sembrava di affondare in un cuscino di gommapiuma, calde ed abbondanti.

Proseguendo in quel girone infernale dei sensi, iniziò a, spingere il suo grosso cazzo duro contro le natiche di Cristina, lei per favorirlo, le andava contro muovendosi sinuosamente.

Tobia era completamente in preda alla più estrema bramosia. Desiderava possedere il corpo di sua figlia, così lentamente gli alzò il vestito a fiori esponendo al suo appettito libidinoso le straordinarie chiappe.
Appena le vide gli venne un attacco di bramosia, ormai senza controllo. Doveva affondare la bocca in mezzo a quei boriosi glutei. Con gesti nervosi le abbassò il perizoma, fino alle caviglie, quando alzò lo sguardo rimase fulminato, davanti a lui si manifesto il magnifico scoscio, nudo, senza veli. Credeva di sognare, mentre scorgeva, incastonata divinamente tra le natiche, la sua superba figa, un nicchia sublime, con labbra scure e rotonde, divise a metà da una linea irregolare, tra cui si intravedevano le piccole labbra. Era una scena da infarto.

Separò quella voragine naturale, esponendo la carne viva, poi si tuffò con la bocca in mezzo a quel tabernacolo di piacere, leccando avido e con forza tutto, dal buco del culo fino al grosso clitoride. Gli umori, secreti in abbondanza, gli aveva impregnato tutta la faccia ed il forte aroma gli aveva suscitato un leggere senso di ebbrezza.

Doveva scoparla subito, il suo corpo, i suoi pensieri tutto era incline a quel desiderio incontrollabile che fremeva per essere soddisfatto.

Tobia impugnò il cazzo e spinse la grossa cappella in mezzo alla vulva vaginale, strusciandola fino a quando non affondò dentro la carne viva. Una volta trovata la strada, con un colpo di reni, fece sprofondare il resto del cazzo dentro quella caverna infernale ed incandescente.

Il grido di Cristina si librò nell’aria come uno sfogo liberatorio.

“Dai iiiiiiiiiiiii gran toro oooooooooo scopati iiiiii la giovane vacca aaaaaaaaaaaaaaa
“Si iiiiiiii sei la mia vacca aaaaaaaaaaaa preferita aaaaaaaaaaaa mmm tooo tooooo
“ooooooo si fammi vedere eeeee le stelle eeeeeee del firmamento ooooo
“To To oooooooo ora voli iiiiii nel cielo…. Nel blu uuu dipinto oooooo di blu uuuuu


Cristina si era messa a pecorina, appoggiando le grosse mammelle sull’asta della tavola da stiro, mentre suo padre, attaccato ai suoi fianchi, la penetrava con una veemenza da farle vibrare come una corda di violino ogni singola cellula del corpo.
Cristina potè constatare dal vivo quello che aveva sempre immaginato, la potenza del suo fisico massiccio, da farla sembrava un fuscello nelle sue mani. Il suo impeto era pari ad un uragano al massimo grado di distruzione.
Infatti, il cazzo scivolava nella figa di Cristina ad una velocità incredibile, mentre i grossi coglioni sbattevano violentemente contro il monte di venere.

“Oo oooooo papà àààààààààààà godo ooooooo sei un Dio ooooooooo

Finalmente Cristina aveva trovato il suo maschio dominante.


Come dice la canzone: Nella vecchia fattoria … c’è lo zio Tobia ia ia ia ia ooooooooooo!

Così va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )

mercoledì 15 febbraio 2012

La nuora russa


Correva l’anno 1987, i paesi dell’est erano in fermento, si intuiva che in quelle nazioni stavano accadendo fatti di straordinaria importanza.
Mio figlio Carlo, 18 anni, diplomando in Ragioneria, durante una gita scolastica a Roma incontrò una bellissima ragazza dell’Unione Sovietica, di nome Anastasiya, che era venuta in Italia al seguito della squadra olimpica di ginnaste.
Alcuni giorni dopo la ragazza fugge dalla comitiva sportiva ed in treno raggiunge la nostra città.

Il giorno in cui si presentò a casa nostra sembrava un uccellino caduto dal nido. Era spaventata per quello che aveva fatto e per le conseguenze prevedibili del suo gesto.
La cosa che mi colpì in quel momento fu la straordinaria bellezza del suo volto. Mio figlio mi aveva parlato di lei, l’aveva descritta con perizia, ma vederla dal vivo era tutto un'altra cosa.
Una sventola di ragazza, alta e bionda, con un fisico vigoroso e longilineo, modellato da anni di pratica sportiva.
Venne accolta subito come una figlia. E come tale venne trattata. In pochi mesi ci siamo affezionati a lei come se fosse stata sempre una componente della famiglia. Le autorità Sovietiche fecero pressione sul governo Italiano affinché la ragazza facesse rientro in patria. .

Ma fu tutto inutile perché Anastasiya chiese l’asilo politico e sei mesi dopo convolò a nozze con Carlo.
Dalla loro unione, nel settembre del 1998, nacque Iya.

I ragazzi, nei primi due anni di matrimonio, per problemi economici rimasero in famiglia.
Io e mia moglie ci siamo occupati della bambina, mentre loro si davano da fare per trovare un lavoro. Ebbero fortuna perché Carlo venne assunto come contabile presso una ditta di trasporti e Anastasiya come commessa in un centro commerciale.

Durante la permanenza in casa la ragazza non perdeva occasione per dimostrare l’affetto e la sua riconoscenza per quanto avevamo fatto per lei.
Aiutava nelle faccende domestiche e spesso veniva nella mia piccola officina meccanica a fare le pulizie dei locali.
In quelle occasioni, al termine del lavoro, tiravo fuori la moka e preparavo un caffè molto forte. Così tra battute divertenti e risate anche esagerate ci gustavamo la bevanda fumante ed aromatica.

Sin dal principio Anastasiya si era affezionata moltissimo a me.
Alcune volte si sedeva sulle mie ginocchia e mi coccolava affettuosamente come un padre, facendomi sentire il calore del suo spirito ma soprattutto quello del suo fisico imponente.

Tutte le volte che veniva nell‘officina, appena finito le solite pulizia in garage, ci rifugiavamo nel piccolo ufficio a prendere il caffè. Anche in quelle circostanze, succedeva che Anastasiya, in crisi di affetto, si sedeva sulle ginocchia facendosi coccolare.

Mia nuora era una tipica bellezza dell’est, alta, bionda ed occhi azzurri, con un petto sporgente, caratterizzato da due grosse tette. Non passava inosservata.

Dopo la gravidanza l’aspetto adolescenziale cedette il passo a quello di una donna matura ed affascinante. La bellezza acerba divenne più raffinata, sensuale e provocante.

Con il passare del tempo le sue premure cominciarono a turbarmi; perchè un po’ alla volta acquisirono i connotati di un vero e proprio attaccamento morboso.

La sera, quando guardavamo la TV, lei si sedeva regolarmente al mio fianco appoggiandosi a me e baciandomi con accanimento la guancia per qualsiasi motivo.
Quello strano modo di comportarsi non suscitava alcun sospetto in Carlo e mia Moglie, passando per un normale rapporto filiale; tuttavia quello slancio di tenerezza cominciò a suscitare pensieri perversi ed iniziai così a considerarla più come una donna che figlia.

Tutte le volte che mi trovavo in sua presenza mi trasmetteva una forza erotica incredibile, tale da destarmi una bramosia imbarazzante, che produceva come effetto immediato una erezione del cazzo, oltre misura.

All’epoca avevo 43 anni, mi trovavo in piena crisi esistenziale, quella fase in cui cominci a perdere di vista la gioventù e sembra che ti manchi il terreno sotto i piedi.
In me c’era una gran voglio di cambiare vita, di fare qualcosa di straordinario e di trasgressivo. Una dare una botte alla vita insomma.
Il vigore fisico era giunto alla sua massima espressione possibile, quindi cominciai a sentire la mancanza di emozioni speciali, simili a quelle che avevo vissuta da ragazzo.
Mi sentivo depresso e demoralizzato perché davanti a me scorgevo solamente il viale del tramonto, che mi avvisava dell’imminente cupa vecchiaia.
In cuor mio desideravo ancora vivere un avventura straordinaria, magari con una danna più giovane.

La comparsa di Anastasiya aumentò quel senso di crisi. Il suo modo sensuale di porsi, l’entusiasmo giovanile e l’amore naturale che generosamente offriva a mio figlio, la rendevano una donna meravigliosa, meritevole di essere apprezzata.
Mi piaceva il suo carattere dolce, il modo come parlava e la delicatezza dei movimenti del suo corpo atletico.
Così, a causa di quel vento caldo dell’est, cominciai a desiderare di cambiare vita, di vivere un avventura con una donna simile a lei e di provare a vivere quelle stesse sensazioni che lei mi suscitava quando si avvicinava a me.

Quel pensiero si insinuò profondamente nella mente, condizionando i rapporti familiari, soprattutto con lei.
Col passare del tempo la sua presenza finì per turbarmi e causarmi dei gravi conflitti interiori, perché scatenava una passione simile al desiderio carnale, che era nettamente in contraddizione con la morale comune, che imponeva il sacro rispetto per la moglie di un figlio.

Tuttavia quei dolorosi dilemmi interiori non mi impedirono di infatuarmi di lei, mescolando il desiderio carnale con la passione, perchè quando lei mi abbracciava sentivo il cuore battere forte come un adolescente alla prima cotta, e l’anima bruciare dall’emozioni.

Inoltre, cominciai a notare che gli atteggiamenti di affetto, da parte sua, spesso, oltrepassavano i normali limiti dei rapporti di parentela.
In alcune circostanze, capitava, di sorprenderla a fissarmi intensamente, poi quanto rispondevo al suo sguardo ostentava un sorriso malizioso, mentre i suoi occhi parlavano in silenzio, come se cercassero di trasmettere i suoi pensieri.

Mi venne il dubbio che fosse lei a provocare tutte quelle emozioni. E non mi ero sbagliato:

La sera del 20 marzo del 1989, Anastasiya, come di consueto, arrivò in officina.
Si presentò con un vestitino viola, leggero e corto, molto aderente, che esaltava in modo sublime le forme sinuose del corpo.
In quel momento ero disteso sotto una macchina intento ad avvitare alcuni bulloni.

Lei si avvicinò per salutarmi, fermandosi davanti alla fiancata dell‘auto.
Alzai la testa verso l’esterno e risposi al suo saluto. Davanti a me non vidi altro che le sue gambe lunghissime ed il suo meraviglioso scoscio, che dal basso si poteva ammirare in tutta la superba e conturbante provocazione.
Da dove mi trovavo potevo chiaramente scorgere le fattezze dei glutei e le mutandine nere che coprivano la figa e si ficcavano nella fenditura del culo. Era una visione da infarto. Si allontanò e dall’armadietto prese la scopa.
Ogni volta che passava accanto all’auto era difficile evitare di ammirare quel panorama idilliaco.
Alcuni minuti dopo, terminate le pulizie dei locali, la sua candida voce straniera mi avvertiva che il caffé era pronto.

“Papà! Vieni il caffé è pronto!

Come sempre, quella voce, dal forte accento straniero, mi faceva sciogliere come il burro. La raggiunsi con i pensieri in subbuglio, che vagavano ancora tra le sue conturbanti cosce.
Mi accolse con un sorriso e con un gesto delicato versò la nera ed aromatica bevanda nelle tazzine.

Mi sedetti e dopo aver gustato il caffè si accomodò, con mio grande imbarazzo, sulle ginocchia. Per fortuna che la rigidità del cazzo nel frattempo si era ridotta.

In quelle condizioni iniziammo a parlare di tante cose. Di Iya e del lavoro. Poi mi confidò che desiderava avere un altro figlio. Il tono della voce però tradiva una velata preoccupazione.

“Sei preoccupata?
“Si, l’idea del figlio è mia, mentre Carlo è contrario!
“Un figlio adesso? Se consideri che Iya è ancora piccolina! Non avrebbe torto!
“Lo so! Ma non voglio che tra lei ed il fratellino ci siano troppi anni di differenza!

Mentre l’ascoltavo, con movimenti meccanici facevo scivolare una mano lungo i fianchi magri. Una volta non mi faceva nessun effetto averla seduta sulle gambe, ma da qualche tempo, era sufficiente osservarla per destare in me un desiderio incontrollabile, che si trasformava subito in una erezione dolorosa. Come era successo poco prima.

In quel frangente, ascoltavo la sua voce ed attraverso il tatto percepivo la tonicità del suo giovane fisico, il calore e le vibrazioni vigorose delle sue membra.

Ad un certo punto la sua voce subì un cambiamento di tono, balbettava, come se fosse impacciata, direi turbata.

Mi destai subito dai pensieri, intuendo subito la causa di quel cambiamento repentino e provai una sensazione di immenso imbarazzo.
Come al solito mi ero lasciato andare in fantasie erotiche che la riguardavano, e non mi ero curato del fatto che lei stesse seduta sulle mie ginocchia. Tali fantasie erotiche vennero somatizzate dal cazzo che, diventando duro e palpitante, iniziò a spingere in modo insolente tra le sue natiche.

Lei deve aver percepito quell’impeto naturale improvviso, ed dal tremore del suo corpo percepivo uno stato di agitazione.

Davanti a quella reazione mi sentì impacciato e divenni rosso dalla vergogna. Non osavo alzare lo sguardo per timore di dovermi giustificare, perché ero costernato per quanto era successo. Tuttavia qualcosa dovevo fare

“Anastasiya! Scusami! Non so cosa mi sia preso!

Mentre le stavo chiedendo scusa, le spinsi leggermente la schiena per aiutarla ad alzarsi.
La mano stranamente urtò contro un muro di resistenza, perché lei non si mosse di un solo centimetro.

Le fissai gli occhi azzurri. Il suo sguardo era lucido e palesemente eccitato. Avvertivo i fremiti del suo corpo, come se fosse stato esposto ad una folata di vento gelido.
Nell’ufficio calò un silenzio innaturale. Il suo petto si muoveva velocemente come se le mancasse l’aria. Cercavo di interpretare quei segnali.

La sua reazione inaudita, comunque, iniziò a turbarmi.
Mentre, il cazzo, duro come la roccia, stimolato dalla pressione del suo morbido culo, continuava a palpitare senza alcun ritegno, premendo spavaldo contro le boriose natiche.

Lei era perfettamente consapevole che quei moti convulsi del nerbo erano il riflesso osceno dei miei pensieri, un desiderio libidinoso che pulsava al ritmo impazzito del cuore e del respiro affannoso.

All’improvviso notai le labbra della sua bocca che si increspavano, come se volesse dire qualcosa.

Rimasi un pò perplesso, poiché non sapevo come interpretare quel gesto, alla fine, in cuor mio, finsi di consideralo come un esplicito consenso al mio ardore.

Così, in pieno subbuglio ormonale, stravolto dal desiderio di quel giovane corpo, con i sensi incendiati e senza controllo, decisi di osare quello che fino ad allora ritenevo una chimera, un sogno impossibile, quindi posai una mano su un ginocchio, poi, in mancanza di reazioni negative, la feci scivolare verso l’interno coscia.

Quel contatto la fece sussultare, mentre le gambe bloccarono la mano, imprigionandola in mezzo alle cosce.
Restai in silenzio, ma da come respirava ed ansimava, si percepiva la forte emozione che stava provando. Quel contatto improvviso le piaceva sottolineato dal tremore del suo corpo e dal movimento convulso del petto, che sentivo ansare come se le mancasse il respiro.
Allora mi feci più spavaldo e cominciai a lisciare le cosce a pieni mani, e sull’onda dell’entusiasmo le afferrai un seno, impastandola come un panetto di pizza.

Qualsiasi dubbio oramai era completamente sciolto: Le sue difese morali erano completamente annullate ed il suo corpo si era reso disponibile per l‘inferno.

Consapevole di quella certezza, continuai a muovere il cazzo spingendolo allegramente tra i morbidi glutei. Ero come impazzito, ora le mie mani impazzite, seguendo l’istinto della bramosia sollecitata dalla mia anima infiammata, tormentavano tutto il suo corpo, irrequieto e agitato, alimentando la gran voglia di scopare quel giglio di bontà.

Il vestito venne sollevato oltre i fianchi, esponendo in piena vista il meraviglioso scoscio, era una visione celestiale, provocante e sensuale.

Lentamente, mentre le stavo palpando le protuberanze vaginali, lei, già sconvolta dal delirio dei sensi, per facilitare il compito della mano, divaricò completamente le gambe; esibendo le mutandine nere che si perdevano allegramente tra le natiche abbondanti.
Ne approfittai subito, e chiudendo il palmo a coppa, continuai ad incalzare con più forza la figa, manipolandola come se fosse argilla fresca. La stoffa era completamente umida, ed i suoi umori stavano già impregnando le dita.

“mmmmmmm!

Il suo sospiro si levò nell’ufficio come un suono liberatorio.

D’istinto avvicinai la bocca alla sua, fino a sfiorare le labbra.
Fu lei ad aprire le labbra, investendomi con il dolce palato. Non appena avverti il calore delle sua morbida bocca fui colto da una scossa di adrenalina e la penetrai profondamente con lingua fino ad intrecciarla alla sua.

Ormai il dado era stata tratto. La mia audacia aumentava sempre di più, come le rapidi di un fiume in piena, e proseguendo in quello impeto libidinoso le infialai la mano dentro le mutandine di cotone, ghermendo la pelle nuda della figa e delle fenditure molli delle labbra interne.

Le dita penetrarono nelle carne viva, scoprendo che era completamente bagnata, infatti gli umori, secreti in abbondanza, impregnarono subito le dita della mano.

Hoooooo! Mmmmmm! Siiiii!

Mentre le muovevo dentro la vagina, i sospiri crescevano di intensità disperdendosi nell’ufficio come un canto di sirena.
Toccare quel giovane giglio era come respirare aria divina, mi sconvolgeva i sensi e mi trasmetteva un’energia straordinaria.
Era giunta l’ora di liberare la figa dalla prigionia di quel indumento scomodo. Così afferrai l’elastico delle mutandine e le tirai via. Lei inarcò il culo e muovendo le anche mi aiutò a sfilarle.
Finalmente era nuda, ora potevo vedere la sua fica boriosa, che fino ad allora avevo solo immaginato e bramato come un dannato dell‘inferno.

Per giove mi sembrava di morire. La pelle era liscia e tonica, le labbra esterne erano voluminose, mentre quelle interne spuntavano appena. Esaltato da quel miracolo della natura, cominciai ad incalzare il clitoride, mentre alcune dite sprofondarono felicemente dentro la carne viva della vagina.

Hooooooo mmmmmm è Belloooooooooo

Il movimento della mano in mezzo alle cosce la stava facendo impazzire, più insistevo e più ansimava frenetica, fino a tal punto che per placare quel turbinio di piaceri calcò la bocca alla mia, baciandomi con una passione incredibile, fino a togliermi il respiro.

I suo occhi azzurri, eccitati, mi fissava con una intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena:

“Voglio vedere il tuo cazzo!

Quella richiesta andava soddisfatta subito. Mi alzai in piedi, lei si inginocchiò davanti a me, in attesa del miracolo.
Dopo alcuni secondi i calzoni si abbatterono attorno alle mie caviglie, seguite a ruota dalle mutande, ed infine mi ritrovai nudo, con un imponente erezione che puntava solenne contro il suo muso.

Appena vide il cazzo i suoi occhi si illuminarono e le labbra carnose lo agguantarono avide, come una morsa.
Nello stesso istante iniziò ad accarezzare il fallo, facendo scivolare dolcemente la pelle tesa sulla mossa spugnosa e dura.
Il tocco delle sue mani mi dava una sensazione da brivido, e tale da farmi increspare la pelle.
La delicatezza con cui manovrava il nerbo mi faceva venire le vertigini, come se stessi viaggiando a velocità folle sulle montagne russe.

Anche lei era presa dall’entusiasmo di quel momento straordinario; infatti la sua bocca si dimostro famelica e la lingua seguiva il profilo della cappella e la lunghezza dell’asta, ingoiando, succhiando e leccando il glande con maestria.

Era molto brava a stimolare il cazzo ed i coglioni, si capiva che il suo impegno era tutto profuso a farmi godere con la sua bocca calda ed accogliente, quindi prese a scivolare avanti ed indietro, mantenendo un ritmo veloce, ingollando la cappella fino in fondo alla gola.

“Hoooo! Mmmm! Accidenti! Sei un diavolo!

Mi venne naturale muovere il bacino. Era incredibile stavo scopando nella sua bocca. Era una sensazione nuova, che stavo sperimentando per la prima volta. La tenevo ferma dai capelli, spingendo velocemente il cazzo dentro quella calda caverna, fino in fondo alla gola. Quel movimento veloce costringeva i coglioni sbattere in modo vigoroso contro il mento. Alcune volte ho dovuto fermarmi per lasciarla respirare e farle sputare i conati di vomito e di saliva

Successivamente la feci sedere sulla scrivania, con le gambe spalancate. Poi mi abbassai in mezzo alle cosce tuffandomi con la bocca tra le fenditure della figa. La fragranza di quella giovane figa mi inebriò le narici, facendomi fremere come un leone.
Eccitato da quello odore forte, iniziai a leccare e succhiare avido le piccole labbra ed il clitoride, gustandomi il profumo eccitante degli umori:

Hooooo ! è bellissimooooooooo! Siii! (in russo)

Mi eccitava sentirla ansimare nella sua lingua di origine. Non capivo cosa stesse dicendo. Ma dal tono delle parole intuivo che le piaceva e che stava godendo immensamente. Aveva gli occhi spalancati e la bocca contratta e l’espressione del volto mi faceva capire che era in pieno estasi dei sensi.

“hooooo! Lo voglio dentroooo Prendimiiiii! (in russo)
“Non capisco! Cosai hai detto?
“Chiavami! ti pregoooo!

Oddio, quella richiesta fatta in quella maniera. Mi face morire.
La stangona slava andava soddisfatta immediatamente.
Mi sembrava di sognare mentre osservavo la sua figa arrossata dall’azione della mia bocca, che luccicava in mezzo alle gambe spalancate. Quella posizione mi face bramare come un vecchio caprone.
Era bellissima e vederla li, trepidante in attesa del mio cazzo, mi dava una sensazione da brivido e sembrava di toccare il cielo con un dito.
Così, in piena euforia mi avvicinai tra le sue cosce aperte, impugnando il cazzo come una mazza. Prima di penetrarla le stuzzicai la figa strusciando il glande tra le pieghe delle labbra.

Hoooo! Daiiii ora! Ti prego chiavami!

Quando il grosso bulbo si insinuò tra le piccole labbra, diedi una spinta possente, e finalmente, come avevo sognato tante volte, mi trovai a varcare la soglia del paradiso, del piacere proibito dell’inferno terreno.
Vedere il cazzo che scompariva dentro la sua calda figa mi dette una gioia immensa.

Le pareti vaginali erano come una fucina bollente che avvolsero il cazzo come una calda coperta termica, l’entusiasmo era alle stelle e le ginocchia quasi stavano per cedere dalla gioia di trovarmi dentro quella nicchia di piacere, che avevo desiderato da tanto tempo, e che mi avevano fatto patire le sofferenze dell’inferno.
Mi sentivo pienamente soddisfatto. Il mio sogno si stava realizzando. Alle soglie dei cinquanta anni stavo rivivendo le stesse emozioni di quando era ragazzino. Anastasiya mi stava regalando l’entusiasmo giovanile, l’ultima botta di vita.

Quei pensieri mi avevano eccitato come un ariete in calore, così iniziai a spingere profondamente dentro di lei, mentre la tenevo le gambe sospesa in aria, con il culo che sporgeva dalla scrivania.
Le gambe di Anastasiya erano appoggiate sulle mie spalle, mentre muovevo il bacino tra le cosce aperte penetrandola profondamente.
Ogni affondo era possente e devastante. I coglioni seguivano quel moto convulso e sbattevano violentemente contro l'osso pelvica..

“Hoooo sei divinooooo mmmmm! (in russo)
“Non capiscoooo cosaaa diciiii mmm ti piace il mio cazzo?
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è magnificooooooo mmmm mi fai impazzireeeee!

Dopo alcuni colpi la girai a pecorina. Dio santissimo che spettacolo da infarto.
In quella posizione offriva uno immagina strabiliante. Non potevo credere ai miei occhi. Una scena del genere, se fossi stato un cardiopatico, mi avrebbe ucciso all’istante.
Il culo era in carne e rotondo come il fondo di una pera, la nicchia della figa sembrava incastonata nello scoscio, la pelle delle natiche era bianca come la neve e liscia come la superficie di una pesca. Affondai gli artigli su quella candida e soffice cute, accarezzandola con una cupidigia tale da farmi sbavare come un cane in calore.
Eccitato da quello spettacolo mozzafiato, senza esitare, le infilai il cazzo nella calda ed accogliente vulva vaginale. Appena avverti il caldo infernale delle pareti vaginali presi a spingere il bacino ed il cazzo iniziò nuovamente a scivolare veloce dentro di lei, in profondità, mentre i coglioni continuavano a sbattere sulla zona pubica.

Il suo corpo massiccio e longilineo, era preda delle mie mani libidinose, lo toccavo da per tutto, impastandole le grosse mammelle come un selvaggio.

Ero preso dalla avidità di quel fisico atletico, ed avrei fatto qualunque cosa per farla godere come nessuna aveva mai fatto prima. Ad un tratto, mentre la stavo chiavando a pecorina, iniziai a prenderla a schiaffi sul culo.

“Siiiii Mi piaceeee groooooggg godooooooooooo! O sto godendolo mmmmm!
Mmm monellaaaaa ! tieeeeeeeee monellaaaaaa mmmm

I rumori secchi delle sberle sul culo cominciarono a risuonare nella stanza, accordandosi divinamente con le urla di piacere di Anastasiya.

Il dolore provocato dagli schiaffi sulle natiche ed il piacere che stava provando dal movimento veloce del cazzo dentro di lei, si combinarono in una miscela erotica esplosiva:


“MMMMMMm vengoooooooooooooooo

Stavolta si era espressa in italiano. Ma quello che disse lo stavo già percependo direttamente dagli spasmi delle pareti vaginali, che si contorcevano attorno al cazzo.
Dopo alcuni minuti, un liquido biancastro cominciò a fuoriuscire dalla figa sconquassata dall’orgasmo. Il mio pelo pubico fu completamente impregnato di quel latte colloso, ed il cazzo sembrava che scivolasse più veloce, immergendosi profondamente in quella crema appiccicosa e spessa.


Appena i conati di sborra si fecero sentire, iniziai a pompare con maggiore furore.
Quello sforzo maggiore e frenetico suscitarono veri e propri ululati di piacere, che rimbalzavano sulle pareti dell’ufficio e nell’officina meccanica, come il rombo di fuochi d’artificio. Era l’apoteosi dei sensi che coronava quella magnifica scopata, come la ciliegina sulla torta.

Infine l’afferrai dai fianchi e, dopo avere dato alcuni colpi possenti e penetranti.

“Dentro vienimi dentroooooo mmmmmm!

Mi sembrò naturale accontentarla. Mi incollai al suo culo pressando il cazzo profondamente dentro di lei, infine svuotai i coglioni. Fiotti di sperma calda si riversarono dentro il suo grembo.

Quel giorno segnò l’inizio della nostra storia d’amore e di passione. Ogni occasione era buona per scopare. Il mattino, il pomeriggio, la notte in cucina mentre tutti dormivano. Era diventata la mia ossessione, non poteva più fare a meno di lei.

Quando restò incinta mi disse che il figlio era mio.

Nel gennaio del 1990 nacque Irina, concepita dal mio seme.

Nel natale del 1991, Carlo ed Anastasiya tramite un agenzia di viaggi, organizzarono una vacanza alle Bermuda. Per l’occasione prenotarono il viaggio presso una compagnia aerea straniera, che praticava prezzi vantaggiosi.

L’aereo su cui viaggiavano purtroppo si inabissò nell’oceano atlantico.

La perdita di Anastasiya ha significato la fine di una splendida storia d’amore e di passione. Quel giorno non persi solo l’amore ma anche la vita. Non riuscivo a più darmi una ragione di quanto era successo. Per alcuni mesi mi chiusi in un doloroso silenzio, rifiutando qualsiasi conforto.
Il tempo è la migliore medicina..
Le figlie mi aiutarono a superare quel dolore. Sono cresciute e Iya somigliava moltissimo alla madre.


Iya ed Irina ci vennero affidate dopo una lunga e stressante battaglia legale. Così, il dolore per la perdita del figlio e della nuora, divenne un motivo per dare amore ai loro figli.
Le bambine si affezionarono a noi come a dei veri genitori.

Iya era identica a sua madre, mentre Irina somigliava tantissimo a me, ma aveva preso il fisico di sua madre. Entrambe avevano un corpo imponente, alto e bello.

Iya, a diciotto anni, prese il diploma di segretaria di azienda. La sua bellezza l’aiutò ad entrare in una grossa società finanziaria, ed iniziò a lavorare come segretaria.
Il figlio del direttore generale, Guido, appena la conobbe restò fulminato dalla sua grazia. Il classico colpo di fulmine che coinvolse anche lei. Così decisero di convivere.
Nel aprile del 2008, nacque Anastasiya.
Un mese dopo morì mia moglie Attilia.
Lo stesso anno Irina finì la scuola superiore e si iscrisse all’università, nel corso di laurea di lettere e filosofia. Così rimasi da solo in casa .

Durante i funerali Iya mi disse che la nascita di Anastasiya aveva inclinato i rapporti con Guido.
Nonostante il momento di dolore ed i problemi che stavano affliggendo Iya, non potei fare a meno di notare la straordinaria somiglianza con sua madre.
Era diventata un donna. La gravidanza aveva raffinato la sua bellezza, rendendola più affascinante. Sembrava sua madre quando aveva la stessa età.
Per l’occasione indossava un vestitino nero, attillato, che ne esaltava le forme boriose del culo e del seno. La sua vicinanza cominciò a turbarmi, perché richiamava alla memoria le grazie di sua madre, ed i momenti belli che avevo trascorso con lei, nei quali avevo goduto senza limiti delle sue grazie.
Quindi, con la complicità di un paio di occhiali scuri, durante la cerimonia, presi ad scrutarla nei minimi particolari. La scollatura metteva in evidenza una pelle candida e liscia, il vestitino corto, quando si sedeva, lasciava scoperto le cosce robuste e bianche come la neve.
Infine, il suo sguardo, gli occhi azzurri, sembravano quelli di Anastasiya.
Accanto a me c’era anche Irina. Lei era una ragazza pratica, prediligeva i jeans ed i vestiti che la coprivano tutta. I capelli castano chiari erano cortissimi, ed il viso ovale era evidenziato in modo netto. Era una bellezza diversa da sua sorella, per certi aspetti somigliava tantissimo a mia madre.
Era più bassa di Iya, ma ben proporzionata.
Dopo la cerimonia mi ritrovai da solo con le nipotine.

Iya: “Nonno! Sono disperata per te! Quando Irina andrà via resterai da solo!
“Da solo? Scherzi? Ho voi e la cara nipotina Anastasiya!
Iya: “Intendevo dire solo in questa casa!
“Mi adatterò!
Irina: “Hoo Nonno! Mi manca la nonna!

Piangendo corse nella mia braccia e mi strinse a lei con una forza incredibile. Nell’occasione si unì anche Iya, e tutte e tre restammo abbracciati.
In quel momento potei constare personalmente la tonicità del corpo di Iya.
Mentre le tenevo strette a me facevo scivolare le mani lungo i loro fianchi. Ad un certo punto mi accorsi che il contatto con Iya mi aveva eccitato ed il cazzo cominciò diventare duro e palpitante.
Quella reazione imprevedibile mi fece sentire meschino. Ma era più forte di me. Per certi aspetti avevo già superato le barriere morale che condannava in modo assoluto l’incesto. Nonostante tutto mi era piaciuto e devo dire, mia malgrado, che ero predisposto per natura ad infrangere nuovamente quel tabù. Tuttavia, per evitare una situazione imbarazzante mi divincolai subito da loro.

“Grazie! Bambine mie! Il Vostro amore mi darà conforto! E mi aiuterà a sopportare anche questo dolore!

Irina andò via a settembre.

Iya, per non farmi sentire solo, veniva spesso a trovarmi qualche fine settimana. Alcune volta, lei e Guido, si fermavano a cena, e anche a dormire.
Iya era molto affezionata a me. Fin da bambina aveva preso la stessa abitudine di sua madre, di sedersi sulle mie ginocchia per coccolarmi con molto affetto. Si comportava come una gattina che faceva le fuse.

Un sabato sera, mentre ero seduto in poltrona, Iya si avvicinò con uno sguardo dolce:

“Nonno!
“Si tesoro!
“Anastasiya si è addormentata!
“Bene! Ora vado in cucina e preparo un buon caffè!

Guido:
“No! Nonno non ti scomodare, ci penso io!

Iya mi prese una mano.

“Nonno! Posso sedermi sulle tue ginocchia? Ho voglia di coccolarti!
“Certamente tesoro! Sei sempre la mia bambina!

Anche quel giorno indossava un vestitino scuro, attillato e corto.

Appena si sedette, non badò molto al fatto che il vestito si era spostato verso l’alto, scoprendole le cosce e soprattutto lo scoscio.

Si appoggiò a me, baciandomi la guancia. Poi cinse il collo con un braccio ed appoggiò il viso al mio.

“Ho nonno! Soffro al pensiero che vivi da solo in questa casa!
“Niente affatto, non sono solo, ho i bellissimi ricordi di te ed di Irina che mi tengono compagnia!
“Ti ricordi della mamma?

E come posso averla dimenticata. La donna che ancora amavo più della mia vita. E lei, seduta sulle ginocchia, la rievocava in tutto la sua conturbante bellezza.

“L’amavi molto la mamma?

Amore? Perché mi stava parlando di amore?

“Certamente! L’avevamo accolta in casa come un figlia e per noi era tale!
“So che anche lei ti amava! Me lo ha detto la nonna!
“Tua madre era un pulcino caduto dal nido! Aveva bisogno di tanto affetto! Proprio quello che gli abbiamo dato io, tuo padre e tua nonna.
“Papà e mamma, dio, mi sembra di non averli mai conosciuti!
“Tu li hai conosciuti! ora sei qui grazie a loro e ti hanno amata tantissimo!
“Lo so nonno! Per fortuna che ci sei tu a ricordameli! Ti voglio bene!

Dopo quella frase si strinse a me, con una foga incredibile, facendomi percepire la tonicità della sue meravigliose tette.
Mentre parlava non mi era sfuggito il fatto che avesse lo scoscio scoperto. Quando abbassavo lo sguardo, gli occhi si posavano sul quel triangolino d’oro, ad ammirare le mutandine nere che si perdeva tra le cosce bianche come la neve.

Iya, era bella e provocante. Averla sulle ginocchia mi causava le stesse emozioni che avevo provato per sua madre, anche quelle più scabrose. Quindi la cupidigia ritorno nuovamente a far capolino tra i miei pensieri per cui, mentre osservavo le sue grazie, il cazzo cominciò ad ingrossarsi. Tra qualche minuto avrebbe iniziato a spingere contro i suoi glutei. Per cui stavo sudando freddo.

La voce di Guido irruppe come un ancora di salvezza, traendomi fuori da quella imbarazzante situazione.

“Venite è pronto! Ei voi due, invece di stare li a pomiciare! Alzatevi poltroni!
Iya sorrise a quella battuta e rispose:

“Mi piace farmi pomiciare dal nonno! È un uomo affascinante! Ed io lo amo tantissimo! La nonna mi raccontava che anche alla mamma piaceva giocare sulle ginocchia del nonno!

“Quindi è un vizio di famiglia!
“Direi di si! ahahahahah

Iya nascondeva qualcosa, o per lo meno, dava l’impressione che sapesse qualcosa che riguardava la madre e me. Il dubbio cominciò a scavare nella mia mente come una fissazione.

Una sera di gennaio del 2010, che pioveva a dirotto e faceva molto freddo, mentre ero nel letto intento a leggere un libro, il silenzio venne rotto dal trillo del campanello d’ingresso, che suonava con insistenza.

Indossai subito l’accappatoio e corsi giù dalle scale. Appena aprì la porta trovai Iya, era avvolta in un cappotto bagnato, e stringeva tra le braccia un fagottino: Anastasiya
Ai suoi piedi notai una valigia.

“Iya! E‘ mezzanotte! Che ci fai qui con la bambina?

Scoppio a piangere, si strinse la bambina al petto e corse in casa. Afferrai la valigia e la raggiunsi in salotto. Stava in piedi con lo sguardo spaventato e perso nel vuoto, mentre cullava la piccola Anastasiya.

“Dorme?
“Si!
“Dammela! La porto in camera !

Me la porse, la portai nella vecchia camere della ragazze, mettendola sul letto di Irina, tra due cuscini, poi la coprì con un coperta di lana. I riccioli biondi le avvolgevano il volto, sembrava un angelo. Per fortuna stava bene e dormiva pacificamente.

Ritornai in salotto. Iya era ancora sotto shock.

“Vieni! Abbracciami!

Mi corse incontro con le braccia aperte, appena la cinsi scoppiò in un pianto liberatorio.
“Adesso calmati e dimmi cosa è successo! Prima però togliti il cappotto, è completamente bagnato! Poi vai in bagno ad asciugarti i capelli! Va bene?
“Si Nonno!
“Però, adesso smetti di piangere!
“Si!

Con mani tremolanti iniziò a sbottonarsi il cappotto, l’aprì e fremetti appena intravidi gli indumenti che indossava. Poi con un gesto repentino si scrollo il paltò di dosso gettandolo su una poltrona.

Infine, quando la vidi senza il pastrano mi prese un infarto. Iya indossava solamente una sottana di seta nera, trasparente. Il suo corpo si delineava nitidamente in ogni particolare ed in tutta la sua conturbante giovane bellezza.
Non portava il reggiseno per cui potevo vedere perfettamente la forma del seno ed i capezzoli che spingeva contro la leggera stoffa.
Le mutandine erano talmente succinte che si notavano appena, ridotte quasi ad un triangolino nero che le copriva solamente la figa. Le scarpe rosse con il tacco a spillo, le dava un aria straordinariamente eccitante. Sembrava una di quelle bellissime ragazze che appaiono nelle pubblicità dei profumi.

Appena si manifestò in quelle condizioni provai una forte emozione che mi bloccò il respiro.
Vederla quasi nuda mi suscitò una libidine talmente esplosiva che ci stavo quasi rimettendo le coronarie, peraltro già malandante.
Strabuzzai gli occhi sul suo magnifico corpo, respirando con affanno. Il cazzo, di conseguenza, ubbidendo come un perfetto soldatino, somatizzò gli stimoli che gli arrivavano dalla mente e divenne duro e palpitante, sembrava un cane che guaiva davanti ad un osso prelibato.

Avevo l’abitudine di dormire solo con il pigiama. Quindi sotto non portavo nulla, di conseguenza, il nerbo irrigidendosi aumentò il volume del pigiama, evidenziando una grossezza spropositata che protendeva oscenamente dall‘inguine.

Iya notò solo la reazione del mio viso, per fortuna, perché se avesse abbassato lo sguardo avrebbe notato senz’altro anche il rovescio della medaglia di quella reazione convulsa.
Imbarazzata:

“Nonno! Scusami se mi sono presentata in queste condizioni!
“Dovevi essere proprio arrabbiata per essere andata via in questo stato!
“Ho nonno sono disperata! Mi sento a pezzi!

Mentre proferiva quella frase aprì nuovamente le braccia e si gettò contro il mio petto, piangendo.
Ero commosso, e non potei fare a meno di accoglierla con calore, nonostante l’incipiente erezione in corso.
Tentai di non pressare il bacino contro di lei, per evitare di non farle sentire quel grosso ingombro, che sporgeva oscenamente e pulsava come un cavallo pazzo.
Ma fu del tutto inutile perché fu lei a serrarsi verso di me, facendo combaciare il suo grembo al mio inguine, cosi il cazzo, tenuto occultato solo dalla tenue stoffa del pigiamo, urto con tutta la sua imponente rigidità e si incastrò in modo sfacciato nel suo scoscio.

Appena ebbe luogo il contatto, Iya, sussultò. Il suo corpo fremette per una breve frazione di secondi. Non ebbi il coraggio di guardarla, mentre una sensazione di vergogna invase la mia mente, facendomi sentire un essere spregevole.

Però non successe nulla, su di noi calò un silenzio totale. Iya, nonostante fosse cosciente di quanto stava succedendo, continuò a restare avvinghiata a me come l’edera, con mio grande imbarazzo, perché non sapevo come comportarmi.

Fu lei a rompere il ghiaccio.

“Hoo nonno! Guido non mi ama più! Mi trascurata ed abbandonata!
“Tesoro non devi! E‘ soltanto una crisi passeggera! Ora stai tranquilla! Non abbatterti!

Il suo atteggiamento sdolcinato mi aveva contagiato. Il cazzo continuò a pulsare con più forza tra le sue cosce ed entrambi ci comportavamo ignorando quel contatto osceno.
Il suo corpo, comunque, non mentiva. Perché percepivo i tremori della anche ed il contatto dei capezzoli turgidi, per cui si intuiva che si era eccitata e stava volutamente soffocando le proprie emozioni.
Eppure, nonostante quella palese mia manifestazione di libidine incestuosa, non si mosse di un solo centimetro, quando sarebbe stato sufficiente interromper quel contatto ed alleviare la pressione del il mio cazzo, che continuava a pulsare contro il suo grembo.
Anzi inspirò un respiro profondo e riprese a parlare. Dal tono della voce si intuiva che era emozionata.
Le mani mi tremavano mentre le facevo scivolare nervose lungo la sua schiena, invece le sue si erano strette attorno ai fianchi, costringendomi a restare incollato a lei.

“Ho Nonno! Ho bisogno di un uomo che mi ami! Che mi apprezzi per come sono!
“Non è difficile apprezzarti! Sei una donna bellissim! Solo un imbecille non lo apprezzerebbe!

L’imbarazzo cominciò lentamente ad smorzarsi. La reazione di Iya aveva contribuita ad abbassare la tensione nervosa, e mi faceva sentire a mio agio, così continuai a restare attaccato lei, spingendo la possente rigidità del cazzo contro il suo basso ventre.

Nello stesso tempo percepivo le vibrazioni del suo corpo e capivo che quel gesto le piaceva.

Il suo comportamento tuttavia era comprensibile, infatti, Iya stava vivendo un momento di fragilità emotiva, era vulnerabile ed aperta ad ogni tipo di esperienza che lenisse lo sconforto in cui si trovava in quegli istanti.

Ritornai indietro nel tempo, alla sera del 20 marzo del 1989. I due momenti sembravano speculari, ed a distanza di venti anni si stava ripetendo la stessa ed identica situazione.

Non vedevo il volto di Iya, perché era nascosto tra il collo e la spalla, quindi, non potendo osservare il suo sguardo non riuscivo a capire fino a che punto mi era consentito azzardare.

“Oo nonno! Sono disperata…! Stasera ho capito… che.. Guido non mi desidera più! Gli ho detto che lui non mi faceva più sentire una donna desiderata! Gli l’ho urlato un paio di volte mentre facevo le valigie!

La sua voce era stravolta dall’emozione e aveva preso una tonalità sensuale che mi faceva impazzire, e mi ispirava una gran voglia di sbatterla sul divano e scoparmela brutalmente.
Davanti a quel vulcano in eruzione avevo difficoltà a tenere ferme con le mani.
I sensi erano gia compromessi dalla libidine che stavo provando per lei. I freni inibitori pertanto erano già andati a farsi benedire.

Iya ha trasformato un banale incidente in un gioco perverso, che stava conducendo lei, non c’era dubbio.

Pertanto, davanti a quel comportamento lascivo, il mio più basso istinto sessuale divenne incontrollabile.
Pertanto dando per scontato il suo consenso, decisi di azzardare alcune mosse, quindi feci scivolare le mani giù sui fianchi, e pressai le dita contro la morbida pelle dei glutei. Come al solito il suo corpo sussultò e lei ansimò lievemente con la gola. Iya accettò anche quel gesto palesemente lascivo.

“Hai ragione tesoro! Tu hai bisogno di un uomo passionale! Che ti ami follemente! Lui ti trascura vero?
“Siii! Nonno! Mmm Lui mi trascura… tantooo mmm! Sai…mm cosa mi ha detto mentre andavo via?
“Cosa?
“Che ero una stronza e che doveva andare a farmi fottere!
“Che Imbecille! Mancare di rispetto ad una donna straordinaria come te! Cristo! E poi?
“Gli ho urlato.. Mmm.. che avrei seguito il suo il suo consiglio!
“Già! Lo vedo….

In quel momento le mani si erano abbondantemente intrufolate sotto la sottana di seta nera, e con determinazione iniziai ad accarezzare la pelle nuda delle natiche e della zona lombare. Quel contatto suscitò un lieve sospiro.

Ormai era chiaro che era disponibile a qualsiasi gioco. Quindi, senza più ritegno, posai le labbra sul collo e comincia a mordere la pelle liscia e vellutata.

“Hooooo Siiii mmmm mi piace! Nonno! ho bisogno di amore! Di tanto amore!
“Ed io sono qui! Tesoro! Per dartelo! E‘ quello che desidero in questo momento!
“Anche io!

Cosi dicendo finalmente alzò il viso e mi guardò negli occhi. I suo occhi azzurri riflettevano la luce della bramosia, era eccitata come una cagna in calore.
Le labbra si sfiorarono. Stavolta fui io a prendere l’iniziativa ed appoggiai le mie sulle sue. Per lei aprire la bocca fu un gesto del tutto naturale, e le lingue iniziarono a danzare attorcigliandosi come anguille.
Poi afferrai le spalline della sottana da notte, abbassandole dalle spalle fino al costato, esponendo così le sue meravigliose tette, che divennero immediatamente preda delle mani e della bocca. Appena inizia a succhiare la punta delle mammelle, i capezzoli divennero turgidi e duri.

“mmmmmmmm

In quel momento percepì la sua mano che stava penetrando nel pigiama, poi la sentì mentre impugnava il cazzo stimolandolo.
Subito dopo iniziò un lento movimento delle dita che trascinavano su e giù la pelle tesa del cazzo, facendola scivolare lungo l’asta.

Intanto mi ero inoltrato con una mano nello scoscio, ed avevo spostato di lato le mutandine. Finalmente toccai la pelle viva della figa. Il monte di venere era coperto da un triangolino di peli biondi. Il contatto con la figa mi provocò un brivido lungo tutta la schiena.
Poi incalzai con la mano in mezzo alle cosce, penetrando profondamente nello scoscio ed alcune dita cominciarono a solcare le molli fenditure delle labbra interne ed il clitoride.

“MMmm mi piace. Ho voglio di succhiarti il cazzo!

La voce era terribilmente stravolta dall’emozioni che stava vivendo con una intensità straordinaria.
Quella frase mi fece sciogliere come neve al sole. Infatti la vidi subito inginocchiarsi davanti a me, tirandosi dietro il pigiama. Il cazzo si parò davanti ai suoi occhi lucidi ed eccitati.

Senza esitare afferrò il nerbo con entrambe le mani, poi avvicinò la lingua e lentamente seguì i contorni della cappella e della l’asta, e nello stesso istante alcune dita stavano soppesando delicatamente i coglioni.

Quella scena l’avevo già vissuta venti anni prima. Il ricordo di quella sera emerse con tutte le emozioni di allora.
Appena Iya aprì la bocca per succhiare il cazzo le afferrai il capo e cominciai a chiavarla nella bocca. Esattamente come avevo fatto con sua madre.
Il cazzo scivolando velocemente nella bocca, penetrava profondamente nella gola. Ogni tanto dovevo smettere di spingere per darle la possibilità di riprendere fiato e farle sputare i conati di vomito e saliva.
Dopo un po’ si alzò lentamente, baciandomi con le calda labbra la pelle del ventre fino a raggiungere i capezzoli, che li succhiò con avidità. La sensazione che provai non sono facilmente descrivibili, era come un brivido, che saliva dall’inguine e si disperdeva lungo la schiena.
Infine la bocca arrivò a toccare le mie labbra con cui si fuse in un bacio appassionato.

La girai di schiena, poi, facendo scendere le mani lungo i fianchi e le cosce, mi inginocchiai dietro il suo stupendo culo.
Dopo averle sfilato la sottana di seta nera, con entrambi le mani afferrai i lati delle mutandine, facendoli scivolare lentamente sulla pelle candita delle gambe, fino alle caviglie. Sollevò un piede e l’ingombro indumento venne definitivamente allontanato.
Prima di buttarlo via lo annusai assaporando la fragranza degli umori vaginali di cui erano impregnati.
Era completamente nuda. Gli chiesi di tenere le scarpette con i tacchi alti, poiché le dava un tocco sexy.

Eccitato come uno stallone in calore, alzai lo sguardo e gli occhi penetrarono la fenditura del culo e l’apertura della figa; divisa divinamente dalle labbra interne, scure e frastagliate.
Iya si appoggiò con le mani al tavolino, offrendomi una visione del lato B che, avrebbe ucciso all’istante i malati di cuore.
Prima di infilare la bocca in quelle nicchia di piacere, afferrai le labbra interne della figa e le separai, gustandomi con la lingua la carne viva e rosa della vulva vaginale, che si mostrava unta dagli umori secreti in abbondanza. Un profumo inebriante che mi stordì la mente.

Appena appoggiai la punta della lingua nella carne viva della figa, Iya emise un sospiro di sollievo che si diffuse nella stanza. Quel suono gutturale stimolò la mia azione, ed incalzando il clitoride iniziai a leccare e succhiare con maggiore sforzo le labbra interne.

“mmmmmm mi fai morireeeeee mmmmm!
“Iya, non ho parole… sei bellissima… il tuo culo è una favolaaaa!

Mentre stavo raspato con perizia le fenditure della figa e del buco del culo, al culmine del godimento:

“Hooooo nonnoooooo ti pregooo scopamiiiii! Non ce la faccio piùùùùùù!
“Lo desidero anche io, ma prima di procedere, voglio chiedertelo! E’ quello che vuoi?
“Si! In questo momento è quello che più desidero al mondo! Nonno Ho bisogno di provare sensazioni forti! Scopami! Nonno ti prego Scopamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
“Se è quello che vuoi! Ti accontento subito! Vieni!

La presi da un braccio e la trascinai fino al divano. La feci adagiare con la schiena sul morbido tessuto di alcantare. Poi mi inginocchiai tra le cosce oscenamente spalancate. Ripresi a leccare la figa per tenerla calda e pronta ad accogliere il cazzo, che in quel momento stava scalpitando come un puledro.

“Dai Nonnoooo! Oraaaaaaaa!

Mi allungai sopra di lei, in preda della libidine più estrema, mentre la fissavo negli occhi le facevo scivolare la grossa cappella tra le fenditure delle piccole labbra. Appena la tonda cappella intraprese la via dell’apertura vaginale, diedi una forte spinta con il bacino il resto del nerbo scomparve dentro la calda ed accogliente figa di Iya.

Il tepore della giovane vagina assalirono il cazzo come una fiammata infernale che bruciava l’anima dei dannati.

“hooooooooo nonnooooooooooooo è bellissimoooooo! avere il tuo cazzo dentro di meee mmmm mi sembra di impazzireeeeee !

Le gambe, con i piedi ancora infilati nelle scarpette rosse a tacchi alti, erano oscenamente spalancate, in quella posizione, mi appoggiai sulle braccia muovendo il bacino sopra di lei scopandola con forza.
Il ritmo convulso dei primi affondi divenne lentamente più regolare. Ogni volta che il cazzo penetrava in profondità Iya urlava con acuti che rimbombavano nella stanza.

"Siii scopami ..scopa la tua nipotinaaaaaa siii scopami .. il tuo cazzooo mi fa impazzireeee

I singulti erano forti e costanti. Ascoltare il lamento della sua voce, mentre godeva sotto l’azione devastante del mio cazzo, mi infondeva un energia che mi spingeva ad aumentare il ritmo.
Durante l‘azione martellante del cazzo, si stringeva le mammelle impastandole con frenesia, ogni tanto la sua bocca mordeva la punta rigonfia dei capezzoli.

Hooooo siiiiiiiiii godooooooooo mmm sto venendoooooo nonnoo scopamiiii sfondamiiiiiiii

Dopo quel orgasmo ne seguirono altri. La figa tremava tormentata da un piacere intenso. Il cazzo la stava battendo con un azione devastante e le pareti si contorcevano dal godimento.

Hoooooooooooooooo MMMMMMMMM muoiooooooooooo!

Dopo alcuni minuti la girai a pecorina. Appena assunse la posizione che più prediligevo, il suo fondo schiena si mostrò ai miei occhi in tutta la sua conturbante e stravolgente provocazione.
Era una immagina da fantascienza. Una visione che avevo visto solo nei film hard. Iya aveva avuto un dono della natura, e si vedeva. Il suo giovane corpo era sexy ed emanava una carico erotica che mi confondeva i sensi.
Aveva appena 21 anni, la pelle era liscia e tonica, senza smagliature e soprattutto non c’erano segni di cellulite.
Con la bava alla bocca, ed il fuoco infernale che scorreva come lava incandescente nelle vene, afferrai il cazzo e senza mezzi termini lo infilai nella figa. Poi arrapato come un cavallo da monta, la presi dai fianchi e cominciai a spingere il cazzo, in modo forsennato, dentro quella nicchia di piacere, mentre i coglioni si divertivano a sbattere contro il monte di venere.
Proprio in quel momento mi venne in mente sua madre. Le piaceva essere schiaffeggiata mentre la scopavo a pecorina. Così iniziai a colpire le candide natiche di Iya, fino a renderle rosse. Ficcavo e colpivo forte, mischiando il piacere ed il dolore in una miscela esplosiva che la faceva godere follemente, come sua madre

“Hoooo Iya… mmm sei bellissimaaaaaa mmmmm tiee monellaaaaaa!
“nonnooooooo Siiii! Picchiami sono stata cattivaaaaaaa ! sto morendooooooooo mmmmm vengoooooooo!


Continuammo a fare l’amore in tutte le posizioni possibili ed immaginabili, seguendo solo gli istinti più depravati che in quel momento alimentavano le nostre menti perverse e sconvolte dalla cupidigia.

Dopo alcuni minuti di intensa e devastante penetrazione del cazzo, avvertì i primi conati di sborra. I coglioni si erano irrigiditi e si stavano preparando a svuotare il loco carico di piacere.
In quegli istanti il cazzo raggiunse la massima rigidità possibile, folleggiando nella calda ed accogliente figa di Iya senza deformarsi, come una punta di un trapano.
Lei colse quei momenti di estrema frenesia e con la voce stravolta dal godimento:

“hooooooooooooo nonnoooo sborrami dentroooooooooooo ti pregoooooooooo!

Non c’era bisogno che me lo avesse chiesto, perché nel momento in cui stavo svuotando i coglioni nella sua cala fica, avevo già dato un spinta talmente possente e penetrante che non era più possibile tirarlo fuori.

Hoooooooooooooo mmmmmmmmmm tieeeeeee monellaaaaaaaaa

Alla fine di quella maratona di sesso, spossati, ma non sazi, ci trovammo sdraiati sul tappeto, mentre eravamo ancora abbracciati ed il cazzo era ormai ridotto ad un budello flaccido e molle, con la cappella ancora umida ed appiccicosa.

“Ei nipotina! Sei ancora viva!
“Non lo so! Cristo che scopata! Non avevo mai goduto in un modo così intenso!
“Non so come è potuto accadere! Ma sono felice di averlo fatto!
“E’ stato bellissimo!
“Adesso spiegami che cosa è successo con Guido!
“Te lo detto! È un cretino! Stasera avevo un gran voglia di scopare. Mi ero preparata a dargli un accoglienza particolare!
“Ah, ecco perché avevi quella sottana di seta nera! Molto sexy!
“Appunto! E lui cosa fa! Si mette a ridere e dice che non era la serata giusta!
“e tu ti sei incazzata!
“Già! Ho perso le staffe! E dopo aver litigato ho fatte le valigie e sono ritornata a casa!
“Be, visto quello che è accaduto in seguito! Direi che hai soddisfatto comunque i tuoi istinti! Ahahahahah
“Già! Ahahahah
“Cosa intendi fare ora?
“Lo lascio bollire per una settimana nel suo brodo! Poi lo perdono!
“Solo un settimana?
“Dai nonno! Sarà un settimana straordinaria! Te lo prometto!
“A proposito! Mi farebbe piacere se ogni tanto indossassi della lingeria intima sezy, tipo calze autoreggenti, reggicalze, insomma quella roba lì!
“Nonno sei un porco!
“ti dispiace?
“No! Affatto! Anzi l’idea di vestirmi da troia mi eccita!



Quella sera venne a dormire nel lettone matrimoniale. La notte fu molto lunga e calda. Al mattino la svegliai con il vassoio della colazione.
Ormai facevamo l’amore ogni giorno, non disdegnando l‘utilizzo del secondo canale anale, molto gradita da Iya.

Un a sera, dopo l’ennesima galoppata di sesso. Mentre era appoggiata con la testa al mio petto.

“Nonno!
“si tesoro!
“Ti devo confessare una cosa!
“Un segreto?
“No! È qualcosa che riguarda te e la mamma?

Appena disse quella frase calò un silenzio di tomba. Che cosa ha voluto dire? Che cosa sapeva lei di me e Anastasiya?

“Nonno!
“Si!
“Lo so che ti scopavi la mamma!

Mi staccai da lei l’afferrai dalle spalle e fissandola negli occhi!

“Ma che cazzo dici! Chi te l’ha detto?
“Nessuno! Lo sapevi che la mamma teneva un diario segreto?
“Un Diario? Non lo sapevo!
“Non era un diario! Piuttosto era un quaderno!
“Un quaderno? Mi sembra di averne visti alcuni! Ma erano tutti scritti in russo!
“già!
“Tu conosci il russo?
“Si!
“come hai fatto a trovarli!
“La nonna! Li ha custoditi lei! Poi quando un giorno me li ha regalati! Poverina lei non conosceva il russo, quindi ignorava il contenuto!
“Anastasiya scriveva un diario? Incredibile!
“Nonno! La mamma ti amava tantissimo!
“Lo so! Era il nostro segreto!
“Anche tu l’amavi?
“Certamente!
“Lo sai, ti ha amato dal primo giorno che ti ha conosciuto! Se non ci fossi stato tu non avrebbe mai sposato papà!
“lo so!
“Ha annotato tutto quello che avete fatto! In modo particolareggiato! E so anche che Irina e tua figlia!

Nonostante la gravità delle accuse, il suo sguardo era sereno.

“E tu cosa hai pensato quando hai letto tutto questo?
“I primi tempi ti ho odiato! Perché avevi tradito papà! Poi leggendo ho imparato a conoscere la personalità della mamma. A valutare il suo grande amore per te! Carlo non contava! Così un po alla volta anche io mi sono innamorato dell’immagine che la mamma si era fatto di te!
“quindi l’altra sera!
“Si! Non è stato un incidente!
“Cazzo lo avevo capito subito che c’era qualcosa di strano nel tuo comportamento! Ora tutto è chiaro!
“Nonno provo per te le stesse cose che sentiva la mamma. Quando abbiamo fatto l’amore ho provato le emozioni ed i sentimenti che la mamma aveva descritto nel suo diario, e finalmente ho capito che cosa intendesse dire che eri diventato una droga da cui non si sarebbe mai staccata!
“Ho Iya, sei l’incarnazione di tua madre! Attraverso te ho potuto rivivere le vecchie emozioni! Ma lei è il passato e tu sei il presente! Sono vecchio! E non so per quanto tempo ancora potremmo essere amanti!
“Io vorrei che durasse per tanto tempo!
“Ed io mi auguro per il tempo strettamente necessario! Il tuo futuro è con Guido non scordarlo!
“Si lo so! Ma ora non ci voglio pensare adesso! ora mi voglio godere il presente!

Dopo quella confidenza facemmo l’amore con molta enfasi, stavolta con una consapevolezza maggiore ed una intensità nuova. Dopo quella sera Iya divenne un amante perfetta.
In seguito mi rivelò anche che quando leggeva il diario di sua madre si eccitava moltissimo, e che per placare il desiderio si masturbava freneticamente immaginando il mio cazzo dentro di lei. Il giochetto durò fino a quando non fece l’amore con Guido. Inoltre mi aveva confidato che si sedeva sulle mie ginocchia sperando di sentire il palpito del mio cazzo. Poi l’altra sera quando accadde veramente, capì che era arrivato il momento giusto. Il resto è storia.

Arrivò il sabato, l’ultimo giorno di quella straordinari settimana di maratona di sesso. Quel pomeriggio, eravamo in camera da letto intenti a scopare come folli.
Iya era a gattoni sul materasso, e io da dietro le stavo schiaffeggiando le natiche e nello stesso istante la penetravo con veemenza nel culo.
Con Iya c’era già un intesa formidabile. Anche lei era appassionata di lingeria intima, e la cosa soddisfaceva anche me. La mia libidine poteva sfogarsi in tutto la sua più bassa perversione.

Quel giorno, indossava un babydoll si seta nero, con tutte gli accessori sexy che la mente potesse immaginare, calze e reggicalze di seta nere, e scarpe a spillo. Una vera bomba erotica.
In quella settimana ho potuto costatare che Iya, rispetto a sua madre, partecipava all’amplesso con maggiore passione. Sotto questo punto di vista era un vero vulcano latino.
Sul più bello, mentre le stavo sconquassando il culo con possenti affondi, una voce di donna aleggiò nell‘aria, rompendo quella perfetta armonia dei corpi.


“Nonno! Ci sei?

La voce di Irina ci penetrò nella pelle come una lama di un coltello. Fu un vero shock

Nello stesso istante si udirono i pianti di Anastasiya. Si era svegliata.

Dopo esserci ripresi dalla sorpresa, infilai in fretta una tuta da ginnastica e corsi nella stanza delle ragazze. Trovai Irina, seduta sul letto, mentre stava cullando la nipotina.

“Nonno! Che ci fa qui Anastasiya? E dove Iya?
E”.. E’ in camera da letto che riposa!

Ero impacciato, quella visita fu del tutto inattesa.

Nello stesso tempo percepivo un contatto fastidioso all’inguine, poiché il cazzo era ancora impregnato degli umori vaginali di Iya,
Inoltre, era ancora duro e palpitante, e pulsava al ritmo veloce del cuore.
Ero molto scosso per l’arrivo imprevisto di Irina, se fosse entrata in camere da letto avrebbe scoperto il misfatto incestuoso; il pianto inaspettato e tempestivo di Anastasiya per fortuna ha evitato il peggio.

Quel pensiero, tuttavia, continuò a suscitarmi ancora un senso di turbamento e di paura, provocando quasi una crisi di tachicardia.
Il senso di malessere comprendeva anche l’irritazione per il coito interrotto, proprio sul più bello, e mi sentivo adirato con Irina per il suo imprevisto rientro a casa, in un momento sbagliato.
Il cazzo era ancora duro, ma la tuta era sufficientemente larga da occultare qull’ingombro imbarazzante che, tuttavia, ad un occhio attento, non sarebbe certamente sfuggito.

“Sta riposando? A quest’ora del pomeriggio? Non capisco che cosa ci fa qui?
“Insomma! Domenica scorsa ha litigato con Guido! Ed ha deciso di stare lontano da lui, forse fino a domani! Si.. Riposa si… mm.. come dicevo.., perché ha avuto un leggero mal di testa! Poverina ha passato la notte in bianco a causa di Anastasiya! Sai come? sta facendo i primi dentini!

“AH ho capito!

La notte in bianco l’aveva passato scopando come una cagna.
Iya si era rivelata una vera ninfomane. Ha voluta far l’amore giorno e notte, era insaziabile, non le bastava mai! Proprio come sua madre.
Era difficile tenere il passo di quel giovane satanasso, costantemente affamata di sesso. Con grande sacrificio, comunque, riuscivo a tenerle testa.
Quando, quel sabato mattina mi disse che domenica sarebbe rientrata a casa sua, tirai un sospiro di sollievo.
Invece lei lo disse con un filo di tristezza, confidandomi che gli sarebbe piaciuto prolungare la sua permanenza e che era un sacrificio allontanarsi da me.
Tuttavia era felice perché gli promisi che ci saremmo incontrati almeno un paio di volte alla settimana.


“Ei sorellina!
“Ciao Iya!

Iya ci aveva raggiunto. Indossava una vestaglia di raso rossa. Appena la vidi mi si gelò il sangue.
Quella cretina non si era tolto le calze.
Quando si sedette sulla sponda del letto il cuore si fermò.

“Vieni qui! Tesoruccio della mamma! Hai pianto piccolina!

Nell’istante in cui Iya si era seduta la vestaglia di raso, molto liscia, si è aperta scoprendo le gambe. Lo scoscio apparve completamente, rivelando un immagina sconvolgente.
Si videro le gambe di Iya coperte dalle calze di seta nera, che si interrompevano a mete coscia, agganciate alle reggicalze di merletto. Era una visione che non lasciava dubbi.

Infatti Irina porse la bambina a sua sorella e nello stesso istante i suoi occhi strabuzzarono sulle sue gambe. Un espressione perplessa comparve sul suo volto. Poi alzò lo sguardo verso di me fissando con una intensità tale che sembrava quasi che mi volesse fulminare.
Del resto era comprensibile. Senz’altro si stava chiedendo che cavolo ci facesse sua sorella vestita come una puttana.
Iya non si era resa conto di quello che stava succedendo. Ignara, sorrideva cullando la propria bambina tra le braccia.

Ero imbarazzato e non sapevo dove cavolo andare a parare. Mi colse un forte stato ansioso. Mi preoccupavo, cercando di trovare una di spiegazione plausibile che potesse giustificare quell’abbigliamento inopportuno.

Stavo riflettendo sul casino che aveva combinato Iya, quando posai lo sguardo su Irina, e mentre l’osservavo pensieroso cominciai a notare alcuni particolari che mi erano sfuggiti.
I capelli erano cresciuti e le arrivavano sulle spalle. Li aveva schiariti, ed erano molto simili a quelli di sua sorella Iya.
Inoltre indossava vestito leggero scuro con fantasie, al posto dei vecchi jeans .
Le gambe accavallate, coperte da un paio di collant di nailon beige, spuntavano dal vestito corto boriose ed affusolate, terminando con un paio di scarpe nere a tacco alto.
Era una visione straordinaria. Fu la prima volta che potei apprezzare le grazie di Irina. Sembrava che il brutto anatroccolo si fosse trasformato d’incanto in un bellissimo cigno.
Irina colse al volo il mio interessamento per le sue gambe. Quasi imbarazzata, compose velocemente gli arti inferiori, stirandosi la gonna, come se volesse allungarla. Poi alzandosi repentinamente.

“Io vado a prendere la valigia! A proposito dove mi sistemo?
“Qui! Nella tua Camera! Iya e Anastasiya dormiranno nella camere da letto grande ed io mi sistemerò nella nel salotto.
Irina: “Ma nonno alla tua età! No! Non lo possiamo permettere! ci dormirò io in salotto!
Iya: “Irina ha ragione! Il divano non è adatto alla tua età! Ed io direi che non è adatto neanche come letto! Quindi Irina ed Anastasya potrebbero dormire qui, mentre nel lettone, che è grande abbastanza, ci dormiremo io e te! OK?

Irina stralunò gli occhi non appena Iya ebbe pronunciato quelle parole.
Iya, era proprio ingenua, non si era reso conto che sua sorella stava già sospettando una tresca tre me e lei.
Quella proposta sembrava che l’avesse sconvolta ancora di più, perché le dava la conferma sui dubbi che le stavano frullando nella mente.
Dopo un breve silenzio fu proprio Irina a parlare.

“Nonno! Iya ha ragione! Penso che la sua idea sia quella più adatta alla situazione!

Irina, mentre proferiva quelle parole mi fissò con una espressione sibillina. Sembrava quasi che ci volesse mettere alla prova.

Alla fine di una stressante trattativa dovetti accettare senza alcuna possibilità di scelta.

Temevo che quella notte le cose si sarebbero messe male. Speravo solo che quella incosciente di Iya, almeno in quella circostanza, evitasse di seguire il proprio istinto libidinoso. Del resto era un sforzo necessario per evitare che i sospetti di Irina venissero confermati da un eventuale comportamento imprudente.

Successivamente Irina ci ha riferito il motive del suo rientro improvviso.

Quel giorno doveva incontrare un amico, a cui teneva molto, che non vedeva da un anno. Lo aveva contattato tramite internet e si erano dati appuntamento proprio per quella sera a cena.
Per l’occasione Irina aveva cambiato look, si era vestita con eleganza, con un tocco di femminilità, per apparigli più gradevole. Seguendo alcuni consigli di una amica si era lasciata convincere a curare l’aspetto estetico. Così avrebbe avuto certamente successo. Effettivamente il vestito esaltava le smaglianti forme del corpo. Le gambe, con quei trampoli, sembravano lunghissime. Insomma in quella mise appariva come una figa spaziale.

Mentre stavamo parlando del più e del meno squilla il telefono. Era Guido. Iya disse che era giù in strada, mi porse la bambina e corse subito da lui.

Irina non attesa il rientro della sorella, mi salutò dicendomi che avrebbe fatto tardi. Iya ritornò per far mangiare la bambina, poi anche lei uscì.
Così, dopo aver messo a letto la bambina, mi accomodai in salotto davanti la TV. Ero molto stanco e appena mi allungai sul divano crollai in un sonno profondo.
Fui svegliato da Iya:

“Nonno! È tardi! È mezzanotte passata! Dai Vieni a letto!
“Iya sei tu?
“Si! Irina è rientrata da circa un ora! Era cupa e direi molto arrabbiata!
“Cazzo! Deve essere andato storto qualcosa! Bo domani ce lo dirà lei! Se vorrà! E Guido?
“E’ andato via!
“Perché non sei andata con lui?
“La settimana finisce domani!E poi Anastasiya stava dormendo come un angelo! Non ho voluto turbarla! E’ meglio domani mattina!
“Sei terribile! Ok adesso andiamo a dormire!

Quella sera restai con la tuta. Dopo essermi infilato sotto la trapunta giunge Iya. Era nuda.

“No! Stasera no! Ti prego! Di la c’è tua sorella!
“Ma nonno! Facciamo una sveltina in silenzio e veloce!
“Ti prego, di la c‘è tua sorella!
“Ma io ho voglia di scopare!
“Mi sembri una bambina viziata! C’è un limite a tutto! Cazzo! Nella altra stanza c’è tua sorella! Lo capisci che non è la serata giusta! Stanotte si dorme! OK?

Con voce scocciata.

“Ok! Uffa!

Infastidita indossò in fretta il pigiamo e si infilò sotto la trapunta addossandosi contro le mia schiena. Spensi la luce.

Dopo una ora circa il silenzio della notte venne rotto dal pianto acuto di Anastasiya. Iya, d’istinto si alzò ed uscì velocemente dalla camera da letto. Qualche minuto dopo ritornò il silenzio e, subito dopo anche Iya.

Mentre cercavo di prendere sonno mi venne in mente Irina. La rievocai come l’avevo vista quella sera. Mi vennero in mente le sue meravigliose gambe e cominciai a sentire un desiderio che lentamente si stava manifestando in una possente erezione. Alla fine mi ritrovai col cazzo duro e pulsante. In quelle condizioni era difficile prendere sonno. Iya intanto si era addormenta. La sentivo respirare forte. Allora mi girai verso di lei. La luce era meglio tenerla spenta. Percepivo il calore del suo corpo sodo.
Quel diavolo tentatore alla fine l’aveva spuntata. Le sollevai la t-shirt, liberando le sue meravigliose tette dall’ ingombro della maglietta. Afferrai le mammelle e, lentamente, iniziai a massaggiarle.

“hoooooo!
“Shhhhh! Facciamolo in silenzio! Monella! Il nonnino ha deciso di soddisfarti! Sei contenta!

Mosse il capo in segno di assenso.
Per cominciare le baciai i capezzoli e, risalendo fino al collo, posai le labbra sulla bocca. Lei aprì la sua accogliendo la mia lingua. Il bacio fu lungo e appassionato.

L’aiutai a togliersi i pantaloni del pigiama. Mi infilai in apnea sotto la trapunta e seguendo il solo istinto raggiunsi la sua figa. Lei intanto aveva allargato le gambe permettendomi di infilare la bocca nello scoscio.
Il contatto della bocca con la carne viva della figa suscito un lieve sussulta del corpo ed un lamento appena percepibile.

Ritornai a baciarla . Poi fu lei a venirmi addosso, e dopo avermi aiutato a sfilare la tuta, si infilò sotto la coperta. Con le mani prese a stimolare il cazzo, facendo scivolare la pelle lungo l’asta. Le sue mani si muovevano come al solito con delicatezza. Poi una sensazione di caldo avvolse il cazzo e capì che la sua bocca aveva iniziato a pompare.

Nello stesso istante le presi la testa ed inizia a spingere il cazzo nella gola profonda. Lei era sopra di me ed io da sotto la stavo scopando con forza nella bocca. Ogni tanto fermavo il mio impeto per darle la possibilità di respirare e sputare i impulsi di vomito e di saliva. Infatti in quelle circostanza la sentivo respirare con affanno.

Dopo un po mi venne addosso, cavalcandomi come un amazzone. Tenendo l’asta del cazzo, puntò la cappella contro la vulva vaginale, impalandosi fino a toccare i coglioni con i glutei.
Non appena percepì il caldo avvolgente delle pareti della figa, iniziai a spingere con possenti affondi mentre lei si muoveva con i bacino.
Dopo un inizio convulso, prendemmo un ritmo più regolare e veloce. I movimenti divennero perfettamente sincronizzati.

Come al solita Iya cavalcava in modo divino, facendomi sentire le vibrazioni del suo giovane corpo, che fremente si agitava sopra di me, godendo ogni attimo di quella frenetica cavalcata. Successivamente, lei era sotto di me, con le gambe oscenamente spalancate, ed io infilato tra le sue cosce la scopavo con possenti effondi.
In quei momenti la sentivo gemere in modo convulso perché si stava sforzando di non gridare. Dal tono dei singulti, gutturali, si capiva che si stava sforzando di tenere un volume basso.

“mmmmmm. Mmmmmm.mmmm

Mentre le martellavo la figa con penetrazioni profondi e devastanti, le pareti della figa si contorcevano dagli orgasmi, che si ripetevano con una frequenza impressionante.
Quando mi muovevo dentro di lei sentivo il suo corpo che vibrava come le corde di un violino. Ansimava senza soluzione di continuità.

“Mmmmmmmmm mmmmmmm

Dopo alcuni minuti aumentai il ritmo, con una serie possente di affondi penetranti, infine, al culmine del godimento, quando cominciai a sentire che i coglioni si stavano irrigidendo, le afferrai il culo e tenendo il cazzo in profondità, le sborrai dentro l‘utero. Nello stesso istante, sentì le unghie delle sue dita che affondavano nella schiena.

Mmmmmmm hooooooooooo siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Mi afflosciai sopra di lei, esausto. La sentivo ancora fremere e muoversi, cercando di godersi il cazzo fino a quando fosse rimasto ancora duro.
Infine lo tirai fuori flaccido e mi distesi al suo fianco.
La bacia nuovamente e mentre osservavo il buio mi addormentai tenendola stretta al petto.

Alle prime luci dell’alba mi alzai per preparare la colazione. Iya stava ancora dormendo. Uscì dalla camera da letto, in punta di piede, per non fare rumore. Dopo essere andato in bagno e soddisfate i bisogno fisiologici mi avviai verso la cucina. La luce era accesa e si sentivano rumori di stoviglie. Pensai che fosse Irina.

Appena entrato trovai il seggiolini della bambina posato sul tavolo, e dentro c’era Anastasya che stava trastullandosi con un giocattolo. Iya era ai fornelli intenta ad armeggiare con un pentolino.

“Ti ho svegliato?
“No!
“Forse ho fatto rumore mentre uscivo dalla camera?
“Non è possibile perché stanotte non ho dormite nel lettone!
“Cosa hai detto?
“Ieri sera Anastasyia si è svegliata! Era nervosa e non prendeva sonno! Allora ho detto a Irina che forse sarebbe stato meglio se lei fosse venuta a dormire con te! Così potevo stare vicina alla bambina per calmarla.
“Ah!
“Sei stravolto! Ti senti bene?
“come? No! Anzi…. E sorrisi come un idiota..

Così va la vita.

Guzzon59 ( claudiogusson@ymail.com )